L’Ordine Teutonico nell’Oriente latino: ascesa e caduta Francesco Atanasio Se l’Europa settentrionale fu l’area di maggiore espansione dell’Ordine Teutonico, era stato l’Oriente latino a vederlo sorgere alla fine del XII secolo. Il favore accordato ai Cavalieri Teutonici dagli imperatori della Casa di Svevia, la collaborazione prestata per le crociate dagli stessi promosse e le spiccate capacità del loro quarto Magister, Hermann von Salza, consentirono all’Ordine di superare quella fase ancora “frammentata in situazione episodiche” 1 seguita alla sua istituzionalizzazione ad Acri nel 1198. 1 P.F. Pistilli, Cavalieri Teutonici. Enciclopedia dell’Arte Medievale, Treccani, 2000, pag.1 Von Salza, eletto alla suprema dignità della milizia cavalleresca nel 1209, inserirà l’Ordo fratrum domus hospitalis Sanctae Mariae Theutonicorum in Jerusalem nelle dinamiche avviate dagli Hohenstaufen per rivendicare gli orizzonti universalistici connessi all’ufficio del Sacro Romano Impero, che nell’alzare la spada a difesa dei Cristiani d’Oriente aveva trovato la propria ulteriore legittimazione dinanzi al Papato, all’Europa e all’Impero bizantino. Enrico VI infatti nel progettare la sua spedizione per la Terra Santa, dopo la morte del padre Federico I in Cilicia e il sostanziale fallimento della terza crociata 2, aveva ipotizzato di trasformare in altrettanti avamposti strategici dell’Impero in Oriente gli insediamenti teutonici di Acri, Ascalona, Giaffa, Rama e Zamsi. Il sovrano aveva anche favorito l’arrivo dei Teutonici in quel regnum Siciliae, di cui aveva cinto la corona nel 1184 per le nozze con Costanza d’Altavilla. Arenatosi il progetto della crociata per la scomparsa prematura di Enrico VI, i Teutonici continuarono da par loro a intensificare la loro azione di consolidamento in Oriente: von Salza, 2 Il fratello Filippo, che aveva partecipato alla III Crociata, concepì anch’egli ambizioni simili per le nozze contratte con la principessa Irene Angela: cercò di acquisire influenza su Costantinopoli, ma la sua morte violenta nel 1208 aprì la strada ad Ottone di Brunswick, appoggiato da Innocenzo III . inviato fra il 1211 e il 1212 dall’imperatore Ottone IV (salito al trono durante la minore età di Federico II) nel regno dell’Armenia minor, che si estendeva nella regione della Cilicia, vi operò con successo. Leone II, legato alla corona imperiale per aver chiesto ed ottenuto da Enrico VI l’investitura a Re di quel territorio, concedeva infatti a von Salza il castello di Amouda e in seguito quelli di Ayum e Cumbethfort. LEONE II Nel 1236 l’Ordine Teutonico riceverà anche la piazzaforte di Arunya acquisendo così il controllo dei passi nei Monti Amano che collegavano il regno d’Armenia al principato di Antiochia. Nel 1220 von Salza avviava l’acquisizione nell’Alta Galilea, fra Acri e Tiro, di un vasto complesso di siti fortificati, casali e tenute agricole facenti parte della “seigneurie de Jocelin” trasferitagli da Guglielmo di Mandelèe, sposo di Agnese di Courtenay: lo scopo era quello di controllare un’area strategicamente rilevante in quanto vi passava la strada per Damasco. Pur conservando a San Giovanni d’Acri l’hospitium principale dell’Ordine, von Salza voleva sottrarsi all’influenza dei Templari e degli Ospedalieri che nella città avevano le loro “case capitane”. Il Magister collocò il quartier generale dell’Ordine nella “capitale” della seigneurie, il Castrum Regis posto nel villaggio di Mi’ilya: l’edificio, eretto nel XII secolo dai crociati, doveva però rivelarsi inadeguato e nel 1226 ordinò la costruzione di un castrum novum, noto come Montfort, ma chiamato dai Teutonici Starkemberg. Per la sua edificazione von Salza ricevette l’aiuto dei pellegrini tedeschi e dei principi latini, come Boemondo IV d’Antiochia (che nel 1228 gli assegnò un donativo annuale di 100 bisanti) e dello stesso Papato: Gregorio IX con un breve del 10 luglio 1230 accorderà le risorse richiestegli da von Salza con la missiva indirizzatagli l’anno prima per informarlo del trattato stipulato da Federico II