Starling La pletora Riassunti integrati di Patologia Generale Anno Accademico 2014/2015 Downloaded from www.hackmed.org Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling EZIOLOGIA E PATOGENESI (s-Pontieri) ORIGINE ED EVOLUZIONE DELLA PATOLOGIA GENERALE La patologia generale differisce dall‘anatomia patologica perché privilegia l‘aspetto funzionale della fenomenologia patologica su quello morfologico. L‘indagine morfologica, infatti, sebbene utile ad identificare la sede anatomica e alcune caratteristiche delle lesioni, non è assolutamente adeguata a svelare i meccanismi responsabili della comparsa di alcune patologie, quali, ad esempio, quelle ereditarie del metabolismo, consistenti nella presenza di una mutazione che impedisce la sintesi di un determinato enzima coinvolto in un determinato metabolismo. L‘obiettivo principale della patologia generale è, pertanto, l‘identificazione dei processi patologici elementari. Essi possono essere inquadrati nel concetto di ―lesione biochimica‖, volendo intendere con essa un insieme di alterazioni di determinati cicli metabolici causate dalla mancanza o dall‘inattività di un composto necessario al completamento di un ciclo. Il blocco di una reazione enzimatica, inoltre, non comporta necessariamente modificazioni evidenziabili morfologicamente, sia se essa è dovuta ad agenti esogeni sia se dovuta ad agenti endogeni. Il concetto di ―malattia molecolare‖, invece, considera un‘altra fondamentale possibilità eziopatogenetica, ovvero quella legata ad una alterazione strutturale di una determinata molecola di fondamentale importanza biologica, alla quale segue un‘alterazione funzionale, che non necessariamente comporta un blocco metabolico. In sintesi, le lesioni evidenziabili al microscopio (oggetto di studio dell‘anatomia patologica) costituiscono in realtà un ―post-factum‖ che consegue ad un ―pre-factum‖, rappresentato da una o più alterazioni biochimiche e/o molecolari. Mentre a lungo lo studio della patologia è stato caratterizzato da un‘approccio di tipo ―riduzionistico‖centrato solo sul singolo danno,oggi si è passati ad un‘approccio sistemico,che tiene conto sia degli elementi costitutivi sia delle relazioni che devono intercorrere trai vari elementi e le varie cellule;ad esempio molte funzioni dipendono da interazioni proteina-proteina organizzate in scale-free network costituite da innumerevoli HUB(nodi con alti numeri di connessioni). Si parla quindi di sistema biologico caratterizzato da: Emergenza:Proprietà emergenti che non dipendono dalle singole parti ma dalla loro interazione. Robustezza:capacità di rimanere stabili nonostante un‘ampia gamma di perturbazioni. Modularità:organizzazione in unità funzionali che interagiscono tra loro per svolgere un‘azione. L‘ATTUALE PROBLEMATICA DELLA PATOLOGIA GENERALE La patologia generale è caratterizzata dallo studio delle cause che inducono l‘alterazione delle strutture e delle funzioni dell‘organismo, nonché dei meccanismi attraverso i quali le cause riescono a provocare il danno e dei processi reattivicon cui l‘organismo risponde agli insulti morbigeni che lo colpiscono al fine di ristabilire la precedente condizione di integrità, sia pure, talora, ad un livello diverso da quello originario. In sintesi la patologia generale si occupa del ―perché‖ e del ―come‖ avviene un turbamento del funzionamento fisiologico. Lo studio del ―perché‖ viene effettuato tramite l‘eziologia che, grazie alla comprensione degli agenti patogeni, identifica le cause responsabili di questo fenomeno. La comprensione del ―come‖, invece, viene eseguita tramite la patogenesi, ovvero tramite i meccanismi attraverso i quali il danno viene provocato. La patologia 1 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling generale, inoltre, indaga sui processi che presiedono alla neutralizzazione degli agenti patogeni, alla riparazione del danno da essi inferti e, nel caso essa risultasse inefficiente, sui meccanismi responsabili della persistenza della condizione patologica o della morte delle cellule colpite, che può culminare nella morte dell‘organismo. Principali criteri di classificazione delle malattie: criterio Topografico Anatomico Funzionale Patologico Eziologico Esempio Malattie dell‘addome,del sistema nervoso ecc Malattie dello stomaco,del rene ecc Malattie psichiche,respiratoire,ecc Malattie degenerative,neoplasiche, infiammatorie ecc Malattie infettive,virali,batteriche, protozoarie ,parassitarie,ambientali e professionali DEFINIZIONE DELLO STATO DI SALUTE Lo stato fisiologico di salute si ha grazie all‘integrazione di meccanismi omeostatici, i quali controbilanciano, minimizzano oppure annullano gli effetti indotti dalle varie sollecitazioni cui l‘individuo è sottoposto;è quindi una condizione dinamica che permette all‘uomo di vivere nel suo ambiente. I meccanismi omeostatici di maggior rilievo sono quelli che presiedono al mantenimento dell‘equilibrio acido-base e al mantenimento dell‘equilibrio idroelettrico, i meccanismi di termoregolazione e, infine, i meccanismi a retroazione che mantengono costante la concentrazione di una serie di molecole (tra cui gli ormoni). L‘adattamentoè un‘ altro meccanismo volto a mantenere lo stato di salute caratterizzato dalla capacità di una cellula o di un tessuto di modulare alcune funzioni in occasione di eventi perturbanti persistenti nel tempo in modo da raggiungere una condizione di equilibrio diversa dall‘originale ma sufficiente amantenere lo stato di salute Esempi di adattamento sono: -ipertrofia:aumento del volume di un‘organo in seguito ad aumento del volume delle singole cellule -iperplasia:aumento del volume di un‘organo in seguito a aumento del numero delle cellule -ipotrofia:diminuzione del volume di un‘organo per diminuzione delle singole cellule -ipoplasia:diminuzione del volume di un‘organo in seguito a diminuzione del numero di cellule che lo compongono. Lo stato di salute può, quindi, essere definito come la risultante dell‘integrità dei meccanismi preposti al mantenimento di una serie di diversi parametri ad un livello costante, entro i confini di una variabilità che risulta statisticamente accettabile. Sensazioni soggettive di benessere e salute non coincidono sono necessari riscontri oggettivi. L‘OMS definisce lo stato di salute come una condizione di completo benessere fisico,mentale e sociale e non solo come assenza di malattia. Si parla inoltre di: medicina predittiva:determinazione del rischio di sviluppare malattia medicina preventiva:assunzione di comportamenti individuali o farmaci che riducano il rischio di sviluppare malattie e favoriscono uno stato di salute 2 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling medicina personalizzata:trattamenti farmacologici personalizzati sulla base delle caratteristiche individuali sia di rischio che di risposte. CONDIZIONI PATOLOGICHE La condizione patologica più lieve è data dal fenomeno morboso, che rappresenta la deviazione transitoria e semplice di un carattere morfologico,biochimico e funzionale, cui può non conseguire alcuna sintomatologia(ad esempio una lieve abrasione che non lede i vasi del derma). Il processo morboso, invece, risultato della correlazione di più fenomeni morbosi, che generano un meccanismo patogenetico comune e che possono essere di tipo degerativo,reattivo,riparativo ecc(es l‘infiammazione e febbre). Lo stato morboso, infine, rappresenta una condizione patologica stazionaria, ben definita, in alcuni casi del tutto asintomatica, risultante da un equilibrio non sempre facilmente identificabile, che si instaura tra la noxa patologica e la reattività dell‘organismo(mancanza di un rene,miopia,cicatrici ecc)=se l‘equilibrio si perturba abbiamo la MALATTIA. IL CONCETTO DI EZIOLOGIA L‘eziologia indica la conoscenza delle cause che inducono malattia, siano esse esogene od endogene. Le cause esogene possono essere dovute a cause fisiche, chimiche o biologiche. Le cause endogene, invece, sono insite nell‘organismo stesso, quali, ad esempio, alterazioni della struttura o della regolazione dei geni. L‘organismo può reagire in modo diverso nei riguardi del patogeno. Esso può essere: recettivo:qualora ne subisca le conseguenze refrattario:non ne subisce alcuna (es:poichè le cellule non presentano recettori per il patogeno) resistente:se possiede meccanismi reattivi ,dell‘immunità innata,particolarmente efficienti reattivo:se i meccanismi dell‘immunità specifica sono particolarmente reattivi. Mentre la refrattarietà riguarda essenzialmente la noxa patogena, la recettività, la resistenza e la reattività sono condizioni individuali che possono anche variare el corso della vita. LE CAUSE DI MALATTIA: genetiche aquisite(congenite o durante la vita extrauterina) chimiche:da sostanze esogene o endogene(radicali dell‘ossigeno e dell‘azoto ecc) fisiche:temperature,radiazioni,onde elettromagnetiche,eletttricità,accellerazioni, pressioni,traumi. biologiche:danni da agenti patologici carenze ed eccessi(di O2,vitamine,ferro ecc) iatrogene: reazioni dirette dei farmaci,idiosincrasia(eccessiva e/o violenta reazione quando entra in contatto con certe sostanze non di tipo allergico ma dovuto ad assenza di alcuni enzimi come nel favismo),ipersensibilità su base immunologica. Possono essere: primarie,determinanti e sufficienti(es le 6 principali alterazioni neoplastiche):quando da sola è in grado di provocare la malattia. 3 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling coadiuvante o concausa o predisponenti o promuoventi: quando facilita l‘azione di un altro agente patogeno es abbasamento delle difese immunitarie (specifiche e aspecifiche) o fattori stimolanti l‘accrescimento cellulare(stimolano la formazione di neoplasie.abbiamo ormoni,farmaci(contaccettivi orali e steroidi anabolizzanti che determinano tumore al fegato)agenti infettivi(es virus epatite B,virus epstein-barr)sostanze chimiche(saccarina=tumore alla vescica)traumi fisici e meccanici,irritazioni croniche)o cause di patologie multifattoriali(come l‘ipertensione che è dovuto a riduzione della compliance,aterosclerosi,ipervolemia,vasocostrizione funzionale) cause precipitanti: che facilitano l‘evento patologico quando l‘organo è gia danneggiato es lo scompenso cardiaco dovuto a infezioni(perdita di plasma che si accumula negli edemi),anemie,tireotossicosi e gravidanza,aritmie,miocarditi infettive,endocarditi infettive,stress fisici,alimentari,ambientali e emozionali, crisi ipertensive,infarto del miocadio,embolia polmonare. NB:ricorda che c‘è differenza tra insufficenza cardiaca(incapacità dell‘ organo di rispondere alle richieste dell‘organismo che può esser compensata o che si può presetare a seguito d‘eccessive richieste)e scompenso(che consiste in un‘improvviso peggioramento nella situazione iniziale di inssuficenza e rende i meccanismi di compenso inefficaci) IL CONCETTO DI PATOGENESI Con patogenesi si indicano i meccanismi attraverso i quali i vari agenti patogeni perturbano l‘integrità e la funzione dei meccanismi omeostatici, inducendo la malattia. I meccanismi patogenetici si realizzano attraverso una cascata sequenziali di reazioni(che può rimanere localizzata o dar luogo ad effetti sistemici) di cui la prima è rappresentata dall‘interazione dell‘agente patogeno con un bersaglio molecolare(e innesca le altre). Questa interazione può essere specifica, se avviene con una sola specie molecolare, o aspecifica. L‘alterazione molecolare comporta una perdita, una riduzione(per riserva funzionale=l‘alterazione comporta alterazioni funzionali parziali, o ridondanza d‘azione=molecole ad azione simile ne vicariano l‘azione) o un guadagno di funzione della molecola bersaglio o possono anche non avere effetto(molecole non implicate nelle funzioni o patologia multifattoriale) Esempio di un‘alterazione molecolare: BPCO: (broncopneumopatia cronica ostruttiva) deriva da più cause: -lesione del cromosoma 14 locus 14q32.q del gene che codifica l‘α-antitripsina che normalmente elimina l‘elastasi che distrugge l‘elastina=distruzione elastina=enfisema, -accumulo di α-antitripsina negli epatociti=cirrosi + enfisema(non agisce nel polmone) -Lesioninello stesso gene possono determinare una minore affinità per la trombina con una conseguente malattia emorragica. LA MALATTIA La malattia deve essere riguardata come una condizione dinamica, cioè evolutiva, che induce uno stato di reattività dell‘intero organismo in conseguenza dell‘alterazione dei meccanismi che, a vari livelli di integrazione, presiedono al mantenimento dell‘equilibrio omeostatico dell‘organismo. La malattia può evolvere in guarigione, quando si ha una completa restitutio ad integrum, può 4 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling culminare nella morte dell‘individuo, oppure può cronicizzare, quando si crea un equilibrio tra l‘agente perturbante e la regolazione omeostatica che, però, è settata ad un livello diverso da quello originario. Si parla di sindrome quando abbaimo associazione dei diversi fenomeni patologici riguardanti più organi o sistemi che hanno in comune un nesso patogenetico. Ricordiamo i tre termini inglesi:disease(=malattia asintomatica;malattia presente anche se non avvertita),illness(malattia presente e acvvertita con sofferenza)sickness(malattia avvertita dal paziente e da chi gli sta attorno)(in italiano le ultime due corrispondono alla malattia conclamata) Insulto alterazione molecolare alterazione dell‘omeostasi cellulare che determina: 1)adattamento correzione dell‘alterazione 2)alterazione di funzione(pat cellulare) necrosi patologia d‘organo Fenomeni reattivi:rigenerazione e riparazione che agiscono favorendo La necrosi e l‘alterazione funzionale Rigenerazione:sostituzione delle cellule perdute attraverso l‘attivazione di cellule staminale(si rinnovano e danno vita alle committed cells;sono presenti in tutti i tessuti ma non in tutti vengono reclutate; inoltre vanno in contro a senescenza processo che si riduce con un ridotto apporto calorico). pluripotenti pluripotenti non si autorinnovano multipotente unipotente Cellule mature:si è scoperto che possono tornare allo stato di pluripotenti(anche se ne perdono le probabilità) poiché la multipotenzialita‘ rappresenta più la regola che l‘eccezione) Riparazione:formazione di tessuto cicatriziale che causa patologia Esse si presentano in maniera differente a seconda delle cellule colpite: -cellule perenni:non hanno capacità mitotica.sono neuroni,cellule muscolari,scheletriche e cardiache,adipociti(forse) -cellule stabili:con capacità mitotica limitata.epatociti,cellule muscolari lisci,fibroblasti ed endoteli -cellule labili:con capacità mitotitca.celluleemopoietiche(non tutte le differenziate) e cellule epiteliali Esiste una riclassificazione che tiene conto delle capacità proliferative delle cellule differenziate e dell‘entità del comparto di cellule differenziabili. 5 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling PRINCIPI GENERALI DI PATOLOGIA MOLECOLARE DALLA MOLECOLA AL SINTOMO (a-P) Lo studio sistematico delle malattie inizia con Morgagni come Patologia d'organo, volta a correlare i sintomi con le alterazioni anatomo-patologiche rilevate. Virchow, grazie anche all'uso del microscopio ottico, permise il passaggio ad una Patologia cellulare, in cui le malattie erano descritte in termini di cellule o tessuti. Grazie alla biochimica e agli studi sul metabolismo, si è passati ad una Patologia metabolica, e successivamente ad una Patologia subcellulare, per l'avvento del microscopio elettronico e della biochimica delle frazioni subcellulari. La Patologia molecolare nasce successivamente, grazie alle conoscenze nuove sul DNA, i geni e le proteine e con il completamento del Progetto Genoma Umano. La patologia molecolare permette di comprendere il ruolo della singola molecola nella patogenesi della malattia,la correlazione struttura/funzione e l‘interazione ambiente/genoma. Nascono così nuove discipline, quali la Genomica (farmacogenomica, nutrigenomica etc.), la post-genomica , la proteomica e la medicina traslazionale.. OGGETTO DI STUDIO DELLA PATOLOGIA MOLECOLARE La Patologia molecolare indaga le alterazioni delle molecole biologiche (acidi nucleici, proteine, lipidi, zuccheri, metalli e ioni) e delle strutture sopramolecolari (membrane, mitocondri, cromatina, cromosomi, ribosomi, citosol e citoscheletro). PATOLOGIA MOLECOLARE DEGLI ACIDI NUCLEICI Gli acidi nucleici sono i depositari dell'informazione genica. Una loro alterazione si traduce in malattia: si parla di malattia genetica se l'alterazione è nelle cellule germinali, ma l'alterazione può anche avvenire nelle cellule somatiche (es: tumori). Il DNA Può essere organizzato in quattro strutture: cromosomi, eterocromatina, eucromatina (rispetto alla fase del ciclo) e DNA circolare in alcuni organuli (es: mitocondri). Ciascuna struttura può andare incontro a alterazioni che vengono definite mutazioni (ndr se presenti in meno dell'1% della popolazione, altrimenti sono detti polimorfismi). Nel DNA solo l'1% codifica per proteine esoni(le cui mutazioni determinano patologie di RNA e proteine) e introni; la restante parte costituisce il 6 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling sistema di regolazione. I geni regolatori sono divisi in varie classi: promoters, enhancers, silencers, sequenze specifiche per cellula o per tessuto esequenze ripetitive, sparse in tutto il genoma che regolano la trascrizione e aumentano la stabilità cromosomica e DNA non nucleare(in caso di mutazioni=alterazione dei mitocondri) . Tra le sequenze ripetitive abbiamo: -satelliti(1000)sovraintendono all‘integrità del telomero e del centromero -minisatelliti(sequenze tandem ripetute) e microsatelliti(3-100bp ripetuti decine di volte)connesse con l‘amplificazione delle sequenze,ha importanza nella medicina forense(finger printing) -SINEs(<7000bp short interspercs element o sequenze Alu) e LINEs(>7000bp)possono avere un significato nell‘evoluzione del genoma o a livello strutturale e trascrizionale nel mantenimento dell‘integrtà strutturale. Inoltre vengono usate nel fingerprinting. Se queste seguenze si inseriscono negli esoni bloccano la trascrizione se si inseriscono negli introni alterano la regolazione della trascrizione,il mantenimento dell‘integrità e lo splicing. Numerose sequenze di DNA sono atte all'interazione con varie proteine (es: istoni, proteine cromosomiche e proteine per l'aggancio al nucleoscheletro di lamina nella membrana nucleare durante l'interfase. Infine, un'altra quota di DNA è formata da retroelementi, sequenze di DNA esogeno o endogeno sintetizzato da una trascrittasi inversa non telomerasica (cDNA da RNA viene integrato nel genoma). I retroelementi sono: a) Retrovirus esogeni (recentemente integrati), b) Retrovirus endogeni (integrati in tempi remoti), c) Retrotrasposoni endogeni(amplificati mediante trascriptasi inverse di varia provenienza), (ndr i retrovirus possono essere a singola o doppia catena; contengono 3 elementi: GAG ("group-specific antigen"), che organizzano il core, POL, polimerasi, che codificano enzimi, ENV (envelope), proteine esposte sulla membrana), d) Pseudogeni (copie difettose,per lo più senza introni e mutate, di geni normali presenti in copie multiple, si pensano coinvolti nella regolazione del gene normale). Patologie del DNA, alterazioni della molecola e loro effetti Alterazioni della molecola del DNA Alterazioni al DNA si traducono come informazioni alteratealla cellula. Le proteine così diventano alterate in quantità (es: overespressione di un gene) o in qualità (es: proteina disfunzionale). L'alterazioni delle informazioni si verifica per: rottura del DNA, per azioni di agenti esogeni o endogeni, specialmente a ridosso di siti fragili costituiti da sequenze ripetitive di varia lunghezza. Queste attività genotossiche avvengono per idrolisi da parte di enzimi, quali DNA-asi specifiche o lisosomiali e endonucleasi, o per ossidazione da parte di radicali. Se avviene la riparazione, il fenomeno è fisiologico, ma si possono avere problemi anche a questo livello, se i meccanismi di riparazione sono inadeguati (es: ricombinasi). Una rottura non riparata causa delezioni, inversioni, traslocazioni semplici o reciproche, che possono arrivare alla morte cellulare. Si ha quindi frammentazione del DNA: necrosi attiva le DNA-asi acide, apoptosi attiva endonucleasi nucleosomiche, che tagliano tra un istone e l'altro (220, o multipli, paia di basi). Questi fenomeni si presentano principalmente quando il DNA risulta poco compatto(a seguito dell‘acetilazione degli istoni;mentre è compatto se il DNA è metilato) modificazioni nella sequenza di basi: missense (alterata sequenza aa), nonsense (inserimento 7 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling codon STOP), silenti (codon sostituito con uno equivalente) o per alterazioni dello splicing (altera l'eliminazione degli introni). Possono essere causate da errori nella riparazione o della DNA polimerasi I o da sostanze esogene come raggi UV (es: dimerizzazione timina; il dimero non viene riparato nello Xeroderma Pigmentoso, poiché viene meno il meccanismo di riparo NER, "nucleotide excision repair"), radiazioni ionizzanti, radicali liberi, agenti chimici vari. introduzione di nuove sequenze, come la mutagenesi inserzionale o l'amplificazione; può essere causato da virus (inserisce il suo genoma nel DNA della cellula ospite, creando una mutazione, e, se la cellula si moltiplica, la trasmette alla progenie), errori durante la replicazione o per azione della trascrittasi inversa. L'amplificazione genica può essere causata da errori durante la duplicazione. Ad esempio, l'amplificazione di triplette può avvenire a livello esonico, cosicché la proteina presenterà aa ripetuti in tandem, a livello intronico o in sequenze CpG, che causeranno completo silenziamento del gene. Patologie da amplificazione genica sono la Còrea di Hungtington, l'atrofia muscolare spinale e la progressione maligna dell'adenocarcinoma del colon non polipotico (vengono ripetute sequenze dinucleotidiche negli introni dei geni per il riparo), Sindrome dell'X fragile (isole CpG fino a 230 ripetizioni; è la seconda causa di ritardo mentale, la prima è la trisomia 21). Infine la biologia molecolare ha sviluppato tecniche di mutagenesi inserzionale, per la costruzione di organismi e cellule transgeniche. alterazioni che regolano la disponibilità del DNA alla trascrizione, es: alterazioni di geni promotori, del complesso trascrizionale, alterazioni della regolazione epigenetica (metilazione di specifiche sequenze e deacetilazione degli istoni -> repressione genica, demetilazione e acetilazione ->espressione genica). Lo stato di metilazione di due stessi alleli, ereditato dalle cellule germinali, può generare il meccanismo di "parental imprinting", ovvero la differente espressione dell'allele ereditato dalla madre piuttosto che dal padre (e viceversa).un parental imprinting alterato può determinare l‘attivazione di oncogeni e l‘nattivazione di oncosoppressori. Effetti delle alterazioni del DNA La maggior parte di queste condizioni sono clinicamente inapparenti, mentre un'altra parte risulta disvitale o dare luogo a tutta una serie di patologie a seconda del gene implicato. Alterazioni del DNA non codificante: 1) Alterazione del promoter Il promoter è la sequenza genica responsabile dell'interazione del DNA col complesso di trascrizione. Le sequenze tessuto-specifiche nel promotore inducono la trascrizione di geni tessutospecifici, determinando anche la quantità di RNAm sintetizzato. Il promoter si trova a monte dei geni controllati. Mutazioni del promoter lo portano a essere inattivo, debole o forte, mostrando alterata affinità per la RNA-polimerasi II. Alterazioni del promoter portano anche a una funzione cellulare impropria (es: virus del morbillo attiva promotore del gene dell'insulina per tutta la durata dell'infezione). 2) Alterazioni dell'enhancer o del silencer Le sequenze enhancer sono poste a monte o a valle del complesso; la sua attivazione da parte di ormoni aumenta la velocità di trascrizione e quindi della concentrazione finale del prodotto genico. Sono modulatori della normale attività cellulare, e una loro mutazione può, per esempio, influenzare l'espressione di alcuni protoncogeni(possono anche essereportati da retrovirus). Il gene silencer ha 8 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling proprietà speculari a quelle dell'enhancer. Mutazioni puntiformi dei geni enhancer e silencer aumentano l'affinità per gli ormoni steroidei e tiroidei. 3) Alterazioni delle sequenze ripetitive (satelliti, minisatelliti, microsatelliti e altre sequenze ripetitive disperse nel genoma.) (Vedi anche sopra) I satelliti sono corte sequenze di DNA non-coding ripetute migliaia di volte. Sono localizzati a livello dei telomeri e dei centromeri e mantengono l'integrità del cromosoma. I minisatelliti sono più piccoli, ma sparsi in tutto il genoma; i microsatelliti sono sparsi in tutto il genoma, la lunghezza varia da 3 a qualche centinaio di paia di basi e le sequenze si ripetono qualche decina di volte. Mini e microsatelliti sono coinvolti nella regolazione dei geni codificanti. Infine si distinguono sequenze SINEs (Short INterspersed Elements) e LINEs (Long INterspersed Elements), sparse in tutto il genoma. Se inserite in esoni causano interruzione del trascritto o traduzione in tandem dell'aa. Se inserite negli introni possono amplificare sequenze aminoacidiche ripetitive o alterare la trascrizione o i siti di splicing (Còrea di Hungtington, Sindrome dell'X fragile, attivazione oncogene ras in alcuni tumori, inibizione di un gene oncosoppressore nel carcinoma del colon non polipotico e in varie sindromi neurologiche). In questi pz si verificaanticipazione genica,ovvero l'insorgenza dei sintomi è tanto precoce quanto più aumenta la ripetizione delle sequenze, e mutazione dinamica, per cui la gravità della malattia cresce nelle generazioni successive. 4) Patologie da retroelementi I retroelementi possono facilmente accumularsi in copie multiple; gli pseudogeni sembrano regolare il gene omologo anche se posto in un altro cromosoma. 9 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling 5) Elementi di regolazione del DNA nei mitocondri e altri organuli L'accumulo di mutazioni nei mitocondri e l'alterazione funzionale della sintesi di ATP portano a inefficienza delle funzioni mitocondriali e all'invecchiamento cellulare. Il DNA mitocondriale ha mutazioni specifiche; le patologie che ne derivano sono sempre trasmesse dalla madre, si esprimono in ambit delo metabolismo energetico (soprattutto a livello muscolare e cerebrale), hanno eteroplasmia, ovvero non tutti i mitocondri presenti nella cellula sono mutati e affinché la malattia si manifesti occorre superare un limite soglia. Patologie della riparazione del DNA I meccanismi di riparazione del DNA nucleare sono essenzialmente 4: BER (Base Excision Repair, dove viene sostituita la singola base errata, il danno è spesso provocato da radicali liberi, agenti alchilanti e radiazioni ionizzanti), NER (Nucleotide Excision Repair, viene sostituito l'intero nucleotide, il danno è spesso costituito da dimeri di basi azotate e da addotti chimici e viene prodotto dai raggi UV e vari composti), Riparazione della rottura della doppia elica e dei legami coevalenti:EJ (End Joining, che salda le estremità di rottura) e HR (Homologous Recombination) (HR-EJ sono spesso associati;il danno è provocato da radicali liberi o radiazioni ionizzanti), MSMR (Mismatch Repair, durante la replicazione, corregge l'appaiamento errato A-G T-C dovuto ad errori nella replicazione) Abbiamo inoltre TCR (Transcription Coupled Repair, ripara il momento trascrizionale). L'innefficienza di questi meccanismi si associa ad accumulo di mutazioni e insorgenza di patologie quali neoplasie e lo Xeroderma Pigmentoso (mutazione NER e TCR), Atassia Teleangectasica (gene ATM, codifica una proteina che controlla p53; viene compromesso il meccanismo di riparo delle doppie rotture e si accumulano aberrazioni cromosomiche), BRCA1, gene implicato del tumore della mammella, in cui è il meccanismo HR ad essere compromesso. 10 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling NB:Si parla di: -mutazioni del DNA -mutazione cromosomia:mutazione avvenuta in regioni più ampie -mutazione genomica:diverso numero di cromosomi L'RNA L'RNA è presente nel nucleo, nel citoplasma e nei mitocondri. Nel nucleo, oltre all'RNA nucleareè presente l'RNA eterogeneo (hnRNA), costituito da mRNA immaturo (contenente introni ed esoni) e l'RNA associato agli spliceosomi. Nel citoplasma l'RNA è presente in quattro forme: rRNA, tRNA(mutazioni di questi due sono disvitali) mRNA e RNA ad attività enzimatica (ribozimi). Abbaimo inoltre: snucRNA:small nucleolar RNA posizionato a livello nucleolare,controlla la sintesi proteica 7SL-RNA:RNA associato al reticolo:coinvoglia le proteine al RER RNA telomerasicon stampo per l‘allungamento dei telomeri.se questi si accorciano andiamo in contro ad invecchiamento se si allungano andiamo in contro a tumori. RNA XIST:silenzia nella donna il secondo cromosoma X I miRNA regolano la trascrizione e la traduzione, sono formati da due sequenze tandem in senso inverso che possono formare un occhiello.Vengono tagliati dai complessi enzimatici DROSHA(agisce nel nucleo e forma il precursore del miRNA)+DICER(agisce nel citosol sul precursore del miRNA formando il miRNA) Sono inibitori trascizionali, poiché vanno a integrarsi in maniera totale o parziale con l'RNA rendendolo non traducibile e portandolo ad una rapida degradazione. Patologie dell'RNA 1) Assenza RNA trascritto Il gene da trascrivere può essere assente (delezione), o presente, ma la trascrizione non può avvenire perché una mutazione ha introdotto all'inizio dell'esone un codone STOP. L'assenza dell'RNA può essere dovuta anche ad una sua instabilità post-trascrizionale che lo porta ad essere rapidamente degradato. Gli RNA non messaggeri sono spesso cruciali nella vita della cellula e una loro mutazione è quasi sempre incompatibile con la vita (disfunzione del complesso per la sintesi proteica). L'mRNA codifica varie proteine e la gravità della mutazione dipende dalla proteina codificata. 2) RNA abnormi o mutati La funzionalità di trascritti troncati (delezione parziale del gene o codone di STOP in posizione non iniziale) dipende caso per caso. La mutazione puntiforme potrebbe infatti riguardare basi cruciali per le funzioni della molecola, soprattutto rRNA e RNA componenti degli spliceosomi. Infine la mutazione rende l‘RNA più instabile e più facilemnte degradato. 3) RNA ed errori puntiformi di trascrizione Il numero di errori introdotti dall'RNA polimerasi è superiore a quello prodotto dalla DNA polimerasi e possono concorrere a introdurre mutazioni puntiformi anche agenti esogeni e endogeni. A differenza delle mutazioni puntiformi del DNA, gli errori sono occasionali e di limitata rilevanza patologica, anche se andrebbero valutati caso per caso. 4) mRNA da geni codificanti proteine La RNA polimerasi II trascrive geni codificanti proteine. Il trascritto andrà incontro a processi di 11 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling maturazione (splicing, poliadenilazione estremità 3' e cappuccio di 7-metil GTP all'estremità 5'), traduzione (formazione del polipeptide primario nel RER) e di modificazione post-traduzionale. (Vedi oltre) 5) Patologie dello splicing e dello splicing alternativo Le mutazioni possono colpire le sequenze di siti di splicing o far perdere funzionalità alle molecole preposte allo splicing. Nello splicing alternativo un'alterata dinamica nell'esposizione dei siti può comportare la sintesi di isoforme errate. 6) Patologia dei micro-RNA I miR hanno una funzione di regolazione: l'interazione con l'mRNA ne inibisce la traduzione. Un loro aumento si traduce in diminuzione delle proteine traslate, e viceversa. Ruolo nei tumori: aumento di miR il cui bersaglio è un mRNA per proteina oncosoppressore, si traduce in una diminuita funzione della stessa e diminuzione di miR per proteine oncogeniche si traduce come aumento della funzione della proteina. Hanno perciò un ruolo nella cancerogenesi e sono usati come marcatori di particolari tumori. Ruolo nella patologia del miocardio: Alcuni miR hanno un ruolo nell'espressione di proteine sarcomeriche, mitocondriali e altre, necessarie all'adattamento ipertrofico e all'adattamento dei miocardiociti. Ipertrofia (adattativa dello sportivo, acromegalica, ipertensiva e in alcune forme genetiche): diminuiscono i miR, aumentando l'espressione di proteine sarcomeriche. Cardiomiopatia dilatativa e scompenso cardiaco grave: gli stessi miR sono aumentati (si notano aree di miofibrillosi che denotano assenza di materiale sarcomerico). PATOLOGIA MOLECOLARE GENERALE DELLE PROTEINE Obiettivi e metodologia nella patologia molecolare delle proteine La maggior parte delle funzioni cellulari sono svolte da proteine, codificate da specifici geni. Per comprendere perciò le patologie da alterata funzione delle proteine occorre conoscere le funzioni, i domini specifici, le vie patogenetiche che le originano e i sintomi che ne derivano. Le metodologie comprendono Forward Genetics e Reverse Genetics: la prima si propone dapprima di identificare la proteina da cui deriva la malatti, poi la sua struttura, i domini e infine il gene da cui è codificata. La seconda metodologia procede in senso inverso (malattia genetica -> locus cromosomico -> proteina). Delle più di 18000 malattie ereditarie molte hanno sono monogeniche, in cui solo un gene è alterato; molte altre sono multigeniche, in cui si sommano alterazioni che da sole non sarebbero patologiche. Sono caratterizzate da penetranza (con quale frequenza si manifesta la malattia) e espressività (con quale gravità si manifesta). Il Progetto Genoma Umano e la Banca dei polimorismi dei singoli nucleotidi (SNPs) si sono prefissati di identificare i circa 35000 geni codificanti nel DNA e valutare il contributo di questi alle malattie poligeniche. Gli SNPs (Single Nucleotide Polymorphism sono 2 x 10^6) sono spesso caratterizzati da linkaege disaequilibrium, condizione per cui se un gene viene ereditato, viene ereditato anche tutto il gruppo di geni ad esso associato. Meccanismi generali di danno delle proteine e loro effetti Nell'ambito delle patologie delle proteine: 1) Mutazioni diverse della stessa molecola possono dar luogo a effetti diversi sulla funzione della stessa: è interessato lo stesso gene (genotipo clinico), ma i sontomi sono diversi 12 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling (fenotipo clinico). Infatti a livello dello stesso gene si possono avere mutazioni inattivanti (loss of function)o attivanti (gain of function) (ES: mutazioni dell'alpha-1-antitripsina). 2) Viceversa, lo stesso sintomo può derivare da differenti vie patogenetiche (stesso fenotipo clinico ma diverso genotipo: varianti genetiche). ES: lo Xeroderma Pigmentosum ha almeno 7 varianti genetiche; la Malattia Granulomatosa Cronica ha anch'essa numerose forme, il cui quadro clinico finale è la formazione del granuloma; i leucociti perdono la capacità difensiva, favorendo la cronicizzazione della patologia. Buona parte delle alterazioni riguardano le tappe della sintesi proteica: il complesso genico, la trascrizione, la maturazione, la traduzione, la genesi del peptide primario e degli eventi post-traduzionali. Dal gene alla traduzione 1) Alterazioni dei geni Questi geni contengono esoni ed introni e una loro alterazione (vedi sopra) porta generalmente ad assenza della proteina o sua alterazione strutturale (e spesso funzionale): a. L'assenza è dovuta all'assenza del gene, che avviene di solito durante il crossing over. E' presente in una variante genetica dell'alpha-talassemia, nella beta-talassemia etc. La proteina può essere anche deleta parzialmente. b. Le sequenze di terminazione per la RNA polimerasi II possono scomparire o comparire precocemente. c. La mutazione puntiforme è un evento frequente. Spesso sono asintomatiche, altre volte hanno esiti patologici importanti. La sostituzione di una base con una diversa può comportare un amminoacido errato nella sequenza primaria della proteina (es: nell'anemia falciforme, in cui la catena beta dell'emoglobina presenta una valina al posto dell'acido glutammico che determina la precipitazione dell‘emoglobina a Po2 ridotte con conseguente splenomegalia; una sindrome emorragica da rapida attivazione della trombina è causata da una mutazione dell'alpha-1antitripsina; osteogenesi imperfetta e altri effetti gravi per sostituzione di Gly nel collagene di tipo I con qualsiasi amminoaciso); l'introduzione di un segnale STOP, la cui posizione determinerà la gravità della malattia (es: la distrofina può presentarsi deleta o alterata a causa di queste mutazioni); un segnale di STOP può mutarsi in un codon per un aa. d. La perdita o inserzione di una o due basi, sposta la cornice di lettura (frameshift). 2) Alterazione della trascrizione Possono esser dovute a star o stop improprio,alterazione sequenze regolatrici ed errori effettuati dalla RNA-polimerasi 2. Si può avere assente o diminuito trascritto se viene alterato il complesso trascrizionale. Alterazioni dell'RNA polimerasi II sono letali; sono più frequenti le alterazioni di uno dei fattori di trascrizione. 3) Alterazioni della maturazione Numerose sono le alterazioni del processo di splicing: a. Inattivazione di uno o più siti causa mancata maturazione dell'mRNA. b. Possono sorgere siti di splicing impropri. 13 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling c. Alterazioni dello splicing alternativo(anche per alterazione delle proteine regolatrici) dà luogo a isoforme scorrette. d. Difetti dello spliceosoma. 4) Alterazioni della traduzione a. Alterazioni tRNA e errato accoppiamento codon/anticodon. Questa condizione,se costante, è incompatibile con la vita. b. Alterazioni del secondo codic genetico, ovvero gli enzimi che legano l'aa allo specifico tRNA. c. Alterazioni ribosomiali d. Alterazioni del complesso enzimatico della sintesi protica (RER, polisomi ed enzimi) e. Segnali di STOP inopportuni. Queste condizioni sono spesso incompatibili con la vita. 5) Alterazioni post-traduzionali a. Alterazioni del ripiegamento (folding). Il ripiegamento di una proteina dipende dalla sua struttura primaria e dall'interazione con altre proteine.Una mutazione puntiforme che inserisca un amminoacido errato può generare un misfolding. (es: ipercolesterolemia familiare, mancata funzione del recettore (recettore mutante di classe 2, vedi avanti) per le LDL, che risulta assente a livello della membrana a causa di una mutazione puntiforme che gli impedisce l'inserimento; amiloidosi o beta-fibrillosi: è una degenarzione causata da accumulo infiltrativo nel connettivo, ma anche nel compartimento intracellulare, che causa danno stromale; l'amiloide deriva da vari precursori che si accumulano e perdono la loro struttura, acquisendoconformazione a beta-foglietto, che le nostre strutture proteasiche smaltiscono difficilmente. esiste la forma monorgano e pluriorganoL'amiloidosi si genera spesso a seguito di un tumore(neoplasie stimolano infiammazioni che determinano la formazione epatica di amiloido progenitori.i fagociti tentano di elimare le protofibrille ma non riuscendo vanno in contro a morte si generano quindi accumuli proteici e di citosol; malattie prioniche).L‘amiloidosi è una della cause di halzeimer b. Alterazioni della glicosilazione. Inizia nel RE e prosegue nel Golgi; un'impropria glicosilazione causa accumulo della proteina in uno dei due compartimenti. (es: deficit di alpha-1-antitripsina è causata da accumulo di questa nel RE per mancata glicosilazione). [alpha-1-antitripsina può subire diverse mutazioni: 1- segnale di STOP -> mancata sintesi -> deficienza plasmatica -> enfisema polmonare; 2- sostituzione Glu con Lys -> alterata glicosilazione nel RE -> deficienza plasmatica e accumulo nel RE -> enfisema + cirrosi; 3- sostituzione Met con Arg -> aumenta affinità per la trombina -> deficienza attività trombinica -> malattia emorragica]. c. Alterazione delle proteine per proteolisi. Possono essere dovute a mutazioni del sito di attacco proteolitico o ad alterazioni della specifica proteasi, che causano perdita della proteina matura definitiva. Può avvenire anche la genesi di un sito proteolitico improprio, che darà origine a proteine delete o troncate. 6) Alterazioni della conformazione e dell'attività nell'interazione con ligandi e substrati. La normale interazione della proteina con il ligando è garantita da specifiche regioni cerniera. Mutazioni di questa regione causano mancata attivazione di un enzima o blocco trasduzionale o inopportuna organizzazione del citoscheletro. 14 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Effetti e sintomi: patogenesi molecolare delle malattie Le alterazioni della molecola proteica si manifestano con tre tipi di effetti: 1) Effetti legati alla specifica funzione: consistono in un guadagno o in una perdita di funzione. Per esempio mutazioni attivanti inducono una iperfunzione di quel recettore o del suo ligando (es: ipertiroidismo da recettore TSH mutato), mutazioni inattivanti, all'opposto, portano ad un'ipofunzione (es: ipotiroidismo da recettore TSH mutato). In questo esempio rientrano molti tipi di resistenze ormonali. 2) Effetti legati all'accumulo improprio della proteina alterata: possono causare sovvertimenti dell'architettura cellulare e alterarne le funzioni, fino a portarla a morte. Ciò è comune nell'accumulo anche di altre sostanze. Esempi: a) Cirrosi e accumulo di proteine negli epatociti: il fegato produce e secerne la maggior parte delle proteine plasmatiche, che, se mutate, possono accumularsi nella cellula, rimanere allo stato amorfo o polimerizzare tra loro formando varie strutture (paracristalli, strutture filamentose o tubulari). Se la morte epatocitaria supera le proprietà rigenerative(es da 9 a 12 grammi di paracetamolo andiamo in sofferenza epatica;sopra i 12 necrosi epatica he può degenerare se veloce o andare in contro a cirrosi se lenta) la riparazione porterà alla deposizione di tessuto connettivo (cicatriziale) che evolverà in cirrosi e insufficienza epatica. b) Accumulo di proteine alterate e degenerazione neuronica: nei neuroni alcune proteine (con funzione ancora sconosciuta) sono associate alla membrana plasmatica e tra queste vi sono le proteine pre-prioniche e pre-Alzheimer. Delle volte, una loro mutazione può indurre polimerizzazione e formazione di strutture fibrillari insolubili e poco attaccabili dalle proteasi citosoliche. Questo accumulo citoplasmatico porta a morte neuronica. Le stesse proteine vengono talvolta secrete e nell'interstizio danno luogo alle beta-fibrille tipiche della malattia di Alzheimer e delle malattie prioniche (degenerazioni spongiformi, morbo della mucca pazza nei bovini e di Creutzfeldt-Jakob). [Il peptide beta-amiloide nell'Alzheimer si forma per azione di gamma e betasecretasi, al posto dell'alpha. Il peptide neo-formato, si associa, nella formazione delle placche senili e dei tangles(groviglio) intracellulari, anche con altre proteine quali Tau, Polipoproteina E, Ubiquitina, alpha-1-antichimotripsina, presenilina 1 e 2]. c) Alterazioni delle plasmacellule in alcuni tipi di mieloma con accumulo di paraproteine: le plasmacellule mielomatose derivano da un unico clone linfocitario, e, oltre all'Ig monoclonale, possono produrre eccesso di catene leggere (normali o mutate) che si accumulano nel RE o nel citosol dove formano i corpi di russel. Una notevole parte viene e‘ secreta e può essere escreta attraverso il rene, polimerizzare (tetramero di Bence-Jones) o formare beta-fibrille insolubili e accumulo perivasale (amiloidosi sistemica o perivasale). d) Alterazione dei globuli rossi:beta-talassemia con accumulo di alpha-globina: la diminuita o assente produzione di beta-globina porta alla produzione abnorme ed esclusiva di alpha-globina, che polimerizza e porta a deformazione e irrigidimento dei globuli rossi, che vengono fagocitati dai macrofagi della milza e del fegato, provocando anche i sintomi dell'anemia emolitica. e) Accumulo extracellulare: beta-fibrillosi: le proteine secrete possono aggregarsi dapprima in strutture a beta-foglietto e poi in beta-fibrille, causando la disorganizzazione del tessuto e la morte cellulare, fenomeni di compressione, disfunzione e insufficienza d'organo. Questi eventi sono rilevabili nei quadri di amiloidosi. (esempi: amiloidosi primaria sistemica (catene leggere Ig e frammenti), amiloidosi secondaria sistemica e febbre mediterranea (si accumulano frammenti della proteina A amiloide sierica SAA prodotta dal fegato), Alzheimer (peptide beta-amiloide), 15 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling encefalopatie spongiformi (proteina prionica e suoi frammenti)). 3) Sintomi legati alla tossicità della molecola: le mutazioni possono produrre mutazioni qualitative della molecola. Due esempi sono: a) p53, che, se mutata, si lega ad alta affinità alla proteinanormale, inattivandola segregazione nel nucleo (teoria della dominanza negativa), portando spesso all'insorgenza di tumori. b) Proteine che hanno mutazione nella sequenza di localizzazione; l'errata localizzazione potrà risultare dannosa o tossica: esempi sono canali e pompe ionici, enzimi e loro isoforme etc. PATOLOGIA MOLECOLARE SPECIALE DELLE PROTEINE: DALLA MOLECOLA AL SINTOMO Patologia molecolare dell'emoglobina (IMPORTANTE) 1) Anemia falciforme e altre mutazioni. L'Hb è costituita da 4 polipeptidi (globine), contenenti ciascuno un gruppo eme il cui Fe2+ lega una molecola di O2. Nell'uomo le globine vengono espresse in diverse isoforme a seconda del periodo di sviluppo (Hb embrionale δ2ε2, δ2γ2, α2ε2, Hb fetale α2γ2, Hb adulta α2β2, α2δ2); la struttura secondaria è α-elica: permette l'interazione col gruppo eme grazie alla nicchia idrofobica, e con altre tre molecole di globine. Il legame con l'O2 e altre molecole ne regola l'affinità (effetto allosterico). L'Hb subisce numerose mutazioni (più di 300), che si dividono in 4 tipi generali: mutazioni della superficie, che sono spesso clinicamente silenti, eccetto quella dell'HbS, che causa anemia falciforme o drepanocitosi: Glu in posizione 6 viene sostituito con Val, che interagisce con un sito idrofobico di un'altra catena β di un'altra molecola di Hb. Questo avviene principalmente a bassa pO2, alla quale le catene polimerizzano e formano fibre elicoidali, che si organizzano in paracristalli che deformano il GR (forma a falce, drepanociti). I drepanociti sono più rigidi e possono bloccare o rallentare il flusso a livello dei capillari. L'anemia è di tipo emolitico per l'intervento del sistema Reticolo-Endoteliale, i cui macrofagi (epatici e splenici) degradano i GR malati(affaticabilita‘ ed anemia ->compromissione funzioni mentali). L'anemia falciforme causa problemi anche a livello del flusso, portando a fenomeni microtrombotici (visibili vsaculiti) (scompenso cardiaco,dolore e febbre,danno cerebrale,danni agli organi>paralisi,polmoniti e infezioni,reumatismi,insufficenza renale,osteomielite,sindrome toracica acuta,necrosi avascolare della testa femorale). mutazioni del sito attivo, dove la globina interagisce con l'eme e l'O2 con il Fe2+: queste mutazioni stabilizzano il Fe3+, che non lega più l'ossigeno. Questa Hb è detta metaemoglobina o HbM o ferriemoglobina. I pz hanno un'ipossia profusa, sono costantemente cianotici. La condizione in omozigosi è incompatibile con la vita. mutazioni a livello della struttura terziaria (folding): spesso la sostituzione di aa grandi con aa più piccoli altera l'affinità della molecola con l'eme. (es: variante dell'Hb di Hammersmith, Phe adiacente all'eme viene sostituita con Ser). mutazioni della zona d'interazione delle subunità (struttura quaternaria): queste mutazioni fanno variare l'affinità per l'O2 (modificazioni allosterica della molecola) in condizioni di ipercapnia o a livello alveolare. 2) Talassemie ed alterazioni della sintesi dell'Hb Le talassemie sono un gruppo di patologie in cui è alterata la sintesi di una o più tipi di globine. Si dividono in α o β a seconda che sia interessato il cluster dei geni β o α. Le mutazioni si possono raggruppare in sei tipi: a) mutazioni del promoter, b) mutazioni che inseriscono precoci segnali 16 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling STOP, c) mutazioni dei maggiori siti di splicing, d) inserzione o delezione di basi, e) macrodelezioni e f) mutazioni puntiformi. Esistono due forme delle varie talassemie: 0, se mancacompletamente la catena,+ se la catena è presente ma è deleta o mutata o in condizioni di eterozigosi. L'anemia che scaturisce a seguito di una talassemia può delinearsi come anemia severa e riattivare anche fenomeni emopoietici extramidollari. L'α-talassemia è caratterizzata da HbH, un omotetramero di catene β, che diminuisce notevolmente l'emivita degli eritrociti. Nella βtalassemial'omotetramero α4 è estremamente insolubile. Inoltre le talassemie possono essere classificate in base alla gravità in major, intermedia e minor. -Una forma di talassemia β-major è la β0(morbo di Cooley) dove la catena β manca completamente e rimane l'HbF. Il morbo di Cooley è caratterizzato da cranio a spazzola (volta del cranio particolarmente sviluppata, il midollo osseo ematopoietico (eritrone) cresce abnormemente fino ad erodere il tessuto compatto), zigomi prominenti, ipoperfusione e ischemia a livello periferico, affaticabilità, circolo ipercineico (tachicardia, sangue poco ossigenato),intossicazione da ferro(aumenta l‘assorbimento intestinale) e anemia emolitica (le catene α precipitano causando eritroblastolisi endomidollare + epatosplenomegalia). Viene rilevato entro i primi 6 mesi di vita come grave anemia per pallore,epatosplenomegalia (persiste emopoiesi extramidollare)e insufficenza cardiaca,ritardo sviluppo mentale. -Le β-talassemie sono estremamente eterogenee, caratterizzate da più di 200 mutazioni possibili. Due di queste sono l'Hb lepore e antilepore, causate da un crossing-over sbilanciato, in cui i geni β e delta si fondono. Può essere in condizione di etero o omozigosi (quest'ultima è molto rara). In molte β-talassemie perdura l'HbF, ma è necessario trasfondere, in quanto questa Hb ha caratteristiche diverse dall'HbA (maggiore affinità per l'O2); è da ricordare che il sangue trasfuso ha un'emivita molto breve (circa 2 settimane). Abbiamo in medai precipitato e eritropoiesi inefficente,deficit endocrini,cirrosi epatica,cardiopatia.si risponde con terapia chelante,trapianto di midollo e tentativi di riattivare il gene gamma. -Nella α-talassemia major (idropefetale)(delezione di geni α in seguito a crossing over ineguale) mancano tutti e 4 i geni per la sintesi delle catene α ed è incompatibile con la vita(tutti i tipi di emoglobina contengono α->assenza di α=letale. Le talassemia intermedie e minor sono spesso indipendenti da trasfusione; le minor sono caratterizzate da modesta microcitosi(GR di dimensioni ridotte); l'α-talassemia minor vede coinvolti due soli geni α. Patologia molecolare dei recettori e altre proteine coinvolte nelle sequenze di segnali per la comunicazione tra le cellule Le alterazioni geniche di recettori, proteine di trasduzione, effettori e dei bersagli finali possono dar luogo ad un loss o ad un gain of function. Si potranno avere due quadri clinici opposti: uno riconducibile a deficienza del ligando, l'altro all'eccesso. a) Patologia dei recettori con perdita di funzione Perdita di funzione dei recettori per le LDL Sono proteine transmembrana localizzate soprattutto negli epatociti, che riconoscono le LDL e le internalizzano, in modo che i grassi possano diventare acidi e sali biliari ed essere escreti con la bile. Il mancato funzionamento di questi recettori causa iperlipidemia (ipercolesterolemia), che diventano familiari se vi è una mutazione genetica nel gene che codifica questi recettori. Questi soggetti hanno ateroscleresi precoce e rischio aumentato di infarto e ictus in età giovanile [Le 17 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling ipercolesterolemie e le dislipidemie(elevate concentrazioni di grassi nel sangue) sono condizioni proaterogene. L'ateroma è una lesione a livello vasale che determina una riduzione del lume, soprattutto nelle arterie di grosso e medio calibro. La prima fase è caratterizzata da stria lipidica: la componente lipidica si accumula sotto l'endotelio e danno origine a fenomeni infiammatori, essendo riconosciute dai recettori scavenger dei fagociti, che si trasformano in cellule schiumose chiare(fagociti saturi che continuano a liberare citochine determinando uno stato di infiammazione cronica), reclutano altri leucociti neutrofili. In risposta al danno vengono reclutati anche fibroblasti, che depositano connettivo. Le citochine liberate da tutte queste cellule sono proangiogenetiche e inducono proliferazzione della muscolatura liscia. Si può verificare anche emorragia intraplacca causata dalla rottura dei vasi neoformati. Tutti questi fenomeni portano ad una distensione ed indebolimento dell'endotelio sovrastante la placca lipidica e alla diminuzione del calibro del vaso, che determina un aumento della velocità di flusso. L'endotelio già indebolito viene ulteriormente stressato e danneggiato. Questo attiva i processi coagulativi che danno origine a trombosi.] Le cause recettoriali sono raggruppate in 4 classi (valide anche per gli altri recettori): Classe I: assenza o diminuzione della proteina recettoriale. Il gene è assente, deleto o non producente trascritto. Classe II: assenza o diminuzione del recettore sulla membrana plasmatica. Il gene, l'mRNA e il precursore sono presenti nel citoplasma, ma vi sono alterati eventi post-traduzionali che impediscono la maturazione e l'esposizione della proteina sulla membrana plasmatica. Classe III: recettore presente in quantità e sito normale, ma manca l'affinità per il ligando. Mutazioni puntiformi a livello del dominio extracellulare determina mancato o ridotto riconoscimento del ligando (in questo caso, apolipoproteine B e/o E). Classe IV: il recettore è presente e ha un'adeguata affinità per il ligando, ma non riesce ad internalizzarlo o a trasdurre il segnale. È causata da alterazioni del dominio citosolico del recettore, che gli permette l'interazione con molecole coinvolte nell'internalizzazione. Queste classi, nel caso delle LDL, causano tutte ipercolesterolemia, che può manifestarsi anche in altre varianti non dipendenti dal recettore (es: mutazione del sito di legame dell'apolipoproteina B e/o E con il recettore). Le HDL hanno, rispetto alle LDL, una diversa composizione (meno colesterolo) e un diverso trasporto (coinvolgono specifici Trasportatori ABC, vedi in seguito). Resistenza ormonale e patologia molecolare della comunicazione. La mancata funzione di un recettore ormonale è carattterizzata da: 1) carenza di ligando (ipotiroidismo, insufficienza surrenalica, diabete mellito, diabete insipido etc.) e 2) non modificabilità del quadro clinico alla somministrazione esogena di ligando. Nel caso di un ormone, questa condizione viene detta resistenza ormonale(al TSH, all'ACTH, all'insulina, all'ADH etc.), che si verifica sia per alterazione dei recettori, ma anche per alterazione della cascata dei segnali o assenza dei bersagli finali. -Assenza dei geni dei recettori degli ormoni. Per esempio: Sindrome di Morris o femminizzazione testicolare, dove manca il gene per il recettore degli ormoni androgeni, nel leprecaunismodove manca il recettore per l'insulina, e nel rachitismo di tipo II con ipocalcemia, manca il recettore per la vitamina D. I meccanismi di perdita genica o mancata espressione sono quelli illustrati precedentemente. -Mutazioni inattivanti dei geni recettoriali per ormoni. Sono abbastanza frequenti mutazioni che inattivano il recettore, come in numerose forme di ipotiroidismo resistente, dov'è mutato e inattivato il recettore del TSH o del recettore T3/T4. Altri 18 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling es: Sindrome di Morris, diabete insipido,diabete melito insulino resistente, nanismi, Parkinson e alcune forme schizofreniche (mutazione del recettore D2 per la dopammina). -Alterazioni post-traduzionali dei recettori ormonali. Le resistenze ormonali da cause recettoriali sono spesso legate a alterazione dei meccanismi posttraduzionali; spesso sono superate dalla somministrazione di opportune dosi di ligando esogeno. Alcuni dei meccanismi alterati sono: assenza dell'enzima convertitore (es: resistenza androgenica), mutazione della sequenza per l'attacco proteasico (es: resistenza parziale alla trombina), alterazioni della glicosilazione (es: resistenza all'insulina), mutazione dei residui per la fosforilazione (es: recettore G-CSF costitutivamente inattivato), assenza di chinasi attivanti i recettori (es: diabete insipido), alterazione della prenilazione (aggancio allla membrana) (es: resistenza parziale agli steroidi). b) Patologie dei recettori con guadagno di funzione Mutazioni che attivano costitutivamente il recettore danno luogo a un quadro clinico da eccesso di ligando (ipertiroidismo, ipersurrenalismo, gigantismo o acromegalia, etc). Essendo che quasi tutti i recettori sono coinvolti nella crescita e nella differenziazione cellulare, quasi tutti i recettori costitutivamente attivati possono portare a modificazione tumorale della cellula. -Mutazioni attivanti il recettore per il TSH È un recettore a 7 segmenti transmembrana associato a proteine G, collegate all'adenilato ciclasi. Le sue alterazioni servono a illustrare altri due importanti principi: a) le mutazioni che provano un attivazione costitutiva del recettore danno un quadro clinico di ipertiroidismo (TSH normale o diminuito); b) il recettore TSH costitutivamente attivato è responsabile della progressione da epitelio tiroideo iperplastico a adenoma tiroideo funzionante: dimostra che questi geni mutati sono coinvolti nella trasformazione neoplastica e che siano, quindi, oncogeni. c) Riconoscimento improprio del recettore: fenomeno dello spill-over Puù accadere che ligandi simili tra loro stabiliscano interazioni improprie (ad esempio ormoni glicoproteici hanno catena alfa in comune e differiscono per la catena beta). Questo spill-over( o traboccamento ormonale)è favorito da 1) piccole mutazioni del dominio di riconoscimento del recettore e 2) aumento della concentrazione di un ormone della famiglia rispetto agli altri. Il quadro clinico dipenderà dai recettori che verranno attivati. Per esempio nella donna in età premenopausale, il TSH è l'unico ad attività tireostimolante, ma dopo la menopausa aumentano notevolmente i livelli di FSH/LH, che assumono un'attività tireotropa (quasi il 50%); la stessa attività è svolta per il 50% dall'hCG durante la gravidanza; infine, in caso di mola vescicolare o corioncarcinoma (tumori benigno e maligno dell'epitelio coriale della placenta) la produzione di hCG diventa enorme, e puù sostituire il TSH fino a provocare ipertiroidismo (tireotossicosi). Ormone in patologia Recettore Effetti eccesso improprio IGF-1\IGF-2 Epatomi, ca.polmonare e Insulina Ipoglicemia,accrescimento intestinale patologico HCG Mola vescicolare, TSH Tireotossicosi corionepitelioma ACTH Adenomi MSH Iperpigmentazione(diabete ipofisari,ca.polmonare bronzino) cortisolo Morbi di cushing, iperplasie Aldosterone Ipertensione surrenaliche 19 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling GH o STH TSH Ossitocina Adenoma eosinofilo, Prolattina gigantismo,acromegalia Adenoma basofilo ipofisario FSH\LH Gravidanza,iatrogeno Recettori pressori Sterilita‘,amenorrea,galattor ea Puberta‘ precoce Ipertensione gravidica d) Patologia delle proteine di trasduzione con perdita funzionale e resistenza ormonale Sono forme più rare, ipotizzate per alcune varianti di quadri da deficienza di ormoni il cui recettore è accoppiato a proteine G. Un esempio è la neurofibromatosi tipo I (inattivazione di NF1, un oncosoppressore della famiglia delle GAP proteins, che regola negativamente Ras),ipotiroidismo genetico(proteina G associata al TSHR)e iposurrenalismo genetico(proteina G associata al ACTHR) e) Patologia degli effettori nella sequenza di segnali e resistenza ormonale Mutazioni a carico di effettori(Adenilatociclasi e PLC) attivati dopo la trasduzione. Un esempio è una variante di diabete insipido, in cui manca la kinasi dipendente dall'cAMP, che dovrebbe fosforilare le proteine bersalio dell'ormone. Inoltre alcune chinasi possono essere responsabili dell'inattivazione o attivazione del recettore stesso, la cui funzione, se mancano, può essere profondamente alterata. f) Resistenza ormonale dovuta ad assenza o mutazione dei bersagli finali della sequenza dei segnali Una variante di diabete mellito insulino-resistente risulta dall'assenza o dalla mutazione del gene per la proteina GLUT4, trasportatore del glucosio, causando iperglicemia. g) Proteine recettoriali utilizzate impropriamente da agenti infettivi Il patogeno,che si lega alla proteina sulla superficie della cellula, può usarla o come semplice molecola d'adesione, o innescare la cascata di segnali specifici della proteina (attivandola), o usarla per farsi trasportare dentro la cellula. Ad esempio il recettore CD4+ dei linfociti T helper interagisce con le proteine del pericapside dell'HIV, causando l'AIDS; il virus di Epstein-Barr è in grado di interagire con numerose proteine ed infettare vari tessuti, tra cui CD11 dei leucociti che scatena la mononucleosi infettiva, e una proteina MHC di tipo I negli epatociti che causa epatiti. Patologia molecolare del trasporto e dell'omeostasi ionica I canali ionici, i trasportatori di membrana, i trasportatori ABC e le ATPasi di membrana permettono il trasporto di costituenti biologicamente importanti ai quali le membrane (costituite di fosfolipidi) sono impermeabili. a) Patologia dei canali ionici Riguardano soprattutto i tessuti eccitabili e quelli coinvolti nel trasporto di ioni e acqua: causano neuropatie, miopatie e alterazione dell'omeostasi ionica e idrica. Le mutazioni possono dar luogo a gain o loss of function. Patologie dei canali ionici per il Na+: miopatie miotoniche e epilessie Sono note malattie muscolari e nervose che danno iper o ipotensione arteriosa e altre condizioni patologiche (alcune sono note, altre ancora no). La miotonia è caratterizzata da ritardo del rilassamento del muscolo dopo una contrazione volontaria o dopo una contrazione indotta da stimolo meccanico. Le miopatie miotoniche si possono suddividere in distrofiche(fenomeni degenerativi delle cellule muscolari) e non distrofiche; queste ultime possono essere suddivise in tre principali forme: 1) Paralisi periodica ipercaliemicae 2) paramiotonia congenita: episodi di miotonia e paralisi 20 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling che con l'esercizio possono risolversi o aggravarsi. Sono caratterizzate da una mutazione del gene per il canale al Na+ che ne determina un'apertura abnorme (in seguito a aumento di K+, nel caso di paralisi periodica ipercaliemica o in seguito ad abbassamento della temperatura del muscolo, nel caso di paramiotonia congenita). 