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n. 34 Estate 2014
ARTEMEDICA
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ANTROPOSOFIA OGGI
Sul significato
del fantoma
Una luce nel silenzio
Uno sguardo sull'autismo
Nella biblioteca
di Adriano Olivetti
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POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE DL 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004N.46) ART.1, COMMA I, DCB MILANO
La luce nel silenzio
Progetto per la prevenzione e il trattamento dei disturbi dello spettro autistico
• Domenica Mannino
La nascita di un essere umano, svelando
con l’evidenza la sua origine, non pare
porre di per sé particolari problemi di
ricostruzione genealogica. In altri campi
del sapere e dell’agire, risalire al momento in cui un oggetto è apparso, un’idea
ha preso forma, è spesso un’operazione
ardua. Il lavoro è appassionante e si addentra in meccanismi di trasmissione del
sapere, per far luce sull’oscuro o il poco
noto. Così si può dire dell’autismo.
La parola deriva dal greco autòs, che significa lo stesso, se stesso. Nel suo significato letterale la parola autismo indica
n. 34 Estate 2014 - ARTEMEDICA
uno stato di chiusura in se stessi e si presta
bene a descrivere l’apparente distacco dal
mondo e dagli altri; inoltre caratterizza il
comportamento autistico con le sue stereotipie e il suo isolamento affettivo.
Il primo a introdurre questo termine e ad
applicarlo per descrivere un tipico disturbo infantile fu Leo Kanner, il quale nel
1943 in un articolo dal titolo Autistic disturbances of affective contanct descrisse
undici casi di bambini la cui tendenza a
rinchiudersi in se stessi era stata notata sin
dal primo anno di vita. Nel 1983 Frances
Tustin, allieva di Melanie Klein, sostenne
che già nel 1930 la Klein aveva anticipato
di 13 anni la distinzione tra autismo infantile precoce e deficienza mentale. La
Klein diagnosticava una psicosi non schizofrenica, dovuta non tanto a regressione
quanto piuttosto a inibizione dello sviluppo psichico. In questo modo la Klein
aveva individuato e descritto quella sindrome che tredici anni dopo Leo Kanner
definirà autismo. Ma soprattutto ciò che
oggi ci colpisce particolarmente è che la
Klein differenziò questa sindrome dalla
schizofrenia e dalla deficienza mentale,
sostenendone la curabilità.
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Negli anni Cinquanta, J. Lacan ha avuto nel linguaggio il suo canale privilegiato. Egli mette in luce una verità strutturale nella concezione della
genesi del soggetto: il linguaggio pre-esiste al soggetto. Quindi, un bambino autistico che “si tura le orecchie” è comunque nel linguaggio, anzi, proprio perché immerso in questo campo, intende proteggersi dal significante
dell’altro che tende a identificarlo e a rappresentarlo come soggetto storico,
inserito in una temporalità. Per questo, sostiene Lacan, l’autistico sembra
dimorare fuori dalla storia e dal tempo, ma comunque pur sempre in una
relazione con il linguaggio nella sua dimensione infinita.
L’autistico, possiamo senz’altro dire oggi, non è facilmente integrabile nel
contesto sociale e sembra non potersi riferire a se stesso come persona.
La sua impossibilità a sviluppare una appropriata esperienza di sé è stata
spiegata e descritta come la sintomatologia principale dell’autismo. Noi
sappiamo che l’originalità dell’esperienza di sé nella prima infanzia non
è immediatamente acquisita dal soggetto in genere, ma lo sarà con grande
impegno: è un approccio del tutto interiore del bambino a se stesso, complesso e delicato, che può essere disturbato da una improvvisa e disarmonica irruzione di forze esterne che confliggono con la appena intrapresa
percezione di sé, con conseguente autonegazione e rafforzata resistenza
all’autoaffermazione.
Gli ultimi due decenni sono stati caratterizzati da una enorme proliferazione di studi rivolti alle basi neuronali dell’autismo. Particolare
attenzione è stata posta al possibile ruolo di una disfunzione del sistema
dei neuroni specchio, ed è proprio questa ricerca a divenire più utile e
inerente alla immunoneuroendocrinopsicologia che sostiene e ispira la realizzazione del progetto
“La luce nel silenzio”.
Per la prima volta nella storia, i neuroni specchio forniscono una spiegazione neurofisiologica per
forme complesse di cognizione e di interazione sociale. Solide prove empiriche indicano che il nostro cervello è in grado di rispecchiare aspetti profondi della mente e provano in maniera indubbia
l’esistenza di un tessuto di intersoggettività pre-cognitiva e pre-riflessiva, che consente agli esseri
umani di comprendersi e di identificarsi reciprocamente. Insomma, si tratta di un canale di comunicazione intuitivo di tipo empatico, che sembra attivo soprattutto in rapporto allo stato di sofferenza dell’altro, senza il quale il mondo interiore degli altri sarebbe misterioso e imperscrutabile.
L’interdipendenza tra sé e l’altro, che questi neuroni consentono, modella le interazioni sociali tra
gli individui, in cui l’incontro concreto del sé con l’altro diventa il senso esistenziale condiviso che
li lega profondamente.
