tecnologia: marina e propaganda nella pubblicità

TECNOLOGIA: MARINA E PROPAGANDA NELLA
PUBBLICITÀ SULLA STAMPA PERIODICA
DURANTE LA GRANDE GUERRA
LOREDANA VANNACCI
La propaganda di guerra conobbe negli anni del primo conflitto mondiale una
fioritura che la trasformò da qualcosa di ancora rudimentale in un’arma i cui
effetti avrebbero creato pregiudizi difficili da distruggere e sarebbero durati nel
tempo. La fotografia aveva fatto molti progressi in meno di cent’anni di vita e
fu il mezzo ideale di cui la propaganda si servì. Non era necessario e a volte
non era nemmeno opportuno far vedere le truppe in linea; bastava mostrare
qualcosa di impressionante e, in un periodo in cui il Progresso era incarnato
dalla tecnica, nulla poteva sembrare più convincente e propagandisticamente di
successo della rappresentazione fotografica di armi e mezzi tecnologicamente
avanzati.
In Italia questo tipo di propaganda apparve relativamente tardi, solo ai
primi del 1917. In verità, già da tempo le ditte utilizzavano i militari come
richiamo, o l’aspetto militare della loro produzione come forma di pubblicità,
ma una vera e propria forma di propaganda di guerra contrabbandata
sottoforma di semplice immagine pubblicitaria cominciò a vedersi in Italia solo
nel 1915 per l’Aeronautica,( 1) e si direbbe, non prima del 1917 per la Marina,
che è quella che ci interessa qui e della quale, senza pretendere d’essere
esaustivi, tenteremo di dare una panoramica.
(1) Cfr. L. Vannacci, “L’aviazione nella pubblicità negli anni della Grande Guerra”,
su Quaderni della Rivista Aeronautica, 2012.
Loredana Vannacci - Tecnologia: Marina e propaganda nella pubblicità durante la Grande Guerra
Un’altra notazione: non sono pubblicità, queste, ma foto con cui si
portava a conoscenza di un pubblico, che si sperava ampio e più o meno
interessato al settore tecnico, che anche gli italiani si muovevano nel senso
dell’evoluzione tecnica. In campi diversi, le ditte propagandate agivano con
prodotti che davano risultati non da poco in ambito terrestre, aereo e marino, il
che voleva dire che l’Italia sapeva fare e sapeva fare bene. Per la propaganda di
guerra, si nota la differenza con adesso: i volti sono seri – ora anche in
Afghanistan si mostrano tutti allegri, o almeno sorridenti – e non danno tanto
l’impressione di essere in guerra, quanto di avere avuto un compito, una
missione da portare a termine. I militari oggi mostrano di sentirsi e di essere
estremamente responsabili di quanto sono stati incaricati di compiere e
compiono. È una caratteristica della pubblicità del tempo: non ci sono
espressioni sorridenti, ma austere, tranne pochi casi.
Le ditte più attive in questo ambito pubblicitario-propagandistico furono
soprattutto quelle meccaniche, come la Fiat, la SPA, la Bianchi, la Pirelli,
l’Isotta Fraschini e l’Ansaldo.
Cominciamo da una delle più prolifiche, sia per quantità di annunci, sia
per la varietà dei soggetti rappresentati: l’Ansaldo. Grossa azionista
dell’Illustrazione italiana, comincia a farsi propaganda non molto presto, ai primi
del 1917, facendone anche alla Marina e alla guerra. Il suo farsi pubblicità, per
essere il 1917, dà l’impressione – o almeno questa è quella che si ha oggi – che
anche gli italiani del 1917 siano all’altezza delle altre Nazioni d’Europa e che
producano cose tecnologicamente altrettanto avanzate.
Iniziamo coll’immagine di un cantiere.( 2)
È il luogo dove nasce la nave, che poi si vedrà completa di tutto.