3) Miotonia congenita: ha due forme: Tomsen, autosomica dominante, e Becker, autosomica recessiva. È associata a mutazioni del canale Cl- con perdita di funzione. Alcune forme di miotonia distrofica sono caratterizzate da mutazioni del gene di una chinasi associata all'cAMP che determina preattivazione del canale al Na+. Questa chinasi ha anche altri bersagli proteici e quindi saranno coinvolti anche altri tessuti e organi. Patologie dei canali del K+: aritmie cardiache, sordità, epilessie La perdita di funzione di varie subunità del canale del K+ dà luogo alle due varianti della sindrome del Q-T lungo, potenzialmente dannoso in quanto può dar luogo ad aritmie più gravi. Alcune forme di sorditàpossono essere associate a perdita di funzione dei canali al K+ delle cellule cocleari. Nel cervelletto e nel cervello la perdita di funzion e di questi canali può dar luogo a atassia ed epilessie.Infine nel tubulo collettore la perdita di funzione del canale può causare una variante dell'ipotensione familiare (blocco dell'attività dei trasportatori elettroneutri). Canali ionici per il Ca++:l'ipertermia maligna Sono presenti sulla membrana plasmatica e sul reticolo sarcoplasmatico. Sono di due tipi: voltaggio-dipendenti e ligando-dipendenti. Il canale Ca++-voltaggio-dipendente sul REviene detto canale recettore per la ryanodina, composto al quale è affine e che ne blocca l'attività. È in contatto con un sensore di voltaggio in grado di attivarlo e che a sua volta è collegato a un canale sensibile alla diidropiridina. L'alterazione del canale causa due quadri clinici: l'ipertermia maligna e la central core desease, a seconda del tipo di mutazione che colpisce il gene. L'ipertermia maligna è spesso mortale, caratterizzata da contrazione muscolare prolungata, accelerazione del metabolismo muscolare con acidosi metabolica, ipertermia e tachicardia ingravescente. I sintomi possono essere causati da abnorme regolazione del canale e agli effetti dell'eccessiva concentrazione di Ca++ citosolico. La miopatia "central core" è caratterizzata dalla comparsa nelle cellula muscolari di vaste aree chiare centrali prive dei loro normali componenti (degenerazione intracellulare legata all'aumentata concentrazione di Ca++ citosolico). Gli altri sintomi di questa malattia sono associati al danno muscolare locale: cifoscoliosi, lussazione dell'anca, deformità dei piedi e contratture delle articolazioni. Inoltre abbiamo alterazione dei canali recettori dei ligandi intra\extracellulari che determinano: -paralisi periodica ipocalcemica -emicrania emiplegica familiare -atassia spino cerebellare 6 b) Trasportatori ABC (ATP Binding Cassette) I trasportatori transmembrana a 12 segmenti si dividono in due grandi famiglie: ABC, che presentano nella parte citosolica un dominio per legare l'ATP e quelli che non legano l'ATP. Trasportano molecole o ioni dall'interno all'esterno della cellula o viceversa, sfruttando un gradiente (cotrasporto Na+/glucosio) o sono canali passivi (trasportatori del glucosio). I trasportatori ABC trasportano ioni o molecoli spesso controgradiente sfruttando l'ATP legato al loro dominio citosolico. Sono stati scoperti 48 geni umani, che codificano altrettante proteine ABC, ma solo 16 sono sicuramente associati a patologie: Proteina della Multi-Drug Resistence (MDR= ABCB1, ABCC1, ABCC2) 21 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling I trasportatori ABC possono causare la resistenza ai farmaci in particolari tumori e malattie infettive, riconoscendo i farmaci ed estrudendoli attivamente dalla cellula, consumando ATP. Nelle cellule tumorali l'attivazione può avvenire per amplificazione genica. Trasporto del Cl- e fibrosi cistica È la malattia genetica più comune; è una malattia autosomica recessiva, caratterizzata da mutazioni (più di 1000) del canale ABC per il Cl- (mutazione del gene CFTR, che codifica la proteina CFTRo ABCC7 (Cystic Fibrosis Transmembrane Regulator). Il trasporto del Cl- ha un ruolo importante nel determinare lo stato fisico delle secrezioni degli epiteli e lo stato di idratazione di alcune mucose. Il passaggio del Cl- a livello apicale avviene attraverso trasportatori che hanno struttura tipica degli ABC. La regolazione (non del tutto chiara) è collegata a complessi movimenti ionici e al trasporto di acqua attraverso le giunzioni strette. L'alterato controllo del movimento del Cl- fa diminuire la quantità di ioni e acqua sul polo apicale della superficie cellulare e nelle varie secrezioni epiteliali che appaiono più dense e compatte (mucoviscidosi). Alterazioni fisiopatologiche nei vari distretti: nell'epitelio respiratorio il muco diventa molto denso o annulla il trasporto muco-ciliare, occludendo i bronchioli e i dotti alveolari; può comportare infezioni, infiammazioni, fibrosi e insufficienza respiratoria, la più frequente causa di morte in questa patologia. Nell'intestino l'organo maggiormente interessato è il pancreas: il blocco dei piccoli dotti pancreatici impedisce il riversamento dei succhi digestivi nel duodeno, causando danni al parenchima (pancreatiti) e insufficienza digestiva. Nelle ghiandole sudoripare la capacità di riassorbimento dell'NaCl è notevolmente ridotta e la concentrazione nel sudore sarà aumentata (test patognomonico per la malattia). L'ATP, ma non la sua idrolisi, potrebbe essere il ligando che determina l'apertura del canale. Le principali mutazioni molecolari possono essere suddivise in 4 classi: Classe I: alterata produzione della proteina. Classe II: alterazione di alcuni processi post-traduzionali, che portano all'incorretta localizzazione al polo apicale della cellula. Classe III: riguardano il dominio di regolazione, soprattutto a livello degli aa che si legano all'ATP o siti di fosforilazione, che ne regolano l'apertura. Quadri clinici opposti (attivazione costitutiva del canale) sono letali nei primi giorni di vita, a causa di diarrea secretiva colerasimile. Classe IV: riguardano i domini propri del canale ionico: il canale ha bassa o nulla conduttanza. Proteine per il trasporto dei peptidi (ABCD1 e altri) e presentazione dell'antigene (ABCB3) Peptidi di medie e grandi dimensioni possono attraversare le membrane mediante trasportatori ABC, alcuni associati a recettori che riconoscono sequenze specifiche, che attuano una selezione per il trasporto. Nei mammiferi si suppone esistano trasportatori ABC sulla membrana plasmatica, ma ve ne sono certamente a livello delle membrane degli organuli subcellulari, per il trasporto di enzimi, e quindi per la biogenesi degli organuli e per la localizzazione delle proteine MHC di tipo I sulla membrana plasmatica (necessita del trasporto delle proteine antigeniche all‘interno dell‘APC), ). Una mancanza di questa proteina(ABCB3)dà origini a gravi quadri d'immunodeficienza. Trasportatori del glucosio Sono noti almeno 7 geni Glut, codificanti trasportatori con varia e specifica localizzazione. Glut1 e Glut4 sono quelli dipendenti da insulina e la loro assenza o una loro mutazione inattivante danno luogo a quadri di diabete mellito insulino-resistente (tipo I). Sono presenti soprattutto nel fegato, nel tessuto adiposo e nel muscolo, dove aumentano l'espressione in risposta all'insulina. Nelle isole pancreatiche è importante Glut2, sensibile al glucosio, che controlla la secrezione d'insulina. 22 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Varianti di diabete mellito insulino-dipendente possono essere causate da varie mutazioni di questi tre geni. Pompe ioniche e loro patologie L'assenza o la perdita grave di funzione di queste pompe è incompatibile con la vita. Sono state ipotizzate mutazioni della pompa Na+/K+ ATPasi, che ne diminuiscono l'affinità al suo naturale inibitore (peptide ouabaina-simile); in alcuni distretti si può avere un'alterata localizzazione cellulare della pompa (es: malattia policistica renale: enorme localizzazione della pompa a livello apicale, piuttosto che baso-laterale, nelle cellule epiteliali tubulari; questo spiegherebbe il meccanismo secretivo e l'accumulo di liquido nelle cisti da malformazione). Omeostasi dei metalli e patologia correlata Alcuni metalli pesanti sono implicati nei domini attivi di alcune proteine (ferro, rame, zinco, cobalto, selenio e manganese). Sono necessari specifici meccanismi di assorbimento (DMT1 o divalent metal trasporter sulle cellule intestinali), di trasporto al sito di utilizzazione (trasportatore per la traslocazione dal citoplasma all'interstizio al plasma) e di eliminazione. La maggior parte di questi trasportatori sono molecole ABC. Il metallo all'interno della cellula e nei liquidi extracellulari si lega a proteine di trasporto dette metallotienine. Nella malattia di Menkes è alterato il trasportatore del Cu++ a livello baso-laterale della cellula intestinale, quindi viene alterata l'immissione in circolo. I sintomi sono causati dalla deficienza di rame come cofattore di alcuni enzimi e sono degenerazioni a livello cerebrale, e capelli albini, fragili e ricciuti. Nella malattia di Wilson manca o ha perso la funzione la ceruloplasmina, proteina di trasporto del rame. Il metallo si accumula negli epatociti e non può essere escreto nella bile. Provoca tossicità epatica, renale e cerebrale, con deterioramento e relativi sintomi. Per quanto riguarda il Fe++, esistono numerosi varianti di emocromatosi ereditaria, caratterizzata da accumulo di ferro negli epatociti, con tossicità a livello di vari organi: cirrosi, diabete, modificazioni della pigmentazione cutanea, varie insufficienze endocrine, artropatie e insufficienza cardiaca. Una delle proteine interessate è responsabile dell'assorbimento a livello intestinale: la DMT1(livello apicale) questa proteina viene inibita da sovraccarico di ferro. Un'altra proteina coinvolta è IREG-1(livello basolaterale) e la sua proteina modulatrice efestina. Una mutazione di questa porta eccesso di assorbimento di ferro. Infine, l'acrodermatite ereditaria è caratterizzata da malassorbimento di zinco e rappresenta un ulteriore esempio in cui sono implicate proteine ABC. Trasportatori di lipidi Va ricordato il trasportatore ABCA per le HDL, le cui mutazioni con perdita di funzioni sono responsabili di alcune varianti della malattia di Tangier (iperlipidemia, aumento HDL e leggera ipercolesterolemia). Trasportatori elettroneutri Trasportano ioni in modo da mantenere la neutralità del citosol(il piu‘ conosciuto=Na+\Cl-;nella tiroide abbiamo anche Na+\I-). Sono importanti a livello renale e determinano il riassorbimento del Na+ e la volemia. Una loro mutazione è causa di alterazione della pressione arteriosa (una perdita di funzione dà ipotensione, un guadagno di funzione dà ipertensione). I tre principali cotrasportatori elettroneutri sono localizzati nel nefrone. Patologia degli enzimi Gli enzimi sono per lo più proteine che catalizzano le reazione aumentandone la velocità e hanno 23 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling alcune proprietà rilevanti: 1) riconoscono specifici substrati, 2) agiscono a concentrazioni basse, ma aumentano di molti ordini la velocità di una reazione, 3) la loro attività risiede nel sito attivo, e alcuni aa hanno un ruolo preminente, 4) possono essere costituiti da sigoli polipeptidi oppure da più subunità. Quindi anche gli enzimi possono andare incontro a mutazioni su specifici geni, con perdita o guadagno di funzione, con manifestazioni cliniche da enzimopatie o deficienza enzimatica. La perdita di funzione si manifesta secondo alcuni principi generali: a. Gli enzimi sono spesso espressi in eccesso rispetto alle richieste della cellula, e pz che hanno solo 10% dell'attività totale degli enzimi possono mostrare un quadro clinico normale. Questo spiega perché le enzimopatie sono in genere malattie recessive(si presentano in soggetti autosomici). I quadri clinici possono variare a seconda della percentuale di deficienza dell'attività enzimatica (es: malattia di Tay-Sachs, una gangliosidosi, in cui si accumula il ganglioside GM2, mostra questa variabilità, legata alla funzione residua dell'enzima, e, quindi, alla rapidità dell'accumulo dei gangliosidi). b. I sintomi della deficienza enzimatica sono collegati all'accumulo dei precursori o alla mancanza del prodotto (o a entrambi). c. L'accumulo dei precursori può interessare un singolo distretto o tutto l'organismo: nel caso di macromolecole, queste tendono ad accumularsi nelle cellule responsabili del loro metabolismo (es: mucopolisaccaridi), mentre per prodotti diffusibili, quali aa, vengono interessati tutti i distretti. d. Uno stesso quadro clinico può essere indice di deficienze diverse, se gli enzimi sono interessati nella stessa sequenza metabolica; se un complesso enzimatico ha più subunità, il deficit di ciascuna unità darà luogo allo stesso quadro clinico. Al contrario, la deficienza dello stesso enzima può dar luogo a quadri clinici diversi a seconda del grado di perdita dell'attività metabolica (es: deficienza parziale di HPRT (ipoxantina-guanina-fosforibosil-trasferasi) si manifesta con gotta, deficienza totale si manifesta con sindrome di Lesch-Nyhan, ovvero gotta, gravi segni neurologici motori, ritardo mentale e disturbi del comportamento. I segni neurologici possono essere causati dal ruolo di neurotrasmettitore che hanno le purine). e. La distrettualità dell'accumulo può essere legata a una deficienza distrettuale del gene interessato, causata, ad esempio, da perdita funzionale del promoter organo-specifico per quell'enzima (es: variante cardiaca di malattia di Fabry, l'accumulo di glicolipidi (per mancanza dell'alfa-galattosidasi A) avviene solo nei miocardiociti). f. È possibile osservare in uno stesso pz deficienza di più enzimi, per vari motivi: 1) manca un cofattore comune, 2) gli enzimi hanno una subunità in comune, 3) gli enzimi possono avere in comune eventi post-traduzionali (es: assenza di specifiche foldasi o chaperonine), 4) gli enzimi possono essere assenti perché manca l'organulo in cui normalmente essi si trovano (es: sindrome di Zellweger, in cui mancano i perossisomi). Patologia delle molecole citoscheletriche Delle numerose proteine che compongono il citoscheletro, prendiamo in esame solo la distrofina, la cui alterazione ha dato origine all'era della patologia molecolare del tessuto muscolare. La distrofina è una proteina coinvolta nell'organizzazione sarcomerica. Una mutazione del suo gene dà origine alla distrofia muscolare di Duchenne e alla più lieve distrofia di Becker. Il gene si trova nel braccio corto del cromosoma X. La distrofina ha funzione meccanica (contribuisce alla saldatura delle linee Z al sarcolemma) e di sensore dello stress meccanico durante la contrazione. La gravità 24 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling delle distrofie dipende dal tipo di alterazione: -Nella distrofia di Duchenne (la più grave) si verifica una traslocazione che tronca il gene della distrofina nella prima metà. Mutazioni nonsenso, o che spostano il frame di lettura, o che inattivano il promotore, possono avere lo stesso effetto e causare l'assenza della distrofina. Il quadro clinico insorgerà in età pediatrica e porterà ad una morte precoce. -Traslocazioni o mutazioni nelle zone più centrai del gene danno luogo a prodotti parzialmente funzionanti: i sintomi saranno meno gravi (la malattia di Becker ha esordio più tardivo e i danni sono limitati). PATOLOGIA MOLECOLARE DEGLI ZUCCHERI Gli zuccheri delle glicoproteine hanno tre principali funzioni: 1) contribuisconoo all'opportuna esposizione in superficie della molecola proteica, 2) contribuiscono all'ancoraggio esterno di molte proteine e 3) contribuiscono al riconoscimento tra le cellule e alla specificità antigenica. L'alterazione della glicosilazione delle proteine può portare alla funzione alterata della stessa. Glicosilazione intracellulare patologica Il meccanismo di glicosilazione può essere alterato per: 1. Mutazione nel sito di glicosilazione: una specifica proteina si accumulerà nelle cisterne del RER (es: accumulo di alfa-1-antitripsina negli epatociti, con cirrosi ed enfisema). 2. Assenza di uno degli enzimi della manipolazione degli zuccheri: le proteine si accumulano nel compartimento dove manca l'enzima. 3. Mancanza o alterata funzione delle proteine rab, che trasportano le proteine tra il reticolo e le varie cisterne del Golgi. Le proteine si accumulano nel compartimento a monte della proteina mancante. Glicosilazione non-enzimatica abnorme La glicosilazione può avvenire anche nel compartimento extracellulare, per due motivi: o che ci siano specifiche glicosil-trasferasi sulla superficie della cellula, o per glicosilazione non enzimatica, per aumento della concentrazione di glucosio nel LEC (es: diabete mellito: imponente glicosilazione delle proteine plasmatiche e della matrice extracellulare; si pensa che questa alterazione sia causa della microangiopatia diabetica, che interessa numerosi distretti microvascolari con diversi quadri clinici, come glomerulosclerosi, retinopatia etc.). Inoltre la membrana plasmatica è parzialmente permeabile al glucosio, che , ad alte concentrazioni, può andare a glicosilare numerose proteine all'interno della cellula (es: nel diabete l'emoglobina glicosilata è un marcatore della progressione della malattia). Ultime ricerche hanno messo in evidenza i recettori RAGE(Receptors for advanced Glycation End products anche detti recettori di pattern perche‘ sono in grado di riconoscere molte molecole attraverso un elemento comune)che sono molecole appartenenti alla superfamiglia delle immunoglobuline(cromosoma 6 all‘interno della classe III di HLA)la cui produzione e‘ aumentata attraverso un meccanismo a feedback positivo dall‘ interazione ligando-recettore.I recettori RAGE si legano con prodotti finali della glicazione avanzata(AGE)determinando attivazione cronica della cellula e conseguente danno cellulare attivando cosi processi infiammatori cronici.RAGE viene inoltre attivato da S100\Calgranuline proteine mediatrici dei processi infiammatori e rilasciatee da leucociti,linfociti e macrofagi. PATOLOGIA MOLECOLARE DEI LIPIDI I lipidi: 1) sono un importante substrato nel metabolismo energetico, 2) costituiscono il principale 25 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling costituente delle membrane e ne condizionano la permeabilità passiva, 3) dai lipidi derivano importanti molecole per l'omeostasi (messaggeri secondari, mediatori e ormoni steroidei), 4) Alcuni lipidi fanno da aggancio a molte proteine citosoliche e recettoriali, 5) sono uno dei principali bersagli dei radicali liberi. Alterazioni della costituzione lipidica delle membrane e loro conseguenze Variazioni quantitative o qualitative dei costituenti delle membrane possono influire su alcune proprietà delle membrane stesse, e quindi sulle funzioni della cellula. Composizione lipidica e fluidità/rigidità delle membrane Il colesterolo e i suoi esteri aumentano la rigidità delle membrane, riducendo gli scambi tra interno ed esterno della cellula: nelle ipercolesterolemia familiari la quantità di colesterolo negli endoteliociti è equilibrata con quella nel sangue, portando ad una progressiva riduzione della mobilità delle proteine, stabilizzando il citoscheletro e riducendo l'endocitosi dell'endotelio; questo li porta a necrosi o apoptosi, scopertura dei tessuti subendotelici e attivazione piastrinica, con conseguanti fenomeni trombotici. I fosfolipidi contribuiscono in varia misura alla fluidità della membrana.i fosfolipidi saturi,metilati e a catena maggiore di 20C sono piu‘ rigidi in confronto a quelli polinsaturi e a catena minore di 17C(abbaimo le tre conformazioni dei GR echinocitico,discocitico,stomatocito). I due foglietti risultano asimmetrici e quello interno è più fluido dell'esterno, soprattutto per la diversa distribuzione dei gruppi metilici. La fluidità è inoltre influenzata dalla temperatura (es: aumento della temperatura può causare aumento della permeabilità, quindi aumento dell'ingresso di Ca++ fino alla necrosi). Gli acidi grassi polinsaturi delle membrane sono importanti nell'omeostasi (genesi di molecole attive) e nello sviluppo del sistema nervoso Gli acidi grassi polinsaturi rappresentano il substrato per la genesi di molecole coinvolte nell'omeostasi intra- ed extracellulare (es: PG, PC, LT, TXA, PAF etc.). La mancanza di acidi grassi insaturi causa minore capacità difensiva e di adattamento. Durante lo sviluppo hanno un ruolo essenziale nel metabolismo cerebrale. Perossidazione lipidica, alterazioni della permeabilità e necrosi I lipidi delle membrane sono i principali bersagli dei radicali superossidi, che causano alterazioni della permeabilità e genesi di molecole tossiche che causano, tramite l'aumento della concentrazione di Ca++, necrosi. Si attivano abnormemente anche varie fosfolipasi Ca++dipendenti che degradano grandi quantità di fosfolipidi, alterando ulteriormente la permeabilità. Prenilazione e modulazione della funzione di alcune proteine L'aggancio di alcune proteine alle membrane avviene tramite una coda lipidica di natura prenilica fornita da prenil-trasferasi. Tra queste proteine vi sono importanti recettori (per Fc delle Ig, per il complemento,recettori insulina e transferrina etc.), e molecole per le cascate di segnali, come proteine di trasduzione (ras), chinasi C proteine G eteromeriche, molte tirosinchinasi (src) e vari enzimi del metabolismo intermedio. Trasporto e metabolismo dei lipidi. Lipoproteine e aterosclerosi Vedere capitolo Aterosclerosi; ricordiamo che i geni coinvolti sono numerosi e i rischi (malattie cardiovascolari) sono condizioni poligeniche e polifattoriali, su cui incidono anche l'ambiente, lo stile di vita, etc. NB:e‘ possibile creare gruppi di complementazione dove attraverso la fusione di una cellula con un difetto(pz1)con una sana(pz2)si creano cellule ibride sane. 26 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling La stessa tecnica si puo‘ effettuare utilizzando due cellule malate pero‘ per due geni differenti(appartengono a due gruppi di complementazione differenti). PATOLOGIA GENERALE EREDITARIA E CONGENITA (a-P) INTRODUZIONE La Patologia Genetica studia i fenomeni patologici che riconoscono come causa un'alterazione del genoma. Le Patologie Congenite(5%dei nati)indicano invece le condizioni patologiche già presenti al momento della nascita, che siano derivanti da alterazioni genetiche (malattie ereditarie o genetiche 25%del tot) causate da vari fattori (fisici, chimici o biologici,10%del tot>70%sconosciute) durante la vita intrauterina e inducono embrio- o fetopatie (Patologia congenita non ereditaria). Il carattere "congenito" manca in molte patologie ereditarie che si manifestano nella vita adulta (es: malattia di Hungtington). Il concetto di malattia genetiche ha implicito in sé un coinvolgimento del genoma indipendentemente da concetto di trasmissione ereditaria: rientrano perciò in questa branca della patologia anche le mutazioni incompatibili con lo sviluppo embrionale e le aberrazioni cromosomiche che non presentano trasmissibilità verticale (errore nella meiosi di un gamete parentale o nella mitosi dello zigote). Le malattie a carattere familiare sono quelle ricorrenti in certe famiglie con frequenza > di quella della popolazione generale o trasmesse dai genitori alla prole. Nell‘ambito delle malattie genetiche si parla di: 1)Malattie cromosomiche:associate ad alterazioni del numero o della struttura di cromosomi come la sindrome di Down 2)malattie mendeliane:malattie dovute alla mutazione di un singolo gene trasmesse secondo le leggi di mendel(es fenilchetonuria) 3)malattie con ereditarieta’ multifattoriale:dovute sia a mutazione di vari geni che a fattori ambientali 4)malattie dovute ad un singolo gene con particolari modalita’ di trasmissione:malattie da amplificazione di triplette,malattie da mutazione del DNA mitoc,malattie con trasmissione influenzata da imprinting genetico o mosaicismo gonadico LE MALATTIE GENETICHE DELL'UOMO TRASMISSIONE DELLE MALATTIE GENETICHE Lo studio delle modalità di trasmissione delle malattie permette di comprendere come una certa malattia si manifesterà in una famiglia. Eredità di tipo autosomico dominante Un gene patologico si dice dominante quando determina la malattia anche in stato di eterozigosi. Per molte di queste malattie non si è osservato il genotipo in omozigosi, che possono risultare letali nelle prime fasi di sviluppo dello zigote. Le malattie di tipo autosomico dominante: 27 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Si manifestano se almeno uno dei due genitori è malato (sano + malato = 50% sani + 50% malati) La malattia può comparire in ogni generazione successiva Due individui malati eterozigoti darà solo il 25% dei figli sani I membri fenotipicamente normali hanno gentipo normale La consanguineità tra i genitori è frequente come nella popolazione generale Maschi e femmine sono colpiti nello stesso modo Le malattie dominanti sono rare e in genere non letali. La variabilità degli effetti di molti geni può essere definita in termini di penetranza, frequenza con la quale un gene dominante produce un effetto fenotipico evidenziabile, ed espressività, che indica l'entità di questo effetto fenotipico sia a livello quantitativo(un solo fenotipo con entita‘ variabile)sia a livello qualitativo(per geni pleoiotropi ogni portatore puo‘ avere diverse combinazioni e diversi fenotipi) (es: un probando (= primo individuo dell'albero genealogico in cui si riscontra un determinato carattere) è affetto da una malattia dominante, ma entrambi i genitori sono fenotipicamente sani: la malattia ha bassa penetranza, ovvero, nella discendenza di un malato con un sano, i figli affetti sono meno del 50% teorico. Può poi verificarsi che una malattia, come la polidattilia, si presenti in maniera diversa tra i vari affetti, interessando per esempio tutti gli arti o uno solo: la malattia ha diversa espressività.). Penetranza ed espressività dipendonoinoltre anche dalle interazioni del gene interessato con fattori epigenetici. Codominanza: si ha quando entrambi gli alleli si esprimono nel fenotipo (es: antigeni del gruppo AB0). In patologia genetica la vera codominanza è rara; si ritrova, per esempio, nell'anemia falciforme: l'eterozigote presenta sia HbS che HbA. Eredità di tipo autosomico recessivo È il più frequente tipo di trasmissione in patologia. Un gene si dice recessivo quando determina la malattia solo nello stato di omozigosi: il fenotipo dell'eterozigote è uguale a quello dell'omozigote normale. L‘eterozigote è definito portatore. la trasmissione autosomica recessiva: Il malato nasce da due genitori portatori, fenotipicamente sani (eterozigoti): portatore + portatore = 25% sano in omozigosi, 50% sano in eterozigosi e 25% malato. Dall'unione di un sano + un portatore = 50% portatori, 50% sani omozigoti Malato (omozigote) + sano = 100% figli portatori È tipico dell'editarietà recessiva il salto di generazioni La malattia compare frequentemente in più fratelli: nell'albero genealogico è distribuita in senso orizzontale e non verticale. La consanguineità tra i genitori è molto frequente. Maschi e femmini hanno la stessa probabilità di malattia. Queste malattie possono essere molto gravi perché il gene patologico recessivo viene mantenuto a lungo nelle popolazioni tramite i portatori eterozigoti. Si definiscono eterozigoti obbligati i genitori e tutti i figli di un probando malato, e sono facilmente identificabili rispetto agli altri eterozigoti. L'identificazione dei portatori è assai importante nelle coppie a rischio ed è possibile con le moderne tecniche biochimiche e di genetica molecolare. Un esempio è la ricerca dei portatori di beta-talassemia, che in Italia possono arrivare fino al 10% in alcune regioni. 28 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Una malattia con eredità di tipo intermedio è una malattia in cui l'eterozigote presenta un fenotipo intermedio tra il soggetto normale e l'omozigote malato. Nella beta-talassemia il soggetto eterozigote (talassemia minor) ha un quadro clinico molto meno grave del soggetto affetto dal morbo di Cooley (beta-talassemia major), ma presenta comunque anemia e microcitemia. Eredità recessiva legata al cromosoma X Il gene patologico si trova sul cromosoma X; l'ereditarietà ha le seguenti caratteristiche: La malattia si manifesta solo nei maschi (il maschio è emizigote per ogni carattere legato al cromosoma X) Le femmine che lo trasmettono sono portatrici sane; i maschi non possono essere portatori sani. I maschi malati possono trasmettere la malattia solo alle figlie femmine. Maschio normale + femmina portatrice = maschi: 50% sani e 50% malati, femmine: 50% normali e 50% portatrici. Maschio malato + femmina portatrice = maschi: 50% sani e 50% malati; femmine: 50% portatrici e 50% malate. Per il principio della Lyonizzazione, una portatrice dovrebbe essere un mosaico di cellule sane e cellule malate e portare a fenotipi intermedi; tuttavia la variabilità e l'incostanza di questi effetti intermedi dimostrano che l'inattivazione di uno dei due cromosomi X non è irreversibile. Meccanismi rari di trasmissione Trasmissione dominante legata al cromosoma X: es: pseudoipoparatiroidismo o sindrome di Albright, da difetto dei recettori per il paratormone(si manifesta anche nella femmina). Un'altra tipica sindrome legata al cromosoma X dominante è la sindrome di Rett: le femmine presentano ritardo nella crescita, spasticità e convulsioni; per i maschi emizigoti è letale. Malattie legate al cromosoma Y sono molto rare: esempi sono l'ittiosi istrice (cute ipercheratosica con formazione di squame), la malattia degli alluci palmati e l'ipertricosi dell'orecchio(eccesiva crescita della peluria). INTERAZIONE GENOTIPO-AMBIENTE IN PATOLOGIA GENETICA Eredità multifattoriale o poligenica Molti caratteri, pur essendo influenzati dall'ereditarietà, hanno caratteristiche particolari che li contraddistinguono: hanno distribuzione normale e sono influenzati dai fattori ambientali; la loro base ereditaria è costituita da un complesso di geni non allelici: questo tipo di ereditarietà viene detta multifattoriale o poligenica. Molte malattie, come il diabete mellito non insulino-dipendente, la gotta, l'ipertensione etc, hanno questo tipo di ereditarietà. Per queste patologie viene utilizzato il termine di "familiari". Il modello teorico che permette di definire i rapporti tra i numerosi geni implicati in queste malattie e i fattori ambientali è quello dell'eredità multifattoriale a soglia: per manifestare una malattia sono necessari un certo numero di geni "sfavorevoli" e di fattori ambientali "sfavorevoli"; aumentando il numero dei geni aumenta il rischio di malattia, fino al raggiunimento di una "soglia"alla quale la malattia si manifesta. I fattori ambientali determineranno la gravità della malattia. 29 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling LE BASI MOLECOLARI DELLE PIU‘ COMUNI MALATTIE NELL'UOMO Genoma umano codificante:20-26000 geni(abbiamo poi splicing alternatvo e modificazioni posttraduzionali) La differenza media interindividuale e‘ circa del 0,1%e per lo piu‘ dovuto a polimorfismo da singolo nucleotide)SNPs. ACONDROPLASIA(senza cartilagine)) È la più frequente osteocondrodisplasia genetica. È caratterizzata da nanismo disarmonico, con altezza media di 130 cm nei maschi e 123 cm nelle femmine, testa grossa, fronte prominente e naso a sella, arti corti, mano corta e tozza, mentre il tronco è di lunghezza normale. Possono esistere alterzioni vertebrali; l'intelligenza è normale. Si trasmette con meccanismo autosomico dominante(ma nell‘80% e‘ dovuto a mutazioni de novo->frequenza aumenta all‘aumentare dell‘eta‘ della madre); la forma in omozigosi è letale nel neonato. Le mutazioni che la causano si verificano nella spermatogenesi e sono le stesse dell‘ipocondroplasia(che ha caratteristiche simili ma di gravita‘ minore,spesso non e‘ diagnosticata perche‘ l‘altezza risulta nella norma). È implicato il gene FGFR3, che viene mutato(mutazione puntiforme nel codone 380 gly->arg nel dominio transmembrana ;l‘ipocondroplasia presenta principalmente sostituzione di N540K nel gene FGFR3), o viene amplificato da mutazioni di ras o della via MEK/ERK; l'ecografia fetale consente una diagnosi prenatale. La displasia tanatofora è la forma più frequente di displasia scheletrica mortale neonatale; ha due forme principali: TD1 e TD2. TD1 è la più frequente ed è causata da una mutazione missenso grave sul gene per FGFR3 che causa guadagno di funzione del recettore, che non è più regolato dal suo ligando; queste proteine sono anche meno propense alla degradazione. Si trasmette in modo autosomico dominante, ma è più spesso causata da una mutazione casuale nel gene. Si distingue dalla TD2 a causa del femore: nella TD2 i femori sono lunghi e diritti, mentre nella TD1 sono curvi. In entrambe nelle mutazione piu‘ comuni abbiamo segnali inibitori per il differenziamento e proliferazione dei condroblasti e per la deposizione di matrice tutto attraverso dimerizzazione dei recettori MALATTIA DI ALZHEIMER FAMILIARE L'AD è una patologia degenerativa del SNC. È la forma più frequente di demenza senile, il cui esordio può essere precoce (40-50 anni) o più spesso tardivo (oltre i 65 anni). I pz affetti dapprima presentano disturbi nell‘apprendimento di eventi della vita quotidiana, perdita della memoria esplicita episodica e poi semantica, disturbi comportamentali e dell'orientamento temporo-spaziale, poi deficit cognitivi sempre più gravi fino all'incapacità di svolgere autonomamente le funzioni più elementari.(corteccie sensoriali->corteccie associative multimodali,corteccia paraippocampica>corteccia peririnale->corteccia entorinale->ippocampo) È spesso difficile distinguerla dalla sola senescenza cellulare. Si possono avere due tipi di alterazioni a livello neocorticale o dell'ippocampo: 1) accumuli intracellulari di un materiale fibrillare (neurofibrillary tangles, grovigli neurofibillari), costituiti da filamenti elicoidali appaiati della proteina tau (normalmente essa stabilizza la struttura neurotubulare dei neuroni e degli assoni) in una forma iperfosforilata, ad opera di GSK3 (Glicogeno Sintetasi Chinasi 3->favorita da livelli di distress ossidativo =diabete) e CDK5 30 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling (Chinasi Ciclina Dipendente 5) ; 2) placche amiloidi in sede extracellulare costituite da un materiale beta-fibrillare, che ha tutte le caratteristiche dell'amiloide, costituito da un peptide chiamato Aß4 (amiloide, beta-fibrille, 4 kDa), derivato dall'anomala proteolisi della proteina APP (Amyloid Protein Precursor). È una proteina integrale di membrana. Il peptide Aß4 all'interno della proteina APP è collocato per 2/3 all'esterno e per 1/3 all'interno del doppio strato lipidico. La normale proteolisi dell'APP ad opera dell'alfasecretasi distrugge la sequenza del peptide Aß4; la beta e la gamma-secretasi tagliano invece in corrispondenza dei due estremi del peptide Aß4permettendone la liberazione nella ECM. L'accumulo del peptide Aß4 ha anche un effetto neurotossico difatti aumenta l‘entrata di calcio e attiva i ROS che inducono la morte cellulare inoltre i ROS favoriscono anche la formazione di grovigli neurofibrillari che favoriscono la morte cellulare. Un terzo dei casi di AD hanno familiarità, ad esordio precoci e mostrano trasmissione di tipo dominante. forme precoci sono cartterizzate da: 5%mutazioni del gene APP, che inibiscono l'attività dell'alfa-secretasi, o favoriscono la beta e la gamma. Il 50% mutazioni del gene della presenilina-1, che favorisce l'alterazione del clivaggio dell'APP. presenilina-2: anche questa sembra favorire l'accumulo di Aß4. Nelle forme familiari a esordio tardivo è implicato il gene dell'apolipoproteina-E, che normalmente ha la funzione di trasportatore di colesterolo transmembrana. Questa proteina ha diverse varianti alleliche (ε-2, ε-3, ε-4); il genotipo ε-4 eterozigote è causa del 50-60% dei casi ad esordio tardivo: 1) favorisce l'iperfosforilazione della proteina tau, e quindi la formazione dei grovigli neurofibrillari interneuronali->che promuove anche la formazione di placche neuritiche->il neurone va incontro a morte 2) funge da chaperonina e accelera l'acquisizione, da parte del peptide Aß4, della struttura betafibrillare. Le mutazioni del gene della proteina tau non sono mai risultate implicate nell'AD. Inoltre abbiamo mutazione dell‘alfa-1 antichimotripsina e dell‘alfa2macroglobulina. NB:atrofia neuronale visibile anatomicamente e funzionalmente(attraverso la PET=tomatografia a emissione di protoni effettuata con isotopi del glucosio) PARKINSON FAMILIARE Anch'essa è una malattia degenerativa del SNC molto frequente. Si nota tremore a riposo, rigidità muscolare, bradicinesia. È causata da perdita dei neuroni dopaminergici (dopamina<acetilcolina=aumenta tensione mscolare) associata a gliosi (riparazione di un danno e sostituzione dei neuroni con cellule gliali) a livello della substantia nigra, con inclusioni ialine nel citoplasma (corpi di Lewy). Le frome familiari monogeniche sono rare; ma sono stati comunque mappati alcuni geni: PD1, una prima forma, a trasmissione dominante, è dovuta a mutazione puntiforme del gene per α-sinucleina, che assume conformazione ß-fibrillare formando i corpi di Lewy. Modificazioni di questa proteina a carico dello stress ossidativo sembrano alla basa anche di alcune forme sporadiche inoltre la conformazione ß-fibrillare e‘ favorita dalla presenza di dopamina. 31 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling PD2, a trasmissione recessiva, è causata da mutazioni del gene della parkina: in questo caso i corpi di Lewy sono assenti e l'esordio è molto precoce (<40 anni). La parkina normalmente permette il legame tra proteine da degradare e ubiquitina; il processo degenerativo è quindi dovuto ad accumulo di ubiquitina. PD4, a trasmissione dominante, è causata da mutazione del gene per la ubiquitina carbossi terminale idrossilasi, con azione simile alla parkina. Il morbo di parkinson puo‘ essere anche indotto da farmaci neurolettici , da infezioni virali o dalla neurotossina MPTP che agisce sui neuroni dopaminergici del corpo striato. MALATTIA DI HUNTINGTON Rara malattia neurodegenerativa a trasmissione dominante con insorgenza tra i 30 e i 45 anni e porta a morte in 10-15 anni. È caratterizzata da movimenti involontari che interessano qualunque segmento corporeo. Le lesioni sono caratterizzate d perdita neuronale per apoptosi a livello dei nuclei caudato e putanem, che può estenders alla corteccia. È causata da amplificazione della tripletta CAG codificante la glutammina sul gene codificante l'huntingtina, una proteina che protegge i neuroni dall'apoptosi. Il processo degenerativo è probabilmente causato dalla processazione aberrante dell'huntingtina e di altri componenti dell proteosoma , la cui deposizione nel nucleo causerebbe l'apoptosi.in anatomia patologica notiamo processo atrofico degenerativo della corteccia ATROFIE MUSCOLARI SPINALI Sono malattie a trasmissione autosomica recessiva, caratterizzate da degenerazione dei grandi neuroni motori delle corna anteriori del midollo spinale e dei nuclei dei nervi cranici. Ci sono tre quadri clinici, a seconda delle conseguenze dell'atrofia: 1) malattia di Werdnig-Hoffmann, con esordio entro 2 mesi e morte entro 8 mesi; 2) una seconda forma che consente la sopravvivenza quelche anno; 3) una terza forma che permette la sopravvivenza fino all'età adulta. Il 95% dei casi è causato da delezione omozigote del gene Survival Motor Neuron (SMN). Un'altra percentuale dei casi è causata da mutazioni del gene Neuronal Apoptosis Inhibitory Protein (NAIP). SCLEROSI LATERALE AMIOTROFICA (SLA) Chiamata anche malattia di Gehrig, è la forma più frequente di degenerazione del I e II motoneurone. Solo nel 10% dei casi la malattia è ereditaria, con trasmissione dominante. L'esordio avviene tra i 50 e i 60 anni e la morte sopraggiunge entro 5 anni per paralisi respiratoria. Si notano filamenti intraneuronali contenenti ubiquitina e rigonfiamenti assonali contenenti ubiquitina e α-sinucleina (stress intracellulare da accumulo). Nel 13% dei casi è implicato il gene della superossido-dismutasi-1 (SOD-1 presenta tre mutazioni), che causa la malattia in quanto l'enzima subisce un aumento incontrollato di funzione che risulta letale per i motoneuroni. TDP-43 (TAR DNA-binding protein 43 (transactive response DNA binding protein 43 kDa) è un'altra proteina implicata nella SLA: normalmente è presente nel nucleo e modula l'attività di splicing, la processazione dei miRNA e si complessa con FUS/TLS; nei pz con SLA la proteina viene sequestrata nel citoplasme e si complessa in maniera anomala con altre proteine, aumentando lo stress ossidativo e inducendo apoptosi e necrosi: si formano strutture simili ai corpi di Lewy (Lewy-body-like). Anche l'accumulo di FUS/TLS è citotossico(FUS 32 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling presente nei lieviti puo‘ mutare). L'accumulo di proteine intracitoplasmetico è causato anche da mutazioni o inattivazioni dell'enzima Protein Disulfide Isomerase (PDI) che previene la formazione di ponti disolfuro tra le molecole. La SLA e‘ una malattia multifattoriale che puo‘ esser dovuta a : -eccesso di glutammato:iperattivita a livello di neurotrasmettitore diventa nociva(contrastato con riluzolo=unico farmaco approvato contro la sla) -predisposizione genica -carenza di fattori di crescita neuronali -eccesso di anticorpi -fattori tossico ambientali(alluminio, mercurio, piombio e pesticidi agricoli->danneggiano motoneuroni) -virus ATASSIE EREDITARIE Le atassie ereditarie sono un gruppo di malattia caratterizzate da perdita della coordinazione motoria causate da degenerazione dei nuclei del cervelletto. Si distinguono in esordio precoce (trasmissione autosomica recessiva) ed esordio tardivo (trasmissione autosomica dominante). Nel primo gruppo la più frequente è l'atassia di Friedreich(NO SLIDE), che insorge nell'infanzia o nell'adolescenza con grave incoordinazione motoria, atrofia muscolare diffusa, cifoscoliosi, atrofia ottica e sordità neurosensoriale; è spesso associata a diabete mellito I e cardiomiopatia ipertrofica. Si riscontra un'amplificazione di una tripletta (GAA) nel gene della frataxina, una proteina coinvolta nella produzione energetica mitocondriale; la mutazione determina disfunzione mitocondriale con accumulo di ferro e morte per apoptosi. Un'altra forma a esordio precoce è l'atassia teleangectasica o malattia di Louis-Bar: oltre all'atassia cerebellare si trovano teleangectasie(dilatazione dei piccoli vasi)oculo-cutanee e una grave immunodeficienza (deficit anticorpale e dell'immunità cellulare) e tendenza alle neoplasie (linfomi e leucemie),sterilita‘ e neurodegerazione. Il gene mutato è l'ATMche controlla: - sopravvivenza delle cellule di Purkinje a livello cerebellare -l'organizzazione delle strutture distali del microcircolo il controllo e nel riparo dei danni del DNA (permette l'attivazione di p53 degradando MDM2, inibitore di p53) -il mantenimento dell'integrità dei telomeri -la risposta allo stress. Le atassie ad esordio tardivo hanno 5 varianti, a seconda dell'età d'esordio e della sintomatologia. Le proteine coinvolte sono dette atassine: nella metà delle forme di atassia tardiva è presente l'amplificazione di una tripletta. Le molecole allungate non vengono quindi degradate dal proteosoma e formano delle inclusioni intracitoplasmetiche. NEUROFIBROMATOSI(NF1-NF2) La trasmissione è dominante, caratterizzate da presenza di neurofibromi (tumori benigni dei nervi caratterizzati da tessuto fibroso e nervoso) lungo il decorso dei nervi e altri organi, tra cui è cotantemente presente la cute. Ve ne sono due forme: La neurofibromatosi 1, o malattia di von Recklinghausen, ha una frequenza elevata. Sono 33 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling presenti macchie caffé-latte già dai primi mesi di vita; successivamente compaiono i neurofibromi multipli, lentiggini ascellari e inguinali, varie forme di neoplasie, lesioni osteoarticolari; si possono osservare disturbi dell'apprendimento e del comportamento. Il gene coinvolto è NF1, oncosoppressore, che codifica per la neurofibromina, un regolatore negativo di ras. Inoltre se NF1 è mutato le proteine GAP (GTPase Activating Protein) hanno una perdita di funzione e l'attività GTPasica è molto lenta (l'inattivazione del GTP è rallentata). La neurofibromatosi 2 è trasmessa in modo dominante. L'esordio è più tardivo ed è caratterizzata dalla presenza di tumori del nervo acustico (schwannomi) e altri spesso associati(meningiomi e gliomi). le macchie caffé-latte non sono costanti. Il gene NF2 è anch'esso un oncosoppressore che codifica per la proteina schwannomina omerlina, che sembra avere, oltre alla funzione oncosoppressoria, anche attività stabilizzante del citoscheletro. La sclerosi tuberosa(no slide) interessa anch'essa cute e SN: la trasmissione è dominante e sono presenti macchie cutanee ipopigmentate e ispessimenti rugosi giallastri. Più tardi compaiono varie neoplasie. Sono stati trovati due geni, codificanti per amartina e tuberina, due proteina ad azione antiproliferativa e oncosoppressoria. RETINITE PIGMENTOSA(no slide) È caratterizzata da migrazione dei pigmenti visivi nella neuroretinae degenerazione del disco ottico. La trasmissione è, nele forme più comuni, dominante ed il gene interessato è quello della rodopsina: la proteina mutata non può essere correttamente inserita in membrana. Un altro gene è quello codificante la periferina, un'altra proteina retinica. Le forme recessive sono causate da mutazioni di geni della cascata della trasduzione visiva, quali quello per la fosfodiesterasi cGMP-dipendente. Altre forme hanno trasmissione X-linked. SORDITA‘ EREDITARIE(no slide) Sono molto frequenti. Le mutazioni sono spesso autosomiche recessive, meno frequenti quelle autosomiche dominanti e X-linked. Possono manifestarsi in qualsiasi età, ma se presenti alla nascita possono aggravarsi con sordomutismo. Il gene più frequentemente interessato è il gene GJB2, che codifica per la connessina-26. NEUROPATIE EREDITARIE(no slide) La neuropatia ereditaria sensitivo-motoria, o malattia di Charcot-Marie-Tooth, è abbastanza frequente, caratterizzata da riduzione della forza muscolare per atrofia, accanto a disturbi della sensibilità. In genere è una malattia lieve. Esistono forme a trasmissione dominante, recessiva o Xlinked. SINDROME DELL'X FRAGILE La sindrome dell'X fragile, o di Martin-Bell, è la causa più frequente(1\1550 maschi) di ritardo mentale nei maschi e seconda soltanto alla Sindrome di Down come causa di handicap mentale. Deve il suo nome al fatto che, a livello del tratto terminale del braccio lungo del cromosoma X, vi è un sito di rottura. Vi è ritardo nello sviluppo psicomotorio, iperattività, instabilità psicomotoria e autismo. Sono spesso presenti viso allungato con fronte prominente, padiglioni auricolari grandi e 34 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling macrorchidismo(testicoli grossi). Vi possono essere alterazioni connettivali. Il gene in corrispondenza del sito fragile è chiamato FMR-1, che subisce un'amplificazione di triplette (CGG): nei soggetti normali la tripletta è ripetuta 6-50 volte, si amplifica da 50 a 200 volte nei portatori asintomatici (premutazione), se la tripletta > 200 volte diventa sintomatica: l'ipermetilazione delle CpG determina silenziamento del gene. L'amplificazione della tripletta avviene per via materna(nell‘oogenesi le pre-mutazioni si possono convertire in mutazione mentre nella spermatogenesi non avviene); le femmine portatrici della mutazione solo nel 50% dei casi hanno ritardo mentale, meno grave di quello dei maschi. DISTROFIA MUSCOLARE DI DUCHENNE-BECKER La distrofia muscolare di Duchenne e la distrofia muscolare di Becker sono caratterizzate dalla progressiva sostituzione del tessuto muscolare con tessuto fibroso, con pseudoipertrofiadei muscoli del polpaccio dovuta all'accumulo dei mucopolisaccaridi. Sono dovute a mutazioni del gene della distrofina(che forma il complesso distrofina-glicoproteine->1stabilizza il sarcolemma e lo protegge dai danni dovuti alla contrazione 2controllo trascrizionale di miRNA) Colpiscono si maschi e sono portate dalle femmine in quanto il gene si trova sul cromosoma X. La distrofia di Duchenne, più frequente, si manifesta verso 4-5 anni con disturbi motori. Il decorso è prograssivo e la morte soraggiunge per insufficienza respiratoria(anche per infezioni polmonari) o cardiaca. La distrofia di Becker è una variante allelica della Duchenne, con esordio più tardivo. L'intelligenza è conservata in entrambe le malattie. La distrofina è una proteina sita sulla membrana interna del sarcolemma, atta a rinforzare l'aggancio del disco Z alla membrana della fibra muscolare durante la contrazione. Il 65% dei casi sono dovuti a delezione del gene, il 30% a mutazioni puntiformi. Mentre nella Duchene la distrofina è assente, nella Beckere è quantitativamente o qualitativamente alterata. Nel 30% dei casi sono dovute a nuove mutazioni. DISTROFIA MIOTONICA(no slide) La distrofia miotonica, o malattia di Steinert, è una malattia genetica multisistemica a trasmissione dominante, che colpisce in maniera grave tutti i tipi di muscolatura. Sintomo tipico è la miotonia (incapacità di rilasciare i muscoli). È una malattia da amplificazione di triplette, in oarticolare della tripletta CTG all'interno del gene per la miotonina-protein-chinasi. EPIDERMIOLISI BOLLOSA Sono un insieme di malattie genetiche caratterizzate da fragilità della cute che porta a formazione di bolle a contenuto sieroso. I geni mutati possono essere quelli per alcune citocheratine, la laminina e il collagene di tipo VIII. ITTIOSI Sono dermatosi ereditarie caratterizzate da alterazione del processo di cheratinizzazione, che porta alla formazione di squame cutanee. Ne esistono varie forme: la più frequente è l'ittiosi volgare, a trasmissione dominante, il cui gene non è stato ancora identificato; la forma X-linked è più grave e colpisce solo i maschi, causata da mutazioni del gene di una steroido-solfatasi. RENE POLICISTICO 35 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Malattia a trasmissione dominante, presenta numerose cisti renali. Il decorso esita in un'insufficienza renale; spesso si associa a ipertensione arteriosa. È causata, nell'80% dei casi, da mutazioni del gene codificante la policistina 1; le rimanenti forme dipendono quasi tutte da mutazioni del gene della policistina 2. DIFETTI GENETICI DELLA SINTESI DEL COLLAGENE dovute a difetti dei geni che codificano per il collagene o a difetti degli enzimi attivi nella fase di post-traduzione.effetti a livello dei tessuti maggiormente legati al collagene:ossa,articolazioni,cute,grosse arterie,valvola mitralica,occhio(cristallino mantenuto in sede da un anello fibroso) NB:insufficente idrossilazione lys e pro->instabilita‘ tripla elica per riduzione dei cross link=SCORBUTO(avitaminosi C) OSTEOGENESI IMPERFETTA: manifestazione clinica principale e‘ l‘estrema fragilita‘ ossea a cui si associa sclere di colore blu,denti opalescenti,sordita‘. diverse mutazioni a livello del gene del procollageno di tipo 1 che determinano diversi fenotipi: -tipo 1:fratture ossee in eta‘ pediatrica=il meno grave -tipo 2 :gravi deformazioni ossee,insuff.resp,morte pre o immediatamente post natale=il piu‘ grave SINDROMI DI EHLER-DANLOS(EDS) Difetti nella sintesi o nella struttura del collagene che dermina 10(queste sono quelle note fino ad ora)sindromi differenti tutte caratterizzate da lassita‘ delle articolazione e propensione agli ematomi cutanei e cute iperestensibile(torna in posizione perche‘ l‘elastina e‘ presente).sono spesso presenti emoraggie interne e aneurismi aortici. SINDROME DI MARFAN Mutazione della fibrillina(FBN1)glicoproteina che serve da impalcatura per l‘elastina principalmente nella parete vasale e nel cristallino.trasmissione autosomica dominante. Caratterizzata da lussazione cristallino,aneurismi aorta,prolasso mitralica,dolicostenomelia e aracnodattilia(arti e dita lunghi) impermobilita‘ articolare e scoliosi. SINDROME DI ALPORT(no slide) È caratterizzata da nefropatia con ematuria, fino all'insufficienza renale e sordità neurosensoriale. La forma più comune è quella X-linked, in cui è ineteressato il gene per la catena alfa del collagene di tipo IV. FIBROSI CISTICA La fibrosi cistica, nota anche come mucoviscidosi, è la più frequente malattia genetica(negli individui di razza bianca 1\1500), a trasmissione autosomica recessiva. È caratterizzata da alterazione delle ghiandole esocrine e relative secrezioni a causa del gene della Cystic Fibrosis Transmembrane Regulator (CFTR)(braccio lungo cromosoma 7), che regola la secrezione di cloro, sodio, e bicarbonati (appartengono alla famiglia delle ABC e, legando ATP(secondo le slide e‘ l‘aumento di AMPc che attiva PKA che attiva l‘ATP favorendo il legame con il canale, 36 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling aprendolo), regolano l'apertura o la chiusura del canale (non il flusso di ioni!!!)), rendendo le secrezioni dense e vischiose. Si hanno problemi respiratori,problemi digestivi (insufficienza digestiva cronica, fibrosi biliare e cirrosi etc.),insufficenza pancratica(steatorrea e malnutrizione;assente estrusione di HCO3- poiche‘ l‘inattivita di CFTR determina l‘inattivita‘ di HCO3-\Cl-)sterilità (nei maschi c'è fibrosi e atrofia dei deferenti, nelle femmine per ostruzione del canale cervicale per il muco denso). È diagnosticabile mediante il test del sudore, che contiene un eccesso di Cl-(questo non viene e inibisce anche il riassorbimento di Na+),con ricerce delle mutazioni del gene e con il test della tripsina immuno reattiva NB:la tossina del colera legandosi ad un recettore gangliosidico aumenta l‘attivazione del canale con conseguente aumento dell‘estruzione di cl- e quindi di Na+ e H2O->diarrea DEFICIT DI α-1-ANTITRIPSINA È il principale inibitore delle proteasi presenti nel siero umano e costituisce il 90% delle α-1globuline. Del gene esistono molti alleli codominanti e le mutazioni sono frequenti. La sindrome da deficit di quest'enzima è trasmessa in modo recessivo e si manifesta con 2 quadri clinici: 1. Nel neonato la mutazione causa non una mancata sintesi, ma una sua mancata secrezione: la proteina s'accumula negli epatociti e causa epatopatia colostatica, che può terminare in cirrosi (l'accumulo altera il rapporto tra sintesi e degradazione delle proteine stromali, es: collagenasi). 2. Nell'adulto il quadro clinico è rappresentato da una broncopneumopatia ostruttiva, che progredisce verso l'enfisema (favorita dal fumo, che inibisce l'α-1-antitripsina per ossidazione di una metionina nel sito catalitico dell'enzima). Il meccanismo è collegato ad una elastolisi parenchimale, per mancata inibizione dell'elastasi leucocitaria, liberata in conseguenza di flogosi cronica bronchiale. DISLIPEMIE IPECOLESTEROLEMIA FAMILIARE Autosomica dominante con frequenza =1\500 causata da mutazione del gene(cromosoma 19)deirecettori per le LDL e per le IDL(che le legano interagendo con B100)(che rimangono in circolo e vengono trasformate in LDL aggravando l‘ipercolesterolemia). L'ipercolesterolemia, come tuttele dislipidemie, rappresenta una condizione proaterogena,e determina la formazione di Xantomi(degenerazione della pelle dovuta ad accumolo di lipidi) DIABETE INSIPIDO NEFROGENO è compromessa la risposta alla vasopressina(recettore V2R)ma possono anche esser compromesse le acquaporine.La mutazione e‘ spesso nel cromosoma X,le femmine eterozigoti hanno una risposta all‘ADH leggermente alterata. la mutazione può avvenire a vari livelli: recettoriale, trasduzionale o di risposta. SINDROME DA INSENSIBILITA‘ AGLI ANDROGENI(AIS) Normalmente il testosterone determina sviluppo dei dotti di wolff,spermatogenesi,regolazione di GH e FSH;nella forma di diidrotestosterone determina virilizzazione esterna,sviluppo della prostata. Nanismo armonico è causato da mutazioni nel gene per il GH(a livello ipofisario)o da una disfunzione del suo 37 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling recettore che causa uno sviluppo ridotto(nanismo di Laron), ma armonico.inoltre i soggetti sono sovrapesso(GH favorisce accumulo di grasso)e nell‘ adulto abbiamo una forza muscolare ridotta ,osteoporosi e depressione. Malattie da deficit funzionale dei lisosomi: sono in genere patologie irreversibili; sono ascrivibili al gruppo delle enzimopatie e riguardano le idrolasi acide. È caratterizzata da disturbi del SNC(gangliosidosi e sfingolipidosi;viene anche bloccata la produzione di mielina), deficit degli organi di senso, disfunzioni cardiache e muscolari,milza e fegato ingrossato e bassa statura. Può essere dovuta a mancata sintesi degli enzimi o ad accumulo del precursore non processato. Esempi: -Leucodistrofia metacromatica -Malattia di Fabry:legata al cromosoma X(q22.1).caratterizzata da accumulo di globotriaosilceramide (GL-3) e glicosfingolipidi nei lisosomi(corpi zebrati) delle cellule epiteliali e muscolari dovuto a attivita‘ deficitaria dell‘α-galattosidasi A. Inizia nell infanzia o nell‘adolescenza con acroparestesie,dovute a accumuli nei gangli spinali(crisi dolorose alle estremita‘ a seguito di stress emozionale o termico e esercizio fisico;attacchi di dolore addominale simile ad appendiciti), angiocheratomi(lesioni cutanee vascolari nella regione costume da bagno),ipoidrosi ,opacita‘ corneale(cornea venticillata) e lenticolare,dilatazione dei vasi congiuntivali e retinici,proteinuria a cui segue insufficenza renale.sono presenti manifestazioni cardiache(nel maschio:ipertofia ventricolare sn,valvulopatie,alterazione conduzione)e cerebrovascolari(trombosi,aneurismi delle arterie basilari,convulsioni,emiplegia,emianestesia,afasia,emoraggia). -Malattie da accumulo lisosomiale di mucopolisaccaridi(polisaccaridi lunghi formati dalla ripetizione di un disaccaride costituito da un‘aminozucchero e galattosio o acido uronico). Mucopolisaccaridosi(malattia di Hurler) o gargoilismo:facies grossolana(gargoyle) alterazioni delle ossa, ritardo mentale, opacità corneale. Nella forma più severa (tipo I) è detta Sindrome di Hurler, la forma di tipo II è la sindrome di Scheie Sindrome di Niemann-Pick: manca la sfingomielinasi acida->accumulo di sfingomielina; ne esistono due forme: una infantile(tipo A,epatosplenomegalia piu‘ ritardo dello sviluppo fisico e mentale.morte a 3 anni) e una viscerale(tipo B,organomegalia ma senza coinvolgimento del SNC morte nell‘eta‘ adulta). Malattia di Gaucher: accumulo di glucocerebroside(assenza di Beta-glucocerebrosidasi nei fagociti(cellule di Gaucher)(tipo 1) e anche nel SNC(tipo 2 convulsioni e deterioramento mentale). Malattia di Tay-Sachs: accumulo del ganglioside GM2 per assenza della esosamminidasi A; l'assenza della catena α(dell‘esosamminidasi) causa l'idiozia amaurotica infantile (amaurosi= macchie nella fovea, opacizzazione della retina da accumulo=cecita‘), l'assenza della catena ß causa la malattia di Sandhoff. Glicogenosi:errori nei meccanismi di glicogeno sintesi Patologie del metabolismo degli amminoacidi: fenilchetonuria(se trattata dalla nascita con dieta adeguata il pz non ha ritardi mentali e risulta normale;la fenilchetonuria materna determina poliabortivita‘ e malformazione e ritardo mentale nel feto), alcaptonuria (eliminazione con le urine dell'alcaptone, che può depositarsi anche nelle articolazione, dando luogo ad una sindrome artrosica e nella sclera), tirosinemia(formazione di metaboliti tossici->epatomegalia e cirrosi epatica)e albinismo(tirosinasi positivo=lesione meccanismi di trasposto della tirosina,tirosinasi 38 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling negativo:assenza tirosinasi=danni piu‘ gravi)sono tutte patologie da deficit nel metabolismo, a vari livelli, della fenilalanina. Galattosemia: assenza dell'enzima galattosio-1P-uridil-trasferasi;oltre a disturbi enterogastrici il galattosio che si accumula causa opacità corneale, neurotossicità e epatotossicita‘(cirrosi epatica). FAVISMO deficit di glucosio-6P-deidrogenasi(X-linked con espressione variabile nelle femmine eterozigoti): si accumula il glutatione allo stato ossidato, per mancanza del NADPH. Il dopachinone nelle fave e la primachina(farmaco antimalarico) inducono stress ossidativo a carico delle membrane eritrocitarie, con conseguente emolisi,principalmente dei GR piu‘ anziani perche‘ meno resistenti(varie forme di anemia:-congenita non sferocitica,-emolitica episodica o da farmaci,normocitica e normocromica)e riversamento del K+ nel sangue: iperpotassemia. all'interno degli eritrociti si riscontrano corpi di Heinz, formazioni di emoglobina denaturata. Inoltre abbiamo splenomegalia,colelitiasi(calcolo biliare ->ittero) e colecistiti Ha azione protettiva nei confronti della malaria per gli eterozigoti. SFEROCITOSI EREDITARIA(malattia di minkowsky-chauffard) autosomica dominante. la membrana ertrocitaria e il citoscheletro si dissociano attraverso un meccanismo patogenetico incerto in cui probabilmente agiscono spectrina,anchirina,banda 3 e proteina 4,1(tutte proteine di membrana).si verificano quindi perdite di frammenti della membrana cellulare eritrocitaria se le cellule sono sottoposte a stress,inoltre diminuisce la deformabilita‘ degli eritrociti con conseguente splenomegalia IMMUNODEFICENZE PRIMITIVE: -deficit congenito dell’immunita’innata:difficolta nello sviluppo,frequenti infezioni e candidosi intrattabile,diarrea e malassorbimento -deficit congenito dell’immunita’ umorale:tutto come sopra tranne le difficolta nello sviluppo e il fatto che si presenta solo dopo il 6 mese(IgM sono terminate) -Agammaglobulinemia X linked:blocco della tirosin chinasi Bruton-Btk attivata dal recettore delle cellule pre-B->No maturazione linfociti B=assenza Ig G) -SCID= Severe Combined Immunodeficiency. Forme recessive o X linked.basso numero di linfociti T e B linfociti inattivi(per mancata cooperazione con i T)->morte a due anni per infezioni opportunistiche. Puo‘ esser dovuto a: mutazioni del IL-2-R(recettore anche di IL-4,IL-7,IL-9,IL-15) deficenza di ADA(adenosina deamidasi)si accumula adenosina che per i linfociti e‘ tossica. Meno frequentemente abbiamo mutazioni RAG,Jak3,ZAP-10 o che bloccano MHC di classe 2. -Iper IgM:blocco switch isotopico LE ANOMALIE CROMOSOMICHE Si distinguono anomalie numeriche e anomalie strutturali: 39 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Anomalie numeriche dei cromosomi Si parla di poliploidia quando il numero totale di cromosomi è multiplo intero di quello aploide, aneuploidia quando l'anomalia numerica interessa singole coppie di cromosomi (es: monosomie, per assenza di un cromosoma in una coppia, trisomie per presenza di un cromosoma sopranumerario). La poliploidia è fisiologica in alcuni tessuti, come quello epatico; la poliploidia di tutte le linee cellulari è incompatibile con la vita. Le aneuploidie sono alcune incompatibili anche con le prime fasi dell'embriogenesi, altre sono compatibili con la vita, come quelle dei cromosomi 13, 18 e 21. Tra le anomalie eterocromosomiche, la monosomia X, le polisomie X (con o senza Y) le polisomie Y sono compatibili. Le alterazioni numerarie possono avvenire nella gametogenesi o nelle prime fasi dello sviluppo dello zigote. Le aneuploidie derivano in genere da processi di nondisgiunzione, più raramente da segregazione. Se accadono in mitosi dello zigote, si avranno fenomeni di mosaicismo. Anomalie strutturali dei cromosomi Implicano la rottura, in uno o in più punti, di uno o più cromosomi; le più frequenti sono: delezione terminale: viene perduta una regione terminale del cromosoma delezione interstiziale: un frammento intermedio (due rotture in un singolo cromosoma) viene perduto inversione: un segmento intermedio ruota di 180° e viene ricongiunto traslocazione: trasferimento da un cromosoma ad un altro: semplice, o inserzione, se il cromosoma è integro; reciproca, se i due cromosomi si scambiano frammenti divisione aberrante del centromero: il centromero si divide trasversalmente, si formano due cromatidi identici che, unendosi, danno luogo a isocromosomi Per quanto riguarda gli effetti, si distinguono anomalie strutturalibilanciate(il riarrangiamento non comporta né perdita né addizione di materiale genetico; i soggetti sono in genere fenotipicamente normali; tuttavia i gameti di questi soggetti risulteranno spesso sbilanciati) o sbilanciate(è presente perdita o addizione di materiale genetico; il fenotipo è spesso malformato) Eziologia delle anomalie cromosomiche Sono importanti alcuni fattori endogeni, come ad esempio l'età avanzata dei genitori (soprattutto della madre), ma anche fattori mutageni esogeni, di natura fisica, chimica o biologica. Le principali aneuploidie autosomiche La sindrome di Down, o trisomia 21, è la più frequente trisomie autosomiche (1/600), e l'età materna rappresenta un fattore determinante. Il fenotipo è caratterizzato da ritardo mentale, carattere mansueto e socievole, e alcune malformazioni (bassa statura, rima palpebrale obliqua, naso appiattito etc.); quelle agli organi interni colpiscono prevalentemente gli apparati cardiovascolare e renale. Vi può essere deficiente attività immunologica e predisposizione alle neoplasie. L'aspettativa di vita è bassa, soprattuto a causa delle malformazioni renali e cardiache e per infezioni respiratorie. Negli ultimi anni si presentano quadri simili all'Alzheimer. Le donne sono quasi sempre sterili, i maschi sempre. Di questa sindrome si distinguono 4 varianti: la forma classica (90% dei casi) è dovuta ad una non-disgiunzione meiotica del cromosoma 21 nella gametogenesi soprattutto materna. È una forma sporadica e non mostra familiarità. 