2.5 Equilibri di fase 2.5.1 Introduzione Una data quantità di materia (chiamata solitamente sistema) può avere proprietà intensive omogenee in tutto il suo volume o solo in alcune sue parti; si definisce fase una porzione di materia con proprietà intensive omogenee. Un sistema eterogeneo è formato quindi da più fasi: attraversando la superficie di separazione tra due fasi si riscontra una brusca variazione di almeno una proprietà intensiva del sistema (per esempio, la densità). Le definizioni sistema monofase e sistema omogeneo sono quindi sinonimi. Con condizioni di equilibrio si intendono solitamente quelle particolari condizioni che un sistema, soggetto a determinati vincoli (per esempio, quello che non vari il valore della temperatura e della pressione), raggiunge dopo un certo tempo (teoricamente infinito) e da cui non ha più alcuna tendenza a spostarsi. Lo stato (intendendo con questo termine l’insieme dei valori assunti dalle grandezze che descrivono le proprietà termodinamiche di un sistema in una data condizione, le cosiddette variabili di stato) di equilibrio stabile di un sistema è indipendente dal tempo e dalla sua storia precedente ed è in grado di resistere inalterato a fluttuazioni di limitata entità nei valori delle sue variabili di stato. Una definizione di questo tipo distingue una condizione di equilibrio stabile non solo da ogni altra condizione, stazionaria o non, di non equilibrio, ma anche da condizioni di equilibrio metastabili. Gli stati di equilibrio sono molto più semplici da descrivere di quelli in cui sono in atto delle trasformazioni; tale semplicità si riflette nella possibilità di descrivere gli stati di equilibrio con un numero limitato di variabili di stato. Questi particolari stati (di equilibrio) rappresentano il campo di applicazione delle leggi della termodinamica. Queste leggi fondamentali non possono essere dimostrate in senso matematico, ma rappresentano piuttosto principi la cui validità poggia sull’assenza di evidenze sperimentali contrarie. Qui interessano le condizioni di equilibrio di particolari sistemi, costituiti da più fasi ed eventualmente da più composti, ma in cui non avvengono trasformazioni chimiche. Con la definizione trasformazione chimica si intende un riarrangiamento degli atomi presenti in un sistema all’interno delle molecole dei diversi composti. Nel seguito viene quindi affrontato il problema della caratterizzazione delle condizioni di equilibrio VOLUME V / STRUMENTI in sistemi multifase multicomponente, ma in cui non avvengano reazioni chimiche, cioè non reagenti. Dopo i fondamentali lavori svolti da Josiah Willard Gibbs alla fine del 19° secolo (Gibbs, 1928), è ben definita la struttura teorica che stabilisce in modo esatto quali sono le condizioni che un sistema deve soddisfare per essere in uno stato di equilibrio. Il problema principale, non ancora completamente risolto, al fine di ottenere soluzioni nella forma di valori numerici utilizzabili nella pratica, consiste nella rappresentazione della realtà attraverso modelli. In altri termini, la descrizione modellistica ancora incompleta delle interazioni molecolari spesso non consente di valutare correttamente le funzioni termodinamiche necessarie per caratterizzare le condizioni di equilibrio di un sistema reale. 2.5.2 Condizioni generali di equilibrio Tutti i sistemi, a seconda dei vincoli a cui sono sottoposti, evolvono spontaneamente in una ben definita direzione. Come è noto, è necessario introdurre il concetto di entropia (una grandezza termodinamica non direttamente misurabile) per dare conto della direzionalità delle trasformazioni spontanee. Poiché l’entropia fornisce informazioni sulla direzione verso cui evolve spontaneamente un sistema, essa è anche in grado di definire lo stato di equilibrio di un sistema come quello stato da cui il sistema non ha alcuna tendenza a evolvere spontaneamente. L’entropia è una grandezza estensiva ed è una funzione di stato definita in modo tale che, a seguito di una trasformazione spontanea in un sistema isolato, può solo aumentare. Di conseguenza, le condizioni di equilibrio in un sistema isolato sono caratterizzate dal fatto che l’entropia assume il valore massimo compatibile coi vincoli imposti al sistema stesso. Gli stati di equilibrio, come detto, possono essere descritti con un numero limitato di variabili. In particolare, si riscontra sperimentalmente che è possibile descrivere completamente lo stato estensivo (cioè il valore di tutte le sue grandezze estensive) di equilibrio stabile di un sistema isotropo monofase multicomponente sulla base della conoscenza del valore dall’energia interna U, del volume V e del numero di moli n⫽(n1,n2,…) di ciascun composto presente nel sistema. Questo è un enunciato del primo principio della 95 EQUILIBRI FISICI E CHIMICI termodinamica. Il fatto che l’entropia totale di un sistema isolato in condizioni di equilibrio debba essere massima viene invece formalizzato dal secondo principio della termodinamica: esiste una funzione dei parametri estensivi di un sistema (U, V e n) chiamata entropia, S, che è definita per tutti gli stati di equilibrio e gode della proprietà che i valori assunti da U, V e n in assenza di vincoli interni in un sistema isolato sono tali da rendere massimo il valore di S. Ne consegue che in condizioni di equilibrio in un sistema isolato deve essere nullo il differenziale primo dell’entropia. Poiché l’entropia è una funzione di stato, il suo differenziale risulta essere esatto e quindi deve valere la relazione: [1] ∂S ∂S dS = dU + dV + ∂V U ,n ∂U V ,n N ∂S + ∑ dni = 0 ∂ i =1 ni U ,V , n j≠i Un sistema composto da più fasi risulta dall’unione di più sistemi monofase, per ciascuno dei quali valgono le considerazioni fatte in precedenza. Il valore complessivo dell’entropia di un tale sistema, essendo l’entropia una funzione di stato estensiva, è calcolabile semplicemente come somma dell’entropia delle diverse fasi. Ciò è formalizzato dal terzo principio della termodinamica: l’entropia è una grandezza estensiva (cioè l’entropia di un sistema composto da più sottosistemi è data dalla somma dell’entropia dei singoli sottosistemi), continua e differenziabile, monotonamente crescente con l’energia interna. Ciò consente di definire: ∂S 1 = → ∂U V ,n T [2] ∂U ∂S = T V ,n [3] ∂S ∂U ∂V = − P → ∂V = S ,n U ,n passaggio di energia meccanica) e diatermana (cioè permette il passaggio di energia termica), sia il volume sia il numero di moli dei due sottosistemi sono costanti e quindi dniA⫽dniB⫽ ⫽dV A⫽dV B⫽0. Inoltre, essendo il sistema totale isolato, anche l’energia interna totale è costante e quindi la variazione di energia interna di un sottosistema deve essere compensata dalla variazione di energia interna dell’altro sottosistema: dU A⫽⫺dU B. Poiché l’entropia è una variabile estensiva, utilizzando queste relazioni, risulta che 1 [6] dS = d S A + S B = dS A + dS B = dU A + A T 1 1 1 A dU B = + − dU = 0 B A T T TB ( cioè in condizioni di equilibrio deve essere T A⫽T B. La grandezza T assume quindi il significato della variabile misurabile temperatura e la relazione precedente richiede che in condizioni di equilibrio le temperature dei sistemi a contatto attraverso pareti diatermane siano uguali. In altri termini, la condizione di equilibrio al trasferimento di calore è che le temperature siano uguali, coerentemente con quanto si verifica sperimentalmente. In modo analogo si ricavano le condizioni di equilibrio al trasferimento di lavoro meccanico. In questo caso si considera la parete divisoria impermeabile, diatermana e mobile (cioè che permette il passaggio di energia meccanica) e quindi, con ragionamenti analoghi ai precedenti, si ricava dniA⫽dniB⫽0; dVA ⫽⫺dVB; dU A⫽⫺dUB. La condizione di massimo di entropia diviene quindi: 1 dS = d S A + S B = dS A + dS B = A dU A + [7] T ( + [4] j≠i ∂S = → ∂ni U ,V ,n j≠i µ ∂S ∂U =− i = − T ∂U V ,n ∂ni S ,V ,n j≠i Come si vedrà in seguito, ai simboli T e P è possibile associare il significato fisico delle variabili misurabili temperatura e pressione, mentre la grandezza mi va identificata con un potenziale chimico. La relazione precedente diviene quindi: 96 dS = 1 dU + P N dV − ∑ µi dni = 0 i =1 T T T Da questa relazione si possono facilmente dedurre le condizioni generali di equilibrio tra le fasi. Tutti i problemi della termodinamica, compreso quello della caratterizzazione dell’equilibrio tra le fasi di un sistema, sono sostanzialmente riconducibili alla schematizzazione di un sistema isolato, rappresentato da un recipiente a pareti rigide, adiabatiche e impermeabili, diviso da una parete in due sottosistemi, A e B. Se la parete divisoria è impermeabile (cioè non permette il passaggio della materia), rigida (cioè non permette il [5] ) 1 PA PB dV A + B dU B + B dV B = A T T T P A PB 1 1 = A − B dU A + A − B dV A = 0 T T T T ∂S ∂U P = = − ∂U V ,n ∂V S ,n T ∂U = µi ∂n i S ,V ,n ) Questa relazione implica (dovendo essere TA⫽TB) che PA sia uguale a PB. La grandezza P assume quindi il significato della variabile misurabile pressione e la relazione precedente richiede che in condizioni di equilibrio le pressioni dei sistemi a contatto attraverso pareti mobili siano uguali. In altri termini, la condizione di equilibrio al trasferimento di lavoro meccanico è che le pressioni siano uguali, coerentemente con quanto verificato sperimentalmente. Infine, si ricavano analogamente le condizioni di equilibrio al trasferimento di materia. In questo caso si considera la parete permeabile, diatermana e mobile. Si noti che in questo caso il sistema considerato può essere visto come un sistema isolato in cui siano presenti due fasi distinte. Infatti, le differenti fasi di un sistema sono dei sottosistemi che possono scambiare tra di loro materia ed energia, e quindi sono separate da pareti permeabili, diatermane e mobili. Ne consegue che, analogamente ai casi precedenti, dniA⫽⫺dniB; dV A⫽⫺dV B; dUA⫽⫺dUB e la relazione di equilibrio diventa: [8] ( ) dS = d S A + S B = dS A + dS B = = N µA 1 PA 1 dU A + A dV A − ∑ iA dniA + B dU B + A T T T i =1 T ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI EQUILIBRI DI FASE + N µB 1 PB 1 dV B − ∑ iB dniB = A − B dU A + B T T T T i =1 N P A PB µA µB + A − B dV A − ∑ iA − iB dniA = 0 T T T i =1 T Questa relazione risulta soddisfatta (dovendo essere T A⫽T B e solo se miA⫽miB. La grandezza mi, il cui senso fisico è meno intuitivo rispetto a quello di temperatura e pressione, prende il nome di potenziale chimico. Il potenziale chimico del composto i-esimo può essere visto come la variazione di energia interna di un sistema causata dall’aggiunta di una mole del composto i-esimo, aggiunta fatta mantenendo costanti l’entropia e il volume del sistema, oltre che il numero di moli di tutte le altre specie. La relazione [8] richiede dunque che in condizioni di equilibrio i potenziali chimici di ciascuna specie presente in sottosistemi separati da pareti permeabili siano uguali. Poiché le precedenti condizioni di equilibrio al trasferimento di calore e di lavoro meccanico impongono che anche la temperatura e la pressione delle diverse fasi in equilibrio siano uguali, la relazione generale di equilibrio tra due fasi multicomponente è la seguente: uguali, così come devono essere uguali i valori del potenziale chimico di tutti i composti nelle diverse fasi. Ricordando che il potenziale chimico, essendo legato a una derivata dell’energia interna, dipende dalle variabili intensive del sistema (temperatura, pressione e composizione), le relazioni che legano le variabili intensive del sistema sono quindi: [11] P A⫽P B) [9] µiα (T , P, x α ) = µiβ (T , P, x β ) dove con a e b si indicano due fasi qualsiasi, con x la composizione e dove si è esplicitamente indicato un unico valore di temperatura e pressione comune alle due fasi, mentre la composizione delle due fasi può essere differente. Nel caso di sistemi monocomponente, contenenti cioè un solo composto puro, la composizione è fissata e la relazione precedente si semplifica nella: [10] µiα (T , P) = µiβ (T , P) Le relazioni [9] e [10] rappresentano in pratica i primi due passi descritti nell’introduzione per la risoluzione di un problema con gli strumenti della termodinamica. Il problema dell’equilibrio tra fasi è stato tradotto nel linguaggio astratto della termodinamica e ne è stata determinata la soluzione, rappresentata dalle relazioni che impongono l’uguaglianza dei potenziali chimici. Rimane ora il problema di riportare questo risultato nel linguaggio del mondo reale, cioè di correlare i potenziali chimici alle variabili intensive misurabili, quali la temperatura, la pressione e la composizione delle diverse fasi. È opportuno impostare preliminarmente il problema in termini di numero di variabili da determinare per definire in modo completo lo stato intensivo di un sistema, cioè il valore di tutte le sue grandezze intensive. In particolare, si definisce numero di gradi di libertà, o varianza, di un sistema il numero di variabili intensive che possono essere assegnate arbitrariamente. Considerando un sistema con F fasi e N composti, il numero delle variabili intensive necessarie a caratterizzare lo stato intensivo di ciascuna fase (temperatura, pressione e composizione) è pari a 2⫹(N⫺1)⫽N⫹1. Si noti che se la composizione di una fase viene espressa in termini di frazioni molari, il numero di frazioni molari che si deve assegnare per ciascuna fase è pari a N⫺1 in quanto l’N-esimo valore si ricava per comN⫺1 xi . Il numero di variabili intensiplemento a uno: xN⫽1⫺兺i⫽1 ve che si devono conoscere per caratterizzare completamente lo stato intensivo di un sistema con F fasi è quindi pari a F(N⫹1). Le condizioni di equilibrio discusse in precedenza richiedono che la temperatura e la pressione di ciascuna fase siano VOLUME V / STRUMENTI T 1 = ... = T F F − 1 relazioni P1 = ... = P F F − 1 relazioni µ = ... = µ F 1 1 1 ... µ1N = ... = µ NF ni N F − 1 relazion ( ) Complessivamente si possono quindi scrivere (F⫺1)⫹ ⫹(F⫺1)⫹N(F⫺1)⫽(N⫹2)(F⫺1) equazioni nelle F(N⫹1) variabili. Perché il sistema di equazioni sia risolvibile, cioè il numero di equazioni disponibile sia pari al numero di incognite, è necessario assegnare il valore di F(N⫹1)⫺ ⫺(N⫹2)(F⫺1)⫽N⫺F⫹2 variabili, che corrispondono al numero di gradi di libertà, o varianza ᐂ, del sistema: [12] ᐂ ⫽N ⫺F ⫹2 Se per esempio il sistema coinvolge 2 fasi e 2 componenti, bisogna assegnare ᐂ⫽2 variabili intensive. Se N⫽F⫽1 la relazione precedente fornisce ᐂ⫽2, che è la ben nota constatazione sperimentale secondo cui lo stato intensivo di un sistema monofase e monocomponente è completamente definito quando sono assegnate 2 variabili intensive. Una volta assegnate ᐂ variabili intensive, le rimanenti variabili intensive possono essere calcolate utilizzando i valori assegnati e le relazioni di equilibrio discusse in precedenza. Nel seguito verrà discusso come usare le relazioni di equilibrio, e in particolare l’uguaglianza dei potenziali chimici, per calcolare il valore delle variabili intensive di un sistema in equilibrio con F fasi e N componenti. È utile però premettere una breve discussione sulle condizioni di equilibrio in sistemi chiusi non isolati, soggetti cioè a vincoli diversi dal mantenere costanti il volume e l’energia interna. La combinazione del primo e del secondo principio della termodinamica fornisce la seguente relazione generale (qui V indica ovviamente il volume), valida per trasformazioni spontanee in sistemi chiusi: [13] TdS − dU − PdV ≥ 0 Per un sistema soggetto al vincolo di energia interna e volume costanti (cioè un sistema isolato), si ha che dU⫽dV⫽0 e la relazione precedente diventa: [14] dS U ,V ≥ 0 che implica che l’entropia può solo aumentare e quindi, in condizioni di equilibrio, deve essere massima, in accordo col secondo principio della termodinamica. Per un sistema soggetto invece al vincolo di entropia e volume costanti, si ha che dS⫽dV⫽0 e la relazione [13] diventa: [15] dU S ,V ≤0 che implica che l’energia interna può solo diminuire e quindi, in condizioni di equilibrio, deve essere minima. Per un sistema soggetto al vincolo di temperatura e volume costanti, si ha che dT⫽dV⫽0 e la relazione [13] diventa: [16] ( ) ( ) TdS − dU − PdV = d TS − dU = d TS −U = − dAT ,V ≥ 0 97 EQUILIBRI FISICI E CHIMICI che implica che l’energia libera di Helmholtz A può solo diminuire e quindi, in condizioni di equilibrio, deve essere minima. Infine, per un sistema soggetto al vincolo di temperatura e pressione costante, si ha che dT⫽dP⫽0 e la relazione [13] diventa: [17] ( ) ( ) = d (TS − U − PV ) = − dG TdS − dU − PdV = d TS − dU − d PV = T ,P ≥0 che implica che l’energia libera di Gibbs G può solo diminuire e quindi, in condizioni di equilibrio, deve essere minima. 