CASI DI EPATITE A NEL TERRITORIO DELL’ AULSS 13:
RISCHIA IL TRAPIANTO DI FEGATO
Febbraio 2014: l’evento…
Un’intera famiglia residente nel nostro territorio è stata infettata dal
virus dell’epatite A.
Il fatto è accaduto lo scorso febbraio, quando il padre, un uomo di 36
anni, è stato il primo a manifestare i sintomi.
I coniugi erano rientrati lo scorso dicembre da un viaggio in Etiopia, e la
febbre persistente dell’uomo li ha indotti a credere che si trattasse di
malaria. La coppia si è dunque rivolta al Centro per le Malattie Infettive
di Negrar, dove gli esami di laboratorio hanno invece rivelato un quadro
di epatite virale acuta di tipo A, accompagnato da un grave danno al
fegato.
Vista la situazione, i medici hanno ritenuto che la soluzione più
idonea fosse il trapianto. I clinici hanno dunque contattato il Centro
Trapianti di Padova, dove il paziente è stato trasferito.
Fortunatamente, nel corso delle tre settimane di degenza, il quadro è
andato lentamente risolvendosi.
Il paziente è stato dimesso lo scorso 6 marzo, dopo 20 giorni di
ricovero, ai quali seguiranno altro 30 giorni di malattia.
Gli altri membri della famiglia colpiti (la madre e le due figlie) hanno
manifestato un quadro clinico più lieve, con febbre (fino a 40°), ittero e
malessere generale. Le tre donne sono state seguite dal nostro servizio
di Igiene e Sanità Pubblica, dove le pazienti si sono recate
periodicamente per eseguire gli esami di controllo.
L'origine del contagio
La fonte del contagio, nel caso della famiglia in questione, non è
accertata. Si presume che all’origine ci sia stato il viaggio della coppia
di coniugi in Etiopia avvenuto nello scorso dicembre. L’Etiopia, come
generalmente tutti i paesi del sud del mondo, è zona dove l’epatite A è
endemica.
Non solo all'estero …
Fatti recenti sembrerebbero però rafforzare l’evidenza che il rischio non
esiste solo all’estero, ma anche nel nostro paese, ed è un rischio che non
riguarda esclusivamente gli amanti del pesce crudo: una circolare del
Ministero della Salute dello scorso dicembre ha messo in evidenza un
importante aumento dei casi di epatite A in Italia nel 2013, fenomeno
che gli esperti hanno attribuito al consumo di frutti di bosco surgelati
crudi.
La stessa famiglia protagonista della vicenda non esclude che il
contagio sia avvenuto in Italia, dal momento che, nonostante le due
figlie non siano andate in Etiopia, i loro sintomi sono comparsi quasi
contemporaneamente a quelli dei genitori.
Cos’è l’epatite A?
E’ una malattia causata da
un virus che aggredisce le
cellule del fegato.
Dove si trova il virus? E'
molto diffuso, ma lo
troviamo soprattutto nei
Paesi del sud del mondo.
Tuttavia, possono verificarsi
epidemie anche in Italia.
Come si trasmette? In
genere il contagio avviene
attraverso il consumo di
acqua o di alcuni cibi crudi
(o non cotti a sufficienza)
contaminati.
Condizioni ambientali
scarsamente igieniche,
scarsa igiene personale
nonché il non rispetto delle
norme igieniche durante la
preparazione degli alimenti
favoriscono la trasmissione.
Come si manifesta?
L’epatite A decorre spesso
in maniera asintomatica.
I sintomi, quando presenti,
sono caratterizzati da
stanchezza, perdita di
appetito, nausea e vomito,
febbre, dolori addominali e
ittero (colorito giallognolo
della pelle). La malattia ha
generalmente un’evoluzione
benigna, dura dalle 2 alle
10 settimane, e dopo la
guarigione conferisce
un’immunità permanente.
Quali complicanze?
Anche se raramente, la
malattie può evolvere in
epatite fulminante. In questo
caso la prognosi è
sfavorevole, con un tasso di
mortalità dell’80%.
Una malattia che si poteva evitare
Negli ambulatori di Igiene e Sanità Pubblica, durante le consulenze per i
viaggi all’estero, la vaccinazione per prevenire l’epatite A è caldamente
consigliata per i viaggi nei paesi a rischio, come quelli del continente
africano.
Tale vaccinazione è efficace ed è normalmente molto ben tollerata.
Nel caso della famiglia in questione, tale vaccinazione non era mai stata
eseguita da nessuno dei soggetti colpiti.
Il vaccino
.
Profilassi comportamentale dell'epatite A:
Le misure di prevenzione consistono principalmente nel rispetto delle
norme igieniche generali per la prevenzione delle malattie a
trasmissione oro-fecale:
 Non consumare frutti di mare crudi; la cottura è l’unica misura
efficace per eliminare o inattivare il virus dell’epatite A dai
molluschi bivalvi o da altri prodotti freschi contaminati come
frutta e verdura
 Lavare accuratamente le verdure prima di consumarle
 Lavare e sbucciare la frutta
 Non bere acqua di pozzo
 Curare scrupolosamente l’igiene personale, specie delle mani:
lavarsi le mani dopo aver usato il bagno, dopo aver cambiato un
pannolino, prima di preparare il cibo, prima di mangiare ecc.
 Essere scrupolosamente puliti nella manipolazione di cibi e
bevande
 Proteggere gli alimenti dagli insetti, che possono rappresentare
un vettore per il virus.
Quando farlo: la
vaccinazione può essere
effettuata seguendo un
calendario a 2 dosi: la
seconda dose a distanza di
6/12 mesi dalla prima ne
prolunga l’efficacia,
fornendo una protezione di
almeno 20 anni.
Per chi viaggia all'estero: Si raccomanda, ai viaggiatori diretti verso
paesi con scarse condizioni igienico-sanitarie o endemici per epatite A,
di mangiare solo cibi cotti, in particolare verdure e frutti di mare, e di
bere esclusivamente acqua in bottiglia e non consumare ghiaccio (se
non si conosce l’esatta provenienza dell’acqua con cui è stato
preparato).
.
Esiste un vaccino che
protegge da questo tipo di
infezione, altamente efficace
e ben tollerato.
Si tratta di un vaccino a
virus inattivato, cioè ucciso.
A chi farlo: la vaccinazione
è raccomandata nei soggetti
a rischio, fra cui:
 Persone affette da
malattie epatiche
croniche
 Persone che
viaggiano in Paesi
dove l’epatite A è
endemica
 Persone che
lavorano nei
laboratori dove ci
può essere contatto
con il virus
 Soggetti che fanno
uso di droghe
 Contatti familiari di
soggetti con epatite
A in atto
Fonte dati: http://www.salute.gov.it/portale/salute/p1_5.jsp?lingua=italiano&id=127&area=Malattie_infettive