40 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling nel 3-4% dei casi è presente un mosaicismo, causato da una non-disgiunzione mitotica nello sviluppo dello zigote. Il fenotipo è molto vario e quasi sempre più lieve rispetto alla forma classica (non tutte le cellule presentano l'alterazione cromosomica). Nel 4-5% del totale si riscontra una familiarità (più soggetti affetti in uno stesso albero genealogico): i cromosomi sono 46, ma una parte del cromosoma 21 è traslocato su un altro (14 o 22). In questa situazione il DNA del braccio lungo del cromosoma 21 è presente in tre copie (la normale coppia 21 più il braccio lungo del 21 traslocato). Questo tipo di traslocazione è detta robertsoniana. Il fenotipo non è distinguibile da quello classico. Il cromosoma da traslocazione è in genere già presente in uno dei genitori, come anomalia bilanciata. sindrome di Down da isocromosoma 21: il cromosoma è formato da due bracci lunghi, derivati da due cromosomi 21 a seguito di divisione trasversale del centromero. È una forma più rara e il fenotipo è simile a quello della forma classica. La trisomia 13, o sindrome di Patau, non è influenzata dall'età materna. Si ha ritardo nella crescita, microftalmia, malformazioni alle orecchie,labiopalatoschisi,polidattilia etc., malformazioni cardiache e renali. È rara la sopravvivenza entro i primi mesi di vita. La trisomia 18, o sindrome di Edwards, è correlta con l'età avanzata della madre. Si nota ritardo nella crescita, occipite prominente,micrognazia, malformazioni delle orecchie,collo corto etc., malformazioni cardiache e renali. La morte sopraggiunge entro i 6 mesi di vita. Le principali aneuploidie eteocromosomiche Queste anomalie sono relativamente frequenti; in particolare sono frequenti i casi di mosaicismo. La sindrome di Turner (45, X0), o agenesia ovarica, presenta anomalie delle ovaie, formate da tessuto stromale privo di follicoli; il quadro clinico è caratterizzato da nanismo(gene shox=homebox presente nel cromosoma X), infantilismo sessuale, amenorrea primaria, sterilità, scarso sviluppo delle mammelle, bassi livelli di estrogeni circolanti, gonadotropine elevate; si associano pterigio del collo (due pliche cutanee), gomito valgo, metacarpi corti, nevi multipli e linfedema periferico; si associano malformazioni cardiache e renali. Lo sviluppo psichico è normale e l'aspettativa di vita è buona. È causata da monosomia X non-disgiunzionale e nella maggior parte dei casi il cromosoma presente è il materno. Il fenotipo Turner è spesso dipendente da un mosaicismo, in cui, oltre alla linea fondamentale monosomica, sono presenti cellule 46XX, 47XXX, 46XY. Le polisomie X (47XXX, 48XXXX, 49XXXXX) sono piuttosto frequenti. La maggior parte delle donne affette sono normali e feconde; in una minoranza è presente un lieve ritardo mentale e amenorrea primaria o secondaria. Non sono mai state segnalate anomalie eterocromosomiche nella progenie. La sindrome di Klinefelter (47XXY), o disgenesia testicolare, è caratterizzata da fenotipo maschile normale fino alla pubertà; i testicoli, poi, rimangono piccoli, con atrofia e ialinizzazione dell'epitelio tubulare, assenza di spermatogenesi,aumento delle cellule di Sertoli, scarsità di cellule di Leydig. I livelli di testosterone circolante sono bassi; sono alti quelli delle gonadotropine ipofisarie. Il soggetto è spesso eunucoide, con ginecomastia e lieve ritardo mentale. I soggetti sono 41 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling sterili, ma non impotenti. Il più frequente genotipo è causato dalla non-disgiunzione nella prima divisione meiotica, più spesso nell'ovulo. Nella disomia Y (47XYY) la maggior parte dei soggetti ha fenotipo maschile normale. Le principali sindromi da anomalie strutturali dei cromosomi Le più frequenti: sindrome di Angelman(no slide): è presente ritardo psicomotorio, atassia, tremore, assenza di linguaggio, microcefalia, strabismo, tendenza alle infezioni delle alte vie respiratorie etc. È causata da una microdelezione nel cromosoma 15. Meno del 5% dei soggetti affetti, tuttavia, non presentano questa delezione, ma presentano 2 cromosomi 15 paterni e nessuno materno. È un caso di imprinting genetico: il cromosoma è espresso in maniera differenziale, e quindi con effetti fenotipici diversi a seconda che sia trasmesso dal padre o dalla amdre. sindrome di Prader-Willi.(no slide) È analoga alla sindrome di Angelman: il fenotipo è caratterizzato da ritardo nella crescita, ipotonia muscolare, ritardo psico-motorio, anomalie comportamentali, strabismo, piccolezza di mani e piedi e ipopigmentazione cutanea. Nell'80% dei casi è dovuta a delezione a livello del cromosoma 15 paterno, nel 20% dalla presenza di due cromosomi 15 materni e assenza di quello paterno. È quindi una sindrome da imprinting genetico. sindrome di Di George. È una sindrome da microdelezione cromosomica a livello del cromosoma 22. Nel 90% dei casi la microdelezione è causata da una mutazione sporadica; nel restante 10% è causata da trasmissione dominante dai genitori. Il quadro clinico vede alterazioni nello sviluppo del III e IV arco branchiale: saranno presenti dismorfie facciali(micrognazia,frenulo nasale corto,insersione basale delle orecchie), alterazioni del palato, cardiopatie congenite, aplasia timica, ipoplasia delle paratiroidi. sindrome di Williams.(no slide) È causata da delezionedi un gruppo di geni nel cromosoma 7, tra i quali quello dell'elastina. La maggior parte dei casi sono dovuti a nuove mutazioni, gli altri sono trasmessi dai genitori con meccanismo dominante. La sindrome è caratterizzata da dismorfie facciali, deficit dell'accrescimento, disturbi cardiovascolari, lieve ritardo mentale, rara ipercalcemia. sindrome del "cri du chat". Il pianto del bambino affetto è simile al miagolio del gatto. È presente una delezione del braccio corto del cromosoma 5; è caratterizzata da microcefalia, faccia tonda con ipertelorismo, micrognatismo, malacia della laringe. PATOLOGIA CONGENITA NON EREDITARIA Una patologia congenita è già presente alla nascita, e può essere causata da cause di natura chimica, fisica o biologica che agiscono sulla madre. Molti agentiteratogeni (fattori causali della patologia malformativa congenita non ereditaria), quali le radiazioni ionizzanti e molte sostanze chimiche e farmaci, sono mutageni: se le mutazioni interessano le cellule della linea somatica, causeranno una malformazione congenita non ereditaria. Un agente chimico e fisico può causare mutazioni gametiche, che potranno dare origine a geni patologici che potranno essere trasmessi alla progenie. EZIOLOGIA Patogenesi ambientale durante la vita endouterina,si distingue in: 42 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling embriopatie:se avvengono nel primo trimestre di gravidanza fetopatie:se avvengono nel secondo e nel terzo trimestre inoltre posto che lo sviluppo embrionale e‘ costituito dal processo di morfogenesi,organogenesi, differenziamento istologico e funzionale si parla di: -deformita‘ o mostruosita(es gemelli siamesi)se il teratogeno agisce durante la morfogenesi -malformazioni di apparati:se il teratogeno agisce nell‘organogenesi -anomalie:se il teratogeno agisce nei differenziamenti istologici o in fasi successive Cause fisiche Le radiazioni ionizzanti hanno effetto teratogeno: per quanto riguarda i raggi X, la sensibilità dell'embrione è molto superiore a quello dell'adulto, mentre quella del feto è dello stesso ordine di grandezza di quella dell'adulto. Per questo si ritiene che la comune radiodiagnostica sia fonte di pericoli potenziali nei primi tre mesi di gravidanza, ma non nel periodo successivo. Anche traumi hanno azione negative. Cause chimiche L'ipossia è una forma di teratogenesi che può derivare da gravi episodi ipossici materni. Le più comuni malformazioni sono oculari, craniche, vertebrali, costali e cardiache. Numerosi prodotti chimici(piombo,mercurio,benzolo,alcool,tabacco,droghe,ossido di carbonio) e farmaci hanno proprietà teratogene. Per esempio la talidomide, un farmaco ad azione ipnoica, usato in Germania intorno agli anni '60, ha causato, nei figli di madri che ne avevano fatto uso, gravi malformazioni, come l'amelia, la focomelia etc. Tra i farmaci teratogeni vi sono tutti i farmaci antiblastici, i sulfamidici, i salicilici, alcuni antibiotici e androgeni, astrogeni e cortisolo. L'alcoletilico ha un potenziale effetto teratogeno: La dose innocua per la gestante al primo trimestre è inferiore a 25g/dì la sindrome alcolica fetale compare nel 30% dei nati da madri abituali consumatricidi più di 50g/dì le manifestazioni della sindrome alcolica fetale sono soprattutto neurologiche. Si associano spesso manifestazioni somatiche. Malattie della nutrizione e del metabolismo(stati di malattia della madre 6-8%) La grave malnutrizione materna è ritenuta causa di malformazioni del SN, dell'occhio, e del rene; anche le gravi disvitaminosi sono teratogene negli animali.Sappiamo che sia assenza di vitamina A che assenza di acido retinoico(il quale viene prodotto a partire dalla vitamina A attraverso vari meccanismi e va in circolo o ad attivare i geni homeobox(HOX). In particolare assenza di acido retinoico genera malformazioni cranio-faciali(assenza di orecchie,anormalita‘ ossee,labiopalatoschisi,micrognazia(sviluppo anamola mandibola))malattie congenite del cuore(anomalie aortiche e malformazioni tronconali(ossia del tratto di eiezione come la tetralogia di fallot)),malformazioni del sistema nervoso centrale(idrocefalo e microcefalo,ipoplasia cerebellare e agenesia del verme)e anomalie degli arti. Un‘altro esempio e‘ l‘acido folico che controlla la formazione dei GR,e‘ importante nella sintesi di DNA e aiuta la proteina B12 e la vitamina C nelle azioni digestive(assenze determinano:labiopalatoschisi,anencefalie e spina bifida,cardiopatie congenite,difetti renali,atresia anale e ipogenesie congenite). L'endocrinopatia materna più importante come causa di embrio-fetopatie è il diabete mellito: nei neonati sono frequenti la macrosomia e l'iperplasia delle isole di Langherans. Malformazioni sono 43 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling descritte in figli di madri ipotiroidee o trattate con ormoni steroidei. Cause infettive(2-3%) Numerose infezioni batteriche, protozoarie e virali possono provocare embrio-fetopatie spesso gravi ed esitanti in aborto. La sifilide congenita è causata da treponemi che raggiungono l'embrione. La listeriosi, batterica, può determinare una fetopatia grave. Tra le infezioni protozoarie particolare importanza ha la toxoplasmosi: nell'embrione può causare alterazioni del SN, dell'occhio, del sistema linfatico e altri organi. Tra le infezioni virali ricordiamo prima di tutto la rosolia: il periodo più pericoloso è quello tra la fine del secondo mese e l'inizio del terzo. Le manifestazioni più comuni, oltre all'aborto, interessano il cuore, l'occhio, l'orecchio interno e la corteccia cerebrale. Tra gli altri virus teratogeni ricordiamo l'HerpesVirus. Tra le malformazioni congenite: a carico del SN troviamo le disrafie (per mancata o ridotta chiusura del canale neurale); le più gravi sono le sindromi da mancate chiusura del tubo neurale: spina bifida e anencefalia. queste malformazioni appartengono alle alterazioni della organizzazione assiale che sono anche causa dei gemelli coniugati. Alterazioni della morfo-organogenesi: A carico del sistema cardiovascolare, una patologia congenita di particolare rilevanza è la tetralogia di Fallot: - stenosi o atresia dell'arteria polmonare - incompleta formazione del setto interventricolare -spostamento a destra dell'aorta (aorta a cavaliere: può trovarsi a cavallo tra i due ventricoli), - ipertrofia del ventricolo dx. A carico del sistema gastroenterico sono frequenti atresie o stenosi a livello di vari segmenti, così come dilatazioni congenite (es: megacolon congenito, o malattia di Hirschprung), malattie da malrotazione o per formazione di diverticoli. La parete addominale può essere alterata e causare esonfalo, ovvero esternalizzazione dei visceri. A carico del sistema urinario, le malformazioni più comuni sono l'agenesia di entrambi i reni, il rene a ferro di cavallo, rene pelvico, rene soprannumerario e rene policistico. L'agenesia di uno dei due ureteri può causare idronefrosi congenita. Le alterazioni del sistema scheletrico sono molto frequenti; ricordiamo: amelia, focomelia etc. Classificazione delle malformazioni congenite1: Agenesia Assenza completa di un organo o di parte di esso o di alcune cellule specifiche Aplasia Assenza di un‘organo con persistenza del suo abbozzo Ipoplasia Ridotto sviluppo di un‘organo Anomalie disrafiche Difetti di Persistenza di strutture embriofetali come il dotto tireoglosso involuzione Difetti di Es.sindattilia divisione Atresia Formazione incompleta di un lume es.esofago 44 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Displasia Istogenesi anomala es.sclerosi tuberosa dell‘encefalo Ectopia Organo situato al di fuori della sua sede anatomica Distropia Ritenzione di un organo nella sede di sviluppo Classificazione delle malformazione congenite2: effetto politopico La noxa colpisce piu‘ organi in fase critica di sviluppo Effetto monotopico Singola anomalia che genera una cascata di eventi patogeni. Es complesso di potter:a partire da ipoplasia renale e ostruzione delle vie urinarie si genera idronefrosi e perdita copiosa di liquido amniotico con conseguente ipoplasia polmonare,posizionamento anomalo di mani e piedi e contrattura in posizione flessa. Anomalia sequenza Anomalie complesse con patogenesi comune dello sviluppo Nb:SLIDE 8(PATOLOGIE EREDITARIE E CONGENITE) sviluppo dei vari organi: -SNC:dalla 2 alla 4 settimana -cuore:dalla 2 alla 6 -arti e occhio:dalla 3,5 alla 7 -genitali:dalla 6 alla 8 MECCANISMI PATOGENETICI Anche qui, i meccanismi patogenetici sono molteplici. Una regola generale è che tanto più precoce è l'azione lesiva, tanto più generalizzato è l'effetto: le embriopatie sono in genere più gravi delle fetopatie.inoltre la risposta al teratogeno dipende dal genotipo dell‘embrione(specificita‘ di specie e suscettibilita‘) Livelli su cui gli agenti teratogeni possono agire: annessi embrionali: i processi di teratogenesi sono quasi sempre mediati dalla circolazione feto-placentare. La placenta è sede di meccanismi di difesa per il feto, ma non è in grado di selezionare e detossificare composti chimici dannosi. strutture embrionali più sensibili :i derivati della cresta neurale, dell'ectoderma, e le strutture assili di origine mesodermica.Nei primi 15 giorni di gravidanza l'embrione risulta molto resistente alla teratogenesi; l'organogenesi è invece particolarmente vulnerabile; il SNC è più sensibile tra il 18° e il 25° giorno, il cuore tra il 20° e 40°. mutazioni geniche o cromosomiche della linea somatica. traduzionali o trascrizionali A livello sopramolecolare possono essere implicate le ultrastrutture cellulari. Mediatori di effetti teratogenetici possono essere le molecole di adesione e le proteine citoscheletriche. meccanismi genetici alla base della morte cellulare programmata:sappiamo infatti che esistono nell‘embrioni fisiologicamente processi apoptotici che permettono la regressione di alcuni tessuti(es regressione dei dotti di wolf e di muller, del tessuto interdigitale,del dotto di botallo ecc)alterazioni o attivazioni anomale generano anomolie morfogenetiche.inoltre anche accellerazioni o riduzioni della proliferazioni cellulare sono patogenetiche. PREMATURITA‘: -riduzione della sintesi di surfactante:atelectasia con conseguente riduzione della perfusione e ipoventilazione->ipossia e ritenzione di CO2->acidosi(che incrementa riduzione di surfactante)45 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling >vasocostrizione a livello polmonale->ipoperfusione->danneggiamento endoteliale e epiteliale>enfisema e fibrosi->riduzione della diffuzione(si innescano meccanismi a feedback positivo che continuano ad aggravare la situazione) -enterocolite necrotizzante:di cui non si conoscono le cause ma la cui comparsa e‘ favorita da alimentazione naturale,batteri e agenti flogogeni nell‘intestino e ischemie che generano le perforazione L‘idrope fetale puo‘ essere causato da tutte le cause sopra vista.in particolare puo‘ esser dovuto alla produzione di IgM e IgG di una madre Rh- contro Rh+(del feto)->distruzione di GR>anemia(scompenso cardiaco e edema) e degradazione dell‘emoglobina. MALATTIE MITOCONDRIALI Il DNA mitocondriale è più soggetto a mutazioni rispetto al DNA nucleare, in quanto non è protetto dagli istoni, i mitocondri hanno meno sistemi per la riparazione del DNA, nei mitocondri ha luogo la fosforilazione ossidativa, che genera radicali dell'ossigeno, lesivi sul DNA, il cromosoma mitocondriale ha, in proporzione, molto più DNA coding rispetto al DNA nucleare. Sono malattie ad esclusiva derivazione materna e il DNA mitocondriale sintetizza un piccolo range di proteine. Gli organi che maggiormente soffrono sono quelli direttamente dipendenti dalla fosforilazione ossidativa, ovvero cervello e muscoli. Una di queste sindromi è ad esempio la miopatia mitocondriale di Kearns-Sayre; porta a progressiva diminuzione delle forze e nei maggiori casi paralisi totale, che conduce gradualmente all'exitus letalis. Caratteristica delle malattie mitocondriali è l'eteroplasmia: i mitocondri sono alcuni sani e altri mutati e l'insorgere della malattia dipende dal rapporto mitocondri sani/mitocondri malati(effettosoglia) e dallasegregazione mitotica( distribuzione non omogenea dei mitocondri dalla cellula madre alle cellule figlie). La proporzione di DNA mutato tende ad aumentare col tempo e le patologie si aggravano con l'età. PATOLOGIA AMBIENTALE: (g-Dianzani) Cause estrinseche di malattia=CAUSE FISICHE L'omeostasi di un organismo può essere alterata da numerose cause con conseguenze più o meno gravi a seconda della loro natura e dell'intensità con cui agiscono; fra queste le modificazioni fisiche dell'ambiente sono le più importanti. Le radiazioni come causa di malattia La radioattività fu scoperta nel 1890 da Becquerel, per cui lo studio delle radiazioni come causa di malattia è relativamente recente ed è richiesto dall'uso sempre più frequente dell'energia radiante come strumento diagnostico e terapeutico. Le radiazioni si distinguono in radiazioni di natura corpuscolata (hanno massa variabile) e radiazioni elettromagnetiche (non hanno massa e sono costituite da fotoni, quanti di energia). Le prime si distinguono in raggi α (elio, radio, torio e polonio) e β, entrambe derivanti dalla decomposizione naturale di elementi radioattivi o di particelle derivate da reazioni nucleari (neutroni e protoni). 46 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Le radiazioni α emesse da un dato tipo di sorgente hanno tutte la stessa velocità e vengono dette monocromatiche. La velocità iniziale di emissione delle particelle α, a seconda del nucleo atomico da cui vengono emesse, varia da 14.400 km/s (Th) a 22.500 km/s (Po); tali velocità decrescono rapidamente a causa degli urti con gli atomi del mezzo in cui si diffondono: le particelle α sono relativamente poco penetranti. Le radiazioni β sono elettroni (carica negativa) o positroni (carica positiva), entrambi con massa molto piccola; la loro velocità oscilla fra il 40 e l'80% di quella della luce (300.000 km/s Le particelle nucleari (neutroni e protoni) di massa 1 sono definite nucleoni. I neutroni che emettono radiazioni β si trasformano in protoni. Si distinguono -neutroni termici (con energia cinetica di 0,025 eV), -neutroni lenti o epitermici (con energia fino a 0,5 MeV), -neutroni veloci (con energia superiore a 0,5 MeV). L'eccessiva velocità dei neutroni che, in quanto privi di carica non vengono né attratti né respinti dai nuclei atomici, rende difficile la loro captazione da parte dei nuclei stessi; è necessario rallentarli facendoli passare attraverso sostanze che contengono numerosi atomi di idrogeno (acqua o paraffina). I neutroni rallentati possono essere utilizzati come proiettili per ottenere la fissione nucleare. I protoni sono nuclei di idrogeno (senza elettrone periferico) derivanti dalle reazioni nucleari (disintegrazione dei nuclei degli elementi) e la loro velocità iniziale è varia. Le radiazioni elettromagnetiche consistono di fotoni e la loro energia è espressa dalla relazione di Planck: E= hν oppure E= hc/λ dove h indica la costante di Planck (6,62·10-27 erg/s),ν la frequenza della radiazione, λ la lunghezza d'onda e c la velocità della luce. L'attività biologica delle radiazioni elettromagnetiche dipende dunque dalla loro lunghezza d'onda. Si distinguono radiazioni infrarosse o termiche (oltre 7.600 Å), luminose (fra 7.600 e 4.000 Å), ultraviolette (tra 4.000 e 1.000 Å), raggi X (fra 1.000 e 0,1 Å) e gamma (tra 0,1 e 0,001 Å). I raggi X a loro volta si distinguono in limite, molli, medi e duri. Sia per le radiazioni corpuscolate sia per quelle elettromagnetiche l'azione dipende strettamente dall'energia che è espressione della velocità per le radiazioni corpuscolate, della frequenza per quelle elettromagnetiche; l'energia delle radiazioni si esprime in eV. Le radiazioni con energia uguale o superiore a 10eV si definisconoionizzanti(radiazioni α, β, γ, X, protoni e neutroni accelerati) in quanto determinano l'espulsione di elettroni dagli atomi, che diventano appunto ioni positivi. Le radiazioni con energia inferiore a 10eV sono definite eccitanti (radiazioni infrarosse, luminose, ultraviolette) in quanto non sono in grado di produrre ionizzazione, ma determinano un aumento del livello di energia dell'atomo o della molecola rendendoli instabili e maggiormente reattivi. Laionizzazione è detta primariase determinata dall'urto diretto della radiazione contro l'atomo. Se la radiazione che ha determinato la ionizzazione cede tutta la sua energia all'elettrone (diminuita di 10eV spesi per espellere l'elettrone dall'atomo) questo potrà determinare a sua volta una nuova ionizzazione, detta secondaria, nel caso in cui abbia un'energia superiore a 10eV e colpisca un altro nucleo atomico. Si innesca così una reazione a catena che determina uno sciame di ionizzazioni secondarie. Se invece la radiazione (o l'elettrone espulso) nel colpire un atomo non cede tutta la propria energia, ma ne conserva una certa quantità ancora superiore a 10eV, rimbalzerà da un atomo all'altro generando via via ioni positivi ed elettroni e perdendo sempre più la propria energia. Quando 47 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling l'energia della radiazione primaria e degli elettroni espulsi è inferiore a 10 eV, viene assorbita da atomi e molecole che entrano allora nella fase eccitata. Nel caso degli elettroni, questi possono legarsi ad atomi neutri trasformandoli in ioni negativi. Quando le radiazioni sono di natura elettromagnetica, l'interazione fra radiazioni ionizzanti e atomi può determinare : L'effetto fotoelettrico si verifica maggiormente quando i fotoni incidenti hanno energia minore di 0,1 MeV: il fotone che colpisce l'atomo cede tutta la propria energia all'elettrone espulso. L'atomo che ha perduto l'elettrone può subire un riassestamento interno: se l'elettrone che occupa un'orbita più esterna va ad occuparne una più interna, si può liberare energia sotto forma di radiazioni X (nuove ionizzazioni). L'effetto Comptonè frequente se la radiazione elettromagnetica ha energia compresa fra 0,5 e 5 MeV: l'energia del fotone incidente non viene integralmente trasferita all'elettrone e il fotone rimbalza sull'atomo. Se l'energia che conserva è superiore o uguale a 10eV si avranno nuovi fenomeni di ionizzazione. La produzione di coppie può verificarsi quando la radiazione elettromagnetica ha energia dell'ordine di qualche MeV (>1,02 MeV): il fotone viene completamente assorbito dall'atomo e vengono espulsi 2 elettroni, uno positivo (positrone) e l'altro negativo. I due elettroni hanno massa di quiete di 0,51 MeV ciascuno. Il positrone ha vita indipendente molto breve in quanto viene catturato da un elettrone negativo: le due particelle si annichiliscono e spariscono come materia, trasformandosi ciascuna in un fotone di energia uguale a 0,51 MeV. I due fotoni così formati hanno direzione opposta e caratteristiche delle radiazioni γ. L'elettrone negativo può invece vivere più a lungo e comportarsi come una radiazione ionizzante. L'effetto fotoelettrico e di Compton prevalgono sulla produzione di coppie che richiede energie elevatissime, raramente raggiunte in radiobiologia. L'applicazione dei raggi X in diagnostica dipende dal fatto che la quantità di radiazioni assorbita dai vari elementi aumenta all'aumentare del numero atomico: le ossa contengono elevate quantità di Ca2+, il cui numero atomico è relativamente elevato rispetto a H, C, Z e O. Il potere di penetrazione delle radiazioni nei tessuti varia con la loro natura e la loro energia. Le particelle con massa elevata e velocità relativamente bassa (radiazioni α) hanno limitata capacità di penetrazione. -La particella α, nonostante venga rallentata dall‘urto con gli elettroni, continua nella sua traiettoria lineare a causa del notevole divario di massa. La distanza percorsa dalla particella dal punto di emissione al punto in cui si arresta viene detta range. Quest‘ultimo varia con l‘energia d‘emissione e con la densità atomica della sostanza attraversata. Nei tessuti animali la massima profondità raggiunta dalle particelle α è di 40-70 µm; tuttavia hanno una densità ionizzante elevatissima (danni biologici). Poiché la cessione d‘energia è inversamente proporzionale alla velocità, le particelle α cedono la maggior parte della loro energia alla fine del tragitto, come indicato dalla curva di Bragg.(incremento,picco,caduta) Questo fenomeno è sfruttato dalla radioterapia dei tumori in cui è molto importante la precisione balistica. -In modo simile si comportano le altre particelle cariche, di massa elevata come i protoni e i deutoni(nuclei di deuterio=protone e neutrone). - I neutroni, privi di carica invece, più che fenomeni di ionizzazione causano diffusioni anelastiche e reazioni nucleari(fenomeni connessi con la velocita‘); i fenomeni di ionizzazione che si determinano sono dovuti all‘emissione di radiazioni da nuclei divenuti radioattivi. 48 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling -gli elettroni hanno potere di penetrazione molto maggiore di quello delle particelle α e dei protoni grazie alle minori dimensioni all‘elevata velocità anche se, essendo provvisti di carica negativa possono venir deviati dagli elettroni posti nelle orbite periferiche degli atomi (diffusione elastica). A parità d‘energia il potere ionizzante specifico degli elettroni è minore di quello delle particelle α ma per l‘elevata penetranzavengono utilizzati nella distruzione di tessuti neoplastici posti in profondità. Unita‘ di misura in radiobiologia: La quantità di radiazione a cui un soggetto può esporsi viene misurata in base al suo effetto di ionizzazione. La dose di ionizzazione è la quantità d‘energia ceduta dalla radiazione all‘unità di volume o di massa del tessuto CURIE attivita‘ di 1 grammo di radio che emettendo particelle α ha un tempo di dimerizzazione pari a 1620 anni.(37miliardi di decadimenti al secondo) ROENTGEN Quantita‘ di radiazioni X o γ che libera un unita‘ elettrostatica in 1 cm³ d‘aria a 0˚C e 760 mmHg.1R=83erg\cm³ RAD(radiation Erg di energia assorbiti da un tessuto quando e‘ colpito da radiazioni(1rad=100 erg) absorbed dose) Gray 100rad r.e.p(roentgen dose di radiazione che assorbita in un cm3 di tessuto dissipa 83 erg di energia. equivalent physic) r.e.m(roentgen Effetto biologico di 1 rad di radiazione ad alta energia equivalent man) Per la legge di Bunsen-Roscoel‘effetto fisico delle radiazioni è indipendente dall‘intensità e dal tempo di somministrazione presi singolarmente; esso dipende strettamente dalla dose che è il prodotto dell‘intensità per il tempo(Dose=IxT). L‘effetto biologico delle radiazioni non segue fedelmente la legge di Bunsen-Roscoe in quanto un tessuto vivente ha la possibilità di poter riparare le lesioni prodotte. Il frazionamento della dose ha dunque importanza notevole nell‘ammortizzare le conseguenze dell‘effetto fisico. Le radiazioni,proprio per l‘inzapacita‘ riparativa,sono maggiormente letali negli organismi unicellulari. Gli effetti delle radiazioni ionizzanti si dividono in: direttise si esercitano su strutture sensibili del protoplasma,qualitativamente rilevanti poiche‘ determinano piu‘ lesioni;indiretti se agiscono attraverso processi di ossido-riduzione generati in seguito alla ionizzazione di molecole d‘acqua,quantitativamente più rilevante. L‘azione diretta ha effetti in base a dose e dimensioni delle molecole,ed e‘ letale per virus e organismi monocellulari.sappiamo secondo la teoria dell‘urto che affinche‘ avvenga una reazione sono condizioni necessarie e sufficenti 1)che le molecole urtino tra loro(dipende dalle dimensioni ) La ionizzazione modifica la distribuzione intramolecolare delle cariche elettriche e provoca riassestamenti strutturali e funzionali; provoca la rottura dei legami covalenti e conseguentemente la trasformazione delle molecole in radicali liberi (aventi elettroni spaiati negli orbitali). I radicali liberi sono altamente reattivi e tendono a riformare la coppia di elettroni propria del legame covalente. A parità di dose, per una data radiazione, è più facile che venga colpitauna molecola di grandi dimensioni (proteine, acidi nucleici) che una piccola. 49 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Le proteine vanno incontro ad un riassestamento intermolecolare con rottura di legami, soprattutto di quelli a idrogeno, e formazione di ponti intermolecolari attraverso nuovi legami covalenti: denaturazione. Se la proteina è un enzima può perdere la propria attività. NelDNA, può agire: -in un solo filamento:l‘estremità rotta risulta attivata in quanto termina con un radicale libero, capace di legarsi con un radicale libero di segno opposto (cross-linking, legame intermolecolare): la stickiness (appiccicosità)dei cromosomi rende frequente e facile la loro adesione, con conseguenti errori di distribuzione fra le cellule figlie. La formazione di legami intermolecolari è prevenuta dall‘ossigeno che agisce perossidando l‘estremità attiva della catena nucleotidica(negativo). La modificazione chimica delle basi colpite porta, al momento della replica, al legame con basi diverse da quelle solite, con la conseguenza di una modificazione stabile della sequenza: mutazione. - Nel caso in cui entrambi i filamenti del DNA vengano distrutti, si verifica la degradazione della molecola, con diminuzione del peso molecolare: rotture cromosomiche. L‘azione indiretta dipende dalla ionizzazione delle molecole d‘acqua (60-80% del peso corporeo) che formano radicali liberi instabili provvisti di funzione ossidante o riducente. Meccanismo di formazione dei radicali: 1. H2O + radiazione ↔ (H2O)+ + e- : lo ione instabile positivo formatosi tende a reagire con un‘altra molecola d‘acqua 2. (H2O)+ + H2O ↔ (H3O)+ + OH•: si forma un nuovo ione instabile positivo di diversa costituzione e un radicale libero ossidrilico non carico, altamente instabile e avido d‘elettroni (ossidante) Se incontra un altro radicale ossidrilico: OH•+ OH• ↔ H2O2 : l‘acqua ossigenata tende a decomporsi anche in via non enzimatica, cedendo ossigeno a qualsiasi sostanza ossidabile 2H2O2 ↔ 2H2O + O2 (catalasi) oppure H2O2 ↔ H2O + O(perossidasi): essendo l‘ossigeno molecolare poco reattivo, la catalasi rappresenta un presidiodifensivo nei riguardi dell‘effetto indiretto della radiazione; l‘ossigeno atomico è invece altamente reattivo. Tuttavia è più probabile che il radicale ossidrilico sottragga elettroni a qualsiasi sostanza organica ossidabile (S) S + OH• ↔ OH- + S+: La sostanza è ossidata, mentre l‘ossidrile si trasforma in ossidrilione negativo Gli elettroni che si liberano dalle molecole d‘acqua colpite dalle radiazioni possono: a. H+ + e- ↔ H• : gli ioni H+ sono sempre presenti in quanto l‘acqua è parzialmente dissociata b. H2O + e- ↔ OH- + H O in altenativa possiamo avere H•+S↔S-+(H+) Gli atomi di H• sono altamente instabili e tendono a reagire con l‘ossigeno molecolare, sempre presente in soluzione in quanto rilasciato dall‘ossiemoglobina o trasportato dal plasma allo stato disciolto: 1. H• + O2 ↔ HO•2 : si formano radicali idroperossilici che possono reagire fra loro 2. HO•2 + HO•2 ↔ H2O2+ O2 I radicali liberi dell‘ossigeno hanno vita media molto più lunga rispetto a quelli formati dalla rottura omolitica della molecola d‘acqua e sono perciò potenzialmente più lesivi sul DNA. L’effetto ossigeno è importante in radioterapia oncologica: i tumorisono irrorati da un sistema circolatorio disomogeneo e in parte anarchico, con aree ipossigenate e necrotiche; queste aree rispondono poco 50 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling alla radioterapia proprio per via dell‘effetto ossigeno. Il frazionamento della dose radiante può in parte ovviare a questo problema in quanto la riduzione della massa neoplasica conseguente alla radioterapia rende maggiormente ossigenate le cellule precedentemente ipossiche sopravvissute. I bersagli dell‘effetto indiretto della radiazione che determinano maggiore danno cellulare sono: gli acidi nucleici: - aperturadell‘anello imidazolico delle purine -formazione di idroperossidipirimidine -rottura delle catene nucleotidiche Le proteine: -denaturazione: l‘ossidazione dei gruppi -SH liberi può portare alla formazione di nuovi ponti disolfuro intra o intermolecolari, mentre la riduzione di quelli già esistenti può portare allo srotolamento delle molecole, con stabili deformazioni della struttura terziaria: -SH+OH•↔-S•+H₂O membrane cellulari si ha perossidazione degli acidi grassi insaturi in corrispondenza dei doppi legami: -LH → L• + H (fase d‘inizio): si forma un radicale libero dell‘acido grasso altamente reattivo -L• + O2 → LOO• : reagendo con l‘ossigeno si forma un lipoperossido (irrancidimento) -LOO• + LH → LOOH + L• (fase di propagazione) La formazione dei perossidi è preceduta da un riassestamento interno dell‘acido grasso, per cui vengono a formarsi doppi legami alternati (dieni) e la molecola ruota da cis a trans. Questo cambiamento comporta la comparsa di una banda d‘intenso assorbimento dell‘ultravioletto (233 µm). I lipoperossidi sono molto instabili e possono spezzarsi generando prodotti di degradazione di basso peso molecolare: l‘acidità del mezzo tende ad aumentare. La prima conseguenza della perossidazione è una deformazione strutturale delle membrane dovuto al fatto che i lipoperossidi sono idrofilici: i perossidi possono reagire con le proteine, denaturandole e aprendo un varco nella membrana. L‘effetto indiretto delle radiazioni può essere prevenuto se si somministrano, prima dell‘esposizione, sostanze riducenti (contenenti gruppi -SH come: cisteina, cisteamina, glutatione ridotto) oantiossidanti (propilgallato, vitamina E, vitamina A caroteni e derivati del selenio). Il risultato delle radiazioni ionizzanti comporta un complesso di processi regressivi che può culminare nella morte. Le lesioni da radiazioni possono essere distinte in quelle che colpiscono principalmente il nucleo e l‘attività riproduttiva e in quelle che portano a lesione prevalente degli organuli citoplasmatici: le cellule labili dotate di vita limitata nel tempo e di spiccata attività riproduttiva rispondono prevalentemente con lesioni dell‘apparato riproduttivo; nelle cellule stabili o perenni in cui l‘attività riproduttiva è scarsa o soppressa prevalgono le manifestazioni patologiche a carico del citoplasma. A parità di dose di radiazione, le cellule labili sono più radiosensibili. Oltre alla capacità riproduttiva, contribuiscono alla radiosensibilità:il differenziamento funzionale, l‘intensità del metabolismo, la ricchezza intrinseca di fattori antiossidanti e la composizione elementare delle cellule (elementi con numero atomico elevato assorbono maggiori quantità di radiazioni).La radiosensibilita‘ e‘ direttamente proporzionale all‘attivita‘ riproduttiva e inversamente proporzionale al grado di differenziamento. Come regola generale si può affermare che i tessuti con una spiccata attività proliferativa sono quelli più radiosensibili; fra questi anche i tessuti neoplastici (consente l‘impiego terapeutico dell‘irradiazione). La radiosensibilità può essere aumentata dalla presenza nei tessuti di sostanzefotodinamiche o fotosensibilizzatrici (porfirine): captano una parte d‘energia delle radiazioni e la cedono in un secondo momento, attivando la molecola dell‘ossigeno che passa da uno stato di tripletto (3O2) ad uno stato di singoletto (1O2) altamente reattivo che aumenta l‘effetto indiretto. 51 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling 1 O2idroperossidazione degli acidi grassi insaturi,rottura dell‘anello degli amminoacidi ciclici,rottura dell‘anello delle basi puriniche e pirimidiniche. Alta radiosensibilita‘ -Linfociti,cellule germinali,cellule intestinali,occhi,tirociti,cellule giovani(es.fetali),cellule staminali o con alti livelli mitotici Sensibilita‘ intermedia Cellule endoteliali,osteociti,fibroblasti Scarsa sensibilita‘ Cellule muscolari,cellule nervose,cellule cartilaginee Su cellule in attività riproduttiva l‘effetto delle radiazioni non è immediato e si manifesta dopo un periodo di latenza che varia secondo il tessuto e la dose di radiazione; non dipende dal ciclo cellulare. Superato il periodo di latenza compare l‘effetto primario che nei tessuti in accrescimento si manifesta con una diminuzione del numero delle mitosi, irregolarità di forma (picnosi) e tingibilità (maggiore affinità per colori basici) del nucleo. Dopo l‘effetto primario vi è un periodo intermedio senza cariocinesi dominato da lesioni nucleari che determinano la morte di una parte delle cellule. In seguito si ha l‘effetto secondario con la ricomparsa della cariocinesi negli elementi sopravvissuti; molti di essi mostrano aspetti patologici in proporzioni maggiori rispetto allo stato precedente. Le cellule risultano meno vitali e vanno incontro rapidamente a morte. Il tessuto irradiato viene a poco a poco sostituito dalle cellule rigeneranti provenienti dai margini della radiolesione: si può formare un tessuto di granulazione con successiva guarigione cicatriziale. Alcune cellule mutate riescono a sopravvivere e a tramandare il patrimonio genetico patologico alle cellule figlie; in certe condizioni (processi infiammatori, sollecitazioni funzionali) possono prendere il sopravvento e rappresentare il punto di partenza di proliferazioni neoplastiche maligne. Se avviene invece in fase non riproduttiva abbiamo pinocitosi,vacuolizazione,carioressi e cariolisi>morte cellulare Nelle cellule con scarsa attività riproduttiva le alterazioni prevalenti sono a carico del citoplasma, mentre i processi regressivi del nucleo sono tardivi e la loro presenza indica l‘evoluzione verso la morte per apoptosi della cellula: a seconda della dose e del tipo di cellule può prevalere la morte per apoptosi o quella per necrosi. Nelle fasi precoci si ha rigonfiamento mitocondriale con severe alterazioni ultrastrutturali e funzionali. Il consumo d‘ossigeno, dovuto all‘efficienza della catena respiratoria, dapprima aumenta (maggiore permeabilità delle membrane) poi diminuisce sensibilmente (dislocazione dei componenti della catena ossidativa e inattivazione degli enzimi -SH). Si ha inoltre una dissociazione della fosforilazione ossidativa che porta la cellula al dissesto energetico; insieme agli squilibri osmotici è responsabile del rapido depauperamento delle riserve cellulari di glicogeno. La glicogenolisi infatti ammortizza nei primi momenti lo squilibrio energetico dovuto alla dissociazione della fosforilazione ossidativa (aumenta la quota di ATP prodotta); quest‘aumento non dura a lungo sia per esaurimento del substrato sia per inibizione degli enzimi che prendono parte al processo (contengono molti gruppi -SH). Altre strutture che subiscono precocemente l‘azione lesiva delle radiazioni sono i lisosomi; si ha rottura della membrana con conseguente solubilizzazione degli enzimi: digestione di materiali citoplasmatici importanti per l‘economia cellulare. Viene colpito anche il reticolo endoplasmatico, condiminuzione della sintesi proteica. Le lesioni al DNAvengono rilevate da sistemi preposti come la proteina p53 che blocca il ciclo cellulare consentendo la riparazione a opera di enzimi specifici o, se il danno è ingente, induce l‘apoptosi. Individui con alterazione su base genetica di questi sistemi (gene ATM mutato: atassiatelengectasia) sono più suscettibili al danno da radiazioni. 52 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling A livello degli organi le lesioni da radiazione acquistano aspetti diversi in rapporto alla morfologia, alla funzione e al tipo di cellule da cui è composto: negli organi costituiti da cellule labili gli effetti compaiono più precocemente. -A livello della cute le radiazioni determinano inizialmente eritema dovuto ad un‘iperemia attivain quanto i raggi causando lesioni cellulari costituiscono di per sé uno stimolo infiammatorio. Nella fase successiva si ha formazione di edema per aumento della pressione idrostatica nei capillari e della loro permeabilità; il liquido in eccesso tende a raccogliersi in cavità e a farsi strada verso gli strati superficiali dell‘epidermide. Si formano raccolte circoscritte di liquido di aspetto sieroso, chiaro e trasparente che prendono il nome di bolle o flittene. Per necrosi delle zone cutanee colpite ed evaporazione dell‘acqua si formano le escare(quelle simili a croste che vengono dopo un‘ustione); per caduta di quest‘ultime restano allo scoperto lesioni granuleggianti(prodotto dai fibroblasti) con scarsa tendenza alla guarigione che vengono dette ulcere. Le radiodermitihanno moderata tendenza alla guarigione, tendono a persistere per lungo tempo e con una certa frequenza danno origine a tumori maligni (epiteliomi spinocellulari) tanto più frequenti quanto più lungo è stato il trattamento radiante. Se la lesione è limitata all‘eritema o alla bolla senza grave compromissione del derma si può avere restitutio ad integrum, accompagnata da iperpigmentazione dovuta ad un‘aumentata produzione di melanine da parte dei melanoblasti (come per le radiazioni UV). Se la lesione ha coinvolto il derma in modo grave la riparazione avviene per cicatrici. Quest‘ultime proliferano frequentemente dando luogo a formazioni ipertrofiche connettivali dure note come cheloidi, su cui possono impiantarsi processi neoplastici maligni detti sarcomi. Le radiazioni possono inoltre indurre necrosi dei follicoli che può dar luogo ad alopecia definitiva se si compromette la zona germinativa. -Negli organi ematopoietici le lesioni da raggi sono particolarmente gravi in quanto gli elementi più radiosensibili sono quelli dotati di attività riproduttiva elevata (cellule staminali). Nel midollo osseo il blocco dell‘attività riproduttiva e maturativa di queste cellule provoca leucopenie e anemie iporigenerative che diventano irreversibili (aplastiche) se le radiazioni persistono; il midollo emopoietico viene progressivamente sostituito da tessuto fibroso e grasso e si può avere anche iporigenerazione delle piastrine con conseguente sindrome emorragica e alterazione della coagulazione.( Quest‘ultimi due sintomi possono essere anche in parte dovuti a lesioni del fegato che produce quantità di protrombina inferiori al normale o all‘immissione in circolo di eparina contenuta nei granuli metacromatici dei mastociti che nell‘irradiazione si dissolvono lasciando le cellule degranulate. Similmente negli organi linfatici irradiati si osserva distruzione, iporigenerazione dei linfoblasti e alterazione dei centri germinativi: si ha caduta dei poteri immunitari dovuta alla diminuita proliferazione dei linfociti e al blocco della fagocitosi. In questo ambito l‘azione delle radiazioni viene sfruttata per favorire l‘attecchimento o la sopravvivenza di trapianti omologhi o eterologhi. L‘irradiazione produce anche l‘inattivazione del complemento (C1, C2, C4, C3). L‘irradiazione delle gonadi porta a diminuzione o soppressione (castrazione da raggi) della formazione dei gameti. L‘apparato gastroenterico è particolarmente radiolabile: la mucosa intestinale necrotizza e cade, lasciando scoperta la sottomucosa e formando vaste ulcerazioni (emorragie, infezioni e disturbi funzionali). Le alterazioni a carico di organi costituiti da cellule stabili appaiono più tardivamente in quanto la cellula, anche se gravemente lesionata, va incontro a morte solo dopo alcune divisioni cellulari. Nel fegato si possono osservare processi degenerativi più o meno accentuati, fino alla necrosi; a distanza 53 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling di anni può comparire insufficienza renale; mentre a carico dell‘occhio è molto frequente la cataratta e spesso si hanno lesioni irreversibili della retina (cecità). Le cellule del SNC sono particolarmente radioresistenti nonostante abbiano sintesi proteica e attività metabolica intense; forti dosi di radiazioni possono produrre processi regressivi reversibili (malattia acuta di Nissl) o anche irreversibili (malattia grave di Nissl o sclerosi). Le cellule nervose non si rigenerano per cui in caso di morte la compromissione delle funzioni da esse controllate è definitiva. Il surrenerisente fortemente dell‘irradiazione: si hanno fenomeni regressivi e necrosi, specialmente a livello della corteccia, accompagnati da emorraggie parenchimali e seguiti per lo più da atrofia con conseguente insufficienza surrenalica. La panirradiazione (irradiazione total-body) o di singole parti per scopi terapeutici provoca una particolare sindrome definita male da raggi: astenia(debolezza), nausea, vomito, perdita dall‘appetito, sete, diarreae febbricola. I sintomi sono assimilabili ad una distonia vagale dovuta alla liberazione nei tessuti lesi di sostanze ad azione vago-simile; oltre che ad un‘alterata funzione dei parenchimi interessati. La morte da irradiazione di un individuo avviene entro poche ore dall‘esposizione di tutto il corpo a poche centinaia di roentgen: si ha shock con rapida caduta della pressione e insufficienza cardiocircolatoria dovuto probabilmente alla brusca liberazione di sostanze vasoattive normalmente contenute nelle vescicole sinaptiche (membrana assai labile esposta all‘azione pro-ossidante dei radicali liberi). Per dosi via via minori ma comunque superiori a quella minima letale, la morte avviene dopo una serie di manifestazioni inquadrabili in una grave malattia da raggi e può avvenire anche a distanza di tempo (si aggiungono malattie infettive ad andamento setticemico). Nei soggetti scampati alla morte si manifestano lesioni irreversibili a carico di vari organi; nelle donne gravide sono frequenti gli aborti; nei nati le malformazioni congenite. Si manifestano con incidenza elevata, talvolta a distanza di molti anni, tumori maligni specialmente a carico di cute e apparato emopietico. Si ritiene che non esista una dose soglia al di sotto della quale sia possibile esporsi senza conseguenze, ma che l‘effetto sia in qualche misura cumulabile. La dose permissibile corrisponde alla dose in cui il rischio sia sufficientemente basso per poter essere sopravanzato dai benefici: esposizione a raggi X pari a 0,0017 Gy/anno per un massimo di 0,05 Gy in 30 anni. Si ritiene inoltre che l‘esposizione a radiazioni determini una riduzione della vita media dell‘individuo (perdita di funzioni per accumulo di mutazioni a livello delle cellule somatiche). <0,5Gy mutazioni Mutazioni delle cellule staminali con predisposizione a neoplasie;possibili mutazioni dei gameti 0,5-2Gy Male da raggi Atassia,nausea,anoressia.riduzione transitoria dei neutrofili e dei linfociti 2-6Gy Sindrome Ipoplasia del midollo osseo->leucopenia,trombocitopenia e anemiaemopoietica >morte per infezioni Caduta dei capelli 3-10Gy Sindrome Caduta capelli. gastrointestinale Morte delle cellule intestinali->nausea e diarrea. Se radiazioni sotto i 4 Gy puo‘ normalizzare,se tra 3-5Gy si ha morte in poche settimane,se sopra 8 la morte puo‘ sopraggiungere nel giorno stesso per perdita di liquidi 10Gy Sindrome Necrosi emorragica cerebrale,convulsioni,delirio,coma->morte inpoche cerebrale ore. 54 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Le radiazioni eccitanti sono vibrazioni elettromagnetiche con lunghezza d‘onda superiore a 1.000Å, di cui l‘attività maggiore è posseduta dalle radiazioni UV, seguite dalle luminose e dalle infrarosse. Producono fenomeni di eccitazione molecolare in cui le molecole colpite assorbono una quota d‘energia che le fa passare da uno stato più probabile con bassa energia (stato fondamentale) a uno ricco d‘energia ma meno probabile e quindi instabile(stato metastabile o eccitato). Per la legge dell’entropia la molecola tende a tornare allo stato più stabile (maggiore entropia); ciò avviene attraverso l‘emissione di un fotone con lunghezza d‘onda maggiore o uguale a quella che ha determinato l‘eccitazione. L‘assorbimento delle radiazioni eccitanti è determinato dalla natura fisica delle molecole; l‘intensità con cui assorbono le radiazioni è espressa dal loro spettro di assorbimento. Nella spettrofotometria quantitativa si utilizzano radiazioni monocromatiche per determinare la concentrazione di sostanze in soluzione. Le radiazioni infrarosse applicate sul corpo umano vengono assorbite soprattutto dai tessuti superficiali; l‘estesa rete vascolare provvede alla distribuzione del calore nel resto del corpo, nonché alla sua dispersione all‘esterno. Sono utilizzate in terapia (diatermia) quando si vogliono riscaldare determinate parti del corpo. Le radiazioni luminose vengono assorbite in misura diversa a seconda della natura del tessuto; l‘assorbimento da parte dei tessuti superficiali varia soprattutto in rapporto con il colore. I granuli di melanina (contenenti tirosina) assorbono una forte quantità di radiazioni e impediscono che si approfondino nei tessuti: i soggetti abbronzati o con pelle scura sono maggiormente protetti verso le radiazioni luminose e UV dei soggetti con pelle depigmentata. Quest‘ultimi respingono una gran parte delle radiazioni (che vengono riflesse) ma non hanno buona protezione per quelle che penetrano in profondità.gli effetti biologici sono visibili nei batteri. Radiazioni luminose di elevata intensita‘ determinano la coagulazione delle proteine retiniche. Effetti patologici:eritema solare,iperpigmentazione,tumori cutanei,ipercheratosi. nb:l‘emoglobina assorbe il violetto,l‘azzurro,il verde e il giallo->emazie sensibili alla luce verde e gialla che ne accellera l‘invecchiamento. Le radiazioni UV(con λ>320 nm=no effetto biologico;con 300<λ<250nnm=effetto biologico)sono provviste di massimo effetto biologico; le strutture cellulari che hanno maggior assorbimento sono gli acidi nucleici(265nm) e le proteine(280nm). Nella cute vi è una scleroproteina, la cheratina, che assorbe fortemente le radiazioni UV, impedendo alla maggior parte di esse di raggiungere gli strati profondi. Le radiazioni UV stesse contribuiscono alla formazione della scleroproteina in quanto provocano l‘ossidazione dei gruppi -SH della cisteina a gruppi disolfuro -S -S: ipercheratos attinicai. Anche la melanina assorbe i raggi UV. Anche per le radiazioni eccitanti si distingue un‘azione: diretta, dipendente dall‘assorbimento della radiazione da parte di strutture sensibili; indiretta, mediata da sostanze fotodinamiche o fotosensibilizzatrici che potenziano l‘effetto delle radiazioni eccitanti. L‘azione diretta è maggiormente evidenziabile nelle radiazioni UV e il loro effetto varia notevolmente da una specie biologica all‘altra. Negli organismi unicellulari, sprovvisti di barriere schermanti, le strutture più sensibili sono gli acidi nucleici: modificazioni chimiche con prevalente formazione di dimeri pirimidinici che distorcono la doppia elica del DNA; tali modifiche sono in grado di arrestare la replicazione e di portare la cellula alla morte. Per questo motivo si fa uso di lampade a raggi UV (germicide) per sterilizzare materiali e ambienti. Anche i virus sono rapidamente inattivati da questo tipo di radiazioni; tuttavia mescolando fra loro vari campioni inattivati (che hanno subito modifiche in punti diversi) si ha il fenomeno della ricombinazione virale. Le radiazioni UV sono assorbite dal vetro ma non dal quarzo. Negli organismi pluricellulari alcune modificazionisubite dal DNAsono compatibili con la vita e danno origine a mutazioni stabili, trasmissibili alla 55 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling discendenza. L‘aumento delle lesioni sul DNA si associa ad un incremento dell‘espressione di p53, permettendo agli enzimi dei sistemi riparativi di agire. I melanociti dei soggetti con pelle chiara presentano un‘iperespressione più duratura di p53 dei soggetti con pelle scura. Nell‘uomo le cellule mutate sono solo di natura somatica in quanto le radiazioni UVnon sono così penetranti da raggiungere i gameti (non trasmissibili). Soggetti che si espongono per molti anni alle radiazioni UV hanno maggior rischio di presentare tumori cutanei. I raggi UV-B hanno la maggiore attività cancerogena in quanto penetrano fino allo stato germinativo dell‘epidermide e sono assorbiti dal DNA, differentemente dagli UV-A; vengono in gran parte trattenuti dall‘ozono atmosferico che va via via riducendosi (incremento neoplasie). A livello delle proteine l‘effetto degli UV porta spesso a denaturazione. I raggi UV agiscono anche a livello dei doppi legami degli acidi grassi insaturi delle membrane cellulari con conseguente perossidazione. L‘effetto più immediato dell‘esposizione ai raggi UV è l‘eritema che dipende da un‘iperemia attiva. L‘aumento della permeabilità capillare e dell‘essudato causano edema cutaneo e flittene; se l‘irradiazione è stata particolarmente prolungata si ha necrosi che ripara per cicatrice. A distanza di pochi giorni la cute si ispessisce per ipercheratosi (maggiore velocità d‘ossidazione dei gruppi sulfidrilici della cisteina e di ponti inter ed intra molecolari per la presenza di radicali liberi); questo strato va incontro ad esfoliazione e quasi contemporaneamente si produce iperpigmentazione (aumentata sintesi di melanina,a partire da tirosina, ad opera dei melanoblasti → processo biochimico vedi fig 4-18).le irradiazioni difatti determinano l‘attivazione delle tirosinasi nei melanociti attraverso:1)rimozione gruppi Shche chelano il rame 2)iperemia e aumento temperatura, 3)aumento ossidazione(per diminuito pH e aumentata attivita‘ enzimatica4)ROS che avviano reaazioni non enzimatiche 5)aumento della permeabilita‘ dovuta a lipoperossidazione che facilita‘ l‘incontro tra enzima e substrato. Oltre alla cute anche la congiuntiva risente dell‘azione dei raggi UV a cui risponde con un violento processo infiammatorio noto come congiuntivite da raggi. Dosi notevoli di raggi UV possono anche portare a cataratta, opacamento, ulcerazioni della cornea, lesioni funzionali temporanee della retina oltre che a processi degenerativi irreversibili (cecità). In dosi adeguate i raggi UV possono avere anche effetti favorevoli per l‘organismo: azione stimolante sulle difese immunitarie (maggiore motilità cellulare e fagocitosi), prevenzione e cura del rachitismo (trasforma il 7-deidro-colesterolo in vitamina D3), permette la fotosintesi clorofilliana nei vegetali e dunque la vita. L‘effetto fotodinamico (azione indiretta) che potenzia l‘azione delle radiazioni UV è mediato da sostanze fluorescenti come le porfirine (animale), la clorofilla (vegetale) e altre sostanze artificiali. Per fluorescenza s‘intende la capacità di assorbire luce di una determinata lunghezza d‘onda per riemetterla subito dopo degradata cioè meno ricca di energia e con maggiore lunghezza d‘onda; la sostanza fotodinamica passa dunque allo stato eccitato metastabile di singoletto. Nella sua tendenza a tornare allo stato normale la sostanza reagisce con altre presenti nei tessuti, cedendo loro energia. Reagendo con l‘O2 si ha la formazione di 1O2 (singoletto) da cui possono originarsi radicali liberi proossidanti. Nell‘uomo la principale malattia da effetto fotodinamico è la porfiria cutanea: per un difetto del metabolismo (polimerizzazione anomala del porfobilinogeno a uroporfirina I, inutilizzabile, anziché uroporfirina III da cui deriva l‘eme) si accumulano nella cute una quantità consistente di uro e coproporfirina I (derivato). Nei soggetti affetti l‘esposizione al sole determina lesioni cutanee gravi (flittene e necrosi che vengono riparate con cicatrici iperpigmentate deturpanti) e a lungo andare anemia emolitica. L‘effetto fotodinamico è importante anche nella pellagra (carenza vitamina PP)accumulo di porfirine nel sangue e nei tessuti che determina eritema,ipercheratosi e dermatite. Tra le malattie fotodinamiche il prof ha accennato ha: -fagopirismo(dovuta all‘ingestione di grano saraceno):malattie di ruminanti e maiali caratterizzata da eritemi,bolle,necrosi,superinfezioni 56 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling -ipericismo:sindrome determinata dall‘attivita‘ fotodinamica dell‘ipericina(erba)che se ingerita da pecore e cavalli determina lesioni cutanee e anemia emolitica -in lesioni epatiche da sporidesmina->il fegato non elimina la filoeritrina(di origine clorofilliana)>emolisi e lesioni cutanee Azione patogena delle alte temperature Gli organismi superiori possiedono sistemi di termoregolazione che permettono loro di mantenere omeotermico l‘ambiente interno. L‘applicazione di una temperatura elevata su un punto circoscritto dell‘organismo ha effetti diversi a seconda: - dell‘intensità della temperatura, -dalla natura dello stimolo – della durata -della natura del tessuto -della superficie interessata:da ricordare la regola del 9% di wallaca(->•capo e collo•tronco superiore(x 2 fronte e retro)•tronco inferiore(x 2 F\R)•arti superiori =>ciascuno vale 9%;arti inferiori=18%,perineo1%.abbiamo pero diffeterenze costituzionale e variazioni nei bambini)se l‘ustione copre piu‘ del 27% dell‘area=ustione gravissima gli effetti possono essere inoltre diversi a seconda che il corpo caldo posto sulla superficie corporea sia secco (meglio tollerato in quanto è più facile effettuare una dispersione di calore mediante meccanismi d‘evaporazione d‘acqua) o umido. Si considerano ustioni anche le lesioni da causticazione chimica di acidi e basi forti,ustioni elettriche e ustioni da radiazioni ionizzanti. L‘ustione di I gradosi manifesta con eritema dipendente da iperemia attiva: dapprima si ha uno stadio di aumentata permeabilità dei capillari dovuta alla liberazione locale di sostanze vasodilatatrici come istamina e serotonina (nel topo), quindi l‘aumento della pressione idrostatica nei vasi comporta la formazione di edema (acqua e proteine plasmatiche). Ne consegue uno stato di turgore della zona colpita. Questo tipo di ustione guarisce abbastanza rapidamente senza lasciare segni al di fuori di una lieve iperpigmentazione dovuta all‘aumentata funzione dei melanoblasti per effetto dell‘aumentata temperatura. Si giunge all‘ustione di II grado se la quantità di liquido è superiore alla capacità d‘imbibizione della sostanza fondamentale del connettivo e il liquido tende a farsi strada verso i tessuti più superficiali (fra lo strato corneo e malpighiano o fra questo e il derma), con formazione di bolle o flittene. Spesso le flittene si aprono verso l‘esterno, lasciando scolare il liquido e rappresentando un punto d‘ingresso dei germi: si sovrappongono processi infiammatori di origine batterica detti piodermiti. L‘ustione di II grado non complicata da infezione guarisce meglio se la zona colpita è coperta da cute sottile o se è esposta all‘esterno in quanto viene facilitata l‘evaporazione del liquido. Come descritto per l‘esposizione ai raggi UV, a distanza di pochi giorni la cute si ispessisce per ipercheratosi, si va incontro ad abbondante desquamazione e quasi contemporaneamente si produce iperpigmentazione. In presenza di necrosi dei tessuti si ha l‘ustione di III grado che ripara solo dopo rimozione delle parti necrotiche: se l‘evaporazione è notevole queste parti tendono a disseccarsi formando escare che in seguito cadono lasciando ulcere granuleggianti; se l‘evaporazione è limitata e se si sovrappongono processi batterici, la lesione può restare umida per molto tempo. Questo tipo di ustioni guarisce per cicatrice (connettivo denso) che va incontro quasi sempre a retrazione per lo scarso contenuto di fibre elastiche: cicatrici notevolmente deturpanti perlopiù discromiche (distruzione dei melanoblasti) che non consentono la restitutio ad integrum.la superfice diventa insensibile per lesione delle fibre nervose di trasmissione sensitiva.Sulle zone ustionate si impiantano più facilmente che su altre tumori maligni. 