Argomenti precedenti: il feudalesimo; la rivoluzione agricola; la ripresa dei commerci e la rinascita delle città; le Repubbliche marinare; l'espansione dell'Europa; le Crociate; la nascita dei Comuni e della borghesia; Federico Barbarossa. Il tramonto del Medioevo (XIII-XV sec.) 1. Le eresie e gli Ordini mendicanti Le Crociate, nonostante gli insuccessi militari, fecero presa sulle classi aristocratiche. Un pontefice, Innocenzo III, se ne servì per ricostruire il potere del Papato lanciando una Crociata contro gli eretici, i quali accusavano la Chiesa soprattutto di simonia (la vendita di cariche ecclesiastiche o la somministrazione di sacramenti in cambio di denaro) e di nicolaismo (la convivenza di un prete con una donna). Tra questi movimenti ereticali o meglio “evangelici” vi erano i càtari (o albigesi) e i valdesi che leggevano il Vangelo senza la mediazione del sacerdote: contro gli albigesi nel 1209 Innocenzo III sferrò una Crociata guidata dai cavalieri della Francia settentrionale che misero a ferro e fuoco le città e i castelli della Provenza. Innocenzo III riformò la Chiesa trasformandola in una teocrazia, ossia una monarchia assoluta governata da un emissario di Dio. Il suo successore, Onorio III riconobbe ufficialmente gli Ordini mendicanti fondati da san Francesco di Assisi (1223) e san Domenico di Guzmán (1216). Nei decenni successivi altri pontefici promuoveranno l'Inquisizione, un tribunale che agiva anche con la tortura contro chi sulla base di segnalazioni veniva accusato ingiustamente di eresia e stregoneria. 2. Federico II di Svevia Il potere dell'Imperatore nel XII secolo era uscito indebolito dalla lotta col papato per le investiture dei feudatari. I Comuni italiani inoltre si erano ribellati e nel 1176 avevano fronteggiato e respinto la discesa in Italia di Federico I Barbarossa. Suo figlio, Enrico VI, sposando la normanna Costanza d'Altavilla, acquisì anche il dominio della Sicilia e dell'Italia meridionale. Il figlio di Enrico VI, Federico II di Svevia, ricevette un'educazione da quello che sarebbe diventato papa Onorio III. Divenuto imperatore in giovane età, Federico II rese la Sicilia uno stato moderno ma si inimicò il papato rifiutando di partecipare alla Quarta Crociata e ammalandosi prima di partire per la Quinta, col risultato di ricevere la scomunica. Tuttavia riuscì ad ottenere dal sultano d'Egitto che i pellegrini cristiani potessero visitare il Santo Sepolcro. Federico II riunì anche il Regno di Germania con quello di Sicilia e tentò di assoggettare i Comuni: fu l'ultimo tentativo di ricostruire il Sacro Romano Impero ma, come Barbarossa, anche lui fu sconfitto. Alla sua morte, il Regno di Sicilia passò a Carlo d'Angiò, fratello del re di Francia, ma i siciliani si ribellarono e consegnarono la corona agli Aragonesi (1282): cominciò così la dominazione spagnola nel Sud Italia. 3. Le monarchie nazionali Lo scontro tra Papato e Impero proseguì anche nel Trecento in modo acceso: il re di Francia, Filippo IV il Bello, impose tasse anche al clero e per questo l'allora papa Bonifacio VIII lo scomunicò. Allora Filippo scese in Italia con un esercito (1303), depose Bonifacio (lo “schiaffo di Anagni”) ed elesse un papa francese, spostando la sede in Francia, ad Avignone, dove rimase fino al 1377 (periodo che chiamiamo “cattività avignonese”). Tra il 1347 e il 1354 un notaio di umili origini, Cola di Rienzo, tentò di riportare la repubblica a Roma, ma fallì. Dal 1337 al 1453 la Francia fu impegnata nella Guerra dei Cent'Anni contro l'Inghilterra, che inizialmente prevalse (battaglia di Crecy, 1346) ma poi fu ricacciata dai Francesi ispirati da una valorosa donna, Giovanna d'Arco. Come la Francia anche Inghilterra e Spagna erano divenuti potenti Stati nazionali. In Inghilterra in particolare il re Giovanni Senzaterra aveva concesso nel 1215 la Magna Charta Libertatum, che dava molti diritti ai sudditi, specie alle classi più ricche: nessuno poteva essere condannato senza prima essere sottoposto a processo; inoltre il potere del sovrano fu limitato dal Parlamento, formato dalla Camera dei Lord e da quella dei Comuni. 