con il sultano al Kamil. La storia dell’Ordine Teutonico si era infatti inserita nella più ampia vicenda della crociata di Federico II. Eletto formalmente il 5 dicembre 1214 a Francoforte, Federico venne consacrato Rex Romanorum quattro giorni dopo a Magonza. Occupata Aquisgrana nell’estate del 1215, il giovane Svevo vi fece ingresso il 24 luglio e il 25 ricevette nell’antico tempio carolingio la corona imperiale di Ottone il Grande: agli occhi dei suoi sostenitori poteva finalmente considerarsi legittimato quale capo del Sacro Romano Impero. Con un gesto pieno di significati simbolici fece dare nuova sepoltura a Carlo Magno in un grande reliquiario d’oro e d’argento: figura mitica, Carlo Magno imperatore e crociato ante litteram, sedusse Federico II che indottovi dal clima di grande esaltazione spirituale della cerimonia e dall’idea di proseguire la missione che l’avo Federico I e il padre Enrico VI avevano invano perseguito decise di “prendere la croce” per la Terra Santa. Il 22 novembre 1220 Federico veniva consacrato imperatore in Roma da Onorio III e rinnovava il giuramento di partire per la crociata. La grave instabilità che travagliava i suoi domini lo aveva però trattenuto e von Salza al fine di sollecitarlo era riuscito a convincerlo dell’opportunità di unirsi in matrimonio con la quattordicenne Jolanda di Brienne, l’erede della corona di Gerusalemme. La giovanissima principessa, incoronata a Tiro, partiva alla volta di Brindisi dove con una sfarzosa cerimonia il 9 novembre sposava Federico II, che subito dopo riceveva quale nuovo Re di Gerusalemme l’omaggio della nobiltà latina che l’aveva scortata. L’imperatore aveva così acquisito il titolo regale che agli occhi dell’Oriente latino gli riconosceva la piena legittimazione a guidare l’attesa crociata. Le nozze con Iolanda Forte della nuova dignità inviava ad Acri ai primi del 1226 il vescovo Richieri di Melfi, quale suo rappresentante per ricevere i giuramenti dei nobili latini, seguito da Tommaso di Acerra in veste di “bailo” e nel 1128 il maresciallo imperiale Riccardo Filangieri con un contingente di 500 cavalieri per la crociata. Al momento di partire di salpare per il Levante il 28 giugno 1228 la sua posizione era però mutata: Jolanda era spirata nove giorni dopo aver dato alla luce, il 25 aprile, il loro unico figlio Corrado e per i Latini d’Oriente Federico II non era più il loro sovrano pleno titulo, ma il tutore dell’infante e al massimo il “reggente” in suo nome fino al compimento della maggiore età: per il disimpegno del nuovo officio avrebbe dovuto essere riconosciuto come tale dall’Alta Corte del Regno. Niente di più lontano dalle convinzioni autocratiche di Federico II. Il clima si farà subito corrusco perché l’imperatore, fermatosi a Cipro il 21 luglio, volle giovarsi della sosta per riaffermare i suoi diritti sull’isola, della cui sovranità Almarico II di Lusignano erano stato investito nel 1196 dal padre Enrico VI. L’imperatore che riteneva i Lusignano suoi vassalli, rimosse Giovanni di Ibelin dall’incarico di reggente che esercitava su Cipro in nome di Alice di Champagne, regina vedova e madre del Re Enrico I ancora minore! Il monarca gli intimò anche di restituire la città di Beirut, feudo del Regno gerosolimitano concesso al nobile latino nel 1204 da Almarico di Lusignano, e chiese a Boemondo IV di Antiochia di prestargli giuramento di vassallaggio nella qualità di titolare della Contea di Tripoli, anch’esso territorio dipendente dalla corona di Gerusalemme. Federico dovette però segnare il passo. La convinzione che la corona di Gerusalemme godesse dei medesimi poteri di quelle occidentali aveva tratto in inganno Federico II, che fra l’altro investito della dignità imperiale sia ad Aquisgrana che a Roma, pensava di poter disporre liberamente dei domini interessati: egli si scontrava con una congerie alquanto complicata di tradizioni gius-pubblicistiche e di convinzioni metapolitiche che facevano dell’Oriente latino un unicum nella storia dell’Europa medievale. Non solo la scomparsa di Jolanda