Alla luce di queste conoscenze il progetto La luce nel silenzio pone come obiettivo lo studio degli
aspetti neurobiologici e immunopatologici del disturbo, nonché le ipotesi cognitive che lo descrivono. Inoltre si prefigge di prevenire l’attivazione di un processo bio-immuno-emozionale che
matura nelle prime fasi di sviluppo embrionale e postnatale. In queste due fasi, sia intra che extra
uterina, l’individuo, attraverso esperienze psichiche (interazioni affettive) e biologiche (infezioni),
completa la formazione e la costruzione del sé biologico.
Questo processo di maturazione si accompagna allo sviluppo di un meccanismo di auto-organizzazione ontogenica che permette di considerare la risposta immune linfocitaria come l’elemento
centrale nella definizione di identità.
L’immunologia pertanto diviene prima di tutto studio di processi che definiscono l’identità; secondariamente, studio di meccanismi che ne definiscono l’integrità.
Proseguendo su questa linea, possiamo introdurre una correlazione tra “pensiero immunologico”,
“percezione neurosensoriale” e “identità personale”. In secondo luogo, va messo in evidenza il
fatto che il rapporto esistente tra epigenetica (plasticità del DNA), neurogenetica (plasticità neuro-
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nale) e plasticità linfocitaria è strettamente correlato al concetto di prevenzione e terapia.
Se ora noi richiamiamo alla mente l’acquisizione scientifica per cui:
a) i processi di apprendimento e di memoria nascono come capacità di formare nuove connessioni
sinaptiche tra gruppi di cellule nervose, creando così nuove reti neuronali, in cui vengono rilasciate
diverse sostanze chimiche, il che a sua volta determina l’innesco di specifiche emozioni;
b) la vita corporea e quella psichica sono strettamente correlate, per cui bisogna considerare l’azione reciproca tra processi organici e processi psichici;
allora possiamo senz’altro rinforzare l’ipotesi – che già ha avuto diverse e preziose conferme – secondo
cui il nesso patogenetico tra corpo e mente potrebbe essere proprio il coinvolgimento dell’asse epiteliolinfocitico-neuronale, sostenuto dall’azione pro-infiammatoria della sostanza P.
Molto suggestiva risulta in tal senso – e il Progetto si orienta in questa direzione – la possibilità di
utilizzare una terapia immunomodulante in diluizione omeopatica (seroproteine A tessutospecifiche a
organotropismo selettivo predeterminate antigenicamente con tessuto embrio-fetale specifico di origine
animale) nei disordini di tipo neuropsichiatrico nei quali l’innesco infettivo sembra essere sostenuto
dagli streptococchi, unito a patologie intestinali simili a quelle attivate dai linfociti gamma/delta.
Obiettivi
Prevenzione e terapia n. 1
Prevenzione e terapia n. 2
Rivolto alla coppia e alla donna nella prospettiva di una futura gravidanza.
Il Programma prevede:
Si vuole prevenire l’andamento evolutivo dell’aspetto
degenerativo cognitivo-comportamentale, in relazione
alla diagnosi precoce dei disturbi dello spettro autistico, attraverso terapia immunomodulante in diluizione
omeopatica (SAT TERAPIA).
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Pannello di analisi
Immunofenotipo
Disintossicazione
Dosaggio dei metalli pesanti nel capello
Integrazione dei nutrizionali
Chelazione dei tossici
Lipidomica
Alimentazione biodinamica
Dieta compatibile con il genotipo del paziente
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Terapia omeopatica e antroposofica
Lipidomica
Dentosofia
Arte della respirazione
Educazione comportamentale
Terapie artistiche
C.H.A.T. (Questionario per la individuazione precoce
del disturbo dello spettro autistico)
Questo è il contenuto informativo del Progetto e l’entusiasmo da cui nasce si fonda sull’idea che
l’uomo, inteso come essere capace di esperienza di sé e dell’altro, nasce dal sentire consapevole, che
si sviluppa attraverso le molteplici correlazioni tra i sensi esterni e i sensi interni con la appercezione
di sé mediata dal pensiero, e realizzata concretamente ed esistenzialmente nell’atto di volontà.
Domenica Mannino
Laureata con lode in Medicina e Chirurgia, svolge attività scientifica, didattica e di ricerca.
È diplomata in: Medicina antroposofica; Medicina Omeopatica; Formazione professionale in Pediatria; Clinica e Semeiotica
pediatrica; Pediatria d’urgenza; Cardiologia pediatrica; Diagnosi e terapia in Medicina interna e Medicina d’urgenza.
In ambito pediatrico ha pubblicato: “Indagine epidemiologica del metabolismo lipoproteico in soggetti in età scolare”.
È co-autrice di “Verso una psicologia omeopatica” e del testo di Omeopatia costituzionale, Edizione Lombardo. Collabra con la rivista “il
Medico omeopata” (FIAMO). Svolge attività di insegnamento di Medicina omeopatica presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”
e docenza ISMO presso l’Università Urbaniana.
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