57 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Qualcuno chiama ustione di IV grado la carbonizzazione del tessuto in cui si ha la completa combustione del materiale organico: C e ceneri restano parzialmente in situ mentre H e O2 si allontanano soprattutto come H2O (ma anche CO e CO2) e l‘N2 come NH3. Si distingue fra lesioni direttedipendenti dall‘applicazione stessa dell‘elevata temperatura e lesioni indirette dovute alla liberazione di sostanze tossiche dai tessuti colpiti. Nelle lesioni dirette si nota un rigonfiamento citoplasmatico (torbido) e un aumento della velocità delle reazioni enzimatiche fino al raggiungimento della temperatura di inibizione. La morte cellulare tuttavia avviene per temperature anche inferiori a quelle di inattivazione; ciò è dovuto all‘alterazione della permeabilità delle membrane citoplasmatiche esterne ed interne. I mitocondri perdono la capacità della fosforilazione ossidativa e aumentano rapidamente l‘attività ATPasica prima latente; le membrane lese lasciano diffondere vari coenzimi dapprima localizzati. Ca2+ e Fe2+ aumentano la perossidazione dei lipidi insaturi delle membrane e accelerano grandemente il processo distruttivo (ageing), mentre sostanze chelanti come EDTA prevengono queste alterazioni. Eventi dello stesso genere si producono anche a livello dei lisosomi e del reticolo endoplasmatico. tra i meccanismi indiretti si ha : la liberazione dai tessuti ustionati di notevoli quantità di amine vasoattive come istamina, serotonina, acetilcolina e altre che determinano un rapido aumento della permeabilità capillare determinano iperemia reattiva. L‘istamina è anche responsabile del dolore locale. liberazione dienzimi capaci di digerire costituenti importanti dei tessuti: le proteasi digeriscono le tonofibrille delle cellule epiteliali cutanee allentandone le connessioni reciproche e favorendo la formazione di bolle. Abbiamo quindi la lesione funzionale dei vasi verso la stasi, responsabile dell‘ipossia dei tessuti già danneggiati. La stasi è spesso aggravatadalla trombosi conseguente alla lesione delle pareti dei vasi o al conglutinarsi di eritrociti lesionati. Oltre agli effetti locali si hanno manifestazioni generali con compromissione di organi o apparati posti a distanza dalla zona ustionata, che possono essere immediate o tardive. Come effetto immediato abbiamo lo shock primario che consiste in fenomeni di insufficienza cardiaca acuta associata probabilmente ad una risposta riflessa al dolore intenso a cui contribuiscono l‘elevata ipertermia, le manifestazioni emolitiche,l‘inalazione di gas tossici e fenomeni asfittici per diminuzione della pO2. Se si sopravvive allo shock primario si hanno effetti tardivi consistenti in una serie di alterazioni a carico del sistema circolatorio, renale e della composizione del sangue; si distinguono 3 periodi che però sono quasi sempre sovrapposti. Il primo periodo è lo shock dovuto alla perdita del tono arteriolare (per liberazione di istamina e demolizione proteica) che porta a estesa vasodilatazione periferica con conseguente aumento della pressione idrostatica e della permeabilità porta a quella che viene detta emorragia bianca o inspissatio sanguinis, con perdita del contenuto liquido del sangue(aumento dell‘attivita‘ cardiaca); compare abbastanza presto e dura 2-3 giorni al massimo. Allo shock segue la tossiemia dovuta a lesioni nervose e renali; - a carico del SN si ha delirio, ipereccitabilità e spesso compromissione bulbare. - a carico del rene si può avere albuminuria, emoglobinuria fino ad arrivare a blocco renale con sospensione secretoria (causa più frequente di morte). L‘emoglobina liberatasi nel processo di emolisi viene filtrata attraverso il glomerulo e parzialmente riassorbita nel tubulo;quiforma gocce ialine che fondendosi con lisosomi preformati determinano la 58 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling digestione della proteina che raramente viene portata a compimento(->lesioni renali a livello dell‘ansa di Henle), specie se l‘emoglobina riassorbita è stata notevole. A seguito del blocco renale abbiamonel sangue aumento fortemente l‘azoto incoagulabile (iperazotemia) e l‘urea;diminuzione dell‘albumina (diminuisce pressione oncotica del sangue>aggrava l‘inspessatio sanguinis). Aumenta inoltre il tasso di amminoacidi circolanti (creatinina) ad opera delle proteasi liberatesi dai tessuti lesi. Il terzo periodo è quello dell‘anemia e dell‘ipoproteinemia. L‘anemia è in parte dovuta all‘emolisi (proteasi e perossidazione lipidica delle membrane), in parte all‘effetto della tossiemia sulla rigenerazione midollare (diminuzione reticolociti e mancata elaborazione dell‘eritropoietina da parte del rene). L‘ipoproteinemia dipende sia dalla perdita dell‘albumina sia dall‘aumentata permeabilità capillare. Abbiamo inoltre da tenere in considerazione che cellule sottoposte a shock liberano PROTEINE DA SHOCK TERMICO(HSP)che hanno lo scopo di rendere le cellule resistenti al danno indotto o di favorire l‘apoptosi per le cellule in cui il danno e‘ troppo grave. Oltre alle ustioni dobbiamo tenere in considerazione: COLPO DI CALORE:conseguenza di eccessiva esposizione al caldo che porta a un esaurimento dei poteri termoregolatori che puo‘ portare fino a morte(esaurimento da calore) Distinguibile in1) Tropicale(piso=colpo da calore):tipico dei paesi caldo umidi dove abbiamo una sudorazione profusache determina aumento dell‘osmolarita‘ del Lec e richiamo d‘acqua dal Lic con conseguente disidratazione cellulare ma la sudorazione non e‘ sufficente a abbassare la temperatura>aumento della temperatura e disturbi neuromuscolari(che riducono anche la sudorazione) che portano a morte 2)comune(piso=esaurimento da calore):abbassamento della pressione dovuto a vasodilatazione periferica che determina tachicardia e ischemia cerebrale con perdita della coscienza. COLPO DI SOLE:esposizione eccessiva a raggi solari,radiazioni infrarossee ultraviolette in particolare della scatola cranica che determina sofferenza del SNC e cefalea,vertigine e scarsa sudorazione. Azione patogena delle basse temperature La resistenza al freddo varia a seconda della specie biologica: differentemente dagli omeotermi, i pecilotermi sono notevolmente più adatti a sopravvivere in condizioni di temperatura estrema. Essi mostrano infatti un rallentamento del metabolismo sempre più spiccato ed una riduzione dei movimenti attivi, alcuni di loro entrano in letargo (ibernazione) nella stagione fredda. Straordinariamente resistenti al freddo sono gli insetti che non muoiono, se i loro involucri sono integri, neanche a temperature di -35˚C. Il freddo rappresenta un meccanismo di danno soprattutto a livello delle cellule organizzate che possono essere conservate ad una temperatura di 4˚C, mentre subiscono danni irreversibili se congelate. Ciò non accade per le strutture subcellulari e per i virus che possono essere conservate per lungo tempo se congelate. Fino a -5◦C le cellule sono super refrigerate Tra i -5 e i 10◦C si forma il ghiaccio extracellulare che richiama acqua perche‘ osmoticamente piu‘ concentrato(separazione del ghiaccio) Fra le principali azioni del freddo si ha la formazione di cristalli di ghiaccio che comporta un aumento di volume; se avviene bruscamente si ha rottura traumatica delle membrane. Se il raffreddamento è rapido e intenso si ha il congelamento dei liquidi intracellulari, mentre se avviene lentamente si ha dapprima il congelamento dei liquidi extracellulari(poiche‘ le cellule hanno tempo di disidratarsi). Non è del tutto chiaro perché i liquidi extracellulari congelino prima di quelli intracellulari: la diversa concentrazione di sali non giustifica pienamente il fenomeno. La temperatura 59 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling in corrispondenza della quale tanto il solvente quanto il soluto si trovano contemporaneamente e totalmente allo stato solido costituisce il punto eutectico. Se questo fenomeno avviene prima nei liquidi extracellulari si produrrà, insieme con la separazione del ghiaccio, un aumento della concentrazione salina che avrà effetti osmotici sulle cellule. L‘acqua uscendo dalle cellule andrà a diluire i liquidi extracellulari per poi trasformarsi in ghiaccio: le cellule si disidratano progressivamente (plasmolisi). Il ghiaccio che si crea esternamente esercita una compressione meccanica sulla cellula causando un danno totalmente reversibile; questa tecnica viene utilizzata per il congelamento di spermatozoi e cellule uovo. Il congelamento dei liquidi intracellulari produce danni tanto più gravi quanto più è rapido il congelamento, anche se non sempre letali: si mette a dura prova l‘elasticità delle membrane e dei tessuti congelati con effetti esplosivi. Un altro importante effetto del congelamento è l‘aumento della concentrazione dei solutinei liquidi , in rapporto con la progressiva separazione del ghiaccio: plasmolisi, modificazione dell‘attività di determinati enzimi. Si ha inoltre diminuzione del pH che comporta processi denaturativi a carico delle proteine; tale diminuzione è dovuta alla rimozione di sali poco solubili (fosfati acidi di calcio) provvisti di potere tampone e al fatto che le proteine con punto isoelettrico a pH acido tendono a diventare più acide in presenza di elevate concentrazioni saline. Il preventivo o contemporaneo allontanamento dell‘acqua dai tessuti riduce di molto gli effetti del congelamento: la liofilizzazione (essiccamento a bassa temperatura) viene spesso utilizzata per la conservazione delle strutture biologiche. A livello subcellulare i mitocondri mostrano rottura delle membrane esterne e delle cristae con perdita di funzionalità della fosforilazione ossidativa; fenomeni di disorganizzazione e rottura delle membrane avvengono anche a carico del reticolo endoplasmatico e dei lisosomi (processi autolitici irreversibili). A livello dei tessuti le alterazioni prendono il nome di congelamento ed hanno evoluzione piu‘ lenta delle ustioni: inizialmente si ha(1)ischemia locale in cui la costrizione vasale evita la dispersione di calore e le parti esposte diventano bianche; in seguito si hanno(2)fenomeni vasoparaliticiin cui il tessuto si arrossa, si produce edemaed iperemia passiva(dovuta all‘aumento del tono delle piccole vene e alla presenza di emazie conglutinateche determinano stasi del circolo). L‘iperemia passiva si manifesta esteriormente con un colorito cianotico delle parti interessate, indice della deficiente ossigenazione dell‘emoglobina(<5gm\dl): congelamento di I grado. Si ha congelamento di II grado qualora la quantità di liquido edematoso sia superiore alla capacità d‘imbibizione della sostanza fondamentale del connettivo e il liquido tenda a farsi strada verso i tessuti più superficiali (fra lo strato corneo e malpighiano o fra questo e il derma), con formazione di bolle o flittene. Se si giunge alla necrosi del tessuto si parla di congelamento di III grado; le zone più esposte sono quelle distali che possono andare in cancrena se colpite estesamente. Le parti necrotiche sono perlopiù delimitate da tessuto sano grazie all‘intensa attività di macrofagi e fibroblasti; le zone necrotiche vanno incontro a colliquazione(liquefazione) e su di esse è facile l‘impianto di germi (l‘infezione può portare a morte). I congelamenti delle estremità sono favoritidall‘immobilità e dall‘applicazione di indumenti stretti (ischemia da compressione). Fra gli effetti generali dell‘esposizione al freddo si ha l‘assideramento: soppressione dell‘attività termoregolatoria al perdurare della condizione in cui la dispersione di calore dall‘organismo supera la sua produzione. Con l‘abbassarsi della temperatura corporea(34-24◦C)diminuiscono l‘intensità delle 60 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling reazioni metaboliche e quindi la produzione di calore; si ha una progressiva riduzione dell‘attività motoria e sensoriale e si manifesta una crescente sonnolenza.Si presenta maggiormente nei bambini e nei soggetti anziani. La morte sopravviene nel sonno. Un altro effetto generale del freddo sull‘organismo è dato dalla diminuzione delle difese organiche verso le malattie infettive in quanto si riduce la motilità delle cellule mobili (fagociti, cellule ciliate) e la maggiore capacità di anticorpi cross-reattivi di legarsi ad antigeni self (emolisine fredde e orticaria a frigore). Azione patogena dei suoni e degli ultrasuoni(no slide) I suoni sono vibrazioni elastiche di ampiezza e lunghezza d‘onda determinata, capaci di attraversare gas, liquidi e solidi; hanno andamento sinusoidale. La lunghezza d‘onda dei suoni percepibili dall‘orecchio umano varia dai 20 ai 2 m, al di sotto dei quali comincia il campo degli ultrasuoni; la percezione dei suoni varia da specie a specie. La velocità del suono varia a seconda del mezzo attraversato: 330 m/s in aria, 1.500 m/s nei liquidi e circa 4 volte più alta nel solidi. La lunghezza d‘onda può essere calcolata in base alla relazione: λ = v (velocità)/ν (frequenza).Le vibrazioni sonore che attraversano un mezzo vi producono effetti meccanici in relazione all‘ampiezza e alla lunghezza d‘onda. I punti di un oggetto solido, attraversato da un suono,nei quali si produce il maggior effetto pressorio sono detti nodi di pressione;i punti in cui si produce il massimo movimento sono quelli in cui la pressione raggiunge valori minimi. Le onde sonore percepibili dall‘orecchio umano raggiungono raramente un effetto patogeno diretto; tuttavia se l‘ampiezza è elevata e la frequenza notevole (esplosioni) possono verificarsi gravi sofferenze a carico della membrana timpanica. Le perforazioni guariscono in genere con formazione di cicatrice che causa una riduzione permanente dell‘efficienza funzionale; si ha sordità permanente per lesione dell‘orecchio interno: traumi acustici acuti. Si parla di traumi cronici per esposizione prolungata al rumore: miscela disarmonica di suoni con caratteristiche diverse. Le reazioni patologiche al rumore prolungato riguardano la sfera acustica (sordità e vertigini) e quella psichica (nevrosi). La sordità e in genere preceduta da un periodo in cui diminuisce temporaneamente la soglia di percezione acustica; in questo stadio un periodo di riposo acustico permette il ritorno alle condizioni normali. Se l‘esposizione perdura e non vi sono sufficienti pause si ha un danno irreversibile con abbassamento permanente della soglia di percezione acustica che inizia prima per le tonalità più basse, per arrivare poi alla sordità completa. In patologia gli effetti maggiori sono quelli prodotti dagli ultrasuoni (hanno frequenza più elevata dei suoni). Le frequenze più dannose sono quelle superiori a 100.000 Hz: hanno effetti biologici in grado di favorire l‘evoluzione di certe situazioni patologiche; vengono talvolta usati in terapia. Gli effetti degli ultrasuoni possono distinguersi in: meccanici, termici, elettrici e chimici. Gli effetti meccanicidipendono dall‘ampiezza e dalla frequenza dell‘onda ultrasonora: al valore massimo di ogni vibrazione corrisponde una pressione massima sui tessuti, al valore minimo corrisponde una decompressione dello stesso valore. Se la frequenza è elevata questi cicli di compressione-decompressione si traducono in sollecitazioni meccaniche di notevole intensità per le pareti cellulari. Minore è l‘elasticità dei tessuti investiti, maggiore sarà l‘effetto. Se l‘intensità degli ultrasuoni impiegati non è tale da rompere irreversibilmente le membrane, l‘effetto meccanico può provocare un aumento delle attività metaboliche: si facilita il passaggio dei substrati attraverso la membrana. La cavitazione intracellulare (liberazione di bollicinedai liquidi che contengono gas disciolto) aumenta notevolmente l‘effetto meccanico sulle pareti cellulari in quanto il gas tende ad occupare volume notevole. 61 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling L‘effetto termico è dovuto alla parziale degradazione della vibrazione in calore: vasodilatazione e aumento del flusso sanguigno nella regione colpita; se la produzione di calore è eccessiva si può arrivare a fenomeni di denaturazione proteica irreversibile. Gli effetti elettrici sono connessi con il fenomeno della cavitazione: si ha la formazione di cariche elettriche in corrispondenza della superficie di separazione fra liquidi in movimento e gas. L‘acqua colpita da ultrasuoni mostra il fenomeno della luminescenza:le cariche prodotte si scaricano nelle bolle di cavitazione che si comportano come un gas rarefatto, data la notevole espansione che subisce il gas di espansione. Le scariche elettriche si producono soprattutto nel caso in cui la bolla di cavitazione abbia forma lenticolare: le due superfici liquide provviste di carica diversa si contrappongono a breve distanza. Gli effetti chimici delle scariche consistono soprattutto in un‘intensa ionizzazione dell‘acqua e nella formazione di radicali liberi (come nelle radiazioni ionizzanti). Le proprietà degli ultrasuoni sono sfruttate in terapia, specialmente in certe forme di lesioni articolari e in particolare nelle artiri: il vantaggio ottenuto è in gran parte dipendente dall‘iperemia. Gli ultrasuoni, producendo come eco i suoni, vengono utilizzati nelle ecografie per una visualizzazione della forma e dei rapporti dei tessuti profondi. L’elettricità come causa di malattia Le correnti di bassa intensità non rappresentano causa di malattia, ma sono capaci di svolgere determinati effetti biologici: stimolazione di muscoli, nervi e alcune ghiandole. I fenomeni morbosi si verificano quando l‘organismo è attraversato dalla corrente e fa da conduttore interposto tra altri conduttori di diversa natura(corpo chiude un circuito o si trova tra conduttore e terra;possiamo avere anche corpo separato dal conduttore ma una scintilla permette la conduzione). Gli effetti patologici dipendono soprattutto dalla tensione applicata e dall‘intensità della corrente;queste dipendono a loro volta dalla resistenza fornita dall‘organismo, secondo la relazione espressa dalla legge di Ohm: ΔV= R ∙ I. La resistenza posta dall‘organismo non è né omogenea né costante: le singole parti hanno resistenza elettrica differentee sono separate da membrane che funzionano da dielettrici (scarsa conducibilità). La ricchezza in vasi tende a ridurre la resistenza in quanto il sangue ha elevata conducibilità. La cute ha la resistenza elettrica maggiore rispetto agli altri organi e viene attraversata due volte dalla corrente: in ingresso e in uscita. La membrana cellulare presenta sia azione di condensatore che di resistenza(permette il passaggio attraverso i canali di ioni).La cellula a riposo ha un potenziale negativo all‘interno rispetto all‘esterno(potenziale di riposo)che si dissipa attraverso un‘aumento della permeabilita‘della membrana(dovuto ad uno stimolo elettrico)che permette dapprima il raggiungimento della reobase (potenziale soglia)e poi l‘inversione. Una corrente che attraversa un corpo non percorre contemporaneamente e con tutta la sua intensità tutte le strutture, ma raggiunge determinati valori massimi e minimi a seconda del percorso, delle resistenze incontrate(il corpo puo‘ essere paraganato ad un circuito a 4R) e dei punti d‘applicazione degli estremi del circuito. Questi fattori contribuiscono a rendere variabile l‘effetto che una corrente d‘intensità costante esercita su un organismo. Altri fattori in grado di modificare le resistenze dei vari organi influiscono sulla variabilità degli effetti. La resistenza della cute dipende da: spessore(aumenta nei calli), grado di umidità, presenza di iperemia e quindi di perspiratio insensibilis, presenza di lesioni. La resistenza degli altri organivaria in rapporto con il contenuto di sangue e con lo stato di maggiore o minore integrità delle membrane: muscoli e vasi sono buoni conduttori. Il cuore offe una resistenza relativamente bassa alla corrente e viene quindi facilmente attraversato; l‘arresto cardiaco è una delle cause più frequenti di morte per accidente elettrico o per folgorazione. L‘attraversamento del cuore è più facile se la corrente viene applicata da una mano 62 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling all‘altra, dalla mano sinistra ai piedi o dalla testa ai piedi. Ai fattori di variabilità della resistenza si aggiunge anche la formazione di controcorrenti di polarizzazione di natura dielettrica ed elettrolitica in corrispondenza delle membrane cellulari. Il passaggio della corrente determina la migrazione degli ioni presenti nel citoplasma verso i poli di segno opposto; la migrazione è interrotta dalla presenza delle membrane che, quando sono integre, sono impermeabili agli ioni: si genera una f.e.m. che ha direzione opposta rispetto a quella della corrente. Dopo un certo tempo di applicazione della corrente si registra una diminuzione della resistenza dovuto all‘aumento della permeabilità delle membrane agli ioni, con relativa diminuzione della controcorrente di polarizzazione elettrolitica. Nella corrente continua il flusso di elettroni è orientato sempre nella stessa direzione: le zone poste in prossimità del polo positivo tendono ad arricchirsi di ioni negativi (Cl- e SO42-), quelle in prossimità del polo negativo di ioni positivi (K+ e Na+). Se la corrente è applicata mediante elettrodi a placca metallica si notano in corrispondenza del polo positivolesioni da acidoche portano a necrosicoagulativa, la quale assume per evaporazione l‘aspetto di un‘escara secca. Reagendo con l‘acqua, infatti, gli anioni generano acidi forti: 4 Cl- + 2H2O ↔ 4HCl + O2 SO42- + H2O ↔ H2SO4 + O2 In corrispondenza del polo negativo, invece, la reazione dell‘acqua con i cationi genera alcali forti che idrolizzano i tessuti agendo sulla cheratina: necrosi colliquativa dall‘aspetto molle. 2 Na+ + 2H2O ↔ 2 NaOH + H2 2 K+ + 2H2O ↔ 2KOH + H2 A livello delle cellule le lesioni dipendono soprattutto dalla migrazione degli ioni e dalla polarizzazione delle membrane; i flussi di liquido possono avere effetti meccanici non indifferenti sulle strutture endocellulari. Le differenze di cariche all‘interno della cellula possono inoltre portare a squilibri biochimici, mentre l‘allontanamento di certi ionidalle molecole proteiche può portare a modificazioni della loro solubilità (aumento della viscosità). Oltre a questi fenomeni di natura elettrochimica, nelle cellule attraversate da corrente continua si verificano anche fenomeni fisiologici, soprattutto a livello di cuore, muscoli e nervi (stimolazione). A livello del cuore normalmente funzionante, la corrente continua provoca extrasistoli e aumento della frequenza, sel‘intensità della corrente è elevata si può giungere alla fibrillazione atriale o ventricolare. Se invece la corrente è applicata a un cuore fibrillante, questo può venir ricondotto al ritmo normale (shock elettrico a scopo terapeutico). L‘applicazione prolungata di corrente continua genera inoltre atrofia muscolare. Se sul breve periodo l‘azione della corrente continua è maggiormente tollerata dall‘organismo rispetto ad una corrente alternata di stessa intensità, a lungo andare la corrente continua risulta maggiormente deleteria(in confronto all‘alternata) in quanto non si da alle cellule il tempo di sopperire alle perdite attraverso processi rigenerativi. La corrente alternata è caratterizzata da una regolare inversione di polarità che avviene con frequenza varia a seconda della natura della corrente. A ogni alternanza si ha un cambiamento di direzione del flusso degli ioni nelle cellule; a livello delle membrane si hanno continui fenomeni di polarizzazione e depolarizzazione. Le basse frequenze sono in genere più pericolose per l‘organismo di quelle molto elevate: per frequenze molto elevate il voltaggio minimo letale è elevatissimo. Il motivo è che per le alte frequenze vengono a mancare gli effetti fisiologici e quelli elettrochimici che sono in rapporto con i fenomeni di polarizzazione e depolarizzazione: il cambiamento continuo della polarità rende nulli i movimenti degli ioni; inoltre si parla dell‘effetto pelle(la corrente tende a fluire solo nella superficie). Con le basse frequenze il cambiamento continuo di direzione dei flussi ionici e l‘alternarsi dei fenomeni di polarizzazione aumenta il danno meccanico ed elettrochimico delle 63 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling cellule. A livello muscolare si ha contrazione tetanica (non si riesce a mollare la presa e si può avere blocco respiratorio), a livello cardiaco si produce fibrillazione ventricolare. Le correnti alternate ad alta frequenza hanno un notevole effettotermico, secondo la legge di Joule: Q = c R I2 t, dove c è l‘equivalente elettrocalorico (pari a 0,24). Se l‘intensità di corrente è molto elevata possono determinarsi nei tessuti lesioni da calore(fluidificazione della membrana plasmatica,denaturazione delle proteine). In realtà la quota di calore che la corrente cede al tessuto è maggiore di quella prevista dalla legge di Joule per via dell‘isteresi elettrica (presenza di membrane dielettriche). Più che la differenza di potenziale agli estremi, è la potenza che determina l‘effetto lesivo (W= VI = V2/R): con resistenze molto basse l‘effetto principale è costituito dalle ustioni, aumentando la resistenza diminuisce la gravità delle ustioni, mentre aumenta la probabilità di morte. Ciò è dovuto al fatto che per resistenze deboli la corrente tende a farsi strada sulla superficie cutanea, senza attraversare gli organi interni; con resistenze elevate essa attraversa la pelle e si fa strada attraverso i liquidi corporei. -Le correnti da 50Hz con intensita compresa tra 10-15mA viene detta corrente di rilascio perche‘ siamo in grado di di staccarci dalla sorgente elettrica. -Le correnti di intensità fino a 25 mA provocano soprattutto effetti fisiologici come contrazioni muscolari perlopiù di tipo spastico o tetanico(flusso di corrente determina un‘aumento dell‘entrata di Ca++); la possibilità di recupero del soggetto dipende dalla durata dell‘applicazione: se il tempo è sufficientemente lungo si ha morte per asfissia. -Con intensità comprese fra 25 e 75 mAsi hanno gravi disfunzioni cardiache con possibilità di arresto; se la durata supera i 30‘‘ la ripresa può avvenire ma in condizioni di fibrillazione ventricolare. - Se la corrente è compresa fra 75 mA e 3-4 A si ha sempre fibrillazione ventricolare se il cuore è sorpreso nel periodo vulnerabile (fine della sistole). - Correnti con intensità superiore a 3-4 A determinano contrazione muscolare diffusa che genera un ostacolo al deflusso del sangue provocando un forte aumento della pressione arteriosa, i cui effetti si ripercuotono sulla funzione cardiaca già seriamente compromessa. Uno dei pericoli più seri delle elevate intensità è che si abbia carbonizzazione dei tessuti superficiali, con forte aumento della resistenza. La folgorazione (fulmine) è una violenta scarica elettrica che si genera tra la terra e una nube temporalesca, oppure tra due nubi che funzionano come armature di un condensatore di grane capacità. Si ha scarica quando la capacità elettrica condensata nelle armature è talmente elevata da superare il potere dielettrico dell‘aria interposta; la scarica è direttamente proporzionale alla capacità del condensatore e inversamente proporzionale alla distanza. Può essere lineare o globulare, in entrambi i casi dalla scarica principale si distaccano, in genere, scariche secondarie laterali. Possono prodursi effetti lesivi anche se il soggetto non è stato investito né dalla scarica principale né da quelle secondarie, a causa della brusca variazione di potenziale che avviene al suolo e nei conduttori (il corpo umano) con esso a contatto. Inoltre il fulmine, data l‘elevatissima intensità di corrente, può provocare spostamenti d‘aria e combustioni che possono essere causa di lesioni indirette. Si hanno dunque effetti elettrochimici, termici e fisiologici molto intensi che possono combinarsi in vario modo a seconda delle circostanze e del caso: i danni sono estremamente variabili. Le lesioni possono assomigliare talmente a quelle prodotte da armi da taglio o persino da armi da fuoco; possono essere presenti strie dendritiche o elettriche di Lichtemberg dovute a vasoparalisi circoscritta. Più frequente è il marchio elettrico: rilevatezza rotondeggiante di colorito grigio-giallastro, spesso ulcerata nella parte centrale. Le masse muscolari appaiono di colorito grigiastro (carne lessa) e sono edematose (edema elettrico di Jellinek); possono osservarsi eritemi diffusi, necrosi e carbonizzazione della cute. Nel tessuto osseo si hanno piccole formazioni rotondeggianti derivate dalla fusione del fosfato tricalcico per effetto Joule (perle ossee). 64 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Effetti biologici del magnetismo(no slide) Per campo magnetico s‘intende la regione posta intorno ad un magnete capace di indurre il magnetismo in altri corpi; l‘intensità del campo si esprime in oersted o in gauss. Se un dipolo magnetico viene immesso in un campo generato da un altro magnete, esso tende a disporsi parallelamente alla direzione del campo grazie al momento magnetico: movimento rotatorio che è dato dalla lunghezza dell‘oggetto per la sua forza polare.L‘intensità di magnetizzazioneè la quantità di forza magnetica indotta su un‘area unitaria ed è espressa dalla relazione I= KH, dove H è l‘intensità del campo e K la costante di suscettibilità magnetica (capacità di un determinato materiale di magnetizzarsi se introdotto in un campo). Quando la suscettibilità magnetica è diversa nelle varie parti di uno stesso oggetto si parla di anisotropia magnetica. L‘anisotropia è massima quando le molecole tendono a disporsi secondo una determinata geometria (strutture biologiche), minima quando si dispongono a caso. La suscettibilità magnetica molare risulta dalla somma delle suscettibilità magnetiche degli atomi che la compongono, corretta per un certo valore che dipende dalla natura del legame chimico fra gli atomi (principio di Pascal). In una miscela di componenti la suscettibilità magnetica risulta dalla somma della suscettibilità delle singole componenti (legge di Wiedmann). Le sostanze si dividono in: diamagnetiche(se non si magnetizzano), ferromagnetiche (se si magnetizzano in modo elevato) e paramagnetiche (se hanno un comportamento intermedio). Sostanze immesse in un campo magnetico inomogeneo sono esposte ad una forza accelerante che dipende dalla differenza fra la loro suscettibilità e quella del mezzo che le circonda. Conduttori in movimentoall‘interno di un campo magnetico determinano la formazione di una f.e.m. che nei campi omogenei porta ad una ridistribuzione delle cariche elettriche con formazione di correnti di polarizzazione; nei campi inomogenei porta alla formazione di correnti di conduzione fra le varie parti dell‘oggetto. Queste correnti possono generare calore e dissociazione elettrolitica (effetti chimici). Se vengono immesse nel campo magnetico particelle elettricamente cariche si avranno effetti diversi a seconda della loro natura: nel caso di ioni si ha un cambiamento del loro movimento con relativa distribuzione inomogenea e formazione di aggregati chimici diversi da quelli che si sarebbero formati normalmente; nel caso dielettroni si ha la formazione di un campo elettrico trasverso rispetto alla direzione del fascio, qualora il campo magnetico venga applicato perpendicolarmente ad esso (effetto Hall). Gli elettroni più lenti sono i primi ad essere deviati: le zone del campo ricche di elettroni lenti avranno una temperatura più bassa (effetto Ettlinghausen). La torsione esercitata su dipoli magnetici determina la distorsione e la deformazione delle molecole, con alterazione della probabilità di formazione dei legami chimici; quest‘effetto è il principale responsabile della diminuzione della velocità delle reazioni chimiche operata dai campi magnetici. Gli organismi viventi sono costituiti da un insieme di sostanze chimiche diverse, la maggior parte delle quali sono diamagnetiche, a cui fanno seguito quelle paramagnetiche; molto piccole sono le concentrazioni di sostanze ferromagnetiche. Oltre ad avere suscettibilità magnetica risultante dalla somma delle varie componenti, gli organismi hanno anche differenti permeabilità magnetiche per cui il campo realmente presente è altamente inomogeneo. Gli effetti biologici dei campi magnetici dipendono sostanzialmente dall‘intensità del campo; anche se al di sopra di certi valori gli effetti non sono proporzionali all‘intensità. Tali effetti sono soprattutto di 3 tipi: sensoriali in quanto interferiscono con gli organi di senso; da stress poiché modificano l‘equilibrio ormonale e l‘omeostasi dell‘organismo; mutageni dovuti alla migrazione dei protoni attraverso i ponti di idrogeno del DNA con relativa tautomerizzazzione di una delle basi e sostituzione della base complementare con una provvista di maggiore affinità. 65 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Sono considerati campi magnetici deboli quelli dell‘ordine di grandezza del campo della terra (pochi decimi di oersted). Il campo geomagneticoha forma e direzioni variabili secondo determinati periodi e in rapporto con cicli astrali: maggiore è l‘influenza del sole che varia in rapporto con il numero di macchie solari (numero di Wolf). L‘effetto di piccole variazioni del campo geomagnetico si può riflettere sull‘attività di reazioni biologiche, in particolare su quelle enzimatiche, sui ritmi biologici, sulla capacità di orientamento e sul consumo di ossigeno di alcune specie (effetti sensoriali). Variazioni del campo geomagnetico si ritengono inoltre alla base del riflesso del rabdomante in individui particolarmente sensibili. I campi magnetici di elevata intensità producono effetti biologici diversi in genere attribuibili allo stress oppure all‘azione sul codice genetico. Fra questi si hanno: ritardo dell‘accrescimento, nella guarigione delle ferite, nell‘accrescimento batterico e di colture in vitro, effetti sul numero di globuli bianchi circolanti, sull‘attecchimento di tumori trapiantati, sul SNC, sull‘invecchiamento, steatosi epatica ed effetto mutageno. Lesioni da cause meccaniche I traumi possono portare a soluzione di continuo dei tessuti di rivestimento, con eventuale lesione di quelli sottostanti (ferite), oppure possono determinare lesioni prevalenti negli organi interni; possono inoltre determinare una lesione di carattere generale del sistema cardiocircolatorio (shock traumatico). A seconda del mezzo che le ha prodotte si distinguono lesioni da corpo contundente, arma bianca e arma da fuoco.(in alternativa vengono classificate in rapporto alla profondita‘). Le lesioni da violenza contusiva possono assumere varie entità: ecchimosi, escoriazione, ferite lacere e lacero-contuse,ferite da arma da fuoco. La gravita‘ delle ferite dipende dallaprofondita‘,dall‘estenzione e dai corpi esterni in esse presenti.Nell‘ecchimosi (contusione senza soluzione di continuità della cute) il sangue filtra il connettivo sottocutaneo, conferendo un colore bluastro che passa poi al verde-giallastro a causa della progressiva degradazione dell‘emoglobina ad opera dei macrofagi (acido bilirubinico o bilirubina indiretta); la successione cronologica della modificazione cromatica avviene con regolarità in limiti di tempo determinati. Le ecchimosi traumatiche possono insorgere per compressione, trazione, suzione e sforzo. L‘estensione e l‘entità dell‘ecchimosi dipende anche dalla natura e dalle dimensioni del vaso leso. Le escoriazioni, differentemente dalle ecchimosi (ecchimosi palpebrali nelle fratture della base cranica) sono sempre indice di un‘azione in loco; si presentano (in seguito al disseccamento) come aree pergamenacee, secche, giallognole e leggermente depresse. Le ferite lacere e lacero-contuse si producono con meccanismo di compressione, trazione e scoppio. I principali caratteri delle ferite lacere sono: irregolarità dei margini (segue le linee di minor resistenza), scollamento dai piani profondi e retrazione, punti o lacerti fibrosi tesi fra un labbro e l‘altro; nel caso di ferite lacero-contuse vi è in più il pestamento dei bordi. Fra le ferite da arma bianca si distinguono quelle: da taglio in cui l‘arma agisce in virtù del suo potere di recisione (la lunghezza della ferita predomina sulle altre dimensioni); da punta in cui l‘arma agisce in virtù del suo potere di penetrante (predomina la profondità); da punta e taglio in cui l‘arma agisce sia con meccanismo di penetrazione che di recisione (in cui i margini della ferita sono lisci, regolari e non contusi); da fendente in cui il mezzo recide, ma pre forza viva e per la sua massa si approfonda, formando ferite con margini rettilinei ma non lisci, contusi. Le lesioni d’arma da fuoco hanno effetti diversi a seconda che il proiettile sia unico o multiplo; le caratteristiche delle lesioni differiscono inoltre a seconda delle proprietà statiche (peso, calibro, forma) e dinamiche (forza viva, rotazione) del proiettile, nonché dalla distanza dalla quale è avvenuto 66 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling lo sparo: se il colpo è sparato da vicino, intorno all‘orifizio di ingresso si hanno anche segni come tatuaggio, affumicatura, contusione da parte dei gas, azione della fiamma. Nel caso di proiettile multiplo sparato da vicinol‘orifizio d‘entrata è unico, ma i margini sono ciancischiati e festonati (―i pallini fanno palla‖); sparato da lontano si hanno orifizi corrispondenti alla penetrazione dei singoli pallini. In seguito alla lesione di un vaso si produce emorragia preceduta da una fugacissima vasocostrizione; se l‘emorragia non è cospicua viene arrestata spontaneamente dalla contrazione delle pareti del vaso e dalla coagulazione del sangue. Il processo riparativo delle ferite avviene con un meccanismo quasi sempre costante; varia alquanto a seconda dei tessuti e delle condizioni generali dell‘organismo, ma soprattutto a seconda dell‘infezione o meno della ferita. Nel caso in cui la ferita guarisca direttamente senza infezione si parla di guarigione per prima intenzione; altrimenti si ha la guarigione per seconda intenzione. La riparazione della ferita avviene in vari stadi: 1. Formazione del coagulo 2. Invasione dell‘area da parte di fagociti 3. Proliferazione dei tessuti connettivali 4. Riepitelizzazione 5. Rimodellamento dell‘area con formazione di cicatrice (1) Il sangue uscito dai vasi comincia a coagulare, mentre la muscolatura vasale si contrae; la contrazione è favorita dalla liberazione da parte delle cellule endoteliali di fattori vasocostrittori che prendono il nome di endoteline (ET) in grado di legarsi a specifici recettori cellulari (ETR). In seguito alla formazione del legame si ha la trasduzione del legame ad opera della PLP-C; la risposta alla quale varia a seconda delle cellule interessate: contrazione dei miociti, proliferazione dei periciti, mobilizzazione del Ca2+ intracellulare nei macrofagi (attivazione). A coagulazione avvenuta il fondo della ferita è occupato da una fitta rete di fibrina che include nelle sue maglie globuli rossi e altri elementi corpuscolati del sangue. L‘orientamento delle fibre di fibrina è determinato dalle linee di tensione esercitate dai tessuti sani circostanti e costituisce una guida per la successiva proliferazione dei fibroblasti che appoggiandovisi assumono la caratteristica forma fusata; in mancanza di coagulo i fibroblasti assumerebbero invece una forma rotondeggiante e prolifererebbero irregolarmente. La retrazione del coagulo tende ad avvicinare i margini della ferita, al cui avvicinamento contribuiscono anche altri fattori tessutali (contrazione della ferita) che hanno maggior valore in alcune specie animali. Nel corso del processo di guarigione delle ferite i fibroblasti assumono molte caratteristiche ultrastrutturali e funzionali delle cellule muscolari lisce: miofibroblasti. Oltre alla contrazione della ferita si ha rigonfiamento delle fibre collagene preesistenti; se la ferita è situata in un luogo ove sia possibile una buona evaporazione il coagulo viene essiccato e trasformato in una crosta dura, brunastra, se ciò non è possibile il fondo della ferita resta occupato da una massa semisolida di colore brunastro. (2) L‘area viene invasa dai fagociti, specialmente macrofagi in grado di inglobare globuli rossi, detriti di tessuto e fibrina, detergendo il fondo della ferita. Demoliscono inoltre l‘emoglobina trasformandola in emosiderina e in altri pigmenti che possono diffondere nei tessuti circostanti conferendo un colorito giallastro. I macrofagi danno spesso origine per fusione sinciziale a grossecellule giganti polinucleate. L‘azione dei macrofagi si espleta inoltre nella produzione e liberazione di citochine: IL-1, IL-6, IL-10, TNF-α, TGF-α e β, e PDGF. TGF e PDGF sono i più attivi nel processo di guarigione delle ferite in quanto stimolano sia la proliferazione dei fibroblasti sia la produzione di collageno e glicoproteine da parte delle stesse cellule. Al processo riparativo partecipano anche altri fattori di crescita di varia origine che vanno sotto il nome di ECGF. 67 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling (3) La proliferazione dei tessuti connettivali è caratterizzata dall‘intervento di questi fattori; la fissazione delle cellule proliferanti al tessuto neoformato richiede la presenza di molecole d‘adesione come: integrine, fibronectina, tenascina, citotattina, osteopontina, vitronectina, ecc. In particolare tenascina e citotattina sono al tempo stesso fattori di crescita, molecole d‘adesione e fattori di polimerizzazione: hanno quindi un ruolo chiave nella costruzione della nuova matrice extracellulare. Pressoché contemporaneamente avviene il processo di angiogenesi, sotto lo stimolo di bFGF e soprattutto di VPF/VEGF che aumenta la permeabilità dei vasi e stimola la crescita delle cellule endoteliali. L‘aumento di permeabilità provoca il passaggio nell‘area extravascolare di protidiplasmatici fra cui importanti fattori che entrano in gioco nella digestione della fibrina: attivatore del plasminogeno di tipo urochinasico (uPA), di tipo tessutale, recettore dell‘uPA, inibitore dell‘attivazione del plasminogeno, fattore tessutale e osteopontina. Ad opera di questi fattori si ha: attivazione del sistema estrinseco della coagulazione e trasformazione della protrombina in trombina; regolazione della proteolisi e della degradazione della matrice extracellulare; creazione di interazioni adesive fra le cellule endoteliali e protidi della matrice. Il plasminogeno è un precursore sia della plasmina sia dell‘angiostatina (meccanismo di stimoli e inibizioni); la trombina che si forma all‘inizio del processo estrinseco della coagulazione, interviene nella degradazione dell‘osteopontina, incrementandone la funzione (promuove adesione e migrazione delle cellule). La rigenerazione dei capillari comincia con la proliferazione delle cellule endoteliali che formano una protuberanza solida (bottone) che sia allunga in un cordone proteso verso il centro del tessuto di riparazione. I cordoni, prima solidi, si scavano all‘interno formando un canale che resta in comunicazione con il vasellino d‘origine: si forma una fitta rete che viene continuamente rimodellata. A questo stadio il fondo della ferita mostra una superficie rosa fortemente granulosa, dove i granuli sono rappresentati dai gomitoli capillari:stadio granulleggiante. Con un certo ritardo e con minore regolarità, rigenerano anche i capillari linfatici. Nel frattempo i fibroblasti iniziano ad elaborare proteine che vengono trasformate in fibre collagene una volta espulse all‘esterno attraverso lunghi processi citoplasmatici. Le fibrille iniziano a comparire nella sostanza fondamentale verso il 4° giorno dall‘inizio del processo riparativo, mentre le fibre collagene vere e proprie appaiono verso il 5°-6° giorno. (4) La fase di ricostituzione del rivestimento epiteliale è imbricata con le precedenti, ma in realtà inizia immediatamente dopo che la ferita è stata praticata. Dapprima si ha retrazione dell‘epitelio dai margini della soluzione di continuo e slittamento verso il centro della ferita da parte delle cellule dello strato malpighiano, dopo essersi staccate dalla membrana basale; la migrazione richiede ATP. Nell‘uomo si ha raramente la ricostituzione di uno strato epideremico normale: l‘epidermide neoforamta resta spesso sottile e lascia trasparire il colore dei tessuti sottostanti (dapprima il rosso della ferita e quindi il bianco del tessuto cicatriziale, povero di vasi). (5) Si ha un progressivo aumento della frazione insolubile del collagene a spese di quella acidasolubile, e progressiva sostituzione dell‘acido ialuronico con i condoitinsolforici; i fibroblasti si modificano in fibrociti (biologicamente poco attivi). Il tessuto diviene sempre più ischemico a causa del soffocamento di cellule e capillari da parte della proliferazione di sostanza fondamentale collageno; l‘elasticità del tessuto neoformato è scarsa. Quando la formazione del connettivo prosegue oltre i limiti del normale si ha la formazione di cheloidi cicatriziali. In conseguenza di traumi possono verificarsi lesioni degli organi interni, senza lesione della superficie corporea. Se il trauma determina uno spostamento o una succussione violenta degli organi si parla di commozione: le più frequenti sono quella cerebrale e viscerale. Nella commozione cerebrale si hanno in genere perdita di coscienza e stato soporoso, oltre a manifestazione di danno di origine centrale a carico di vari organi e alterazioni della sfera vegetativa. Alla commozione cerebrale si associano spesso emorragie sottodurali in grado di determinare compressione dei distretti cerebrali sottostanti, producendone la necrosi. Nella commozione viscerale si ha abbassamento della pressione 68 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling arteriosa conseguente alla vasodilatazione del distretto splancnico; ciò determina un aumento della frequenza cardiaca fino al collasso cardiocircolatorio. Può inoltre presentarsi vomito a cui fa seguito atonia gastrointestinale di tipo paralitico. Se l‘integrità anatomica degli organi interni viene lesa, si parla di rottura che determina gravi emorragie: spappolamento dell‘organo o, se più limitata, frattura. Per quel che riguarda gli organi contenenti gas (stomaco e intestino), lo spostamento del gas può essere così forte da determinare lo scoppiamento dell‘organo. Altre volte il trauma può avere come effetto una torsione delle anse intestinali o del funicolo spermatico con conseguente stasi e processi regressivi del parenchima. A carico del polmone la lesione traumatica che si osserva con maggiore frequenza è lo pneumotorace: riempimento del cavo pleurico con aria; la compressione si esercita non solo sul polmone, che non può più espandersi, ma anche sugli organi mediastinici. Per evento traumatico l‘aria può entrare anche nel cavo peritoneale (pneumoperitoneo) e nel sacco pericardico (pneumopericardio). I traumi dell’apparato osteoarticolare possono determinare schiacciamento degli strati superficiali senza alterazione anatomica: contusione ossea; se l‘integrità dell‘osso viene alterata si parla di frattura. La frattura può essere completa e dare luogo a frammenti (frattura comminuta se il numero dei frammenti è cospicuo) o può essere incompleta(infrazione). Un particolare caso di frattura incompleta è detta a legno verde e si verifica nel caso di forze applicate progressivamente, con conseguente graduazione degli effetti. L‘aspetto delle fratture varia notevolmente a seconda del modo con cui sono state applicate le forze (perlopiù trasversali o oblique); l‘accollamento o meno dei due monconi ossei dipende essenzialmente dall‘intensità del trauma. Si ha frattura da torsione se i monconi appaiono parzialmente ruotati l‘uno rispetto all‘altro; schiacciamento o stiramento se la forza applicata ha agito in direzione parallela a quella dell‘asse maggiore dell‘osso. Le linee di frattura possono interessare le cavità articolari (fratture comunicanti) oppure no. Le fratture possono essere composte o scomposte. In caso di osteoporosi o di disordini endocrini si possono verificare fratture patologiche o spontanee. Le fratture riparano attraverso processi rigenerativi simili a quelli della guarigione delle ferite, il cui risultato dipende soprattutto dal grado di avvicinamento dei frammenti ossei. Il tessuto connettivale che viene a formarsi fra i due monconi è detto callo osseo. Dopo la produzione del tessuto di granulazione si ha l‘inizio dei processi di ossificazione attraverso la deposizione di sali di calcio. In questa fase oltre alla proliferazione degli osteoblasti si ha anche la proliferazione degli osteoclasti, responsabili del rimodellamento dell‘osso neoformato (ispessimento permanente nel caso in cui il rimodellamento non sia sufficiente. Se i frammenti ossei sono distanti e i due calli non possono raggiungersi, si ha la formazione di una pseudoartrosi, con formazione di sierose nei punti di maggiore attrito. Se un fenomeno osseo, in conseguenza del trauma, ferisce la cute dall‘interno si ha una frattura esposta(il contrario=chiusa). Lo schiacciamento dei tessuti sinoviali è quasi sempre accompagnato da versamento intrarticolare di liquido che può anche essere emorragico: artosinovite traumatica. In casi estremi si può giungere ad anchilosi permanente per saldatura delle estremità articolari. Quando il trauma allontana i capi articolari si parla di lussazione o slogatura. Le cinetosi o cinetopatiesono una serie di alterazioni neurodegenerative che si manifestano in soggetti sottoposti successivamente e per un periodo adeguato di tempo ad accelerazioni secondo direzioni diverse, a cui i soggetti non sono abituati. Tra le cinetopatie si considerano il mal di mare (neupatia), il mal d‘aereo, il mal d‘auto, il mal di treno e il mal di terra (colpisce i marinai). Il mantenimento dell‘equilibrio e la nozione della propria posizione nello spazio risultano normalmente dal coordinamento di una serie di fattori: il funzionamento dell‘apparato vestibolare; gli stimoli posturali trasmessi dai meccanocettori situati nei muscoli, nelle articolazioni, nei tendini e nei legamenti; la localizzazione visiva. Questi vari organi di senso trasmettono le informazioni a centri coordinatori sottocorticali e alla corteccia cerebrale. L‘incoordinamento genera riflessi sbagliati dai quali dipende la perdita dell‘equilibrio. L‘interpretazione patogenetica delle cinetosi è ancora 69 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling controversa e vi sono due principali ipotesi: la causa prima sta in un traumatismo dell‘orecchio interno; il danno non dipende dalesioni anatomiche, ma da un difetto di coordinazione dei centri dell‘equilibrio, sollecitati da informazioni qualitativamente differenti. I riflessi generati da sollecitazioni opposte possono produrre sofferenze specialmente a livello del sistema neurodegenerativo, dal quale dipendono alcune delle manifestazioni cinetopatiche più appariscenti come la nausea e il vomito. 2.5G 4-5G 6G Accellerazioni Percezione tollerabile Emostorno negli arti Paralisi muscoli positive (verso l‘alto o inferiori,↓ RV- respiratori senso orario) >ipossia cerebrale Accellerazioni t>15‘‘↑RV->ipertenzione ↑RV eccessivonegative(verso il venosa >scompenso e edema basso o antiorario) cerebrale=microemoraggie polmonare Accellerazioni Molto meglio tollerate perche‘ assi trasversali sono piu‘ brevi->gli trasverse astronauti al decollo e all‘atterraggio si posizionano in modo da ricevere accellerazioni trasversali che possono essere anche maggiori di 9G In assenza di gravita‘ abbiamo: -vertigini da disfunzioni cerebrali -disidratazione->ipovolemia->↓Pa -ipotrofia m.striati -abbiamo effetti tardivi=affaticabilita‘ e osteoporosi. Le variazioni della pressione atmosferica come causa di malattia Profondita’ P. in azoto in Sintomi immers.(m) atm soluz.(L ) 35 4.5 1 Ebbrezza e lieve riduzione delle capacita‘ lavorative 50-60 6-7 2 Sonnolenza,confusione,rid.delle capacita‘ lavorative 60-75 7-8,5 4 Grave sonnolenza ,confusione ,problema nelle attivita‘ >75 >8,5 7-10 Narcosi da azoto Gli effetti patologici delleiperbaropatie si verificano soltanto quando si raggiungono valori atmosferici molto più elevati dei valori massimi normali; tali effetti sono soprattutto in rapporto con la solubilizzazione nel sangue e nei liquidi organici dell‘azoto, la cui solubilità in accordo con la legge di Henry è direttamente proporzionale alla pressione per il coefficente di solubilita‘(α). Differentemente dall‘ossigeno che viene in gran parte assorbito dall‘emoglobina (ossiemoglobina), l‘azoto si scioglie direttamente nel plasma. Gli effetti della maggior quantità d‘azoto nel plasma (gas inerte privo di tossicità) si verificano nel caso di brusche decompressioni che causano la liberazione del gas disciolto sotto forma di bollicine: embolia gassosa. Queste bolle di gas tendono a confluire in bolle più grandi e a salire nelle parti alte del corpo. Se si liberano nel versante venososi ha l‘accumulo di una notevole quantità di azoto nelle cavità della metà destra del cuore dalle quali non riesce ad uscire se non in piccole quantità a causa della comprimibilità dei gas: la bolla resta nel cuore e non progredisce in minima misura verso il polmone dove potrebbe liberarsi nell‘aria alveolare. All‘autopsia il cuore si presenta in diastole e ripieno di schiuma ematica (arresto cardiaco). Le bollicine che si liberano nel versante arterioso, invece non hanno alcuna possibilità di raggiungere l‘aria e finiscono per ostruire arterie destinate agli organi dove producono ischemia e infarti, specialmente a livello cerebrale che meno tollera l‘ipossia (necrosi). Talvolta la necrosi non dipende dall‘embolia ma da piccole emorragie provocate dall‘aumento della pressione del sangue, in rapporto con la forte pressione esterna; la sintomatologia passa spesso inosservata: svenimenti, disturbi funzionali, sensazione di malessere fino a portare a lungo andare a fenomeni epilettici o paralitici. 70 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling L‘ossigenazione iperbarica, invece, in cui si ha un forte aumento della pressione di ossigeno, viene usata sia in terapia che nelle pratiche di rianimazione. In particolare in situazioni in cui si ha una difettosa ossigenazione dei tessuti, come nello shock, si raggiunge lo scopo di portare a livello delle cellule, con meno sangue, una quantità d‘ossigeno sufficiente a garantire il regolare procedere del metabolismo. Uno degli inconvenienti è la cosiddetta tossicità dell’ossigeno(CNST=central nervous system toxicity) a cui sono particolarmente sensibili le cellule del SNC.L‘ossigeno determinana un‘aumento dei ROS e dei lipoperossidi che determinanodisturbi nervosi(irritabilita‘ e vertigini), alterazioni sensoriali(occhio e orecchio), convulsioni epilettiche e contratture muscolari (Twitching) fino ad arrivare al coma e alla morte. Abbiamo inoltre possibile sovradistenzione polmonare(barotruma polmonare)che ha due forme: -forma polmonare pura:rottura della parete alveolare con conseguente pneumotorace e scollamento dei polmoni dalla pleura -perdita d‘aria all‘interno dei vasi polmonari,arriva VS e all‘aorta attraverso la quale passa al cervello NB:condizioni prolungate di esposizioni a O2 iperbarico determinano riduzione di CO2 che viene ristabilizzata attraverso un meccanismo ipoventilatorio che pero‘ determina riduzione del pH e quindi dell‘affinita‘ dell‘O2 per l‘emoglobina con conseguente aumento dell‘apporto di O2ai tessuti. NB:se un soggetto mantenuto ad elevate Po2quando torna a condizioni pressorie normali puo‘ sviluppare fibrosi retrolenticolare e danni alla retina. Le ipobaropatie(aumento d‘altitudine)determinano effetti patogeni molteplici. La decompressione di parti limitate del corpo porta ad iperemia dapprima attiva ma che ben presto evolve versi la stasi con conseguente ipossia e fenomeni regressivi. Esistono diversi tipi di ipossia: ipossia ipossica o anossica dovuta a bassa tensione di ossigeno nel sangue arterioso; ipossia anemica dovuta a mancanza di una quantità di emoglobina sufficiente per il trasporto dell‘ossigeno necessario ai tessuti; ipossia stagnante o circolatoria dovuta ad un difetto dei vasi; ipossia istotossica in cui le cellule sono danneggiate e non sono capaci di utilizzare l‘ossigeno. Le ipobaropatie determinano solo ipossia ipossica. Nel sangue arterioso la tensione parziale di O2 è di 100 mmHg e la saturazione dell‘emoglobina è superiore al 95%; nel sangue venoso la tensione parziale di O2 è di 40 mmHg e la saturazione dell‘emoglobina scende al 70%: esiste un gradiente di tensione di ossigeno di 60 mmHg. Diminuendo la tensione parziale di O2nell‘aria inspirata diminuisce di conseguenza la saturazione dell‘emoglobina e il gradiente di tensione parziale fra sangue arterioso e sangue venoso: la curva di dissociazione dell‘emoglobina ha andamento sigmoidale per cui, abbassando le tensioni di O 2, diminuisce drasticamente la sua efficienza. L‘organismo reagisce aumentando la frequenza e la profondità degli atti respiratori (iperpnea) e la frequenza delle sistoli cardiache (tachicardia): la stessa emoglobina viene ad essere ossigenata più frequentemente del normale. Tuttavia aumentando la ventilazione polmonare si ha una maggiore perdita di CO2 (ipocapnia); ciò rende più stabile il legame dell‘ossigeno all‘emoglobina, che non viene rilasciato ai tessuti (ulteriore causa di ipossia). L’ipossia ipossica può essere acuta o cronica. L‘acuta si manifesta bruscamente; all‘iperpnea(aumentata profondita) iniziale fa seguito tachipnea fino ad arrivare alla dispnea(fame d‘aria).contemporaneamente abbiamo aumenti della frequenza cardiaca e alcalosi respiratoria(deplezione di CO2). Compare cianosi e si manifestano segni di debolezza e incoordinazione muscolare fino alla paralisi e alla perdita di coscienza. Nella cronicasi possono stabilire condizioni che, entro certi limiti, riescono a compensare la diminuzione della tensione parziale di ossigeno: si ha un aumento della quantità di emoglobina presente nel sangue dovuto soprattutto ad un maggior numeroe ad una maggior grandezza(macrocitosi) di eritrociti circolanti. Le cause di questa policitemia sono da ritrovare nell‘emoconcentrazione (aumentata perdita di vapore acqueo con la respirazione) e nell‘accelerazione dell‘attività emopoieticadovuta all‘iperplasia midollare in seguito ad un‘aumentata elaborazione dell‘eritropoietina (prodotta dal rene).L‘emoglobina viene resa meno affine da un‘aumento di 2,3-DPG. Si ha inoltre aumento piastrinico con diminuzione del tempo di coagulazione. 71 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Tutto ciò determina un aumento della massa e della viscosità del sangue, con sovraccarico notevole della sezione sinistra del cuore(che torna pero‘ ad una frequenza cardiaca normale); queste alterazioni fanno parte della sindrome di Monge o malattia delle altezze, di cui esistono una variante prevalentemente policitemica e cardiocircolatoria e una variante enfisematosa, nella quale predominano i sintomi polmonari. Spesso i soggetti presentano un caratteristico appiattimento e ingrandimento delle falangi distali delle dita: dita a bacchetta di tamburo. Patologie da ipobaremie: -Mal di montagna acuto=nei primi giorni trascorsi oltre 3000m il compenso respiratorio non e‘ sufficiente abbiamo emicrania(da vasodilatazione),nausea,stitichezza,vomito,riduzione della diuresi,disturbi visivi ,insonnia e debolezza. -Mal di montagna cronico=variazione dell‘equilibrio acido-base dovute al respiro periodico di cheyne-stoke,aumento dei GR e del Hb.inoltre si verifica il paradosso dei lattati (sopra 4000 metri)ossia la riduzione dei fenomeni di glicolisi anaerobica al fine di evitare un‘elevata acidosi metabolica. -Edema polmonare ad alta quota(HAPE)=12-96 ore dopo una ascesa veloce in alta quota.spesso complicato anche da edema cerebrale. -Edema cerebrale ad alta quota(HACE)=avviene nel 11%dei soggetti che vanno sopra i 2700m.disturbi nella minsione e nell‘evacuazione,perdita di coordinazione neuro-muscolare, emiparesi, perdita di riflessi e stato confusionale. Le malattie stagionali e le meteoropatie(no slide) Con il termine meteoropatie, anche dette ciclonopatie o ciclonosi, si intende una serie di modificazioni funzionali (sindromi) in rapporto con modificazioni dell‘ambiente geofisico. Si tratta di risposte neurovegetative insorgenti soprattutto in soggetti neurolabili, di fronte a stimoli esterni subliminali avvertiti come senso di fastidio: situazione di insofferenza a livello subcosciente che si concretizza in manifestazioni neurovegetative proprie della meteoropatia stessa. Si ha senso diffuso di malessere, irritabilità, modificazione dell‘umore, melanconia, forme depressive, inappetenza e nevralgie. Tuttavia il modo con cui le modificazioni climatiche o meteoriche agiscono sull‘organismo non è sempre ben chiaro. Le meteoropatie non devono essere confuse con le malattie stagionali: malattie determinate da cause varie, che si manifestano soprattutto in certe stagioni dell‘anno. Il fattore stagionale non è mai causa efficiente, ma solo predisponente in quanto favorisce l‘estrinsecarsi delle cause vere e proprie. Un tipico esempio è quello della malaria, di cui esiste una forma primaverile e una autunnale (periodi in cui le zanzare raggiungono la fase biologica in cui sono atte a trasmettere il Plasmodio da un individuo all‘altro). Altri esempi sono le pollinosi, i colpi di sole e di calore, l‘influenza, la rinite e la polmonite. Cause estrinseche di malattia di natura chimica Molte malattie sono causate dall‘azione di sostanze chimiche ben definite; i meccanismi con cui agiscono sono: 1. Spostamento del pH del mezzo per via della loro natura di acidi o di basi 2. Capacità di solvente 3. Denaturazione di proteine 4. Inibizione selettiva di una o più funzioni biochimiche delle cellule (azione tossica) (1) Le cellule sono molto sensibili alle variazioni del pH e ne sono protette entro certi limiti dai sistemi tampone che sono in genere sufficienti a impedire una variazione della reazione attuale oltre limiti sopportabili. Ciononostante un abbassamento notevole del pH può osservarsi in certi essudati. 72 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Nel sangue la riserva alcalina misurata in condizioni di tensione parziale di CO 2 di 40 mmHg ha un valore di 65: 100 ml di plasma possono fissare 65 volumi per 100 di CO2. Un esaurimento della capacità tamponante si osserva in condizioni di acidosi (diminuzione della riserva alcalina) e di alcalosi (aumento della riserva alcalina). I centri respiratori sono altamente sensibili alle differenze di concentrazione di CO2 nel sangue e reagiscono ad un suo aumento con un aumento della ventilazione polmonare. Nel caso in cui si abbia una diminuzione del pH,i processi ossidativi diminuiscono e tendono ad attivarsi gli enzimi lisosomiali (optimum di pH intorno a 5): si hanno processi autolitici. Se l‘abbassamento del pH è forte prevalgono gli effetti di denaturazione della proteine: la cellula cessa di esistere come entità funzionale; la denaturazione immediata è in genere irreversibile. Oltre alla denaturazione delle proteine, gli acidi forti producono anche effetti di disidratazione: le causticazioni da acidi (necrosi superficiali) sono di natura coagulativa e tendono a trasformarsi in escare secche per evaporazione dell‘acqua.Gli acidi forti, quando vengono diluiti, producono forti quantità di calore: una parte della loro azione patogena può essere attribuita agli effetti termici che possono indurre carbonizzazione della materia organica. Piccoli aumenti del pH provocano il subitaneo rigonfiamento dei mitocondri a cui corrisponde un aumento delle ossidazioni e una loro dissociazione dalle fosforilazioni. Ben presto anche le altre componenti cellulari si rigonfiano, gli enzimi si disintegrano e la cellula muore. I tessuti necrotizzati vanno incontro ad idrolisi di natura non enzimatica (dipendente dagli alcali). Le causticazioni da alcali sono caratterizzate da macerazione delle zone necrotizzate (escare molli); gli alcali forti idrolizzano anche le scleroproteine. Se il soggetto sopravvive le causticazioni riparano attraverso processi cicatriziali, spesso deturpanti. (2) I solventi dei lipidi disorganizzano la funzione delle membrane, provocando la lisi delle strutture; nella patologia spontanea è raro che una quantità sufficiente di solventi lipidici venga a trovarsi a contatto delle membrane, mentre è più facile che piccole quantità di sostanze liposolubili si sciolgano nelle membrane (meccanismo di penetrazione di alcuni farmaci). Di maggiore interesse nella patologia spontanea è la proprietà solvente dell‘acqua: trattamento con soluzioni ipotonicheprovoca lisi osmotica (le cellule si rigonfiano perché l‘acqua entra al loro interno, attirata dagli ioni che non possono diffondere attraverso la membrana); trattamento con soluzioni ipertoniche determina plasmolisi (gli ioni contenuti nel mezzo di sospensione attirano al di fuori delle cellule le molecole d‘acqua, con raggrinzimento della struttura cellulare). Il potere solvente dell‘acqua e i suoi effetti sulle strutture sono accresciuti dalle sostanze tensioattive, o detergenti, che abbassano la tensione superficiale: i detergenti si legano alla componente lipidica delle membrane cellulari, favorendo la penetrazione dell‘acqua. Sulle proteine i tensioattivi possono svolgere azione denaturante. Alcuni tensioattivi hanno caratteristiche ioniche e si distinguono in anionici e cationici; quest‘ultimi sono denaturanti più energici degli anionici. I tensioattivi non-ionici sono denaturanti molto meno energici: il loro effetto sulle proteine si limita a far aumentare l‘acqua di solvatazione e a rendere accessibili all‘acqua anche parti della molecola normalmente non raggiunte. (3) Per denaturazione di una proteina s‘intende una serie di modificazioni della struttura secondaria, terziaria e quaternaria, con l‘esclusione di quelle risultanti dall‘idrolisi di legami covalenti (peptidici). Tra gli agenti chimici denaturanti si ricordano le variazioni di pH, gli ioni metallici (competono per i carbossili con l‘azoto dell‘imidazolo), alcuni sali e varie sostanze organiche. (4) Con azione tossica s‘indica l‘effetto dannoso di alcune sostanze chimiche, veleni o tossine, capaci di agire elettivamente su determinate strutture biologiche, così da ledere in modo appariscente la loro funzione; rappresenta un caso particolare di lesione biochimica in cui gli effetti 73 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling biochimici sono evidenti prima che sia dimostrabile ogni alterazione morfologica. Per ogni sostanza è la dose che determina la tossicità: è il rapporto azione-dose che determina l‘azione di un veleno. La tossicità di una sostanza è dunque espressa dalla dose minima letale: quantità minima capace di uccidere tutti gli animali di una determinata specie e di un determinato peso in un determinato tempo. Esistono veleni ad azione immediata e altri che richiedono un lungo periodo di latenza necessario affinché venga metabolizzato dall‘organismo o affinché vengano raggiunti i siti attivi. Certi veleni diffondono in egual modo in tutto l‘organismo, altri vengono fissati in prevalenza in certi tessuti. In certi casi è preferibile usare la dose letale 50% (DL50): quantità minima di un veleno che è capace di uccidere il 50% degli animali della stessa specie trattati, in un dato tempo; viene riferita anch‘essa al peso corporeo. La DL50 fornisce maggiori garanzie di attendibilità statistica. Si distingue una tossicità acuta (prodotta da una singola dose) e una tossicità cronica, che risulta dal sommarsi di azioni tossiche ripetute per molto tempo. I veleni possono essere: di natura endogena (autointossicazioni), che si possono produrre in conseguenza di alterazioni metaboliche o situazioni patologiche varie; di natura esogena (avvelenamenti), il cui effetto e dosi utili possono variare molto a seconda della via di somministrazione. Fra i veleni esogeni naturali si distinguono fitotossine e zootossine. Le vie di introduzione nell‘organismo di veleni esogeni sono varie: via orale, inalazione, via percutanea e vie parenterali (intradermica, sottocutanea, intramurale, endovenosa, intrarachidea, intradurale). Meccanismo di difesa contro i veleni Fra i meccanismi di difesa si hanno difese congenite aspecifiche e difese acquisite specifiche per un dato veleno. Fra le prime si ritrovano sistemi atti a ridurre o a tamponare gli effetti del veleno, ritardando o impedendo il suo arrivo a destinazione, e sistemi che ne modificano la struttura chimica, così da renderlo meno dannoso e più facilmente eliminabile. -Vomito e diarrea impediscono al veleno di giungere a destinazione; -il pannicolo adipososottocutaneo può sottrarre al sangue una quantità non indifferente di tossici qualora questi abbiano un coefficiente di ripartizione fra acqua e grassi nettamente spostato a favore dei secondi(es.DDT presenta elavata solubilita‘ a livello dei grassi per questo e‘ tossico per gli insetti ma non per i mammiferi). -Per i veleni capaci di denaturare le proteine, un meccanismo protettivo è rappresentato dal contatto conproteine non essenziali per la cellula, atte a impedire il più pericoloso contatto con le proteine nobili. - Nel caso di veleni inoculati con il morso, l‘emorragia favorisce una rapida eliminazione del veleno. - Per veleni che agiscono grazie a modificazioni del pH, il meccanismo naturale di difesa è rappresentato dal potere tamponante dei liquidi corporei. - Le trasformazioni della strutturadel veleno sono operate da particolari sistemi enzimatici: alcune trasformazioni sono di natura demolitiva (acetilcolinesterasi, catalasi); altre combinano il tossico con altre sostanze (sintesi protettive).L‘organo detossificante per eccellenza è il fegato, le cui principali sintesi protettive sono: coniugazioni (glicinica, cisteinica, solforica e glucuronica), acetilazione (richiede l‘intervento del CoA), idrossilazione e demetilazione ossidativa (si svolgono pere intervento della catena monossigenasica citocromo P450-dipendente ->drug metabolizing system ), trasformazione del cianuro in tiocianato (richiede il cuproenzima rodanesi). Vedi tabella pag. 124. 