scheda 1 - Diocesi Forlì

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Diocesi di Forlì-Bertinoro
ANNO PASTORALE 2012-2013
ANNO DELLA FEDE
“Signore, aumenta
la nostra fede”
SCHEDA 1
IO CREDO - NOI CREDIAMO
prima scheda biblica
Benedetto XVI ci dice: “Se l’uomo dimentica Dio, <perde> sempre di più la vita, perché la sete di
infinito è presente nell’uomo in modo inestirpabile. L’uomo è stato creato per la relazione con
Dio e ha bisogno di Lui”. Per questo la Fede non è un accessorio, un optional, ma è necessaria
all’uomo più ancora del cibo e dell’aria che respira.
1. PREGHIERA INIZIALE
Vieni, o Spirito Santo e donami un cuore puro, pronto ad amare Cristo Signore con la pienezza, la profondità e la gioia che tu solo sai infondere.
Donami un cuore puro, come quello di un fanciullo, che non conosca il male se non per combatterlo e fuggirlo.
Vieni, o Spirito Santo, e donami un cuore grande, aperto alla tua parola ispiratrice e chiuso a
ogni meschina ambizione.
Donami un cuore grande e forte capace di amare tutti, deciso nel sostenere per loro ogni prova, noia, stanchezza, ogni delusione e offesa.
Donami un cuore grande, forte e costante fino al sacrificio, felice solo di palpitare con il cuore
di Cristo, e di compiere umilmente, fedelmente e coraggiosamente la volontà di Dio. Amen.
2. LETTURA E RIFLESSIONE SUI TESTI
LA FEDE DI ABRAMO - ABRAMO, ABRAMO! (Gen 12,1-3; 22,1-14)
Il Signore disse ad Abram:
“Vattene dalla tua terra,
dalla tua parentela
e dalla casa di tuo padre,
verso la terra che io ti indicherò.
Farò di te una grande nazione
e ti benedirò,
renderò grande il tuo nome
e possa tu essere una benedizione.
Benedirò coloro che ti benediranno
e coloro che ti malediranno maledirò,
e in te si diranno benedette
tutte le famiglie della terra”.
(Gen 12,1-3)
Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: “Abramo!”. Rispose: “Eccomi!”. Riprese: “Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Mòria e offrilo in
olocausto su di un monte che io ti indicherò”. Abramo si alzò di buon mattino, sellò l’asino, prese
con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l’olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato. Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo.
Allora Abramo disse ai suoi servi: “Fermatevi qui con l’asino; io e il ragazzo andremo fin lassù,
ci prostreremo e poi ritorneremo da voi”. Abramo prese la legna dell’olocausto e la caricò sul
figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutti e due insieme. Isacco si
rivolse al padre Abramo e disse: “Padre mio!”. Rispose: “Eccomi, figlio mio”. Riprese: “Ecco qui il
fuoco e la legna, ma dov’è l’agnello per l’olocausto?”. Abramo rispose: “Dio stesso si provvederà
l’agnello per l’olocausto, figlio mio!”. Proseguirono tutti e due insieme. Così arrivarono al luogo
che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna, legò suo figlio Isacco e
lo depose sull’altare, sopra la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare
suo figlio. Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: “Abramo, Abramo!”. Rispose:
“Eccomi!”. L’angelo disse: “Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che
tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito”. Allora Abramo alzò gli occhi e vide
un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in
olocausto invece del figlio. Abramo chiamò quel luogo “Il Signore vede”; perciò oggi si dice: “Sul
monte il Signore si fa vedere”. (Gen 22,1-14)
IL PERCORSO DI MEDITAZIONE PER L’ANNO DELLA FEDE NON POTEVA CHE COMINCIARE CON ABRAMO, “IL QUALE È PADRE DI TUTTI NOI” (RM 4,16) E PROPRIO IN VIRTÙ DELLA FEDE, COME PIÙ VOLTE
RICORDA PAOLO NELLE SUE LETTERE.
«Abramo, Abramo!»: a rivolgersi così ad Abramo è la voce del Signore, di quel Dio che ha accompagnato e segnato tutta la sua vita di patriarca. La figura di Abramo, di cui si narra nel libro della
Genesi, è ricca e varia, ma a ragione Paolo (insieme all’autore della Lettera agli Ebrei) ha potuto
sintetizzare la sua vicenda proprio indicando nel patriarca l’uomo della fede.
