Corso di formazione per ausiliari di assistenza Maggio 2016 [PRECAUZIONI STANDARD E IGIENE AMBIENTALE] [Docente: Monica Pedrotti] PRECAUZIONI STANDARD (PS) In ambito sanitario, per precauzioni standard s’intendono tutte quelle procedure e disposizioni che hanno come obiettivo la riduzione del rischio di trasmissione nelle strutture sanitarie dei microrganismi che derivano sia da fonti note, che da fonti ignote. Le precauzioni standard si applicano al sangue e a tutti i liquidi biologici, secrezioni ed escrezioni, a eccezione del sudore, a prescindere dal fatto che contengano o meno sangue visibile – alla cute non integra – alle mucose. Le precauzioni standard: o lavaggio delle mani o uso dei guanti o uso delle mascherina o uso degli occhiali protettivi o uso di indumenti protettivi o gestione biancheria ed effetti letterecci o igiene ambientale La trasmissione delle infezioni in ambito assistenziale è imputabile all’interazione di tre principali elementi: 1. una fonte (serbatoio): di microrganismi patogeni 2. un ospite suscettibile e una porta d’ingresso specifica per quel microrganismo 3. una via di trasmissione specifica per quel patogeno. Tra i principali serbatoi di infezione, il principale è costituito dalle persone (l’assistito stesso, altri pazienti, familiari, visitatoti, ecc.). Anche l’ambiente inanimato può essere implicato nella trasmissione di microrganismi, a partenza da fonti ambientali o veicoli inanimati (attrezzature, strumentario, dispositivi medici, soluzioni infusionali, ecc.). Le principali vie di trasmissione sono: contatto: diretto o indiretto droplet o goccioline via aerea IL LAVAGGIO DELLE MANI IL LAVAGGIO SOCIALE L’igiene delle mani è un intervento indispensabile per il controllo delle Infezioni Correlate all’Assistenza (ICA) trasmesse dal contatto degli operatori sanitari con gli assistiti. Il lavaggio delle mani è riconosciuto come la più importante misura per ridurre il rischio di trasmissione di microrganismi da una persona all’altra o da una localizzazione all’altra dello stesso assistito. 1 Una delle regole fondamentali che riguarda l'igiene delle mani dell'operatore socio sanitario è che abbia sempre la cute delle mani integra senza ferite o abrasioni; se presenti, proteggerle con le apposite medicazioni. Il lavaggio delle mani sociale ha come scopo quello di eliminare lo sporco visibile e la flora transitoria (intesa come microorganismi temporaneamente presenti sulla cute delle mani). Prima di lavarsi le mani è opportuno togliere anelli, bracciali e orologi. Successivamente bagnarsi le mani con l'acqua tiepida e frizionare con il detergente/antisettico, le dita, gli spazi interdigitali, i palmi, i dorsi delle mani, i polsi e gli avambracci. Dopodiché si procede al risciacquo delle mani stesse. Durante quest'ultimo procedimento tenere le mani più in alto rispetto ai gomiti e lontane dalla divisa, per evitare di contaminare le parti pulite. Di fondamentale importanza è il lavaggio delle mani subito dopo un accidentale contatto con sangue, fluidi corporei o oggetti contaminati anche se si sono utilizzati i guanti. Questo per evitare il trasferimento di microorganismi ad altri pazienti o all'ambiente. Il lavaggio sociale deve durare dai 40 ai 60 secondi. 2 3 IL LAVAGGIO SOCIALE 1. Quando si lavano le mani con sapone e acqua, bagnare le mani con acqua e applicare la quantità di prodotto necessaria a coprire tutte le superfici. Eseguire una frizione rotazionale vigorosa su ambedue i palmi delle mani e tra le dita per coprire tutte le superfici. Sciacquare le mani con acqua e asciugarle accuratamente con salviette di carta monouso. Usare acqua corrente e pulita ovunque possibile. Utilizzare l’asciugamano per chiudere il rubinetto. 2. Assicurarsi che le mani siano asciutte. Adottare metodi che non provochino la ricontaminazione delle mani. Evitare di usare acqua bollente poiché l’esposizione ripetuta ad acqua bollente può aumentare il rischio di dermatite. 