74 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling In soggetti trattati ripetutamente con piccole dosi non mortali di determinati veleni si può avere il fenomeno dell‘assuefazione, noto anche come mitridatismo (Mitridate, re del Ponto, soleva premunirsi contro possibili avvelenamenti introducendo ogni giorno piccole dosi di tossico). Il fenomeno dipende dalla capacità dell‘organismo di aumentare l‘efficacia dei sistemi svelenanti, inducendo maggiore sintesi di enzima (antibioticoresistenza). Oltre all‘assuefazione si può avere la produzione di anticorpi specifici per quei veleni che hanno doti di antigene (perlopiù veleni di natura proteica). La vaccinazione preventiva con piccole dosi del veleno o con veleno che abbia perduto la sua tossicità, ma non il potere antigene (anatossina) è un mezzo profilattico atto a indurre nel soggetto una resistenza specifica. Tuttavia non sempre la reazione immunitaria rappresenta una difesa: le reazioni anafilattiche e allergiche ne sono un chiaro esempio. Sintesi letale e biotrasformazioni patogene In alcune occasioni la combinazione con sostanza prodotte dall‘orgaismo, genera composti con azione tossica maggiore di quella iniziale: sintesi letale o suicida. Ad esempio il fluoroacetato, sostanza contenuta in una pianta africana e usato come veleno per topi, penetra nella cellula e viene convertito, per mimetismo molecolare, in fluoroacetil CoA. Quest‘ultimo è utilizzato nella reazione di condensazione con l‘ossalacetato, endrando così nel ciclo di Krebs: il fluorocitrato risultante è un potente inibitore competitivo dell‘enzima aconitasi e pertanto blocca il ciclo degli acidi tricarbossilici. Altre sintesi letali che portano alla morte delle cellule riguardano gli analoghi delle basi puriniche e pirimidiniche (fluoropirimidine) che entrano nella costituzione degli acidi nucleici, una volta convertiti a deossiribosidi o deossiribotidi, bloccando la sintesi del DNA. Vengono usati come farmaci antiproliferativi, anticellulari o antivirali. Un concetto simile alla sintesi letale è quello di biotrasformazione patogena: reazione enzimatica che trasforma il substrato nella molecola effettivamente responsabile del danno cellulare. Rientrano in questo caso i processi che trasformano le amine aromatiche o gli idrocarburi cancerogeni (cancerogeni remoti) rispettivamente in esteri degli idrossiderivati o esteri dei diolepossidi (cancerogeni ultimi): molecole altamente reattive, capaci di formare addotti con il DNA. Un altro esempio è rappresentato dal CCl4: solvente dei lipidi che avrebbe effetto patologico solo se presente in grandi quantità. La lesione prodotta da piccole concentrazioni di CCl4 dipende dalla sua metabolizzazione nel reticolo endoplasmatico, attraverso la catena ossidativa microsomaleNADPdipendente (DMS: drug metabolizing system). Il CCl4 subisce una scissione omolitica che ne genera il radicale libero -CCl•3 (clorometile) e lo ione Cl-; in presenza di O2, -CCl•3 genera un secondo radicale libero: CCl3O•2 (triclorometilperossido). Questi metaboliti possono inattivare molecole dotate di importanti funzioni biologiche, legandosi ad esse con legame covalente e nello stesso tempo iniziare una reazione a catena sottraendo H a sostanze facilmente ossidabili, trasformandosi in cloroformio (CHCl3). Quest‘ultimo ha azione pro-ossidante responsabile della perossidazione dei lipidi insaturi delle membrane; può a sua volta può subire una scissione omolitica, generando altri radicali.Sostanze inducenti, come i barbiturici (che fanno aumentare il P450 nel RE), peggiorano i danni da CCl4. Altri alogenoalcali agiscono come il CCl4. Il prodotto di ossidazione dell‘etanolo, acetaldeide, è più tossico per il fegato che non l‘etanolo stesso(vd patologia d‘abuso di alcool etilico)l‘acido formico (prodotto derivato dal metanolo) è ancora più tossico dell‘acetaldeide. Queste biotrasformazioni patogene possono essere amplificate dall‘aumento degli enzimi che le catalizzano, per effetto dell‘induzione enzimatica; l‘attività inducente è spesso posseduta dallo stesso precursore della specie tossica. Gli agenti inducenti possono anche incrementare la sintesi di molecole abitualmente formate dalle cellule in piccole quantità, che hanno effetti patogeni quando superano certi livelli. Un esempio è rappresentato dai derivati allilici o dai barbiturici che sono in grado di indurre la sintesi dell‘ALA75 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling sintetasi: primo enzima e fattore limitante della biosintesi delle porfirine nel fegato. Si verifica un accumulo di granuli bruni e fluorescenti di protoporfirina, dannosi per il viscere che va incontro a processi regressivi e a cirrosi. Metalli pesanti I metalli pesanti agiscono essenzialmente sulle proteine, di cui producono la denaturazione; l‘effetto è in rapporto con l‘avidità dei metalli per il gruppo -SH o con la competizione per i gruppi carbossilici. L‘affinità per i sulfidrili è responsabile della rapida inattivazione di molti sistemi enzimatici. Per le loro capacità denaturanti i metalli pesanti vengono spesso usati come coagulanti, astringenti e antisettici. Le intossicazioni acute e croniche più frequenti sono quelle da Hg (idroargirismo) e Pb (saturnismo). Le intossicazioni acute da Hg(mercurio) erano molto frequenti in passato (veleno per suicidi e cure mercuriali per la sifilide).il mercurio si lega a gruppi SH(inattivando enzimi),riduce il rilascio di neurotrasmettitori interferendo con i canali ionici,determina un‘alterazione dei microtubuli.si manifestavano con violenti dolori, vomito ematico, diarrea(corrosione della membrana enterogastrica)e collasso cardiocircolatorio oltre a gravi processi regressivi dei parenchimi. Nell‘idrargirismo cronico i sintomi consistono in disturbi dell‘apparato digerente, manifestazioni nervose come il caratteristico tremore mercuriale (a carico della lingua si verifica balbuzie), ipereccitabilità nervosa e lesioni renali. L‘intossicazione acuta da Pb è rara, mentre più interessante è l‘intossicazione cronica(SATURNISMO=eventi descritti sotto).il piombo: -e‘affine per i gruppi SH,determina inibizione enzimatica,ferrochetolasie e δ-aminolevulinico deidratasi->↓sintesi dell‘eme. -compete con il Ca++ interferisce nell‘ossificazione e nella neurotrasmissione,a cui si unisce una ridotta produzione di calcitriolo=dolori articolari e alterazioni nervose (paralisi, encefalopatie, coliche). -blocca alcuni enziomi di membrana determinando emolisi e danni di membrana=anemia Nelle slide erano citati anche: arsenico Berillio Cobalto e carburo di tungsteno Cadmio Cromo Nichel cancro della cute,polmone e fegato Irritazione polmonare acuta,ipersensibilita‘ polmonare cronica,cancro polmonare Fibrosi polmonare e asma Tossicita‘ renale e cancro della prostata Cancro del polmone e delle cavita‘nasali Cancro del pomone e dei seni nasali NB:possiamo considerare che i Sali inorganici si accumulano a livello renale e epatico,mentre i Sali organici(costituiti da carbonio) superano la barriera ematoencefalica(neurotossicita‘)e la placenta(embriotossicita‘). Veleni dei funghi(no slide) Tra i funghi superiori (Eumiceti), la famiglia delle Agaricaceee è la più ricca di specie velenosi, specialmente nel genere Amanita, che comprende tuttavia anche specie mangerecce pregiate. Gli avvelenamenti indotti da questo genere sono soprattutto di due tipi: sindrome falloidinica(falloidina, fallina e falloina)esindrome muscarinica(α, β, γ, δ-amanitina: base ammonica quaternaria trimetilata). La falloidina ha azione molto più rapida dell‘amanitina, ma richiede dosi maggiori: la prima compare entro 2-4 ore dall‘ingestione, la seconda dopo 24-48 ore. La falloidina produce nel fegato un quadro di degenerazione vacuolare, insieme con intense emorragie parenchimali; è un veleno specifico della proteina contrattile actina-simile dei 76 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling microfilamenti. L‘α-amanitina blocca nel nucleo degli epatociti l‘RNA polimerasi con conseguente mancata sintesi dell‘mRNA; la sua azione è di tipo acetilcolinico: vomito, dolori addominali con diarrea, sudorazione profusa, scialorrea e miosi. Veleni di Artropodi(no slide) Quasi tutti i ragni elaborano sostanze tossiche e irritanti capaci di produrre processi flogistici e talvolta necrosi nell‘area della puntura; esistono però di gran lunga più pericolosi e capaci di produrre tossine mortali. Il veleno è prodotto in ghiandole che sboccano alla base dei cheliceri e viene inoculato al momento del morso. Tra i ragni più velenosi vi sono quelli appartenenti ai generi Latrodectes, Phoneutria e Lycosa. Fra le specie di Latrodectes, l‘unica diffusa in Italia è la vedovanera o malmignatta; i suoi veleni sono di natura proteica e determinano la produzione di anticorpi in genere specie-specifici. La sintomatologia dell‘intossicazione è dominata da manifestazioni neurotossiche con spasmi muscolari e contratture dolorose: come conseguenza dello spasmo muscolare diffuso si ha aumento della pressione con frequente emorragia cerebrale e scompenso cardiocircolatorio. Altri ragni danno luogo a sintomatologie diverse: la Lycosa (tarantola) produce necrosi abbastanza estesa della zona della puntura; il veleno di Phoneutria determina localmente un processo infiammatorio a cui seguono disturbi del sistema nervoso e cardiocircolatorio. Entrambi hanno attività proteolitica, attivano il tripsinogeno, non hanno azione emolitica e contengono la ialuronidasi:enzima diffusore che favorisce l‘invasione dei tessuti da parte del veleno. L‘azione tossica di Lycosa e Phoneutria spetta a neurotossine e miotossine. La puntura di scorpione è raramente mortale nell‘uomo adulto; produce gonfiore e dolore della zona lesa, con contratture muscolari, disturbi respiratori e cardiocircolatori, ipertensione e febbre. Tuttavia la puntura del Buthus occitanus può essere mortale. La neurotossina di molti scorpioni agisce soprattutto bloccando i canali del Na+.Alcuni veleni contengono un‘emolisina che è una lecitinasi simile a quella presente nel veleno di vari serpenti. Veleni di Pesci (no slide) In natura esistono molte specie di pesci velenosi; il veleno può essere inoculato per puntura o può essere contenuto nelle carni; le specie maggiormente presenti nei nostri mari sono lo Scorfano e la Tracina. La puntura dà un dolore intensissimo, cui seguono edema locale, disturbi generali a carico del sistema digerente, cardiovascolare e nervoso. Il veleno contiene una neurotossina, un‘emolisina oltre che una ialuronidasi. Veleni di Rettili(no slide) Fra i rettili, le specie velenose più note sono comprese fra gli Ofidi(serpenti), che agiscono con il morso. Esistono anche lucertole velenose, tra cui più nota è il gila o Heloderma suspectum(begie e marrone): la sintomatologia prevede forte dolore e gonfiore locale, nausea, vomito, manifestazioni nervose e il suo morso può essere mortale. Tra gli Ofidi alcune famiglie possiedono veleni particolarmente potenti: Crotalidi, Elapidi, Viperidi e Idrofidi. La famiglia dei Colubridi, cui appartine la maggior parte dei nostri serpenti, ha invece poche specie velenose. Agiscono attraverso neurotossine, emolisine, citolisine ed emorragine. Gli enzimi più importanti sono la fosfolipasi (lecitinasi) A che ha azione emolizzante, citolitica e neurotossica, l‘acetilcolinesterasi che ha azione neurotossica, la ialuronidasi che demolisce l‘acido ialuronico della sostanza fondamentale facilitando la diffusione del veleno nel tessuto. Le conseguenze del morso dipendono oltre che dalla natura del veleno, dalla quantità che viene iniettata (forza impiegata nel mordere, vigoria del serpente, età, stagione) e dalla zona del corpo colpita. Effetti dannosi dei pesticidi usati in natura 77 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling insetticida erbicidi fungicidi rodenticidi fumiganti -Organoclorurati(DDT) -organo fosfat(diazinon) -carbamati -agenti botanici(nicotina) -Componenti dell‘arsenico -dinitrofenoli -erbicidi clorofenossidici Captano,maneb,benomil Es fluroacetato -disolfuro di carbonio -dibromuro di etilene -fosfina -cloropicrina -Neurotossicita‘+epatotossicita‘ -neurotossicita‘ e neuropatia ritardata -neurotossicita‘ reversibile -parestesie,irritazione polmonare e dermatite allergica -iperpigmentazione,cangrena,anemia,neuropatia sensitiva -ipertermia traspirante -linfoma,sarcoma,fetotossicita‘,immunotossicita‘,cancro Tossicita‘ per il s.riproduttivo Insuff cardiaca e respiratoria,emoraggie -tossicita‘ cardiaca -neurotossicita‘ -edema polmonare e danno cerebrale -irritazione oculare,edema polmonare e aritmie 78 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling gli affetti avversi dei farmaci sono accettati solo quando e‘ favorevole il rapporto rischio\beneficio. Complicanze dei contraccettivi orali: - nel sistema cardiocircolatoria abbiamo rischi di: ictus e trombi a livello dell‘arteria retinica,infarti del miocardio,trombi della vena epatica,trombosi mesenterica,trombosi delle vene profonde e embolia polmonare. -a livello epatobiliare possiamo avere:ittero colestasico,adenoma epatico,calcoli biliari. 79 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling PATOLOGIE DA SOSTANZE CHE DANNO DIPENDENZA: abuso di alcool etilico: un bevitore abituale puo‘ tollerare fino a 700mg\dl di alcool(un bevitore occasionale a 300mg\dl e‘ gia‘ in coma). L‘etanolo CH3-CH2-OH avendo sia componente idrofilica che idrofobica e‘ un AMFOFILO;esso si produce per fermentazione(concentrazione del 15%)mentre bevande con un contenuto piu‘ alto sono state prodotte con distillazione. L‘assorbimento dell‘etanolo viene effettuato nel tratto gastro intestinale(nella mucosa gastrica dei maschi c‘e‘ quantita‘ maggiore di enzima alcool-deidrogenasi)(puo‘ avvenire anche pe rinalazione)e dipende dalla quantita‘ di etanolo consumata,dalla concentrazione,dalla velocita‘ di consumo,dalla composizione del contenuto gastrico.La distribuzione e‘ proporzionale al consumo di O2 nei vari tessuti ->arriva prima in tessuti con elevata vascolarizzazione e flusso(cervello,fegato,polmoni)esso e‘ inoltre in grado di attraversare la placenta. L‘etanolo viene trasformato in acetaldaide(nei microsomi,SNP, attraverso Cyt P450;nel citosol attraverso NAD+,nei perossisomi da una catalasi). Effetti: -fegato:epatite acuta e cirrosi alcoolica(↑sintesi lipidica+acetaldeide si lega alla tubulina riducendo funzione microtubuli) -SN:sindorme di Wernicke(carenza di tiamine)sindrome di Korsokoff(tossicita‘ e carenza di tiamina)degenerazione e neuropatia. -cardiovascolare:cardiomiopatia e ipertensione da vasocostrizione -gastrointestinale:gastrite e pancreatite -muscolatura scheletrica:rabdomilosi -apparato riproduttico:atrofia dei testicoli e aborto spontaneo -sindrome alcolica fetale:ritardo di crescita,diffetti alla nascita e ritardo mentale. tabagismo: il fumo e‘ costituito da una fase gassosa e una corpuscolata che sono costituite da piu‘ di 4000 costituenti di cui 43 sono carcerogeni.carcerogeni organospecifici : -polmoni e laringe:idrocarburi policiclici aromatici,poliono 210 ecc -esofago:N-Nitrosonornicotina(NNN) -pancreas:NNK -vescica:4-aminobifenile,2-naftilamina -cavita‘ orale:idrocarburi policiclici aromatici,NNK,NNN;il tabacco da fiuto=NNK,NNN,polonio 210 Oltre agli effetti carcerogeni nei vari organi(oltre a quelli sopra abbiamo anche rene,vescica e cercine uterina)il fumo facilita‘ ictus,bronchite cronica e enfisema,aterosclerosi coronarica e infarto del miocardio,ulcere peptidica,e nel feto determina riduzione del peso alla nascita‘ e aumento della mortalita‘ perinatale(maggiore probabilita‘,soprattuto tra 24-28 settimana di gestazione, di distacco placentare,placenta pervia,rottura prematura delle membrane) Sostanze stupefacenti: -cervello:ascessi cerebrali,overdose e astinenza -polmone:polmone da narcotici e granulomi da talco -rene:glomerulopatia -infezioni:endocarditi batteriche,epatiti virali,ascessi cerebrali e AIDS -locali(punti di inniezione):ascessi,celluliti,ulcere e trombosi venosa Sostanze stimolanti(anfetamine,efedrina e cocaina): effetti ―positivi‖:riduzione del senso di fatica e senso di benessere a livello del SNC,riduzione del senso di fame(effetto anoressizzante),aumento della glicemia e degli acidi grassi liberi,aumento della frequenza cardiaca. Effetti indesiderati: 80 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling -SNC:tremori,eccitazione,aggressivita‘,perdita del senso critico, forte stato depressivo, psicosi, cefalea e insonnia,anoressia,convulsioni.agiscono principalmente a livello del nucleo acumbens,della substantia nigra e dell‘area tegmentale ventrale. -sistema cardiocircolatorio:ipertensione da vasocostrizione e tachicardia,disturbi del ritmo,infarto del miocardio. Anfetamine:inibiscono la ricaptazione di noradrenalina e facilitano il legame di questa con il suo recettore.attivano la liberazione di dopamina. Cocaina:favorisce la liberazione di dopamina(euforia,paranoia e ipertermia) e noradrenalina(ipertenssione,aritmia cardiaca,infarti del miocardio,emoraggie cerebrali e infarto) Narcotici(Eroina,metadone,morfina) Aumentano la tollerabilita‘ del dolore ma determinano alterazioni dell‘umore,assuefazione,nausea, vomito,stipsi,scialorrea,aumento della sudorazione e riduzione del flusso urinario. Eroina:inibisce la liberazione di GABA (legandosi con i δ o K opiate receptor)in modo che questo non vada ad inibire la liberazione di dopamina. Morfina:si lega ai recettori Mu riducendo la sensazione di dolore. Cannabinoidi(hashish,Marijuana): aumentano il senso di benessere,danno euforia e probabilmente diminuiscono la tensione emotiva prima della gara. Effetti indesiderati:ansia,sonnolenza,apatia,tachicardia,ipotensione ortostatica,dipendenza, alterazioni personalita‘,alterazione percezione. Cannabis:il tetraidrocannabinol(ingrediente attivo)viene recepito dal recettore CB1 causa inibizione presinaptica del rilascio di vari neurotrasmettitori(→inibisce canali del Na+ e del K+=inibisce depolarizzazioni;dopamina e glutammato),e un attivazione del grigio periacqueduttale(che inibisce la via del dolore).determina deficit della memoria,psicosi,schizofrenia,e ha azione cancerogena nel fumatore e teratogena nel feto. Veleni endogeni Esistono situazioni patologiche in cui le sostanze tossiche prendono origine direttamente nell‘organismo, in seguito a deviazioni metaboliche gravi e persistenti: autointossicazioni. Qualcuno vi considera anche le sindromi da difettoso assorbimento intestinale in cui entrano nell‘organismo sostanze tossiche prodottesi nel tubo digerente o addirittura provenienti dall‘esterno e normalmente non assorbite (disordini alimentari, malattie batteriche con localizzazione intestinale, occlusione e paralisi intestinale). Le sindromi vere e proprie di autointossicazione si verificano nel corso di malattie del metabolismo come: il diabete, la gotta, disfunzioni gravi del fegato e del rene che ne compromettono la capacità emuntoria. Altre volte sono determinate dalla presenza nell‘organismo di focolai di necrosi: i materiali necrotici, riassorbendosi, possono determinare una sintomatologia tossica. Inoltre i veleni che si liberano dai tessuti lesi agiscono in parte direttamente, in parte attraverso la successiva lesione renale: gli ustionati muoiono quasi sempre per intossicazione endogena. Nel diabete la sindrome tossica dipende dall‘accumulo di cataboliti del metabolismo glucidico (ossidati parzialmente) e di quelli derivati dalla demolizione dei lipidi; nel coma diabetico si ha accumulo di corpi chetonici (acidosi) che vengono scarsamente smaltiti nel ciclo tricarbossilico. Nella gottasi ha invece iperuricemia. Nel caso di compromissione della funzione emuntoria renale si ha sindrome uremica, con ritenzione di urea e corpi azotati nel sangue fino ad arrivare al coma uremico.Se invece si ha riassorbimento di materiali contenuti nell‘urina, per ostacolo al normale deflusso, si incorre nella sindrome urinemica. Un‘altra grave intossicazione endogena è 81 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling rappresentata dagli itteri che sono dovuti ad una maggiore produzione di bilirubina o per iperemolisi o per ostacolo al deflusso della bile. Gli itteri ostruttivi hanno sintomatologia tossica particolarmente elevata in quanto insieme alla bilirubina si riversano nel sangueanche i sali biliari che, essendo tensioattivi, sono lesivi per le cellule. Categoria Micotossine Fitotossine Tossine animali Fonte Funghi claviceps aspargillus flavus ,fusarium trichoderma Farina di Cycas, piante del genere Senecio pepe nero,olio di sassafrasso, solanacee(patata) Serpenti api Dinoflagellati pesce palle Cangrena,convulsioni e aborto Cancro al fegato diarrea e atassia SLA Epatite Cancro neurotossina Tossicita‘ cardiaca,neurotossicita‘ tossicita‘ diretta e cardiaca neurot., paralisi,parestesia,paresi,vomito,diarrea neurotossicita‘,shock L’ALIMENTAZIONE COME CAUSA DI MALATTIA (a-D) L‘inadeguatezza di una malattia (qualità o quantità) può determinare numerose malattie. Sotto l'aspetto quantitativo si distinguono ipoalimentazione e iperalimentazione; se avviene una carenza riguardo l'aspetto qualitativo, la dieta si dice squilibrata. Le necessità caloriche dipendono da vari fattori, in rapporto con la costituzione organica e l‘equilibrio ormonale (es: ipertiroidei, necessitano di apporto calorico maggiore per il metabolismo basale aumentato; i bambini hanno bisogno di un apporto calorico per kg di peso maggiore degli adulti etc.). Un'alimentazione corretta può inoltre prevenire numerose patologie, tra cui i tumori, soprattutto quelli riguardanti il tratto digerente. È da ricordare che il cibo, come altre sostanze, può dare dipendenza, attivando sistemi dopaminergici, del benessere e della ricompensa. Infine è da ricordare che anche l'alimentazione è collegata a ritmi circadiani, in quanto in determinati momenti gli organi del tratto gastrointestinale sono più predisposti all'assorbimento; occorre quindi mangiare bene e nei momenti giusti per evitare infiammazioni del tratto digestivo. Effetti delle diete ipercaloriche Con una dieta ipercalorica un soggetto introduce più calorie del suo fabbisogno, determinando (se prolungata nel tempo) aumento del pannicolo adiposo e sottocutaneo (glutei, addome e torace) e del grasso periviscerale (ingrassamento). In queste zone (che sono anche le prime a dimagrire) il tessuto adiposo ha una connotazione fisiologica. L‘ingrassamento, dal punto di vista istopatologico, è una pseudo-ipertrofia e iperplasia del tessuto adiposo. A questo, corrisponde un aumento del lettocapillare: aumenta il lavoro cardiaco, che può causare ipertrofia cardiaca, determinando minori 82 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling prestazioni, soprattutto in caso di emergenza, causando maggiore affaticabilità nei soggetti adiposi e ipertensione.Abbiamo inoltre aterosclerosi cerebrale e coronarica(ictus e infarto) , ipoventilazione (sindorme di pickwick) ,calcoli biliari,osteoartrite, L‘obesità dipende da uno squilibrio tra l‘apporto calorico e la necessità. L'obesità è dovuta a fattori psicologici, ambientali, genetici(→NPY,grelina,galanina) e per la flora batterica (alcuni batteri producono tossine obessizzanti, così come alcuni farmaci, andando ad incidere sulla voglia di cibo), ma i motivi alimentari restano spesso alla base dell'ingrassamento (in alcuni tipi di obesità possono avere alla base alcune forme di alterazioni endocrine). Dall'obesità può scaturire un diabete mellito di tipo II; inoltre una dieta ipercalorica è anche associata spesso a bulimia, che può avere alla base anche fattori sociali (bulimia nervosa). Diete ipocaloriche Se una dieta apporta minori calorie di quanto è il fabbisogno, il soggetto andrà dapprima incontro a dimagrimento:atrofia del pannicolo adiposo sottocutaneo e del grasso viscerale, prima, e dei parenchimi (in particolare il muscolare e il ghiandolare), poi. Il tessuto adiposo va incontro ad atrofia gelatinosa: scompare il grasso e viene sostituito da un materiale mucopolisaccaridico. Caratteristico dei soggetti denutriti è l'edema da fame, dovuto, forse, all'ipoproteinemia (insufficienza epatica) o all'insufficienza cardiaca. I casi estremi di malnutrizione vengono definitimarasma. L'apporto energetico deficitario può essere dovuto anche ad un malassobimento o ad alterazioni metaboliche. Forma particolare di dimagrimento è l'anoressia nervosa(→GLP,leptina,melanocortina,ormone tiroideo), causata da un'erronea convinzione di obesità. È spesso associata a bulimia e non di rado culmina nel suicidio o nella morte, per eccessivo dimagrimento (anche a seguito d'ingestione di cibo, il sistema gastrointestinale è talmente debilitato che non riesce ad assorbire i nutrienti). Diete squilibrate La prevalenza, nella dieta, di un componente sugli altri (glucidi, proteine, lipidi) è causa di patologie. Le diete iperlipidiche aumentano i trigliceridi circolanti e i chilomicroni, che vanno ad aumentare la riserva lipidica del tessuto adiposo; una parte viene utilizzata dagli organi, soprattutto fegato, causando steatosi epatica, e cuore. Nel sangue le gocce lipidiche possono essere fagocitate dai macrofagi (lipofagi) che poi attraversano l'intima e si depositano nella media, causando ateromi. L'aumento di lipidi può comportare anche aumento di colesterolo, che porta ipercolesterolemia e successivamente si deposita negli epatociti. Va anche a formare ateromi. Le diete iperglucidichedetermina iperglicemia, fino a glicosuria; porta anche ad ingrassamento. Il sovraccarico glucidico stabile delle insulae pancreatiche è causa di diabete di tipo II. Le diete iperprotidiche causano numerosi disturbi: il fegato, ad esempio, necessita di apporto amminoacidico equilibrato. Eccesso di alcuni aa rispetto ad altri può causare steatosi epatica e necrosi. Inoltre queste diete sovraccaricano i sistemi di filtrazione dell'azoto (reni) fino all'uremia (accumulo di sostanza azotate nel sangue, come l'urea). Questo tipo di alimentazione rende anche più frequenti gli accessi gottosi. Il kwashiorkor è una sindrome dovuta a malnutrizione proteica, con negativizzazione del bilancio azotato. Si manifesta con arresto della crescita, anemia, apatia, edemi diffusi e alterazioni del parenchima di vari organi(tra cui: villi intestinali con conseguente diarrea)atrofia muscolare,dermatosi e depigmentazione. La mancanza di acqua non è compatibile con la vita (la morte sopraggiunge quando l'organismo ha perso il 10% del suo contenuto d'acqua: intensa sete, secchezza della cute, astenia ingravescente e perdita della conoscenza. All'opposto vi è l'intossicazione da acqua, causata da eccessiva ingestione di acqua prolungata nel tempo e non 83 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling bilanciata da eliminazione urinaria, causata da diabete insipido o potomania, una malattia psichica che causa un continuo stimolo di sete, che porta a ipervolemia, quindi a insufficienza cardiaca e a varie alterazioni del bilancio idrosalino. Diete carenti per particolari componenti Le sostanze a funzione plastica devono essere contenute nella dieta in quantità relativamente alta, poiché sono usate per la sintesi della materia vivente. Hanno natura lipidica, glucidica o amminoacidica. Sono essenziali soprattutto gli amminoacidi, al fine di introdurre quantità sufficienti di azoto (difficilmente introducibile con zuccheri e lipidi). Le diete ipoproteiche causano processi regressivi parenchimali, soprattutto a livello epatico, con atrofia, steatosi e necrosi. Ciò dipende da due cause: 1) gli aa essenziali servono all'epatocita per la produzione di proteine strutturali e funzionali; 2) la mancaza degli aa con lo zolfo porta a una insufficiente sintesi di proteine contenenti questo elemento (tra cui molti enzimi). Un quadro clinico da carenza proteica è il kwarshiorkior (vedi sopra). Un altro importante componente della dieta sono le vitamine; ne bastano piccole quantità, in quanto agiscono soprattutto come catalizzatori di reazioni;non sono sintetizzabili nell'organismo (alcune sono assunte come pro-vitamine e poi convertite successivamente). La flora batterica intestinale produce, tuttavia, numerose vitamine (alcune del complesso B e la K). Ognuno ha un suo fabbisogno vitaminico giornaliero, a seconda della specie, delle condizioni fisiologiche, dello stato della flora intestinale etc. Se il fabbisogno non viene coperto si determinano le ipovitaminosi e la situazione opposto è l'ipervitaminosi (dosi eccessive di una determinata vitamina); le ipervitaminosi naturali sono rare, sono perciò state descritte quelle sperimentali o iatrogene. Le ipervitaminosi riguardano soprattutto vitamine la cui eliminazione richiede un determinato mtabolismo (es: la niacina viene eliminato come N-metil-derivato) e per le vitamine liposolubili, come la A e la D. L'ipovitaminosi può dipendere da: • reale carenza della vitamina nella dieta (carenza primaria; tutte le altre seguenti sono secondarie) • aumento del fabbisogno della vitamina (es: il fabbisogno di tiamina aumenta in soggetti che seguono una dieta particolarmente ricca di carboidrati). Può dipendere da condizioni fisiologiche, tipo di dieta, tipo di lavoro etc. • difettoso assorbimento della vitamina, ad esempio in seguito a disfunzioni intestinali o diminuzione di secrezione biliare, che determina malassorbimento delle vitamine liposolubili • ipofunzionedella flora batterica intestinale (es: dopo terapia antibiotica) • distruzione della vitamina causata da qualche sostanza nella dieta • trattamento con sostanze inibenti le vitamine: antivitaminici, che determinano inibizione competitiva sui sistemi enzimatici dell'organismo, o che sequestrano la vitamina impedendone l'utilizzo (es: l'avidina blocca completamente la biotina). Ipovitaminosi B1 (Tiamina)(da saper bene) La forma attiva è la TPP (tiamina Pirofosfato), coenzima delle carbossilasi, delle reazioni di decarbossilazione ossidativa degli alfa-chetoacidi (piruvato -> acetil-CoA e alfa-chetoglutarato -> succinil-CoA), controllando il ciclo di Krebs; agisce anche a livello delle transchetolasi (ciclo dei pentoso-fosfati). La sindrome naturale da carenza di tiamina è il beri-beri, in passato diffusa nell'Asia orientale, dove si mangiava solo riso (aumentandone anche il fabbisogno). Il beri-beri è una sindrome polinevritica (interessa numerosi nervi), caratterizzata da disturbi sensitivi e motori e 84 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling processi regressivi del SNC. Esistono tre forme cliniche: la forma secca (o paralitica) in cui prevale la sintomatologia nervosa; nella forma umida (o cardiovascolare) e nella forma acuta (o fulminante) prevale la sintomatologia cardiocircolatoria. Nella forma secca, i primi nervi ad essere interessati sono quelli degli arti inferiori (a lungo decorso); si ha quindi perdita della sensibilità tattile seguita da parestesie; successivamente si riscontrano problemi alla deambulazione e incoordinamento motorio. In ultimo si trova paralisi e successiva atrofia delle masse muscolari. Compare spesso anche la sindrome di Wernicke-Korsakoff, con stato confusionale, atassia e oftalmoplegia. La forma umida è caratterizzata da rapida comparsa di edemi, sovrapposti alle manifestazioni paralitiche. Comincia in genere agli arti inferiori e si generalizza (anasarca); possono interessare anche le cavità sierose. A livello cardiocircolatorio si ritrova aritmia, dovuta sia al controllo nervoso sia ad una sofferenza miocardica, ipertrofia ventricolare, specialmente a carico della sezione destra. La morte avviene per collasso cardiocircolatorio. La forma acuta è caratterizzata dall'insorgenza rapida del grave quadro d'insufficienza cardiocircolatoria, che determina bruscamente la morte. Nel bambino la forma più frequente è la umida, complicata da disturbi del sistema gastrointestinale; a livello nervoso vengono colpiti soprattutto i nervi cranici (strabismo, ptosi palpebrale, afonia). Le lesioni caratteristiche del beri-beri sono associate al ruolo della tiamina nella produzione di acetil-CoA, indispensabile per la sintesi dell'acetilcolina. La carenza di questo neurotrasmettitore genera sospensione della trasmissione sinaptica a livello della placca motrice. È spesso visibile negli alcolisti, che hanno un ridotto apporto dietetico e un alterato assorbimento intestinale. Ipovitaminosi B2 (riboflavina o vitamina idrosolubile dell’accrescimento)(da saper bene) È una vitamina presente in tutti i tessuti animali, ma prodotta solo nel mondo vegetale. Nei tessuti animali si ritrova sottoforma di nucleotide (FAD o FMN), spesso associato a proteine enzimatiche. FAD e FMN hanno elevato potere ossido-riduttivo. La maggioranza dei flavoenzimi contieneFAD (flavoproteine) e FAD legato ad uno ione metallico (metalloflavoproteine), in cui il metallo è legato sia al FAD che all'apoenzima. Molte deidrogenasi mitocondriali utilizzano FAD (succinicodeidrogenasi, glicerolo-3-fosfato deidrogenasi (a livello citoplasmatico è però NAD-dipendente), lipoato-deidrogenasi); la NADH-deidrogenasi è una ferroflavoproteina, etc. Nell'uomo l'ariboflavinosi è molto rara e si manifesta con astenia, irritabilità, disturbi digestivi, anemia. Nel bambino si ha ritardo dell'accrescimento (la riboflavina è detta anche "vitamina idrosolubile dell'accrescimento"), manifestazioni distrofiche della cute(visibili sul volto) e delle mucose (le labbra si screpolano e si disepitelizzano, compaiono fissurazioni e ragadi (cheilosi anche detta cheilite), si ha atrofia delle papille e desquamazione, la lingua diventa rosso rutilante (lingua magenta), per l'atrofia dell'epitelio e la dilatazione capillare; spesso si formano solchi e fessure (lingua scrotale)). Altre alterazioni riguardano gli occhi: bruciore e lacrimazione per esposizione alla luca (fotofobia), alone rosso circumcorneale; la cornea può arrivare ad opacizzarsi; nei casi gravi si ritrova cataratta, e ridotta capacità visiva nelle ore notturne (emeralopia, più spesso causata da ipovitaminosi A). Ipovitaminosi e ipervitaminosi PP (niacina)(da saper bene) PP sta per Preventing Pellagra, in quanto una sua carenza causa questa malattia. Le forme biologicamente attive sono il NAD e il NADP; entrambe le forme hanno elevato potenziale ossidoriduttivo e sono presenti in numerosi enzimi (NAD fa parte della catena respiratoria e in numerose deidrogenasi; il NADP è cofattore dell'isocitrico-DH, della G6P-DH, e delle DH attive nei microsomi). La carenza della vit. PP causa pellagra e black tongue disease (l'ultima è tipica dei cani ma può manifestarsi anche nell'uomo). La sintomatologia della pellagra vede tre gruppi principali di alterazioni a carico della cute (dermatite), del SN (demenza e manifestazioni neurasteniche e melanconiche), e del sistema digerente (diarrea) ->malattia delle 3D. Le lesioni cutanee compaiono prima come eritema(nelle regioni esposte alla luce), poi con bolle a contenuto sieroso e successivamente siero-ematico o purulento (pemfigo pellagroso); le lesioni bollose 85 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling subiscono spesso riparazione. Nelle zone non colpite dalle bolle compaiono iperpigmentazione e ipercheratosi, diminuzione dell'elasticità della cute e screpolature (da cui il termine pelle agra = ruvida). A carico del sistema digerente si notano cheilite(lesioni e ragadi) e glossite, disepitelizzazione; sono colpiti anche labbra, gengive, faringe ed esofago; l'alimentazione diventa difficoltosa. In seguito l'infiammazione si estende allo stomaco e all'intestino, causando vomito e diarrea, e al fegato. Le alterazioni nervose l'area sensoriale, motoria e psichica: sono frequenti le parestesie(formicolio), e le iperestesie dolorose; a livello motorio compaiono spasmi e/o paralisi (soprattutto dei muscoli oculari); a livello psichico si nota dapprima ipereccitabilità e poi manifestazioni neurasteniche e depressive; a lungo, si può vedere un'evoluzione demenziale, con allucinazioni e deliri. È frequente, nel pz pellagroso, l'anemia, con aumento di porfirine nel sangue e nelle urine (meccanismo probabilmente associato ad un ostacolo nella sintesi dell'Hb). Sono frequenti anche ipotensione e disturbi della funzionalità cardiaca. Nel caso della vitamina PP si conosce anche una sindrome ipervitaminosica di origine iatrogena: l'aumento di vitamina richiede un'aumentata eliminazione. Essendo che la vitamina PP viene eliminata come N-metil-nicotinammide, molti gruppi metilici vengono sottratti agli altri metabolismi, che si esprime con una grave steatosi epatica. Ipovitaminosi B6 (piridossolo) La vit. B6 svolge la sua funzione biologica come piridossal-fosfato, cofattore di molti enzimi del metabolismo degli aa (transaminasi, aa-decarbossilasi, aa-deidrasi e aa-desulfidrasi e aa-racemasi etc.). Inoltre il PLP costituisce il gruppo prostetico della glicogeno-fosforilasi. L'ipovit. B6 è stata ottenuta solo sperimentalmente, ma è presente in varie forme di malnutrizione. Si presentano dermatiti, anemie microcitiche e alterazioni del sistema gastrointestinale e nervoso. Sperimentalmente nel ratto si nota: dermatite, che evolve in ulcerazioni, fissurazioni e croste; microcitemia, con GR emoglobinopenici; aumentano i neutrofili (stimolazione midollare date dall'ipossia che induce la produzione di EPO a livello renale) ma diminuiscono i linfociti, causando deficit della risposta immune; l'ipossia induce anche ipertrofia cardiaca; sono presenti un ritardo nell'accrescimento e disturbi del SN; nausea, anoressia e vomito. Carenza di acido pantotenico (vit. B5) L'acido pantotenico svolge la sua funzione in quanto componente del Coenzima-A, indispensabile per l'attivazione dell'acetato e degli acidi carbossilici. Interviene in numerose reazioni (piruvato-> acetil-CoA, alfa-KG -> succinil-CoA, metabolismo del colesterolo, reazione di acetilazione etc.). Le carenze di CoA sono soprattutto a carico della cute e del SN. Una vera e propria sindrome non è descritta nell'uomo , anche se molti attribuiscono alla carenza di ac. pantotenico la melalgia alimentare, causa di dolore e bruciore agli arti inferiori, dovuta a lesioni nervose; i soggetti presentano diminuzione delle reazioni di acetilazione. Le sindromi da pantotenico-deficienza sono in relazione al suo ruolo nei metabolismi (es: steatosi nel cane, lesioni surrenaliche nel ratto (deficit sintesi di colesterolo e orm steroidei), che porta a iperplasia delle stesse fino a necrosi per esaurimento funzionale etc.). Carenza di biotina(no slide) I batteri intestinali sintetizzano quantità di biotina sufficienti al normale fabbisogno. Per ottenere una sindrome carenziale occorre quindi o distruggere la flora batterica intestinale o bloccarne l'assorbimento, ad esempio tramite avidina, una proteina basica presente nel bianco d'uovo che la lega e la la rende inattaccabile dagli enzimi intestinali. La biotina è coinvolta in processi di 86 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling carbossilazione e una carenza (sperimentale) causa dermatite, adinamia, disturbi digestivi e dolori muscolari. Carenza di acidi folici La forma biologicamente attiva è quella ridotta (5,6,7,8-tetraidrofolico), capace di legare unità monocarboniose, che possono poi essere cedute ad altri substrati (es: gly -> ser, his -> glu, etc.). La sindrome carenziale dipendono dall'azione di questa vitamina nella sintesi della colina e dei precursori degli acidi nucleici. La carenza si manifesta come anemia macrocitica: i GR hanno diametro superiore al normale ma diminuiti di numero. Compaiono poi alterazioni della mucosa orale ed esofagea e lesioni trofiche della mucosa gastrica e intestinale. Il fegato presenta spesso processi regressivi (steatosi). Carenza di vit. B12 Nella vit. B12 è presente una corrina (simile alla porfina, ma con un ponte metinico in meno) legata ad un atomo di cobalto. La vitamina svolge la sua azione biologica come coenzima B12, che, al posto di una molecola di -CN presenta una molecola di deossiadenosina. Il coenzima interviene nella reazione da metil-malonil-CoA a succinil-CoA, controlla la sintesi di gruppi metilici labili, mantiene i gruppi -SH allo stato ridotto e infine interviene nella riduzione dei ribonucleotidi a deossiribonucleotidi. La sindrome nturale da carenza di biotina è l'anemia perniciosa: la vitamina non è carente nella dieta, ma non può essere assorbita a causa della mancanza, nel succo gastrico, del fattore intrinseco di Castle(la vitamina rappresenta il fattore estrinseco). Si presentano numerose lesioni ematologiche: i normoblasti sono sostituiti dai megaloblasti e gli eritrociti dai megalociti. Nei megalociti il contenuto di Hb è superiore alla norma e l'anemia è di tipo ipercromico. I GR vanno facilmente incontro ad emolisi, per cui negli anemici perniciosi è spesso presente uno stadio sub-itterico. Anche i leucociti e le piastrine sono diminuiti. I linfociti tendono invece a rimanere costanti (eccetto nella forma leucocitaria: leucopenia con linfocitosi relativa). A livello nervoso compare, in fase avanzata, la Sindrome di Lichthein, o sindrome neuroanemica: incoordinazione motoria e atassia, per degenerazione dei cordoni posteriori spinali. Tutti i sintomi scompaiono rapidamente a seguito di trattamento con vit. B12. Carenza di metili labili(no slide) Diete carenti di colina, metionina e altri metili labili sono cause di patologie gravi al fegato (steatosi) e al rene (alterazioni regressive di vario genere). I metili labili vengono prodotti dall'organismo (se vi è sufficiente apporto di vit. B12 e acidi folici), ma non in maniera sufficiente, per cui occorre assumerne in parte con la dieta. Carenza di acido ascorbico (vit. C) L'acido ascorbico previene lo scorbuto, la malattia carenziale più antica. L'uomo, la scimmia e le cavie sono gli unici animali incapaci di sintetizzarlo. L'attività biologica dell'acido ascorbico è probabilmente in rapporto con la sua grande capacità ossido-reduttiva, e riguarda probabilmente la la sintesi delle glicoproteine. Lo scorbuto è caratterizzato da manifestazioni emorragiche. Nell'adulto si hanno inizialmente deperimento, astenia, dolori muscolari e ipotensione arteriosa; poi iniziano a manifestarsi emorragie(inadeguato sostegno dei vasi da parte del collagene)e scarsa guarigibilita‘ delle ferite; è spesso presente ipercheratosi, specialmente nelle zone cutanee attorno ai 87 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling peli. Nel bambino la malattia assume le connotazioni della Malattia di Mòller-Barlow; vi è ritardo nell'accrescimento, ed emorragie, soprattutto a carico dell'apparato osteoarticolare: in corrispondenza delle epifisi delle ossa lunghe e delle inserzioni sternali delle coste, dove viene a disegnarsi il "rosario scorbutico" (da non confondere col "rosario rachitico"). Le alterazioni ossee consistono in una diffusa osteoporosi e nell'atrofia della corticale, che causa fratture. A livello delle microfratture si creano delle "zone dei detriti" in cui si nota la disorganizzazione ossea; la cartilagine di coniugazione si ispessisce e così anche quella calcificata. Il processo di guarigione delle ferite è rallentato e le difese verso le infezioni sono ridotte. Si nota (nella cavia come nell'uomo) aumento di volume delle surrenali, a causa di processi regressivi, emorragie e necrosi. Le surrenali contengono grandi quantità di vit. C: a livello corticale sembra servi a nella sintesi dei corticosteroidi; a livello midollare svolge funzione protettiva nei riguardi dell'adrenalina (in carenza va incontro ad autoossidazione e diminuisce notevolmente; questo potrebbe stare alla base dell'ipotensione nello scorbuto). Tornando alle emorragie, non è ancora chiara la causa della fragilità capillare: alcuni sostengono che sia dovuta ad una carenza della sintesi del collagenee del connettivo che circonda i vasi(=ritardo anche nella guarigione di ferite); altri ritengono che la causa sia dovuta ad una difettosa sintesi dei mucopolisaccaridi e delle glicoproteine che formano la sostanza cementante intercellulare della membrana basale.La vit. C ha un ruolo anche nell'equilibrio perossidativo della cellula (riduce il ferro da +3 a +2) e può avere azione antiossidante sulla vitamina E, con azione protettiva antiradicalica. Infine negli scorbutici è presente l'anemia: esso interviene nella riduzione dell'acido folico a tetraidrofolico, e nel pz scorbutico è molto ridotto: l'anemia è quindi di tipo macrocitico (simile a quella da carenza di folati) ed è corretta con assunzione di acido folico. Carenza e ipervitaminosi A(da fare al meglio) Esistono varie forme e stereoisomeri della vitamina A; vengono prodotte, nei tessuti animali, da provitamine, molte delle quali sono di origine vegetale: i caroteni, che vengono convertiti dalle cellule intestinali. La vitamina A è particolarmente importante nel fenomeno della visione: sia coni che bastoncelli contengono cromoprotidi, contenti una parte proteica e il retinale tutto trans. La carenza di vitamina A (nell'animale) si manifesta inizialmente con : -arresto dell'accrescimento -danni oculari: dapprima vi è xeroftalmia, con indurimento ed opacizzazione della congiuntiva(macchie di bitot=detriti di cheratina nella congiuntiva) e della cornea (metaplasia cornea cheratomalacia); questa va incontro a screpolature, su cui possono impiantarsi germi; se l'infezione si espande all'intero occhio si parla di panoftalmite. Nell'uomo uno dei primi sintomi è l'emeralopia, ovvero perdita della visione notturna; la ridotta funzionalità dei coni si traduce in una diminuita sensibilità cromatica. -Oltre alla cornea, altri tessuti vanno incontro a sostituzione con tessuti metaplastici, causando disturbi funzionali e ridotta resistenza alle infezioni. -ipercheratosi follicolare della cute -cheratinizzazione della pelvi renale con formazione di calcoli(puo‘ trasformarsi in metaplasia avanzata). Nell'uomo l'ipovitaminosi A è spesso causa di malassorbimento o deficit nella conversione da provitamina a vitamina (esempio nel diabete e nell'ipotiroidismo). La vitamina A ha anche attività 88 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling antiossidante ed i danni parenchimali presenti nell'ipovitaminosi possono essere dovuti alla mancata protezione contro i radicali liberi. L'ipervitaminosi A, nel ratto, causata dall'introduzioni di alte dosi di vitamina (non di provitamina), determina una sindrome a carico del sistema osteo-cartilagineo: lo spessore delle ossa diminuisce e sono frequenti fratture; vi è poi un'anemia emolitica e nel coniglio si vede l'afflosciamento delle orecchie (la vitamina A ad alte dosi induce lesioni lisosomiali e liberazione di catepsine). Inoltre la vitamina A può anche causare un disaccoppiamento della fosforilazione ossidativa. Infine, essendo liposolubile, può penetrare nelle membrane e disorganizzarle. Carenza e ipervitaminosi D La vitamina D3 è la più abbondante nei tessuti animali e si produce dal 7-deidrocolesterolo per irraggiamento con raggi UV e rottura dei legami tra C9 e C10. La carenza nel bambino si manifesta con rachitismo, mentre nell'adulto con osteomalacia; le maggiori conseguenze sono a carico delle ossa: nel bambino il difetto maggiore è a carico delle cartilagini di coniugazione (aumenta di spessore e di altezza, la disposizione delle cellule è alterata e i processi di calcificazione sono scompaginati o assenti; l'osso si impoverisce della parte calcificata e aumenta l'osteoide; i canali di Havers risultano ristretti od obliterati), mentre nell'adulto è a carico del periostio e dell'endoostio. Nel bambino nei primi anni di vita, per carenza di vit. D si nota ritardata o mancata chiusura delle "fontanelle". L'appiattimento dell'occipite e della volta cranica dà origine al caput quadratum; il caput natiforme prevede invece la prominenza delle bozze frontali e parietali e e un avvallamento in corrispondenza della sutura sagittale. Si osservano poi alterazioni caratteristiche del torace, quali il torace a clessidra (restringimento della parte mediana), e di pollo (convessità anteriore dello sterno). Sono frequenti la cifosi e la scoliosi. È presente anche il rosario rachitico, causato dall'ingrossamento delle giunzioni sterno-costali. Si osservano anche alterazioni delle ossa del bacino e degli arti inferiori (gambe a falce). Nell'adulto l'osteomalacia si manifesta come deformazione delle ossa soggette alla gravità, ovvero del bacino, colonna vertebrale torace e arti inferiori. Nel bambino la carenza è quasi sempre dovuta a carenza nella dieta o per disturbi alimentari; nell'adulto invece è quasi sempre causata da aumenti del fabbisogno della vitamina. Nel bambino oltre al rachitismo intestinale esiste una forma di rachitismo renale, che dipende da eccessiva perdita di fosfati e calcio a livello renale. Nel bambino, accanto alle alterazioni ossee, vi sono disturbi muscolari e nervosi, ipofosfatemia, e possibile conseguente ipocalcemia, causa dei disturbi dell'ossificazione. La sindrome ipervitaminosica è caratterizzata da alterazioni a carico delle ossa e dei connettivi degli organi parenchimali: nelle ossa si notano fenomeni di decalcificazione, mentre nei connettivi si notano processi di calcificazione. Nel sangue troviamo ipercalcemia; vi è un'aumentata emolisi, in rapporto con un'azione proossidante della vitamina, che porta alla perossidazione delle membrane interne degli eritrociti. A livello mitocondriale causa disaccoppiamento della fosforilazione ossidativa e attivazione dell'ATPasi. Carenza di vitamina E Carenza di vitamina E causa sterilità, grave distrofia muscolare,encefalomalacia e altri processi regressivi del parenchima epatico e di altri. La vitamina E ha elevato potenziale ossidoreduttivo e si pensa possa partecipare alle reazioni della catena respiratoria o della fosforilazione ossidativa (declino respiratorio: una sua carenza causa declino delle attività ossidative dei tessuti) e 89 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling funzionare come agente antiossidante (la sindrome carenziale prevede perossidazione dei lipidi insaturi e conseguenze tissutali). Nella ipovitaminosi E le lesioni muscolari sono le più frequenti e sono definite distrofie muscolari nutrizionali: si ha alterazione delle miofibrille con diminuzione della miosina, a cui segue la perdita della capacità che ha l'actina di polimerizzare. È frequente la necrosi delle fibre muscolari o una loro atrofia, per cui le fibre appariranno di diverso spessore. Questo porta alla riparazione del tessuto muscolare e possono comparire siti di calcificazione. L'encefalomalacia (frequente nei pulcini) prevede degenerazioni a carico del cervello e di fasci nervosi, che porta a atassia, ipertonie e spasmi dei muscoli scheletrici, paralisi. Compare poi uno stato edematoso diffuso (anasarca). Sono frequenti versamenti sierosi ed endoarticolari e manifestazioni emolitiche. Nel maschio si assiste poi a degenerazione e necrosi dell'epitelio germinativo, fino alla sterilità definitiva: i testicoli vanno in atrofia. A livello epatico si ha steatosi e necrosi. Carenza di vitamina K I batteri intestinali producono abbondanti quantità di vitamina K, per cui non esiste una sindrome carenziale vera e propria nei mammiferi, ma può comparire tuttavia a seguito di gastroenteriti o di malassorbimento dei lipidi dovuto a disfunzioni biliari o epatiche. La principale conseguenza di una ipovitaminosi K è la scarsa coagulabilità del sangue (K da Koagulation), causata dalla ridotta sintesi epatica di protrombina e di vari fattori della coagulazione. Sostanze derivanti dal dicumarolo, un'anti-vitamina, sono usate come farmaci anticoagulanti. Carenza di acidi grassi insaturi essenziali (omega-3 e omega-6) Gli acidi grassi insaturi della serie omega-3 e omega-6 non sono sintetizzabili e vanno assunti con la dieta, ma sono essenziali nella costituzione delle membrane cellulari, essendo tra i più frequenti nella costituzione dei fosfolipidi. Nel ratto si notano ritardo nella crescita, con aumento del metabolismo basale, aumento del consumo idrico e steatosi epatica. In realtà non sarebbero delle vere vitamine, in quanto hanno funzione plastica e non catalitica (come gli aa essenziali). Tuttavia molti ancora li classificano come vitamina F. Carenza di sostanze minerali Alcuni minerali funzionano come materiale plastico e sono inclusi in strutture biologiche, altri come cofattori o catalizzatori di reazioni enzimatiche. Il fabbisogno giornaliero di questi metalli è molto basso. Una sindrome carenziale, da insufficienza di iodio, è il gozzo (ipotiroidismo primario). Molto più frequqnti sono però le sindromi policarenziali, come la sindrome da fame, in cui sono carenti sostanze plastiche, vitamine e minerali. Alcune sindromi carenziali sono state però provocate in laboratorio: La carenza di calcio causa alterazioni nella composizione e nella funzione del sistema scheletrico. La sintomatologia è quella descritta con l'avitaminosi D (che causa, a tutti gli effetti, una carenza calcica). Le carenze di ferro consistono in anemia ipocromica e in processi regressivi di vari tessuti (specialmente cute e annessi, mucosa orale e fegato). L'anemia è causata da una ridotta sintesi dell'emoglobina, di cui il ferro è una componente essenziale. La sideropenia non sempre è causata da una carenza nell'apporto del ferro, ma più spesso in un malassorbimento intestinale, con varie cause (es: achilia gastrica) o per eccessivo consumo (es: emorragia). È nota anche una sindrome da 90 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling eccesso di ferro, dovuto ad alterazioni genetiche dei trasporti del metallo (emocromatosi sistemiche): il ferro ha azione proossidante e causa formazione di radicali e perossidazione lipidica, con difetto dell'accrescimento, anemia emolitica, processi regressivi di vari tessuti. Il selenio è cofattore di una glutatione-perossidasi e una sua carenza causa declino delle capacità ossidative delle cellule, soprattutto del fegato, fino alla necrosi epatica (la somministrazione di vitamina E migliora il quadro). Sindromi pluricarenziali Oltre al kwashiorkor e alla sindrome da fame (di cui si è parlato), un'altra sindrome pluricarenziale comune è la sprue (nostras se avviene in Europa (sporadicamente) o tropicale (America centrale e Stati Meridionali dell'America del Nord, Antille e Asia Orientale)). Caratteristico della sprue tropicale è un malassorbimento dei grassi, con diarrea e carenza di fattori plastici, vitaminici e minerali. Si manifesta con addome tumido e disteso, steatorrea, AGL alti, anemia ipercromica, sindrome neuranemica (simile a quella dell'anemia perniciosa), tetania (difettoso assorbimento del calcio). La celiachia o morbo celiaco è causata da un'intolleranza immunologica alle proteine del glutine, che causa un'infiammazione intestinale alla base del malassorbimento. Si notano anemia, arresto dell'accrescimento, steatorrea, tetania e ipocalcemia. PATOLOGIA DA RADICALI (an-P) Il radicale libero è una specie chimica a cui sono associati uno o più elettroni spaiati(definito anche come specie chimica con numero dispari di elettroni) . La formazione di un radicale avviene quando un coposto, invece di dividersi in maniera eterolitica(asimettrica) formando due ioni si divide in maniera omeolitica. L‘energia di dissociazione(energia necessaria per rompere un legame) adatta per questo processo può derivare dall‘irraggiamento, dall‘emolisi termica o da altre reazioni di ossido riduzione.non e‘ vero che i radicali liberi sono instabili e reattivi per definizione ad esempio l‘ossidrile e‘ instabile e molto reattivo(ha una vita brevissima)mentre il trifenilmetile e‘ stabile e poco reattivo con vita lunghissima. La stabilita chimica infatti dipende anche dalla concentrazione della specie chimica e delle altre sostanze,dalla reattivita‘.la reattivita‘ dipende a sua volta dalla temperatura(T bassa =riduzione della mobilita‘ delle molecole) e dal potenziale di ossidoriduzione. RADICALI DELL‘OSSIGENO L‘O2 ha due elettroni spagliati(viene definito diradicale libero)e si posiziona nello stato di tripletto che e‘ poco reattivo. <Singolo,doppietto o tripletto sono termini della spettroscopia atomica e derivano dal valore che assume la quantita‘ 2S+1 dove S e‘ il numero di spin totale.Lo spin e‘ un numero che concorre a determinare lo stato quantico. Se S=0 abbiamo lo stato singoletto con spin accopiati antiparalleli, S=1\2(2x1\2+1=2)abbiamo lo stato di doppietto con spin antiparalleli S=1(2x1+1=3)abbiamo lo stato di tripletto con spin accoppiati e paralleli. 91 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Per il teorema di Pauli pero‘ uno stesso strato non puo‘ contenere due elettroni nello stato stato energetico quindi questi devono avere spin opposto ma poiche‘ essi hanno direzione parallela formani una barriera all‘inserimento di coppie di elettroni che puo‘ essere superata attraverso l‘inversione di spin,la riduzione univalente e la coordinazione con un metallo di transizione che possiede elettroni spagliati.> Se la riduzione dell‘ossigeno si svolge in varie tappe abbiamo la formazione di radicali dell‘ossigeno ROS( RNS se e‘ presente anche l‘azoto). perossido d‘idrogeno Forma radicali liberi attraverso la reazione di fenton. H2O2 Diffonde ampiamente nelle cellule Anione superossido Generato in errori della catena di trasporto degli elettroni e da reazioni (O2-) citosoliche quando l‘O2tripletto riceve un elettrone da un riducente.esso si trova in equilibrio con HO2•secondo pka=4,8 quindi a pH neutro prevale l‘anione superossido.Produce altri ROS ma non diffonde lontano dalle proprie origini. Puo‘ formare acqua ossigenata o riducendosi o attraverso la dismutazione enzimatica Radicale idrossilico o Generato dal H2O2 attraverso la reazione di fenton catalizzata da Fe++ o ossidrile OH• Cu++.E‘ il radicale maggiormente responsabile degli attacchi alle macromolecole in quanto e‘ la specie piu‘ tossica poiche‘ e‘ priva di meccanismi di inattivazione endogena. Perossido di azoto NO Prodotto attraverso reazioni enzimatiche.reagendo con l‘O2 forma il radicale NO2 e il perossinitritico Perossinitrito(ONOO-) Formanto dalla reazione tra NO(ossido nitrico) con O2Se viene protonato ONOOH puo‘attraversare le membrane dove is scinde in ossidrile OH• e NO2 che danneggiano le molecole Radicale perossido Prodotto durante la perossidasi lipidica lipidico(RCOO•) Acido Prodotto dai macrofagi e dai neutrofili durante l‘esplosione che ipocloroso(HOCl) accompagna la fagocitosi.Forma radicali ipocloriti. 1 O2 Si forma nelle reazioni di decadimento dei perossidi e degli idroperossidi e‘ una specie molto reattiva non radicalica. Reazione di Fenton:Fe⁺⁺+H2O2→Fe⁺⁺⁺+OH-+OH• Reazione di Haber-Weiss:O2-+H++H2O2→O2+H2O2+OH• 92 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling REAZIONI RADICALICHE Le reazioni che che coinvolgono radicali sono reazioni a catena che seguono un‘andamento : fase iniziale –propagazione(il numero di radicali liberi rimane costante)- terminazione. I ROS agiscono attraverso: 1. stress ossidativo:comulativo di tutte le altre azioni.tericamente dovrebbe esser definito come la risposta all‘aumento delle reazioni ossidanti in realta‘ si considere come condizione patologica dovuta al disequilibrio tra le reazioni ossidanti e quelle antiossidanti con il primeggiare delle prime. 2. lipoperossidazione:vedi radiazioni.Il fenomeno si arresta quando due radicali si uniscono 3. deplezione delle tiolo proteine 4. alterazione dell’omeostasi del calcio:aumento della concentrazione a partire dal RE e dal LIC.L‘aumento attiva enzimi degradanti calcio dipendenti(fosfolipasi,proteasi,nucleasi)ed e‘ responsabile delle alterazioni del citoscheletro→vacuolizzazione e morte cellulare. Nello stress ossidativo l‘attivazione di pompe calcio e‘ ridotta per la deplezione dei SH(per prevenire questo evento si somministrano tioli) 5. Danni a carico del DNA->sono infatti presenti nelle trasformazioni neoplastiche. L‘autoossidazione è un processo che consiste nella nella ossidazione di materiale organico non accompagnata da fiamma e con la formazione del legame -O-O-(perossidi da cui perossidazione) che determina la decomposizione del materiale ossidabile.L‘ossigeno si combina velocemente con radicali liberi reattivi formando i radicali liberi perossilici che sono piu‘ stabili e attaccano i lipidi insaturi estraendo idrogeni allilici(che determinano la formazione di un allile ossia elettrone delocalizzato su tre (CH2=CH-CH2•) . la perossidazione dei grassi insaturi che promuove la fomazione di diversi composti, alcuni dei quali esaltano le proprietà organolettiche causando l‘irrancidimento dei grassi. 93 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling L‘ossidazione non controllata dei lipidi di membrana porta a stress e deterioramento cellulare ed è la base di molte patologie. Interessante anche notare che esistono reazioni tra: -perossidi lipidici e proteine che danno luogo a complessi simili alle lipofuscine(che si accumulano nei tessuti durante l‘invecchiamento) -processi di glicosilazione non enzimatica sono favoriti dagli idroperossidi e favoriscono l‘autossidazione lipidica.Abbiamo la formazione dei prodotti di Amadori che vengono poi ossidati (glicossidazione) con reazioni radicaliche che formano ponti intermolecolari dando origine ai composti di Maillard. INIBITORIdei radicali liberi: Sono sostanze radicaliche o no che,reagendo con i radicali liberi,bloccano l‘andamento delle reazioni o lo rallentano formando radicali piu‘ stabili.Gli inibitori vengono definiti antiossidanti e si dividono in primari( o sistemi di protezione;se interferiscono con la formazione degli stessi radicali iniziali) e secondari(se interferiscono con la propagazione;esempio la vitamina E distribuita nelle membrane) Abbiamo diversi meccanismi di protezione,ossia: riduzione dell‘ossigeno da parte di elettroni senza il rilascio di radicali grazie ad enzimi leganti ossigeno e substrati che trattengono l‘ossigeno finche‘ si lega il secondo elettrone. nel plasma troviamo sostanze antiossidanti(che non osno presenti nel liquido extracellulare). Le sostanze non enzimatiche sono: Tioli Urato Ascorbato:rigenera la vitamina E a partire dal tocoferossile trasformandosi in ascorbile che viene ridotto in ascorbato dalla NADH reduttasi. Tocoferoli:α-tocoferolo per la sua natura lipofila si riscontra nella membrana cellulare. -reagisce con radicali liberi perossilici originati da lipoperossidazione impedendo la propag. -interagisce con il tocoferolo (vitamina E+perossile)dando prodotti radicalici. -inibisce la PKC e arresta il meccanismo di crescita(funzione dissociata da quelle antiossidanti) Le sostanze enzimatiche sono: -superossido dismutasi(trasforma superossido in acqua ossigenata che pero‘ e‘ ancora tossica perche‘ in presenza di ferro puo‘ esser trasformata in ione ossidrile) -catalasi:eme enzima citoplasmatico(trasforma l‘acqua ossigenata in acqua) -GSH-perossidasi(trasforma l‘acqua ossigenata in acqua attraverso la trasfomazione delGSH in GSSG)agisce pero‘ in dipendenza dalla concentrazione di GSH(glutatione) e quindi della GSH-reduttasi(NADPH dip) sistemi di protezione -Sequestratori di metalli(metal ion deactivator):per Ferro(transferrina,lattoferina,ferritina), Emoglobina (aptoglobina),stabilizzazione eme(emopressina)Rame(ceruloplasmina e albumina). -quencher di ROS:cheratenoidi e superossido dismutasi che attuano il Quenching (la riduzione)dell‘ossigeno singoletto 22O2•+2H⁺→H2O2+O2 -ultraviolet light deactivator:composti che assorbono precocemente le radiazioni 94 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling -inattivatori di perossidi:catalasi,perossidasi,scavengers(vit.c e vit.e)molecole con gruppi SH(glutatione=acido glutammico+cisteina+glicina),enzimi di riparazione del DNA. SORGENTI CELLULARI DIRADICALI LIBERI. Non è possibile rilevare direttamente i radicali ma è stato dimostrata la loro presenza grazie allo studio delle traccie lasciate da reazioni di fenton e simili. i radicali si formano in diversi processi del metabolismo cellulare: sistema di trasporto della vitamina c (la vit c funge da trasporto elettronico idrosolubile ma acquista un‘elettrone per volta) attivita‘ della xantina ossidasi,della catena mitocondriale e microsomiale,nella fagocitosi,nelle reazioni della cicloossigenasi e lipoossigenasi e nelle reazioni dell‘acqua ossigenata abbiamo la formazione di ROS. attivita‘ dell‘NOS che produce NO(mediatore vascolare,nervoso e infiammatorio) prodotti nell‘attivita‘ della succinico deidrogenasi e nelle catene di trasporto elettronico=semichinoni ossidazione dell‘ascorbato prevede la formazione di intermedi radicalici libere Tutti questi radicali hanno la caratteristica di esser prodotti e di estinguersi all‘interno di un microambiente in cui e‘ presente il loro accettatore fisiologico.in assenza di un controllo enzimatico efficente i ROS possono diffondere e compromettere la vitalita‘ cellulare. Abbiamo inoltre formazione di radicali durante lesioni cellulari: Radiolisi dell‘H2O:vd sopra.definita sorgente primaria di radicali liberi. Attivazione metaboliche di alcuni farmaci mediate dal citocromo P450(sorgente secondaria di radicali liberi) Le lesioni da radicali possono esser anche dovuti ad un sovraccarico di Fe e Cu che attraverso reazioni fenton simili producono OH•. I radicali liberi sono infatti mediatori dell‘infiammazione: Attraverso lipoperossidasi diretta o indiretta attivano fattori chemotatticiper i fagociti. Aumentano l‘attivita‘ proteasica lisosomiale dei leucociti a anche alterano la matrice extracellulare. Radicali prodotti dai fagociti:difesa primaria contro le infezioni batteriche che pero possono anche determinare danni genetici e lesioni vascolari acute, renali e polmonari. Quest‘ultimi vengono ridotti dall‘azione combinata di superossido dismutasi(che trasforma O2- in H2O2 diminuento la lipoossigenazione che richiama fagociti)e catalasi(trasforma H2O2 in H2O e O2). Macrofagi e granulociti attivati possono produrre NO che determina vasodilatazione e richiamo dei leucociti. I ROS, alterando lo stato redox(dipendete dal rapporto glutatione ridotto/glutatione ossidato (2GSH/GSSG) e dalla concentrazione di disolfuri liberi;che e‘fondamentale affinchè possano svolgersi attività biologiche dato che può influenzare la trasduzione del segnale,la formazione di legami e la struttura delle proteine e delle membrane),sono in grado di attivare classi di geni tra cui NF-kB (con conseguente produzione di GM-CSF,TNF-β,IL-6) e AP-1 (che produge TGF-β citochina fibrogenetica) e MAP-K(fosforilazione delle 95 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling proteine).inoltre inducono la fine del blocco del ciclo cellulare interagendo con p53\p21 e determinano apoptosi attraverso la via mitocondriale. Nb:A seguito di un ischemia possiamo avere danno da riperfusione dove il ripristino della circolazione ha come risultato l‘infiammazione e lo stress ossidativo(danno ai tessuti coinvolti)e comporta necrosi.questo fenomeno e‘ dovuto a diversi meccanismi: Perditadell‘omeostasi ionica dovuta alla riduzione dell‘ATP che determina una riduzione dell‘attivita‘ della pompa Na\K con conseguente aumento di Na che viene scambiato con la pompa Na\Ca. Attivazione della xantina ossidasi che ossida l‘ipoxantinaad a.urico usando come substrato l‘ossigeno->produce anione superossido.L‘ipossia e l‘aumento del catabolismo del ATP generano aumetata attivita della xantina ossidasi( per accumulo di ipoxantina) e aumentate quantita‘ attraverso la trasformazione della xantina-deidrogenasi.L‘aumento del flusso nella riperfusione determina aumentata attivita della xantina ossidasi con produzione di ROS Disfunsioni mitocondriali(dovuti a danni della membrana)che determinano un aumento dei ROS. Liberazione di ioni Fe da depositi intracellulari sempre per danni legati alla membrana Presenza di cellule infiammatorie:richiamate dall‘ischemia,liberano enzimi litici che possono produrre ROS. PATOLOGIE ASSOCIATE AI RADICALI LIBERI Patologie correlate a fibrosi: cirrosi , colestasi cronica, pneomocitosi emocromatosi genetica, morbo di wilson. Sono tutte caratterizzate da una situazione di infiammazione persistente (cronica) che genera deposito di connettivo. Nelle cirrosi è evidente come l‘aumento dei prodotti di perossidazione lipidicaabbiamo necrosi focali, e aumentata produzione di connettivo e riduzione delle capacita‘ rigenerativa delle cellule. Nel bevitore cronico una dieta che combina alte quantità di lipidi ad alte quantità di ferro fa aumentare enormemente la progressione della fbrosi,mentre un trattamento antiossidante riduce la formazione di fibrosi. Nella colestasi cronica abbiamo infiltrato infiammatorio e accumulo di collageno dovuto alla presenza di ROS prodotti dall‘attivazione di macrofagi e dall‘alterata funzionalita‘ mitocondriale. L‘emocromatosi è un disordine genetico recessivo del metabolismo del ferro, anche in questo caso la perossidazione di lipidi dovuta alla presena di Fe aumenta la formazione di collagene e il danno tissutale tramite produzione dello ione ossidrile(OH•).Anche questa patologia e‘ aggravata dal consumo di alcool. Nel caso del morbo di wilson è il rame che, depositandosi nell‘encefalo, nell‘occhio e nel fegato , stimola le reazioni redox con formazione di radicali e successiva evoluzione fibrotica e cirrosica. La pneumocitosi è una patologia nel quale l‘inalazione di sostanzeche promuovono la formazione di radicali porta alla conseguente deposizione di collagene negli alveoli(fibrosi polmonare). Caso emblematico è l‘asbestosi nella quale le molecole di asbesto incrementano notevolmente l‘attivazione alternativa dei macrofagi con produzione di ROSe attivazione di NF-kB e AP-1. Arteriosclerosi È una malattia delle arterie caratterizzata da lesione complessa ed evoluzione necrotica che inizia nell‘intima e si estende alla media; elementi della lesione conclamata sono la formazione di nuclei lipidici, l‘nfiammazione, la neoangiogensi e la deposizione di molecole della matrice. Il danno iniziale è dovutoal deposito nella tonaca delle arterie di lipidi provenienti dalle LDL. La lesione 96 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling causa infiammazione con richiamo di macrofagi con formazione delle cellule schiumose e della placca ateromatosa. Pare che l‘ossidazione dei lipidi giochi un ruolo fondamentale nello sviluppo dell‘infiammazione conferendogli proprietà anterogene: effetto chemotattico, induzione di molecole di adesione, la trasformazione dei macrofagi in cellule schiumose,effetto proliferativo sulle cellule muscolari.