Il Signore si rivolge a lui per invitarlo a lasciare la sua terra «verso la terra che io ti indicherò» (Gen 12,1). Abramo, settantacinquenne, va. È qui che inizia la sua vicenda di benedizione e
d’incontro sempre più ricco e fecondo con il Signore, e inizia a manifestarsi la sua fede. Ci dice
la disponibilità di Dio a una relazione stringente con noi, con l’uomo, con un popolo. A questa
disponibilità, Abramo risponde con la fede. Fede che è quindi suscitata da Dio, ma in cui Abramo
persiste, anche quando la promessa già ricevuta sembra perdersi nell’impossibilità e nella caducità umana: come Dio potrà donare una discendenza, se l’uomo è vecchio e la donna è sterile?
Ma la vicenda di Abramo giunge al suo culmine nell’episodio in cui Abramo non esita a condurre
il figlio Isacco – il figlio amato, il figlio della promessa – al monte indicato da Dio per il sacrificio.
In questo c. 22 della Genesi si rivela la vera statura di Abramo e della sua fede, che ancora si manifesta come quando lasciò la sua terra nell’obbedienza.
Ora il dono di Dio si fa dono per Dio, il frutto della promessa si fa consegna fiduciosa. Il gesto che
Dio permette, quell’alzare la mano armata verso il figlio legato, rende Abramo capace di donare
lui stesso qualcosa a Dio, quasi a ricambiare il dono del figlio già ricevuto. Dio consente al patriarca di esporsi in modo radicale e di compiere un’azione definitiva, che mostrerà per sempre la sua
fede. Di un Dio così, sembra dirci Abramo, ci possiamo fidare.
ATTI 2,37-38; 41-42; 44-47
“All’udire queste cose si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli:
“Che cosa dobbiamo fare, fratelli? E Pietro disse loro: “Convertitevi e ciascuno di voi si faccia
battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e riceverete il dono dello
Spirito Santo. (…) Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno furono
aggiunte circa tremila persone. Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella co-
munione, nello spezzare il pane e nelle preghiere (…) Tutti i credenti stavano insieme e avevano
ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo
il bisogno di ciascuno. Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane
nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di
tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvi”.
Il giorno di Pentecoste, dopo l’effusione dello Spirito Santo, Pietro prende la parola e annuncia
Gesù risorto come Salvatore di tutti. La FEDE in Lui è fonte di salvezza per tutti.
• v. 37-38. Le parole di Pietro fanno breccia nel cuore degli ascoltatori, che pongono la classica
domanda. “E adesso che cosa dobbiamo fare?”. La risposta di Pietro indica il cammino dell’iniziazione cristiana, che comporta per ordine la conversione, comprensiva di un atto di fede
profonda in Gesù, il Battesimo per il perdono dei peccati e il dono dello Spirito Santo nella
Cresima.
• v. 41-42. A questo invito tremila persone aderiscono e sono battezzati. L’esperienza della Fede
è un atto che chiama in causa la nostra responsabilità personale, ma comporta anche una comunità che accoglie e che favorisce la pratica della Fede.
Le caratteristiche principali della Fede cristiana sono:
a) La perseveranza nell’insegnamento degli Apostoli, che ci richiama l’importanza della
Parola di Dio per formare una Fede consapevole.
b) La Comunione fraterna che è poi spiegata successivamente con lo stare insieme e con
l’avere ogni cosa in comune, con la disponibilità a vendere le proprietà e a dividerle con
tutti (cfr. v. 44-45).
c) Lo spezzare il pane che certamente comportava il prendere cibo con letizia e semplicità del cuore (cfr. v. 46), ma che aveva certamente anche una valenza eucaristica nel
ricordo dell’ultima cena di Gesù.
d) Le preghiere, che avevano una dimensione comunitaria nel tempio (cfr. v. 46) e una
dimensione famigliare nelle case dove si lodava Dio (cfr. 47 a).