4 LA FRIZIONE ALCOLICA Viene effettuata con una soluzione idroalcolica al 60-80% di alcol, associato a sostanze emollienti, umidificanti e protettive della pelle e ha come obiettivo l’eliminazione della flora transitoria e la riduzione della carica microbica residente delle mani. Può essere eseguita solo se le mani non sono visibilmente sporche o contaminate con materiale biologico. 5 L’USO DEI GUANTI I guanti, usati in modo corretto, sono considerati un mezzo di protezione individuale indispensabile per prevenire i rischi occupazionali dell’operatore e, assieme al lavaggio delle mani, rivestono un ruolo indiscutibile nella prevenzione delle infezioni. Tuttavia è importante ricordare che i guanti non proteggono efficacemente se non sono adeguati e non sostituiscono il lavaggio delle mani. È buona norma avere sempre un paio di guanti in tasca in caso di emergenza. I guanti devono essere di misura e tipo adeguati in base alle prestazioni che si devono effettuare. Esistono diversi tipi di guanti, ma quelli che si utilizzano maggiormente sono: o Vinile, nitrile, butile, …: essi vengono usati per prestazioni assistenziali al paziente che comportano un rischio di contatto con materiale biologico. Per questo tipo di guanti ci sono a disposizione tre taglie le quali sono: S (Small - misura piccola) M ( Medium - misura media) L ( Large - misura grande) o Polietilene: vengono usati per manovre che non comportano rischi infettivi ( rifacimento letti, dispensa ecc.). In questo caso si ha a disposizione una taglia unica. Di norma vanno utilizzati prima di qualsiasi manovra assistenziale al paziente e vanno rimossi e cambiati prima di assistere un altro paziente. o Gomma: pulizie degli ambienti e di strumenti. Devono essere sostituiti quando si rompono e devono essere altresì sostituiti se operando con il medesimo ospite si contaminano con materiale biologico. Dopo l'uso vanno rimossi per evitare di contaminare oggetti e superfici ambientali. Da tener presente che l'uso dei guanti non dispensa dal lavaggio delle mani. Altra cosa da ricordare e di non utilizzare gli stessi guanti per aiutare a vestire l'ospite dopo avergli fatto l'igiene. 6 7 L’USO DELLA MASCHERINA I dispositivi di protezione delle vie respiratorie sono un dispositivo estremamente importante per evitare la trasmissione delle infezioni veicolate attraverso le vie aeree. La mascherina di protezione delle vie respiratorie viene indossata dall’operatore per evitare di inalare microrganismi (m.o.) provenienti dall’apparato respiratorio del paziente ma anche viceversa. La mascherina viene fatta indossare alla persona posta in isolamento per malattie trasmissibili per via aerea, per evitare che trasmetta m.o. patogeni nell’ambiente. Inoltre viene fatta indossare anche alla persona posta in isolamento di protezione per grave immunodeficienza, per impedire che i m.o. presenti nell’aria possano diventare causa di infezione. Esistono diversi tipi di mascherina a seconda del tasso di filtrazione necessario. Ad esempio per assistere un paziente affetto da TBC sono necessari dispositivi protettivi speciali FFP2, poiché è necessario un tasso di filtrazione maggiore rispetto alle normali mascherine chirurgiche. L’USO DEGLI OCCHIALI PROTETTIVI I sistemi di protezione del volto hanno come scopo quello di proteggere la cute e le mucose del viso dell’operatore dagli schizzi di liquidi biologici e da altro materiale simile o sostanze liquide contaminate (es: igiene del cavo orale, lavaggio dei ferri chirurgici). Devono possedere la certificazione CE come DPI. L’USO DI INDUMENTI PROTETTIVI Devono possedere marcature CE per la protezione da agenti biologici. I camici supplementari o sopracamici sono usati per prevenire la contaminazione delle divisa e proteggere la cute del personale dall’esposizione a sangue e liquidi organici. I copriscarpe assicurano protezione quando si verificano o sono prevedibili spruzzi o contaminazioni con notevoli quantità di liquidi e materiale biologico. LA DIVISA