di Brienne aveva, come detto prima, “declassato” Federico II da sovrano – consorte a reggente-tutore di Corrado, ma le stesse prerogative regie potevano e dovevano essere esercitate in sintonia con l’Alta Corte del Regno, un’assise alla quale partecipavano i principali vassalli del Regno, il Patriarca di Gerusalemme, i vescovi più importanti e dal’20 i Maestri degli Ordini Cavallereschi. Nell’Oriente latino vigeva il principio, consolidatosi soprattutto negli ultimi decenni del XII secolo per le numerose minorità regie che avevano indebolito la Corona, che “i feudatari alla guida della Prima Crociata avessero di comune intesa eletto i primi governanti e per ciò stesso acquisito una sorta di diritto di intervento nella conduzione del regno; l’espropriazione dei vassalli, ad esempio, era una questione di competenza dell’Alta Corte….e non del re soltanto” 3. La visione che avevano i Latini d’Oriente del loro principato era di ritenerlo non uno Stato vassallo della Sede Apostolica o una parte del Sacro Romano Impero, ma una realtà autonoma che doveva rendere conto solo a Dio…e dunque autonoma dai poteri temporali…! Così Giovanni di Ibelin, pur prestando a Cipro il dovuto omaggio a Federico II, essendo il regno insulare vassallo dell’Impero, poteva replicargli che solo l’Alta Corte gerosolimitana era competente a giudicare sulla legittimità del feudo di Beirut. Boemondo VI invece preferì rientrare velocemente ad Antiochia, ma nessuno in Outremer avrebbe sostenuto che egli doveva all’imperatore nulla di più di un atto di ossequio formale tanto erano consolidate le tradizioni di autonomia del suo principato siriano e della stessa Contea di Tripoli. Il 7 settembre Federico II sbarcava ad Acri. “Accolto da un‘esplosione di entusiasmo popolare”4, i cavalieri del Tempio e dell’Ospedale lo ricevettero “con grande emozione prostrandosi ai suoi piedi e abbracciandone le gambe “ 5 alla pari dei Teutonici. La prospettiva di riprendere sotto il vessillo imperiale la lotta ai musulmani e la speranza di ricevere concessioni e privilegi al termine di una crociata che si auspicava vittoriosa, “tanto più che la generosità nei confronti dei cavalieri Teutonici era ben nota”6, indussero i due Ordini a superare il problema della scomunica papale, inflitta a Federico il 18 settembre 1228 da parte di Gregorio IX, di cui si sparse presto la notizia. La sanzione papale gli attirò però subito la violenta ostilità del 3 D.Jacoby, La dimensione imperiale oltremare: Federico II, Cipro e il Regno di Gerusalemme in Federico II Immagine e potere, Venezia, 1995. 4 D.Abulafia, Federico II, Torino, pag. 157. 5 Ibidem, pag. 157. 6 Toron era stato eretto nel 1105 per conquistare Tiro: sorge su una ripida collina, è a pianta ogivale con un perimetro segnato da dodici torri. Anch’esso sarà abbandonato nel 1266. clero latino e gli creò non poche difficoltà che le consumate arti diplomatiche di von Salza riuscirono ad appianare in parte. Solo a precise condizioni il Tempio e l’Ospedale si convinsero a coadiuvarlo nella spedizione verso Arsuf e Giaffa per convincere il sultano Al – Kamil a giungere all’accordo da tempo preparato: il comando nominale dell’esercito crociato fu ceduto a Von Salza, al maresciallo imperiale Riccardo Filangieri e al connestabile del Regno Odo di Montbeliard perché non si dovesse obbedire a uno scomunicato. Si superarono le ulteriori riserve dei Templari e degli Ospedalieri statuendo che gli ordini sarebbero stati dati in nome di Dio e della Cristianità e non dell’imperatore e che i loro contingenti avrebbero marciato a distanza di un giorno da quelli imperiali e teutonici. Gli sforzi negoziali di Federico II con Al – Kamil si conclusero, come è noto, con la stipula di un trattato il 18 febbraio 1229: Federico II otteneva dal sultano dell’Egitto la restituzione di Gerusalemme, di Betlemme (con un corridoio fino a Giaffa), di Nazaret, della Galilea occidentale, incluso l’erigendo castello di Montfort, e dei distretti musulmani di Sidone. L’imperatore gratificò von Salza (che gli era stato di