2.5.3 Equilibrio tra fasi monocomponente Considerando una sostanza solida, a un certo valore di temperatura e pressione, alla quale venga fornito calore a pressione costante, l’andamento qualitativo della temperatura e del volume molare della sostanza è solitamente quello illustrato in fig. 1. Inizialmente la sostanza si trova nel punto 1, dove è solida. Fornendo calore, la temperatura e il volume molare del corpo aumentano fino a raggiungere il punto 2, dove il composto inizia a fondere: si ha una transizione di fase caratterizzata dalla simultanea presenza della fase solida e di quella liquida in equilibrio. La fase solida ha un volume molare pari a v2S, mentre la fase liquida che si forma ha un volume molare pari a v3L. Poiché le due fasi sono in equilibrio devono avere la stessa temperatura, e quindi la linea che collega il punto 2 al punto 3 è orizzontale (tutte le transizioni di fase dei composti puri sono isotermobariche). Questo implica anche che, a pressione assegnata, la temperatura di fusione di un composto puro (punto 2) e quella di solidificazione (punto 3) coincidono: a pressione assegnata, esiste una e una sola temperatura a cui possono coesistere la fase solida e quella liquida, chiamata temperatura di fusione o di solidificazione. Ovviamente, a temperatura assegnata esiste una e una sola pressione a cui possono coesistere la fase solida e quella liquida, chiamata pressione di fusione o di solidificazione. Questo risulta evidente ricordando che la varianza di un sistema monocomponente è pari a ᐂ⫽3⫺F; quando sono presenti due fasi in equilibrio la varianza risulta quindi unitaria: dato il valore di una variabile intensiva, per esempio la pressione, i valori di tutte le altre variabili intensive, e quindi anche della temperatura, sono fissati. temperatura liquido 4 Tb⫽Td Tm⫽Ts 6 5 vapore 2 3 1 solido v2S v3L v4L vV5 volume molare fig. 1. Andamento qualitativo della temperatura e del volume molare durante il riscaldamento isobaro di una sostanza pura. 98 Continuando a fornire calore la quantità di sostanza fusa a mano a mano aumenta, e quindi anche il volume molare della miscela bifase (cioè il volume occupato da una mole di composto in parte solido e in parte liquido) aumenta, poiché il volume molare del liquido è solitamente superiore a quello del solido. Il volume molare della miscela bifase ha un valore compreso tra quello del solido e quello del liquido in equilibrio (punti 2 e 3) e quindi è rappresentato da un punto sul segmento 2-3. Il valore del volume occupato da una mole di composto in parte liquido e in parte solido può essere calcolato come media pesata sul numero di moli dei valori del volume molare del solido e del liquido: (n L⫹n S)v⫽n Lv3L⫹n Sv2S. Da questa relazione si ricava un’espressione operativa per il calcolo del volume molare di una miscela bifase in funzione del titolo in liquido della miscela, x, definito come x⫽n LⲐ(n L⫹n S): [18] v= ( ) nS nL v S = xv3L + 1 − x v2S vL + L S 3 n + nS 2 n +n L Questa relazione è di carattere generale e consente il calcolo di una generica grandezza specifica della miscela, m, come m⫽xm L⫹(1⫺x)m S. La quantità di calore che deve essere fornita per fondere completamente una mole di composto prende il nome di calore latente molare di fusione. Poiché tale calore viene fornito a pressione costante, prende anche il nome di entalpia molare di fusione. Il calore latente (o entalpia) molare di solidificazione coincide col calore latente molare di fusione a parte il segno, poiché in questo caso bisogna sottrarre calore al sistema anziché fornirlo. Quando tutta la sostanza è fusa (punto 3) il calore fornito provoca un aumento della temperatura e del volume molare fino a raggiungere il punto 4, dove il composto inizia a bollire. A questo punto si ha la simultanea presenza della fase vapore e di quella liquida in equilibrio. La fase vapore ha un volume molare pari a v5V, mentre la fase liquida ha un volume molare pari v4L. Poiché le due fasi sono in equilibrio devono avere la stessa temperatura, e quindi la linea che collega il punto 4 al punto 5 è orizzontale. Analogamente al caso di equilibrio tra la fase liquida e la fase solida, a pressione assegnata la temperatura di ebollizione di un composto puro (punto 4) e quella di condensazione (punto 5) coincidono. A pressione assegnata esiste cioè una sola temperatura a cui possono coesistere la fase vapore e quella liquida, chiamata temperatura di ebollizione o di condensazione. Ovviamente, a temperatura assegnata esiste una sola pressione a cui possono coesistere la fase solida e quella liquida, chiamata pressione (o tensione) di vapore. Analogamente alla transizione di fase da solido a liquido, continuando a fornire calore la quantità di vapore a mano a mano aumenta, e quindi anche il volume molare della miscela bifase liquido–vapore aumenta poiché il volume molare del vapore è superiore a quello del liquido. Il volume molare della miscela bifase ha un valore compreso tra quello del liquido e quello del vapore in equilibrio (punti 4 e 5); è quindi rappresentato da un punto sul segmento 4-5 e può essere calcolato con una relazione analoga a quella vista in precedenza: v⫽xv5V⫹(1⫺x)v4L in cui x⫽n VⲐ(n L⫹nV) rappresenta il titolo in vapore della miscela. Anche questa relazione è di carattere generale e consente il calcolo di una generica grandezza specifica della miscela liquido-vapore, m, come m⫽xmV⫹(1⫺x)m L. La quantità di calore che deve essere fornita per far evaporare completamente una mole di composto prende il nome di calore latente (o entalpia) molare di evaporazione che ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI EQUILIBRI DI FASE coincide col calore latente molare di condensazione a parte il segno. Fornendo ulteriore calore il vapore si riscalda aumentando la sua temperatura e il suo volume molare fino al punto 6. Le stesse informazioni possono essere riportate su un diagramma P-T, come illustrato in fig. 2. Le tre curve rappresentano i confini di esistenza delle tre fasi (solida, liquida e vapore): attraversando ciascuna di queste curve si ha una transizione di fase. Considerando per esempio la curva di evaporazione, a temperatura T1 e pressioni inferiori a P°(T1), che rappresenta la tensione di vapore a temperatura T1 per il composto in esame, esiste solo la fase vapore. Per valori superiori a P°(T1) esiste solo la fase liquida. Soltanto quando la pressione è pari a P°(T1) possono coesistere la fase liquida e vapore in equilibrio. Considerazioni analoghe possono essere fatte per la curva di sublimazione (equilibrio vapore-solido) e di fusione (equilibrio liquido-solido). Sopra la temperatura critica, per definizione, non si ha più transizione di fase e la curva di equilibrio si interrompe. Nella fig. 2 è anche indicato il punto triplo, cioè l’unico valore di temperatura e pressione a cui possono coesistere le tre fasi in equilibrio. Questo punto è unico (cioè sono fissate sia la sua pressione sia la sua temperatura) in quanto, in presenza di tre fasi, la varianza è nulla e non è quindi possibile fissare arbitrariamente alcuna variabile intensiva. Assodato che due fasi a e b in equilibrio devono avere la stessa temperatura e la stessa pressione, la relazione di equilibrio al trasferimento di materia tra le fasi impone che: [19] µα ( T , P° ) = µ β ( T , P° ) dove si è indicato con P° l’unico valore di pressione per cui, all’assegnata temperatura, possono coesistere le due fasi del composto in esame in equilibrio. È noto che il potenziale chimico ha un legame univoco con l’energia libera di Gibbs, definito dalla relazione differenziale: N [20] dG = VdP − SdT + ∑ µi dni i =1 curva di fusione per composti che espandono il loro volume fondendo punto critico pressione liquido P°(T1)⫹dP dP 1 P°(T1) curva di evaporazione vapore curva di sublimazione dT T1 T1⫹dT temperatura fig. 2. Diagramma di stato di un composto puro. VOLUME V / STRUMENTI ∂G µi (T , P, x ) = = Gi (T , P, x ) ∂ni T , P , n j≠i µ (T , P) = g (T , P) (composto puro) La relazione generale di equilibrio [19] per il caso particolare di un composto puro diventa quindi, considerando a titolo di esempio un sistema contenente una fase liquida e una fase vapore, [22] g L ( T , P ° ) = gV ( T , P ° ) Un sistema costituito da una fase liquida e da una fase vapore in equilibrio alla temperatura T1 e alla pressione P°(T1) è rappresentato dal punto 1 nella fig. 2. Se si aumenta la temperatura del sistema di una quantità infinitesima dT, la tensione di vapore deve aumentare di una quantità infinitesima dP affinché continuino a coesistere le due fasi. Il sistema si porta quindi al punto 2 di fig. 2. Sia nel punto 1 sia nel punto 2 deve valere la relazione di equilibrio ( ) ( ) g L T1 , P° T1 = gV T1 , P° T1 g L T1 + dT , P° T1 + dP = gV T1 + dT , P° T1 + dP ( ) ( ) Poiché per entrambe le fasi vale la relazione g[T1⫹dT, P1°(T1)⫹dP]⫽g[T1, P°1(T1)]⫹dg, ne consegue che dg L⫽dg V. Introducendo l’espressione del differenziale dell’energia libera di Gibbs molare per un composto puro, [24] solido punto triplo [21] [23] curva di fusione per composti che si riducono di volume fondendo 2 Per un composto in miscela il potenziale chimico coincide quindi con l’energia libera di Gibbs parziale molare. È opportuno ricordare che le grandezze parziali molari rappresentano la variazione di una generica proprietà M della miscela a seguito dell’aggiunta di una mole di un composto i mantenendo costanti la temperatura, la pressione e il numero ᎐ ⫽(⭸MⲐ⭸n ) di moli di tutti gli altri composti: M i i T,P,nj⬆i. Alla grandezza parziale molare può essere associato anche il significato fisico di valore della grandezza molare del composto i quando questo è presente in una certa miscela. Tutte le proprietà di miscela possono quindi essere calcolate sulla base del valore delle grandezze parziali molari e della composizione con la relazione M(T,P,n)⫽兺Ni⫽1M᎐i (T,P, x)ni che, in termini molari, ᎐ (T,P, x)x . diventa m(T,P,x)⫽兺Ni⫽1M i i Poiché per un composto puro l’energia libera di Gibbs parziale molare coincide con l’energia libera di Gibbs molare, si hanno le seguenti relazioni tra il potenziale chimico e l’energia libera di Gibbs: dg L = − s L dT + v L dP = dgV = − sV dT + v V dP si ottiene una relazione che fornisce la dipendenza della tensione di vapore dalla temperatura attraverso il calore latente di evaporazione (∆hev⫽hV⫺h L) e la variazione di volume molare nella transizione di fase (∆vev⫽vV⫺v L), nota come equazione di Clapeyron: hV − h L T ∆hev dP ° sV − s L [25] = = = V L V L dT v −v v −v T ∆vev Relazioni analoghe possono essere dedotte anche per le altre transizioni di fase, tra liquido e solido e tra vapore e solido, pur di inserire nella relazione precedente il calore latente e la variazione di volume molare relativi alla transizione di fase considerata. Poiché i calori latenti di evaporazione, fusione e sublimazione sono sempre positivi, la pendenza (dPⲐdT ) delle curve ( ) 99 EQUILIBRI FISICI E CHIMICI che rappresentano il luogo dei punti di equilibrio tra due fasi sul diagramma di fig. 2 dipende dal segno di ∆v. La variazione di volume da liquido a vapore e da solido a vapore è sempre positiva e quindi la pendenza delle curve di evaporazione e di sublimazione è sempre positiva. In altri termini, la tensione di vapore del liquido e del solido aumenta sempre con la temperatura. Per molti composti ∆vfus⬎0, cioè il volume molare del liquido è maggiore di quello del solido in equilibrio. Per questi composti dPⲐdT è positivo anche per il ramo di equilibrio liquido-solido e la temperatura di fusione aumenta con la pressione. Viceversa, per composti come l’acqua, il cui volume molare liquido è minore di quello solido, la pendenza della curva di fusione è negativa e la temperatura di fusione diminuisce se la pressione aumenta. Considerando la curva di evaporazione a pressioni non troppo elevate e lontano dal punto critico, è possibile approssimare la relazione precedente considerando il volume molare del gas molto maggiore di quello del liquido e simile a quello di un gas perfetto, ∆vev⫽vV⫺v L⬇vV⬇RTⲐP, per ottenere la equazione di Clausius-Clapeyron: [26] dP° P° ∆hev = dT RT 2 → d ln P° ∆hev = dT RT 2 Questa relazione può essere utilizzata per stimare il valore del calore latente di evaporazione da due valori di tensione di vapore, oppure per dedurre l’andamento qualitativo della tensione di vapore con la temperatura. Trascurando la variazione del calore latente con la temperatura, approssimazione ragionevole per differenze di temperatura non troppo elevate, si ottiene: [27] ln ( ) = ∆h R P° ( T ) P° T2 ev 1 1 1 T − T 1 2 → ∆hev = → ( ) R ln P° T2 ( ) ) P° T1 1 T1 − 1 T2 ( relazione che mostra anche come i valori del logaritmo della tensione di vapore in funzione dell’inverso della temperatura si devono allineare su di una retta. 2.5.4 Equilibrio tra fasi multicomponente Assodato che anche per le miscele la temperatura e la pressione delle fasi in equilibrio devono essere uguali, per rappresentare le condizioni di equilibrio al trasferimento di materia tra le fasi è necessario correlare il potenziale chimico di un composto in miscela a variabili misurabili. Seguendo l’approccio proposto da Gilbert Newton Lewis si definisce la fugacità, fˆi , mediante la relazione differenziale [28] d µi ,T = RTd ln fˆi Poiché per una miscela di gas perfetti, come verrà discusso in seguito, vale la relazione tra potenziale chimico e pressione parziale [29] d µi ,T = RTd ln Pi e ricordando che tutti i fluidi a pressioni sufficientemente basse si comportano come gas perfetti, la definizione precedente viene completata dalla seguente: 100 [30] fˆi lim P = 1 P→ 0 i Da queste relazioni è evidente che la fugacità di un gas perfetto coincide con la pressione parziale (o con la pressione totale se il gas è puro). Considerando un sistema contenente due fasi in equilibrio, indicate con a e b, è possibile integrare la relazione precedente tra le condizioni delle due fasi in equilibrio: β ,T , P , x β β ,T , P , x β ∫ [31] α ,T , P , x ∫ d µi = RT α α ,T , P , x d ln fˆi α µiα (T , P, x α ) − µiβ (T , P, x β ) = RT ln fˆiα (T , P, x α ) fˆ β (T , P, x β ) i Poiché in condizioni di equilibrio i potenziali chimici di ciascun composto nelle diverse fasi devono essere uguali, la relazione fornisce la seguente condizione per l’equilibrio al trasferimento di materia tra le fasi, del tutto equivalente all’uguaglianza dei potenziali chimici: [32] fˆ α (T , P, x α ) = fˆ β (T , P, x β ) i i Affinché il sistema sia in equilibrio rispetto al trasferimento di materia tra le fasi è dunque necessario che la fugacità di tutti i composti nelle diverse fasi assuma lo stesso valore. Dato un sistema formato da N composti che si ripartiscono tra due fasi, le variabili intensive necessarie a caratterizzare completamente il sistema sono quindi la temperatura e la pressione (due variabili, considerando implicitamente che le due fasi devono avere stessa temperatura e stessa pressione) e le frazioni molari in ciascuna fase (N⫺1 variabili per ciascuna fase, ricordando che il valore della N-esima frazione molare può essere calcolato dai valori delle rimanenti N⫺1 frazioni molari come complemento a 1). In totale si hanno quindi 2N variabili intensive. La varianza di questo sistema è pari a ᐂ⫽N⫺2⫹2⫽N, e quindi N variabili intensive devono essere assegnate per poter calcolare le rimanenti N. Le N equazioni necessarie per calcolare le N variabili non assegnate sono proprio le relazioni [32], una per ciascun composto presente nelle due fasi. A queste si aggiungono le due relazioni stechiometriche per calcolare l’N-esima frazione molare nelle due fasi N [33] ∑x i =1 N ∑x i =1 α i =1 β i =1 Tutti i casi particolari discussi nel seguito sono riconducibili alla risoluzione del sistema di equazioni [32] e [33]. Ovviamente, il primo problema da affrontare, che consiste sempre nel cercare di ricondurre la soluzione del problema dal linguaggio astratto della termodinamica al mondo reale, riguarda il calcolo della fugacità sulla base di variabili misurabili. Fugacità da equazioni di stato: metodi diretti I metodi diretti utilizzano come riferimento una miscela di gas perfetti, cioè una miscela in cui non esistono interazioni tra le molecole e per cui quindi valgono l’equazione di stato Pv⫽RT e il teorema di Gibbs (tutte le proprietà parziali ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI EQUILIBRI DI FASE molari, eccetto il volume, di un componente di una miscela di gas perfetti sono uguali alle corrispondenti proprietà molari del composto puro come gas perfetto, calcolate alla stessa temperatura della miscela ma a una pressione uguale alla pressio᎐ *(T,P,x)⫽m*(T,P), ne parziale del componente nella miscela): M i i i dove M è una generica proprietà termodinamica. Il teorema di Gibbs consente di calcolare tutte le proprietà parziali molari di una miscela di gas perfetti da quelle molari dei composti puri, a parte il volume parziale molare che ovviamente si calcola come V᎐i *(T,P,x)⫽(⭸V *Ⲑ⭸ni )T,P,ni⬆i⫽RTⲐP⫽vi*(T,P). Utilizzando il teorema di Gibbs è facile dimostrare che esiste la semplice relazione [29] tra il potenziale chimico e la pressione