Andando in un cantiere tutti i giorni, la si vedrebbe crescere giorno per giorno,
ma chi ci va tranne chi ci lavora? Certo non il pubblico dei lettori, ai quali
l’immagine spiega senza dirlo che il cantiere è l’inizio. Al cantiere comincia
tutto. Le altre foto che vedremo possono essere del prodotto finito, o sono di
singole parti, di pezzi che vanno sull’insieme che viene costruito nel cantiere, per
cui, simbolicamente, questa foto è quella dell’inizio e, se vogliamo, della fonte della
(2) Pubblicità Ansaldo, fotografia incorniciata con disegni decorativi in bianco e
nero. La foto, che ritrae una nave in costruzione nei cantieri Ansaldo, è pubblicata su
L’Illustrazione italiana, anno XLIV, 1917, n. 13, p. 249. Si ricorda che L’Illustrazione italiana
aveva i numeri dei fascicoli-settimanali in progressione annuale da 1 a 52, ma le pagine
numerate erano in progressione semestrale, per cui la numero 1 era la prima del primo
numero di gennaio e del primo numero di luglio dell’anno in corso.
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Pubblicità Ansaldo, 1917. In alto, testa dell’Italia; ai lati, proietti d’artiglieria; in
basso, profilo di corazzata che, dalla posizione dei fumaioli a ridosso degli alberi,
si può identificare come appartenente alla classe “Giulio Cesare”.
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propaganda. La nave finita appare in due foto diverse: è uno dei prodotti del
cantiere.
È importante che quando una costruzione del genere va per mare debba,
con uomini a bordo, assicurare la protezione delle coste e della Nazione: deve
essere solida, sicura e attrezzata.
Qui abbiamo il Giulio Cesare,( 3) impostato dall’Ansaldo nel giugno 1910,
varato nell’ottobre 1911, 25 086 t di dislocamento, lungo 176 m, largo 28,
corazzata monocalibro armata con 13 pezzi da 305 mm, 18 da 120, 19 da 76 e
tre tubi lanciasiluri, popolata da un equipaggio di 31 ufficiali e 969 sottufficiali e
comuni: 1000 uomini giusti, dal comandante al più giovane dei mozzi.
Pubblicità Cantiere Ansaldo, 1917. Regia corazzata Giulio Cesare in navigazione.
E poi c’è un altro prodotto del cantiere. Se ne può notare la diversità.
Uno tozzo, attrezzato con 50 cannoni, l’altro più snello, più veloce della
corazzata: è l’esploratore Carlo Mirabello – dislocamento 1795 t, 2040 a pieno
carico, lungo 103 m, largo 9, con soli otto cannoni da 102, quattro lanciasiluri e
(3) “Cantiere Navale Ansaldo – La Regia Nave Giulio Cesare in navigazione”,
pubblicità dell’Ansaldo, fotografia in bianco e nero pubblicata su L’Illustrazione italiana,
anno XLIV, 1917, n. 36, p. 229.
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Pubblicità Cantiere Ansaldo, 1917. Regio esploratore Carlo Mirabello.
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169 uomini – basso, che sembra quasi un sommergibile appena emerso e di cui
la didascalia pubblicitaria sottolinea orgogliosamente la velocità: “La nave più
veloce del mondo, che alle prove ha filato 37 nodi, pari a Km 68.5 all’ora”.( 4)
Il terzo esempio – un’ulteriore nota di versatilità di quanto può essere
costruito – è la motobarca antisommergibili.
Non è il M.A.S., troppo segreto per pubblicarne la foto; sembra più un
motoscafo da diporto. Questa immagine infatti è la sola usabile e usata per la
propaganda, fumo negli occhi del nemico, che non si curerà mai troppo delle
motobarche e cercherà di impossessarsi di almeno un M.A.S. in tutti i modi
possibili, inclusa la famosa quanto fallita incursione notturna d’Ancona.
Pubblicità Isotta Fraschini, 1917. Motobarca della Regia Marina antisommergibili.
Questo sembra più un motoscafo civile, mentre l’altro, la versione
effettivamente usata in mare da Ciano, Aonzo e Rizzo come si sa è tutto
diverso, appare forse più brutto, certamente più basso, ma più agile, tanto da
(4) “Cantiere Navale Ansaldo – Il Regio Esploratore Carlo Mirabello”, pubblicità
dell’Ansaldo, fotografia in bianco e nero pubblicata su L’Illustrazione italiana, anno XLIV,
1917, n. 25, p. 517.