particolare aiuto durante la sua contrastata visita nella Città Santa) concedendo all’Ordine Teutonico di recuperare a Gerusalemme l’antico hospitium di Santa Maria degli Alemanni e assegnandogli la Curia Regis, annessa alla Torre di Davide, l’antica cittadella posta nella zona sud ovest della cinta muraria, che Federico II ottenne di poter ricostruire e consolidare. Federico II incontra Al Kamil Quale contropartita Federico II aveva invece lasciato alla libera disponibilità dei musulmani, perché vi potessero liberamente praticare il proprio culto, la Moria, l’area della c.d. spianata del Tempio ove insistevano dal VII secolo le moschee della Cupola della Roccia e di Al-Aqsà. I due sontuosi edifici, dopo la Prima Crociata, erano stati destinati a scopi diversi. La Cupola della Roccia era divenuta nel 1142 la chiesa dei canonici regolari del Templum Domini, e la moschea di Al –Aqsà la residenza dei Re di Gerusalemme quando Baldovino I vi si era trasferito lasciando la Torre di Davide. Nel 1120 il Re consegnò l’edificio a Ugo di Payns e ai suoi “poveri cavalieri di Cristo” e si trasferì nella nuova Curia Regis. I nuovi occupanti, che avendo assimilato la moschea al “tempio di Salomone” ne derivarono il suggestivo nome di Templari e la trasformarono ulteriormente facendone il loro quartiere generale a Gerusalemme. Nel 1187 Saladino, occupata la città, aveva ripristinato le originale funzione dei due edifici. Restituita adesso Gerusalemme al regno latino i Templari non poterono però far rientro nella loro antica sede, circostanza che riacutizzò la loro ostilità nei confronti di Federico II. L’esecuzione del trattato suscitò anche l’ostilità degli antichi proprietari delle terre recuperate in Galilea: Alice di Armenia, erede di Unfredo IV, signore di Toron, rivendicò questo castello e quello di Chastel neuf, sui quali avanzano diritti anche i Teutonici con l’appoggio di Federico II e del suo nuovo bailo, Baliano di Sidone: la questione fu deferita all’Alta Corte del Regno. Giovanni di Ibelin patrocinò le rivendicazioni di Alice d’Armenia minacciando di far sconfessare alla nobiltà latina gli obblighi di vassallaggio. Federico II si sottometteva al giudizio dell’assise, riassegnava Toron 7 e Chastel Neuf ad Alice di Armenia e affidava in cambio ai Teutonci il feudo di Maron. Commenta Abulafia che :”…l’Alta Corte impose a Federico una strada obbligata; la sanzione, il rifiuto del vincolo vassallatico, fu sufficiente ad indurlo a sottomettersi al giudizio dei baroni siriani”8. Negli anni successivi le diatribe fra l’aristocrazia latina e i rappresentanti imperiali, sostenuti con slancio dai Teutonici, continuarono; nemmeno l’assunzione della corona nel 1242 da parte di Corrado di Hohenstaufen servì a risolvere i contrasti: l’Alta Corte rifiutò di riconoscere quale suo bailo Tommaso d’Acerra e affidò la reggenza del Regno, non essendosi Corrado mai recato in Oriente, a Alice di Champagne. I contrastati diritti della Casa di Svevia sull’Oriente latino si estingueranno definitivamente nel 1268 con la morte di Corradino. Il grande castello di Montfort veniva intanto completato e nel 1240 vi si trovavano collocati gli archivi e il tesoro dell’Ordine. Montfort, di cui erano tributarie 50 tenute agricole, sorgeva a 20 km a nord-est di Acri sulla cresta di una collina rocciosa, dalla quale era separato per mezzo di un vallo artificiale, difeso da un torrione a forma a forma di D. I lati nord ed ovest presentavano a difesa una doppia cortina muraria, mentre il lato sud, protetto dalla ripidità del pendio, rendeva sufficiente una sola muraglia. Ruderi del castello di Montfort 7 8 D.Abulafia, op.cit pag 159. P.F. Pistilli, op.cit., pag.3. “Fortilizio d’altura dall’impianto allungato” prevedeva i capi di fabbrica come allineati in asse fra loro al fine di sfruttare con possenti sostruzioni i terrazzamenti rocciosi offerti dalla natura: due torri svettavano ai capi dell’edificio residenziale. Al di fuori della cinta muraria si ergeva sulle rive dell’uadi al Qarn (sbarrato da una diga per il