parziale per un componente di una miscela di gas perfetti [34] d µ (T , P, x ) = RTd ln Pi * i che per un composto puro si riduce alla relazione [35] d µ * (T , P) = RTd ln P I cosiddetti metodi diretti, poiché utilizzano come riferimento una miscela di gas perfetti, introducono il coefficiente di fugacità /̂i , una grandezza che tiene conto dello scostamento del comportamento del sistema da quello di un gas perfetto. Tale coefficiente è definito come il rapporto tra la fugacità di un composto in una miscela e la fugacità del composto in una miscela di gas perfetti nelle stesse condizioni fˆ T , P, x fˆ T , P, x = i [36] φˆi T , P, x = i* Px fˆ T , P, x ) ( i ( ( ) ) ) ( i Risulta evidente che il coefficiente di fugacità di un composto in una miscela di gas perfetti è uguale a 1 e che per un composto puro la definizione di coefficiente di fugacità diventa f ( T,P ) f ( T,P ) = [37] φ ( T , P ) = * f ( T,P ) P Il problema della caratterizzazione delle condizioni di equilibrio tra fasi è stato quindi ricondotto dal calcolo dei potenziali chimici a quello delle fugacità e ora a quello dei coefficienti di fugacità. I metodi diretti risolvono il problema del calcolo dei coefficienti di fugacità correlandoli con l’energia libera di Gibbs. Il calcolo dell’energia libera di Gibbs coi metodi diretti passa attraverso il calcolo dello scostamento della funzione termodinamica del fluido reale, G, da quella di un gas perfetto, G*, chiamata funzione residua: GR⫽G⫺G*. Poiché le proprietà termodinamiche di un gas perfetto sono calcolabili in modo esatto, la conoscenza dell’energia libera di Gibbs o dell’energia libera di Gibbs residua fornisce le stesse informazioni. La forma adimensionale dell’energia libera di Gibbs molare residua, gR/RT, si calcola facilmente partendo dalla relazione differenziale [38] g* g gR h v dP − dT − d = −d = d RT RT RT RT RT 2 v* hR vR h* dT dP − dT = dP − − RT RT RT 2 RT 2 in cui si sono utilizzate le relazioni dg⫽vdP⫺sdT e g⫽h⫺Ts. Come al solito, in termodinamica il valore di una funzione di stato viene calcolato seguendo il percorso più comodo. In questo caso, il valore della funzione g R/RT può essere calcolato considerando una trasformazione isoterma: VOLUME V / STRUMENTI g R ( P )/ RT [39] ∫ 0 gR P vR d dP = ∫ RT 0 RT T = cost Il valore zero dell’estremo inferiore di integrazione nasce dal fatto che per pressioni prossime a zero tutti i fluidi si comportano come un gas perfetto, e quindi le grandezze residue diventano per definizione nulle. La relazione precedente, introducendo il coefficiente di compressibilità Z⫽Pv/RT, fornisce la seguente equazione: P gR ( T , P ) v − v* [40] −0 = ∫ dP = 0 RT RT P dP P Pv dP = ∫ − 1 = ∫ ( Z − 1) P 0 RT 0 P L’importante implicazione di questa relazione è che sulla base della conoscenza di un’equazione di stato (EOS, Equation Of State), cioè della funzione Z(T,P,x), dedotta da misure sperimentali P-v-T-x, è possibile calcolare il valore dell’energia libera di Gibbs molare residua e quindi dell’energia libera di Gibbs. Questa gioca un ruolo particolare nella termodinamica delle miscele, in quanto è possibile dimostrare che da essa possono essere derivate tutte le altre grandezze termodinamiche di interesse: l’energia libera di Gibbs può essere vista come la funzione generatrice di tutte le proprietà termodinamiche. Ciò implica che utilizzando un’equazione di stato è possibile calcolare tutte le funzioni termodinamiche, a conferma dell’enorme importanza delle equazioni di stato nella termodinamica. Per un fluido reale il coefficiente di fugacità /̂i può essere correlato all’energia libera di Gibbs residua parziale molare e calcolato utilizzando una equazione di stato. Integrando la definizione di fugacità tra una condizione di gas perfetto e una di fluido reale, si ottiene: T , P, x [41] ∫ T , P, x d µi = RT T , P , x ,* ∫ d ln fˆi T , P , x ,* fˆi = RT ln φˆi Pi Ricordando che il potenziale chimico di un composto in miscela coincide con l’energia libera di Gibbs parziale molare e utilizzando la definizione di funzione residua, la relazione precedente può essere riscritta come: µi (T , P, x ) − µi* (T , P, x ) = RT ln [42] Gi (T , P, x ) − Gi* (T , P, x ) = GiR (T , P, x ) = = RT ln φˆ (T , P, x ) i Ne consegue che il coefficiente di fugacità di un composto in una miscela può essere calcolato dall’energia libera di Gibbs residua: [43] ∂ G R (T , P, x ) RT lnφˆi (T , P, x ) = = ∂ n i T ,P ,n j≠i ∂ ng R (T , P, x ) RT = = ∂ n i T ,P ,n j≠i P dP ∂ n ∫0 Z − 1 P = = ∂ni T ,P ,n j≠ i ( ) 101 EQUILIBRI FISICI E CHIMICI ( ) ∂n Z − 1 = ∫ 0 ∂ni P T ,P ,n j≠i P ∂nZ dP dP = ∫ − 1 P P 0 ∂ni T ,P ,n j≠i Si noti che la dipendenza di Z da ni è contenuta nelle regole di ‘miscelazione’ delle equazioni di stato per le miscele. Nel caso di fluidi puri, il coefficiente di compressibilità non dipende dalla composizione e quindi la relazione precedente diventa P [44] ln φ (T , P) = ∫ ( Z − 1) 0 dP P Se è nota un’equazione di stato è possibile effettuare l’integrazione contenuta nelle equazioni precedenti (eventualmente preceduta dalla derivazione per il caso di miscele) e quindi calcolare il valore del coefficiente di fugacità. Una delle equazioni di stato più semplici è quella degli stati corrispondenti. Questa equazione di stato prevede che il fattore di compressibilità di tutti i fluidi dipenda solo dalla temperatura ridotta e dalla pressione ridotta (definite come il rapporto tra la temperatura o la pressione e i relativi valori nel punto critico: TR⫽TⲐTC e PR⫽PⲐPC), cioè Z⫽Z 0(TR , PR). Questa relazione in pratica afferma che due fluidi che si trovano in due stati corrispondenti (cioè caratterizzati dalla stessa temperatura ridotta e pressione ridotta) hanno lo stesso coefficiente di compressibilità. Sono stati fatti molti tentativi di sviluppare delle correlazioni generali del coefficiente di compressibilità in funzione delle variabili ridotte in grado di riprodurre correttamente i risultati sperimentali. La complessità delle relazioni trovate rende però preferibile riportarle in forma tabulare o grafica, come quelle di B. I. Lee e M. G. Kesler (1975). Eccetto che nella regione prossima alla curva di saturazione e al punto critico, questa correlazione prevede il coefficiente di compressibilità di composti poco polari con un errore di circa il 5%. D’altro canto, per composti molto polari e per i cosiddetti gas quantici (idrogeno, elio e neon) gli scostamenti dai valori sperimentali possono essere molto elevati. Per migliorare la previsione dell’equazione degli stati corrispondenti per i composti polari si utilizza solitamente un terzo parametro che tiene conto della polarità delle molecole, il fattore acentrico di Pitzer, w: [45] ∂Z Z = Z ( TR , PR , ω ) ≈ Z 0 ( TR , PR ) + (ω − 0 ) = ∂ω ω = 0 = Z 0 ( TR , PR ) + Z 1 ( TR , PR ) ω In questa relazione (detta equazione degli stati corrispondenti a tre parametri) il valore di Z1 (disponibile anch’esso in forma grafica o tabulare in funzione delle variabili ridotte) rappresenta una correzione al valore di Z 0 e può quindi essere spesso trascurato per una valutazione di massima. 1,5 fig. 3. Diagramma generalizzato del coefficiente di fugacità in funzione delle variabili ridotte (Sandler, 1989). 1,40 1,4 1,3 curva di saturazione 1,2 1,30 TR 1,25 1,1 15,00 10,00 6,00 1,0 1,20 coefficiente di fugacità 1,15 0,9 0,9 0 2,00 1,90 1,80 1,70 1 94 ,00 0, 0,8 0,6 0,85 0,90 0,94 1,30 1,25 0,75 0,90 1,20 0,70 1,15 0,85 1,10 1,06 1,08 1,04 1,02 1,00 0,98 0,96 0,94 0,92 0,90 0,85 0,80 0,75 0,70 0,3 0,65 0,2 0 0,1 1,00 1,35 0,80 0,5 0,1 1,06 1,60 1,50 1,45 1,40 0,7 0,4 1,10 0,60 0,2 0,3 0,5 1,0 2,0 3,0 5,0 0,80 0,75 0,70 0,60 10 20 30 pressione ridotta 102 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI EQUILIBRI DI FASE Utilizzando questa equazione di stato, anche la relazione per il calcolo del coefficiente di fugacità di un composto puro può essere posta in una forma generalizzata: P [46] ln φ = ∫ ( Z − 1) 0 = dP = P PR ∫ Z (T R 0 ) dP , PR , ω − 1 R PR T = cost Si nota che il coefficiente di fugacità dipende solo dalla pressione ridotta e dal coefficiente di compressibilità. Utilizzando la legge degli stati corrispondenti a tre parametri si ottiene: [47] ln φ = PR ∫( 0 PR + ω ∫ Z1 0 ) dP Z 0 + ω Z1 − 1 R = PR () dPR = ln φ PR 0 PR ∫( 0 ) dP Z0 − 1 R + PR () + ω ln φ 1 T = cost I due integrali possono essere valutati in funzione delle sole variabili TR e PR dai dati tabulati di Z 0(TR,PR) e Z1(TR,PR). I due gruppi ln(/)0 e ln(/)1 dipendono quindi solo dalle variabili ridotte e possono essere riportati in grafici o tabelle in modo simile a quanto viene fatto per le due funzioni Z 0(TR,PR) e Z1(TR,PR). Analogamente al caso del coefficiente di compressibilità, la funzione ln(/)1 rappresenta una correzione ai valori della funzione ln (/)0 e può quindi essere spesso trascurata per una valutazione di massima. I valori di /0 in funzione della temperatura ridotta e della pressione ridotta, sia per la fase liquida sia per quella vapore, sono riportati nel grafico di fig. 3. Grafici di questo tipo consentono una rapida valutazione dell’entità dello scostamento dal comportamento di gas perfetto per un dato fluido puro in date condizioni di temperatura e pressione. Un’importante differenza tra il caso dei fluidi puri e quello delle miscele consiste nel fatto che, nel caso di miscele, Z non dipende solo dalle variabili ridotte ma anche dalla composizione. Questo implica che, a differenza di quanto avviene per i fluidi puri, non è possibile dedurre delle relazioni generalizzate per il calcolo del coefficiente di fugacità valide per tutte le miscele in funzione delle sole variabili ridotte. Per pressioni non troppo elevate (indicativamente inferiori a circa 15 bar) e per la fase gassosa, l’equazione di stato del viriale fornisce previsioni ragionevoli del coefficiente di compressibilità con la forma troncata al secondo coefficiente B, Z⫽1⫹BPⲐRT. Utilizzando questa equazione di stato per calcolare il coefficiente di fugacità si ottiene [48] ln φ = ∫ ( Z − 1) P 0 dP = P ∫ P 0 dP BP BP = − 1 1+ P RT RT L’equazione di stato del viriale può rappresentare solo il comportamento della fase vapore. Per rappresentare anche il comportamento della fase liquida sono necessarie equazioni di stato più complesse, quali quelle di tipo cubico. L’espressione generale di un’equazione di stato cubica nel volume (o nel coefficiente di compressibilità) è la seguente: Pv v a(T ) v = − [49] RT v − b RT ( v + ε b ) ( v + σ b ) dove [50] a(T ) = Ωaα (T ,ω ) ( RTc Pc ) 2 b= Ωb RTc Pc Il valore o significato dei vari simboli presenti in queste relazioni per alcune delle equazioni di stato più utilizzate è riassunto nella tab. 1. La relazione precedente può essere posta nella forma esplicitamente cubica nel coefficiente di compressibilità come: [51] Z3 + βZ2 + γ Z + δ = 0 I coefficienti di questa relazione generale per alcune equazioni di stato sono riportati sempre in tab. 1. Poiché le equazioni di stato di tipo cubico forniscono il coefficiente di compressibilità non come funzione esplicita della pressione, ma come funzione esplicita del volume, è necessario un cambio di variabili nell’integrale dell’equazione [44] per poter calcolare, inserendo la relazione [49], il coefficiente di fugacità che assume la forma generale: tab. 1. Valore o significato di alcuni simboli presenti nelle relazioni generali delle equazioni di stato cubiche di van der Waals (vdW), Redlich-Kwong (RK), Redlich-Kwong-Soave (RKS) e Peng-Robinson (PR). Per tutte le equazioni di stato A⫽aP/(RT)2, eccetto la RK per cui A⫽aP/ [(RT )2T 1/2] e B⫽bP/(RT ) vdW RK RKS PR a(T,w) 1 TR⫺0,5 [1⫹(0,480⫹1,574w⫺0,176w2) (1⫺TR0,5)]2 [1⫹(0,37464⫹1,54266w⫺ ⫺0,26992w2(1⫺TR0,5)]2 e 0 0 0 ⫺0,414214 s 0 1 1 2,414214 Wa 27/64 0,42748 0,42748 0,457235 Wb 1/8 0,08664 0,08664 0,077796 b ⫺1⫺B ⫺1 ⫺1 ⫺1⫹B g A A⫺B⫺B2 A⫺B⫺B2 A⫺2B⫺3B2 d ⫺AB ⫺AB ⫺AB ⫺AB⫹B2⫹B3 VOLUME V / STRUMENTI 103 EQUILIBRI FISICI E CHIMICI [52] ln φ = Z − 1 − ln ( v − b) Z a v + σb + ln v bRT (ε − σ ) v + ε b Utilizzando i parametri e e s, riportati in tab. 1 per le diverse equazioni di stato cubiche, si ottengono diverse espressioni operative per il calcolo dei coefficienti di fugacità sia della fase vapore sia della fase liquida. Assegnati i valori della temperatura e della pressione, è possibile quindi calcolare, per una data equazione di stato, i valori dei parametri presenti nelle relazioni generali [51] e [52]. Risolvendo l’equazione cubica [51] si ottengono sempre tre radici, ma le uniche che hanno un significato fisico sono quelle reali e positive. Nel caso in cui l’equazione fornisca più di una soluzione reale positiva, si considera il valore maggiore se la pressione è inferiore alla tensione di vapore a quella temperatura e quindi esiste solo la fase gas, mentre si considera il valore minore se la pressione è superiore alla tensione di vapore a quella temperatura e quindi esiste solo la fase liquida. Nel caso in cui la pressione sia uguale alla tensione di vapore a quella temperatura esistono entrambe le fasi in equilibrio e si considerano quindi i due valori estremi. Il valore centrale non rappresenta uno stato di equilibrio stabile e non viene quindi mai considerato. Noto il valore del fattore di compressibilità, Z, è immediato calcolare il volume molare, v⫽ZRTⲐP, e quindi il valore del coefficiente di fugacità tramite l’equazione [52]. Nel caso di miscele, è possibile utilizzare le stesse equazioni di stato pur di far intervenire dei parametri, energetici e geometrici, caratteristici della miscela in esame. Tali parametri possono essere calcolati sulla base dei valori degli stessi parametri per i composti puri e della composizione della miscela attraverso delle opportune regole di ‘miscelazione’ (che forniscono la dipendenza dalla composizione) e di ‘combinazione’ (che forniscono la dipendenza dai parametri dei composti puri). La dipendenza dalla composizione del coefficiente di compressibilità, necessaria per calcolare la derivata presente nell’equazione [43], è quindi confinata nelle regole di miscelazione utilizzate. Nel caso dell’equazione del viriale troncata al secondo termine, la regola di miscelazione che fornisce il parametro da utilizzare per rappresentare il comportamento di una miscela è [53] B = ∑ i=1 ∑ j=1 xi x j Bij N N In questa relazione i parametri con lo stesso pedice, Bii , rappresentano il secondo coefficiente del viriale del composto puro e quindi tengono conto delle interazioni a due corpi tra molecole uguali. Quelli invece con pedice diverso, Bij , tengono conto delle interazioni a due corpi tra molecole diverse. Questi parametri prendono in considerazione solo le interazioni a due corpi. In questo modo i parametri presenti derivano dal comportamento sperimentale dei composti puri o, al massimo, delle miscele a due componenti. Il comportamento delle miscele con più di due componenti può essere previsto sulla base di questi soli parametri. Utilizzando questa regola di miscelazione con la relazione generale [43] si ottiene la seguente espressione del coefficiente di fugacità di un composto in miscela: [54] ( ) N P ln φˆi (T , P, x ) = 2∑ j =1 B ji − B RT Analogamente a quanto visto per i composti puri, nel caso di equazioni di stato di tipo cubico è possibile ottenere la seguente relazione generale del coefficiente di fugacità di un composto in miscela: 104 [55] ( ) v−b Z b ln φˆi (T , P, x ) = i Z − 1 − ln + b v ) ( + ai bi v + σ b a 1+ + − ln a b v + εb bRT ε − σ ( ) dove la dipendenza dalla composizione è confinata nel valore delle derivate rispetto al numero di moli del composto i-esimo dei parametri energetici e geometrici della miscela, che ovviamente dipendono solo dalla particolare regola di miscelazione utilizzata: [56] ai = ( ) ∂ na ∂ni ( ) T ,n j ≠i ∂ nb bi = ∂ni T ,n j ≠i Spesso per le equazioni di stato di tipo cubico vengono utilizzate regole di miscelazione per il generico parametro p (che può quindi essere sia a sia b) riconducibili alla seguente forma quadratica (o di van der Waals), che coincide con quella precedentemente utilizzata per l’equazione di stato del viriale: [57] p = ∑ i =1 ∑ j =1 xi x j pij = x T px N N Anche in questo caso i parametri con pedice uguale rappresentano le interazioni a due corpi tra molecole uguali, mentre quelli con pedice diverso tengono conto delle interazioni a due corpi tra molecole diverse. Se si assume come regola di combinazione una media aritmetica, pij⫽( pi⫹pj)Ⲑ2, la regola di miscelazione quadratica si riduce a una regola di miscelazione lineare: [58] p = ∑ i =1 xi pi = x T p N che è la regola solitamente utilizzata per il parametro geometrico b. Se invece si utilizza 123 come regola di combinazione una media geometrica, pij⫽冪 pi pj , la regola di miscelazione quadratica si riduce a [59] p= (∑ N i =1 xi pi ) 2 che è la regola solitamente utilizzata per il parametro energetico a. La scelta di una media geometrica per il paramero energetico nasce per analogia con la regola per il calcolo