(Risulta invece antianterogeno l‘effetto inibente sulla produzione di PDGF che stimola la proliferazione di cellule muscolari liscie). Negli stadi avanzati la notevole formazione di matrice extra cellulare intorno al vaso sembra esser promossa da meccanismi simili a quelli che intervengono nella cirrosi. È da ricordare prò che le ricerche sull‘interazione ossidanti- lipidi nell‘evoluzione dell‘arteriosclerosi hanno dato risultati discordanti e nn conclusivi. Alzheimer È la più frequente forma di demenza senile in cui vi è un progressivo deterioramento delle funzioni cognitive correlato al deposito extracellulare di βamiloide e ad inclusioni intracellulari di ammazzi neuro fibrillari in diverse are del SNC Nelle regioni dove vi è deposito di amiloide è riscontrato anche un‘ aumento di attività ossidante e di produzione di nitrati, quindi pare che nella progressione della malattia siano importanti tanto i danni dovuti alla tossicità della amiloide quanto quelli dovuti alla presenza di radicali dell‘O2 e nitrati. Parkinson È una patologia che coinvolge i nuclei della base e i cui sintomi sono dovuti a una degenerazione dei neuroni dopaminergici della sostanza grigia. Evidenze sperimentali fanno pensare che nella degenerazione dei neuroni sia implicato un‘aumento dei meccanismi ossidativi, della per ossidazione dei lipidi e della ossidazione del dna. I nitrati inoltre sono particolarmente dannosi per l‘attività dell‘ Enzima tirosina idrossilasi fondamentale per la produzione di dopamina. Dato che il metabolismo fisiologico della dopamina genera acqua ossigenata i neuroni dopaminergici sono particolarmente predisposti all‘accumulo di radicali ed esposti al rischio di danno ossidativo. Diabete mellito Pare che vi sia una correlazione tra ossidazione e livello di zuccheri del sangue: infatti l‘iperglicemia causa formazione dei prodotti di amadori (glicazione) che vengono favoriti e stabilizzati dall‘autoossidazione. Inoltre elevati livelli di glucosio causano squilibrio dello stato redox della cellula dovuto a inibizione di superossido dismutasi, glutatione per ossidasi e vitamine. INVECCHIAMENTO È un processo caratterizzato da una serie di alterazioni sequeziali che si accumulano con l‘avanzare dell‘età e che causano un deterioramento dei meccanismi di riparo e regolazione. Pare chela generazione di radicali e l‘accumolo di molecole difettose siano uno dei principali fattori che va a compromettere le funzioni fisiologiche della cellula. tra i segni più evidenti si riscontra un accumolo di lipofuxine(pigmenti dell‘età) che derivano da interazione dilipoperossidi e proteionedieta ipocalorica=meno substrati ossidabili = meno invecchiamento. Un altro fattore determinante è l‘accumulo di ferro dovuto all‘età. Inoltre anche l‘accumulo di danni a livello del DNA e‘ un fattore favorente l‘invecchiamento in qunato riduce l‘espressione genica e aumento delle proteine ossidate. 97 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling L’INVECCHIAMENTO (mt-D) INVECCHIAMENTO FISIOLOGICO E PATOLOGICO La vecchiaia è l‘ineluttabile fase di declino che ogni organismo incontra prima della conclusione della vita: è un evento normale e fisiologico. L‘organismo però vi giunge attraverso eventi che ledono la sua integrità, pertanto l‘invecchiamento può essere considerato un fenomeno patologico (alcuni autori parlano di ―malattia senile‖) e, in quanto patologia, può essere curato e prevenuto. Vari studi riportano che la massima durata della vita di un essere umano è 120 anni. I fenomeni di senescenza sono diversi da una specie all‘altra e, in uno stesso individuo, da un tipo cellulare all‘altro. Gli organismi unicellulari cessano la loro esistenza dividendosi in cellule figlie prima che appaia la senescenza, negli organismi superiori si ha invece la comparsa di alterazioni a partire dagli elementi cellulari a lunga vita (le cosiddette cellule stabili e perenni), mentre le cellule labili si dividono prima di entrare in senescenza. Le cellule possono essere suddivise in quattro categorie: Intermitotiche vegetative: prima che inizino i processi di senescenza queste cellule si dividono dando origine a elementi uguali a loro stesse. Esempio: cellule di epiteli mono- e pluristratificati (tutte uguali tra loro), cellule di alcune ghiandole. Intermitotiche differenzianti: man mano che si dividono, queste cellule danno origine a elementi sempre più differenziati: è presente la maturazione, considerata un fenomeno iniziale della senescenza. Esempio: cellule basali dell‘epidermide (che si differenziano nelle cellule degli strati successivi), cellule del midollo osseo (che formano le cellule del sangue), cellule germinali di ovaio e testicolo. Postmitotiche sdifferenzianti: cellule parenchimali (di fegato, rene, ghiandole) che in alcune condizioni tornano indietro nella linea differenziativa e riprendono a proliferare. Postmitotiche stabili: cellule prive di capacità riproduttiva. I fenomeni di senescenza sono propri delle cellule intermitotiche, specialmente delle stabili. L‘invecchiamento coincide dunque con la perdita della capacità di differenziarsi e riprodursi: non va però confuso col differenziamento, dove c‘è trasformazione di funzioni, mentre nella senescenza vera e propria le funzioni vengono gradualmente perse. Senza differenziamento non c‘è invecchiamento, ma cellule differenziate diventano senili solo se perdono le loro funzioni. La senescenza e‘ importante nella sopressione e nello sviluppo di tumori,contribuisce all‘invecchiamento,puo‘ contribuire alla normale riparazione dei tessuti. La senescenza viene innescata da: Determina attivazione di P53 e ATM -erosione dei telomeri -persistenza di danno del DNA NB:la riduzione di attivazione di p53 è causadi tumori -stress cellulare(ddovuto a inappropriato substrato,siero,ROS) -eccessivo segnale mitotico o perdita di Pten oncosoppressore. Le cellule senescenti possono presentare marker di senescenza(SA-βgal e DDR). Cellule senescenti sono presenti nei nevi premaligni e negli adenomi del colon(meccanismo di risposta alle cellule mutate;tutto cio che innesca la senescenza può innescare il cancro) ma con il progredire del tumore i marker diminuiscono(sono saltati i meccanismi di difesa dell‘organismo 98 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling abbiamo errori nei pathways di senescenza→tumore→se abbiamo di nuovo risposta di senescenza abbiamo riduzione del tumore o risposta infiammatoria). SASP: il fenotipo pro infiammatorio secretorio che le cellule istaurano quando vanno incontro a senescenza replicativa costituito da GROα IL-6 e IL-8.I SAPS factor possono indurre l‘apoptosi o l‘arresto della crescita e determinano la formazione di infiammazioni croniche.I fibroblasti senescenti producono VEGF e metalloproteinasi di matrice(MMPs). Le SASP sono in grado di comunicare la situazione di danneggiamento alle cellule vicine e stimolare la riparazione. Nei topi vediamo che: -danni epatici→cellule di ito→ECM→se le cellule di ito diventano senescenti producono MMPs che permettono il rimodellamento dell‘ECM ,se non lo diventano determinano una severa fibrosi -meccanismo di riparazione della pelle:se CCN1(proteina ciclin 1)sana allora avremo reclutamento dei fibroblasti e loro successiva senescenza che determina modulazione della cicatrizzazione senno non verra modulata. PROTEINA p53 proteina anti-neoplastica p53 è un attivatore chiave della senescenza cellulare, come dimostrato dal deficit di p53 che sopprime il fenotipo di invecchiamento precoce dell’ultima generazione di 64 N. FERRARA, G. CORBI, ET AL.topi knock out per telomerasi 83. Il tipo di risposta cellulare p53-dipendente (arresto cellulare, apoptosi o senescenza) deriva spesso dal particolare tipo cellulare esaminato o dal tipo e dalla severità dello stress a cui le cellule sono esposte. Topi con p53 mutata hanno, ad esempio, un’aumentata incidenza di cancro 84 ed il segnale è alterato in circa l’80% dei cancri umani 85, indicando che funzioni p53-mediate sono importanti per la soppressione tumorale CARATTERISTICHE MORFOLOGICHE E FUNZIONALI DELL‘INVECCHIAMENTO L‘invecchiamento deriva da una somma di eventi lenti e progressivi: Processi biologici progressivi con lesioni di cellule e componenti intercelluari che portano a modifiche morfologiche evidenti. Ad es. imbianchimento dei capelli, atrofia e perdita di funzione degli organi (specialmente degli organi di senso), cute, vasi e polmoni sono meno elastici ecc. Declino funzionale e strutturale progressivo del sistema riproduttivo: ipogonadismo senile che causa impossibilità di riprodursi e alterazioni metaboliche e psichiche. Comparsa di malattie metaboliche ereditarie e acquisite Accumulo di sequele di malattie precedentemente superate Diminuita capacità di adattamento alle variazioni dell‘ambiente Modificazioni della psiche. La senescenza dell‘uomo è distinta in tre fasi: periodo presenile da 45 a 60 anni: i segni dell‘invecchiamento iniziano ad accumularsi lentamente. Senescenza o invecchiamento vero e proprio, da 60 a 70 anni, in cui si concentra la decadenza. Senilità, oltre i 70 anni, in cui avvengono le manifestazioni terminali. 99 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling In realtà alcune alterazioni, ad es. nei vasi sanguigni, iniziano ad apparire già a 35 anni. L‘organismo dell‘anziano ha composizione percentuale diversa rispetto al giovane, in particolare, varia molto il contenuto di acqua. Durante la crescita il contenuto d‘acqua diminuisce a causa dello sviluppo degli organi di sostegno, con una ricca parte minerale; nell‘anzianità la perdita del contenuto d‘acqua dipende dalla sostituzione delle cellule dei parenchimi col connettivo. L‘acqua, oltre a diminuire (che in realtà non è un fenomeno senile ma maturativo), ha una diversa distribuzione nei tessuti: nell‘anziano diminuisce il contenuto d‘acqua nella corteccia cerebrale, mentre aumenta nella pelle e nel muscolo. In generale, diminuisce il LIC e aumenta il LEC. Ciò è dovuto a riduzione della componente cellulare, a un sub-edema dell‘interstizio (forse dovuto all‘alterata funzionalità cardiaca e renale), e da una minore idrofilia delle proteine citoplasmatiche ed extracellulari, dovuta a diminuzione delle proteine solubili e aumento delle insolubili (es. collageno). Le modificazioni chimico-fisiche delle proteine le rendono meno attaccabili dagli enzimi (es. collagenasi). Le proteine sono meno solubili perché tendono a legarsi tra loro con ponti intermolecolari (cross-linking) formando grosse macromolecole: questo processo può essere attivato mediante reazione con lipoperossidi, a loro volta formati dall‘azione di radicali liberi. L‘aggregato proteine-lipoperossidi può precipitare formando la lipofuscina, contenuta nei lisosomi e abbondante nelle cellule degli anziani. Fenomeni di perossidazione avvengono anche nella mielina. La sintesi proteica è in generale rallentata e si crea una progressiva perdita di proteine mentre quelle presenti aumentano il loro grado di ossidazione; l‘attività degli antiossidanti diminuisce. Gli acidi nucleici diminuiscono. Diminuiscono i processi di acetilazione e fosforilazione degli istoni (che ne impediscono il legame col DNA, permettendo la trascrizione), in questo modo la funzionalità del DNA è ridotta; è ridotta anche la sintesi di RNA ribosomale. La riduzione della sintesi proteica porta a diminuzione delle proteine strutturali con atrofia dei parenchimi (atrofia senile), il più colpito è il tessuto muscolare. Diminuiscono i volumi di fegato, reni, ghiandole; cute e mucose si assottigliano (l‘atrofia della mucosa del tratto digerente porta a denutrizione detta anoressia senile). Nelle ossa diminuisce la componente proteica e aumenta in percentuale la parte minerale che, per mancanza della matrice proteica, diventa disorganizzata e friabile con aumento della probabilità di frattura. L‘atrofia senile è spiccata nelle ghiandole endocrine. Nelle surrenali sono spiccati i fenomeni degenerativi (a volte sono presenti iperplasie), soprattutto nella corticale, che va progressivamente in fibrosi: la produzione di ormoni (principalmente del cortisolo) è ridotta, ma le concentrazioni plasmatiche e urinarie sono normali a causa della ridotta utilizzazione degli ormoni da parte dei tessuti (sono però presenti segni di insufficienza surrenalica). La tiroidediminuisce di volume e aumenta la sua componente fibrotica a cui si devono lesioni parenchimali secondarie. L‘epitelio follicolare si assottiglia e spesso degenera; colliode si accumula nella cavità. L‘ipofisi si fa più piccola, aumentano le cellulebasofile (TSH,ACTH,FSH, LH;che a volte formano adenomi), si riducono le ossifile; spesso compaiono cavità piene di colloide. Queste 100 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling alterazioni sono secondarie all‘ipogonadismo, a cui si deve anche l‘aumentata secrezione di gonadotropine. Gonadi: nel testicolo i tubuli seminiferi si atrofizzano e le cellule interstiziali sono ipofunzionanti; le ovaie si riducono ad ammassi fibrosi. Nelle persone anziane si hanno alterazioni dei lipidi. I trigliceridi del pannicolo adiposo aumentano a causa dello squilibrio tra gli alimenti assunti e i consumi: il regime alimentare resta costante ma la richiesta energetica è minore. I grassi, specialmente trigliceridi e colesterolo, tendono anche ad accumularsi nel sangue come lipoproteine a bassa densità. In generale, tutto il metabolismo va in declino: diminuiscono l‘assunzione di O2 e la produzione di CO2; diminuisce la produzione di calore. Le alterazioni metaboliche sono dovute al deterioramento funzionale dei mitocondri: diminuisce il potenziale di membrana, si riduce l‘efficienza della fosforilazione ossidativa e del controllo respiratorio, aumenta la formazione di radicali liberi e di perossidi per alterazioni del trasporto degli elettroni nella catena respiratoria. La trascrizione del DNA mitocondriale è diminuita e iniziano ad apparire mutazioni. I mitocondri appaiono gonfi. I processi di detossificazione dipendenti dal citocromo P450 rallentano; la sintesi proteica è ridotta ed è ridotta anche la degradazione delle proteine; i lisosomi aumentano di numero e dimensioni e si riempiono di materiale citoplasmatico degenerato, aumentano le loro attività enzimatiche e successivamente si disintegrano; il reticoloendoplasmatico e l’apparatodiGolgi appaiono disorganizzati; la glucosio-6-fosfatasi si inattiva progressivamente. Le alterazioni cellulari ed enzimatiche sono le stesse che si osservano in vitro su cellule incubate in assenza di substrati: costituiscono il fenomeno dell‘invecchiamento delle particelle, causato prevalentemente da lesioni perossidative e prevenute mediante l‘aggiunta di antiossidanti. Negli organi degli anziani il numero delle mitosi si riduce nettamente, ma in alcuni tessuti con cellule stabili postmitotiche reversibili (es. fegato) si possono osservare elementi in mitosi che andranno a sostituire le cellule perse per vari motivi. I processi rigenerativi sono ridotti in entità e velocità: le ferite guariscono lentamente e gli organi diventano meno capaci di ipertrofizzare. LE CAUSE DELL‘INVECCHIAMENTO Sulle cause dell‘invecchiamento vi sono numerose ipotesi. Secondo le principali l‘invecchiamento dipende: Dal deterioramento degli organi endocrini Dal deterioramento del sistema nervoso Dalla lesione di vasi e connettivi che riduce la nutrizione dei parenchimi Dalla somma delle lesioni incompletamente riparate nel corso della vita Dall‘esposizione cronica a veleni endogeni Dalla somma delle mutazioni accumulate dalle cellule somatiche per esposizione continua a mutageni Da reazioni autoimmuni contro costituenti endogeni Teoria endocrina 101 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Una teoria considera l‘invecchiamento come dovuto al decadimento funzionale delle ghiandole endocrine, tra queste un ruolo prevalente dovrebbero avere le gonadi. Questa tesi si basa sui seguenti fatti: Le gonadi riducono le loro funzioni man mano che l‘individuo invecchia La castrazione produce alterazioni tipiche dell‘anziano, a livello fisico (gli eunuchi dimostrano più dell‘età che hanno) e psicologico Il trattamento con ormoni sessuali ritarda l‘invecchiamento. L‘ipogonadismo dell‘anziano spiega alcune delle alterazioni morfologiche e funzionali della vecchiaia, ma non tutto il quadro: il trattamento con ormoni sessuali migliora la sintesi proteica e le prestazioni muscolari ma non le alterazioni vascolari e cerebrali; in vitro le cellule invecchiano anche con somministrazione di ormoni sessuali; vi sono sindromi da invecchiamento precoce indipendenti dall‘ipogonadismo. L‘ipogonadismo aggrava la senilità ma andrebbe considerato come conseguenza e non causa dell‘invecchiamento, anche se il motivo della regressione delle gonadi non è chiaro. Analoghe considerazioni possono essere fatte per tutte le altre ghiandole endocrine. Teoria neurologica Una teoria sostiene che l‘invecchiamento è dovuto a lesioni del tessuto nervoso, dato il suo notevole decadimento nell‘anziano e al fatto che le cellule nervose sono elementi perenni incapaci di rigenerazione. In realtà sono stati trovati elementi staminali nel cervello che potrebbero sostituire le cellule perdute. Comunque il numero dei neuroni diminuisce progressivamente a partire dal primo anno di età, e con l‘invecchiamento la velocità di perdita aumenta sempre più. L‘atrofia cerebrale propria dell‘anziano è però dovuta a fenomeni di sclerosi della sostanza bianca piuttosto che alla necrosi della sostanza grigia.Le cellule presentano inoltre con grande frequenza processi regressivi quali la degenerazione neuro-fibrillare di Alzheimer, la degenerazione granulo-vacuolare e quella grassa, si accumula lipofuscina, appaiono le placche senili. Una parte delle lesioni funzionali dell‘anziano dipende dall‘alterazione del tessuto nervoso, ma è difficile spiegare in questo modo l‘invecchiamento dell‘intero organismo. Teoria vascolare Per molti autori l‘invecchiamento dipende dalla compromissione delle arterie (―l‘uomo ha l‘età delle sue arterie‖). L‘arteriosclerosi è diffusa negli anziani e causa processi regressivi dei parenchimi che portano a disfunzioni degli organi (marasma senile). I vasi si induriscono e hanno meno capacità di variare calibro, ciò rende difficile rispondere alle extra-richieste di sangue: le cellule sono esposte all‘azione di cataboliti tossici e vanno incontro ad atrofia, degenerazioni e necrosi, vengono sostituite da tessuto connettivo e l‘organo va in sclerosi, aumentando la distanza tra sangue e cellule sane. Il tessuto connettivo è alterato: le fibre collagene sono inspessite e frammentate, le fibre elastiche sono ridotte (la cute diventa flaccida e grinzosa); il collagene diventa meno solubile e metabolicamente inerte e sostituisce la sostanza fondamentale facendo regredire il parenchima. Nei connettivi si accumulano prodotti di degradazione degli zuccheri e avvengono inoltre processi di glicazione (addizione di glucosio ai residui di lisina delle proteine): si formano i prodotti di 102 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Amadori che vengono poi ossidati (glicossidazione) con reazioni radicaliche che formano ponti intermolecolari dando origine ai composti di Maillard. Queste reazioni sono le stesse che avvengono nella patogenesi del diabete. La teoria vascolare è una delle più accreditate poiché, mediante l‘alterazione del connettivo dei vasi, è in grado di spiegare la regressione di tutti gli altri parenchimi. Le alterazioni dei vasi potrebbero però essere a loro volta conseguenze dell‘invecchiamento dato che anche cellule in vitro, senza vasi o connettivo, invecchiano. Teoria del logorio (teoria ―wear and tear‖) Ogni macchina va incontro a logorio da lavoro e così anche la macchina umana. Nel corso della vita avvengono numerosi eventi di lesione o di richiesta di aumentate prestazioni e le cellule non sono capaci di recuperare o rigenerare indefinitamente: a lungo andare le lesioni si accumulano provocando disfunzioni degli organi. Il semplice logorio, in assenza di meccanismi più specifici, non basta però a spiegare l‘invecchiamento. Una teoria collegata alla precedente è la teoria dell‘autointossicazione, che vede come causa della senescenza l‘accumulo di cataboliti, ad es. la lipofuscina. Metaboliti fisiologici normalmente non tossici possono diventarlo a lungo andare per aumento della concentrazione o del tempo di permanenza nelle cellule. Una variante di questa teoria ha come causa dell‘intossicazione l‘introduzione cronica di veleni esogeni prodotti dal microbiota intestinale, influenzata a sua volta dall‘alimentazione. Teoria mutativa La teoria parte dal presupposto che nelle cellule si verificano continuamente processi mutativi. Le mutazioni sono eventi irreversibili che si trasmettono alla discendenza. Mutazioni non letali in cellule somatiche possono modificare alcuni caratteri: la popolazione cellularediventa sempre meno omogenea (ciò è evidente soprattutto in cellule che non si riproducono) e avvengono modificazioni metaboliche. Si calcola che in un uomo di 70 anni 2 cellule su 5 siano mutate. La durata della vita di una cellula dipende dal bilancio tra i danni genetici che si accumulano e la capacità di riparare il DNA, capacità che viene progressivamente persa dalle cellule (forse per mutazioni dei geni del repair). Le mutazioni hanno cause chimiche e fisiche: tra le cause fisiche vi sono le radiazioni UV: la durata della vita potrebbe essere modulata dal sole. Le radiazioni agiscono direttamente o indirettamente mediante l‘azione dei radicali liberi. L‘accumulo di mutazioni e inoltre alla base dell‘origine dei tumori, che diventano perciò conseguenze dell‘invecchiamento. Teoria autoimmunitaria Deriva dalla teoria mutativa. Se le cellule subiscono mutazioni, possono diventare estranee all‘organismo e può svilupparsi una risposte immune contro di esse volta ad eliminarle. La risposta autoimmune è rivolta anche contro molecole endogene perossidate o glicate. Questa autoimmunità potrebbe essere favorita dal deterioramento dei meccanismi di controllo della risposta immune, conseguenza dell‘immunodeficienza tipica degli anziani (causata da vari fattori che portano alla decadenza funzionale dei vari componteni del sistema immune). I processi di senescenza per alcuni aspetti somiglianoalla graft versus host reaction (reazione data dalla risposta di cellule 103 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling immunocompetenti presenti in un tessuto trapiantato verso i tessuti dell‘ospite). Vi sono altri dati a favore della teoria autoimmune, tra cui la frequenza di degenerazioni amiloidi o ialine tipiche delle malattie autoimmuni, la frequente presenza di fattori reumatoidi e la ricchezza di linfociti nelle lesioni senili croniche. Progerie ereditarie Al di là del danneggiamento dei vari tessuti, l‘invecchiamento è un problema ereditario. Esistono patologie dette progerie, sindromi con invecchiamento precoce in tenera età. Progerie di Hutchinson-Gilford: autosomica dominante, dovuta a mutazioni del gene della lamina A,proteina coinvolta nella replicazione e trascrizione del DNA, che causa mutazioni successive nell‘1% dei geni(attivazione cronica di p53). La vita media dei soggetti affetti è di 13 anni. Sindrome di Cockayne: autosomica recessiva, si manifesta poco dopo la nascita con crescita stentata, ritardo mentale, sordità, fotosensibilità e i classici segni dell‘invecchiamento (pelle grinzosa, canizie). Dovuta a mutazioni dei geni CSK1 e 2 , coinvolti nel riparo del DNA. Sindrome di Werner: autosomica recessiva, si manifesta con ritardo di crescita, atrofia cutanea, canizie, cataratta, osteoporosi, diabete, aterosclerosi, basse difese immunitarie, tumori frequenti. È dovuta a mutazioni del gene WRN, che codifica per un‘elicasi necessaria per la separazione dei filamenti del DNA. Sindrome di Bloom: autosomica recessiva, caratterizzata da mutazioni dell‘elicasi BLM. Si manifesta con senescenza precoce, immunodeficienza e sviluppo di tumori. Tutte queste patologie sono causate da disfunzioni nella replica del DNA che causano instabilità cromosomica e successive mutazioni. La malattia familiare di Alzheimer può essere considerata una sindrome con invecchiamento precoce, soprattutto del SNC. In alcuni casi con insorgenza precoce si sono osservate mutazioni del gene che codifica il protide precursore della beta-amiloide (βAPP), mentre la maggior parte dei casi precoci presenta mutazioni dei geni PS1 e 2, i cui prodotti sono detti presenilina 1 e 2. Teoria radicalica Secondo le più recenti teorie l‘invecchiamento è dovuto alla continua esposizione dell‘organismo a radicali liberi endogeni originati nel corso del metabolismo dalla catena respiratoria mitocondriale. Uno dei maggiori bersagli dei radicali è il DNA mitocondriale, situato nell‘immediata vicinanza della membrana mitocondriale interna, sito di produzione dei radicali dell‘ossigeno. Oltre ad ossidare le basi del DNA i radicali liberi causano la formazione di cross-linking tra le molecole di collagene (che diventa insolubile), la glicossidazione della matrice, la perossidazione dei lipidi di membrana. La presenza di antiossidanti previene questi fenomeni (producendo O2 e H2O). Con l‘avanzare dell‘età diminuisce l‘attività della superossido dismutasi e il contenuto di glutatione. La somministrazione di antiossidanti con la dieta è associato con un aumento della longevità e una riduzione dei danni della senescenza. Coltivando fibroblasti in presenza di aria arricchita d‘ossigeno 104 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling si nota una progressiva perdita della loro capacità proliferativa, un aumento dei livelli di p53 e un maggior accorciamento dei telomeri. Telomeri molto corti si trovano anche in cellule di pazienti con demenza senile di origine vascolare. La teoria radicalica permette di spiegare: Il rapporto inverso tra la durata della vita delle varie specie e l‘intensità del loro metabolismo basale L‘accumularsi di lesioni al termine della vita L‘allungamento della vita dato dalla restrizione calorica alimentare L‘allungamento della vita in seguito al trattamento prolungato con antiossidanti L‘aumento delle manifestazioni autoimmuni con l‘età: i radicali modificano le molecole dei tessuti rendendole attaccabili da parte del sistema immune. NB:a favorire la produzione di ROS abbiamo la proteina p66Sh una cui delezione determina un aumento della longevità(esperimenti sui topi) DEGENERAZIONI (g-D-P) Le degenerazioni sono deviazioni metaboliche dei tessuti accompagnate dalla comparsa, morfologicamente evidente, di sostanze che normalmente non vi sono contenute oppure vi sono contenute in quantità non apprezzabile. Vi sono vari modi di classificare le degenerazioni sulla base di: -aspetti morfologici(tessuto da cui prendono origine e aspetto della lesione) - criteri chimici (natura della sostanza accumulata per alterazione metabolica) - concetti morfofunzionali (struttura subcellulare precocemente o specificamente alterata). Alla base di ogni stato di degenerazione troviamo un danno cellulare provocato da un‘agente patogene che determina una lesione biochimica con danneggiamento delle molecole biologiche o delle strutture sopramolecolari.danni cellulari patogenicamente diversi possono avere evidenze morfologiche analoghe.I danni possono essere: Lievi,reversibili o subletali:deterioramento temporaneo di una funzione(rigonfiamento di alcuni mitocondri e del RER,vacuolizzazione,autofagia per rimozione delle componenti danneggiate) Irreversibili o letali(perdita di nucleoli e ribosomi,rigonfiamento di tutti gli organuli,condensazione cellulare con disgregazione del nucleo,formazioni di vescicole e di pori con successiva frammentazione di tutte le membrana) ES:Il beri-beri è una malattia da carenza di tiamina che si presenta con gravi segni neurologici e cardiologici; guarisce prontamente per somministrazione di vitamina B1 se non sono già avvenuti guasti irreversibili. La carenza di tiamina priva le cellule, in particolare i neuroni e le cellule del miocardio, di un coenzima essenziale per il loro metabolismo energetico, interrompendo così una tappa chiave nella via principale di ossidazione dei glucidi: la decarbossilazione ossidativa del piruvato, che si accumula nel mezzo. Le altre alterazioni biochimiche che si osservano sono la conseguenza di questo difetto iniziale che rappresenta la lesione biochimica patogenetica. L‘agente patogeno puo‘ esser anche prodotto dal nostro organismo attraverso(Vedi capitolo: cause estrinseche di malattia di natura chimica): 105 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling -Sintesi letale: (sintesi di una molecola tossica a partire dalla condensazione di 2 non tossiche.es fluoroacetilCoA) -biotrasformazioni patogene(reazione enzimatica che trasforma una sostanza nella molecola tossica) DEGENERAZIONI CELLULARI: con accumulo d‘acqua: -rigonfiamento torbido(disfunzioni mitocondriali) -vacuolare:edema intracitoplasmatico.sono presenti proteine -idropica:la cellula degrada le strutture intrecitoplasmatiche -palloniforme:lisi cellulare e necrosi con accumulo di proteine:degenerazione ialina epiteliale con accumulo di lipidi:degenerazione grassa deg.da deficit di enzimi lisosomiali deg da accumulo di sostanze esogene non degradabili(tesaurismosi,pigmentazioni) Anossie Prima di addentrarci nelle degenerazioni diamo uno sguardo alle anossie che ne sono spesso causa. Nelle condizioni più comuni si hanno carenze parziali di ossigeno e al termine anossia si preferisce quello di ipossia. Esistono diversi tipi di ipossia: ipossia ipossica o anossica dovuta a bassa tensione di ossigeno nel sangue arterioso; ipossia anemica dovuta a mancanza di una quantità di emoglobina sufficiente per il trasporto dell‘ossigeno necessario ai tessuti; ipossia stagnante o circolatoria dovuta al ristagno del sangue nei tessuti per rallentamento del circolo; ipossia istotossica in cui le cellule sono danneggiate e non sono capaci di utilizzare l‘ossigeno. Alcuni considerano un quinto tipo di ipossia, l‘ipossia diffusionale, dovuta ad un‘alterazione della geometria dei tessuti, con aumentata distanza delle cellule dai vasi sanguigni. Dal punto di vista della patologia generale, abbiamo casi di rigonfiamento cellulare o di steatosidovuti generalmente all‘ipossia istotossica,mail danno più comunemente causato dall‘ipossia (in particolare da quella ipossica e da quella stagnante)è la degenerazione vacuolare caratterizzata dalla comparsa di piccole cavità intracellulari contenenti un materiale plasmatico debolmente eosinofilo (vacuoli ipossici). La loro negatività alle reazioni istochimiche dei lipidi, permette la diagnosi differenziale con la steatosi. I vacuoli ipossici si formano in genere in sede perivascolare e non hanno origine lisosomiale.Vengono utilizzati come reperto autoptico di morti per asfissia(per bassa pO2,intossicazioni da NO,suicidi con Gas,insufficienze respiratorie)o in insufficienze del circolo e shock. Le cellule epatiche sono più vicine al “punto di anossia” rispetto alle altre cellule dell‘organismo in quanto solo una quota del sangue che le irrora è arterioso; la restante quota proviene dalla vena porta, dove la saturazione di ossigeno è inferiore a quella delle arterie. Le ipossie ipossica e stagnante sono fra le cause più comuni della degenerazione vacuolare, a cui si aggiungono insufficienze respiratorie, insufficienze circolatorie, shock e stati di aumentata richiesta d‘ossigeno (febbre e ipertiroidismo); meno vacuolizzante è l‘ipossia anemica. L‘ipossia istotossica dà più frequentemente rigonfiamento e necrosi cellulare. 1.Degenerazione vacuolare La degenerazione vacuolare è un processo regressivo caratterizzato dalla comparsa nelle cellule di un numero più o meno grande di vacuoli citoplasmatici, delimitati da una membrana singola e in rapporto con il sistema fago-lisosomiale. I vacuoli compaiono in genere in prossimità del polo vascolare. Si parla di degenerazione microvacuolare se i vacuoli sono piccoli e con scarsa tendenza alla confluenza; degenerazione macrovacuolare se i vacuoli tendono a confluire; degenerazione 106 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling vescicolare se i vacuoli assumono le dimensioni di grosse vescicole. Il nucleo, di regola, non viene spostato, a differenza di quanto accade nella steatosi da trigliceridi. I tessuti in cui si riscontra più frequentemente la degenerazione vacuolare sono quelli parenchimali, in particolare fegato e rene.A livello macroscopico gli organi appaiono pallidi,grigiastri e aumentati di volume .A livello microscopico abbiamo aumento del volume cellulare per accumolo di acqua e proteine all‘interno dei vacuoli(si distinguono le tre forme:micro,macrovacuolare e vescicolare). La degenerazione vacuolare può dipendere da: Ingresso e segregazione all‘interno dei lisosomi di materiali potenzialmente digeribili, ma pervenuti in quantità superiori alle possibilità degli enzimi presenti (ipossia, epatectomia, intossicazione da Amanita phalloides, crisi emolitiche, tubulonefrosi); Ingresso e segregazione all‘interno dei lisosomi di sostanze non digeribili, per mancanza degli enzimi adatti; Ingresso e segregazione all‘interno dei lisosomi di sostanze che, pur essendo digeribili dal corredo enzimatico di cellule normali, non lo sono a causa di difetto congenito di enzimi specifici (malattie lisosomiali congenite); Segregazione nei lisosomi di sostanze che inibiscono le idrolasi (lipofuscine dell‘atrofia bruna); Sequestro intracitoplasmatico di organi subcellulari usurati; Blocco della fusione fra fagosomi e lisosomi, che produce un ritardo nella digestione del materiale penetrato. L‘ipossia determina degenerazione vacuolare in quanto la diminuzione della tensione d‘ossigeno provoca nella cellula un deficit energetico con abbassamento dei livelli di ATP, ridotta funzionalità delle pompe ioniche e dell‘estrusione dei liquidi: edema citoplasmatico localizzato con segregazione dell‘eccesso di liquido in vacuoli. A questo punto entra in gioco il sistema digestivo intracellulare e i vacuoli divengono istochimicamente positivi per gli enzimi lisosomiali->sistema che si puo‘ ingorgare. Il rallentamento della respirazione cellulare determina un‘aumento di ADP, AMP e NADH\NAD con conseguente aumento della produzione di acido lattico e riduzione del pH che riduce ancor piu‘ l‘azione delle pompe. Se si verifica una condizione più drastica, il danno della membrana plasmatica si fa più grave e si assiste a rigonfiamenti e rotture, con vacuolizzazione relativamente scarsa; tuttavia la quantità di liquido che la cellula può assumere è limitata dal fatto che il flusso sanguigno è interrotto. Il ristabilimento del flusso trova una cellula con capacità omeostatiche ridotte: la penetrazione di liquido sarà elevata e si assiste alla degenerazione idropica. 2.Degenerazione idropica: Con il termine di degenerazione idropica si intendono quelle alterazioni che si producono nelle cellule per fenomeni osmotici in soluzioni ipotoniche, prima che avvenga la lisi cellulare,o per alterazione dell‘osmolarita‘.si riscontra inoltre in infiammazioni,intossicazioni, ipocorticosurrenalismo(ipoglicemia,depressione delle funzioni metaboliche,iper sensibilita agli stress,squilibri idrodinamici per mancanza di aldosterone=↑eliminazone di sodio e potassio), shock. Le cellule in degenerazione idropica sono aumentate di volume e meno colorabili del normale. Come nel caso dell‘infiltrazione glicogenica, l‘aspetto può ricordare quello delle cellule vegetali. Gli esami dimostrano un cospicuo rigonfiamento dei mitocondri, con dissociazione della fosforilazione ossidativa. La degenerazione idropica di grado elevato è dunque irreversibile. L‘estremizzazione conduce alla degenerazione palliniforme. 3.degradazione palliniforme: determiano lesioni epidermiche precoci in corso di infezione della cute.consiste nella necrosi di cellule idropiche che produce superficialmente vescicole caratteristiche come quelle dell‘herpes simplex,della varicella e del vaiolo. 107 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling 4. rigonfiamento tossico e necrosi da ipossia istotossica Cause: -I cianuri,reagendo con il ferro ferrico della citocromo ossidasi, provocano una tipica anossia istotossica e impediscono l‘utilizzazione dell‘ossigeno: il sangue venoso resta ricco di O 2 e mantiene il colore rosso vivo del sangue arterioso. Tracce di cianuri vengono costantemente prodotte dal nostro organismo, in particolare dai leucociti polimorfonucleati (PMN) nel corso della fagocitosi. I cianuri endogeni, così come quelli introdotti dal fumo, vengono detossificati a tiocianato che, pur conservando una certa tossicità, è meno tossico del cianuro. La vitamina B12 è essenziale per questa detossificazione: i vegetariani stretti che fumano sono facilmente esposti a lesioni del SN. Inibitori della respirazione cellulare per interazione con la citoromo-ossidasi sono l'N, l'H2S e il CO. Quest'ultimo, tuttavia, ha affinità molto maggiore per il ferro dell'emoglobina e blocca innanzitutto il trasporto dell'ossigeno ai tessuti (anossia anemica). -Il rotenone blocca invece il trasporto degli elettroni fra il NADH e l'ubichinone: l'organismo dei mammiferi è tuttavia protetto grazie a meccanismi di rapida ossidazione ed inattivazione della molecola, che invece mancano nei pesci. Si tratta di un caso di tossicità selettiva. -Inefficienza della produzione di energia cellulare per disaccoppiamento delle fosforilazioni ossidative, in cui la formazione netta di ATP è diminuita in presenza di ossidazioni normali o anche aumentate. La base biochimica del disaccoppiamento è la dissipazione del gradiente necessario alla sintesi di ATP sotto forma di calore. Fra gli agenti disaccoppianti più noti si ricordano il dinitrofenolo e la tiroxina ad alte dosi. -tossine batteriche -inizio di processi di ipertrofia (ad esempio a seguito di epatectomia parziale e mononefrectomia) Nei tessuti in cui le ossidazioni siano inibite o disaccoppiate si osservano generalmente quadri patologici di rigonfiamento torbido con: -rigonfiamento dei mitocondri, perdita di granuli densi intramatricali, frammentazione delle creste e rottura delle membrane mitocondriali. Il collasso può avvenire indipendentemente per ogni singolo mitocondrio. Si può arrivare a quadri di steatosi. Nell‘ipossia stagnante, in particolare, si può osservare il fegato a noce moscata in cui sia ha enorme dilatazione delle vene centrolobulari (macchie scure), circondate da epatociti che vanno incontro a forte accumulo di trigliceridi (aloni più chiari). - aumento di volume della cellula(limiti cellulari indistinti) e del nucleo.degenerazione mitocondriale e conseguente riduzione della produzione di ATP quindi abbiamo inadeguato funzionamento delle pompe in particolare della Na\K con conseguente richiamo di acqua che determina accumulo intracellulare e morte per necrosi o apoptosi.L‘aumento di volume cellulare determina a livello epatico compressioni dei sinudoidi e dei canalicoli biliari con stasi e difficolta‘ di perfusione sanguigna.(a livello renale determina obliterazione del lume dei tubuli). -granulosita‘ diffusa nel citoplasma che genera torbidita‘. Patologia dei mitocondri I mitocondri sono la sede della catena respiratoria e del ciclo di Krebs ed esercitano nella cellula la funzione di generatori di energia rapidamente utilizzabile; rappresentano la principale sorgente endogena di radicali liberi dell‘ossigeno. Controllano inoltre uno dei più importanti meccanismi d‘innesco di morte cellulare programmata. Le lesioni morfo-funzionali dei mitocondri provocate da agenti esogeni (radiazioni, variazioni di temperatura, veleni, anossia, shock, sepsi prolungate e infezione con HIV) vengono definite secondarie. Tali lesioni impediscono il metabolismo dei mitocondri o direttamente per blocco di 108 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling reazioni biochimiche specifiche, o per carenza di componenti essenziali, o per azione di metaboliti che si accumulano nei mitocondri. La lesione si manifesta comunemente con rigonfiamento mitocondriale e disorganizzazione delle creste. La ridotta disponibilità di energia causa una complessiva diminuzione del metabolismo: le cellule entrano in uno stato di semi-ibernazione che può essere protettivo, ma che induce una sindrome dadisfunzione multipla degli organi (MODS) simile a quella che si verifica nella riperfusione post-ischemica. Il recupero della funzione mitocondriale si ha per regressione della lesione, se non è stata troppo grave, o per produzione di nuovi organelli. La reversibilità dipende dal grado di squilibrio energetico e dalla sua durata, oltre che dal rapporto fra l‘aumento del consumo di ossigeno e il grado di dissociazione della fosforilazione ossidativa. Quando il rigonfiamento mitocondriale è elevato, la lesione può evolvere verso la necrosi o l‘apoptosi (fuoriuscita del citocromo c). Un eccesso di produzione di specie reattive dell‘ossigeno e dell‘azoto (ROS e RNS) sembra il principale responsabile della lesione iniziale e dell‘alterazione bioenergetica, anche se si ritiene possa fornire lo stimolo per un eventuale recupero funzionale. Nelle condizioni di stress ossidativo, i mitocondri riversano nel citosol ioni Ca2+, che contribuiscono all‘attivazione di polinucleotidasi dell‘RNA e del DNA, e attivano il processo di perossidazione lipidica. Le lesioni primarie sono invece causate da difetti geneticidelle proteine mitocondriali e vengono comprese in un gruppo eterogeneo di malattie dette appuntomitocondriali. Il DNA mitocondriale (mtDNA) è esclusivamente di origine materna, ha forma circolare ed è di piccole dimensioni: codifica per 13 polipeptidi (componenti della via delle ossidazioni fosforilative), 22 geni codificano per tRNA, 2 per rRNA. Privo di istoni e dotato di scarsa capacità di riparazione, esposto a ROS generati all‘interno del mitocondrio stesso, il mtDNA ha un elevato indice di mutazione. Esistono centinaia di mitocondri per cellula, con una media di 5 mtDNA per organulo. Nella stessa cellula possono quindi coesistere popolazioni di mtDNA mutate e selvagge: eteroplasmia. L‘espressione fenotipica di una mutazione del mtDNA è regolata da un effetto soglia (valore minimo). A complicare ulteriormente il quadro interviene la segregazione replicativa: i mitocondri vengono distribuiti casualmente fra le cellule figlie. Si ha dunque un‘elevata variabilità dell‘eredità e dell‘espressione delle mutazioni mitocondriali. Un‘ulteriore complessità dipende dal fatto che anche le numerose proteine mitocondriali codificate da geni nucleari (nDNA), sono passibili di inattivazione per mutazione. Sono note mutazioni di geni nucleari per subunità dei complessi della catena respiratoria: il complesso II è composto da subunità codificate solo da nDNA (la trasmissione del difetto è di tipo mendeliano); gli altri complessi contengono subunità codificate in parte da mtDNA, in parte da nDNA. Poiché tutti i fattori responsabili della replicazione e del riparo del mtDNA sono codificati dal nDNA, mutazioni di geni nucleari possono compromettere l‘integrità del mtDNA. I mitocondri presentano un‘elevata incidenza di nuove mutazioni in quanto: il mitocondrio è altamente esposto al danno da ROS; il mtDNA non è protetto dagli istoni come quello nucleare; il mitocondrio è carente di meccanismi atti al restauro del DNA danneggiato. La comparsa e l‘accumulo di nuove mutazioni in mtDNA sono alla base di una delle più accreditate teorie sull‘invecchiamento. La maggior parte delle mutazioni che interessano la funzione dei mitocondri riguardano le fosforilazioni ossidative, a cui sono correlati tre fenomeni importanti per la patogenesi delle malattie mitocondriali: Deficit di produzione d’energia che riguarda in particolare i tessuti dipendenti dalle ossidazioni, come il tessuto nervoso e quello muscolare (encefalomiopatie); 109 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Eccessiva generazione di ROSdovuta ad accumulo di elettroninelle prime stazioni della catena respiratoria, che possono venir ceduti direttamente all‘ossigeno. Questo subisce una riduzione parziale, con formazione di anione superossido; Innesco dell’apoptosi: l‘aumentata esposizione ai ROS, il deficit energetico e l‘eccessiva assunzione di calcio aprono un canale aspecifico situato nella membrana mitocondriale interna (MMI); ciò può causare collasso del potenziale elettrochimico,distensione della MMI fino alla rottura di quella esterna e al rilascio di fattori pro-apoptotici (citocromo c, fattore inducente l‘apoptosi). Mentre l‘apertura transitoria del poro causa apoptosi, quella prolungata causa necrosi. Vi sono poi malattie mitocondriali dovute a difetti biochimici situati a monte della catena respiratoria: Difetti di trasporto dei substrati, come ad esempio la deficienza di carnitina-palmitoil transferasi. Si ha un alterato trasporto di acidi grassi all‘interno del mitocondrio che determina da una parte un deficit energetico mitocondriale, dall‘altra una steatosi per trasformazione degli acidi grassi in trigliceridi e loro accumulo nel citoplasma. Difetti nell’ossidazione dei substrati sono legati ad alterazioni della piruvato deidrogenasi e delle deidrogenasi degli acidi grassi; sono accompagnati da un aumento del contenuto di acidi organici nel sangue e nelle urine. Difetti degli enzimi del ciclo di Krebs sono in genere incompatibili con la vita; forme biochimicamente meno gravi sono state descritte in casi di encefalomiopatie infantili. Mutazioni nelle proteine di strutture mitocondriali come paraplegina, frataxina (atassia di Friedreich) e huntingtina. Gli organi che maggiormente dipendono dalla fosforilazione ossidativa per la generazione di energia sono: cervello e tessuti nervosi, cuore, muscolo e ghiandole endocrine. Per quanto non possano essere comprese nelle malattie mitocondriali, un coinvolgimento dei mitocondri è certo nelle malattie degenerative come morbo di Huntington, morbo di Parkinson e morbo di Alzheimer. Un ulteriore fattore di complessità è dato dal fatto che la stessa mutazione può produrre fenotipi notevolmente diversi e diverse mutazioni possono produrre fenotipi simili. Le malattie mitocondriali hanno in genere una comparsa tardiva e un decorso progressivo. Sulla base del tipo DNA in cui si verificano le mutazioni (delezioni, transizioni, duplicazioni), le malattie mitocondriali si distinguono in: malattie legate a mutazioni del DNA mitocondriale e malattie legate a mutazioni del DNA nucleare. Quest‘ultime sono perlopiù autosomiche recessive e colpiscono singoli enzimi del ciclo di Krebs o della catena respiratoria. Nel primo caso si ha acidosi da accumulo di acido lattico, nel secondo diminuzione della sintesi di ATP attraverso la fosforilazione ossidativa. La diagnosi delle malattie mitocondriali è molto complessa e la loro stessa classificazione è per molti versi insoddisfacente in quanto lo stesso quadro clinico può essere dovuto a meccanismi genetici differenti. Per una completa elencazione delle malattie vi rimando alle tabelle 10.1 pag 308 (Pontieri) e 11-3 e 11-4 pag 281-282 (Dianzani). Il rigonfiamento cellulare Il rigonfiamento della cellula può far seguito ad aumento di volume di ciascuno dei suoi compartimenti; le forme più comuni e in genere le fasi inziali sono caratterizzate dal rigonfiamento mitocondriale, specialmente negli organi parenchimatosi. Nel miocardio e nel muscolo i mitocondri sono interposti fra le fibrille, da cui sono limitati e condizionati nell‘espansione. Se le cellule sono osservate a fresco si rivela una granulosità diffusa tale da farlo definire rigonfiamento torbido. L‘aumento del volume delle cellule comporta una riduzione del volume dei vasi, con fenomeni secondari di stasi o difficoltà di irrorazione sanguigna (colore pallido dei tessuti): ne consegue una 110 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling patologia regressiva come la degenerazione vacuolare o la steatosi (espressioni dell‘ipossia cellulare). L‘aumento del volume delle cellule porta a modificazione dei rapporti che queste contraggono con i vasi e con i lumi ghiandolari. Contemporaneamente al rigonfiamento torbido si presenta un certo grado di disaccoppiamento delle fosforilazioni ossidative e talvolta anche ridotta capacità respiratoria. Il controllo delle ossidazioni sulla glicolisi è ridotto, per cui compare la glicolisi anaerobia che per la sua scarsa resa non riesce a mantenere i livelli energetici cellulari ad un valore sufficiente. Si ha dunque un inadeguato funzionamento delle pompe cellulari, minore estrusione di acqua e accumulo intracellulare di questa. Veleni della respirazione e delle fosforilazioni ossidative, così come alcune tossine batteriche, specialmente endotossine, provocano rigonfiamento mitocondriale. Nonostante lo squilibrio energetico, le cellule in rigonfiamento torbido da cause tossiche, sintetizzano inizialmente più proteine del normale; l‘aumento della velocità di sintesi porta ad un aumento del contenuto di azoto nel tessuto. Rigonfiamento torbido si può osservare anche nelle fasi iniziali dei processi ipertrofici in seguito a epatectomia parziale o mononefrectomia; tuttavia questo tipo di rigonfiamento, in qualche modo fisiologico, si distingue da quello tossi-infettivo in quanto non si ha disaccoppiamento delle fosforilazioni ossidative, ma anzi maggiore sintesi di ATP, necessaria per i processi sintetici. Negli ultimi anni si è affermata l‘idea complementare che alterazioni del volume possano influenzare vie metaboliche non primariamente connesse con il ripristino delle dimensioni cellulari di partenza: può rappresentare quindi un meccanismo di controllo metabolico. Alterazioni di questo genere si hanno durante l‘assorbimento intestinale di grandi quantità di liquidi; per demolizione di glicogeno e proteine, i cui prodotti determinano un aumento dell‘osmolarità intracellulare; per cattivo funzionamento della pompa Na+/K+, con accumulo intracellulare di Na+; per assunzione cumulativa di sostanze osmoticamente attive; per azione di alcuni ormoni come l‘insulina che induce un rigonfiamento, antagonizzando il glucagone. Patologia cellulare da ischemia L‘ischemia è una condizione di limitazione o interruzione di apporto sanguigno che si verifica per cause intrinseche (occlusione) o estrinseche (compressione) ad un vaso sanguigno. Gli effetti dell‘ischemia dipendono dalla durata, dalla gravità (parziale o totale), dalle caratteristiche dei tessuti e dalla loro condizione al momento dell‘instaurarsi dell‘ischemia. I tessuti più colpiti sono cuore, retina, cervello e rene, per la loro circolazione arteriosa terminale. L‘ischemia impedisce da un lato l‘arrivo ai tessuti di ossigeno, sostanze nutritizie e molecole con funzione di segnale, dall‘altra la rimozione di cataboliti o di prodotti specifici del tessuto. L‘effetto patogeno prevalente è dovuto alla mancanza d‘ossigeno (difetto funzionale dei mitocondri e deficit energetico); il perdurare dell‘ischemia porta all‘aggravarsi dei danni e al progressivo deterioramento delle strutture e funzioni cellulari fino ad arrivare alla morte cellulare per ischemia. I nostri tessuti, in particolare quelli più differenziati, richiedono forti quantità di ossigeno per far fronte alle loro funzioni specializzate, ricavando l‘energia dal metabolismo aerobio. Non appena manca l‘ossigeno le fosforilazioni ossidative cessano; si ha un arresto nella formazione dell‘ATP respiratorio, con caduta dei suoi livelli intracellulari. Parte dell‘ADP viene utilizzato dall‘adenilatociclasi per mantenere i livelli di ATP: 2ADP→ATP + AMP. L‘AMP, fortemente tossico, viene defosforilato con formazione di adenosina; si riduce così la quantità complessiva di nucleotidi totali, importanti per una rapida reversione del quadro quando cessi la causa che l‘ha determinato. 111 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Nel frattempo si ha formazione di ATP da parte della glicolisi anaerobica, non più repressa dall‘attività respiratoria; questa via vicariante dura poco a causa della rapida scomparsa del glicogeno e l‘impossibilità di apporto di glucosio con il sangue. Nel tessuto aumenta la concentrazione di acido lattico, con tendenza all‘acidificazione, a sua volta elemento di lesività. Bisogna evidenziare che l‘arresto nella produzione di ATP e la sua durata sono importanti nella morte cellulare e non la semplice diminuzione della concentrazione dell‘ATP. Se l‘arresto respiratorio perdura, un numero sempre maggiore di mitocondri presenta rigonfiamento, con perdita di proteine enzimatiche della matrice e formazione di aggregati densi intramatricali (proteine denaturate). Il danno si estende quindi dai mitocondri alle altre strutture cellulari.La cellula si rigonfia per una progressiva caduta della capacità di trasporto ionico della membrana plasmatica: blocco della pompa di estrusione del sodio (ATP-dipendente) a cui si accompagna un incremento iso-osmotico di acqua e la perdita di potassio; aumento della concentrazione intracellualre di Ca2+ dovuto sia alla sua desegregazione dai calciosomi, sia dalla penetrazione dall‘esterno. Conseguentemente si ha l‘attivazione di fosfolipasi Ca2+-dipendenti che comportano la dissociazione di lipoproteine, la liberazione di trigliceridi e di acidi grassi che, a morte avvenuta, porteranno alla formazione di saponi di calcio responsabili della calcificazione nei focolai di necrosi. Il danno della membrana cellulare sembra essere il fenomeno critico nel determinare l‘irreversibilità della lesione. La permeabilizzazione e la successiva rottura dei lisosomi, inizialmente identificati come vescicole suicide e ritenuti i principali effettori della morte cellulare, avviene solo in una fase tardiva. I lisosomi non innescano né determinano la morte, ma entrano in gioco nella rimozione di residui di ultrastrutture o di prodotti metabolici, dopo che le lesioni cellulari sono già divenute irreversibili. Concetto di morte (g-D) La morte può essere definita come la cessazione irreversibile in un corpo delle funzioni organizzate e coordinate che caratterizzano la sua individualità biologica. Anche le cellule, come gli organismi superiori, nascono, crescono, si riproducono e muoiono; in esse la conclusione del ciclo biologico non è però necessariamente la morte: la riproduzione, infatti, avviene per divisione della cellula madre in due cellule figlie che ne perpetuano i caratteri. La cellula madre scompare e cessa di esistere come individualità, ma manca il cadavere. Molte degenerazioni sono irreversibili, ma non per questo le cellule che ne sono colpite sono considerare morte: esistono ancora vestigia di funzioni organizzate caratteristiche della vita. Nella morte di un intero organismo, inoltre, non tutti i tessuti muoiono nello stesso tempo; certi tessuti di individui morti possono essere prelevati e trapiantati con successo in individui viventi. Nella maggior parte dei casi la morte della cellula è caratterizzata dalla persistenza di numerose attività enzimatiche; ciò che definisce la morte non è quindi la sospensione di ogni attività biologica, ma la perdita dell’organizzazione funzionale coordinata. Necrosi e necrobiosi Lanecrosi(espressione modfologica della morte da danno cellulare irreversibile)può essere prodotta da una causa capace di agire rapidamente, in tal caso essa avviene indipendentemente dalla presenza di processi regressivi; oppure rappresenta l‘evento finale di una lunga storia di processi regressivi precedenti, in tal caso si parla di necrobiosi. La capacità delle cellule di resistere ad un‘azione dannosa dipende oltre che dall‘intensità dello stimolo e dal tempo per cui è applicato, anche dalle condizioni iniziali e dalla varia suscettibilità intrinseca delle cellule. Oltre un certo limite il danno diventa irreversibile e porta la cellula a morte. Oltre alla necrosi ischemica, che viene chiamata infarto, si può avere necrosi per cause tossiche, infettive, per veleni e per ustioni. 112 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling La sofferenza della cellula si manifesta dapprima con un rigonfiamento idropico, dovuto ad un aumento del contenuto d‘acqua conseguente ad alterazioni dei flussi ionici attraverso la membrana cellulare. Quindi si ha rigonfiamento torbido,per danno mitocondriale. Il danno del sistema energetico determina un aumento dei livelli di Na+ e Ca2+ intracellulari, che hanno un ruolo importante nel danno cellulare. L‘aumento del contenuto di Na+è dovuto: al blocco delle pompe ATPasiche Na+/K+; all‘attivazione dei sistemi tampone Na+/H+in seguito all‘aumento della concentrazione di H+ derivanti dalla glicolisi anaerobia.esso e‘ responsabile del rigonfiamento cellulare per mantenere l‘isoosmolarita‘. L‘aumento del contenuto di Ca2+ è dovuto a: flusso di Ca2+ dall‘esterno per attivazione dello scambiatore Na+/Ca2+ e per apertura dei canali del Ca2+; rilascio dai mitocondri e dal reticolo endoplasmatico in conseguenza al danno dei meccanismi di trasporto; inibizione della Ca2+-ATPasi della membrana plasmatica. l‘aumento del Ca2+ causa : -un‘alterata reattività cellulare legata alla sensibilizzazione di vari trasduttori del segnale Ca2+dipendenti - danni irreversibili legati all‘attivazione di enzimi litici Ca2+-dipendenti (endonucleasi, fosfolipasi e proteasi). Abbiamo anche un‘aumento dei ROS. Poiché la disgregazione del protoplasma(complesso di sostanze contenute nella cellula) è in gran parte conseguenza dell‘azione di enzimi litici, la temperatura ambiente ne influenza notevolmente la velocità. La lisi è inoltre influenzata anche dalla possibilità di evaporazione dell‘acqua. L‘evoluzione delle reazioni post-mortali dipende strettamente anche dalla causa di morte e dalla natura delle cellule colpite. Le alterazioni iniziali riguardano in genere soprattutto le strutture nel citoplasma, mentre le alterazioni nucleari sono in genere tardive (fatta eccezione per la morte da α-amanitina). Quest‘ultime consistono in: Picnosi: progressiva riduzione del volume del nucleo (perdita di acidi nucleici), che diviene sempre più intensamente colorabile (aumento dei gruppi acidi). Si osserva fisiologicamente in cellule destinate a perdere il nucleo come gli eritroblasti. Carioressi: frammentazione del nucleo in zolle di varia grandezza che vanno in seguito incontro alla dissoluzione (cariolisi) o alla picnosi, fino alla scomparsa completa. Cariolisi: dissoluzione del nucleo nel citoplasma. Vacuolizzazione nucleare: disintegrazione circoscritta a certe zone del nucleo. Si ha distruzione selettiva di zone nucleari, bersaglio di agenti fisici o chimici. La disorganizzazione delle varie strutture nelle cellule morte esita perlopiù nell‘autolisi, cioè nel completo dissolvimento della cellula per azione dei propri fermenti idrolitici. Nella maggior parte dei casi la lesione dei lisosomi è graduale e progressiva: essa pur potendo aggravare la situazione di sofferenza della cellula, non è l‘artefice diretta della morte. La fuoriuscita degli enzimi cellulari, in particolare di quelli dei lisosomi, può collaborare ad estendere la lesione attraverso la digestione dei materiali contenuti nell‘interstizio. Tradizionalmente la necrosi dei tessuti viene distinta in: necrosi coagulativa, necrosi colliquativa e cancrena. Nellanecrosi coagulativa si ha coagulazione delle proteine, che è espressione della loro denaturazione; si forma una massa compatta, amorfa, friabile, con pochi resti nucleari isolati. Spesso determina, nel tessuto circostante, una risposta infiammatoria. La denaturazione proteica 113 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling delle cellule ancora vivemette freno all‘autolisi, denaturando gli enzimi lisosomiali e i loro substrati ed impedendo inoltre che le proteine rilasciate possano agire da stimolo antigenico o diano una reazione infiammatoria. Eziologia:ischemia,agenti tossici,stimoli fisici(ustionanti),agenti batterici. Questo tipo di necrosi assume un aspetto particolare nelle lesioni tubercolari (granuloma tubercolare): il tessuto morto, che occupa soprattutto le parti centrali del tubercolo, ha aspetto giallo-biancastro, è secco e friabile. Questo tipo di necrosi è dettacaseosa. La necrosi coagulativa è, inoltre, costantemente presente nell‘avitaminosi E (necrosi a zolle di Zencker): le zone necrotiche assumono un aspetto cereo (necrosi cerea) per la perdita di ultrastrutture cellulari. Steatonecrosi:necrosi del tessuto adiposo(necrosi acuta pancreatica o traumi es parto) L‘evoluzione della necrosi coagulativa (forma più semplice di morte) verso la colliquazionedipende soprattutto dall‘intervento di processi di idrolisi, i quali provvedono alla digestione e alla solubilizzazione dei materiali protoplasmatici. Nel caso in cui la lisi dipenda dai propri enzimi lisosomiali la colliquazione non è che l‘effetto di un processo autolitico; negli altri casi, in cui è l‘opera di cellule estranee (macrofagi, enzimi digestivi, batteri), si parla invece di eterolisi. La necrosi colliquativa richiede, per realizzarsi, alcune condizioni fondamentali: che le cellule colpite siano ricche di enzimi lisosomiali funzionanti e che il tessuto contenga una quantità d‘acqua sufficiente per sostenere l‘idrolisi. Una causa favorente è inoltre rappresentata dal pH leggermente acido. Tutte queste condizioni sono presenti nel SNC; ciò spiega l‘elevata frequenza in questo tessuto di necrosi colliquativa. Se la necrosi è estesa è frequente la formazioni di cisti apoplettiche, ripiene di liquido. Nella cute, in cui l‘evaporazione è abbondante, la colliquazione avviene raramente e il tessuto morto tende a essiccarsi. Si dice escare una necrosi circoscritta di tessuti superficiali. L‘escara è secca se interessa la cute, dove l‘evaporazione è forte; è umida se interessa tessuti che si trovano in zone in cui l‘evaporazione è praticamente impossibile. In ogni caso, il tessuto necrotico dell‘escara tende a cadere, lasciando scoperto un tessuto di granulazione torpido e di lenta crescita: ulcera. Se la necrosi interessa un‘estensione cospicua o addirittura un intero organo, essa prende il nome dicancrena; questa può essere secca, umida e gassosa. In quella secca prevale l‘evaporazione sui processi litici; in quella umida prevalgono i processi colliquativi(dovuta comunque ad infezioni); quella gassosa è in rapporto con l‘azione di germi anaerobi (Clostridi che causano il carbonchio sintomatico e l‘edema maligno) capaci di produrre elevate quantità di anidride carbonica, che dissocia i tessuti e facilita la diffusione del processo. I tessuti necrotici vengono rapidamente demarcati dai tessuti sani circostanti a opera di una reazione infiammatoria: i tessuti morti, ormai estranei all‘organismo, esercitano azione chemiotattica positiva sui granulociti e sui macrofagi. La riparazione avviene, ove possibile, per rigenerazione del parenchima, altrimenti il tessuto perduto viene sostituito da connettivo cicatriziale.In alternativa abbiamo la formazione di ascessi o il sequestro connettivale Patologia cellulare da riperfusione 114 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Per evitare che l‘ischemia prolungata provochi la morte delle cellule è necessario un pronto ripristino del flusso sanguigno, che però può, almeno inizialmente, aggravare la situazione tanto da causare danno da riperfusione. Questo è dovuto a 2 eventi che si verificano nel tessuto ischemico: 1. Diminuzione di ATP e progressiva trasformazione in AMP, con successiva conversione in adenosina, inosina e ipoxantina. 