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sembrare anch’esso un mini sommergibile, pure se era anti-sommergibile: ha
uno scafo marcatamente idrodinamico, cosa che questo, offerto agli occhi del
pubblico, alto di bordo e con la prua verticale, proprio non ha. Per di più è
armato da civili, o almeno così sembra a guardare l’uomo ritto dietro la
mitragliera sulla tuga; e questo accentua l’impressione di un’imbarcazione da
diporto.( 5)
Sistemato l’involucro, guardiamo cosa c’è dentro: i motori. Abbiamo
immagini di due diversi motori( 6), per le motobarche e per i M.A.S.,
rispettivamente da 250 e 330 cavalli.( 7) Sono state fatte esperienze, apportate
migliorie tecniche motoristiche, al fine di vincere la guerra.
Esteticamente i motori si assomigliano, e solo raffrontando le due
fotografie pubblicate a due soli numeri, cioè a quindici giorni di distanza l’una
dall’altra, si notano i particolari, dalla leva di comando sostituita dal volante,
alla lunghezza, determinata dal maggior numero dei cilindri, passato da 6 a 8,
per una potenza complessiva salita dai 250 hp per le motobarche ai 300 per i
M.A.S.
Dirà dopo la fine della guerra la pubblicità:
Ed i visitatori dello Stand ‘Isotta Fraschini’ si arrestano non senza
commozione davanti al motore marino tipo L 250 da 330 HP che, per essere
appunto quello dei M.A.S., rievoca alla loro mente le pagine più fulgide
che della nostra guerra ha scritto l’eroica Marina.
Interessante nello stand della “Isotta Fraschini” è anche una piccola,
quanto fedele, riproduzione dei gloriosi M.A.S. (eseguita dal Cantiere
Orlando di Livorno, costruttore di tali imbarcazioni), e in prossimità
immediata allo stesso stand i visitatori si affollano per ammirare un
cimelio prezioso della nostra guerra, il M.A.S. con cui l’eroico comandante
Rizzo compì l’impresa portentosa di Premuda.
(5) “Motobarca della R. Marina Italiana per la caccia dei Sommergibili nemici”,
pubblicità dell’Isotta Fraschini su L’Illustrazione italiana, anno XLIV, 1917, n. 25, p. 520.
(6) “Per la caccia dei sommergibili nemici. Motore marino Isotta Fraschini. 250 HP 6 cilindri (adottato dalla R. Marina Italiana per le sue Motobarche Antisommergibili)”,
pubblicità dell’Isotta Fraschini su L’Illustrazione italiana, anno XLIV, 1917, n. 41, p. 336.
(7) “L’industria italiana dei grossi motori a benzina per la caccia dei sommergibili.
Motore marino Isotta Fraschini. 300 HP - 6 cilindri, adottato dalla Regia Marina Italiana nei
suoi Motoscafi Antisommergibili”, pubblicità dell’Isotta Fraschini su L’Illustrazione italiana,
anno XLIV, 1917, n. 39, p. 275.
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Pubblicità Isotta Fraschini, 1917. Un motore marino per i M.A.S.
A bordo di esso si vedono tuttora installati quei gagliardi motori “Isotta
Fraschini” che nel memorando 10 giugno 1918 pulsarono all’unisono col
cuore dell’intrepido condottiero e dei valorosi suoi seguaci. Osservando
questa minuscola imbarcazione,( 8) dalla quale partì il siluro che inabissò
nel mare la gigantesca Santo Stefano, più vivo, più forte sorge il ricordo
dell’epica impresa, e mentre il pensiero riconoscente vola a colui che ne
fu l’eroe, un sentimento d’ammirazione si volge all’Isotta Fraschini”.( 9)
Forse enfatico? Ma dello stesso parere era stato Gabriele D’Annunzio,
(8) Come si sa, oggi conservata a Roma, nel Vittoriano, nel Sacrario delle bandiere
della Marina.
