Inchiesta Avvocati A caccia di concorrenza Poca trasparenza, primo colloquio a pagamento e parcelle salate (fino a quasi 5.000 euro sopra la tariffa massima). Ma gli esempi virtuosi non mancano. lA NOSTRA INCHIESTA Lo scopo dell’inchiesta è valutare la giusta applicazione della tariffa forense da parte degli avvocati per una separazione consensuale. Diciannove avvocati, sette città Diciannove gli avvocati selezionati in 7 città: Milano, Torino, Padova, Roma, Napoli, Bari e Palermo. Figurano studi affermati, avvocati con “negozi su strada” e legali che utilizzano inserzioni pubblicitarie su siti web e carta stampata. Separazione consensuale Abbiamo prospettato un caso molto semplice: i due coniugi sono d’accordo, non hanno figli, né beni rilevanti in comune. La casa appartiene a uno solo dei due e l’altro è disponibile a lasciarla senza reclamare diritti. Inoltre, hanno entrambi autonomia economica e lo stesso livello di retribuzione, conti bancari separati e un’auto a testa. Tutte e due desiderano affrontare la separazione in maniera pacifica. Preventivo scritto Nel colloquio abbiamo chiesto un preventivo scritto. Quando ci è stato fornito solo a voce, abbiamo successivamente chiesto via email di confermare i costi preventivati. 30 Altroconsumo 250 • Luglio-Agosto 2011 il rovescio del diritto La riforma forense, in discussione in Parlamento, annullerebbe gli effetti positivi delle liberalizzazioni www.altroconsumo.it I negozi che forniscono servizi legali, le cosiddette botteghe del diritto, hanno locali a piano strada, con vetrine e insegne, su cui sono indicati tipo di prestazioni e possibilità di una prima consulenza gratuita. Si caratterizzano per l’ambiente informale, la facilità d’accesso e i prezzi in genere modici. li italiani sono un popolo di scrittori, viaggiatori e… avvocati. È innegabile: nel Belpaese il fascino della toga non accenna a diminuire. Possono fregiarsi del titolo di “avv.” circa 240 mila connazionali: uno ogni 250 abitanti. Un primato assoluto in Europa, un numero cinque volte superiore a quello dei nostri cugini francesi. Certo, non tutti sono attivi nei tribunali e l’alto tasso di litigiosità tra i cittadini italiani, con la conseguente esplosione di cause, dovrebbe in teoria consentire a tutti di prosperare. E anche di praticare tariffe concorrenziali, naturale risposta sia all’accentuata competizione in tempi di crisi sia alle liberalizzazioni targate Bersani, che nel 2006 hanno abolito le tariffe minime e cancellato il divieto alla pubblicità dei servizi professionali, tra cui quelli legali. Ma la realtà è ben diversa. G Principi del foro e precari in toga Da una parte ci sono gli avvocati affermati, quelli con la targa di ottone, lo studio al piano nobile di un palazzo d’epoca, con le pareti impreziosite di marmi e boiserie. Dall’altra ci sono i precari in toga, perlopiù giovani sotto i 40 anni, che, non avendo prìncipi del foro nel parentado, faticano a procacciarsi clienti. E che, pur di stare sul mercato, sono disposti ad alleggerire la parcella o a lavorare con il cosiddetto “patto di quota lite” (accordo tra cliente e avvocato per legare una parte o l’intero compenso al risultato ottenuto), soluzioni rese possibili, anche queste, dalle lenzuolate bersaniane. Le stesse possibilità che la riforma forense (in discussione in Parlamento) spazzerebbe via in un sol colpo, visto che prevede la reintroduzione delle tariffe minime obbligatorie e il divieto del patto di quota lite. Insomma, uno stravolgimento delle liberalizzazioni, che il presidente dell’Antitrust Antonio Catricalà non ha esitato a definire un passo indietro di settant’anni, a danno dei cittadini e dei giovani professionisti. Professionisti in vetrina I giovani avvocati, appunto. Sono soprattutto loro a essersi inventati soluzioni innovative per restare a galla. È così che sono nate nuove tipologie di studi legali, che stanno spopolando agli angoli delle strade. Sono chiamati con i nomi più vari: bottega del diritto, negozio giuridico, legal point, angolo della legge... Ma la sostanza è la stessa. Si tratta di studi legali con vetrine su strada, caratterizzati da una facile accessibilità, arredi semplici e ambiente informale. Hanno insegne che pubblicizzano i servizi legali offerti, la www.altroconsumo.it possibilità di un primo colloquio gratuito e tariffe abbordabili. Sono insomma alternative popolari allo studio di lusso, che danno la possibilità a tutti i cittadini, anche i meno abbienti, di