Tucidide - ABCtribe

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Tucidide
La vita, il pensiero e le opere del filosofo
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1. Vita
1.1L’Atene di Tucidide
1.2Le miniere del Pangeo
1.3Le tombe cimoniane e la
sepoltura di Tucidide
1.4Vita e carriera pubblica
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1.5La tradizione biografica antica.
Tucidide in Atene
2. Opere
2.1 Le storie
2.2 La Guerra del Peloponneso
2.3Epitaffio di Pericle
2.4 Antefatto
2.5 La forma
2.6Capitolo 36 dell’epitaffio di
Pericle
2.7 Ancora sulla guerra del
Peloponneso
3. Concezione storiografica
4. Confronto tra Tucidide ed
Erodoto
5. Il pensiero politico
6. Approfondimenti
6.1 Guerra e politica
6.2 Il problema dello
sfruttamento della vittoria
6.3 L’imperialismo come scelta
politica
7. Aforismi dell’autore
8. Versioni in greco e traduzioni in
italiano
8.1 Pericle si accinge a tessere
l’elogio dei caduti nel primo anno
della Guerra del Peloponneso
8.1.1 Pericle elogia la costituzione
e la vita politica ateniese
8.2 Costumi liberali degli Ateniesi
8.3 Atene capitale culturale e città
egemone dell’Ellade
8.4 La peste di Atene nel 430 a.C.
(1)
8.4.1La peste di Atene nel 430
(2)
8.5Pericle si rivolge agli Ateniesi
sbigottiti dagli insuccessi della
guerra
8.6 I guasti della lotta civile
8.7 Capovolgimenti dei valori
8.8 Delinquenza politica
8.9 Il dilagare della corruzione
1. Vita
Tucidide, nacque nel 460 a.C., egli era figlio di Oloro, un benestante e nobile cittadino del demo di Alimunte, legato
forse alla famiglia reale di Tracia, trascorse la gioventù nell’ intenso clima culturale dell'epoca di Pericle e fu istruito
nelle scuole dei sofisti, dei quali comprese i princìpi retorico - filosofici. Scampato alla peste del 430 a.C., egli prese
parte alla guerra del Peloponneso nel 424 a.C. in qualità di stratego al comando di un’ armata navale di sette
imbarcazioni, che dalla base di Taso doveva intervenire in difesa di Anfipoli e della penisola calcidica. Il fallimento
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dell’ incarico gli costò l'esilio, la grave punizione scontata non si sa in quale luogo per l'appunto gli diede la
possibilità di potersi avvicinare gli alleati di Sparta e le poleis neutrali e di studiare imparzialmente la guerra in
corso tra Ateniesi e Spartani, e inoltre di trovare i documenti per l'opera storica che preparava mentalmente e che
stava per scrivere. Il catastrofico sviluppo del conflitto, con le successive amnistie degli esuli (tra il 406 e il 403
a.C.), ricondusse, pare, vent'anni dopo Tucidide ad Atene, nel luogo in cui sarebbe morto all'inizio del IVsec. a.C.
di morte brutale. Secondo un'altra leggenda, lo storico cessò di vivere, sempre perché venne assassinato, in
Tracia.
Il suo scritto, rimasto interrotto per la morte
istantanea e a noi giunta con il titolo generale di
Xyngraphe o di Historíai (Storia), racconta la guerra
del Peloponneso dal principio fino alla battaglia di
Cinossema (estate del 411 a.C.). La suddivisione in
otto libri, effettuata in epoca ellenistica, concentra
gli eventi seguendo un ordine che non è quello dato
in origine dallo storico ateniese, ed inoltre si è
aperta una discusso dibattito sulla cronologia e
sulla metodologia di composizione delle singole
parti. Secondo la suddivisione tradizionale e la
teoria unitaria dell'opera, che non esclude
modifiche e in certi punti differenze di giudizi, la
cronaca inizia con un proemio che, mentre
chiarisce la rilevanza della guerra del Peloponneso
e fa uno rapido riepilogo della preistoria dell'Ellade,
a partire dalla talassocrazia minoica (archaiología),
evidenzia i criteri scelti per accertare l’attendibilità
dei fatti e individuare le cause dei conflitti mediante
la riadattamento dei dialoghi (demogoríai) con i
protagonisti. Seguono poi le ragioni accidentali
dell'immane scontro e il graduale schieramento
delle diverse poleis con l'una o l'altra delle due
contendenti.
