L’evoluzione dell’otite media verso l’atelettasia timpanica: quale approccio per il pediatria e per l’ORL Il termine atelettasia (o atelectasia), di derivazione greca, indica l’imperfetta dilatazione di un organo cavo. In altri termini indica la perdita di aria in una cavità aerea. Per quanto riguarda il cavo del timpano il termine, usato clinicamente in situazioni molto diverse, dovrebbe identificare genericamente tutte le situazioni in cui, cronicamente, si assiste ad una riduzione del contenuto aereo della cassa timpanica con spostamento verso la parete mediale (promontorio) della membrana timpanica. In realtà il suo uso corretto deve identificare una delle possibili complicanze delle forme infiammatorie croniche dell’orecchio. Il termine si compenetra con un altro per certi versi simile, anche se come vedremo profondamente diverso, che è quello di timpanosclerosi. Per inquadrare il problema analizzeremo la normale evoluzione delle forme infiammatorie dell’orecchio medio suddividendole in forme a timpano chiuso e a timpano aperto, iniziando dalle prime. Come è noto, nelle forme iniziali di insufficienza tubarica si assiste ad una semplice retrazione della membrana timpanica (fig.1). Tale retrazione appare visibile all’otoscopia, e consente quindi una diagnosi abbastanza precisa. Tali forme, in caso di cronicizzazione, sono clinicamente seguite dall’effusione timpanica o otite media effusiva (OME) cronica (fig.2). Alla comparsa dell’OME la membrana timpanica si riporta in una situazione normale con un volume globale della cassa timpanica sostanzialmente invariato rispetto alla norma, anche se il contenuto aereo è in realtà molto limitato o assente. Come è noto l’OME può poi associarsi a riacutizzazioni ricorrenti del materiale sieroso contenuto nella cassa timpanica (OMAR) che abitualmente guariscono con completa restituzione dell’integrità della membrana timpanica. Siamo quindi in presenza di forme infiammatorie dell’orecchio a timpano chiuso e tutte queste situazioni non identificano in alcuna fase un quadro di atelettasia timpanica. Essa è, invece, una delle possibili complicanze di OME. Fig.1: MT sinistra, retrazione (acuta) della membrana Fig.2a: MT destra, OME iniziale con livelli idro-aerei Fig.2b: MT sinistra, OME conclamata con “glue ear” Le forme a timpano aperto hanno come paradigma pato-fisiologico iniziale l’otite media acuta purulenta (OMA) che, se non curata, determina perforazione della membrana timpanica. In questo caso la cronicizzazione dell’OMA porta ad una otite media purulenta cronica che può essere suddivisa in base alla assenza di colesteatoma (forme semplici, polipose, granulomatose, ecc.) (fig.3), ovvero alla sua presenza (fig.4). La presenza di colesteatoma modifica completamente il quadro clinico realizzando le forme di otite cronica più resistenti alla terapia medica in cui anche la chirurgia può determinare recidiva con relativa frequenza. In tutti i casi la presenza di una perforazione impedisce i meccanismi di assorbimento endocavitario dei gas che portano alla atelettasia. Pertanto, le forme infiammatorie a timpano aperto presentano molto raramente atelettasia. Fig.3: MT sinistra, otite cronica purulenta non colesteatomatosa attualmente “asciutta” Fig.4: MT sinistra, otite cronica colesteatomatosa epitimpanica Abbiamo quindi definito che l’atelettasia timpanica può essere una conseguenza di OME, ma difficilmente può essere una conseguenza di otite media purulenta cronica. Viceversa il colesteatoma può essere, in alcuni casi, un’ulteriore complicanza della atelettasia timpanica e soprattutto delle forme iniziali di atelettasia. L’atelettasia può coinvolgere uniformemente tutta la membrana timpanica (fig.5) o, in alcuni casi, può determinare una forte retrazione solo di una o più porzioni della membrana (le cosiddette tasche di retrazione), frequentemente con un’adesione della porzione retratta della membrana timpanica alla parete mediale della cassa (fig.6). Fig.5a: MT sinistra, otite fibro-adesiva, ovvero atelettasia iniziale della membrana timpanica in toto Fig. 5b: MT sinistra, atelettasia timpanica conclamata Fig. 6a: MT sinistra, tasca di retrazione limitata al quadrante antero-superiore Fig. 6b: MT destra, tasca di retrazione limitata al quadrante posteriore Fig. 6c: MT sinistra, tasca di retrazione estesa a tutto il quadrante posteriore, a parte dell’anteriore, e alla pars flaccida. I quadri descritti possono poi correlarsi fra di loro in vario modo: una tasca di retazione può facilitare, come già detto, la comparsa di un colesteatoma; l’OME che genera un’OMAR con frequenti riacutizzazioni può determinare una otite purulenta cronica in cui il timpano non è più chiuso, ma aperto, e così via. Tutti questi quadri possono poi associarsi a forme più o meno estese di timpanosclerosi (figura 7). La timpanosclerosi, che può essere sia a timpano chiuso che a timpano aperto, consiste in un ispessimento di tessuto fibroso collageno ialinizzato acellulato e avascolare che interessa la lamina propria della mucosa; nell’ambito di tale sostanza, si possono osservare fenomeni di calcificazione ed ossificazione. Clinicamente si osserva un ispessimento della membrana timpanica che, progredendo, tende a inglobare gli ossicini e può associarsi, nelle forme a timpano chiuso, all’atelettasia timpanica (fig.8). Fig. 7a: MT destra, timpanosclerosi iniziale con presenza di placche calcifiche sulla MT. Nessun danno funzionale. Talvolta minor resistenza al barotrauma. Fig. 7b: MT destra, quadro di timpanosclerosi ancora iniziale senza danni funzionali Fig. 7c: MT destra, quadro di timpanosclerosi Più marcata, associata a una tasca di retrazione anteriore Fig. 7d: MT sinistra, quadro di timpanosclerosi aperta con ampia perforazione posteriore Fig. 7e: MT destra, quadro di timpanosclerosi aperta con perforazione epitimpanica L’Autore svolgerà, nel corso della relazione, un excursus sull’epidemiologia dell’OME e delle sue complicanze, con particolare riguardo alle complicanze atelettasiche. Verrà poi evidenziato quale sia il comportamento auspicabile del pediatra nei confronti di questa patologia che si pone ai confini delle sue competenze. Verrà quindi in particolare descritto quando il pediatra dovrà osservare, curare, seguire nel tempo il piccolo paziente e quando invece dovrà osservare e inviare il bambino allo specialista otorinolaringoiatra.