2. Attivazione di una proteasi Ca2+-dipendente che trasforma la xantino-deidrogenasi (XDH: prevalente nel tessuto integro) che utilizza come accettore di H il NAD+, in xantino-ossidasi (XO) che usa direttamente come accettore l‘O2. Quest‘ultima non può funzionare finché il tessuto resta ischemico; quando si ripristina il flusso la XO trasforma l‘ipoxantina in acido urico, formando contemporaneamente l‘anione superossido O•− 2 . Per azione della superossido dismutasi (SOD) si origina H2O2 dalla quale si può formare (in presenza di Fe2+) una specie molto reattiva come il radicale ossidrile OH•. Specie attive dell‘ossigeno (che si formano in quantità limitata in condizioni normali) possono anche originarsi in quantità aumentata alla ripresa del flusso di elettroni lungo la catena respiratoria: si formano prodotti di riduzione parziale dell‘ossigeno, in prevalenza O2•−, che contribuiscono allo stress ossidativo. Ciascuno di questi agenti ossidanti può innescare reazioni a catena come ad esempio reazioni di lipoperossidazione delle membrane, con gravi conseguenze per i tessuti. Il pretrattamento con allopurinolo (che inibisce la XO), con SOD e con chelanti del ferro, sembra avere effetti benefici sulle lesioni da riperfusione. L‘effetto vasodilatatore del NO, potenzialmente benefico, viene vanificato dalla sua natura di radicale: la sua reazione con O•− 2 è più rapida della dismutazione effettuata da SOD e porta alla formazione di perossinitrito, da cui può originarsi il ben più tossico OH•. Il perossinitrito, o i suoi prodotti di decomposizione, possono iniziare la perossidazione lipidica, indipendentemente dal ferro. Al complesso degli effetti negativi della riossigenazione è stato dato il nome di “paradosso dell’ossigeno” a cui si è successivamente associato il “paradosso del calcio”.Il diminuito livello di ATP sconvolge l‘omeostasi del Ca2+, che è mantenuta da pompe ATP-dipendenti della membrana plasmatica; la riperfusione aggrava il sovraccarico cellulare di calcio: l‘accumulo di calcio nei mitocondri può ostacolare la respirazione, rallentare il recupero delle funzioni cellulari e favorire l‘irreversibilità della lesione. Se i danni da ischemia non sono gravi, questi effetti vengono antagonizzati e i danni riparati mediante fenomeni di adattamento (riprogrammazione genica), di cui l‘aspetto più importante è la sintesi delle proteine da heat shock. Tuttavia alterazioni indicative di un danno ossidativo sembrano verificarsi già durante l‘ischemia e preesisterebbero quindi alla riperfusione; è incerto se queste alterazioni siano causate da un‘aumentata produzione di radicali o da una variazione dello stato ossido-riduttivo delle cellule. Il parametro meglio correlato con il danno cellulare resta sempre la durata dell‘ischemia: le alterazioni che seguono al ripristino del flusso sono nel complesso meno gravidi quelle causate dall‘ischemia stessa e comunque subordinate a quest‘ultima. Il rigonfiamento delle celluleche si instaura nell‘ischemia può seriamente interferire con la ripresa del flusso sanguigno nei vasi. Le cellule endoteliali, oltre ad essere particolarmente esposte all‘azione dell‘O2•− (in quanto ricche di XO), possono inoltre risentire della riduzione di NO: la patologia dell‘endotelio avvicina il danno da riperfusione ai fenomeni propri dell‘infiammazione. Tanto più che all‘endotelio leso che esprime molecole di adesione come ICAM e ELAM,aderiscono i leucociti rientrati in circolo. Questi vanno incontro a degranulazione con rilascio di proteasi e formazione di ROS (inducendo stress ossidativo e disfunzioni mitocondriali) e formano tappi ostruenti che costituiscono un ulteriore ostacolo al ripristino del circolo sanguigno (fenomeno del non reflusso). 115 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling L’apoptosi L‘apoptosi è spesso definita come morte programmata, anche se questo sinonimo non è appropriato in quanto esistono programmi cellulari che portano ad altre forme di morte. L‘apoptosi non è generalmente causata da agenti patogeni esterni, anche se radiazioni o certi agenti chimici possono provocarlo; è mediata da agenti fisiologici come ormoni steroidei, citochine o paradossalmente dalla loro assenza in certe fasi di vita di alcuni tipi cellulari. L‘apoptosi viene considerata un processo fondamentale per l‘organismo atto a mantenere l‘omeostasi dei tessuti(turn-over). È importante per eliminare cellule potenzialmente dannose o indesiderate,per il controllo delle risposte immunitarie,per involuzioni fisiologiche anche al livello neonatale;il malfunzionamento o l‘alterata regolazione dell‘apoptosi causano malattie. L‘apoptosi colpisce singole cellule e presenta aspetti morfologici e biochimici completamente diversi dalla morte accidentale che, invece, causa necrosi.Non attiva meccanismi flogisstici. La cellula nella quale si è attivato il meccanismo dell‘apoptosi tende ad arrotondarsi, diminuisce di volume e perde i contatti con le cellule vicine: scompaiono le giunzioni cellulari e altre zone specializzate della membrana plasmatica. Il nucleo si condensa (picnosi) e successivamente si frammenta. Successivamente dalla superficie cellulare emergono prolungamenti citoplasmatici, in forma di bolle (blels o zeiosi) a causa di alterazioni a carico del citoscheletro(proteasi). Anche la cellula si frammenta nei cosiddetti corpi apoptotici, rivestiti dalla membrana plasmatica e contenenti ciascuno frammenti di nucleo. Questi espongono in superficie marcatori glucidici che fungono da segnale (spettro molecolare associato alle cellule apoptotiche=altered cell surface molecules.ACAMP): vengono fagocitati dalle cellule vicine e da macrofagi che li degradano completamente nei loro fagosomi. Fra i recettori di ACAMP vi sono: quelli che riconoscono direttamente le molecole espresse dalle cellule apoptotiche (recettore per la fosfatidilserina=EATME signal, gli scavengers receptor, CD14 e varie lectine) e quelli che riconoscono proteine del siero capaci di fissarsi sulla superficie delle cellule apoptotiche (CR2 e CR3 del complemento, il recettore per la β2glicoproteina-I, CD36 e l‘integrina αvβ3). L‘apoptosi avviene rapidamente (2-4 ore) e in modo asincrono nelle varie cellule. L‘apoptosi avviene senza rilascio di macromolecole intracellulari, in particolare senza rilascio di IL-6, e quindi senza danno alle cellule vicine e senza induzione di processi infiammatori perifocali. Gli aspetti morfologici sono il risultato di azioni biochimiche operate su strutture cellulari diverse dalle caspasi:cisteine proteasi con specificità per residui di acido aspartico. Queste si dividono in caspasi iniziatrici che attivano le caspasi esecutrici. Come per tutti i processi biologici essenziali esiste una ridondanza di vie che portano all‘apoptosi, inclusi meccanismi alternativi caspasiindipendenti. La caspasi esecutrice generalmente coinvolta è la caspasi 3, alla cui attivazione si giunge attraverso due cascate di eventi separate ma comunicanti: una via estrinseca e una via intrinseca. La via estrinseca dipende da stimoli esterni che operano attraverso recettori appartenenti alla superfamiglia di recettori di morte cellulare, situati sulla membrana plasmatica: FAS/CD95, TNFR1 e altri. Il legame con il ligando provoca la formazione di un complesso molecolare che recluta, attraverso la proteina adattatrice FADD, molte molecole di procaspasi 8. Queste vengono attivate con un processo di induzione per prossimità e agiscono dapprima sulla procaspasi 10 e insieme a questa attivano per proteolisi parziale le caspasi esecutrici 3, 7 e 6. La caspasi 3 agisce su diversi substrati, fra cui la deossiribonucleasi caspasi-dipendente (CAD) che si trova nel citosol legata ad un inibitore. Una volta attivata, CAD trasloca nel nucleo dove inizia la 116 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling degradazione dei nucleosomi, scindendo il DNA in frammenti di circa 180 paia di basi: fenomeno della scaletta del DNA, ritenuto impropriamente un marcatore di apoptosi (può essere presente in forme di necrosi, o assente). Altri bersagli della caspasi 3 sono proteine della matrice nucleare e proteine del citoscheletro. La degradazione di poli-ADP-ribosio polimerasi (PARP-1) impedisce la sua funzione di enzima del riparo del DNA e l‘inibizione che esso esercita sull‘attività delle endonucleasi. L‘attivazione di Fas induce inoltre, con meccanismi non del tutto chiari, l‘attivazione di sfingomielinasi che catalizzano la produzione di ceramide. Questo è in grado di alterare la permeabilità mitocondriale, inducendo il rilascio di citocromo c.In certi tipi cellularila caspasi 8 non è sufficiente ad attivare la caspasi 3, per cui esercita la sua attività sulla proteina citosolica Bid che, attivata (t-Bid), trasloca nei mitocondri e induce il rilascio di citocromo c: legame con la via intrinseca che ha essenzialmente origine mitocondriale. La via intrinseca è attivata da varie forme di stress cellulare come danni al DNA, raggi UV, agenti citotossici o privazione di citochine e fattori di crescita.Bax, indotto da p53, eterodimerizza con Bid, permeabilizzando la MME al citocromo c. Questo si lega nel citosol ad Apaf-1, formando l‘apoptosoma che recluta e attiva la procaspasi 9 e quindi la 3. Da qui il processo apoptotico procede come nella via estrinseca. Le proteine BH3 come Bidraggiungono per prime il mitocondriodove cooperano con altri membri della famiglia Bcl2 come Bax e Bad, inducendo il rilascio di proteine apoptogene: citocromo c, AIF e Smac/DIABLO(inattivatore di un‘antiapoptotico). In particolare il rilascio di AIF è indottodall‘attivazione eccessiva o prolungata di PARP-1 in risposta a stress tossici. AIF a sua volta causa il rilascio del citocromo c e quel che ne consegue; traslocando nel nucleo induce anche la condensazione della cromatina e l‘apoptosi attraverso una via caspasi-indipendente. Il ruolo di PARP-1 sull‘apoptosi è sottolineato dal fatto che la sua inibizione o la delezione del gene parp-1 attenuano o sopprimono i fenomeni apoptotici. La cellula dispone tuttavia di meccanismi per controllare l‘apoptosi ed eventualmente bloccarla anche nelle sue ultime tappe; sono fattori anti-apoptotici: c-FLIP (blocca attivazione caspasi 8), diverse IAP (inibitori delle proteine di apoptosi;si lega alle caspasi impedendone l‘attivaizone), membri anti-apoptogeni della superfamiglia Bcl-2 come Bcl-2 , Bcl-XL e Bcl-w. Il destino della cellula dipende dalle reciproche proporzioni fra molecole pro-apoptotiche e quelle anti-apoptotiche. Gli inibitori dell‘apoptosi possono essere di origine virale(CrmA),possono esser presenti naturalmente o essere indotti da cellule tumurali Le molecole proapoptotiche invece si attivano per attivazione dell‘ ―orologio biologico‖,per danni al DNA o per scompensi nel tempo di raggiungimento dei segnali di proliferazione La ridotta suscettibilità all‘apoptosi delle cellule neoplastiche rappresenta uno dei meccanismi attraverso il quale queste si sottraggono all‘omeostasi dell‘organismo. Oltre che all‘aumentata espressione di IAP e altri fattori anti-apoptotici, la ridotta suscettibilità può essere legata a numerosi altri meccanismi. Ad esempio si può avere traslocazione del gene bcl-2 in prossimità del locus della catena pesante delle immunoglobuline: si ha maggiore espressione di bcl-2 e soppressione dell‘apoptosi. Geni dell’apoptosi Quando parliamo di geni dell‘apoptosi intendiamo: Recettori di membrana(es Fas) Modulatori anti-apoptogeni Effettori(caspasi,endonucleasi) 117 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Inibitori(cFLIP) Regolatori\induttori Promotori(EAT-ME) L‘apoptosi è un processo attivo che coinvolge l‘espressione di numerosi geni e il livello dei loro prodotti proteici, spesso controllato dalla degradazione nel proteasoma. Questi geni,sulla base della loro azione sulla sopravvivenza cellulare, possono essere distinti in oncogeni e onco-soppressori. Il fattore trascrizionale prodotto dal gene p53 (oncosoppressore) arresta la crescita di certe popolazioni cellulari aumentando la frequenza di apoptosi: inibisce l‘attività basale di Bcl-2 indirettamente, inducendo il gene Bax. L‘oncogene c-Mycdetermina proliferazione o apoptosi in rapporto alla disponibilità o alla mancanza di definiti fattori di crescita: nell‘apoptosi Myc ha effetto a livello mitocondriale, stimolando il rilascio del citocromo c, per attivazione di Bax. I risultati su questi geni sono spesso contraddittori a causa delle reciproche interrelazioni tra fattori. I segnali per l‘attivazione dei geni pro-apoptotici(onco soppressori) percorrono vie di trasduzione ben studiate, ma alle quali è difficile attribuire un ruolo preciso e costante. - Nell‘attivazione di endonucleasi specifiche, sembra aver un ruolo importante la concentrazione del Ca2+ intracellulare mediata da fosfoinositidi o da altri eventuali secondi messaggeri. -Un numero limitato di proteine specifiche è defosforilato durante l‘apoptosi, tuttavia queste non paiono esser le stesse coinvolte nella trasduzione dei segnali apoptotici. -La protein chinasiC è stata alternativamente descritta nel circuito di induzione o di inibizione dell‘apoptosi in diversi sistemi. - Numerosi tipi di stress possono attivare una sfingomielinasi che agisce come secondo messaggero dell‘apoptosi attivando la chinasi c-Jun-N-terminale (JNK) che attiva fattori trascrizionali come AP1. JNK sarebbe anche coinvolta nell‘attivazione di caspasi 8 e nell‘inattivazione di Bcl-2. Quanto descritto si applica tuttavia solo a certi tipi cellulari, mentre per altri questi fattori potrebbero addirittura giocare un ruolo anti-apoptotico. Degenerazioni con accumulo di materiali metabolici dentro le cellule Molti processi regressivi sono caratterizzati dall‘accumulo intracellulare di materiali metabolici di varia natura. Si chiamano steatosi le condizioni in cui la sostanza che aumenta è un lipide e in particolare si può avere accumulo di trigliceridi (steatosi propriamente dette), fosfolipidi (fosfolipidosi), glicolipidi (glicolipidosi e gangliosidosi). Le sfingomielinosi sono da considerare sia fosfolipidosi che glicolipidosi. Le colesterinosi sono i processi regressivi con accumulo di colesterolo o dei suoi esteri. Glicogenosi sono i processi regressivi con accumulo di glicogeno. Si hanno poi la degenerazione mucosa, colloide (nella tiroide) e cornea (aumento di cheratina). STEATOSI Le steatosi sono processi patologici nel corso dei quali si ha accumulo di lipidi (principalmente trigliceridi) in cellule dove non è normalmente possibile metterli in evidenza (no adipociti). Le cellule contengono gocce sudanofile(si legano al colorante sudan) più o meno voluminose, disposte in modo diverso in rapporto alla morfologia propria della cellula: tra il polo basale e il nucleo nel rene; in file longitudinali nelle fibrocellule del miocardio; in forma macrovescicolare o microvescicolare nel fegato. -La steatosi microvescicolare è caratteristicamente una condizione acuta nella quale l‘impedimento della β-ossidazione degli acidi grassi riflette un più generale perturbamento delle funzioni mitocondriali (come nel caso dell‘ipossia stagnante); ha generalmente prognosi infausta e prelude a morte. 118 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling - La steatosi macrovescicolare invece è associata ad un disturbo di lunga durata, ma reversibile; in alcuni casi può esitare in forme più gravi di malattia come la steatoepatite e la cirrosi. L‘obesità e le condizioni del metabolismo ad essa legate possono portare a steatosi epatica. Le steatosi sono talvolta l‘espressione di una deviazione generale del metabolismo lipidico (infiltrazione adiposa); altre volte dipendono da una lesione circoscritta alle cellule colpite (degenerazione vera e propria). È in ogni caso dimostrato che la maggior parte degli acidi grassi che si accumulano nelle cellule proviene dall‘esterno. La definizione stessa di steatosi esclude la semplice apparizione di grasso,lipofanerosi, che si libera dalle strutture cellulari che accompagna la morte delle cellule. Differiscono dalle steatosi le lipidosio tesaurismosi lipidiche in cui si ha accumulo di lipidi complessi per deficit enzimatici lisosomiali di natura ereditaria. Nonostante la maggior parte delle steatosi sia generalmente provocata da cause esogene, esistono almeno due tipi di steatosi geneticamente determinate: morbo di Wolman (deficienza di lipasi acida) e abetalipoproteinemia (sindrome da malassorbimento dei grassi a livello della mucosa intestinale per difetto di sintesi delle apo B->le cellule della mucosa intestinale risultano infarcite di grassi e non riescono ad assorbirne piu‘), alla quale è associata steatorrea. Più recentemente si è individuata un‘altra forma di steatosi associata alla carenza ereditaria di apo E che rende il fegato più vulnerabile all‘azione di agenti steatogeni esogeni. STEATOSI EPATICHE: Il fegato è spesso soggetto a steatosi per tre diversi ordini di motivi: 1. Gioca un ruolo importante nel ciclo dei trigliceridi e nella sintesi delle lipoproteine che sono la forma di eliminazione dei trigliceridi dal fegato; 2. Svolge una molteplicità di attività metaboliche e biotrasformazioni; 3. Ha una particolare vascolarizzazione che può portare a degenerazione vacuolare e può esporlo ad agenti steatogeni esogeni ed endogeni di provenienza gastrointestinale. Per questo si differenziano le steatosi extraepatiche dalle epatica(quest‘ultime possono determinare steatoepatite=complicanza necroticofibrotica) Tuttavia la steatosi può colpire tutti gli organi: ad un diverso atteggiamento del metabolismo lipidico corrisponde un diverso meccanismo patogenetico di steatosi, i cui aspetti finali simili sono dovuti alla limitata capacità d‘espressione della risposta cellulare. L‘elemento unificante è rappresentato dal sovraccarico assoluto o relativo (nel caso di lesione cellulare preesistente), esogeno o endogeno di trigliceridi e l‘effettiva capacità della cellula di metabolizzarli. I trigliceridi della dieta vengono in gran parte assorbiti come acidi grassi non esterificati; questi, entrati nelle cellule della mucosa intestinale, vengono reinclusi in molecole trigliceridiche grazie alla loro combinazione con il glicerolo. I trigliceridi così formati vengono poi combinati con una quota proteica e sono immessi in circolo come complessi lipoproteici (chilomicroni). Questi passano in gran parte nei vasi chiliferi e da qui nel dotto toracico, che li riversa poi nel circolo venoso (vena succlavia sinistra). Gli acidi grassi a corta catena passano invece nelle radici della vena porta e raggiungono direttamente il fegato. I chilomicroni circolanti vengono continuamente rimodellati (chilomicroni secondari). Nelle cellule non entra il chilomicrone come tale, ma soltanto gli acidi grassi provenienti dalla sua idrolisi a opera della lipoprotein-lipasi. Tale enzima è localizzato negli endoteli capillari e negli spazi subendoteliali. A livello dell‘adipocita gli acidi grassi così penetrati vengono nuovamente combinati con il glicerolo e trasformati in trigliceridi.L‘immissione in circolo di acidi grassi dagli adipociti è controllata dall‘attività della lipasi;questi, fortemente tensioattivi e in grado di produrre emo- e citolisi, vengono prontamente legati all‘albumina che li veicola. Il vario grado di attività della 119 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling lipasi è controllato dal cAMP. Sostanze come adrenalina, noradrenalina, ACTH, cortisone e glucagone, che inducono l‘adenilciclasi, promuovo la mobilizzazione degli acidi grassi dai tessuti di deposito. Stesso effetto hanno anche caffeina e teofillina che inibiscono la fosfodiesterasi capace di demolire il cAMP. Gli acidi grassinon esterificati veicolati dall‘albumina vengono sottratti al sangue dai tessuti. Nel fegato il fenomeno è mediato dalla presenza di particolari proteine capaci di captare e trasportare anioni; si dividono in due classi: proteina Y (ligandina) e proteina Z che ha maggiore affinità per gli acidi grassi, ma è meno concentrata rispetto alla prima. Queste proteine trasportano gli acidi grassi ai siti intracellulari di utilizzazione. Una parte di essa viene ossidatanei mitocondri e nei perossisomi, una parte viene inclusa nelle strutture proprie dell‘organo e un‘altra parteabbandona il fegato sotto forma di lipoproteine. Il fegato, in condizioni di digiuno, è praticamente la sola fonte di lipoproteine del plasma; la mucosa intestinale contribuisce per un 10%; in condizione di alimentazione con lipidi, sono i chilomicroni della mucosa intestinale la fonte di lipoproteine del plasma. Per quel che riguarda le apolipoproteine, le cellule delle cripte intestinali sono capaci di sintetizzarne vari tipi, ma non la B48; gran parte della apolipoproteine vengono sintetizzate dagli epatociti. La classificazione delle lipoproteine può essere fatta in base a due criteri principali: quello della mobilità elettroforetica (α, β e pre-β) e quello ddella densità. Sulla base di quest‘ultimo si distinguono: HDL, LDL e VLDL.La quota proteica va aumentando dai chilomicroni fino alle HDL, mentre quella trigliceridica si comporta in modo opposto. Le VLDL rappresentano la principale classe di lipoproteine secrete dal fegato: sono ricche di trigliceridie contengono una modesta quantità di esteri del colesterolo; i residui di VLDL (scarichi di trigliceridi) possono essere captati dal fegato grazie ad un recettore per apo-B100,oppure trasformati in LDL per opera di una lipasi di superficie degli epatociti (la transizione avviene attraverso un intermedio detto IDL). Le LDL che così si formano sono costituite da esteri del colesterolo e apo-B100 e veicolano il colesterolo alle cellule dei tessuti, munite di apposito recettore per le LDL. Al legame col recettore segue endocitosi e digestione delle LDL. Le HDl derivano dal fegato e dalla mucosa intestinale; contengono apolipoproteine, fosfolipidi e una piccola quantità di colesterolo non esterificato che viene esterificato a opera della lecitin-colesterolo acil-transferasi (LCAT), attivata da una componente apo-A. Le HDL ricevono il colesterolo non esterificatodai tessuti periferici, lo esterificano immediatamente e lo trasportano nel fegato, dove viene secreto come tale o come acidi biliari. Per questa attività si ritiene che le HDL abbiano un ruolo nella protezione nei confronti dell‘aterosclerosi. Danni da sovraccarico: 1.aumentato apporto -Aumentata introduzione alimentare (chilomicroni) 120 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling -aumentata mobilizzazione dei lipidi dai depositi adiposi (acidi grassi non esterificati). Quest‘ultimo caso si può verificare nei diabeticie nella glicogenosi di tipo I in cui la carenza d‘insulina determina l‘attivazione della lipolisi, oppure per azione di ormoni e farmaci che agendo sul sistema del cAMP ne determinano un aumento di concentrazione e quindi l‘attivazione della lipasi. Da un punto di vista morfologico e biochimico nella steatosi da dieta iperlipidica-normoproteica si ha scarso danno funzionale delle cellule parenchimali: il grasso, infatti, arriva in cellule perfettamente normali, che non riescono a smaltirlo solo perché la quantità che giunge è superiore alle possibilità dei loro enzimi. Es.diabete→insulinoresistenza→iperinsulinema :-stimola lipogenesi glucidica a cui pero‘ non segue un adeguato rilascio a causa della riduzione di apolipoproteine→accumulo di lipidi nell‘epatocita che attiva β-perossidazione(anche per inibizione del malonilcoA)→sovraccarico→accumulo di grasso nell‘epatocita con steatosi epatica. L‘aumento di acidi grassi in circolo stimola anche i PPARs(peroxisome proliferator-activated receptors)proteine recettoriali nucleari che agiscono come fattori di trascrizione e regolano l‘espressione di geni coinvolti nel metabolismo(anche nella proliferazione e nel differenziamento). Questo stimolo non e‘ sufficente a eliminare la steatosi ma anzi la aggrava determinando una steatoepatite.difatti determina un aumento di ROS che determina la lipoperossidazione con conseguente formazione di accumuli di composti di Mallory,richiamo di infiltrato infiammatorio per attivazione delle citochine,morte dell‘epatocita. 2.aumentata sintesi endogena Esistono condizioni in cui il sovraccarico lipidico nasce all‘interno della stessa cellula epatica, per un‘aumentata formazione di acidi grassi . A) La sintesi ex novo di acidi grassi nel fegato è regolata dal glucosio e dall‘insulina e dipende essenzialmente da 3 fattori trascrizionali: SREBP-1, ChREBPe PPAR-γ. I primi due sono recettori nucleari normalmente espressi a basso livello nel fegato: la loro sovraespressione porta a steatosi dettaadipogenetica. PPAR-α, invece, funziona come sensore lipidico nel fegato e risponde all‘influsso di acidi grassi stimolando la trascrizione di geni che codificano per i sistemi mitocondriali, perossisomiali e microsomiali epatici dell‘ossidazione degli acidi grassi. L‘aumentata lipogenesipuò causare aumento intracellulare di trigliceridi in due modi: direttamente per aumentata sintesidi quest‘ultimi .L‘aumentata sintesi di trigliceridi può avvenire o per maggiore attività dell’enzima trigliceride sintetasi o per aumento dei precursori(può dipendere da un aumento della sintesi intraepatica a partire dall‘acetil-coA o da una diminuita utilizzazione per altre reazioni enzimatiche). indirettamente per aumentata produzione di malonil-CoA che inibisce la carnitin-palmitoil trasferasi-1. In una dieta carente di acidi grassi polinsaturi si produce una sintomatologia complessa con: aumento della velocità delle ossidazioni, aumentodel consumo d‘acqua, ritardo dell‘accrescimento 121 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling corporeo e accumulo di grasso essenzialmente alla periferia del lobulo. Si evidenziano gravi lesioni dei mitocondri che si instaurano lentamente e aumento del numero dei perossisomi. Il danno principale riguarda la sintesi dei grassi a partire da precursori di basso peso molecolare: la carenza di acidi grassi insaturi determina la derepressione del sistema atto a sintetizzarli nel fegato. Si verifica dunque un cambiamento nella composizione dei lipidi cellulari, specialmente a livello delle membrane.Danni a mitocondri, perossisomi (per gli acidi grassi a lunga catena) e reticolo endoplasmatico provocano necrosi, vacuolizzazione e rigonfiamento cellulare, ai quali si può aggiungere steatosi per diminuzione dello smaltimento degli acidi grassi stessi. Questa può avvenire inoltre per blocco dell‘immissione in circolo delle lipoproteine. B)Steatosi da etanolo Alla steatosi da etanolo si associa tutta una serie di altri processi regressivi, fra cui spiccano la fibrosi (cirrosi epatica) e l‘infiammazione (epatite alcolica), fino alla necrosi. Si distingue fra una steatosi acuta e una cronica da etanolo. Entrambe sono particolarmente rilevabili nel fegato dove l‘etanolo viene metabolizzato: le conseguenze più gravi dell‘ingestione derivano infatti dai prodotti del suo metabolismo. Sul piano morfologico si possono osservare alterazioni dei mitocondri, con rigonfiamento e talvolta frammentazione delle creste e del reticolo endoplasmatico. L‘etanolo viene ossidato ad acetaldeide attraverso la via principale dell‘alcol-deidrogenasi(a localizzazione citosolica), con produzione di NADH Oattraverso la via del MEOS (microsomal ethanol oxiding system;contenente citocromo P450 IIE1)localizzata nel SER, che si attiva pienamente solo per elevate concentrazioni ematiche di etanolo, con formazione di NADPH.L acetaldeide viene poi trasformata in acetato dall‘aldeide deidrogenasi con formazione di un altro NADH. Ciò comporta: uno sbilancio della situazione ossido-riduttiva dell‘epatocita, che facilitaDHAP(diidrossiacetonfosfato) a glicerolo-3P che viene utilizzato per produrre glicerolo. aumenta la concentrazione di acetil-CoA dall‘acetato che viene utilizzato insieme al glicerolo per trigliceridi. ridotta ossidazione nei mitocondri sia perche‘ impegnati nella riossidazione dei cofattori prodotti sia perche‘ l‘acetaldeide determina danni a livello della catena respiratoria che determinano aumentata produzione di ROS e danneggiamento dei mitocondri.quest‘ultima e‘ una delle cause maggiori di accumulo poiche‘essendo l‘aldeide deidrogenasi molto lenta abbiamo accumuli di acetaldeide piu‘ che formazione di acetato l‘acetaldeide riduce la sintesi proteica (arresto sintesi e secrezione delle lipoproteine): le aldeidi reagiscono sia con i gruppi -SH sia con i gruppi -NH2, impedendo l‘azione degli enzimi sulfidrilici. Abbiamo inoltre danno di membrana innescato dalla perossidazione lipidica, per formazione di radicali derivati dal metabolismo ossidativo dell‘etanolo e dell‘acetaldeide. L‘aumentata produzione di H2O2 in seguito all‘ossidazione dell‘etanolo da parte del MEOS provoca una diminuzione della concentrazione intraepatica degli antiossidanti fisiologici; l‘H2O2 può dare origine a radicali liberi in presenza di Fe2+ o Fe3+: H2O2 + Fe2+→ OH• + OH- + Fe3+ (reazione di Fenton) H2O2 + Fe3+ + O2→ OH• + OH + Fe2++ O2 (reazione di Haber-Weiss) Il radicale libero OH• può agire sull‘etanolo e formare il radicale libero idrossietilico. Una parte consistente di radicali si forma però direttamente per intervento del citocromo P450 IIE1 nel MEOS. Si verifica inoltre un‘alterazione dei sistemi contrattili (blocco della tubulina) e un‘alterata secrezione di albumina che spiega l‘iniziale epatomegalia nell‘alcolista. Il danno al citoscheletro si osserva con la comparsa dei corpi di Mallory costituiti dalla sostanza ialina alcolica (insieme di proteine contrattili disorganizzate e non funzionanti)sopratutto pero‘ nell‘alcoolista cronico(tutte le altre cose si verificano anche solo nell‘acuto). 122 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Nelle lesioni croniche, a questi fenomeni acuti reiterati nel tempo, si aggiungono altri fattori prevalentemente di natura dietetica. L‘etanolo (7 cal/g) soddisfa parte delle esigenze energetiche dell‘etilista, riducendo l‘appetito e quindi l‘assunzione di cibo: la situazione può essere quindi ulteriormente aggravata da una steatosi da carenza proteica. Nell‘etilista cronico si ha un aumentato fabbisogno di colina, forse a causa di un‘aumentata distruzione dei fosfolipidi delle membrane, che viene dunque ad essere carente. Processi infiammatori e degenerativi delle mucose del tratto gastroenterico alterano, inoltre, l‘assorbimento di molte sostanze. Si assiste a necrosi degli epatociti, che si accompagna alla liberazione nel plasma di numerosi enzimi, aventi valore diagnostico. Alla necrosi seguono localmente processi flogistici che danno origine all‘epatite alcolica. Attraverso episodi successivi di rigenerazione e di nuovo danno l‘epatite alcolica esita molto spesso in cirrosi 3.steatosi da diminuito smaltimento Steatosi da carenza di proteine e di fosfolipidi La ridotta disponibilità di amminoacidi alimentari riduce le dimensioni del loro pool preproteico, essenziale per la sintesi di apolipoproteine, enzimi e membrane coinvolte nello smaltimento dei trigliceridi. Una steatosi di questo tipo si osserva nel Kwashiorkor: diete costituite da proteine vegetali (molto diverse da quelle umane) o da alimenti a bassissimo contenuto proteico (Africa e India), portano ad uno squilibrio del pool e riducono la capacità di sintesi proteica nell‘uomo. Nei bambini colpiti, l‘atrofia delle masse muscolari e del pannicolo adiposo contrasta con la notevole distensione dell‘addome, che dipende da una cospicua epatomegalia. Il fegato è infatti colpito da un‘intensa steatosi di tipo periferico. L‘esito è spesso letale: la morte avviene in occasione di malattie infettive intercorrenti. La sindrome del Kwashiokhor viene oggi distinta in due forme cliniche: il Kwashiokhor classico e quello marasmatico che presenta carenze multiple, intossicazioni alimentari e processi infettivi. La carenza di proteine produce alterazioni anche nel contenuto proteico di vari organelli subcellulari e conseguentemente la loro disfunzione. Anche un eccesso di alcuni amminoacidi o la loro presenza in rapporti incongrui può provocare o aggravare una steatosi. Questo fenomeno può essere spiegato con il fatto che la penetrazione degli amminoacidi dentro le cellule è un processo attivo, che richiede la presenza sulla superficie cellulare di determinati recettori. Questi sono specificiper classi di amminoacidi. Un eccesso di un dato amminoacido può provocare la saturazione del recettore cellulare e l‘esclusione degli altri amminoacidi del gruppo. Tuttavia alcuni amminoacidi, come la metionina (donatore di metili), antagonizzano l‘accumulo e favoriscono l‘eliminazione del grasso dal fegato: l’azione lipotropa(antisteatogena) della metionina si basa sulla capacità di attivare la sintesi endogena di colina e di prevenire la necrosi. La colina è essenziale per la sintesi dei fosfolipidi e quindi per la formazione di micelle lipoproteiche. La sua carenza è dunque steatogena e può deviare il metabolismo degli acidi grassi verso la formazione di trigliceridi: si assiste ad una progressiva diminuzione di fosfatidilcolina, parzialmente sostituita da fasfatidiletanolammina, che ha carattere meno polare della prima. Diminuisce così la funzione di veicolo dei fosfolipidi. Nelle carenze di lunga durata esistono gravi alterazioni dei mitocondri e del reticolo endoplasmatico; si assiste a fenomeni di autofagia, con comparsa di citolisosomi. Aumentano nettamente anche le lipofuscine, contenute nei citolisosomi. L‘attivazione della sintesi endogena di metili, indotta con forti dosi di vitamina B12, può antagonizzare la steatosi da carenza di colina. Un meccanismo patogenetico simile si ritrova nella steatosi da ipervitaminosi PP: forti dosi della sostanza finiscono per depauperare il fegato di gruppi metilici labili in quanto la nicotinammide 123 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling viene eliminata come N-metil-nicotinammide. Ciò determina, anche in questo caso, una diminuzione della sintesi delle lecitine. Steatosi da inibitori della sintesi proteica Date le prevalenti modalità di eliminazione dei trigliceridi dal fegato sotto forma di lipoproteine, ogni inibitore della sintesi proteica dovrebbe provocare steatosi epatica. Tuttavia con molti inibitori non si riesce a raggiungere in vivo una concentrazione efficace: si provocano lesioni cellulari di tipo essenzialmente necrotico o si blocca la mobilizzazione degli acidi grassi dai depositi periferici (actinomicina D). Una delle steatosi di grado più elevato riscontrate nell‘uomo è conseguente all‘avvelenamento per ingestione del fungo Amanita phalloides: l‘α-amanitina ha azione nucleare inibendo essenzialmente l‘RNA polimerasi. I trigliceridi epatici non trovano più molecole proteiche per la formazione delle lipoproteine e cominciano ad accumularsi negli epatociti. Similmente agisce l‘aflatossina B1 dell‘Aspergillus flavus.La tossina difterica e‘ invece un‘inibitore dell‘allungamento della catena proteica. Per maggior dettaglio vedi approfondimento pag 297-301 Dianzani. Steatosi da veleni ambientali: il modello del tetracloruro di carbonio La lipoperossidazione da CCl4 può indurre steatosi(che prosegue in cirrosi e cancro) per una duplice serie di motivi: Le membrane subiscono un danno molecolare che comporta inattivazione di enzimi, nonché alterazioni strutturali fino a vere e proprie soluzioni di continuo delle membrane. Quelle più precocemente colpite sono quelle del RE (dove si formano i radicali derivati dal CCl4). La lipoperossidazione causa la formazione di composti idrosolubili e quindi facilmente diffusibili fra i quali si hanno le aldeidi, molto reattive: generalizzazione del danno all‘intera cellula. Antiossidanti (antagonizzano la lipoperossidazione) e composti sulfidrilati (reagiscono con le aldeidi, impedendo la loro azione sui gruppi -SH degli enzimi) hanno azione protettiva. CCl4 nel RE viene trasformato in CCl3•(clorometile) e Cl. Il clorometile forma legami coevalenti determinando cloroachilazione e perossidazione lipidica che comporta la formazione di aldeidi,l‘alterazione delle membrane(conseguente interazione con proteine=lipofuscine e ceroidi) Gli aldeidi reagiscono con i gruppi SH e NH2 e inattivano molecole nobili,inibiscono la sintesi proteica determinando degranulazione del RER e determinano danni a distanza. Steatosi da blocco della secrezione Anche l‘interferenza con sistemi contrattili può ridurre o bloccare l‘eliminazione dei trigliceridi dalla cellula epatica.Abbiamo per esempio: -CCl4che per azione delle aldeidi inibisce la tubulina. - colchicina inibitore della polimerizzazione della tubulina -vinblastina:blocca i monomeri di tubulina nei microtubuli. L‘accumulo di particelle lipidiche avviene in granuli di secrezione posti alla periferia della cellula; attorno a queste vescicole si attivano fenomeni di autofagia con segni di fusione fra lisosomi e vescicole di secrezione. NAFLD (Non Alcoholic Fatty Liver Disease) e NASH (Non Alcoholic Steatohepatitis) Le lesioni patologiche e la storia della NAFLD riflettono probabilmente un complesso processo multifattoriale nel quale possono avere importanza fattori genetici: in questi pazienti alcuni geni che contribuiscono alla compromessa sensibilità all‘insulina sono sovraespressi, mentre altri geni importanti per il mantenimento della funzione mitocondriale sono sottoespressi. Quando si sviluppano lesioni epatiche che assomigliano a quelle osservate nell‘epatite alcolica si ha NASH. Il fegato steatosico è comune in soggetti con diabete di tipo II e obesità: il NAFLD può essere visto come aspetto della sindrome da insulino-resistenza. Nei pazienti con NASH sono state dimostrate lesioni biochimiche e ultrastrutturali dei mitocondri, di cui possono essere responsabili gli acidi grassi non esterificati, i prodotti della lipoperossidazione e il TNFα. Gli acidi grassi non esterificati disaccoppiano le fosforilazioni ossidative, con aumentato consumo di ossigeno e aumento della 124 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling produzione di ROS. Questi fanno diminuire la concentrazione di antiossidanti ed innescano la lipoperossidazione, mediando il rilascio di TNFα dalle cellule di Kupffer. La prolungata presenza di lipidi nell‘epatocita può innescare ulteriori fenomeni patologici. Steatosi extra-epatiche Alcuni tipi di steatosi agiscono con meccanismi almeno parzialmente differenti; è il caso della steatosi da ipossia, dipendente da un difetto ossidativo degli acidi grassi. Questo genere di steatosi si verifica in numerosi organi come: muscolo (miopatie lipidiche); miocardio, dovuta ad anemia, insufficiente irrorazione e danni tossici (tossina difterica); rene; cellule nervose. Sono causa di steatosi extra-epatica anche difetti congeniti come la già citata abetalipoproteinemia. Sono inoltre steatogeni anche la carenza di colinae diversi tipi di avvelenamenti. Patologia elementare dei lisosomi I lisosomi sono il ―tratto digestivo intracellulare‖; contengono, in forma inattiva, le idrolasi acide capaci di idrolizzare un gran numero di substrati. Quando materiale estraneo entra nelle cellule per endocitosi, i lisosomi si avvicinano alll‘endosoma e si fondono con esso (fagolisosoma), liberando le loro idrolasi; lo stesso accade nel corso del rinnovo del materiale intracellulare (vacuolo autofagico). La più elementare delle lesioni dei lisosomi riguarda la loro membrana e determina la disgregazione degli enzimi in essi contenuti. Una modesta alterazione di permeabilità comporta il facile ingresso nei lisosomi dei substrati, tale da aumentare l‘intensità delle reazioni istochimiche. Una lesione più grave, ma limitata, determina fuoriuscita di piccole quote d‘enzimi che rimangono adesi alla superficie esterna della membrana lisosomiale e vengono dosati come attività libera. Lesioni ancora più gravi comportano la liberazione di cospicue quote di enzimi che diffondono nel citosol: attività solubile. Nella maggior parte dei casi la liberazione di enzimi lisosomiali non avviene indiscriminatamente nel citosol, ma in altre formazioni compartimentalizzate come vacuoli di fagocitosi e autofagici. I lisosomi entrano in gioco a fenomeni regressivi già avvenuti, in qualità di ―spazzini‖. Le più importanti patologie lisosomiali oggi note riguardano difetti di capacità digestive, indotte da agenti esogeni o geneticamente determinate. Insufficienze lisosomiali acquisite Un accumulo intracellulare di materiale indigesto si può avere in soggetti sani per insufficienze lisosomiali dovute a: 1. Inibizione degli enzimi digestivi lisosomiali 2. Incongruità del substrato (primitiva o secondaria) 3. Sovraccarico da eccesso di materiale (1) Numerosi antibiotici (streptomicina e kanamicina) inibiscono gli enzimi lisosomiali causando accumulo di materiale e fenomeni di organotossicità. Il farmaco antimalarico clorochina (proposto anche come farmaco attivo contro l‘HIV), provoca tesaurismosi lipidiche e proteolipidiche. Entra nei lisosomi in forma elettricamente neutra, quindi si carica assumendo un protone dal mezzo acido: la molecola diviene più idrofila ed esce difficilmente dall‘organulo, dove si concentra; fa aumentare il pH all‘interno del lisosoma, inibendo le attività enzimatiche. (2) Sono esempi di incongruità primitiva del substrato il destrano e il polivinilpirrolidone in quanto se introdotti non vengono digeriti nei lisosomi. Substrati normali, specialmente i lipidi, vengono poi resi difficilmente digeribili per azione di farmaci anfipatici, che si accumulano nei lisosomi sotto 125 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling forma di complessi farmaco-lipidi a lenta dissociazione (incongruità secondaria). Una forma particolare di patologia lisosomiale, prevalentemente legata all‘invecchiamento, è costituita dalle lipofuscine (accumuli di pigmenti giallastri o bruni) che si depositano specialmente in SN, cuore e fegato. I granuli sono un conglomerato di residui mal digeriti, derivati dall‘idrolisi e dalle modificazioni intra ed extra-lisosomiali. La digestione dei lipidi ad opera dei lisosomi è infatti limitata ed è ulteriormente impedita dalle precoci modificazioni perossidative dei lipidi. Le lipofuscine possono interferire con le capacità funzionali degli organi nell‘invecchiamento. (3) Sostanze normali, presenti in quantità elevata, vengono segregate in vacuoli nelle cellule parenchimali del fegato e del rene. Ne è un esempio la degenerazione a gocce jaline delle cellule dei tubuli renali, in seguito a malattie infiammatorie che comportano alterazioni della permeabilità dei capillari glomerulari. Si osserva nel filtrato renale passaggio di proteine plasmatiche ed eventualmente di eritrociti (che vanno incontro ad emolisi, con liberazione di emoglobina). Le cellule del tubulo renale riassorbono queste proteine e le segregano nei loro vacuoli apicali, destinati a fondersi con i lisosomi. Ben presto le capacità di trasporto e digestione intracellulare saranno sature e le cellule si presenteranno infarcite di vacuoli. Le proteine non riassorbite compaiono nelle urine. Tesaurismosi da deficit di enzimi lisosomiali Se per un‘alterazione genica , un dato enzima è carente nei lisosomi, nei citolisosomi si verificheranno accumuli del materiale che non può essere idrolizzato, accumuli che raggiungono con il tempo notevoli dimensioni. Le cellule colpite perdono la loro funzione e vanno spesso incontro a morte. Poiché gli enzimi lisosomiali sono moltissimi e ciascuno di essi può mancare, ne deriva una notevole quantità di malattie lisosomiali ereditarie, che si classificano a seconda del materiale accumulato (substrato dell‘enzima mancante). Si distinguono: trigliceridosi, fosfolipidosi, sfingolipidosi, ecc. Per una completa classificazione vedi tabelle 11-6 pag 302-303 Dianzani e tabella 10.2 pag 331 (Pontieri). Si tratta di malattie autosomiche recessive ad andamento progressivo. Il difetto si traduce o nella mancata sintesi o nella sintesi di una proteina errata e poco attiva. Nelle malattie lisosomiali ereditarie l'attività finale e la localizzazione degli enzimi lisosomiali dipende da una serie si fenomeni post-traduzionali quali: inserzione di segnali di posizione nella proteina; biosintesi di recettori di trasferimento; fenomeni di maturazione, consistenti spesso in una proteolisi limitata; biosintesi di proteine attivatrici alterazioni nell'assunzione della configurazione appropriata Perché una malattia possa esser considerata lisosomiale, devono venir soddisfatte le seguenti condizioni: l'enzima deficitario deve aver localizzazione lisosomiale; il materiale si deve accumulare in vacuoli positivi per la fosfatasi acida; il decorso della malattia deve essere progressivo; l'accumulo deve riguardare contemporaneamente più organi. Gli enzimi lisosomiali si trovano in tutti i tipi cellulari, fatta eccezione per gli eritrociti maturi; il loro deficit ha conseguenze particolarmente gravi negli istiociti, deputati all'eliminazione di sostanze estranee e di cellule senescenti. La maggior parte degli enzimi lisosomiali sono esoidrolasi che agiscono in sequenza: i substrati sono degradati per riduzione graduale dei residui terminali. Quindi il deficit di un singolo enzima causa il blocco dell'intera sequenza metabolica.Molte di 126 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling queste idrolasi non sono specifiche per un determinato composto, ma per un determinato legame chimico o per un residuo terminale, che può essere uguale in composti diversi. L'eterogeneità clinica è dunque una caratteristica delle malattie lisosomiali: tanto minore è l'attività enzimatica residua, tanto più grave è la malattia (soglia critica di attività). La soglia critica d'attività e la velocità d'accumulo possono essere diverse nelle varie cellule o nelle stesse cellule in fasi di sviluppo differenti; influenzano l'età di inizio, la velocità di progressione e la sintomatologia della malattia. Trigliceridosi Il morbo di Wolman è geneticamente determinato ed è caratterizzato dall'accumulo intralisosomiale di trigliceridi ed esteri del colesterolo, in seguito alla mancanza di attività della lipasi acida lisosomiale. I fibroblasti di questi pazienti mantengono al capacità di legare ai loro recettori le lipoproteine a bassa densità: la parte proteica viene digerita, differentemente da quella lipidica che tende ad accumularsi. I soggetti affetti da questa malattia decedono nella prima infanzia. Una formapiù lieve in cui la proteina enzimatica mutata conserva fino al 20% dell'attività, viene detta malattia da accumulo di esteri del colesterolo. Morfologicamente sii distingue dalle statosi in quanto l‘accumulo è intralisosomiale e le strutture contenenti grasso non hanno tendenza alla confluenza. Le sfingolipidosi Gli sfingolipidi sono composti che contengono un particolare amino-alcol insaturo a lunga catena, la sfingosina, oppure il suo omologo saturo, la diidrosfingosina. Il legame con acidi grassi al gruppo amminico di queste due molecole porta alla formazione dei ceramidi. Le sfingomieline risultano dall‘esterificazione del gruppo alcolico primario delle ceramidi con un ossidrile acido della fosforilcolina. Le ceramidi, sempre mediante il gruppo alcolico primario, possono unirsi con legame glucosidico a una molecola di esoso, formando glicolipidi. Uno stesso enzima può operare a diversi livelli del catabolismo sfingolipidico, per cui accanto al substrato principale possono accumularsi altre sostanze. Il morbo di Niemann-Pick è caratterizzato da deficit di sfingomielinasi e relativo accumulo di sfingomielina associata a pigmenti ceroidi (lipofuscine). Sono colpite soprattutto cellule del SN, macrofagi, cellule di Kupffer e istiociti: le cellule sono rigonfie e presentano un citoplasma finemente vacuolizzato che conferisce il caratteristico aspetto schiumoso, risultante dalla scarsa tendenza alla confluenza delle gocce lipidiche. Esistono almeno 5 forme della malattia, siglate da A a E, tutte dipendenti da malattie autosomiche recessive. Si ha epato- e splenomegalia, ritardo dello sviluppo mentale e altrazioni motorie, cecità e cute dal colorito giallo-brunastro se la degenerazione colpisce gli istiociti del derma. Il morbo di Gaucher è caratterizzato da un'alterazione della glucocerebrosidasi; sono stati dimostrati diversi isoenzimi, specifici per i vari tessuti. La gran parte dei cerebrosidi accumulati nel SNC non si deposita nelle cellule nervose, ma negli istiociti in posizione perivasale, che assumono la caratteristica morfologia delle cellule di Gaucher. Si tratta di elementi grandi che presentano nucleo eccentrico e citoplasma infarcito di lipidi PAS-positivi, che all'osservazione in contrasto di fase appaiono come fibrille: citoplasma a "seta spiegazzata". La splenomegalia che si verifica è dovuta solo in parte alle cellule di Gaucher: si ha un'ipertrofia compensatoria delle cellule, con relativo aumento della quantità della proteina enzimatica. Nel morbo di Fabry (angiocheratoma diffuso) si ha deficit di attività α-galattosidica, con accumulo di glicosfingolipidi (galattosil-galattosil-glucosil-ceramide): gli istiociti non riescono a demolire i 127 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling lipidi complessi che vengono in buona parte immessi in circolo. Qui vengono assunti dagli endoteli dei vasi, che a loro volta non riescono a digerirli. Le gangliosidosi sono malattie dovute a mancanza o grave carenza di specifiche idrolasi lisosomiali, caratterizzate da accumulo intraneuronale di gangliosidi GM1 o GM2, a cui si associano frequentemente glicolipidi, mucopolisaccaridi e glicoproteine. Le gangliosidosi GM1 sono errori congeniti del metabolismo dovute alla deficienza di una βgalattosidasi, con accumulo intralisosomiale del monosialogangloside GM1. La funzione dell‘enzima è quella di staccare dal GM1 il galattosile terminale che è legato con legame β. Sono state descritte due forme di gangliosidosi GM1: gangliosidosi generalizzata o malattia di Landing (di tipo I) e gangliosidosi GM1 cerebrale (di tipo II); il gene mutante è diverso nelle due forme. Le gangliosidosi GM2 si dividono in: morbo di Tay-Sachso idiozia amaurotica infantile (di tipo I) è caratterizzato dalla prevalenza di lesioni neurologiche e dal ritardato sviluppo mentale; morbo di Sandhoff(di tipo II) è caratterizzato dalla concomitanza di gravi lesioni ai visceri; forma giovanile (di tipo III) è caratterizzato da lesioni neurologiche di più lenta evoluzione. Il difetto enzimatico riguarda le funzioni dell‘esosaminidasi, enzima composto da due subunità (A e B) codificate da geni differenti. Per la corretta funzione dell‘enzima è necessario anche un protide attivatore detto GM2-attivatore. Nel morbo di Tay-Sachs si riscontra la pressoché totale perdita di attività della GM2-esosaminidasi A; l'attività della forma isoenzimatica B (omodimero di subunità β) è normale o aumentata. Nel morbo di Sandhoff (forma 0) si ha il deficit di esosaminidasi A e B; nella forma giovanile manca invece il protide attivatore. Le mucopolisaccaridosi La deposizione di mucopolisaccaridi può verificarsi, con diversa gravità in tutti gli organi; interessa particolarmente ossa, cartilagini e articolazioni, con conseguenti spiccatissime malformazioni. I mucopolisaccaridi in eccesso si riversano negli spazi intercellulari, favorendo l'insorgere di sclerosi delle capsule articolari, delle valvole cardiache, delle leptomeningi e del connettivo. L'irregolare ialinizzazione dei fasci di collageno e la loro successiva separazione, sono fattori che favoriscono l'insorgenza di ernie. I mucopolisaccaridi passano dunque in circolo e vengono in parte assunti dagli endoteli vasali. Le cellule endoteliali li accumulano, rigonfiandosi, restringendo il lume dei vasi e dando origine ad una pseudoateromatosi da mucopolisaccaridi. Questi mucopolisaccaridi passano infine nelle urine (importante nello screening di massa). La diagnosi è effettuata mediante l'analisi dei fibroblasti del sottocutaneo che si presentano ingranditi, con granuli metacromatici costituiti da mucopolisaccaride. Questi fibroblasti sintetizzano normali quantità, ma ne degradano in minima parte: il difetto risiede nel catabolismo di questi composti. Fattori correttivi specifici e sostitutivi correggono i vari difetti. Tabella 10.3 pag 332 (Pontieri). Il prototipo delle mucopolisaccaridosi è rappresentato dalla malattia di Pfaundler Hurler o gargoilismo (di tipo I), per l‘aspetto grottesco degli ammalati il cui volto somiglia a quello dei gargoyels. Si ha cifoscoliosi, deficienza mentale, epato- e splenomegalia, opacità corneale. La malattia è dovuta alla mancanza congenita dell‘enzima lisosomiale α-L-iduronidasi; poiché i mucopolisaccaridi acidi inibiscono la β-galattosidasi, una diminuita attività di quest‘enzima finisce per associarsi al quadro. Nei neuroni i gangliosidi sono disposti in caratteristiche lamelle parallele, a cui è stato dato il nome di corpi zebrati. Esistono altri 8 tipi di mucopolisaccaridosi e sono in ordine: malattia di Hunter, malattia di Sanfilippo, malattia di Morquio, malattia di Schie, malattia di Maroteaux-Lamy e malattia di Sly, malattia di Ferrante e malattia di tipo IX. Le mucolipidosi 128 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Vengono definite mucolipidosi quelle condizioni in cui si ha natura composita del materiale di accumulo. Fra queste si ritrovano la α-galattosidasi, la leucodistrofia metacromica e la fucosidasi. L'attività residua variabile, più a favore dell'uno o dell'altro substrato, determina i diversi segni clinici. In alcuni casi l'accumulo contemporaneo di lipidi e mucopolisaccaridi non è dovuto a ragioni genetiche, ma a inibizione secondaria degli enzimi degradativi dei lipidi da parte di mucopolisaccaridi accumulati per deficit primari della loro via catabolica. Particolarmente grave è la mucolipidosi II o sindrome di Chediak-Higashi, malattia ereditaria caratterizzata da accumulo di lipidi e mucopolisaccaridi limitato alle cellule del connettivo e a pochi altri tipi cellulari. Porta a morte i pazienti fra il quarto e l'ottavo anno di vita. Viene anche definita malattia a cellule I, dove I sta per "inclusioni"presenti all‘interno dei lisosomi. Nell'urina di questi pazienti sono presenti numerosi enzimi lisosomiali, ma non mucopolisaccaridi. Nelle cellule di questi pazienti non viene sintetizzata la porzione marcatrice terminale (mannosio-6P) che guida gli enzimi lisosomiali all'interno dei lisosomi; questi restano nel citoplasma dove subiscono modificazioni, per poi essere secreti all'esterno. È caratterizzata da diminuità intensità della pigmentazione oculo-cutanea (albinismo), aumentata suscettibilità da piogeni e presenza di granuli di grosse dimensioni interpretati come lisosomi giganti. La mucolipidosi III è una forma meno grave della stessa malattia. L'attività di diversi enzimi della degradazione degli sfingolipidi dipende dall'esistenza di alcune proteine acidiche di basso peso molecolare chiamate Saposine(Sfingolipid Activator Protein). Queste vengono sintetizzate da un comune polipetptide precursore, scisso proteoliticamente a dare 4 proteine diverse ma strutturalmente omologhe. La deficienza di una proteina protettiva comune alla β-D-galattosidasi e alla N-acetil αneurominidasi provoca la deficienza funzionale di questi due enzimi, con accumulo prevalente di oligosaccaridi con galattosio o acido neuraminico terminale. Colesterinosi L‘accumulo intracellulare di colesterolo è un evento abbastanza frequente nella patologia spontanea; le cellule vengono dette schiumose in quanto i numerosi vacuoli contenenti colesterolo hanno scarsa tendenza alla confluenza e mantengono a lungo la loro individualità. Si distinguono colesterinosi circoscritte e colesterinosi diffuse o sistemiche. Il colesterolo può giungere preformato con gli alimenti oppure può essere sintetizzato dall‘organismo a partire dall‘acetil-CoA nel fegato. L‘inibizione della sintesi del colesterolo da parte dello stesso prodotto della reazione, di suoi simili o di suoi precursori è un classico esempio di sintesi controllate. Il controllo si esercita a livello della conversione del β-idrossi, β-metil-glutarilCoA a mevalonato e dipende da un meccanismo di repressione genica. La sintesi è controllata anche da fattori ormonali: diminuisce in gravidanza, dopo trattamento con estrogeni e nell‘ipotiroidismo, mentre aumenta dopo trattamento con ACTH. Dal fegato il colesterolo passa agli altri tessuti veicolato dalle LDL. L‘allontanamento del colesterolo dall‘organismo segue varie vie. L‘eliminazione più cospicua di colesterolo avviene attraverso la bile o come tale o previa conversione in acidi biliari. Il sistema che compie questa trasformazione ha sede mitocondriale ed è inibito dai sali biliari stessi con un meccanismo a feedback negativo. Una quota viene trasformata in vari composti ormonali contenenti lo schema caratteristico del ciclopentano-peridrofenantrene. Nell‘intestino sia il colesterolo che gli acidi grassi possono essere riassorbiti e giungere così di nuovo al fegato (circolo entero-epatico). In genere, però, una quota importante non viene riassorbita ed è eliminata con le feci. Una piccola parte del colesterolo totale viene infine eliminata con la desquamazione delle cellule epiteliali, oppure con il sebo. 129 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling L‘accumulo di colesterolo nelle cellule può dipendere da: Aumentato arrivo dall‘esterno di colesterolo preformato Diminuito smaltimento locale Aumentata sintesi a partire dall‘acetil-CoA Nell‘aorta e nei grossi vasi il quadro morfologico da accumulo di colesterolo è identico a quello delle placche ateromatose dell‘aterosclerosi spontanea. Nelle fasi iniziali si ha ispessimento di notevole grado dell‘intima e dello strato sottointimale, a cui si associano evidenti alterazioni della tonaca media. La zona di endotelio infiltrata appare all‘osservazione macroscopica come una striscia giallastra: fatty streak, per vacuolizzazione delle cellule endoteliali. Negli ateromi di vecchia data, la parte centrale è necrotica e occupata da una raccolta liquida derivante in parte dalla lisi cellulare, in parte dall‘essudazione in rapporto con la componente flogistica evocata dalla necrosi cellulare. Il liquidotende ad aprirsi un varco per riversarsi nel lume del vaso: si forma l‘ulceraateromatosa, in corrispondenza della quale il sangue si coagula dando origine a trombi. L‘istogenesi dell‘ateroma è stata ampiamente studiata con l‘aiuto del microscopio elettronico e può essere suddivisa in diverse fasi: 1. Comparsa di accumuli di materialeosmiofilo di natura lipoproteica, posti a cappuccio in corrispondenza della superficie delle cellule endoteliali prospiciente il lume vasale. 2. Il materiale viene ben presto fagocitato tramite vescicole di pinocitosi e si assiste a vacuolizzazione delle cellule endoteliali (fatty streak). Frequentemente si osserva alla superficie delle cellule endoteliali, o fra di esse, cellule mononucleate spesso con aspetto schiumoso: si tratta di macrofagi del sangue ripieni di grassi fagocitati (lipofagi). 3. Precocemente compaiono lesioni locali della lamina elastica interna, con rigonfiamento e perdita della struttura fibrillare, prevalentemente nello strato sottointimale. 4. Aumenta la permeabilità dell‘endotelio nei riguardi di proteine e altre macromolecole che portano a ispessimento dello strato sottointimale. Il fenomeno è più evidente nelle aree dei vasi dove la pressione è maggiore. 5. Con le proteine plasmatiche passano nello spazio sottointimale anche le LDL che contribuiscono a formare i vacuoli extracellulari e rappresentano la fonte maggiore di lipidi che si accumulano dentro e fuori le cellule. Le LDL si fissano su appositi recettori delle cellule endoteliali e passano successivamente dentro la cellula, in vacuoli di pinocitosi, 6. Con meccanismo di transcitosi le LDL vengono riversate nello spazio sottointimale. La presenza nelle LDL di fenomeni perossidativi facilita la loro internalizzazione. 7. Alla comparsa di vacuoli extracellulari segue quella di cellule che diventano sempre più numerose e si arricchiscono progressivamente di materiali lipidici per pinocitosi, assumendo le caratteristiche di cellule schiumose. Sono soprattutto di 3 tipi: Cellule scure: miociti modificati colpiti dall‘infiltrazione colesterolica; Lipofagi: cellule mononucleate derivate dal sangue; Cellule chiare: macrofagi in gran parte derivate dai miociti attraverso lo stadio delle cellule scure, in parte minore provenienti dal sangue come lipofagi. In realtà lo slittamento di miocitidalla tonaca media allo spazio sub-intimaleattraverso le fenestrature della membrana elastica interna è uno dei primi fenomeni a verificarsi dopo l‘aumento della permeabilità dell‘endotelio. Esso è probabilmente promosso dal condroitinsolfato e dalle LDL perossidate che esercitano un‘attrazione chemotattica. Le cellule miointimali vanno incontro a processi sdifferenziativi e proliferativi, trasformandosi in cellule chiare. 8. Il processo evolve bene presto verso la necrosi, facilitata dall‘attivazione dei lisosomi delle cellule colpite. 130 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling 9. Segue la colliquazione e la liberazione nel mezzo di materiale morto, che può provocare processi flogistici: vengono reclutati macrofagi differenziati e attivi e linfociti T di origine policlonale. 10. Nella zona lesa si forma una raccolta liquida contenente colesterolo e lipidi, oltre a vari prodotti del disfacimento cellulare. L‘aumento della tensione di questa raccolta provoca una progressiva atrofia da compressione dell‘endotelio sovrastante. 11. Si produce in questo modo l‘ulcerazione dell‘ateroma, con conseguente immissione in circolo del materiale in esso raccolto. 