del potenziale di interazione intramolecolare tra molecole diverse, nel caso in cui le forze prevalenti tra le molecole siano quelle di dispersione di London. Ci si attende che questa regola di combinazione fornisca previsioni ragionevoli per miscele in cui le interazioni prevalenti tra le molecole siano appunto quelle di London. Dalla regola di miscelazione quadratica è immediato ottenere una relazione esplicita per le derivate presenti nell’equazione del coefficiente di fugacità [60] pi = ∂ ( np ) ∂ni = − p + 2∑ j=1 p ji N T ,n j ≠ i da cui si possono derivare i casi particolari relativi alle due regole di combinazione solitamente utilizzate per i parametri a e b: bi = bi [61] ai = − a + 2 ai a Utilizzando le diverse equazioni di stato riportate in tab. 1 è possibile quindi derivare diverse espressioni per il ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI EQUILIBRI DI FASE coefficiente di fugacità di un composto in miscela. Le regole di miscelazione di tipo quadratico non riescono a riprodurre correttamente situazioni in cui le interazioni intramolecolari siano particolarmente marcate. Inoltre, nascendo come correzioni al comportamento di gas perfetto, le previsioni delle equazioni di stato sono generalmente più accurate per la fase vapore che non per la fase liquida. Tra le molte regole di miscelazione alternative proposte per ovviare a questi problemi, risultano particolarmente efficaci quelle di Wong-Sandler. Tali regole di miscelazione cercano di far sì che l’equazione di stato produca risultati affidabili sia nella zona ad alta densità (caratteristica della fase liquida) sia in quella a bassa densità (caratteristica della fase vapore). Per ottenere questi risultati le regole di miscelazione vengono derivate dall’imporre da un lato che l’equazione di stato riproduca correttamente l’energia libera di Helmholtz di eccesso della miscela (il significato delle funzioni di eccesso verrà ampiamente discusso nel seguito, qui basta accennare al fatto che il termine di eccesso tiene conto dello scostamento del comportamento di una miscela, solitamente liquida, dal comportamento di una miscela ideale caratterizzata dall’avere interazioni identiche tra molecole dello stesso tipo e tra molecole di tipo differente) a pressione infinita, cioè nella regione ad alta densità. Ciò viene fatto utilizzando le informazioni sperimentali disponibili in termini di energia libera di Gibbs di eccesso, g E, a media-bassa pressione. Dall’altro lato si impone anche che le regole di miscelazione forniscano un valore del secondo coefficiente del viriale coerente con la dipendenza (dimostrabile in modo esatto) di tipo quadratico dalla composizione. In questo modo l’equazione di stato si comporta correttamente anche là dove l’equazione di stato del viriale è affidabile, cioè nella regione del gas a bassa pressione. Le regole di miscelazione che ne derivano sono le seguenti: [62] b = RT ∑ ∑ a + aj 1 1 − kij x x j bi + bj − i 2 RT a gE N RT − ∑ i =1 xi i + bi C N N i =1 j =1 i ( ) N a gE a = b ∑ i =1 xi i − bi C N [63] bi = RT j =1 j ai + a j bi + bj − RT 1 − kij − N ak g E RT − ∑ xk + bk C k =1 ( ) ln γ i a b1 + − i C b RT i − N a gE RT − ∑ xk k + bk C k =1 a bi ln γ i ai = bRT i − + a b − 1 b RT C i VOLUME V / STRUMENTI Fugacità di fasi condensate: metodi indiretti I metodi indiretti utilizzano come riferimento una miscela ideale, cioè una miscela per cui siano nulli gli effetti volumetrici ed entalpici di miscelazione. Ciò significa che il processo di miscelazione isobaro non è associato a una variazione del volume ed è atermico. Questa approssimazione è tanto più ragionevole quanto più i composti sono simili e quindi quando le interazioni tra molecole dello stesso tipo e di tipo diverso sono simili. Questo tipo di miscela è la più semplice miscela liquida che si possa immaginare, in quanto non è ovviamente possibile assumere, come nel caso di miscele di gas perfetti, che non esistano interazioni tra le molecole poiché devono esistere delle forze attrattive responsabili della condensazione. Tutto questo risulta verificato se l’energia libera di Gibbs parziale molare dipende dalla composizione in modo analogo a quella di una miscela di gas perfetti: [64] dove C è un parametro il cui valore dipende dall’equazione di stato utilizzata. Per l’equazione di stato RKS (Redlich-KwongSoave) il parametro C vale 0,69315, mentre per l’equazione di stato PR (Peng-Robinson) vale 0,62323. Da queste regole di miscelazione si ricavano facilmente le derivate rispetto alla composizione necessarie per il calcolo del coefficiente di fugacità: ∑x dove gi è il coefficiente di attività, un parametro (estesamente discusso nel seguito) legato al valore di eccesso dell’energia libera di Gibbs. Il parametro di interazione binaria kij può essere stimato per confronto con gli stessi dati di energia libera di Gibbs di eccesso utilizzati nelle regole di miscelazione. Indipendentemente dalle regole di miscelazione e dall’equazione di stato utilizzata, la procedura per il calcolo del coefficiente di fugacità di un composto in miscela è la seguente. Assegnati i valori della temperatura, della pressione e la composizione della miscela è possibile calcolare, per una data equazione di stato e una data regola di miscelazione, i valori dei parametri presenti nelle relazioni generali [51] e [55]. Risolvendo l’equazione cubica [51] si ottengono sempre tre radici: anche in questo caso le uniche che hanno un significato fisico sono quelle reali e positive. Nel caso in cui l’equazione fornisca più di una soluzione reale positiva, si considera il valore maggiore se si tratta di una miscela in fase vapore, mentre si considera il valore minore se la miscela è in fase liquida. Il valore centrale non rappresenta uno stato di equilibrio stabile e non viene quindi mai considerato. Noto il valore del coefficiente di compressibilità della miscela, Z, è immediato calcolare il volume molare della miscela, v⫽ZRTⲐP, e quindi il valore del coefficiente di fugacità tramite l’equazione [55]. Gi• (T , P, x ) = g i (T , P) + RT ln xi La relazione precedente differisce da quella valida per le miscele di gas perfetti in quanto l’energia libera di Gibbs molare del composto puro, gi(T,P), non è quella nello stato di gas perfetto ma nel reale stato in cui il composto puro si trova a T e P, per esempio in fase liquida. In questo modo tutta la differenza tra il gas perfetto e la fase condensata (che nelle funzioni residue è valutata attraverso un’opportuna equazione di stato) viene compresa nel valore dell’energia libera di Gibbs dei composti puri. Questo è il principale vantaggio dell’approccio indiretto rispetto all’uso diretto di un’equazione di stato. Il calcolo della fugacità dei composti in miscele ideali risulta particolarmente semplice. Infatti, integrando la definizione di fugacità tra lo stato di composto puro a T e P e lo stato di composto in una miscela ideale a T,P e x si ottiene T , P , x ,• [65] ∫ T , P , x ,• d µi = T ,P ∫ RTd ln fˆi T ,P ( ) ( ) µi• T , P, x − µi T , P = RT ln ( ) f (T , P ) fˆi• T , P, x i 105 EQUILIBRI FISICI E CHIMICI Quest’ultima relazione, ricordando che il potenziale chimico coincide con l’energia libera di Gibbs parziale molare che, a sua volta, per un composto puro coincide con l’energia libera di Gibbs molare, può essere riscritta nella forma [66] • i ( ) ( ) G T , P, x − g i T , P = RT ln ( ) f (T , P ) di attività viene correlato all’energia libera di Gibbs di eccesso parziale molare. Integrando la definizione di fugacità tra una condizione di miscela non ideale e una di miscela ideale si ottiene la relazione T , P, x fˆi• T , P, x [70] ∫ T , P, x d µi = RT T , P , x ,• i ( ) i ) ( i Questa relazione, detta di Lewis-Randall, consente il calcolo della fugacità del composto in miscela sulla base del valore della fugacità del composto puro nella stessa fase e nelle stesse condizioni di temperatura e pressione della miscela, e della composizione della miscela. Dalla definizione di coefficiente di fugacità di un composto in miscela si ricava anche che [68] ) φˆ (T , P, x = • i ( fˆi • T , P, x Pi ) = f (T , P ) x i i Pxi = ( fi T , P = ) = φ (T , P i ( ) γ i T , P, x = ( ( ) ) ( ( ) ) fˆi L T , P, x fˆi L T , P, x = f i L T , P xi fˆi L• T , P, x ) Evidentemente, il coefficiente di attività in una miscela ideale è uguale a uno, così come quando la frazione molare di un composto tende a uno (cioè la miscela tende verso un composto puro) il relativo coefficiente di attività diviene unitario. Il problema del calcolo delle condizioni di equilibrio è stato quindi ricondotto dal calcolo dei potenziali chimici a quello delle fugacità e ora a quello dei coefficienti di attività. I metodi indiretti risolvono il problema del calcolo dei coefficienti di attività correlandoli con l’energia libera di Gibbs della miscela. Il calcolo dell’energia libera di Gibbs coi metodi indiretti passa attraverso il calcolo dello scostamento della funzione termodinamica del fluido reale da quella di una miscela ideale, chiamato funzione di eccesso, G E⫽G⫺G •. Poiché le proprietà termodinamiche di una miscela ideale sono calcolabili in modo esatto, la conoscenza dell’energia libera di Gibbs o dell’energia libera di Gibbs di eccesso fornisce le stesse informazioni. Così come il coefficiente di fugacità viene correlato all’energia libera di Gibbs residua parziale molare, il coefficiente 106 µi (T , P, x ) − ( ( ) ) fˆi T , P, x = RT ln γ i fˆi• T , P, x Ricordando che il potenziale chimico di un composto in miscela coincide con l’energia libera di Gibbs parziale molare e utilizzando la definizione di funzione di eccesso, la relazione precedente può essere riscritta come [71] Gi (T , P, x ) − Gi• (T , P, x ) = GiE (T , P, x ) = = RT ln γ i (T , P, x ) dalla quale risulta evidente il legame tra i coefficienti di attività e l’energia libera di Gibbs di eccesso parziale molare: P Ciò significa che il coefficiente di fugacità del composto in una miscela ideale coincide con quello del composto puro alla temperatura e pressione della miscela. Si ha così una notevole semplificazione anche per tutte quelle miscele in fase vapore il cui comportamento non può essere assimilato a quello di un gas perfetto, ma può viceversa essere assimilato a quello di una miscela ideale. Ciò consente di calcolare i coefficienti di fugacità dei componenti la miscela con le più semplici relazioni relative ai composti puri. I cosiddetti metodi indiretti utilizzano come riferimento una miscela ideale e introducono quindi una grandezza che dà ragione dello scostamento del comportamento del sistema da quello di una miscela ideale, il coefficiente di attività, gi, definito come il rapporto tra la fugacità di un composto in una miscela e la fugacità del composto in una miscela ideale nelle stesse condizioni: [69] → d ln fˆi − µi• (T , P, x ) = RT ln Confrontando la [66] con la [64], si ricava fˆ • T , P, x = f T , P x [67] i ∫ T , P , x ,• [72] ln γ i = GiE RT Ne consegue che [73] GE RT = ∑ N n GiE i =1 i RT = ∑ i=1 ni N GiE RT = ∑ i=1 ni ln γ i N o, in termini molari, gE N = ∑ i=1 xi ln γ i [74] RT Come detto in precedenza, quando la frazione molare di un composto tende a uno il suo coefficiente di attività tende anch’esso a uno. Poiché inoltre le frazioni molari di tutti gli altri composti tendono ovviamente a zero, deve valere la relazione gE = 0 se xi = 1 i = 1,..., N [75] RT La descrizione del comportamento di miscele non ideali richiede la conoscenza dei coefficienti di attività o, equivalentemente, dell’energia libera di Gibbs di eccesso. Viceversa, anche la descrizione del comportamento di miscele ideali richiede il calcolo della fugacità del composto puro alla temperatura e pressione della miscela. Nel seguito verrà affrontato inizialmente quest’ultimo problema e più avanti si illustreranno alcuni modelli per rappresentare l’energia libera di Gibbs di eccesso. Come già visto, l’uso di equazioni di stato di tipo cubico consente il calcolo della fugacità dei composti puri per la fase liquida coi metodi diretti. D’altro canto, le equazioni di stato sono generalmente in grado di rappresentare meglio il comportamento della fase gas rispetto a quello della fase liquida. Un approccio alternativo per il calcolo della fugacità delle fasi condensate che non richiede l’utilizzazione delle equazioni di stato per la fase condensata sfrutta la conoscenza di un’ulteriore informazione sperimentale, cioè della tensione di vapore. In condizioni di equilibrio liquido-vapore la fugacità del composto puro nelle due fasi deve essere uguale. Inoltre, a una data temperatura le due fasi coesistono in equilibrio a un solo valore di pressione, la tensione di vapore alla temperatura assegnata, dove deve quindi valere la relazione ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI EQUILIBRI DI FASE ( ) ( ) ( ) f L T , P ° T = f V T , P ° T = = P° T φ V T , P ° T ( ) Quindi la fugacità del composto in fase liquida alla pressione P°(T) può essere calcolata moltiplicando la tensione di vapore per il coefficiente di fugacità della fase vapore, senza cioè utilizzare l’equazione di stato per la fase condensata. Volendo calcolare il valore della fugacità a una diversa pressione (ma alla stessa temperatura) si può sfruttare la relazione generale [77] d µT = RTd ln f = dgT = vdP Integrando tra la tensione di vapore e una pressione generica per un composto in fase liquida si ottiene la relazione che fornisce la dipendenza della fugacità dalla pressione T ,P v L f L T , P = f L T , P° T exp ∫ dP [78] T , P ° ( T ) RT ( ) ( ) L’esponenziale presente in questa relazione prende il nome di correzione di Poynting. In condizioni lontane da quelle critiche e per variazioni di pressione non troppo elevate è possibile considerare costante il volume molare della fase condensata e la relazione precedente, insieme a quella che fornisce la fugacità della fase liquida in condizioni di equilibrio, diventa [79] v L P − P°(T ) f L T , P ≈ f L T , P° T exp = RT ( ) ( ) v L P − P°(T ) = P° T φ V T , P° T exp RT ( ) ( ) Questa relazione consente di calcolare la fugacità del liquido puro a qualsiasi temperatura e pressione, utilizzando un’equazione di stato solo per la fase vapore e introducendo l’ulteriore informazione sperimentale data dalla tensione di vapore. L’affidabilità di questa relazione per il calcolo della fugacità della fase liquida è quindi solitamente superiore rispetto a quella sviluppata coi metodi diretti. Poiché il valore numerico del volume molare dei liquidi è solitamente molto piccolo, la correzione di Poynting è normalmente trascurabile per variazioni di pressione modeste. Inoltre, se il fluido in fase gas a T e P°(T) si comporta come un gas perfetto, il suo coefficiente di fugacità è unitario e quindi la fugacità del liquido risulta circa uguale alla tensione di vapore: f L(T,P)⬇P°(T). Con lo stesso procedimento è possibile ricavare un’espressione per il calcolo della fugacità di un composto solido, sfruttando ovviamente le condizioni di equilibrio solido-vapore e quindi la tensione di vapore del solido. In questo caso la relazione finale approssimata (trascurando la correzione di Poynting e approssimando il comportamento del vapore a quello del gas perfetto) diventa: f S(T,P)⬇P°S(T), dove P°S(T) rappresenta la tensione di vapore del solido alla temperatura considerata. Questo approccio, relativamente ai composti solidi puri, risulta utile per condizioni in cui la tensione di vapore del solido non è trascurabile, come invece avviene per molti solidi. In questo caso risulta più utile un approccio diverso, anche se sempre di tipo indiretto, per calcolare la fugacità del composto in fase solida. Tale approccio consiste nel mettere in relazione la fugacità del solido con quella del liquido invece che con quella del vapore. Integrando la fugacità tra una fase solida pura e una fase liquida pura alla stessa temperatura e pressione si ottiene la relazione VOLUME V / STRUMENTI T , P ,S [80] ∫ T , P ,S ∫ d µ = RT T ,P,L d ln f T ,P,L ( ) ( ) µ S T , P − µ L T , P = RT ln ( ) (T , P ) f S T, P f L Poiché il potenziale chimico per un composto puro coincide con l’energia libera di Gibbs molare, la relazione precedente diventa: f S T, P gS T, P − gL T , P exp = = [81] RT f L T, P ( ( ) ) ( ) ( ( ) ( ) ) − ∆g fus T , P = exp RT RT La variazione di energia libera di Gibbs molare legata alla transizione di stato da liquido a solido (solidificazione, indicata con il pedice sol, mentre il pedice fus indica la trasformazione inversa, fusione) a una data temperatura e pressione può essere calcolata come ∆gsol (T,P)⫽∆hsol (T,P)⫺T∆ssol (T,P). L’entalpia e l’entropia molare di solidificazione a (T,P) non possono essere misurate sperimentalmente, in quanto a una data pressione le due fasi coesistono in equilibrio solo alla temperatura di fusione e non alla temperatura generica a cui si vuole calcolare la fugacità. È però possibile calcolarne il valore mediante il percorso