far valere i propri diritti. Chi non li apprezza è l’Ordine degli avvocati, che in queste soluzioni vede una pericolosa aggiunta di sabbia nel cemento: causa di scadimento della professione, che rischia di farne crollare l’attuale assetto. Tanto più che alcuni di questi negozi aprono varie sedi in diverse città, una sorta di franchising dei servizi legali. Gli Ordini, non potendo colpire i negozi in sé, trattandosi di attività che rispettano la legge, brandiscono il codice deontologico come una clava e agitano concetti come decoro e dignità della professione per appioppare sanzioni qua e là (vedi intervista a pag. 33), mentre il vero problema restano le tariffe da loro applicate, che giudicano troppo basse. Alcuni di questi interventi da parte degli Ordini sono finiti nel mirino dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato. Vedremo come andrà a finire. Più elementare di così È proprio partendo da questi due estremi – avvocati molti noti e avvocati in cerca di visibilità (con studi a piano strada, pubblicità su internet o su carta stampata) – che abbiamo impostato la nostra inchiesta, scegliendo in sette città 19 professionisti appartenenti a una o all’altra categoria. Dopodiché siamo andati sul campo: abbiamo preso un appuntamento con gli avvocati selezionati, per verificare se rilasciano preventivi di spesa e se rispettano le tariffe massime previste dalla legge. Il caso prospettato riguardava la separazione consensuale tra due coniugi in divisione di beni, senza figli, stesso livello di reddito, senza alcuna pretesa di uno dei confronti dell’altra. Un caso dall’indiscutibile semplicità, come sottolineato da tutti gli avvocati interpellati. Addirittura l’avvocato Zanetti, affermata matrimonialista milanese, ha affermato che un caso così semplice non le era mai capitato in 35 anni di professione Dunque non solo non vi è alcun motivo per superare la tariffa massima, ma ci sono tutti i presupposti per applicare i minimi, quelli che, nonostante l’abolizione, continuano a essere un riferimento per gli Ordini. Solo uno studio, La Fonte del Diritto, ci ha proposto il minimo, anzi, è andato sotto (perciò premiato in tabella con un ottimo). Che fatica scrivere un preventivo... Dal punto di vista della trasparenza, cioè la disponibilità a riportare per iscritto su carta intestata e a dettagliare il preventivo, sono gli studi legali più noti e stimati che lasciano più a desiderare. Su 9 matrimonialisti di grido ben 6 non hanno voluto scrivere cifre, limitandosi alla comunicazione a voce dei costi. Mentre tra gli studi meno conosciuti, la situazione si ribalta: è successo 2 volte su 10. Tra i preventivi scritti solo quelli ricevuti dalla Casa del Diritto (Milano), dallo studio Baldisserotto (Padova) e dagli studi Chiodi e Chef (entrambi a Napoli) erano su carta intestata. Baldisserotto è stato il più trasparente di tutti, perché alla carta intestata aggiunge in calce la sua firma. Luglio-Agosto 2011 • 250 Altroconsumo 31 Inchiesta Ottimo Buono Accettabile Mediocre Pessimo PREZZI GiuDizio GloBale Gudizio globale Abbiamo assegnato un giudizio ottimo allo studio che non ha fatto pagare l’appuntamento e che ha proposto un preventivo sotto il minimo tariffario. Giudizio buono per chi non ha fatto pagare la prima consulenza e ha tenuto il preventivo entro la tariffa massima. “Accettabile” se il costo dell’appuntamento e il preventivo sono sotto il massimo tariffario: 185 euro per l’appuntamento e 2.333 per il preventivo. “Mediocre” agli studi che sono sotto il massimo tariffario ma hanno fatto pagare per il primo appuntamento più di 185 euro. Pessimo agli avvocati che sono andati oltre il limite massimo su entrambi i fronti. TARIFFE E TRASPARENZA DEGLI AVVOCATI Differenza dal massimo tariffario (euro) Differenza da massimo tariffario Indichiamo la differenza in euro tra il costo preventivato e la tariffa massima prevista dalla legge. I valori con il segno “-” (meno) sono quelli che stanno sotto la tariffa, rispettando la legge. costo preventivato per la separazione (euro) costo preventivato per la separazione Per confrontare i valori, abbiamo considerato non il totale della parcella (vedi calcolo nello schema), ma solo la parte relativa al compenso secondo la tariffa forense (diritti e onorario), 2.333 euro), quindi senza Cpa e Iva. Questo perché, in base alle risposte ricevute, non siamo in grado di stabilire chi sia in regime Iva agevolato e chi no. I compensi dell’avvocato sono regolati dalla