controllo delle acque) un elegante foresteria, eretta sulla struttura di un precedente mulino. I ruderi di Montfort mostrano il basamento del DONJON di forma semicircolare, realizzato in conci lavorati a bugnato liscio, e le tracce della sala del piano terra della fabbrica principale ( lunga 100 m e larga 20 m) , divisa in due corsie da pilastri cruciformi e in origine voltate da crociere costolonate. Alcune chiavi di volta decorate a motivi vegetali (esposte al Metropolitan Museum di New York) e una testina erratica di figura virile (collocata all’Israel Museum di Gerusalemme) “documentano l’alto livello qualitativo della scultura architettonica, che si dimostra stilisticamente vicina a quella dei cantieri tedeschi e italomeridionali di età federiciana” 9. L’importanza del maniero nell’Ordine è testimoniato dal fatto che solo chi fra i suoi cavalieri vi avesse risieduto con incarichi di governo poteva aspirare alla dignità di Grossgebietiger che rappresentava l’Hochmeister in caso di sua assenza. Nelle vicinanze fu eretto il castello di Jiddin, posto anch’esso su un crinale roccioso: era costituito da due torri squadrate, collocate a livelli sfalsati e disposte a c.a. 20 m. di distanza da un cortile intermedio che racchiudeva diverse costruzioni. Il circuito difensivo esterno era formato da mura a forma trapezoidale con torri circolare agli angoli e due torri rompitratta circolari, poste a difesa dell’ingresso. Per entrambi i castelli, detti “castelli di sperone”, fu adottata “una tipologia castrale di tipo renana che fino a quel momento era stata espressione peculiare della committenza dei ministeriales, ceto da cui provenivano i membri più influenti dell’Ordine”10, confermata dalla presenza al loro interno di un bergfried (un mastio) sito in posizione dominante e avente forma semicircolare a Montfort e quadrata a Jiddin. I Teutonici completeranno i loro possedimenti acquisendo anche i castelli di Cave de Tyron e Casal Imbert. Cave de Tyron era una fortezza scavata nella roccia del Jabal Nina, monte ad est di Sidone nel territorio della signoria di Shuf, infeudata alla contea di quella città. E’ un esempio estremo di uso delle difese naturali che lo rendevano quasi inaccessibile: posto, infatti, ad oltre 100 m. sul livello del mare, poteva essere raggiunto solo per mezzo di uno stretto passaggio. Eretto nella prima metà del XII secolo, preso e riconquistato ai musulmani diverse volte per la debolezza dei presidi distaccativi, ritornato ai Crociati nel 1240, nel 1257 Giuliano de Grenier, signore di Sidone, lo venderà ai Teutonici. Dello stesso periodo era Casal Imbert, posto fra Acri e Tiro, e facente parte della cinta difensiva di questa città. Tutti i possedimenti esistenti nel regno di Gerusalemme non appartenevano a nessun Baliato dell’Ordine 10, ma erano sottoposti direttamente al Magister per il suo personale sostentamento. I Teutonici riusciranno a insediarsi anche nella penisola ellenica, che, sia pur non rientrante nei territori dell’Oriente latino, ricadde in quell’area di influenza. A seguito della spartizione dell’Impero bizantino dopo il 1204, il principe latino d’Acaja, Goffredo II di Villehardouin cedette all’Ordine dei possedimenti nel Pelopponeso ove sorsero commende a Mosteniza, Villaforte e Andravida, che vide erigere nel 1237 un suo castello e un hospitium. La rapida ascesa dell’Ordine in Oriente ebbe però breve durata. Nel 1260 Cave de Tyron veniva abbandonato, mentre nel 1271, dopo avere resistito a numerosi assedi, i Teutonici dovettero lasciare Montfort, Jiddin e Castrum Regis nell’impossibilità di sostenere gli assalti del sultano Baybars. 9 P.F. Pistilli, op.cit. pag.4. Nel 1280 l’Ordine contava 21 baliati: 15 nell’impero germanico, 3 in Italia, 1 in Francia, 1 in Grecia, 1 in Siria. 10 Sulle mura di San Giovanni d’Acri l’Ordine scriverà le ultime splendide pagine della sua storia in Terra Santa contribuendo alla difesa della città nell’assedio del 1291: quasi tutti i Cavalieri Teutonici cadranno sugli spalti della piazzaforte. L’assedio di Acri 1291