indicato in fig. 4 in quanto, poiché sia l’entalpia sia l’entropia sono funzioni di stato, la loro variazione dipende solo dallo stato iniziale e finale e non dalla trasformazione seguita per passare da uno stato all’altro. Ne consegue che, con riferimento sempre alla fig. 4, = exp [82] ∆g sol T , P ∆hsol ( T , P ) = ∆ha→d = ∆ha→b + ∆hb→c + ∆hc→d = Tf = T L S ∫ cP dT + ∆hsol (T f ) + ∫ cP dT ≈ T ≈c [83] ( L P (T f ) Tf ( − T − ∆h fus (T f ) + cPS T − T f ) ) ∆ssol T , P = ∆sa→ d = ∆sa→b + ∆sb→c + ∆sc→ d = Tf = ∫ T ∆hsol (T f ) T cPS cPL +∫ dT ≈ dT + Tf T T T f T f ∆h fus (T f ) T + cPS ln ≈ cPL ln − Tf Tf T b c a d Tf temperatura [76] T liquido solido fase fig. 4. Percorso per il calcolo dell’entalpia e dell’entropia molare di solidificazione a (T,P). Tf è la temperatura di fusione alla pressione P. 107 EQUILIBRI FISICI E CHIMICI e quindi [84] equazione per il calcolo dei coefficienti di attività a partire da valori di grandezze misurabili: T ∆g sol T , P = − ∆h fus 1 − + Tf ( ) [87] Tf + cPL − cPS T f − T − T ln T ( ) La fugacità di un composto in fase solida risulta quindi calcolabile sulla base della fugacità del composto puro in fase liquida (che può essere calcolata come discusso in precedenza) [85] ∆h fus 1 1 f S T , P = f L T , P exp − + R T f T ( ) + ( ) Tf cPL − cPS T f − 1 − ln R T T ≈ ∆h fus 1 1 ≈ f L T , P exp − R T f T ( ) In questa relazione la differenza tra i calori specifici molari del liquido e del solido risulta solitamente piccola e il secondo termine dell’esponenziale è quindi spesso trascurabile rispetto al primo termine contenente l’entalpia di fusione. Se il comportamento della miscela non è ideale, per rappresentarne il comportamento oltre al valore della fugacità del composto puro è necessario conoscere anche il valore dei coefficienti di attività. Questo viene solitamente ottenuto utilizzando dei modelli di energia libera di Gibbs di eccesso opportunamente tarati su dati sperimentali di miscele a due componenti. Analogamente a quanto di solito accade con le equazioni di stato, i parametri presenti in tali modelli tengono infatti solitamente conto solo delle interazioni a due corpi. La misura sperimentale dei coefficienti di attività può essere fatta utilizzando un’opportuna equazione di stato per i fluidi puri in fase vapore ed effettuando misure P⫺v⫺T⫺x della miscela binaria in condizioni di equilibrio liquido-vapore. Considerando un recipiente che contiene una miscela separata in una fase liquida e in una fase vapore in condizioni di equilibrio, è possibile infatti misurare la temperatura, la pressione e la composizione di entrambe le fasi. Se il sistema è in equilibrio deve essere soddisfatta la relazione generale di equilibrio tra le due fasi [86] Pyi 0 Pi (T ) xi I valori dei coefficienti di attività misurati devono poi essere interpretati da adeguati modelli che ne rappresentino la dipendenza da temperatura, pressione e composizione. Mentre la dipendenza dalla pressione è solitamente debole, quella dalla temperatura e dalla composizione è molto più marcata. Sono stati sviluppati diversi modelli per rappresentare la dipendenza dell’energia libera di Gibbs di eccesso (e quindi dei coefficienti di attività) dalla composizione. Alcuni risultano essenzialmente empirici, altri viceversa hanno basi teoriche. Considerando il semplice caso di una miscela con due componenti (in cui quindi il vincolo stechiometrico impone x2⫽1⫺x1), un semplice modello in grado di rispettare il vincolo dato dall’equazione [75] è g EⲐ(RT)⫽x1x2F(x), dove con F(x) si indica una funzione generica della composizione. Una forma della F(x) molto flessibile è la seguente, nota come espansione di Redlich-Kister: [88] F ( x) = ) ( ( gE = B + C x1 − x2 + D x1 − x2 x1 x2 RT ) [89] ( ∂ ng E RT ln γ 1 = ∂n1 ( ∂ ng E RT ln γ 2 = ∂n2 + ... ) = Bx22 ) = Bx12 T , P , n2 T , P , n1 L’andamento previsto da questo modello in funzione di x1 è mostrato in fig. 5. Si nota che g EⲐ(x1x2RT) è ovviamente costante gE/(x1x2RT) B lng2 PyiφˆiV (T , P, y ) = f i L (T , P) xiγ i (T , P, x ) Note da misure sperimentali T e P, la composizione in fase liquida x e la composizione in fase di vapore y, è possibile calcolare, utilizzando un’opportuna equazione di stato, la fugacità del composto nella miscela in fase vapore come discusso in precedenza. Analogamente, nota la tensione di vapore, è possibile calcolare la fugacità del composto puro in fase liquida coi metodi indiretti. Nota sperimentalmente anche la composizione della fase liquida x, la relazione precedente consente quindi il calcolo dei coefficienti di attività da grandezze misurabili. Per esempio, se la fase vapore si comporta come un gas perfetto e la correzione di Poynting è trascurabile, la relazione precedente fornisce la seguente 2 Considerando un diverso numero di termini nella relazione precedente si ottengono diversi modelli di coefficienti di attività. Se tutti i termini sono nulli, l’energia libera di Gibbs di eccesso è nulla e si ritrova il caso di una miscela ideale. Se solo il primo termine è diverso da zero si ottiene la relazione g EⲐ(x1x2RT)⫽B, da cui si può ricavare (modello di Margules a un parametro) l’espressione dei coefficienti di attività utilizzando la [72]: fˆiV (T , P, y ) = fˆi L (T , P, x ) → → 108 γ i (T , P, x ) = lng1 gE/(RT) 0 0,5 1 frazione molare fig. 5. Andamento delle diverse funzioni correlate all’energia libera di Gibbs di eccesso secondo il modello di Margules a un parametro. ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI EQUILIBRI DI FASE e pari a B, mentre g EⲐRT è simmetrica rispetto a x1⫽0,5 e gli andamenti dei due coefficienti di attività sono speculari. Il parametro B rappresenta le interazioni a due corpi e può quindi essere stimato per confronto coi dati misurati sperimentalmente per una miscela a due componenti. Se B⬎0 anche g E e ln gi sono positivi; si dice che il sistema mostra una deviazione positiva dal comportamento di miscela ideale. Analogamente, se B⬍0 anche g E e ln gi sono negativi e si dice che il sistema mostra una deviazione negativa dal comportamento di miscela ideale. I valori dei coefficienti di attività a diluizione infinita (cioè in una miscela in cui la frazione molare del composto tende a zero) risultano entrambi uguali a B. È possibile infatti dimostrare che la funzione g EⲐ(x 1x 2RT ) rimane finita anche per x 1⫽0 o (g EⲐx 1x 2RT )⫽ln g1⬁ e x 2⫽0; in particolare risulta che lim x⫺0 ⬁ E lim (g Ⲑx1x2RT )⫽ln g2 . x ⫺0 Se i primi due termini dell’espansione di Redlich-Kister sono diversi da zero si ottiene la relazione gE = B + C ( x1 − x 2 ) = A21 x1 + A12 x 2 [90] x1 x 2 RT dove A12⫽B⫺C e A21⫽B⫹C. In questo caso g EⲐ(x1x2RT) non è più costante, ma risulta lineare in x1. Da questa relazione utilizzando la [72] si ricava (modello di Margules a due parametri): 1 2 䉴 䉴 [91] ( ( ) ) ln γ 1 = x22 A12 + 2 A21 − A12 x1 ln γ 2 = x12 A12 + 2 A21 − A12 x2 Il valore dei coefficienti di attività a diluizione infinita risulta pari a ln g1⬁⫽A12 e ln g2⬁⫽A21. Tale modello è solitamente utilizzato per sistemi simmetrici, cioè tali che A12⬇A21. Se A12⫽A21 il modello di Margules a due parametri degenera nel modello di Margules a un parametro. Sono stati sviluppati anche modelli di energia libera di eccesso di Gibbs cercando di rappresentare il comportamento delle miscele liquide sulla base delle forze di interazione tra le molecole. Un esempio di tale approccio è quello sviluppato da Johannes Jacobus van Laar, un allievo di van der Waals. Questo approccio assume che sia il volume sia l’entropia di eccesso siano nulle (le soluzioni che soddisfano questi requisiti vennero in seguito chiamate da Joel Henry Hildebrand soluzioni regolari). Grazie a tali ipotesi, l’energia libera di eccesso di Gibbs è uguale all’energia interna di eccesso che si può stimare utilizzando l’equazione di stato di van der Waals [92] a2 x x b b a1 g = 1 2 1 2 − x1b1 + x 2 b2 b1 b2 E 2 ottenendo così le seguenti relazioni per i coefficienti di attività: [93] ln γ 1 = ln γ 2 = A A x1 1 + B x 2 2 B B x2 1 + A x 1 2 I parametri A e B dipendono dalla temperatura e dai parametri di van der Waals dei composti puri, a e b VOLUME V / STRUMENTI [94] a b a A= 1 1 − 2 RT b1 b2 2 a b a B= 2 1 − 2 RT b1 b2 2 Questo modello consente di prevedere i coefficienti di attività sulla base di parametri relativi ai soli composti puri. Ovviamente però un approccio di questo tipo risente di tutte le limitazioni insite nell’utilizzazione di un’equazione di stato (oltretutto poco efficace come quella di van der Waals) per rappresentare il comportamento di una fase condensata. Di conseguenza, le previsioni del modello di van Laar non sono particolarmente buone; per esempio, il fatto che i parametri A e B siano positivi implica che il modello è in grado di prevedere solo deviazioni positive dal comportamento di miscela ideale. D’altro canto, il modello di van Laar viene spesso utilizzato per correlare i dati sperimentali (ottenendo quindi i valori dei parametri A e B non dalle relazione precedenti, ma per confronto con dati sperimentali di miscele a due componenti) di sistemi non simmetrici per cui AⲐBⱕ2, anche se non è in grado di rappresentare sistemi in cui lngi presenta un minimo o un massimo in funzione di xi . I limiti dovuti all’utilizzazione dell’equazione di stato di van der Waals sono stati in seguito rimossi nei lavori di George Scatchard e di Hildebrand introducendo il cosiddetto parametro di solubilità, d, definito come la radice quadrata della densità di energia coesiva [95] δi = ∆uiev vi in cui compare un parametro caratteristico della fase condensata, ∆uiev, che consiste nella variazione di energia interna necessaria per la completa evaporazione di una mole di liquido saturo puro fino allo stato di gas perfetto. Questo valore può essere approssimato con l’entalpia molare di evaporazione. La relazione che si ottiene per i coefficienti di attività di una miscela, introducendo la frazione volumetrica Fi⫽xivi Ⲑ兺Nj⫽1 xjvj e un ᎐⫽兺N d F (modello di Hildeparametro di solubilità medio d i⫽1 i i brand), è la seguente: 2 vi δi − δ [96] ln γ i = RT Questo modello assume nella sua derivazione delle regole di miscelazione per i parametri relativi alle interazioni a due corpi di tipo quadratico, ritenendo quindi implicitamente dominanti le forze intermolecolari di dispersione di London. Il modello risulta quindi utile per stimare i coefficienti di attività di soluzioni di composti non polari. Le previsioni di questo modello, per quanto riguarda i coefficienti di attività, sono spesso superiori alle attese grazie alla cancellazione degli errori che si ha nella rappresentazione dell’energia libera di Gibbs di eccesso. Lo stato liquido può essere visto come una situazione intermedia tra la fase solida e quella vapore. Una teoria dei liquidi può quindi essere sviluppata partendo da equazioni di stato per i gas e introducendo delle modificazioni per rappresentare il comportamento della fase liquida (come nei modelli di van Laar o Hildebrand), oppure approssimando il comportamento della fase liquida come quello di un solido in cui le molecole sono libere di muoversi, ma tendono a permanere in una piccola regione dello spazio. Una delle prime applicazioni di questo approccio ha riguardato le miscele di composti con dimensioni ( ) 109 EQUILIBRI FISICI E CHIMICI si = ∑ j =1θ jτ ji marcatamente differenti, quali per esempio le soluzioni di polimeri in solvente. Assumendo che sia nulla l’entalpia di eccesso (le miscele che soddisfano questo vincolo sono chiamate soluzioni atermiche), Paul John Flory e Maurice Loyal Huggins hanno ottenuto la seguente relazione per i coefficienti di attività del solvente in una miscela solvente-polimero: 1 1 ln γ 1 = ln 1 − 1 − Φ2 + 1 − Φ2 m m dove m è un parametro caratteristico delle dimensioni relative delle molecole, in genere assunto uguale al rapporto tra il volume molare del polimero e del solvente. Per soluzioni non perfettamente atermiche la relazione precedente viene solitamente modificata introducendo un parametro semiempirico, detto parametro di interazione di Flory, c: N ( [97] 1 1 ln γ 1 = ln 1 − 1 − Φ2 + 1 − Φ2 + χΦ22 m m Questo approccio è stato modificato in seguito da G.M. Wilson, in modo essenzialmente semiempirico, per tener conto non solo delle differenti dimensioni delle molecole, ma anche delle diverse interazioni intramolecolari, introducendo il concetto di composizione locale. Tale composizione è diversa dalla composizione media della miscela a causa delle forze a corto raggio e delle orientazioni non casuali delle molecole. La relazione che così si ottiene (modello di Wilson) per i coefficienti di attività è la seguente: xΛ N N [99] ln γ i = 1 − ln ∑ j =1 x j Λij − ∑ k =1 Nk ki ∑ j=1 x j Λkj ( ) I parametri del modello, Lii⫽1 e Lij⬆Lji , dipendono dalla temperatura attraverso una relazione approssimata che coinvolge i volumi molari dei composti puri a v [100] Λij ≈ i exp − ij RT vj dove aij è una costante indipendente dalla temperatura. Si noti che come al solito queste relazioni contengono, anche per una miscela con N componenti, solo parametri binari, relativi cioè a coppie di composti. Tali parametri possono essere stimati per confronto con dati sperimentali relativi a miscele di due composti. Il modello di Wilson non è in grado di rappresentare sistemi in cui ln gi presenti un minimo o un massimo o sistemi in cui si abbia smiscelazione (v. oltre). Sulla scia del modello di Wilson sono state sviluppate altre relazioni, quali il modello NRTL (Non Random Two Liquid) e UNIQUAC (UNIversal QUAsi Chemical) sviluppati dalla scuola di John M. Prausnitz. Le relazioni del modello UNIQUAC per i coefficienti di attività sono J J [101] ln γ i = 1 − J i + ln J i − 5qi 1 − i + ln i + Li Li τ ij N + qi 1 − ln si − ∑ j =1θ j sj con [102] J i = Li = 110 ri ∑ j =1 rj x j N ∑ qi N j =1 qjxj I parametri presenti in questo modello da tarare su dati sperimentali di miscele a due componenti sono (uji⫺uii), mentre i parametri ri e qi sono relativi ai composti puri. Il modello NRTL non presenta particolari vantaggi per miscele moderatamente non ideali, ma è in grado di prevedere adeguatamente il comportamento di miscele fortemente non ideali o parzialmente miscibili. Il modello UNIQUAC è applicabile anche a miscele di composti con grandi differenze nelle dimensioni molecolari. 2.5.5 Equilibrio liquido-vapore Se in un sistema multifase sono presenti solo due componenti la varianza è pari a ᐂ⫽4⫺F e quindi, poiché nel sistema deve essere presente almeno una fase, il suo valore massimo è pari a 3. Ne consegue che lo stato intensivo del sistema può essere rappresentato graficamente su di un diagramma tridimensionale T-P-x1 (o y1). Ciò facilita l’illustrazione dei principali comportamenti qualitativi del sistema ed è il motivo per cui nel seguito si discuteranno, a titolo di esempio, sistemi a due componenti. Nelle regioni monofase (liquido o vapore) la varianza è pari a tre e quindi si devono assegnare tre variabili intensive pressione [98] ) u −u ji ii τ ji = exp − RT qi xi θi = N ∑ j =1 q j x j curva critica C2 piano isotermo B2 C1 F A2 V piano isobaro L ra tu ra pe tem superficie del vapore saturo Z W B1 G A1 fra zio ne mo superficie del liquido saturo lar e( x1 , y1 ) fig. 6. Diagramma di fase T-P-x1 (o y1) per una miscela a due componenti. ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI EQUILIBRI DI FASE VOLUME V / STRUMENTI e dovrà giacere sulla superficie del vapore saturo: sarà quindi caratterizzata dal punto V. Le linee che uniscono due fasi in equilibrio (come la linea LV) vengono chiamate linee conodali (o, con termine anglosassone, tie lines). Riducendo ancora la pressione fino a incontrare la superficie del vapore saturo nel punto W tutta la miscela risulta vaporizzata tranne un’ultima goccia di liquido. Il valore della pressione in questo punto rappresenta la pressione di rugiada (solitamente indicata con Pd , dall’inglese dew) di quella miscela a quella temperatura. Analogamente al punto di bolla, la goccia di liquido, essendo in equilibrio con la miscela vapore caratterizzata dal punto W, dovrà avere la stessa temperatura e pressione della fase vapore e dovrà giacere sulla superficie del liquido saturo: sarà quindi caratterizzata dal punto Z. Riducendo ancora la pressione si entra nella regione monofase del vapore surriscaldato (punto G). Questo comportamento può anche essere visualizzato su di un diagramma bidimensionale isotermo o uno isobaro, ottenuti sezionando il diagramma T-P-x1 (o y1) rispettivamente con un piano verticale a temperatura costante o con un piano orizzontale a pressione costante. Si ottengono diagrammi di fase che possono avere forme diverse, una delle quali, caratteristica di una miscela ideale, è riportata in fig. 7. L’evaporazione isoterma di una miscela liquida sottoraffreddata, caratterizzata dal punto F in fig. 7, con composizione xF, segue un andamento del tutto simile a quello precedentemente illustrato. Abbassando la pressione isotermicamente, il sistema raggiunge la curva del liquido saturo (punto L) e si forma la prima bolla di vapore. La bolla di vapore che si forma, essendo in equilibrio con la miscela liquida caratterizzata dal punto L, dovrà avere la stessa pressione e dovrà giacere sulla curva del vapore saturo: sarà quindi caratterizzata dal punto V, con composizione yV. Riducendo ancora la pressione si arriva al punto M che si trova tra le curve del liquido saturo e del vapore saturo: non può quindi esistere una sola fase in queste condizioni. Il sistema si separa in due fasi che, essendo in equilibrio, sono collegate da una linea conodale orizzontale passante per il punto M. La composizione delle due fasi è rappresentata per il vapore saturo dal P°1 curva del liquido saturo liquido F pressione (tra T, P, x1 o y1) per identificare un punto nello spazio T-P-x1 (o y1) rappresentativo di uno stato intensivo monofase. Per esempio, il punto F in fig. 6 rappresenta una miscela liquida sottoraffreddata, mentre il punto G una miscela vapore surriscaldata. In presenza di due fasi in equilibrio la varianza è uguale a 2 e quindi, assegnate due variabili intensive, la terza deve essere fissata. Questo implica che nello spazio T-P-x1 (o y1) deve esistere una superficie che rappresenta il luogo dei punti di equilibrio bifase. Tale superficie è analoga alle linee che separano le regioni di esistenza delle diverse fasi nel diagramma T-P di un fluido puro e consente, una volta fissate due variabili (per esempio T e x1) di identificare il valore della terza variabile (in questo caso, la pressione a cui la miscela liquida di composizione x1 alla temperatura T è in equilibrio col suo vapore). Poiché sull’asse della composizione vengono riportate sia la composizione della fase liquida (x1) sia quella della fase vapore (y1), esistono due superfici, l’una relativa al liquido saturo (cioè al liquido in equilibrio col proprio vapore) che lega le tre variabili T-P-x1 in condizioni di equilibrio, e l’altra relativa al vapore saturo (cioè al vapore in equilibrio col proprio liquido) che correla le tre variabili T-P-y1 in condizioni di equilibrio. Nel diagramma di fig. 6, la superficie superiore è quella del liquido saturo, mentre quella inferiore è del vapore saturo. La regione di spazio compresa tra le due superfici rappresenta la regione delle miscele bifase. Non può esistere nessuna fase in uno stato intensivo caratterizzato da un punto all’interno di tale regione. Se si miscelano i due composti in proporzioni tali da ricadere, a una certa temperatura e pressione, all’interno di tale regione, essi si ripartiscono, alla stessa temperatura e pressione, tra una fase liquida e una vapore con composizione diversa e giacenti sulle due superfici del liquido e del vapore saturo, rispettivamente. I piani verticali a x1⫽0 e x1⫽1 rappresentano il composto 2 puro e il composto 1 puro, rispettivamente. La curva A2B2C2 rappresenta quindi la curva della tensione di vapore del composto 2, mentre la curva A1B1C1 rappresenta la curva della tensione di vapore del composto 1. I punti C1 e C2 sono i punti critici del composto 1 e 2, rispettivamente. La curva C1C2 rappresenta invece il luogo dei punti critici della miscela, definiti come i punti in cui le proprietà delle miscele liquide e vapore in equilibrio diventano identiche. Il fatto che le due superfici del vapore e del liquido saturo siano differenti implica che una miscela con una data composizione e pressione bolle a una temperatura differente da quella a cui una miscela vapore con la stessa composizione e pressione condensa. In altri termini, il punto di bolla (definito come la temperatura o la pressione a cui si forma la prima bolla di vapore in seno al liquido) e il punto di rugiada (definito come la temperatura o la pressione a cui si forma la prima goccia di liquido in seno al vapore) solitamente sono diversi. Si consideri una miscela liquida sottoraffreddata caratterizzata dal punto F in fig. 6 e si riduca la pressione in modo isotermo in un sistema chiuso. La composizione ovviamente non cambia (almeno finché è presente una sola fase) e la trasformazione è rappresentata da una linea verticale. Quando la pressione raggiunge il valore del punto L incontra la superficie del liquido saturo e si forma la prima bolla di vapore. Il valore della pressione in questo punto rappresenta la pressione di bolla (solitamente indicata con Pb, dall’inglese bubble) di quella miscela a quella temperatura. La bolla di vapore che si forma, essendo in equilibrio con la miscela liquida caratterizzata dal punto L, dovrà avere la stessa temperatura e pressione L ML Z V M curva del vapore saturo MV W vapore G P°2 xZ xMLxF yMV yV 0 0,5 1 frazione molare (x1,y1) fig. 7. Diagramma di fase isotermo P-x1 (o y1) per una miscela ideale a due componenti. 111 EQUILIBRI FISICI E CHIMICI vapore C P3 C C temperatura P2 P1 liquido 0 0,5 frazione molare (x1,y1) vapore saturo liquido saturo fig. 8. Diagramma di fase isobaro T-x1 (o y1) a diverse pressioni (P3⬎PC 2⬎P2⬎PC1⬎P1) per una miscela a due componenti. 112 1 liquido liquido pressione pressione Az vapore 0 0,5 A (x1,y1) vapore 1 0 0,5 liquido pressione liquido 1 (x1,y1) B pressione punto MV (di composizione yMV) e per il liquido saturo dal punto ML (di composizione xML). Riducendo ancora la pressione si arriva a incontrare la curva del vapore saturo nel punto W, dove tutta la miscela risulta vaporizzata tranne un’ultima goccia di liquido. Analogamente al punto di bolla, la goccia di liquido, essendo in equilibrio con la miscela vapore caratterizzata dal punto W, dovrà avere la stessa pressione e dovrà giacere sulla curva del liquido saturo: sarà quindi caratterizzata dal punto Z con composizione xZ . Riducendo ancora la pressione si entra nella regione monofase del vapore surriscaldato, rappresentato dal punto G. Da questo stesso diagramma è anche immediato identificare la tensione di vapore alla temperatura considerata dei due composti, P°1 e P°2; si nota che in questo caso il composto 1 risulta essere il più volatile, cioè quello caratterizzato dalla tensione di vapore più elevata. In maniera assolutamente analoga un percorso di evaporazione isobara di una miscela può essere visualizzato su un diagramma bidimensionale isobaro ottenuto sezionando il diagramma T-P-x1 (o y1) con un piano orizzontale a pressione costante. Aumentando la temperatura (per i diagrammi isotermi) o la pressione (per quelli isobari) le curve di equilibrio traslano a mano a mano verso l’alto. Quando viene superata la temperatura (per i diagrammi isotermi) o la pressione (per quelli isobari) critica del composto 1 (assumendo che il composto 1 sia caratterizzato da un valore di temperatura e pressione critica inferiore rispetto al composto 2), le curve di equilibrio non si possono più estendere fino al limite x1⫽1, ma si interrompono prima, come illustrato in fig. 8 per un diagramma isobaro. Il punto critico della miscela è caratterizzato dall’avere tangente orizzontale (punto C in fig. 8) poiché le linee conodali, che collegano le due fasi in equilibrio, sono segmenti orizzontali. Se la temperatura (o la pressione) è superiore al valore vapore 0 0,5 C (x1,y1) vapore Az 1 0 0,5 1 (x1,y1) D fig. 9. Diagrammi di fase isotermi P-x1 (o y1) per miscele non ideali a due componenti. La linea tratteggiata rappresenta la curva di bolla di una miscela ideale. Az rappresenta il punto azeotropico. critico di entrambi i composti, le curve di equilibrio non raggiungono neanche il valore x1⫽0. Il diagramma isotermo riportato in fig. 7 si riferisce a una miscela liquida ideale e a una miscela gassosa che si comporta come un gas perfetto. Per queste miscele (v. oltre) la pressione di bolla varia linearmente con la frazione molare e quindi la curva del liquido saturo su un diagramma P-x1 risulta essere un segmento di retta che congiunge i valori della tensione di vapore dei composti puri. Se il comportamento della miscela liquida risulta non ideale, la curva della pressione di bolla non è più lineare. Se il sistema mostra delle deviazioni positive dal comportamento di miscela ideale, la curva di bolla si trova al di sopra della relazione lineare, come mostrato nella fig. 9 A. Quando tale deviazione diventa abbastanza grande rispetto alla differenza tra le tensioni di vapore dei composti puri, la curva di bolla presenta un massimo, come mostrato nella fig. 9 B. In questo caso, anche la curva di rugiada presenta un massimo nello stesso punto dove la composizione delle due fasi risulta essere uguale. In questo punto, chiamato azeotropo, la curva di bolla e quella di rugiada presentano la stessa tangente orizzontale. Un discorso assolutamente duale vale nel caso di deviazioni negative dal comportamento di miscela ideale, come illustrato nelle figg. 9 C e 9 D. Deviazioni positive dal comportamento di miscela ideale si riscontrano quando, a livello molecolare, le forze di attrazione intermolecolari tra molecole uguali sono più intense di quelle tra molecole diverse. Ne consegue che l’azeotropo risulta essere più volatile di entrambi i composti puri. Dualmente, vale un’analoga considerazione per le deviazioni negative. Comportamenti simili sono riscontrabili anche nei diagrammi T-x1 (o y1). Ovviamente, gli azeotropi di minima pressione appaiono come azeotropi di massima temperatura, e viceversa. In generale, per un sistema contenente due fasi e N componenti è necessario assegnare N variabili intensive per poter ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI EQUILIBRI DI FASE calcolare le rimanenti N variabili intensive utilizzando le N relazioni di equilibrio. Da un punto di vista applicativo, assegnata la composizione di una fase e la temperatura (o la pressione), si vogliono calcolare la pressione (o la temperatura) a cui quella fase bolle (se liquida) o condensa (se vapore) e la composizione della prima bolla (o goccia) dell’altra fase in equilibrio che si forma. Come discusso in precedenza, la soluzione di questo problema passa attraverso la risoluzione, nei casi più semplici analitica, altrimenti numerica, del sistema di equazioni algebriche formato dalle relazioni [32] e da una delle relazioni [33], quella relativa alla fase di cui non si conosce la composizione. Così, per il calcolo del punto di bolla si conosce la composizione della fase liquida e quindi si utilizza la 兺Ni⫽1 yi ⫽1, mentre per il calcolo dei punti di rugiada si conosce la composizione della fase vapore e quindi si utilizza la 兺Ni⫽1 xi ⫽1. Se la pressione del sistema è medio-bassa risulta solitamente conveniente utilizzare un metodo indiretto per la valutazione della fugacità in fase liquida e un metodo diretto per la valutazione della fugacità in fase vapore. Questo approccio prende solitamente il nome di approccio g-/. La relazione fondamentale di equilibrio per il caso liquido-vapore diventa quindi ) ( ( ) I coefficienti di fugacità, tutti relativi alla fase vapore, possono essere calcolati utilizzando un’equazione di stato mentre i coefficienti di attività possono essere calcolati con opportuni modelli di energia libera di Gibbs di eccesso, come discusso in precedenza. Questo approccio è solitamente utilizzato per sistemi a bassa e media pressione in quanto in questo caso la correzione di Poynting è in generale trascurabile, exp{viL[P⫺Pi o(T)]ⲐRT}⬇1, e il rapporto tra i coefficienti di fugacità è spesso prossimo a uno, /̂iV(T, P, y)Ⲑ/iV[T, Pi o(T )]⬇1. Quest’ultima approssimazione è spesso valida anche se le fasi vapore singolarmente non sono assimilabili a un gas perfetto. La relazione di equilibrio si semplifica quindi nell’espressione ( ) [106] Pyi ≈ Pi o ( T ) xi Quest’ultima relazione è nota come legge di Raoult. Per questo, la relazione [105] viene spesso indicata come legge di Raoult modificata. La legge di Raoult rappresenta il massimo livello di semplificazione della relazione di equilibrio liquidovapore. Livelli intermedi di semplificazione sono riassunti in tab. 2 in termini di relazioni di equilibrio e in tab. 3 in termini di fattore K. Queste relazioni possono essere utilizzate per risolvere il problema dell’equilibrio tra le fasi liquida e vapore sopra trattate. Per il calcolo del punto di bolla è data la composizione della fase liquida, x, e quindi si utilizza la relazione stechiometrica per la fase vapore, 兺Ni⫽1 yi ⫽1, insieme a una delle relazioni riportate in tab. 2 per ciascun composto presente nella miscela. Il caso più semplice è rappresentato dalla legge di Raoult. In questo caso il sistema da risolvere diventa ( ) v L P − P o (T ) i i x γ T , P, x exp i i RT Questa relazione viene spesso riscritta introducendo il cosiddetto fattore K, definito come il rapporto tra le frazioni molari nelle due fasi: [104] K i = ( ) ) ( ) ) o V o yi Pi T φi T , Pi T = ⋅ xi PφˆiV T , P, y ( v P − P o (T ) i γ T , P, x exp i RT L i ( ) Se la miscela liquida è ideale, questa relazione si semplifica ulteriormente in quanto i coefficienti di attività sono unitari [103] PyiφˆiV T , P, y = Pi o T φiV T , Pi o T ⋅ ( ( [105] Pyi ≈ Pi o T xiγ i T , P, x ( ) Pyi = Pi o T xi [107] N ∑ i =1 yi = 1 ) tab. 2. Relazioni di equilibrio liquido-vapore a diversi livelli di approssimazione Ipotesi Nessuna Relazione di equilibrio v L P − P o (T ) i i x γ T , P, x PyiφˆiV T , P, y = Pi o T φiV T , Pi o T exp i i RT ( ) ( ) ( ) ) ( ( ( ) ( ) ( ) ( ) ( Correzione di Poynting trascurabile PyiφˆiV T , P, y = Pi o T φiV T , Pi o T xiγ i T , P, x Correzione di Poynting trascurabile e miscela gassosa ideale PyiφiV T , P = Pi o T φiV T , Pi o T xiγ i T , P, x Correzione di Poynting trascurabile e gas perfetto (o rapporto tra i coefficienti di fugacità unitario) Pyi = Pi o T xiγ i T , P, x Correzione di Poynting trascurabile, miscela liquida ideale e gas perfetto (o rapporto tra i coefficienti di fugacità unitario) VOLUME V / STRUMENTI ( ) ( ) ( ( ) ) ) ) ( ) Pyi = Pi o T xi 113 EQUILIBRI FISICI E CHIMICI tab. 3. Espressioni del fattore K per l’equilibrio liquido-vapore a diversi livelli di approssimazione Fattore Ki⫽yi /xi Ipotesi L o vi P − Pi (T ) Pi o T φiV T , Pi o T exp γ i T , P, x RT PφˆV T , P, y ( ) Nessuna ( ) ( Correzione di Poynting trascurabile ( ) ( ) ∑ N Pi o ( T ) xi −1= 0 P che rappresenta un’equazione nell’incognita temperatura di bolla (se è data la pressione) o pressione di bolla (se è data la temperatura). In particolare, se la temperatura è fissata, questa relazione fornisce in modo esplicito la pressione di bolla come media pesata sulle frazioni molari delle tensioni di vapore alla temperatura assegnata: P⫽兺Ni⫽1Pi o(T)xi . Se invece è fissata la pressione, la relazione precedente rappresenta un’equazione algebrica non lineare nell’incognita temperatura che compare nell’espressione della tensione di vapore, solitamente con espressioni tipo Antoine: Pi o(T)⫽Ai⫹Bi Ⲑ(Ci⫹T). Questa equazione algebrica non lineare deve essere risolta numericamente. Note la pressione e la temperatura, la composizione della fase vapore può poi facilmente essere calcolata dalle relazioni di equilibrio come yi⫽Pi o(T)xi ⲐP. L’algoritmo di soluzione del problema è analogo nel caso in cui come relazione di equilibrio si utilizzi la legge di Raoult modificata trascurando, cosa solitamente lecita, la dipendenza dei coefficienti di attività dalla pressione. In questo caso il sistema risolvente diventa i =1 ( ) ( Pyi = Pi o T xiγ i T , x [109] N ∑ i =1 yi = 1 ) dal quale si ricava, analogamente a quanto visto per la legge di Raoult, la frazione molare della fase vapore che sostituita nella relazione stechiometrica fornisce l’equazione 114 ) ( ) ( ) ) ( ( ) ( Pi o T γ i T , P, x ) P Correzione di Poynting trascurabile, miscela liquida ideale e gas perfetto (o rapporto tra i coefficienti di fugacità unitario) [108] ( Pi o T φiV T , Pi o T γ i T , P, x PφiV T , P Correzione di Poynting trascurabile e gas perfetto (o rapporto tra i coefficienti di fugacità unitario) Questo sistema può essere manipolato algebricamente per ottenere una sola equazione in una sola incognita, più agevole da risolvere rispetto a un sistema di N⫹1 equazioni algebriche. Ricavando dalla prima relazione il valore di yi e sostituendolo nella seconda relazione si ricava l’equazione ( ) ( ) Pi o T φiV T , Pi o T γ i T , P, x PφˆV T , P, y i Correzione di Poynting trascurabile e miscela gassosa ideale ) ( i ) ( ) Pi o T P ∑ N ( ) ( Pi o T xiγ i T , x ) −1= 0 P Se la temperatura è nota, è possibile ricavare analiticamente il valore della pressione di bolla come: P⫽兺Ni⫽1Pi o(T)xi gi (T, x). Se invece è fissata la pressione, il calcolo del valore della temperatura di bolla richiede la ricerca numerica della radice di una equazione algebrica non lineare. In entrambi i casi, una volta note la temperatura e la pressione, la composizione della fase vapore viene poi calcolata dalle relazioni di equilibrio. Nel caso in cui la correzione di Poynting sia trascurabile e la miscela gassosa ideale, i calcoli sono complicati dalla valutazione