Si comincia, pertanto, con la suddivisione in semestri invernali ed estivi, la dettagliata narrazione delle manovre
militari e delle attività diplomatiche di Atene e di Sparta dall'inizio della lotta armata, fino alla pace di Nicia. La
riapertura temporanea delle ostilità e il disumano asservimento da parte ateniese dell'isola di Melo rappresentano
il contenuto del resto del libro V, mentre i libri VI e VII sono riservati come un tutto organico al dramma della tragica
missione di Sicilia. L'ultimo libro contiene in forma abbozzata e senza discorsi le vicende degli anni 412 e 411 a.C.
(guerra deceleica), fermandosi all'allargamento della guerra in Asia Minore, susseguente al tentativo dei due
nemici di attrarre la Persia dalla loro parte. In aperta o sottaciuta diatriba con Erodoto, Tucidide ha inserito nella
storiografia greca profonde e originali cambiamenti. Selezionati come argomento della trattazione i fatti
contemporanei, se ne procura i documenti con un'attenta ricerca e valutazione delle fonti secondo il criterio
dell'affidabilità. A questo metodo di rigorosità scientifica si accompagna l'analisi spassionata delle origini dei fatti,
relazionate in un ambito semplicemente umano e distinte in accidentali ed effettive. Rimosso ogni intervento di
forze trascendenti, la causa delle azioni, sulla scorta delle teorie sofistiche, è ricondotto alla smania di potere, alla
legge del più potente, alla ricerca dell'utile particolare. Lannarrazione dei fatti, colti nelle connessioni causali e
chiariti le cause determinanti quali scaturiscono dai discorsi dei protagonisti, porta a una esame concreto della
verità storica.
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L’opera presenta un carattere politico e perseguo uno scopo eminentemente pratico: più che una composizione da
recitarsi davanti ad un pubblico durante una gara essa rappresenta un bene per sempre (Ktêma es aéi), donato
alla intelligenza quale mezzo per la produzione di una scienza storico-politica cha dà vita ad una razionale
interpretazione dei fatti umani. Così sistemata con metodo scientifico, è rinvigorita da un'acuta introspezione
psicologica, che mette in risalto gli stati d'animo degli uomini e delle moltitudini; lo stile sobrio, schematico, non
immune talvolta da oscurità, e da forti effetti tragici. A proposito della fortuna dell'opera dello storico ateniese, va
detto che Tucidide, più che presso gli autori antichi, che pur ne riprodussero ampiamente i pregi formali, trovò la
sua giusta valutazione nell'opinione dei moderni, che ritengono sia il fondatore di una elaborazione razionalistica
della storiografia.
1.1 L’Atene di Tucidide
Nel secondo libro delle Storie (II, 40), in concordanza con la più arcaica tradizione filosofica, Tucidide’esigenza di
fermarsi a spiegare i discorsi e i pensieri prima di incominciare un’opera o di realizzare un progetto: «ad Atene
rettamente riflettiamo e apertamente giudichiamo sugli affari pubblici e privati, convinti che i discorsi non nuocciono
all’operare, ma ad esso nuoce piuttosto il passare ai fatti prima di aver chiarito nei discorsi le idee’emblema di una
prassi democratica e di un “fare insieme” che incanala verso una matura condivisione di problemi, ma anche verso
nuove prospettive di analisi e soluzioni.». L’avvertimento di Tucidide si mostra prezioso e moderno: forse perché
è necessario tornare ai giorni nostri a riflettere sui discorsi e le idee che rappresentano la base pedagogica e
didattica di un sistema di istruzione e formazione, ma è anche appropriato formulare una strategia e un progetto
che mettano in pratica, attraverso la tecnologia, tali discorsi.
L’Atene di Tucidide, sede della filosofia e del dialogo rivolto all’educazione e all’istruzione del consociato, è
diventato l’emblema di una prassi democratica e di un “fare insieme” che incanala verso una matura condivisione di
problemi, ma anche verso nuove prospettive di analisi e soluzioni.
1.2 Le miniere del Pangeo
Cimone possedeva le fonti Ateniesi di oro, le miniere del Pangeo che situate nella Tracia costiera, pressoché di
fronte all’isola di Taso. Taso da tempo possedeva quelle miniere e teneva sotto controllo lo sfruttamento, e,
quando entrò nella lega delio-attica ebbe inizio il conflitto con Atene: “Accadde che i Traci defezionassero venuti a
contrasto per gli empori sulla costa Tracia e per le miniere che loro sfruttavano.” (Tucidide). Il conflitto tra Atene e
Taso durò più o meno tre anni e rischiò anche di ampliarsi dal momento che Taso, non avendo l'intenzione di
cedere le miniere, si era assicurata l’aiuto di Sparta che promise un’ improvvisa occupazione dell’Attica.