4. La “Peste Nera” Il Basso Medioevo si chiuse con una catastrofe, un'epidemia di peste che intorno alla metà del 1300 si propagò rapidamente dall'Oriente in tutta Europa, causando la morte di un terzo della popolazione europea (circa 25 milioni di persone). La peste (descritta anche da Giovanni Boccaccio nella raccolta di novelle “Decamerone”) giunse a causa dei commerci. Il bacillo della peste veniva trasmesso dalle pulci; i topi ne erano infestati e le portavano con sé nelle stive delle navi o nei bagagli delle carovane. La gente, che viveva nella sporcizia, ne era contagiata. I medici del tempo non trovavano rimedi efficaci se non bruciare ciò che era appartenuto al malato In molti credevano che il morbo fosse un castigo di Dio ed organizzavano processioni penitenziali, contribuendo in tal modo a diffondere la malattia. 5. Signorie e stati regionali in Italia Nella nostra penisola, a partire dal Trecento, si formarono degli Stati regionali o Signorie, in quei Comuni dove le lotte interne videro prevalere un uomo forte che divenne padrone della città. Il Ducato di Milano fu governato dalla famiglia dei Visconti e poi dagli Sforza; Venezia rimase una Repubblica e si scontrò con Milano; in Piemonte i Savoia diedero vita a quello stato regionale che molti secoli dopo, nella seconda metà dell'800, sarà l'artefice dell'Unità d'Italia; a Firenze si impose una famiglia di banchieri, i Medici, che con Cosimo (favorì la Pace di Lodi tra Milano e Venezia, 1454) e poi col nipote Lorenzo il Magnifico si impegnarono per una politica di equilibrio e pacificazione tra gli Stati. Il Centro Italia restava dominio dello Stato della Chiesa, mentre a Sud gli Aragonesi si impadronirono anche del Regno di Napoli. 6. Umanesimo e Rinascimento In Italia nel Quattrocento si sviluppò un movimento che segnò la fine del Medioevo e l'inizio di una nuova era della storia, quella Moderna (che gli storici fanno terminare con la rivoluzione francese nel 1789, a partire dalla quale si apre la Storia Contemporanea, che arriva fino a noi!). Questo rinnovamento culturale, chiamato Umanesimo, valorizzava la filosofia, le opere latine e greche e metteva l'uomo al centro della natura, divenuta importante non solo in funzione della vita spirituale e ultraterrena. L'Umanesimo partì dall'Italia e si diffuse in tutta Europa: i principi italiani e i ricchi mercanti, amavano vivere in palazzi lussuosi, costruiti da architetti famosi e abbelliti dai dipinti dei più grandi pittori del tempo e chiamavano presso le loro corti letterati e poeti col compito di celebrare le loro origini o le loro gesta; in questo modo furono “mecenati” e promossero una rinascita delle arti e della poesia: infatti questo periodo tra la fine del 1400 e gli inizi del 1500 passa alla storia col termine di Rinascimento (la città più importante fu la Firenze medicea, dove operarono intellettuali come Leonardo da Vinci, Sandro Botticelli, Michelangelo, Donatello, Pico della Mirandola). Importanti furono anche le invenzioni della tecnica come la stampa (1455) che aiutò la diffusione della cultura e la polvere da sparo, che cambiò il modo di combattere. Il XV secolo si conclude con la spedizione del navigatore genovese Cristoforo Colombo (1492), finanziata dal regno di Spagna, che aprirà le porte ad un periodo di scoperte geografiche e scientifiche che apriranno la strada a nuove conoscenze e nuovi modi di vivere.