(9) “La mostra di aeronautica di Taliedo (Milano). Lo stand dell’Isotta Fraschini”,
pubblicità dell’Isotta Fraschini, L’Illustrazione italiana, anno XLVI, 1919, n. 25.
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Pubblicità Isotta Fraschini alla mostra di Taliedo, 1919.
che, solo diciotto giorni dopo la beffa di Buccari, aveva scritto dell’Isotta per
una pubblicità: “I suoi motori marini ci furono fedeli come la fortuna”.( 10) E
l’Isotta chiosava: “E fu infatti un miracolo d’audacia l’“Impresa di Buccari”! è
però doveroso rilevare, come a tanto ardimento, abbiano validamente
corrisposto i potenti motori “Isotta Fraschini”, che durante il lungo e
periglioso viaggio, funzionarono sempre con regolarità meravigliosa …”.( 11)
Ottime macchine, dunque; e se poi si guarda al motore da 16 cilindri
apparso verso la fine del 1918, è un altro passo sulla strada dei miglioramenti
ingegneristici che sono proseguiti fino ai giorni nostri. Da 8 a 16 cilindri, da
300 a 700 cavalli, la potenza è più che raddoppiata, e l’L 700 “… rappresenta il
più potente motore marino a benzina finora mai costruito”.( 12)
(10) Gabriele D’Annunzio, fac-simile d’autografo, inscritto in riquadro pubblicitario
in bianco e nero, in “Brevi cenni sull’ardita Impresa di Buccari (10-11 Febbraio 1918),
pubblicità dell’Isotta Fraschini su L’Illustrazione italiana, anno XLV, 1918, n. 15, p. 288; cfr.
L. Vannacci, “La Marina come richiamo pubblicitario fino alla II guerra mondiale”,
Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della Marina, giugno 2012 (www.marina.difesa.it/
documentazione/editoria/bollettino/Pagine/default.aspx).
(11) Idem.
(12) “La mostra di aeronautica di Taliedo (Milano)…”, cit.
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Restando nel campo dei motori, si entra nel cuore pulsante della nave, in
ciò che la manda avanti. Qui abbiamo le turbine del Duilio( 13) e una coppia di
motori per sommergibili.( 14)
Una lettrice o un lettore dell’epoca, quando sentiva parlare di motore
poteva forse pensare a quello di un’auto o di una locomotiva, ma a trovarsi
davanti a un sistema di queste dimensioni, sapendo che doveva essere messo in
una nave, rimaneva assai impressionato. C’era poi da immaginare che quei
motori oltre a sviluppare una notevole potenza, 30 000 cavalli, facessero un
rumore terribile. Si poteva pensare – ma sicuramente non ci si pensava – a chi
doveva stare in sala macchine notte e giorno; e su una nave si poteva e si può
almeno uscire ogni tanto, quantomeno alla fine del turno, ma su un
sommergibile?
Ad ogni modo l’immagine dava un senso di grandiosità: se tutta quella
roba faceva parte di un solo motore, questo era davvero impressionante! Chi
l’aveva assemblato, chi l’aveva progettato? Chissà se funzionava veramente e
sempre, perché a volte i motori hanno bisogno di essere provati e fatti lavorare
perché funzionino bene.
Se passiamo al motore per sommergibili però non si vede molto: solo
due cilindri, due specie di barili di metallo, quattro maniglie e due termometri, e
un omino che dà, come nell’immagine precedente, un’idea delle dimensioni.
Una lettrice forse si sarebbe potuta stupire pensando che il motore era
grande, domandandosi come poteva entrare nel sommergibile e se per ipotesi il
sommergibile non glielo costruivano intorno.
Insomma: per una lettrice quello era un cilindro con tanti bulloni e tanti
interrogativi, se proprio aveva voglia di porsene, cosa di cui è lecito dubitare,
dato il nessun coinvolgimento e interesse femminile nella tecnica e nella
meccanica a quel tempo in Italia.