Per l'operatore socio-sanitario la divisa e in primo luogo un elemento di protezione per se stesso e per il paziente, dalla trasmissione delle infezioni. Costituisce un elemento di distinzione tra le varie professionalità all'interno dei nuclei; inoltre deve essere tenuta pulita e in ordine, senza manometterne le caratteristiche, in quanto trasmette agli utenti un'immagine professionale dell'operatore. La divisa è composta da: o casacca o pantaloni 8 o calzature Le calzature devono essere chiuse, di materiale impermeabile, con suola antiscivolo per il duplice scopo di proteggere l’operatore sia da eventuali contatti con sostanze organiche o chimiche che di evitare scivolamenti durante l’attività lavorativa N.B. La divisa ordinaria può essere coperta con un camice monouso per particolari prestazioni (es. ricomposizione della salma) e particolari pazienti. GESTIONE DI BIANCHERIA e EFFETTI LETTERECCI Sebbene la biancheria sporca possa essere contaminata da m.o. patogeni, il rischio di trasmissione di malattie è trascurabile quando questa viene maneggiata, trasportata e lavata. Sono comunque raccomandati l’igiene e il buon senso nello stoccaggio e nel trattamento della biancheria sporca e pulita. Raccomandazioni: nel maneggiare, trasportare e trattare la biancheria usata, evitare la contaminazione di aria, superfici e persone mantenere i materassi asciutti pulire e disinfettare i coprimaterassi lavabili utilizzando un disinfettante adeguato rispettare i percorsi sporchi/puliti all’interno della struttura L’IGIENE AMBIENTALE I RIFIUTI OSPEDALIERI Per rifiuto sanitario s'intende tutto ciò che deriva e proviene da ospedali, case di cura, APSP. Si suddividono così di seguito: rifiuti sanitari non pericolosi assimilabili agli urbani: comprendono tutto ciò che non sia contaminato da sangue ad esclusione degli assorbenti igienici (esclusi quelli dei degenti infettivi). Vanno tenute conto le normali procedure di differenziazione dei rifiuti( carta, organico, vetro e multi-materiale) rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo non taglienti e non pungenti (PRI): in questa categoria rientrano tutti i rifiuti che provengono da reparti infettivi o contaminati da sangue visibile esclusi gli assorbenti (es: deflussori, cateteri, sonde, sondini, materiale per medicazioni, sacche per trasfusione) e/o liquidi biologici (es: liquido cerebro-spinale, pleurico, pericardico). Vanno messi in contenitore apposito, chiamo ROT. rifiuti sanitari pericolosi a rischio non infettivo: rientrano tutti i rifiuti che pur non essendo infettivi, sono pericolosi e non rientrano nei rifiuti urbani come ad esempio le siringhe. rifiuti sanitari che richiedono particolari sistemi di gestione: in questa categoria rientrano farmaci scaduti, stupefacenti, materiali chemioterapici. Particolare attenzione per gli aghi e taglienti che vanno 9 posti nell'apposito contenitore rigido. LO SPORCO E LA POLVERE Lo sporco può essere definito come un qualcosa che provoca un disturbo a un certo ambiente, che può essere di natura puramente estetica, oppure causare un rischio infettivo in quanto, lo sporco è un ottimo terreno di coltura per i batteri. Ovviamente non tutto lo sporco è uguale e pertanto anche il rischio batterico cambia; nello sporco di origine organica ci sarà una concentrazione batterica maggiore rispetto che nello sporco inorganico. Viene chiamata polvere un insieme di materia suddivisa in particelle di diametro indicativamente compreso tra i 0.25 e 500 micron. La polvere che si accumula nelle nostre abitazioni è composta da polveri atmosferiche insieme a polvere generalmente provocata dagli abitanti a causa di frammenti di pelle unghie e fibre tessili. La polvere si sposta da un posto all'altro grazie all'aria e può trasportare molti microrganismi. Un grammo di polvere può contenere fino a 1.500.000 batteri; pertanto il più importante compito della pulizia è quello di rendere un ambiente il più possibile esente da polvere. La polvere