legge sulla tariffa forense (D.M. 8 aprile 2004, n. 127) che prevede voci dettagliate: distingue i diritti (spese sostenute dall’avvocato) dall’onorario (remunerazione della sua attività). Nel nostro caso, mentre i diritti sono fissi, l’onorario è definito tra un minimo e un massimo. Tuttavia, le tariffe minime non sono più in vigore, perché abolite dal decreto Bersani. Qui accanto il compenso che gli avvocati potrebbero vantare sulla base dello scenario da noi prospettato. la voce Cpa (Cassa previdenziale avvocati), corrispondente al 4% della somma tra diritti e onorario, deve essere sempre inserita nella parcella, al contrario dell’Iva. Per i professionisti che fatturano meno di una certa cifra all’anno (30.000 euro) è previsto un regime agevolato, che rende esenti dall’Iva. È questo il caso di alcuni avvocati da noi consultati. totale pagato al primo appuntamento (euro) criterio di selezione La selezione degli studi ha seguito un duplice criterio. Da una parte la notorietà, quindi studi rinomati, il cui titolare è un matrimonialista affermato. Dall’altro, la pubblicità, quindi avvocati che cercano di farsi conoscere con inserzioni su giornali o in internet oppure aprendo studi a piano terra con vetrine, i cosiddetti “negozi su strada”. Il CAlCOlO DEllA TARIFFA criterio di selezione TABELLA COME LEGGERLA la Fonte Del Diritto via Giovanni Aurispa, 31 - Palermo negozio su strada nessuno 500 -1.833 A stuDio Manuali piazzale della Stazione, 6 - Padova pubblicità online nessuno 1.000 -1.333 B assistenza leGale viale San Giovanni Bosco, 148 - Roma stuDio leGale e indirizzo negozio su strada nessuno 1.000 -1.333 B stuDio Gassani piazza Risorgimento, 36 - Roma notorietà nessuno 1.613 -720 B stuDio BalDisserotto via Altinate, 47 - Padova notorietà nessuno 1.800 -533 B stuDio taorMina cresciManno via Dante, 69 - Palermo notorietà nessuno 2.000 -333 B Divorzi on line via Tibullo, 10 - Roma pubblicità online 100 1.226 -1.107 C casa Del Diritto via Giambellino, 10 - Milano negozio su strada 60 1.500 -833 C la BotteGa Forense via San Secondo, 5/G -Torino negozio su strada 62 1.500 -833 C neGozio GiuriDico p.za Garibaldi, 8 - San Giuliano Milanese negozio su strada 100 1.500 -833 C pubblicità su giornali 59 1.600 -733 C pubblicità online 104 1.794 -539 C stuDio Monterisi Galantino via Dante Alighieri, 33 - Bari notorietà 180 1.452 -881 C stuDio cHeF corso Vittorio Emanuele, 460 - Napoli notorietà 120 1.500 -833 C stuDio Dionisio corso Vittorio Emanuele II, 92 - Torino notorietà 200 1.500 -833 D pubblicità su giornali 208 1.603 -730 D stuDio reMonDelli via Vetriera a Chiaja, 12 - Napoli stuDio Mele via Loiacono, 5 - Bari stuDio cHioDi via Scarlatti, 32 - Napoli stuDio De cinQue Marinelli via Luigi Calamatta, 16 - Roma notorietà 250 6.000 3.667 E stuDio zanetti via Chiossetto, 7 - Milano notorietà 624 3.000 667 E stuDio BernarDini De pace via dei Cappuccini, 19 - Milano notorietà 437 7.000 4.667 E 32 Altroconsumo 250 • Luglio-Agosto 2011 www.altroconsumo.it Fino a 624 euro per un colloquio Non solo avere preventivi scritti, anche sentire più pareri è fondamentale prima di decidere a chi affidarsi. Per questo riteniamo che il primo colloquio, quello in cui l’avvocato fornisce un quadro di come pensa di impostare la causa, debba essere gratuito, a maggior ragione se il caso è di un’indiscutibile facilità, come lo è il nostro. Su 19 studi hanno seguito questa strada solo 6: equamente divisi tra avvocati affermati (tra cui Gian Ettore Gassani, presidente dell’Associazione matrimonialisti italiani) e avvocati meno noti. Agli antipodi il comportamento dello studio Bernardini De Pace (Milano), che fa pagare 437 euro per un appuntamento, a cui tra l’altro si è presentata un’assistente della titolare dello studio, dell’avvocato Zanetti (Milano) che richiede per un colloquio l’iperbolica cifra di 624 euro, e dello studio De Cinque Marinelli (Roma) che chiede 250 euro. Il tariffario ne prevede al massimo 185, comunque troppi considerata l’estrema facilità del caso. Quasi 5.000 euro sopra i massimi Non solo: i tre studi appena citati ci hanno proposto preventivi sempre e rigorosamente a voce, e senza rispondere alla nostra ulteriore richiesta via email. Preventivi salati, molto al di sopra dei massimi tariffari: lo studio Bernardini De Pace con i suoi 7.000 euro è andato oltre di 4.667 euro; poco meno De Cinque Marinelli, che ha preventivato 6.000 euro, sforando di 3.667. Mentre Zanetti ne chiede 3.000, oltrepassando