del coefficiente di fugacità, riguardante però solo composti puri. Procedendo in maniera analoga, l’equazione risolvente risulta essere o V o N Pi T φ T , Pi T xiγ i T , x [111] ∑ i =1 −1= 0 V Pφi T , P che deve essere risolta numericamente nell’incognita pressione o temperatura, a seconda di quale delle due è assegnata. Non è possibile in questo caso ricavare un’espressione analitica nemmeno della pressione, in quanto essa compare in modo non lineare nell’espressione del coefficiente di fugacità. Una volta note temperatura e pressione, la composizione della fase vapore viene poi sempre calcolata dalle relazioni di equilibrio. Se infine non è possibile considerare ideale la miscela gassosa, non è più possibile ricondurre il sistema di equazioni alla risoluzione di una sola equazione algebrica non lineare, in quanto non è più possibile ottenere un’espressione analitica delle frazioni molari della fase gassosa dalle relazioni di equilibrio. Infatti, y compare non linearmente nell’espressione del coefficiente di fugacità del composto in miscela. In questo caso è [110] i =1 ( ) ( ( ) ) ( ) ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI EQUILIBRI DI FASE quindi necessario risolvere numericamente il sistema di equazioni algebriche non lineari: ( ) ( ) ( ) Py φˆV T , P, y − P o T φ V T , P o T ⋅ i i i i L o P ( T ) v P − i x γ T , P, x = 0 exp [112] i i RT N ∑ i =1 yi − 1 = 0 ( ) Se invece viene fissata la composizione della fase vapore, si ha il problema del calcolo del punto di rugiada. In questo caso è dato il vettore y e quindi si utilizza la relazione stechiometrica per la fase liquida, 兺Ni⫽1 xi ⫽1, insieme a una delle relazioni di equilibrio riportate in tab. 2 per ciascun componente la miscela. La risoluzione dei diversi sistemi di equazioni algebriche che si originano utilizzando le diverse relazioni di equilibrio riportate in tab. 2 procede analogamente a quanto discusso per il caso del calcolo del punto di bolla. Se la pressione del sistema è elevata risulta invece conveniente utilizzare un metodo diretto anche per la valutazione della fugacità in fase liquida. Questo approccio prende solitamente il nome di approccio /-/. La relazione fondamentale di equilibrio per il caso liquido-vapore diventa quindi [113] Py φˆV T , P, y = Px φˆ L T , P, x i i ( ) i i ( ) che, in termini di fattore K, fornisce la relazione: L y φˆ T , P, x [114] K i = i = iV xi φˆi T , P, y ( ( ) ) Il principale vantaggio di questo approccio è che le equazioni di stato sono intrinsecamente capaci di tener conto dell’influenza della temperatura e della pressione sulla fugacità. Ovviamente, questo approccio può anche essere utilizzato per medie-basse pressioni, ma sconta la limitazione di un deciso incremento della complessità di calcolo. Infatti, per una data equazione di stato la risoluzione del sistema di N equazioni algebriche [113] più una delle relazioni stechiometriche richiede anche la ricerca delle radici dell’equazione di stato cubica per il calcolo dei coefficienti di fugacità. La soluzione del sistema di equazioni algebriche non lineari può essere ottenuta con diversi metodi numerici. A mero titolo di esemplificazione, lo schema logico per il calcolo della pressione di bolla attraverso un metodo iterativo è il seguente: • sono dati i valori di T e x; • si assumono dei valori di primo tentativo di P e y (che rappresentano le incognite del problema); • si risolve l’equazione di stato cubica per la miscela utilizzando i valori di T, P e x; se si trovano tre soluzioni reali distinte e positive si prende il valore minore di Z, poiché si sta analizzando la fase liquida; con questo valore di Z si calcola il valore di /̂iL(T, P, x) per tutti i composti; • si risolve l’equazione di stato cubica per la miscela coi valori di T,P e y; se si trovano tre soluzioni reali distinte e positive si prende il valore maggiore di Z, poiché si sta analizzando la fase vapore; con questo valore di Z si calcola il valore di /̂iV(T, P, y) per tutti i composti; • si calcola il valore di Ki⫽/̂iL(T, P, x)Ⲑ/̂iV(T, P, y) per tutti i composti; • si calcola il valore di S⫽兺Ni⫽1 yi ⫽兺Ni⫽1 Ki xi ; • si ottiene una nuova stima di yi⫽Ki xi ⲐS e con questi nuovi valori di y si risolve l’equazione cubica per la miscela; se si trovano tre soluzioni reali distinte e positive si prende il VOLUME V / STRUMENTI valore maggiore di Z, poiché si sta analizzando la fase vapore; con questo valore di Z si calcola il nuovo valore di /̂iV(T, P, y) per tutti i composti; si calcola poi il nuovo valore di Ki⫽/̂iL(T, P, x)Ⲑ/̂iV(T, P, y) per tutti i composti e quindi il nuovo valore di S⫽兺Ni⫽1 yi⫽兺Ni⫽1 Ki xi; se il nuovo valore di S è simile al precedente, questo significa che i valori di y utilizzati per il nuovo calcolo sono uguali a quelli utilizzati per il vecchio calcolo e che quindi le equazioni [114], che sono quelle utilizzate per calcolare y, sono soddisfatte; altrimenti si itera la procedura appena illustrata fino a convergenza; • a questo punto bisogna verificare se anche l’equazione stechiometrica è soddisfatta; se S⫽1 i valori di P e y utilizzati sono corretti e il calcolo è terminato; altrimenti si sceglie un diverso valore di P⫽P⭈S e si ripete il procedimento dal terzo punto elencato fino a convergenza. Per il calcolo della pressione di rugiada e della temperatura di bolla e di rugiada si procede in modo analogo. Nella pratica si possono ovviamente utilizzare metodi numerici più efficienti rispetto a quello iterativo, discusso a mero titolo esemplificativo, per la ricerca delle radici del sistema di equazioni algebriche. 2.5.6 Equilibrio liquido-gas Una discussione a parte richiede il caso in cui uno dei componenti la miscela abbia una temperatura critica inferiore alla temperatura del sistema a pressioni medio-basse. Il problema in questo caso nasce dal fatto che le relazioni di equilibrio del metodo indiretto richiedono la conoscenza della tensione di vapore del composto puro alla temperatura della miscela. Se uno dei composti presenta una temperatura critica inferiore a quella della miscela non è ovviamente possibile calcolare la sua tensione di vapore a quella temperatura. Questo è il caso comune dei gas disciolti nei liquidi. È quindi necessario ricercare un’informazione sperimentale alternativa rispetto alla tensione di vapore per calcolare la fugacità del composto puro in fase liquida alla temperatura e pressione del sistema. L’andamento generale della fugacità di un composto in fase liquida a una certa temperatura in funzione della composizione può essere calcolato da determinazioni sperimentali di T-P-x-y ed è riportato a titolo di esempio in fig. 10. L’intercetta in x1⫽1 è ovviamente uguale alla fugacità del composto puro in fase liquida alla stessa temperatura della miscela; inoltre, si può dimostrare che la curva della fugacità risulta tangente in x1⫽1 alla legge lineare di Lewis-Randall per miscele ideali. Se il composto 1 presenta una temperatura critica inferiore a quella della miscela, non è ovviamente possibile misurare la sua fugacità nella miscela liquida nell’intero intervallo di composizione tra 0 e 1 poiché esso non può esistere come liquido puro alla temperatura della miscela. In altri termini, la curva riportata in fig. 10 parte da x1⫽0 (in cui anche la fugacità del composto 1 in miscela è uguale a zero) ma si interrompe prima di giungere al valore x1⫽1. Questo significa che, come detto in precedenza, l’informazione sperimentale f 1L(T,P) (essenzialmente coincidente con la tensione di vapore del composto puro alla temperatura della miscela) non è disponibile, e deve quindi essere sostituita da un’altra informazione sperimentalmente disponibile. Poiché, come si è detto, nel caso dei composti supercritici solamente la parte di sinistra della curva riportata in fig. 10 è sperimentalmente accessibile, la pendenza di tale curva all’origine è un’informazione che può essere 115 EQUILIBRI FISICI E CHIMICI fugacità Hi (T, P) di Poynting è solitamente trascurabile per pressioni mediobasse, il valore della fugacità (o del coefficiente di attività) non varia però sensibilmente con la pressione. Si può quindi ricavare la relazione cercata tra la fugacità del composto puro liquido e la costante di Henry: fiL(T, P)⫽Hi Ⲑgi⬁. La fugacità del composto supercritico nella miscela liquida si può quindi calcolare come ) ( ) ( fi (T, P) = ( H i T , P, x j ≠ i γ i∞(T , P ) 1 frazione molare (x1) fig. 10. Andamento della fugacità di un composto in una miscela liquida in funzione della composizione. Sono riportati anche gli andamenti lineari corrispondenti alle leggi di Lewis-Randall e di Henry. i misurata. Il valore di tale tangente viene solitamente chiamato costante di Henry, Hi : ( xi → 0 xi ) = dfˆ L i = H i T , P, x j ≠ i dxi x = 0 ( ) [119] i Questa relazione, come la relazione di Lewis-Randall per le miscele ideali, fornisce una legge limite lineare per il calcolo della fugacità di un composto in miscela [116] ( ) H T , P, x x se x → 0 i j≠i i i fˆi L T , P, x = L se xi → 1 f i T , P xi ( ) ( ) La costante di Henry dipende dalla temperatura e dalla pressione, ma non dalla frazione molare del composto 1 che è prossima a zero. Dipende invece ovviamente dalla composizione della miscela in cui il composto supercritico si discioglie, cioè dal valore delle frazioni molari degli altri componenti la miscela. Nel caso di una miscela a due componenti (un gas e un solvente), la costante di Henry del gas dipende dal solvente in cui è disciolto. Per risolvere il problema di equilibrio tra le fasi è necessario trovare una relazione che consenta di calcolare il valore di f 1L(T,P) utilizzando la costante di Henry invece della tensione di vapore. Questa relazione nasce dalla definizione di coefficiente di attività a diluizione infinita: ) ( ( ) ( )≈ ( ) ( T , P, x ) = H ( T , P, x ) x f (T , P ) [117] lim γ i T , P, x = γ i∞ T = lim xi → 0 ≈ fi L fˆ L 1 lim i T , P xi → 0 ( ) xi → 0 fˆi L T , P, x f i L T , P xi j≠i i L i i Il valore di pressione per cui vale questa relazione è quello di equilibrio quando la frazione molare del composto 1 tende a zero. Per una miscela a due componenti si tratta quindi della tensione di vapore del composto 2 puro. Poiché la correzione 116 i ) γ i ( T , P, x γ (T , P ∞ i ) ) Il rapporto gi (T, P, x)Ⲑgi⬁(T, P) può essere definito come un nuovo coefficiente di attività, gi⫻(T, P, x)⫽gi (T, P, x)Ⲑgi⬁(T, P), per cui si dice che vale la convenzione asimmetrica, nel senso (g Ⲑg⬁)⫽gi⬁Ⲑgi⬁⫽1. Questo è diverso da quanche xlim0(gi⫻)⫽lim x⫺0 i i ⫺ to avviene per i coefficienti di attività utilizzati fino a ora per cui si dice che vale una convenzione simmetrica, cioè il coefficiente di attività tende a 1 quando anche la frazione molare tende a 1: xlim1gi (T, P, x)⫽1. ⫺ Per una miscela contenente composti sia supercritici sia subcritici, le relazioni di equilibrio liquido-vapore rimangono quindi invariate per i composti subcritici, mentre per quelli supercritici diventano 䉴 i i fˆi L T , P, x i ( 0,5 [115] lim ) x γ ( T , P, x ) = = H i T , P , x j ≠ i xi Lewis-Randall 0 ) ( [118] fˆi L T , P, x = f i L T , P xiγ i T , P, x = Henry 䉴 䉴 ( ) ( ) PyiφˆiV T , P, y = H i T , P, x j ≠ i xi γ i ( T , P, x γ i∞(T , P ) ) 2.5.7 Equilibrio liquido-liquido In condizioni di equilibrio a temperatura e pressione costanti l’energia libera di Gibbs del sistema deve assumere il minimo valore compatibile coi vincoli imposti. Quindi, la miscelazione di due o più composti a temperatura e pressione costanti risulta essere un processo spontaneo solo se è accompagnato da una diminuzione dell’energia libera di Gibbs. In altri termini, se l’energia libera di Gibbs della miscela è minore della somma di quella dei composti puri questi si miscelano spontaneamente; se, viceversa, l’energia libera di Gibbs della miscela è maggiore di quella risultante dalla somma dell’energia libera di Gibbs dei composti puri, essi non si miscelano spontaneamente e risultano quindi essere completamente immiscibili. Esistono ovviamente anche delle situazioni intermedie per cui i composti sono solo parzialmente miscibili: è cioè possibile miscelarli in certe proporzioni, ma non in altre. La miscela può in altri termini esistere solo entro certi limiti di composizione. L’andamento dell’energia libera molare di Gibbs di una ᎐ (T, P, x)⫽ miscela ideale bicomponente, g•(T, P, x)⫽兺Ni⫽1xiG i ⫽g1(T, P)x1⫹g2(T, P)x2⫹RT(x1ln x1⫹x2 ln x2), è riportato al variare della composizione in fig. 11. Considerando quantità diverse di due miscele di composizione x1a e x1b, l’energia libera molare di Gibbs del sistema costituito dalle due miscele separate ha un valore compreso tra ga e g b ed è rappresentata in figura da un punto sulla linea tratteggiata che congiunge i due punti a e b. Viceversa, se le due miscele vengono unite e si miscelano completamente, la miscela risultante ha ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI EQUILIBRI DI FASE energia libera di Gibbs molare g1(T, P) b gb(T, P) g2(T, P) a ga(T, P) xa1 0 0,5 frazione molare (x1) xb1 1 fig. 11. Andamento dell’energia libera di Gibbs molare con la composizione di una miscela a due componenti ideale. una composizione compresa tra x1a e x1b e la sua energia libera molare di Gibbs è rappresentata da un punto sulla curva a tratto continuo tra i due punti a e b. Per qualsiasi quantità relativa delle due miscele a e b la somma dell’energia libera di Gibbs delle due miscele separate è quindi sempre superiore a quella della miscela risultante dal loro completo mescolamento. In altri termini, miscele ideali si mescolano sempre completamente: si dice che una miscela ideale non può smiscelarsi. L’andamento dell’energia libera molare di Gibbs di una miscela non ideale può essere invece completamente diverso, come mostrato a titolo di esempio in fig. 12. In questo caso vi è un’importante differenza rispetto al caso discusso in precedenza. Considerando sempre due miscele di composizione x1a e x1b, l’energia libera molare di Gibbs del sistema complessivo formato da quantità diverse di queste due miscele separate ha sempre un valore rappresentato in fig. 12 da un punto sulla linea tratteggiata che congiunge i due punti a e b. Se le due miscele vengono mescolate e si miscelano completamente, la miscela risultante ha una composizione compresa tra x1a e x1b e la sua energia libera molare di Gibbs è rappresentata da un punto sulla curva a tratto continuo tra i due punti a e b. Contrariamente al caso delle miscele ideali, in questo caso per qualsiasi quantità relativa delle due miscele a e b la somma dell’energia libera delle due miscele separate è sempre inferiore a quella della miscela risultante dal loro completo mescolamento. In altri termini, se si mescolano i due composti in modo tale da formare una miscela di composizione compresa tra x1a e x1b si separano due fasi liquide distinte in equilibrio: l’una di composizione x1a e l’altra di composizione x1b. Questo comportamento è del tutto analogo a ciò che avviene se si mescolano due composti e la composizione della miscela risultante è compresa tra la composizione della fase liquida e quella della fase vapore in equilibrio alla temperatura e alla pressione assegnate: il sistema si divide in due fasi in equilibrio, l’una liquida e l’altra vapore. Nel caso di miscele liquide si dice che il sistema è parzialmente miscibile, nel senso che per composizioni comprese tra 0 e x1a o x1b e 1 il sistema è completamente miscibile, mentre non lo è per composizioni interne all’intervallo x1a⬍x1⬍x1b. In altri termini, il sistema presenta una lacuna di miscibilità per composizioni comprese tra x1a e x1b. Ovviamente, l’estensione della lacuna di miscibilità varia con la temperatura. È importante sottolineare che non tutti i modelli sviluppati per rappresentare l’energia libera di Gibbs di eccesso sono in grado di riprodurre matematicamente l’andamento esemplificato in fig. 12. Per esempio il modello di Wilson non è in grado di riprodurre un tale andamento e non è quindi in grado di prevedere lo smiscelamento di due fasi liquide. Analogamente a quanto discusso per il caso di equilibrio liquido-vapore, si possono riassumere le condizioni di equilibrio tra due fasi liquide per una miscela a due componenti su diagrammi di fase isobari che riportano la frazione molare di un componente in ascissa e la temperatura in ordinata, chiamati diagrammi di solubilità. Il caso più generale è rappresentato in fig. 13, dove la regione interna alla curva rappresenta la lacuna di miscibilità. La curva che delimita la lacuna di miscibilità è il luogo dei punti di equilibrio tra le fasi: il tratto di curva UaL è rappresentativo della fase liquida a (quella più ricca del composto 2), mentre il tratto di curva UbL è rappresentativo della fase liquida b (quella più ricca del composto 1). Poiché la curva che delimita la lacuna di miscibilità è il luogo gb(T, P) U UCST b curva di equilibrio temperatura energia libera di Gibbs molare una fase liquida fase liquida a a ga(T, P) a 0 xa1 LCST 0,5 xb1 1 frazione molare (x1) fig. 12. Andamento dell’energia libera di Gibbs molare con la composizione di una miscela a due componenti non ideale. VOLUME V / STRUMENTI 0 fase liquida b due fasi liquide linea conodale b L una fase liquida 0,5 xa1 xb1 frazione molare (x1) 1 fig. 13. Diagramma di solubilità liquido-liquido isobaro per una miscela a due componenti che presenta sia LCST sia UCST. 117 EQUILIBRI FISICI E CHIMICI [120] f i L (T , P) xiα γ i (T , P, x α ) = f i L (T , P) xiβ γ i (T , P, x β ) che si riduce alla più semplice relazione α α β β [121] xi γ i (T , P, x ) = xi γ i (T , P, x ) I coefficienti di attività che compaiono nella relazione precedente derivano dallo stesso modello di energia libera di Gibbs di eccesso e si differenziano solo in quanto sono calcolati a composizioni diverse, quella della fase a e quella della fase b, rispettivamente. 