si localizza principalmente sulle superfici orizzontali depositandosi per gravità e pertanto su queste troveremo una contaminazione batterica maggiore rispetto che sulle superfici verticali. Un problema non da poco è causato dagli acari della polvere. Si tratta di piccolissimi microrganismi, invisibili a occhio nudo, che si nutrono di polvere e forfora umana e vivono stipati all'interno di materassi, moquette e tappeti. Per l'uomo sono dannosi in quanto fonte di allergie e possono provocare asma e raffreddore. IL MICROCLIMA Per microclima s'intende l'insieme di parametri ambientali (temperatura, umidità, ventilazione e illuminazione), che caratterizzano le condizioni climatiche di un ambiente chiuso o semichiuso, destinato al soggiorno della persona come può essere la Casa di riposo. L’elemento principale del microclima, ineliminabile, ovunque presente e per ciò in grado di incidere significativamente anche sulla qualità dell’igiene ambientale, è l’aria. Più persone in un ambiente chiuso fanno diminuire la percentuale d’ossigeno e aumentare quella di anidride carbonica, determinando il “viziamento dell’aria”. Il modo più semplice per correggere l’aria viziata, è la semplice ventilazione o ricambio d'aria da eseguire più volte al giorno. Altro fattore importante è la temperatura ambientale per il benessere psico-fisico di pazienti e personale, all'interno delle stanze di degenza dovrebbe essere garantita una temperatura tra i 18° e i 20°C. Altri 3 fattori da tenere in considerazione sono l'umidità, l'illuminazione (naturale e/o artificiale) ed il rumore. 10 PULIZIA e SANIFICAZIONE La pulizia è la rimozione meccanica dello sporco, che può essere polvere, macchie, corpi estranei, cattivi odori, immondizia. Obiettivi della pulizia sono la salute, la bellezza, l'assenza di cattivi odori ed evitare la diffusione dello sporco e la contaminazione di altre persone o cose. E' eseguita di norma con l'utilizzo di acqua associata o meno a detergenti (discrezionalità). La pulizia nelle strutture sanitarie ha come fondamento il creare uno stato di comfort e piacevolezza: ciò si può ottenere mettendo in pratica quello che comunemente s'intende con il termine sanificazione, ossia l'insieme di processi atti a rendere gli impianti e gli ambienti igienicamente idonei alle persone a loro destinate. La sanificazione è una misura di prevenzione delle infezioni che, se effettuata, da sola riduce di circa l’80% la carca microbica presente nell’ambiente. Essa prevede l’impiego di acqua, detergente (obbligatorietà) che allenta la tensione tra sporco e superficie da pulire), azione meccanica (energia applicata sulla superficie ai fini della rimozione dello sporco su di essa) e tempo (necessario al detergente per svolgere la sua azione tensioattiva e all’operatore per applicare l’azione meccanica). L'igiene ospedaliera interessa tutto e tutti e pertanto ognuno deve collaborare per fare in modo che la struttura ospedaliera sia pulita. L'igiene rappresenta la variabile più importante da cui dipende la salute ed il benessere di pazienti ed operatori. Una procedura tipo deve prevedere: diluizione batterica per l'aria dell'ambiente, spolveratura a umido delle superfici, lavaggio delle superfici ed eventuale disinfezione delle stesse. Le sostanze utilizzate per applicare i processi di pulizia e disinfezione appartengono a due categorie: detergenti (tensioattivi) che addizionati all'acqua consentono di allentare la tensione tra sporco e superficie da pulire; disinfettanti che diluiti in acqua sono in grado di eliminare agenti patogeni in modo non selettivo. DECONTAMINAZIONE, DETERSIONE, DISINFEZIONE, STERILIZZAZIONE La decontaminazione è un processo che precede la detersione, disinfezione e sterilizzazione di oggetti contaminati da materiale organico che ha lo scopo di ridurre la carica microbica ed evitare rischi d’infezione per gli operatori. La decontaminazione rimuove la maggior parte dei microrganismi patogeni e il materiale estraneo