Del resto una donna dell’epoca poteva essere incuriosita da una foto
come quella di gruppo degli Eroi dell’Adriatico, di cui parleremo oltre, più che
(13) “Stabilimento Meccanico Ansaldo – R. N. Duilio: apparato motore a turbine
Parsons della potenza di 30.000 cavalli-asse: Gruppo di turbine” pubblicità dell’Ansaldo,
fotografia in bianco e nero, L’Illustrazione italiana, anno XLVI, 1919, n. 7, p. 157.
(14) “Stabilimento Elettrotecnico di Campi (Cornigliano Ligure). Motori da 700 HP
ciascuno per propulsione di sommergibili”, pubblicità dell’Ansaldo, fotografia in bianco e
nero, L’Illustrazione italiana, anno XLIV, 1917, n. 33, p. 185.
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Pubblicità Ansaldo, 1917. Motori da 700 hp per sommergibili creati a Cornigliano.
altro perché si trattava di un gruppo di persone, il che induceva a leggere la
didascalia per sapere chi fossero; poteva essere colpita dalla foto del Giulio
Cesare in navigazione, ma sicuramente non dalle altre. Una donna del 1917 – e
se è per questo anche di molti dei decenni seguenti – di macchine si sarebbe
potuta interessare se erano da cucire, come la Singer, ma certo non di motori.
Erano queste, insomma, foto che dal pubblico femminile venivano viste, ma
non esaminate, e solo per il tempo necessario a capire che per loro non erano
interessanti.
In questo folto gruppo di foto “non interessanti” è inclusa quella del
proiettificio. Cannoni e munizioni fanno tutti e due parte della dotazione di
una nave. Qui abbiamo quella già pubblicata dell’installazione dei cannoni da
305 sul Giulio Cesare.( 15)
(15) “Le officine al molo Giano (Genova) per l’allestimento delle navi. L’imbarco
dei cannoni sulla Regia Nave Giulio Cesare”, pubblicità dell’Ansaldo, fotografia in bianco e
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Il cannone e i proietti danno la conferma che, essendo parte della
dotazione di una nave, c’è la guerra. Fa impressione, è un cannone, non ha
scopi di pace, e comunque fa pensare che, installato su una nave, possa
apportare da una parte distruzione e scompiglio e dall’altra vittoria per chi ne fa
uso; quanto ai proietti, viene più da pensare a quanta devastazione creeranno,
in nome di chi e di cosa.( 16)
Pubblicità Ansaldo, 1917. Stabilimento di munizioni.
nero pubblicata su L’Illustrazione italiana, anno XLIV, 1917, n. 41, p. 313; cfr. L. Vannacci,
“La Marina come richiamo…”, cit.
(16) “Uno degli stabilimenti Ansaldo per le munizioni da guerra. Un proiettificio”,
pubblicità dell’Ansaldo, fotografia in bianco e nero pubblicata su L’Illustrazione italiana,
anno XLIV, 1917, n. 42, p. 353.
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L’illustrazione finale è quella degli Eroi dell’Adriatico,( 17) degli equipaggi
che avevano affondato delle navi nemiche, dalla Viribus Unitis, alla Santo Stefano,
alla Wien. Per loro sarà stato un giro turistico interessante, perché quei mezzi e
quei motori non solo avevano fatto loro compiere delle imprese memorabili,
ma gli avevano pure consentito di riportare la pelle a casa. Si trattava anche di
una visita di ringraziamento ai tecnici e alle maestranze che avevano lavorato
così bene. Del resto pure D’Annunzio l’aveva scritto.
Quando appare questa foto, la guerra è finita da due mesi e la pubblicità
prevale ormai sulla propaganda: di essa non c’è più bisogno.
Pubblicità Isotta Fraschini, 1919. Il personale dei M.A.S. in visita alle officine Isotta
Fraschini.
(17) “Le onoranze di Milano agli Eroi dell’Adriatico. La visita alle officine della
Isotta Fraschini”, pubblicità dell’Isotta Fraschini su L’Illustrazione italiana, anno XLVI,
1919, n. 1, p. 4.
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