2.5.8 Equilibrio solido-liquido In funzione dei diversi comportamenti delle due fasi (liquida e solida) sono possibili molti comportamenti qualitativi differenti. Nel seguito verrà discusso in dettaglio solo il caso di rilevante importanza applicativa di una soluzione liquida priva di lacune di miscibilità e di composti solidi completamente immiscibili. Considerando a titolo esemplificativo un sistema a due componenti, la regola delle fasi impone che vi sia, in presenza di tre fasi (due solide, in quanto si considerano i composti solidi completamente immiscibili, e una liquida), un solo grado di libertà. Per un valore di pressione assegnato, risultano quindi fissate sia la temperatura sia la composizione delle tre fasi e su di un diagramma isobaro esiste quindi un solo punto in cui possono coesistere le tre fasi in equilibrio. Questo punto viene chiamato eutettico. Il diagramma isobaro per una miscela a due componenti completamente immiscibili in fase solida è riportato in fig. 14, dove il punto E (con temperatura pari a TE e composizione pari a xE) rappresenta l’unico punto in cui coesistono in equilibrio le due fasi solide e la fase liquida. A temperature inferiori a TE esistono solo le due fasi solide, mentre a temperature superiori a TE esiste anche la fase liquida. Le due curve rappresentano le curve di solidificazione 118 S M Tf2 T N temperatura dei punti di equilibrio tra le fasi e ricordando che due fasi in equilibrio hanno la stessa temperatura, ne consegue che le linee conodali su questo diagramma sono rappresentate da segmenti orizzontali. Se si mescolano i due composti in proporzioni tali che la composizione della miscela risultante, alla temperatura e alla pressione assegnate, sia interna alla lacuna di miscibilità, il sistema si separa quindi in due fasi distinte, la cui composizione è data dall’intersezione della retta orizzontale alla temperatura del sistema coi due rami della curva di equilibrio. Nella medesima figura si evidenziano anche due temperature critiche: per valori di temperatura superiori alla prima (denominata UCST, Upper Critical Solution Temperature) o inferiori alla seconda (detta LCST, Lower Critical Solution Temperature) i due composti sono sempre completamente miscibili. In realtà spesso la curva di equilibrio tra le due fasi interseca la curva caratteristica di un’altra transizione di fase a temperature superiori alla LCST (in questo caso la soluzione solidifica prima di raggiungere la LCST) o inferiori alla UCST (in questo caso la soluzione bolle prima di raggiungere la UCST). Il calcolo delle condizioni di equilibrio tra due fasi liquide procede in completa analogia con quanto discusso per il caso dell’equilibrio liquido-vapore. Utilizzando un approccio indiretto, la relazione fondamentale di equilibrio da accoppiare all’opportuna relazione stechiometrica relativa a una delle due fasi liquide in equilibrio diventa: composti 1 e 2 (una fase liquida) GS A G B HS HL CL H TE BS CS C E composti 1 e 2 (due fasi solide) I 0 Tf1 F D xF xHL 0,5 xE xCL xA 1 frazione molare (x1) fig. 14. Diagramma di solubilità isobaro liquido-solido per una miscela a due componenti che presenta completa immiscibilità in fase solida e completa miscibilità in fase liquida. della fase liquida, mentre la linea orizzontale a TE rappresenta la curva di fusione delle fasi solide. Il comportamento riportato in fig. 14 è ovviamente un’approssimazione valida in condizioni limite di completa immiscibilità delle fasi solide. TE rappresenta la curva di fusione dei sistemi bicomponente. I due composti puri hanno ovviamente temperatura di fusione e di solidificazione coincidenti. In altri termini, la curva di fusione è orizzontale per tutti i valori di x1⬆0 e x1⬆1, per poi diventare verticale e congiungersi con la curva di solidificazione per x1⫽0 e x1⫽1. Considerando il raffreddamento di una miscela in fase liquida rappresentata dal punto A in fig. 14, la miscela rimane in fase liquida fino a quando raggiunge la curva di solidificazione (punto B), dove si separa la prima particella di solido. La composizione del solido che si forma è in equilibrio con la miscela liquida caratterizzata dal punto B e dovrà quindi avere la stessa temperatura e giacere sulla curva di fusione. In questa regione del diagramma la curva di fusione è rappresentata dall’asse verticale a x1⫽1 e quindi il solido che si forma è costituito dal composto 1 puro (punto BS). Riducendo ancora la temperatura fino al punto C, che si trova tra le curve di solidificazione e di fusione, si entra nella regione bifase, dove cioè non può esistere una singola fase. Il sistema si separa quindi in due fasi che, essendo in equilibrio, sono collegate da una linea conodale orizzontale passante per il punto C: il solido 1 puro (punto CS) e la miscela liquida di composizione xCL (punto CL). Riducendo ancora la temperatura si arriva a TE, dove possono coesistere le tre fasi in equilibrio: quella liquida con composizione xE e i due composti solidi puri. Riducendo ancora la temperatura (punto D) si entra nella regione del solido sottoraffreddato dove coesistono i due composti puri immiscibili. Quando la composizione della miscela liquida iniziale invece che superiore a xE (punto A) è inferiore (punto F), il comportamento qualitativo della miscela al raffreddamento è lo stesso, con la sola differenza che, raggiunta la curva di ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI EQUILIBRI DI FASE solidificazione, si separa il composto solido 2 puro invece del composto solido 1 puro. Il percorso FGHI è quindi del tutto analogo a quello ABCD illustrato in precedenza. Le relazioni generali di equilibrio da accoppiare con un’opportuna equazione stechiometrica assumono in questo caso la forma [122] ) ( ) ( f i L T , P xiγ i T , P , x = ∆hi , fus 1 1 = f i L T , P exp − + R T fi T T fi c L − c S T fi + Pi Pi − 1 − ln R T T ) ( Da questa relazione è possibile ricavare un’espressione per il calcolo della solubilità di un componente la miscela, definita come la massima concentrazione di un composto che può essere presente disciolto in una fase liquida in condizioni di equilibrio con la propria fase solida pura: ∆hi , fus 1 1 1 exp − + γ i T , P, x R T fi T T fi c L − c S T fi + Pi Pi − 1 − ln R T T Questa relazione può essere semplificata utilizzando l’espressione approssimata della fugacità di un solido puro [123] xi = [124] xi ≈ ( ) ∆hi , fus 1 1 1 − exp γ i T , P, x R T fi T ( ) Le relazioni precedenti consentono di tracciare le curve di equilibrio dei diagrammi di fase isobari, quali per esempio quelle riportate nel diagramma di fig. 14. Per calcolare la curva di equilibrio tra x1⫽0 e x1⫽xE si utilizza la relazione di equilibrio relativa al composto 2 (in quanto in questa regione vi è equilibrio tra la fase liquida e il composto 2 solido), mentre per la curva tra x1⫽xE e x1⫽1 si utilizza la relazione di equilibrio relativa al composto 1. 2.5.9 Sistemi diluiti Le relazioni di equilibrio discusse in precedenza spesso assumono forme particolarmente semplici nel caso limite di rilevante interesse applicativo dei cosiddetti sistemi diluiti, di quei sistemi cioè in cui la frazione molare di un composto è molto piccola. Queste forme semplificate delle relazioni di equilibrio vengono a coincidere con leggi dedotte empiricamente prima che la termodinamica degli equilibri di fase fosse razionalizzata. Abbassamento del punto di congelamento Considerando un composto solido (soluto, composto 1) disciolto in un liquido (solvente, composto 2) il diagramma di equilibrio liquido-solido assume la forma già discussa e riportata in fig. 14. L’asse delle ordinate con x1⫽0 corrisponde al solvente puro. Partendo da uno stato in cui vi è il solvente puro liquido (punto S), la sua temperatura di congelamento (in cui ovviamente si separa il solvente puro solido) è pari a Tf 2. Se nel solvente di partenza si scioglie una piccola quantità di soluto VOLUME V / STRUMENTI (punto M) e si abbassa la temperatura, il solvente puro solido si separa quando si giunge al punto N, cioè a una temperatura più bassa di quella di congelamento del solvente puro. L’effetto netto dell’aggiunta di una piccola quantità di soluto a un solvente è quindi quello di abbassare la temperatura a cui inizia a solidificare il solvente. Se la concentrazione del soluto è piccola (x1⫺ 0) quella del solvente è praticamente unitaria (x2⫺1) e quindi anche il suo coefficiente di attività tende a uno (g2⫺ 1). La relazione di equilibrio per il solvente diventa quindi 䉴 䉴 䉴 [125] ln x2 = ∆h2, fus 1 1 − = R Tf 2 T = ∆h2, fus T − T f 2 R TT f 2 =− ∆h2, fus ∆T f R TT f 2 dove si è indicato con ∆Tf ⫽Tf 2⫺T l’abbassamento della temperatura di congelamento del solvente. Introducendo le approssimazioni, lecite nel limite in cui x1⫺ 0, lnx2⬇⫺x1 e TTf 2⬇Tf22, la relazione precedente fornisce la seguente espressione per l’abbassamento della temperatura di congelamento del solvente: RT f22 x1 [126] ∆T f ≈ ∆h2, fus che mostra come l’abbassamento della temperatura di congelamento non dipenda dal tipo di soluto e vari linearmente con la frazione molare del soluto (legge dell’abbassamento della temperatura di congelamento di van’t Hoff). I valori del rapporto RTf22 Ⲑ∆h2, fus sono caratteristici di ciascun solvente e sono spesso tabulati sotto il nome di costanti crioscopiche. 䉴 Innalzamento della temperatura di ebollizione Considerando una miscela liquida di due composti (soluto e solvente) di cui solo uno (il solvente, composto 2) presente nella fase vapore in equilibrio, la relazione generale di equilibrio liquido-vapore può essere scritta solo per il solvente e assume la forma [127] f 2L (T , P) x2γ 2 (T , P, x ) = f 2V (T , P) Utilizzando un approccio indiretto analogo a quello discusso in precedenza per correlare la fugacità di un solido puro a quella del liquido puro alla stessa temperatura e pressione, è possibile dimostrare che la fugacità del vapore puro può essere correlata alla fugacità del liquido puro alla stessa temperatura e pressione dall’espressione [128] ∆h 1 1 f 2V T , P ≈ f 2L T , P exp 2,cond − = R Tb2 T ( ) ( ) ∆h 1 1 = f 2L T , P exp − 2,ev − R Tb2 T ( ) Introducendo questa espressione nella relazione di equilibrio precedente si ottiene, per sistemi diluiti in cui x1⫺ 0, x2⫺ 1 e g2⫺ 1, 䉴 䉴 [129] 䉴 ln x2 = − ∆h2,ev 1 1 − = R Tb2 T =− ∆h2,ev T − Tb2 ∆h ∆Tb = − 2,ev R TTb2 R TTb2 119 EQUILIBRI FISICI E CHIMICI dove si è indicato con ∆Tb⫽T⫺Tb2 l’innalzamento della temperatura di ebollizione del solvente. Procedendo come nel caso precedente relativo all’abbassamento della temperatura di congelamento, è possibile ricavare una relazione approssimata per l’innalzamento della temperatura di ebollizione del solvente RTb22 x1 [130] ∆Tb ≈ ∆h2,ev che stabilisce come l’innalzamento della temperatura di ebollizione non dipenda dal tipo di soluto e vari linearmente con la frazione molare del soluto (legge dell’innalzamento della temperatura di ebollizione di van’t Hoff). I valori del 2 Ⲑ∆h rapporto RTb2 2,ev sono caratteristici di ciascun solvente e sono spesso tabulati sotto il nome di costanti ebullioscopiche. Ripartizione di un soluto in due solventi Se un terzo composto (soluto, indicato come composto 3) viene aggiunto a un sistema costituito da due liquidi completamente immiscibili (solventi 1 e 2), esso si può ripartire tra due fasi: la fase a, costituita dai composti 1 e 3, e la fase b, costituita dai composti 2 e 3. La relazione generale di equilibrio liquido-liquido può essere scritta quindi solo per il soluto (essendo l’unico composto presente nelle due fasi) come: [131] α 3 α β 3 L 3 Se la concentrazione del soluto è piccola (x3a⫺ 0; x3b⫺ 0), quella dei solventi nelle due fasi è praticamente unitaria (x1a⫺1; x2b⫺ 1) e quindi i coefficienti di attività del soluto nelle due fasi sono uguali a quelli a diluizione infinita (g3a⫽g3a,⬁; g3b⫽g3b,⬁). La relazione di equilibrio per il soluto diventa quindi 䉴 䉴 䉴 䉴 [132] x3α x3β = γ 3β ,∞(T , P) γ 3α ,∞(T , P) = K 3αβ Questa relazione stabilisce come la ripartizione (cioè il rapporto tra le concentrazioni) di un soluto in due solventi sia costante a una data temperatura e pressione, che è quanto prevede la legge di ripartizione di Nernst. I valori del rapporto K3ab⫽g3b,⬁Ⲑg3a,⬁ sono caratteristici di ciascun sistema solutosolvente-solvente e sono spesso tabulati sotto il nome di coefficienti di ripartizione. Solubilità dei gas nei liquidi Considerando una miscela liquida di due composti di cui uno (il gas, composto 1) supercritico, mentre l’altro (il solvente, composto 2) subcritico, la relazione generale di equilibrio liquido-vapore per il gas assume la forma ( ) ( ) [133] Py1φˆ1V T , P, y = H1 T , P x1 γ 1 ( T , P, x γ (T , P ∞ 1 ) ) Se la concentrazione del gas nel liquido è piccola (x1⫺ 0) il suo coefficiente di attività è uguale a quello a diluizione infinita (g1⫽g1⬁). In questo caso, se si assume anche che il comportamento del gas sia assimilabile a quello di un gas perfetto, la relazione di equilibrio per il soluto assume la forma (legge di Henry): 䉴 [134] Py1 = H1 x1 che stabilisce come la solubilità di un gas in un liquido vari linearmente con la sua pressione parziale. 120 Perry R.H., Green D.W. (1998) Perry’s chemical engineers’handbook, New York, McGraw-Hill. Prausnitz J.M. et al. (1999) Molecular thermodynamics of fluid phase equilibria, Upper Saddle River (NJ), Prentice Hall. Sandler S.I. (edited by) (1994) Models for thermodynamic and phase equilibria calculations, New York, Marcel Dekker. Sengers J.V. et al. (edited by) (2000) Equations of state for fluids and fluid mixtures, Amsterdam, Elsevier. Bibliografia citata Gibbs J.W. (1928) Collected works, New York, Longmans, 2v. LEE B.I., KESLER M.G. (1975) A generalized thermodinamyc correlation based on three-parameter corresponding states, «American Institute of Chemical Engineers Journal», 21, 510-527. Sandler S.I. (1989) Chemical engineering thermodynamics, New York, John Wiley. Elenco dei simboli a β f (T , P) x γ 3 (T , P, x ) = f (T , P) x γ 3 (T , P, x ) L 3 Bibliografia generale a A A, B A, B, C A12, A21 b B B f fˆi F g G G᎐i h H H k K Kiab n N P P° Pi PC R s S t T TC TR u coefficiente energetico delle equazioni di stato cubiche attività energia libera di Helmholtz coefficienti delle equazioni di stato cubiche costanti dell’equazione di Antoine costanti dell’equazione di van Laar covolume secondo coefficiente del viriale costante nel modello di Margules fugacità fugacità del composto i-esimo in miscela numero di fasi energia libera di Gibbs molare energia libera di Gibbs energia libera di Gibbs parziale molare entalpia molare entalpia costante di Henry parametro delle equazioni di stato cubiche rapporto di vaporizzazione coefficiente di ripartizione di Nernst della specie iesima tra le due fasi a e b numero di moli numero di specie pressione tensione di vapore pressione parziale pressione critica costante dei gas perfetti entropia molare entropia tempo temperatura termodinamica temperatura critica temperatura ridotta energia interna molare ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI EQUILIBRI DI FASE U u, w v V ᐂ x x y Z energia interna coefficienti delle relazioni generali per le equazioni di stato cubiche volume molare volume varianza titolo in vapore frazione molare frazione molare coefficiente di compressibilità Lettere greche a, b, g coefficienti della generica equazione di stato cubica g coefficiente di attività m potenziale chimico / coefficiente di fugacità /̂i coefficiente di fugacità del composto i-esimo in miscela w fattore acentrico di Pitzer E L R S V ⫻ ⬁ a, b, … di eccesso liquido residua solido vapore convenzione asimmetrica a diluizione infinita fase a, b, … Pedici b C cond d E ev f, fus i, j, … R di bolla critica di condensazione di rugiada di eutettico di evaporazione di fusione della specie i, j, … ridotta Renato Rota Apici • * A, B, … miscela ideale gas perfetto sottosistema A, B, … VOLUME V / STRUMENTI Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica ‘Giulio Natta’ Politecnico di Milano Milano, Italia 121