il tetto di 667 euro. Non si tratta per fortuna di casi rappresentativi di tutti gli studi legali affermati. Infatti, Baldisserotto e Gassani si distinguono sia per il primo colloquio gratuito, sia per preventivi di spesa abbastanza contenuti (rispettivamente di 1.613 e 1.800 euro), sotto i massimi di diverse centinaia di euro, posizionandosi a metà della forchetta tra il vecchio minimo e l’attuale massimo previsto per legge. Escludendo i casi limite, sia in positivo che in negativo, le differenze di costi tra studi, affermati e non, sono meno ampie di quanto si possa credere. Segno che qualcosa si muove sulla strada della concorrenza, ma che la nuova riforma potrebbe presto bloccare. ¬ iNTERVISTA Come si può sostenere che aprire una bottega giuridica sia deontologicamente scorretto? Infatti le sanzioni non sono arrivate per questo. È perfettamente lecito esercitare la professione nelle botteghe giuridiche: nessuna sentenza si è mai sognata di dire il contrario. I motivi delle sanzioni sono stati finora legati alla pubblicità. Emanuele Principi Se praticare tariffe abbordabili lede dignità e decoro della professione Avvocato Emanuele Principi, perché di fronte al nuovo fenomeno degli studi legali con vetrine su strada, i cosiddetti negozi giuridici, l’Ordine storce il naso? Si fosse limitato a storcere il naso... È andato oltre, passando alle sanzioni. Ci sono stati diversi procedimenti disciplinari nei confronti di colleghi che hanno deciso di aprire studi ad altezza strada, le cosiddette botteghe giuridiche. Studi legali che consentono un’accessibilità più diretta da parte del pubblico, in cui però sono garantite riservatezza e privacy. Un comportamento ineccepibile. Evidentemente per gli Ordini degli avvocati non è così scontato, visto che si sono posti il problema della loro legittimità sotto il profilo della deontologia professionale. E il principio deontologico a cui quasi tutti gli Ordini si sono “attaccati” è quello del decoro. www.altroconsumo.it Sta dicendo che l’Ordine, non potendo attaccare frontalmente i negozi giuridici, ha scelto vie traverse? Mi limito ai fatti. Chiamare uno studio legale su strada con il nome di A.L.T. (Assistenza legale per tutti), come ha fatto a Milano l’avvocato Francesca Passerini, che io ho difeso in giudizio, è stato ritenuto dall’Ordine di Brescia un messaggio pubblicitario scorretto. Lesivo del decoro e della dignità professionale, perché contiene un invito a fermarsi, che si tradurrebbe in concorrenza sleale. Punita con la sanzione della “censura”. Una tesi quantomeno opinabile. Appunto. Intanto, però, A.L.T. ha dovuto cambiare il nome in A.L. (Assistenza legale). Mentre nel caso di un altro studio il provvedimento è stato ben più grave. Un gruppo di cinque giovani avvocati, riuniti nel negozio “virtuale” chiamato Avvocati Point, è stato punito dall’Ordine di Monza con due mesi di sospensione. Una sentenza contro cui abbiamo fatto ricorso. Avvocati Point non è un nome suggestivo. Infatti, questa volta il punto non era il nome, ma la pubblicità su un giornale. Era pubblicizzata una tariffa vantaggiosa: 600 euro per un divorzio consensuale. La tesi dell’Ordine di Monza è che si tratti di una pubblicità non idonea a dare una giusta informazione, ma a sollecitare negli utenti volontà di risparmio. Così si fa concorrenza sleale: il ritornello è lo stesso. E che male c’è se si tratta di tariffe poi effettivamente applicate? È questo il punto. L’Ordine farebbe bene a vigilare sull’effettiva applicazione delle tariffe pubblicizzate, cosa che non fa. La legge Bersani consente la pubblicità, purché sia corretta dal punto di vista informativo e non contenga slogan fantasiosi per catturare l’attenzione degli utenti. Le tariffe possono essere pubblicizzate, purché vere. Tutti requisiti rispettati da Avvocati Point. Quindi la conclusione è che praticare tariffe abbordabili lede il decoro della categoria? Sintesi giornalistica, ma corretta. Gli avvocati più tradizionali sembra che abbiano diritto a un trattamento di favore. Almeno stando a una recente sentenza, sempre dell’Ordine di Monza. Se le informazioni che ho in proposito sono corrette, un collega avrebbe pagato per un pezzo giornalistico in cui si tessevano le lodi del suo studio. A lui, in quanto reo confesso, la più blanda delle sanzioni disciplinari: l’avvertimento. Mentre ad Avvocati Point, per la pubblicità onesta e alla luce del sole, due mesi di sospensione. Luglio-Agosto 2011 • 250 Altroconsumo 33