• v. 47 bc. Gli effetti che derivano da questa Fede e da questa condotta sono riassumibili in due
fenomeni ben precisi:
a) Il favore di tutto il popolo: la gente comune coglie che questi credenti hanno nel loro
cuore una ricchezza particolare e perciò li ammira e li loda.
b) La crescita numerica della comunità. Ogni giorno altre persone chiedevano di unirsi a
loro per condividere la gioia della stessa Fede. Certamente c’è la predicazione degli
Apostoli, ma sembra che il metodo più praticato per nuove adesioni sia quello del contatto personale da parte del credente che convince altri ad aderire alla Fede.
DAL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA
L’obbedienza della fede
144 - Obbedire (“ob-audire”) nella fede è sottomettersi liberamente alla Parola ascoltata, perché
la sua verità è garantita da Dio, il quale è la Verità stessa. Il modello di questa obbedienza propostoci dalla Sacra Scrittura è Abramo. La Vergine Maria ne è la realizzazione più perfetta.
La fede è un atto umano
154 - È impossibile credere senza la grazia e gli aiuti interiori dello Spirito Santo. Non è però
meno vero che credere è un atto autenticamente umano. Non è contrario né alla libertà né all’intelligenza dell’uomo far credito a Dio e aderire alle verità da Lui rivelate. Anche nelle relazioni
umane non è contrario alla nostra dignità credere a ciò che altre persone ci dicono di sé e delle
loro intenzioni, e far credito alle loro promesse (come, per esempio, quando un uomo e una donna
si sposano), per entrare così in reciproca comunione. Conseguentemente, ancor meno è contrario
alla nostra dignità “prestare, con la fede, la piena sottomissione della nostra intelligenza e della
nostra volontà a Dio quando si rivela” ed entrare in tal modo in intima comunione con lui.
La fede è un atto ecclesiale
166 - La fede è un atto personale: è la libera risposta dell’uomo all’iniziativa di Dio che si rivela.
La fede però non è un atto isolato. Nessuno può credere da solo, così come nessuno può vivere da
solo. Nessuno si è dato la fede da se stesso, così come nessuno da se stesso si è dato l’esistenza.
Il credente ha ricevuto la fede da altri e la deve trasmettere. Il nostro amore per Gesù e per gli
uomini ci spinge a parlare ad altri della nostra fede. In tal modo ogni credente è come un anello
nella grande catena dei credenti. Io non posso credere senza essere sorretto dalla fede degli altri,
e, con la mia fede, contribuisco a sostenere la fede degli altri.
3. ATTUALIZZAZIONE
In quanto abbiamo ascoltato, tutto è partito dall’iniziativa di Dio, che ha chiamato Abramo. Questa chiamata segna, sempre, l’inizio della fede. Anche per noi, nel percorso di quest’anno della
fede, è importante mantenere questo punto fermo: la fede inizia dove Dio prende l’iniziativa nei
nostri confronti. La fede inizia per una chiamata, inizia quando è pronunciato il nostro nome nel
Battesimo. Altro punto fermo è coltivare la fede donata nella perseveranza ai quattro pilastri sui
quali si costruisce l’esperienza ecclesiale, la Chiesa.
Chiediamoci:
Per il cristiano di oggi, come per Abramo, il punto di partenza è il riconoscimento di
un Dio disponibile all’incontro. Crediamo in un Dio che viene a noi, che interpella la
nostra vita?
Anche la nostra fede inizia quando viene pronunciato il nostro nome. Crediamo
a questo nostro iniziare la vita sotto lo sguardo di Dio, di un Dio che ha il volto
dell’amore e che come tale chiede di essere sempre riconosciuto?
Siamo consapevoli che, divenuti discepoli del Signore nel battesimo, dobbiamo continuare il nostro cammino nella quotidianità, attraverso le esperienze costitutive
della vita comunitaria e che l’assiduità e la perseveranza consolidano la nostra vita
cristiana?
Crediamo che questa “perseveranza” sia necessaria perché “il Figlio dell’uomo al
suo ritorno trovi ancora la fede sulla terra?” (Lc 18,8).
4. PREGHIERA FINALE
Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra;
e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore,
il quale fu concepito di Spirito Santo,
nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato,
fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi;
il terzo giorno risuscitò da morte;
salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente;
di là verrà a giudicare i vivi e i morti.
Credo nello Spirito Santo,
la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi,
la remissione dei peccati, la risurrezione della carne,
la vita eterna. Amen.
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