da un oggetto, rendendolo sicuro per la manipolazione da parte dell’operatore, nelle fasi della disinfezione e sterilizzazione. Viene effettuata con l’immersione completa in soluzione disinfettante di riconosciuta efficacia nei confronti dell’HIV. Per detersione s’intende una serie di manovre che allontanano lo sporco, se ben eseguite rimuovono molti microrganismi. Si effettua con acqua e detergente (sostanza che allenta la tensione tra sporco e superficie). Con la detersione inoltre si asportano sostanze estranee quali polvere, secreti, residui, ecc. che possono veicolare la nascita di microrganismi. È preliminare alla disinfezione e alla sterilizzazione. La disinfezione è una misura atta a ridurre tramite uccisione, inattivazione o allontanamento/diluizione, la maggior quantità di microrganismi quali batteri, virus, funghi ma non le spore, al fine di controllare il rischio di infezione per persone o di contaminazione di oggetti od ambienti. Il concetto di disinfezione se applicato a superfici e ambienti, ha diverso significato rispetto alla sterilizzazione. 11 . La disinfezione può essere suddivisa in tre livelli in base al prodotto che viene utilizzato: livello basso: uccisione della maggior parte dei batteri vegetativi, di alcuni virus e funghi, non è efficace sul bacillo tubercolare e sulle spore livello medio: uccisione della maggior parte dei batteri vegetativi, dei virus e funghi, efficace sul bacillo tubercolare ma non necessariamente sulle spore livello alto: uccisione della maggior parte dei microrganismi presenti comprese alcune spore Per sterilizzazione s’intende l'eliminazione e/o inattivazione totale di qualsiasi forma vivente comprese le spore, mentre per disinfezione il processo è circoscritto alle specie patogene. La sterilizzazione può essere definita come il risultato finale di un processo che ricorre alla tecnologia avanzata e che tende a garantire la condizione in cui la sopravvivenza dei microrganismi è altamente improbabile. Per legge la procedura di sterilizzazione deve essere compiuta garantendo la sicurezza dell'operatore; questo avviene con l'uso di guanti preferibilmente antigraffio, indumenti protettivi e dispositivi di protezione del volto da schizzi di sostanze contaminate, come le mascherine oro-nasali, occhiali protettivi o meglio schermi protettivi. Tutto il materiale sterilizzato deve essere conservato in armadi ben chiusi, al riparo dalla polvere, dalla luce e da fonti d'umidità, possibilmente ad almeno 30 cm da terra; le confezioni vanno maneggiate con attenzione, controllando che le buste non siano rovinate, bagnate oppure con macchie. INFEZIONI CORRELATE ALLE PRATICHE ASSISTENZIALI (ICPA) Con il termine d’infezione correlata alle pratiche assistenziali si intende un’infezione contratta dal paziente in ambito ospedaliero e/o nei diversi ambiti assistenziali (RSA, ambulatori, ...). Questi tipi d'infezione sono causate soprattutto dall'inosservanza delle norme igienico-sanitarie da parte degli operatori, che sono a stretto contatto con il paziente durante le pratiche assistenziali. Una strada per combattere le infezioni ospedaliere, è quella di ridurre o eliminare il numero dei microorganismi sulle superfici di oggetti che vengono toccati frequentemente, come maniglie, rubinetti, ringhiere, piastre, ecc.. Queste superfici infatti possono ricevere e ospitare molti batteri patogeni, che poi giungerebbero ai pazienti semplicemente attraverso il contatto con uno di questi oggetti "contaminati". Secondo alcune stime, l’80% delle infezioni nosocomiali si trasmette proprio in questa maniera. Le ICPA colpiscono soprattutto persone anziane, malnutrite e con le deficit immunitari; le vie urinarie, la cute e l'apparato respiratorio sono gli organi maggiormente colpiti. BIBLIOGRAFIA Casson P et al (2001). Manuale per l'operatore socio sanitario, principi e tecniche. Ambrosiani editrice. Cuel M, Cosi A (2014). La formazione sanitaria dell’OSS. Casa Editrice Ambrosiana, Milano. 12