Tuttavia lo spaventoso terremoto nel Peloponneso percosse Sparta molto aspramente, principalmente per la
susseguente insurrezione degli iloti e la terza guerra messenica.
Taso fu piegata soltanto in seguito da Cimone, figlio di Miliziade, che accerchiando l’isola riuscì a restituire ad
Atene il controllo delle miniere.
Come Erodoto narra quelle miniere erano molto ricche,
in tempi in cui il loro sfruttamento era stato maggiore
avevano prodotto moltissimo denaro, come per
esempio quello che i Tasii versarono in qualità di
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tributo a Serse. In questo modo le miniere vennero
date in appalto alla famiglia di Cimone: e cioè, ad Oloro
e al figlio Tucidide. Tucidide è pertanto un discendente
della famiglia di Cimone e secondo quannto egli stesso
dice, è l’erede della tradizionale autorità in Tracia della
famiglia di Miliziade.
Il primo dato che Tucidide dà nei suoi scritti su se stesso è riconducibile al quarto libro (cap.105) nel quale dichiara
di avere potere sui principi della terraferma proprio grazie alle miniere.
Questa era la rilevanza di Tucidide anche nella qualità di principe Tracio che rientrerebbe nei suoi poteri quello di
riunire truppe ausiliari attorno a lui, assicurandosi facilmente la cooperazione dai potenti locali. Ed effettivamente, il
suo legame alla famiglia Tracia è fondato e attestato dallo storico nel corso della sua opera nella quale mostra una
precisa e minuziosa conoscenza dei vari intrecci dinastici del mondo Tracio. Inoltre, una prova sicura della sua
conoscenza è data dallo stesso storico nel primo e nel quarto libro dove parla della colonizzazione di Amfipoli.
1.3 Le tombe cimoniane e la sepoltura di Tucidide
L’appartenenza di Tucidide alla dinastia di Miliziade e Cimone è confermata in maniera convincente dal possesso
delle miniere di Tracia, come fu dimostrato da Didimo. Inoltre, la sepoltura di Tucidide ha avuto luogo tra le tombe
della famiglia di Cimone secondo la precisazione di Polemone di Ilio nel suo trattato “Sull’acropoli”. Le informazioni
più certe su Tucidide sono arrivate alla tradizione biografica arcaica soprattutto grazie ad un certo Liside che fu
considerato uno dei maggiori interpreti a cui si dà anche il merito del riconoscimento della tomba.
1.4 Vita e carriera pubblica
Tucidide, come è già noto, nacque ad Atene nel demo di Alimunte. In tale demo, secondo quanto fino ad oggi è
pervenuto, l’unica famiglia importante era quella di Tucidide. La sua data di nascita ha da sempre provocato vari
dibattiti e contese. Apollodoro di Atene dichiara che nel corso della guerra peloponnesiaca (431 a.C.) Tucidide
aveva quarant’anni, (akmè) seguendo questo calcolo la data di nascita coinciderebbe con il 471 a.C. Ma il fatto
stesso che si avesse l'intenzione di collocare l’akmè dello storico proprio al principio dell’importante guerra fa
sorgere lecitamente qualche dubbio anche in considerazione di altre documentazioni tra cui quella di Marcellino
(vita di Tucidide, 34) secondo cui al tempo del suo decesso lo storico ateniese era più che cinquantenne,
momento della scomparsa che egli colloca nel 403 a.C. Pertanto rispetto a quest’altro parere la nascita di Tucidide
risalirebbe a non molto prima del 454 a.C. Questa è la teoria per la quale optano anche nel nostro tempo gli
studiosi moderni, considerando il fatto che nel 423 a.C. Tucidide divenne uno stratego e a quell’ epoca ad Atene,
per avere accesso a quella carica, l’età minima era fissata a trent’anni anche se lo stesso Tucidide nel racconto di
Alcibiade dichiara che uno stratego appena trentenne era ritenuto in ogni caso troppo giovane. Di conseguenza la
collocazione della data sarebbe ulteriormente indietro. L’ammissione all’incarico di stratego (gli strateghi erano
dieci ad Atene), aveva luogo in modo democratico attraverso un’ elezione. (Era la sola carica per la quale
l’elezione avveniva tramite voti a parte l’ipparchia cioè il comando della cavalleria).
Pertanto i dieci strateghi erano
appartenevano alle correnti politiche
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