12. La soluzione di continuo che si è creata provoca la liberazione di trombochiansi e quindi la trombosi. Nel caso in cui il soggetto non abbia subito conseguenze, si assiste in seguito alla riparazione della lesione che avviene per proliferazione dei fibroblasti: si forma una vera e propria cicatrice, spesso infiltrata di sali di Ca2+. Ciò determina la perdita di elasticità della parete dell‘arteria. Hanno posizione patogenetica più incerta altre forme di colesterinasi sia diffuse che circoscritte. Tra quelle circoscritte sono da ricordare gli xantelasmie gli xantomi. I primi sono lesioni caratterizzate da infiltrazione di colesterolo o dei suoi esteri in istiociti(cellule del connettivo lasso di natura fagocitaria)dermici; sono anche detti nevi gialli per il caratteristico colore: si ritrovano frequentemente nella cute del volto di persone anziane. Gli xantomi sono invece tumori caratterizzati dalla proliferazione di istiociti molto ricchi di colesterolo e di suoi esteri; l‘accumulo dipende dall‘aumentata capacità di sintesi da parte delle cellule neoplastiche. Quelli maligni prendono il nome di xantosarcomi. Tra le infiltrazioni colesteriniche diffuse sono sa ricordare la malattia di Hand-Schüller-Christian, quella di van Bogaert-Schere-Epstein e la malattia di Jervis. Patologia elementare dei perossisomi I perossisomi sono granuli che contengono, oltre a varie perossidasi,anche enzimi capaci di ossidare acidi grassi, specialmente a lunga catena. I perossisomi nascono nel reticolo endoplasmatico, ma possono in seguito moltiplicarsi. L‘assemblaggio dei vari costituenti richiede l‘intervento di vari protidi, e quindi di vari geni, e avviene sotto il controllo di vari segnali detti PTS (segnali target dei perossisomi). Le malattie dei perossisomi comprendono difetti sia di proteine strutturali che di proteine enzimatiche e si possono dividere in due gruppi principali: -alterazioni della biogenesi del perossisoma -deficienze di singole proteine. Una mancata o deficiente formazione di perossisomi sta alla base di almeno 3 diverse sindromi ereditarie dell‘uomo: malattia di Zelleweger, adrenoleucodistrofia neonatale e malattia infantile di Refsum. La sindrome cerebro-epato-renale di Zellweger è una malattia ereditaria a trasmissione autosomica recessiva. I bambini che ne sono colpiti presentano un caratteristico aspetto del volto con ipertelorismo(aumentata distanza tra due parti uguali->occhi), fronte alta e labbra contratte; esistono ritardi di sviluppo sia fisicoche mentale. La mancanza totale di perossisomi determina alterazioni del metabolismo degli acidi grassi a catena lunga (prevalentemente insaturi), della biosintesi dei dolicoli, del plasmalogeni e del colesterolo, che spiegano i difetti di mielinizzazione e i numerosi sintomi neurologici. Non sembra avere gravi conseguenze la riduzione di catalasi sia perché presenti anche in altri compartimenti sia per l'esistenza di enzimi che possono demolire l'H2O2 per altre vie. 131 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling L'adrenoleucodistrofia neonataleè trasmessa anch‘essa da un gene autosomico recessivo. Si manifesta nella forma più grave con diminuzione numerica dei perossisomi epatici, nella forma più lieve (malattia di Refsum) con deficit di singoli enzimi. La acatalasemiaè la più lieve fra le perossisomopatie da singoli difetti enzimatici. L'iperossaluria primaria di tipo I è dovuta al deficit dell'alanina gliossilato aminotransferasi: l'enzima viene sintetizzato ma è dirottato (per una duplice mutazione puntiforme) verso i mitocondri, dove non trova le condizioni per funzionare. Fra le alterazioni indotte da cause esogene (con agenti promuoventi la cancerogenesi epatica) vi è il trattamento con clofibrato che induce un aumento del numero dei perossisomi. Patologia elementare degli altri organelli Le falloidine dell'Amanita falloide agiscono molto più rapidamente dell'amanitina e danno i disturbi precoci dell'avvelenamento. Agiscono sulla porzione del citoscheletro immediatamente sottostante alla membrana plasmatica: hanno effetto stabilizzante sui filamenti di actina e determinano immobilizzazione del sistema contrattile della periferia cellulare. Si verifica così un blocco delle fasi finali dei processi di secrezione che si traduce di vistosi fenomeni di vacuolizzazione (degenerazione vacuolare). Strutture di supporto al nucleo (lamine) sono alterate in alcune malattie note come laminopatie: vanno dalle distrofie muscolari alle sindromi di invecchiamento precoce. La lamina nucleare, infatti, non è implicata solo nel mantenimento della forma del nucleo, ma ha un ruolo anche nella regolazione della trascrizione, nell'organizzazione dell'eterocromatina e nella funzione dei pori nucleari. La patologia ereditaria legata a difetti della dineina condiziona il movimento delle cilia nelle cellule specializzate, con predisposizione a bronchiti, sinusiti, otiti e sterilità nel maschio. Le glicogenosi Le glicogenosi sono malattie metaboliche caratterizzate dall'accumulo di glicogeno (aspetto di cellula vegetale), per incapacità delle cellule di mobilizzarlo a causa di deficienze enzimatiche geneticamente determinate. Sono essenzialmente colpiti gli organi nei quali il metabolismo del glicogeno è particolarmente attivo: fegato, muscolo, miocardio e rene. La classificazione delle glicogenosi si basa sulla natura dei rispettivi deficit enzimatici dato che possono esitare in malattie non facilmente distinguibili dal punto di vista clinico. All'esame istologico le cellule sono generalmente ingrandite e contengono glicogeno uniformemente distribuito (fatta eccezione delle glicogenosi di tipo II) a forma di rosetta nel fegato e nel rene, fra le miofibrille nei tessuti muscolari. Data la rarità di queste malattie è molto ridotta la possibilità di avere contemporaneamente diversi difetti genetici nella stessa persona. La glicogenosi di tipo I (malattia di von Gierke) è caratterizzata da deposito di glicogeno nel fegato (epatomegalia) e nel rene per un deficit di glucoso-6-fosfatasi (enzima presente solo in questi due organi). Nonostante il blocco della fosfatasi, il contenuto di glucosio-6P non aumenta apprezzabilmente per la contemporanea attivazione del flusso metabolico lungo la via dei pentoso fosfati o della glicolisi: il fegato diventa un produttore, seppur modesto, di acido lattico. La conversione a ribosio di una quota di glucosio-6P più elevata del solito, aumenta la formazione del fosforibosilpirofosfato e quindi di acido urico. L'aumentato livello di acido piruvico, da cui original'acetil-CoA, porta ad un aumento della produzione di colesterolo. L'ipoglicemia, dovuta all'incapacità di mobilizzare il glicogeno, inibisce la secrezione d'insulina, facilita la mobilizzazione degli acidi grassi dal tessuto adiposo e inibisce la sintesi delle proteine: può portare a steatosi. Una variante Ib è dovuta alla mancanza di una proteina microsomiale trasportatrice di glucosio-6P. 132 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Nella glicogenosi di tipo II (malattia di Pompe o glicogenosi generalizzata) si ha accumulo di glicogeno segregato in vacuoli in tutti gli organi, per difetto enzimatico della maltasi acida. Il suo decorso clinico è progressivo e può essere considerata fra le malattie lisosomiali ereditarie in quanto il glicogeno accumulatoè segregato all‘interno divacuoli autofagici di evidente derivazione lisosomiale. La segregazione ne impedisce l'attacco da parte di enzimi glicogenolitici presenti nel citoplasma, dove il metabolismo del glicogeno continua normalmente. Il cuore aumenta di volume e viene compromesso dal punto di vista funzionale: forma cardiaca della glicogenosi. A differenza di quanto accade nelle altre glicogenosi, il glicogeno è presente anche nei leucociti (diagnosi differenziale). La morte è in genere dovuta allo scompenso circolatorio o anche all‘adinamia muscolare, che è responsabile di polmoni ab ingestis. Nella glicogenosi di tipo III (malattia di Forbes o destrinosi limite) l'accumulo di glicogeno nel fegato più elevato che in ogni altra glicogenosi; il glicogeno che si deposita ha struttura anomala, simile alladestrina limite. Ciò è dovuto ad una deficienza del sistema deramificante che coopera con la fosforilasi nella demolizione completa del glicogeno. Nella glicogenosi di tipo IV (malattia di Anderson o amilopectinosi) si ha un deficit dell'enzima ramificante: il glicogeno è poco aumentato ma strutturalmente anomalo, con catene laterali ridotte di numero ma molto lunghe (simili a quelle dell'amilopectina). I fenomeni necrotici e l'infiammazione che ne conseguono spiegano la precoce cirrosi reattiva. La glicogenosi di tipo V (malattia di McArdel-Schmid-Pearson) è caratterizzata da una deficienza di fosforilasi muscolare; questa permette una buona qualità di vita, con crampi e insufficienza funzionale solo in seguito a grossi sforzi. nel siero aumentano LDH, ALD e CPK. Si può diagnosticare morfologicamente, osservando le particelle glicogeniche nei mitocondri, o biochimicamente, dimostrando il deficit di attività fosforilasica e modeste riduzioni di attività di altri enzimi, con glicogeno normale. La glicogenosi di tipo VI (malattia di Hers) è dovuta ad un deficit di fosforilasi epatica, difficile da diagnosticare perché l'enzima non è mai attivato per intero in vivo. Da essa sono state derivate le forme IX (deficit di fosforilasi chinasi->fosforilando la fosforilasi B la rende A(attiva)), X (fosforilasi chinasi modificata che non più attivata dal cAMP) e VII (fosforilasi a bassa attività, attivabile con andrenalina e glucagone). In tutte queste forme il glicogeno ha forma a zolle e filamenti grossolani. La glicogenosi di tipo VII è caratterizzata da deficit della fruttochinasi muscolare. Si osserva un aumento di glucosio-6P e fruttosio-6P ed una diminuzione di fruttosio-1,6-PP(che origina dal Fruttosio 6P per opera della fruttochinasi muscolare). La glicogenosi epatica è caratterizzata da deficit del trasportatore GLUT2 nel rene ed è associata alla sindrome renale di Fanconi. Spie periferiche del danno cellulare Gli stati di sofferenza cellulare finora esaminati sono spesso accompagnati da alterazioni della composizione del sangue. I costituenti che presentano variazioni più facili da interpretare e misurare sono gli enzimi del siero. Le quantità di questi aumentano sensibilmente quando gli enzimi vengono rilasciati dalle cellule lese o avviate irreversibilmente alla morte. Le molecole enzimatiche attraversano la membrana cellulare tanto più facilmente quanto più grave è la lesione di questa. Compaiono in circolo più precocemente gli enzimi a localizzazione citosolica, seguiti da quelli mitocondriali e solo in condizioni terminali compaiono gli enzimi lisosomiali. Gli enzimi 133 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling diffondono nello spazio interstiziale e sono trasportati al sangue per via linfatica. Hanno accesso immediato al circolo sanguigno solo enzimi di basso peso molecolare o enzimi rilasciati da cellule a diretto contatto col sangue (fegato). Nel passaggio dal suo sito intracellulare al compartimento extracellulare, la molecola enzimatica subisce delle modificazioni strutturali che ne comportano variazioni dell'attività catalitica. Una volta raggiunto il circolo, il destino dell'enzima dipende dalla sua vita media. Ad esempio gli isoenzimi 1 e 2 della LDH (tipo miocardio) sono dotati di lunga vita, differentemente dall'isoenzima 5 (fegato) che si degrada molto rapidamente. Il dosaggio degli isoenzimi dell'LDH viene ora sistematicamente associato a quello delle troponine cardiache, più specifiche e non influenzabili da altri fattori. Anche la clearance dell'enzimada parte delle cellule del sistema istiocitario entra in gioco nella determinazione dei livelli enzimatici. Dato il loro elevato peso molecolare, gli enzimi serici compaiono solo in piccola quantità nel filtrato glomerulare, dal quale sono poi completamente riassorbiti nel tubulo contorto prossimale. Un'importante eccezione è rappresentata dall'α-amilasi, che per il suo basso peso molecolare viene ampiamente filtrata e solo in parte riassorbita: è quindi determinabile nelle urine (indice di danno pancreatico). Gli enzimi presenti nell'urina originano essenzialmente dal rene e sono, fisiologicamente, l'espressione di un certo ricambio a livello cellulare. Tuttavia la misura di alcuni enzimi può essere una spia precoce di danno nelle reazioni di rigetto del rene trapiantatoe di alcune malattie renali. La possibilità di usare i dosaggi enzimatici per la localizzazione del danno è determinata da: esistenza di enzimi organo-specifici; esistenza di isoenzimi organo-specifici; esistenza di determinati rapporti fra 2 o più enzimi in diversi tipi cellulari. ALT e ASP si trovano in quantità bilanciate nel fegato, ma esiste un forte eccesso di AST rispetto ad ALT nel miocardio. La GGT è un indicatore molto utile di diverse epatopatie. In talune circostanze è anche possibile un tentativo di valutazione della localizzazione intratissutale del danno (solo negli stadi iniziali). In alcuni casi l'incremento delle molecole enzimatiche nel siero si verifica ancor prima delle manifestazioni cliniche, come nel caso delle CK-MM per le distrofie muscolari progressive. In altri casi il quadro siero-enzimatico da danno primitivo ad un organo può venire inquinato dall'emergenza di danni derivato ad altri organi. La quantizzazione del danno, così come la determinazione della natura del danno pongono qualche problema. L'entità dell'aumento delle attività enzimatiche non corrisponde alla gravità del danno delle singole cellule, inoltre fattori tissutali possono complicare l'interpretazione dell'estensione del danno subito dalle cellule. DEGENERAZIONI CONNETTIVALI: degenerazione amiloide degenerazione ialina connettivale Degenerazione fibrinoide Degenerazione della mucosa connettivale Processi regressivi della matrice extracellulare (ECM) Il connettivo, definito dai patologi del passato come terza camera, è quel compartimento interposto fra le cellule parenchimali degli organi e i vasi sanguigni e linfatici, sede di un intenso traffico molecolare. I componenti della ECM sono prodotti dai fibroblasti; alla superficie cellulare delle cellule specifici recettori permettono l'interazione di componenti della matrice con l'interno della cellula: molte proprietà della cellula (compresa l'espressione genica) sono continuamente modulate 134 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling dall'organizzazione e dalla composizione della matrice. L'ECM comunica con l'interno delle cellule attraverso una serie di proteine interattive (reciprocità dinamica dei rapporti cellula-ECM). NB:la sintesi proteica e‘ un processo all‘equilibrio:alcune proteine subiscono un corretto ripiegamento altre no tanto che le proteine allo stato nativo e quelle allo stato aggregato sono in equilibrio. Possiamo considerare tre tipi di patologie da deficit del ripiegamento: -alterazione del trasporto intrecellulare e di proteine critiche(fibrosi cistica o deficit di alfa-1antitripisina -misfolding che induce stress reticolare -aggrgazione di proteine anomale:amiloidosi Le misfolding proteine vanno o in contro a degradazione o si accumulano negli aggregosomi. L‘accumulo negli aggregosomi determina stress del reticolo con conseguente attivazione dei geni d‘allarme(NF-kB e c-JUN) e dei geni d‘adattamentoXBP-1,favorisce l‗espressione delle chaperonine,ATF-4,favorisce la produzione di geni volti a ristabilire l‘omeostasi del RE,ATF6,che favorisce la traslocazione delle proteine misfolding al golgi dove vengono proteolise).se lo stress prosegue abbiamo l‘attivazione dei meccanismi di apoptosi(caspasi 12) fatto importante per comprendere alcune m.neurodegenerative. 1.LE AMILOIDOSI Nel connettivo di numerosi organi parenchimatosi di soggetti colpiti da malattie infiammatorie croniche con episodi di riacutizzazione, da tumori solidi, da malattie proliferative neoplastiche e non di plasmacellule e linfociti B,si osserva una sostanza che nelle sezioni istologiche si presenta omogenea e acidofila.La deposizione ha carattere infiltrativo(non degenerativo)=deposizione di piccoli granuli che poi si trasformano in ammassi sempre piu‘ grandi che determinano fenomeni compressivi.Per la sua proprietà di reagire con iodio, analoga alla reazione che ha l'amido nelle titolazioni idometriche, questa sostanza è stata definita "amiloide". La metacromasia con blu di toluidina e il violetto di metile e la PAS-positività indicano, invece, la presenza di mucopolisaccaridi acidi.Le varie colorazioni vengono utilizzate anche come metodi di indagine ,se presentano queste caratteristiche si tratta di materiale fibrillare: -prova di BENHOLD=effettuata con il rosso congo abbiamo birifrangenza verde alla luce polarizzata,rosa luce diretta -pas positivita‘ La sostanza non è amorfa, ma composta da materiale fibrillare che presenta queste caratteristiche: -Le fibrilleisolate sono rigide, non ramificate, di lunghezza variabile e con un diametro di circa 100 Å. -Le fibrille sono formate dall'assemblaggio longitudinale di un numero variabile di protofilamenti; quest'ultimi si formano per apposizione(parallela e antiparallela di catene polipeptidiche che presentano la conformazione a foglietti pieghettati β (insolita nei mammiferi). Per questa ragione al termine amiloidosi, si preferisce oggi quello di β-fibrillosi. La configurazione β rende le fibrille praticamente inattaccabili dalle azioni enzimatiche tissutali, ed è all'origine dei gravi danni funzionali e morfologici che subiscono i parenchimi degli organi dove si verifica la deposizione. - Le fibrille, di uguale struttura, hanno tuttavia composizione chimica variabile nei diversi tipi di amiloidosi, perché essa dipende dalla proteina precursore. -La metacromasia e la Pas positivita‘ derivano dalla presenza di una glicoproteina associata glicoproteina globulare(AP) nota come componente P dell'amiloide: appartiene alla famiglia delle pentrassine ed è legata alle fibrille conun meccanismo calcio-dipendente. La proteina ha un precursore ematico noto come SAP, sulla quale si fonda la diagnosi scintigrafica in vivo. β-fibrillosi sistemiche: 135 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling -Le deposizioni sistemiche iniziano e sono più intense in alcuni organi come: rene(in particolare nel glomerulo a livello del polo vascolare)milza(prevalentemente nei follicoli o diffusamente nella polpa rossa;si parla di milza a ragu‘ o milza a prosciutto)fegato(specialmente negli spazi di Disse)cuore(attorno alle arteriole),cervello(depositi nelle placche senili o druse). Lapresenza della sostanza β-fibrillare(visibile come zone biancastre) nella parete stessa dei vasi (sede preferenziale di intensa deposizione) e nel compartimento interstiziale, altera profondamente gli scambi fra sangue e tessuti parenchimali, che ne vengono compromessi fino all‘atrofia e alla morte. Le forme sistemiche si suddividono in due gruppi: primarie: eredofamiliari secondarie in quattro gruppi: reattive, immunocitiche, da emodialisi. Ciascuna di queste forme è caratterizzata da β-fibrille, contrassegnate da una sigla dove la A sta per amiloide e la seconda lettera indica il tipo specifico di proteine nelle diverse forme di β-fibrillosi. Le β-fibrillosi reattive (AA) Sono reattive in quanto il loro deposito avviene durante la risposta di fase acuta (da cui la seconda A della sigla). Si verificano nei soggetti portatori di focolai d‘infiammazione o di fenomeni necrotici tissutali, ma anche nei portatori di tumori solidi che sono in grado di condizionare la sintesi e il rilascio di citochine e quindi di attivare le cellule dell‘infiammazione acuta. Immunoglobuline possono talvolta accompagnare in piccola quantità le fibrille. AA sembra derivata dalla degradazione proteolitica di un precursore plasmatico, la proteina SAA. Questa è sintetizzata dal fegato e circola legata con le lipoproteine della classe HDL(ha caratteristiche apo dopo la denaturazione). La concentrazione di SAApuò aumentare anche di 1000 volte in corso di rispostadi fase acuta. Metalloproteasi, che lavorano nell‘interstizio e la cui produzione puo‘ esser stimolata da citochine di origine tumorale, potrebbero essere importanti nel procesare SAA o nel rimodellare l‘ECM, dopo deposito delle fibrille di amiloide. Le β-fibrillosi di origine immunocitica (AL) Questa forma si ritrova in una minoranza di casi di mieloma multiplo e di malattia delle catene leggere, così come in alcuni portatori di processi proliferativi neoplastici e nondelle plasmacellule edei linfociti(malattie monoclonali). La frequenza limitata indica che solo alcuni dei prodotti patologici di queste malattie hanno sequenza amminoacidica compatibile con l‘assunzione della configurazione β-fibrillare. Il costituente proteico è stato chiamato AL perché costituito da catene leggere: le catene L-λ sono 2-3 volte più numerose delle catene L-ϰ. Tutti i pazienti con β-fibrillosi AL sintetizzano un eccesso di catene leggere libere della stessa classe di quelle depositate nei tessuti: queste catene L sono anormalmente grandi e iperglicosilate; si ritrovano frammentate nei tessuti. È probabile che le catene L-λ contengano sequenze amminacidiche che consentono alla molecola di assumere nei tessuti una conformazione a β-foglietto. Sindromi amiloidosiche eredofamiliari Sono di due tipi: -non-neuropatiche : β-fibrille si depositano nel corso della febbre familiare mediterranea; sono composte di AA, derivate dal precursore SAA. In questi soggetti difetti ereditari della funzione dei PMN causano processi infiammatori delle sierose e delle articolazioni. -neuropatiche:le β-fibrillosi dovute a difetti genetici di sintesi delle proteine associate a depositi amiloidi che si manifestano tardivamente conpolineuropatie, cardiomiopatie o nefropatie. Il difetto genetico riguarda generalmente la transtiretina(TTR), per cui le fibrille vengono indicate come ATTR.La TTR non aumenta nel sangue, ma la sua anormalità chimica ne favorisce la deposizione nel connettivo:insieme a piccole quantità di proteina normale, si trova la proteina mutata per lo più 136 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling in forma di frammenti di varie dimensioni. Ciò rappresenta un tentativo di degradazione non riuscito in quanto nel corso del processo la proteina ha assunto la configurazione a β-foglietto, diventando indigeribile. Esistono altre forme familiari con β-fibrille, fra cui si ricorda quella relativa alla gelsolina che normalmente controlla la polimerizzazione dell‘actina dipendente da Ca2+. La β-fibrillosi degli emodializzati (AH) Dopo 7-10 anni di trattamento è frequente la comparsa di una sindome del tunnel carpale, con lesioni cistiche delle ossa e deposizione amiloide nella sinovia e nelle ossa. Le fibrille, definite AH (hemodialysis) tendono ad essere ricurve piuttosto che lineari. La proteina che le compone è tipicamente la β-2-microglobulina (B2M) che aumenta nel siero nel corso di disfunzioni renali. Essendo a basso peso molecolare (12kD) è filtrata nel glomerulo e riassorbita nel tubulo prossimale, ma non riesce a passare attraverso le membrane da dialisi. Si accumula dunque nel plasma in quantità 40-50 volte superiori al normale. Ha la proprietà di legarsi preferenzialmente al collageno, condizione che favorisce la sua deposizione nel connettivo. Idea unificante della patogenesi delle β-fibrillosi Nelle varie forme sistemiche finora analizzate si è sempre trovato un precursore - aumentato di quantità (SAA, B2M)(es animali da esperim→sovraccarico di caseina,iniezione di germi o lipopolisaccaridi batterici→β-fibrillosi) -abitualmente non immesso in circolo come tale (L-λ) -anomalo perché mutato nella sua composizione. È estremamente probabile che la formazione delle β-fibrille sia preceduta da un tentativo di proteolisi (le fibrille sono più piccole del precursore). L‘amiloide contiene GAG , che hanno una stretta associazione con le fibrille. Si sta affermando l‘idea che i GAG possano avere un ruolo attivo nella β-fibrillogenesi. Nella β-fibrillosi AA il proteoglicano presente è l‘eparansolfato (HSPG), componente tipico della membrana basale. I vari precursori proteici serici anormali o normali, ma in aumentata quantità, devono attraversare le membrane basali dei piccoli vasi per depositarsi nell‘interstizio: un disturbo accertato della dinamica molecolare delle membrane basali accompagna la deposizione di amiloide, non solo di quella sistemica ma anche di quella localizzata (morbo di Alzheimer). La fibrilla sarebbe formata quindi da un core AP (glicoproteina globulare), circondato da una struttura a nastro di condroitin solfato ed eparansolfato; la proteina fibrillare formerebbe la superficie più esterna. β-fibrillosi localizzate Sono caratterizzate da deposito localizzato di amiloide in un organo o in un tessuto e da un precursore delle fibrille prodotto localmente. Possono essere: associate a patologie dell‘invecchiamento, a disordini metabolici, presenti in tumori delle ghiandole endocrine. Nel primo caso si ritrovano gravi patologie degenerative del SNC, quali il morbo di Alzheimer e l‘encefalopatia da prioni tipo Gertsmann-Straussler-Scheinlker (GSS), e al cardiomiopatia senile da aumentati livelli di TRR non mutata. Nell‘Alzheimer abbiamo: - depositi di amiloide in sede extracellulare =placche neuritiche mature e di depositi perivascolari. Tali depositi inducono cellule della microglia e astrociti a rilasciare citochine, chemochine , ROS e Ca++ che hanno come conseguenza ampia perdita di neuroni. Le citochine possono reclutare cellule del sistema immune, che causano degenerazione di neuroni specificie rigonfiamento dei neuriti (placche mature). I ROS favoriscono l‘iperpolarizzazione della proteina tau (con conseguente destabilizzazione dei microtubuli)danneggiano la membrana cellulare → morte neuronale. 137 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Depositi intracellulari=grovigli neurofibrillari di una proteina citoscheletrica τ iperfosforilata che inibisce l‘assemblaggio dei tubuli e si autoassembla in doppi filamenti elicoidali.I grovigli neurofibrillari favoriscono la formazione delle placche neuritiche. La componente proteica è formata da peptidi Aβ4, originati,per preotolisi da parte diβ e γsecretasi(regolate dalle presiline), dalla proteina transmembranaria βAPP(β-proteina amiloide)che e‘ liberata dalle cellule nervose o anche dalle cellule del sangue e degli endoteli. Nelle rare forme familiari βAPP è mutata (si trova nel cromosoma 21 ed è implicata anche nella sindrome di Down), mentre in quelle sporadiche è normale ma presenta un aumento di concentrazione. Nel morbo di Alzheimer le preseline 1 e 2 sono mutate e ApoE (predisponente) si trova nella forma allelica ε4(iperfosforila tau e funge da chaperonina a Aβ4. - Nelle altre forme di amiloidosi localizzate sono interessate le ghiandole endocrine: tiroide, pancreas e atri cardiaci. La sostanza depositata in questi casi è detta AE(amiloide endocrina) e deriva da peptidi prodotti localmente, rappresentati rispettivamente da: precalcitonina, amilina (cellule β del pancreas) e peptide natriuretico atriale. La deposizione di sostanza a configurazione β-fibrillare si può spiegare con anomalie localizzate del metabolismo delle proteine precursori che, nel caso di polipeptidi di origine tumorale, sono prodotti in quantità maggiore della norma. β-fibrillosi, conformazione proteica e malattie da prioni(prionosi) Le malattie da prioni sono un gruppo di disordini neurodegenerativi associati ad alterata conformazione di una proteina prionica, per modificazione della sua struttura primaria e secondaria. I prioni vennero scoperti negli anni ‘80 da Prusiner, data in cui venne formulata l‘ipotesi di trasmissibilità di alcune malattie neurodegenerative umane solo tramite proteine: ereditarietà conformazionale. La proteina prionica normale(PrPc;Proteinauceus infective Only particle E=agente infettivo di natura proteica privo di acidi nucleici) è una glicoproteina della superficie cellulare presente costitutivamente in molti tessuti di mammifero;è codificata da un gene PRNP posto sul cromosoma 20.PrPc ha: - proprieta‘ neuroprotettive(sopravvivenza cellule di purkinje e favorisce sopravvivenza neuronale dopo ischemia attraverso segnali antiapoptotici) - ruolo nella trasmissione nervosa(protezione dalla perdita di mielina e ruolo a livello presinaptico in associazione con cu) -regola il sonno(promuove la continuita del sonno) -ruolo del metabolismo di Cu(regola l‘attivita‘ di SOD),Zn e Mn -permette l‘autorinnovamento delle cellule staminali ematopoietiche(in assenza non si autorinnovano) -coinvolto nell‘apprendimento e nella memoria(ippocampo) Sono proteine resisteni a alte temperature,radiazioni,formaldeidi,varechina ma sensibili a NaOCl e NaOH e formalina. Occasionalmente qualcosa va storto in questa proteina che, quindi si accumula in forme anormali, causando malattie neurodegenerative devastanti. Alcune di queste malattie umane sono familiari e sono quelle note da più tempo: morbo di Creutzfeldt-Jakob (CJD o MCJ, encefalopatia spongiforme):nell‘85%dei casi sporadica ma puo‘ anche essere ereditaria(autosomica dominante)o iatrogena(iniezioni di ormoni GH e hCG;impianti tessutali,dura madre cornea e pericardio;strumentazione medica) sintomi:difficolta di pronunciare paroleatassia cerebellare,instabilita‘ posturale,compromissione della funzione motoria,demenza. +nuova variante di MCJ malattia di Gertsmann-straussler-scheinkerGSS, 138 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling kuru (trasmissione legata alla pratica di cannibalismo→presente sopratutto in donne e bambini a cui era destinato il cervello) insonnia fatale familiare (FFI, abiotrofia talamica):autosomica dominante.si manifesta in due fasi: 1)esordio:ansia,depressione,debolezza,fragilita‘ 2)dopo 1 anno:insonnia(proteine prioniche si accumulano nel talamo che regola ritmo sonno-veglia) e stanchezza. Altre encefalopatie spongiformi umane e animali trasmissibili (TSE) sono: v-CID chronic wasting desease (CDW), BSE della mucca pazza (nella mucca si manifesta o BSE,simile a nuova variante CJ,BASE,simile alla forma sporadica di CJ.primi casi nel 1996) la scrapie della pecora e della capra(scarpie=grattarsi=prima fase della malattia) Encefalopatia spongiforme felina o degli ugulati esotici in cattivita‘ . Le malattie da prioni hanno rivoluzionato il dogma della biologia, riguardo la trasmissione della malattia con una proteina infettiva: nuovo meccanismo di malattia che coinvolge la trasmissione di un alterato ripiegamento conformazionale delle proteine. Dal ripiegamento di una proteina e dall‘assunzione di diverse conformazioni derivano anche distinte attività biologiche. Ci sono numerose diversità fra la PrPc e le proteine anormali PrPres (resistente alla proteolisi, ma non dimostrate infettive) che non riguardano la struttura primaria, ma possono dipendere da modificazioni post-traduzionali: resistenza alla proteolisi(a differenza di Prpc che invece viene completamente digerita da proteinasi K)→ foglietto β=formazione di aggregati amorfi.inoltre possiamo avere attivazione di canali Ca++ con rigonfiamento idropico-vacuolare e apoptosi. Per quel che riguarda le forme familiari un‘altra ipotesi è che le molecole mutanti aumentino la suscettibilità ad una sorgente di infezione non ancora identificata ed ubiquitaria. Secondo Pruisner ,nelle malattie prioniche non ereditare, la prima molecola di Prpres(o PrpSc) che puo‘ essere sia di origine esogena che di origine endogena(attraverso conversione spontanea facilitata da alcuni amminoacidi),interagisce,a livello delle membrane delle cisterne del golgi o negli astrociti, con le molecole sane determinando un loro misfolding(crescita esponenziale).modello di polimerizzazione nucleazione-dipendete(aggregati Prpresvelocizzano mutazioni che senno avverrebbero ugualmente ma piu‘ lentamente) modello del templete assistence(Prpres e‘ piu‘ stabile ma per e‘ inaccessibile da un punto di vista cinetico quindi la mutazione non avverrebbe senza una prima molecola innescante) La malattia e‘ incurabile,ha un‘esito fatale e porta alla morte nel giro di settimane(puo‘ avere pero‘ un lungo periodo di incubazione che potrebbe esser dovuto alla moltiplicazione dei prioni all‘ interno di serbatoi come linfonodi o placche di peyer).a livello anatomopatologico il cervello assume aspetto spongiforme per distruzione tissutale delle zone encefaliche colpite con formazione di placche amiloidi e per la vacuolizzazione dei neuroni. PATOLOGIA DEL COLLAGENO Una macromolecola come il collageno, dotata di polimorfismo e funzionale solo quando organizzata in una precisa struttura, può andare incontro a numerosi incidenti dipercorso. Alcuni di questi sono scritti nel codice genetico (difetti primari della molecola del procollageno); per altri entrano in gioco cause esogene (enzimi che catalizzano le modificazioni post-traduzionali). Poiché molti di questi enzimi agiscono sia sul collageno che sull‘elastina, le alterazioni di ambedue queste 139 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling componenti del connettivo si associano in una serie di malattie caratterizzate da grande eterogeneità nelle loro manifestazioni fenotipiche. I segni clinici comuni sono: iperestensibilità della cute, ipermobilità delle articolazioni, deformazioni ossee, dilatazioni aneurismatiche delle arterie e facilità di rottura di organi cavi. Vari tipi di collageno sono espressi solo da alcuni tipi cellulari pienamente differenziati; una singola cellula può sintetizzare diversi tipi contemporaneamente e in proporzioni strettamente regolate. Il collageno di tipo I ha struttura fibrillare che conferisce resistenza statica, ed è mineralizzato nelle ossa solo in certe circostanze. Quello di tipo III è anch‘esso fibrillare, ma scarsamente resistente e tipico dei tessuti embrionali e degli organi distensibili (vasi). Quello di tipo IV costituisce la maggior proteina delle membrane basali e, per la sua struttura a reticolo, assolve funzioni di supporto dell‘endotelio permettendo un definito grado di permeabilità. Alterazioni di trascrizione si possono osservare nella sindrome di Ehlers-Danlos (ED) dove diminuisce la sintesi di collageno di tipo III o nella Osteogenesi imperfetta (OI), in cui la diminuzione della sintesi riguarda il procollageno I, mentre aumenta quello di tipo II. Esiste una variante letale di OI in cui si ha una delezione della porzione centrale di un allele del gene delle catene pro-α1. La sola catena patologica di procollageno impedisce la formazione di triple eliche stabili, che vengono rapidamente degradate (suicidio della proteina). Esistono una serie di difetti diversi della OI che vanno dall‘aumentata sintesi di acido ialuronico, alla presenza di un collageno insolitamente ricco di idrossilipina glicosilata. La carenza di acido ascorbico, come avviene nello scorbuto, determina la sintesi di catene di procollageno con basso contenuto di idrossiprolina, che non possono formare una triplice catena stabile. L‘attività della prolin-idrossilasi risente inoltre negativamente di bassi livelli di α-chetoglutarato e di ossigeno; ciò spiega l‘assottigliamento cutaneo che si verifica nelle arteriopatie periferiche. La formazione di gruppi aldeidici alle estremità non elicoidali della molecola di collageno è effettuata dalla lisil-ossidasi eprecede l‘istituirsi dei legami crociati; molti agenti esogeni hanno qui il loro punto d‘attacco. Ne è un esempio il latirismo: processo patologico provocato dall‘ingestione di semi di Lathyrus odoratus (pisello odoroso), il cui principio attivo è il β-aminopropionitrile. Questo è in grado di inibire la lisil-ossidasi, in quanto esercita un‘azione chelante sui metalli e in particolare sul rame, necessario per l‘attività di questo enzima. Sono tipiche del latirismo le alterazioni strutturali delle ossa e dei connettivi, con conseguenti malformazioni scheletriche, ernie ed aneurismi. Alcune sostanze come la penicillamina, la cisteina, l‘omocisteina e altri aminotioli, che danno prodotti di condensazione con le aldeidi, possono interferire in questo modo nella formazione dei legami crociati. Queste sostanze vengono quindi utilizzate per antagonizzare l‘instaurarsi di fenomeni di fibrosi. Ruolo della collagenasi Anomalie di sintesi della collagenasi possono spiegare la ridotta forza meccanica della cornea nella malattia del cheratocono: protrusione della parte centrale della cornea. I fibroblasti che si ottengono, coltivati in vitro producono quantità elevate di collagenasi e gelatinasi (malattia collagenolitica). L‘aumentata degradazione del collageno è uno degli aspetti biochimici più importanti dell‘artrite reumatoide cronica e di altre forma di artrite. Un‘aumentata attività collagenasica sarebbe riconducibile anche in certe parodontopatie croniche: la forte riduzione del collageno delle gengice sembra esser causato dalla popolazione batterica eterogenea (placca dentale) che produce collagenasi. Accanto a questi fattori esogeni, si attivano anche meccanismi endogeni tissutali: i fibroblasti della gengivaproducono una collagenasi latente che è attivata dalla tripsin, da un fattore linfocitario e anche da un fattore derivato dalla placca dentale. Studi ultrastrutturali quantitativi 140 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling dimostrano che la diminuzione del contenuto in collageno sia inoltre dovuto ad un‘inibizione della sintesi di quest‘ultimo, in seguito ad alterazioni citopatiche dei fibroblasti. La fibrosi o sclerosi L‘aumentata deposizione di collageno è l‘aspetto saliente della fibrosi o sclerosi, in cui si ha aumento del connettivo stromale degli organi parenchimatosi e della sua evoluzione verso il connettivo fibroso. Si assiste inoltre a modificazioni più fini nella composizione dell‘ECM: eccesso di idrossilazioni e di formazione di legami crociati del collagenonella fibrosi del polmone; glicosilazione delle proteine nella fibrosi delle arterie (ateroma) e dei piccoli vasi (microangiopatia) nel diabete. Ci può essere uno spostamento nel tipo di ECM anche nello spazio sottoendoteliale della cirrosi epatica. L‘inclusione della fibrosi fra i processi regressivi non è arbitraria in quanto si ha valore funzionale ridotto e ridotto numero di cellule che vanno incontro ad atrofia e morte per compressione, malnutrizione e disorganizzazione architettonica. Agenti di fibrosi Le condizioni che più frequentemente precedono l‘instaurarsi della fibrosi sono: - danni cellulari con necrosi -stati di infiammazione o di edema persistente (tipica di ammallati con scompenso cardiaco o soggetti con difetti nel sistema linfatico→elefantiasi) -deposizione di sostanze estranee(granulomi) -processi di senescenza La fibrosi appare dunque come una reazione del connettivo; tuttavia essa può essere anche un meccanismo primario di attiva sintesi della matrice, collageno e altre proteine costituenti il tessuto connettivo. In questo caso si preferisce parlare di fibroplasia. Per quanto possano esistere agenti diretti di fibrosicome alcol etilico, ferro e silicio, il maggior stimolo è mediato da agenti solubili che regolano l‘attività delle cellule produttrici della matrice cellulare. Questi agenti sono le citochine elaborate generalmente dai macrofagi attivati, più raramente dai linfociti e nel fegato, dalle cellule di Kupffer. Le citochine più comunemente interessate nei processi di fibrogenesi sono il TGF-β, l‘IL-1, il TNF-α e il PGDF;gli interferoni sembrano invece essere inibitori della fibrogenesi. L‘effetto del mediatore può inoltre dipendere dall‘interazione cellula-matrice ed avere dunque effetto netto variabile nelle varie fasi del processo. Il fibroblasto è la cellula più importante nella formazione di glicosamminoglicani (cellula giovane in fase di sviluppo) e di collageno (cellula matura). Nel fegato, tuttavia, cellule con aspetto di miofibroblastiderivano molto probabilmente dall‘attivazione dei lipociti (cellule di Ito, anche dette cellule stellate). Nella cirrosi(sclerosi dei tessuti parenchimali) si evidenzia una transizione fenotipica dei lipociti che vengono convertiti da quiescenti depositi di vitamina A a cellule proliferanti e fibrogeniche. Regolazione molecolare della fibrosi epatica I danni che portano a fibrosi nel fegato si instaurano in risposta ad una serie di insulti che comprendono: epatite virale, NASH, abuso di alcol e droghe, malattie metaboliche dovute a sovraccarico di ferro o rame, attacchi autoimmuni o anomalie congenite. Il danno epatico causa l‘attivazione delle cellule di Ito che si trovano nello spazio sottoendoteliale dei sinusoidi. Le modificazioni fenotipiche avvengono in sequenza: Fase di iniziazione o pre-infiammatoria: dipende da una stimolazione paracrina delle cellule di Ito, dovuta ad alterazione dell‘omeostastasi indotta dal danno epatico(necrosi del parenchima) sulle cellule limitrofe e a cambiamenti della composizione dell‘ECM. 141 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Gli epatociti e le cellule di Kupffer producono ROS, inoltre le ultime producono una forma latente di TGF-β e TNF.Le cellule endoteliali rilasciano, invece, la forma attiva di TGF-β e sintetizzano fibronectina cellulare. In risposta a questi stimoli paracrini, le cellule di Ito vanno incontro ad un rapido cambiamento di espressione genica: aumenta la loro capacità di risposta a citochine e fattori di crescita, per aumento dei rispettivi recettori. I geni sovraespressi codificano inoltre per fattori trascrizionali, molecole di adesione e per la proteina prionica. Le cellule di Ito cominciano quindi a proliferare e a sintetizzare l‘ECM; acquistano inoltre capacità contrattile per sintesi di endotelina-1 ed ecosanoidi. Tramite il rilascio di fattori chemiotattici per PMN e monociti, le cellule di Ito possono amplificare la risposta infiammatoria al danno epatico Fase di perpetuazione: si ha un‘aumentata capacità da parte dei miofibroblasti di produrre e rispondere a citochine (per stimolazione sia autocrina che paracrina) e un accelerato rimodellamento dell‘ECM. La ―capillarizzazione dei sinusoidi‖ è il principale esempio di spostamento nel tipo di ECM: lo spazio sottoendoteliale dei sinusoidi passa da matrice del tipo di membrana basale a matrice di tipo interstiziale. I sinusoidi perdono la fenestratura e cominciano a sintetizzare lamina e collageno di tipo IV, trasformandosi in capillari con membrana basale continua; gli spazi di Disse diventano un interstizio fibroso denso. Alcuni recettori ad attività tirosin-chinasica, chiamati DDR, trasducono segnali del collageno fibrillare, piuttosto che dei fattori di crescita: la matrice fibrillare determina l‘attivazione delle cellule di Ito durante la fibrosi dei sinusoidi. Come in tutti i processi fibrotici si ha contemporaneamente fibrogenesi e fibrinolisi da metalloproteasi MMP2 e stromelisina/MMP3: il rimodellamento dell‘ECM può ulteriormente attivare le cellule di Ito. Il rimodellamento dei sinusoidi determina infine obliterazione,ipertensione e ascite. Aspetti biochimici della fibrosi Il livello dell‘mRNA per il collageno di tipo I aumenta nelle condizioni che portano a cirrosi epatica. Allo stesso tempo aumentano i GAG, con incremento relativo delle quote di dermatansolfato e condroitinsolfato.Nel corso delle cirrosi il pool degli amminoacidi liberi è espanso ed aumenta la concentrazione di prolina, proporzionalmente al contenuto totale in collageno. Oltre ad un‘aumentata biogenesi, si ha un‘inibizione della prolin-ossidasi, per gli elevati livelli di latticidemia.L‘acilazione dei tRNA favorisce inoltre la sintesi delle proteine. I livelli tissutali di tutti gli enzimi post-traduzionali (in particolare prolin- e lisin-ossidasi e TIMP=tissue inhibitors of metalloproteinases che inibisco le metalloproteasi che digeriscono i precursori della matrice) sono aumentati nelle condizioni che portano a fibrosi, prima che si abbia un aumento del contenuto in collageno; la deposizione di collageno nel viscere cirrotico è dovuto ad un eccesso nella sua produzione. La topografia della fibrosi è forse più importante della sua estensione: la capillarizzazione dei sinusoidi, anche se modesta nel contesto generale, ha gravi conseguenze funzionali in quanto rallenta l‘accesso delle sostanze nutritizie agli epatociti, con gravi disfunzioni fino alla necrosi. Tutti i tipi di collageno sono aumentati nel fegato dei cirrotici: nelle fasi più precoci si ha prevalenza del collageno di tipo III, un aumento del rapporto tipo I/tipo III si ha solo nelle fasi terminali delle cirrosi. Si ha inoltre aumento di fibronectina e laminina importanti nel cementare le fibrille neoformate, nel favorire le fibroplasie da parte dei macrofagi e nell‘inibire il legame della collagenasi al collageno neoformato. La vita media del collageno è di 20-30 giorni nelle fasi iniziali, ma diviene di 300 giorni nella cirrosi irreversibile. La fibrosi idiopaticadel polmone è una fibrosi senza vero aumento quantitativo del collageno; il collageno presente è di tipo giovane, con alterazione nella distribuzione geometrica del collageno e nella microarchitettura del polmone. 142 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Patologia del sistema delle fibre elastiche(no slide) Tutte le fibre elastiche possiedono un nucleo interno di molecole di elastina tenute insieme da legami criociati e circondate da una guaina di microfibrille. Le malattie genetiche del sistema elastico ad oggi ben definite sono dovute a mutazioni del gene ELN, che codifica per l‘elastina, e dei geni FBN1 e FBN 2 che codificano per le fibrilline 1 e 2. La forma più nota del primo gruppo è la stenosi aortica; quasi tutti i casi di questa malattia sono dovuti ad aploinsufficienza di ELN: ogni fattore che può influenzare l‘espressione dell‘allele integro, può aver effetto sulla gravità della malattia. L‘espressione di elastina è aumentata da TGFβ, IL-1β, glucocorticoidi e acido retinoico; mentre è diminuita da TNF-α, interferon γ e vitamina D3.Mutazione di ENL causano una condizione clinica nota come Cutis laxa; forme acquisite di cutis laxa sono dovute a infiammazioni del derma con secondaria distruzione delle fibre elastiche. La proteina anomala può inoltre esser secreta e interferire con la deposizione di elastina normale in modo dominante negativo. La mutazione del gene FBN-1 causa la sindrome di Marfan, che da al paziente un aspetto dinoccolato con alta statura e sviluppo eccessivo delle ossa lunghe e delle dita della mano (aracnodattilia). Le forme più gravi sono associate ad aneurismi dell‘arco aortico e insufficienza della mitrale. Le forme più lievi sono definite sindromi marfanoidi; ad una di queste, la sindrome marfanoide di ipermobilità, Paganini deve la straordinaria agilità delle sue dita. I monomeri di fibrillina-1, prodotti dall‘allele mutato, ostacolano la polimerizzazione della maggioranza dei monomeri di fibrillina-1 in aggregati stabili di microfibrille. La fibrillina-1 lega inoltre TGF-β. Una forma più grave e più rara di aracnodattilia, definita contratturale, origina dalla mutazione del gene FBN-2. I difetti molecolari dei geni della fibrillina danno luogo a fenotipi estremamente diversi da quelli causati da mutazione dei geni dell‘elastina: hanno infatti proprietà e funzioni distinte nella fibra elastica. A differenza di quella del collageno, la patologia principale dell‘elastina è in grande prevalenza acquisita e dipende da azioni esterne distruttive o da fenomeni di invecchiamento. Spesso la perdita di elasticità dei tessuti è accompagnata da un paradossale aumento del materiale che è in realtà un prodotto di degradazione delle fibre di elastina; questo non possiede più i caratteri fisici di elastomero naturale, capace di riprendere la sua configurazione originale anche dopo grandi deformazioni. È il caso del dell‘enfisema, la cui causa più comune resta il fumo di sigaretta. Quest‘ultimo determina un considerevole aumento della popolazione macrofagica alveolare e con essa della carica elettrolitica. Parallelamente si ha una diminuzione delle capacità antielastasiche, rappresentate principalmente dall‘α1-antitripsina: potente inibitore dell‘elastasi leucocitaria. Questa viene inattivata per ossidazione diretta della metionina presente al centro del suo sito reattivo. Una forma di enfisema polmonare si associa ad un deficit geneticamente determinato dell‘α1antitripsina, che rende il soggetto particolarmente suscettibile ad un accumulo di danni acuti. Un‘alterazione opposta alle precedenti è rappresentatadall‘irrigidimento della fibra di elastina; ciò si osserva un po‘ in tutti i tessuti durante l‘invecchiamento. Si ha aumento nel tempo dei legami intramolecolari, con progressiva perdita di resilienza e aumento della rigidità delle fibre stesse per la calcificazione a cui vanno facilmente incontro le fibre elastiche. Un‘anomala calcificazione, per deposito sulle fibre elastiche di polianioni ad alta affinità per il Ca2+, è alla base dello pseudoxantoma elastico. Degenerazione ialina: L‘aggettivo ialino (vitreo) ha puro valore descrittivo e definisce ogni sostanza omogenea(con struttura granulare e non fibrillare) ed eosinofila(non ha affinita‘ per il rosso congo) che si deposita nella matrice extracellulare e in particolare nelle membrane basali dell‘endotelio. 143 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling È costituita da proteine di composizione variabile(70%glicoproteine(materiale affine al collagene),fibrina,albumina,frammenti di cellul,proteine plasmatiche).Le tre principali ipotesi patogenetichesono: -deposizione dall‘esterno (precipitazione di proteine plasmatiche in un connettivo alterato) - produzione locale(puo‘ trovarsi anche lontano dai vasi) -presenza di C3B legato all‘acido ialuronico che determina l‘attivazione della sistema del complemento attraverso la via alternativa. La sede piu‘ colpita e‘ la regione sottoendoteliale vasale arteriosa di: - milza -rene:nei glomeruli in corso di arteriosclerosi e glomerulonefriti.comincia a livello della membrana basale dell‘endotelio dei capillari per poi estendersi alla parete dei piccoli vasi e degli spazi connettivali.le due pareti della capsula di bowman tendono a saldarsi fino all‘obliterazione dello spazio capsulare →atrofia e fibrosi a livello dei glomeruli. -cervello. L‘accumulo della sostanza ialina comprime sempre di più le cellule che vanno in atrofia e finiscono per scomparire È molto presente nei tessuti cicatriziali di vecchia data, nei cheloidi e nei dermoidi, nei processi infiammatori cronici, in varie forme di tumori,nei processi arteriosclerotici(fase iniziale) e in glomerulonefriti croniche.risulta fisiologica in processi regressivi della parete dei vasi dell‘utore dopo la gravidanze,nel connettivo dei corpi lutei e nel connettivo periodontale. Abbiamo anche una degenerazione ialina-epiteliale dove troviamo gocciole da accumulo di sostanze proteiche: - rene:eccessivo riassorbimento di proteine (presenti in maniera eccessiva nell‘ultrafiltrato)che determina nefrosi tubulare a gocce ialine con tumefazione cellulare con riduzione del lume tubulare , necrosi e desquamazione con formazione di cilindri ialini a stampo del tubulo.si parla di:-calcoli – cilindri eritrocitari –cilindri ialini(cellule epiteliali e proteine). -plasmacellule:corpi di russel accumuli di Ab - fegato:corpi di councilman(eccessivo assorbimento di glicoproteine) o corpi di mallory(alterazione metabolismo proteico in etilismo) Degenerazione(necrosi)fibrinoide: Il termine fibrinoide indica una sostanza omogenea, intensamente eosinofila e finemente reticolare, che si colora con il metodo di Weigert per la fibrina(e non con i metodi per le fibre collagene).Dovuta a degenerazione irreversibile della sostanza fondamentale del connettivo ad opera di proteine basiche(ipotesi:istoni di cellule necrotiche,granuli dei neutrofili in corso di processi flogistici,prodotti di degranulazione della fibrina). La sostanza e‘ costituita da nucleoproteine del lupus(origine tissutale), gamma-globuline(natura ematica),fibre collagene (che si rigonfiano e si trasformano in un ammasso omogeneo a seguito dell‘interazione con le altre due sostanze). A differenza della degenerazione ialina porta a distruzione della media,dell‘intima e dell‘avventizia. Si ritrova in:processi infiammatori cronici,granuloma reumatico,lesioni tissutali di varie malattie autoimmuni(LES,PN,AR),nello stroma di tessuti neoplastici,nell‘ulcera peptidica,nelle lesioni difteriche. Determina alerazione sostanziale della struttura connettivale con ipertensione maligna. Spie periferiche dei processi regressivi del connettivo(no slide) I parametri utilizzati per identificare i processi regressivi del connettivo sono i peptidi ammino- e carbossi-terminali del procollageno e certi peptidi (contenenti idrossiprolina o idrossilisina) che compaiono in quantitàaumentata nell‘urina di pazienti con disordini generalizzati del metabolismo 144 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling del collageno. Quest‘ultima modalità è ora rimpiazzata dal dosaggio delle piridinoline, molecole formate durante le condensazioni che portano alla formazione di legami crociati.Il dipeptide valilprolina, prodotto di degradazione specifico dell‘elastina, è aumentato nella ED di tipo V. Si utilizza inoltre il dosaggio di enzimi delle trasformazioni post-traduzionali del collageno che tuttavia non sono organo specifici e sono correlati col danno cellulare epatico piuttosto che con il grado di fibrosi del viscere. Recentemente è stato introdotto il Fibrotest che consiste di 6 marcatori valutati comparativamente in modo integrato: α-2-macroglobulina, aptoglobina, apolipoproteina A1, bilirubina totale, GGT e ALT. Se lo score supera un certo livello è consigliabile eseguire una biopsia epatica. La degenerazione mucosa del connettivo Accumulo nella mucosa di mucopolisaccaridi,normalmente presenti nella sostanza fondamentale, che in questa particolare situazione sono prodotti in eccesso. Tra essi il principale è l‘acido ialuronico. Si presenta in corrispondenza con alcuni processi patologici: -atrofia gelatinosa del tessuto adiposo:a seguito di veloci dimagrimenti per sostituzione del grasso periviscerale con mucopolisaccaridi. -neoplasie(polipi,papillomi e mixomi;parotide; muscoli e miocardio) -sinovie articolari,borse sierose e guaine tendinee(cisti mucosee tendinee) -mixedema(differisce dall‘edema vero perche‘ la pressione con il dito non lascia impronta) (ipotiroidismo aumento TSH e aumento di acido ialuronico e condroitinsolfato o anche in alcune cause di ipertiroidismo);→rigidita‘ articolare per accumuli nel liquido sinoviale si parla erroneamente di artrite da mixedematosi. Processi regressivi del tessuto nervoso: (no slide) (s-P) Alterazioni del pirenoforo: Le alterazioni del pirenoforo vengono così distinte: Rigonfiamento:alterazione più elementare dei neuroni(in risposta a malattie infettive,intossicazioni acute e croniche,febbre,colpi di sole,epilessia ecc) e può essere reversibile. Da un punto di vista morfologico, la lesione è caratterizzata dall‘aumento di volume dei neuroni e dalla trigolisi(degradazione della sostanza trigoide o corpi di Niss:RE+ribosomi;abbiamo dapprima un detrito granulare poi pulverulento). Abbiamo quindi riduzione della sintesi proteica.Se il danno cellulare è grave la lesione può evolvere verso la necrosi caratterizzata da un‘iniziale distruzione delle neurofibrille e poi del nucleo. Se, invece, il danno cellulare è lieve le lesioni possono regredire completamente, fino al pieno recupero funzionale. Alterazione cellulare retrograda, o reazione assonica: È il complesso di alterazioni che si verificano nel pirenoforo dopo il taglio del cilindrasse(le alterazioni sono più gravi in tagli più vicini). Fa parte della cosiddetta degenerazione ascendente o retrograda che colpisce la porsione centrale del neurite e successivamente il pirenoforo, dopo il taglio del nervo. Nella reazione assonica si distinguono due fasi, quella di reazione e quella di riparazione( solo se la cellula sopravvive altrimenti abbiamo manifestazioni necrobiotiche).nel caso che il danno porta a necrosi abbiamo ingrandimento del nucleolo(per aumentata concentrazione di RNA)e deplezione nel citosol di RNA e proteine si determinano quindi zone di vacuolizzazione e un quadro uguale a quello della malattia di Nissl. 145 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Sclerosi o raggrinzimento cellulare:compare frequentemente dopo gravi intossicazioni croniche, dopo malattie infettive di lunga durata, nell‘ateriosclerosi cerebrale e nella vecchiaia, nonché in malattie specifiche del sistema nervoso. È frequente soprattutto nella corteccia.La cellula appare raggrinsita e nelle fasi terminali nonn resta altro che un vestigio lamellare. Vacuolizzazione:comparsa nelle cellule di vacuoli di varia forma, dimensione o contenuto. Spesso si tratta di accumulo di materiali di natura lipidica o glucidica.va differenziata dalla vacuolizzazione a base d‘acqua.La degenerazione granulo-vacuolare presente nei cervelli senili è caratterizzata da granulazioni argentofile. Fenomeni di accumulo e depositi patologici:abbiamo frequentemente accumuli di lipofuscine attorno al nucleo che è presente anche in lunghe malattie esaurenti come l‘alzheimer. Alterazioni particolari di strutture intracellulari (nucleo, neurofibrille):Oltre alla malattia di Nissl in cui le neurofibrilline si degradano esistono alcune situazioni patologiche in cui, invece della scomparsa o l‘attenuazione delle neurofibrille, si manifesta un loro ispessimento che le rende più evidenti. Si parla, allora, di alterazione fibrillare. La più tipica è quella di Alzheimer Atrofiasemplice diminuzione del volume del neurone, la cui forma non si modifica in modo evidente. In genere la diminuzione del volume riguarda il citoplasma, più che il nucleo. L‘atrofia semplice è frequentemente riscontrabile, insieme con altri processi regressivi, nel cervello dell‘anziano, oppure dopo soppressione dell‘attività funzionale.Un caso particolare è l‘atrofia transneuronica(atrofia per denervazione= Alterazioni di forma o di volume:microgiria(ridotte circonvoluzioni erebrali)pachigiria(circonvoluzioni spesse).inoltre nella sclerosi tuberosa abbiamo cellule grandi e dall‘aspetto irregolare. Colliquazione:è irreversibile e deve essere considerata nel quadro delle necrosi. L‘inizio della colliquazione è contrassegnato dalla comparsa di vacuoli citoplasmatici, che vanno progressivamente estendendosi, mentre il nucleo diviene picnotico o va incontro a cariolisi. La colliquazione presuppone un‘attivazione degli enzimi liso somali atti a digerire il citoplasma. Non è mai un evento primitivo, ma segue a processi regressivi di altra natura.se il fenomeno degenreativo è molto esteso e non basta una cicatrizzazione si va incontro a cisti apoplettiche(se la casa è l‘aploplessia:emorragia) Coagulazione:manifestazione necrotica che si verifica nelle cellule prima dell‘inizio della colliquazione. Il citoplasma diviene omogeneo, il nucleo è picnotico oppure va incontro a cariolisi. Il caso più comune di necrosi coagulativa delle cellule nervose è quello che si verifica nei focolai ischemici conseguenti all‘occlusione dei vasi; in genere, in questi casi, la coagulazione è seguita dalla colliquazione, dovuta alla liberazione citoplasmatica degli enzimi lisosomali. Alterazioni della Fibranervosa: si definisce fibra nervosa la soma dell‘assone e della sua guaina.tutte le fibre presentano una guaina anche quelle che venivano dette amieliniche in questo caso la guaina ha uno spessore minore di 1μ e sono costituite da cellule di schwann(in periferia )o fibre gliali dell‘oligodendroglia(centralmente).lesioni delle fibre nervose interessano quinid tutto il complesso. 146 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling -Degenerazione walleriana: La tipica lesione in cui i processi regressivi colpiscono tutta la fibra è quella che segueal taglio del nervo. Questo produce alterazioni sia nella parte prossimale della fibra, sia in quella distale. Abbiamo già visto che le alterazioni che si producono nella parte prossimale della fibra sezionata e nel pirenoforo vanno con il nome di degenerazione retrograda o ascendente. Quelle che si producono, invece, nel moncone periferico o distale del nervo reciso sono comprese nel nome di degenerazione Walleriana o secondaria. Le alterazioni degenerative della sezione distale del nervo reciso avvengono in tre fasi; nella prima avviene la disintegrazione del cilindrasse e della mielina, nella seconda inizia la proliferazione delle cellule di Schwann, che fagocitano la mielina, nell‘ultima fase, infine, si ha disposizione delle cellule di schwan a mo‘ di tubo(tubo di schwann)nel quale penetrano le fibrille dell‘assone in caso di riparazione o le cellule conettivali in caso di cicatriziale (fibrosi). -Le demielinizzazioni: Con il termine di demielinizzazioni si indica la scomparsa di mielina dalle guaine dei nervi. Accanto alle demielinizzazioni pure, in cui la lesione riguarda esclusivamente la guaina mielinica e sia l‘assone che il pirenoforo appaiono indenni, ne esistono altre in cui, pur prevalendo l‘alterazione della guaina, non mancano lesioni più o meno gravi dell‘assone o del pirenoforo. Queste ultime si riavvicinano, sotto molti aspetti, alla degenerazione Walleriana. Le demielinizzazioni si distinguono in demielinizzazioni diffuse(demielinizzazioni midollo-assoniche o neuronolitiche ossia non pure)se colpiscono tutto il nervo, oppure multifocalise sono circoscritte a piccole zone, che restano separate da tratti di nervo normale(per lo più demielinizzazioni pure ).Le demielinizzazioni multifocali possono essere in rapporto con processi infiammatori, oppure no. Nel primo caso colpiscono soprattutto tratti di fibre poste in vicinanza di vene (localizzazione perivenosa). Le demielinizzazioni diffuse o neuronolitiche hanno incidenza familiare, compaiono in età infantile e colpiscono interi fasci nervosi, nei quali sia gli assoni sia le guaine sono compromessi;vengono anche dette leucodistrofie. -Alterazione della glia: La loro patologia comprende non solo processi regressivi determinati da agenti capaci di indurre sofferenza cellulare, ma anche fenomeni ipertrofici e particolari atteggiamenti funzionali che vengono assunti in via secondaria, in risposta a lesioni dei neuroni.possiamo citare le cellule ameboidi(citoplasma voluminoso e nucleo picnotico),degenerazione mucoide(il neurone contiene sostanza mucosa e va in contro a necrosi)cellule mieliniche(infarcite di prodotti di degradazione della glia)gliosi(aumento del numero di produzione di fibrille che può essere isoforma se le fibrille si dispongono come quelle del neurone o anisoforma se si dispongono in modo disordinato;la gliosi di antica data è caratterizzata da diminuzione del numero delle cellule e da aumento delle fibre con formazione di cicatrici che prendono il nome di sclerosi) Le calcificazioni patologiche: (no slide) Per calcificazione si intende la deposizione nei tessuti di Sali di Ca insolubili. In certe situazioni patologiche possono andare incontro a calcificazione anche tessuti nei quali normalmente essa non si verifica. Si parla allora di calcificazioni patologiche o eterotopiche(nella maggior parte di casi nel connettivo). Le calcificazioni patologiche sono, essenzialmente, di due tipi: 147 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling distrofiche: nelle quali i Sali insolubili di Ca si depositano in tessuti che sono stati prima sede di processi regressivi(necrosi piu‘ o meno ampie;necrosi tubercolari→permettono di vedere zone colpite con radiografia;aterosclerosi e infarti) Metastatiche: in cui la deposizione avviene in tessuti apparentemente sani.dovute ad un‘ aumento del contenuto di Ca nel sangue, in rapporto con un disturbo generale del metabolismo di questo elemento. I depositi si possono verificare in qualsiasi organo, ma sono particolarmente frequenti nel rene, nelle pareti degli alveoli polmonari, nella tiroide, nel timo, nelle membrane mucose dello stomaco e nella cute. Quanto alla patogenesi delle calcificazioni distrofiche sono state prospettate varie ipotesi. In ordine di tempo, la prima ad essere presentata è quella secondo cui la necrosi porterebbe alla liberazione locale di acidi grassi a lunga catena, i cui i Sali di Ca sono insolubili. I saponi di Ca che precipitano nei tessuti sarebbero poi gradualmente trasformati in Sali inorganici, in presenza di fosfati e carbonati. Secondo un‘altra teoria, poiché una elevata attività fosfatasica alcalina è sempre connessa con i fenomeni di calcificazione normale, si pensa che anche nel caso delle calcificazioni distrofiche possa entrare in gioco un meccanismo simile sopratutto considerando che nella necrosi abbiamo rottura dei lisosomi e liberazione di qst‘ enzima. I fatti fin‘ora acquisiti sono i seguenti: La calcificazione è in rapporto iniziale con eventi intracellulari Il materiale che si deposita è fosfato di Ca; appare, però, probabile che inizialmente il Ca venga fissato in forma organica L‘aumento della concentrazione locale di fosfato è probabilmente la conseguenza dell‘azione della fosfatasi su fosfati organici. LE PIGMENTAZIONI PATOLOGICHE(no slide) In alcune situazioni patologiche, i tessuti vengono a contenere quantità di pigmenti superiore a quella fisiologica, oppure i pigmenti fanno la loro comparsa in cellule o siti extracellulari in cui normalmente non sono contenuti. Si tratta, quindi, di processi degenerativi o infiltrativi, in cui il materiale di accumulo è un pigmento. A queste particolari degenerazioni ed infiltrazioni si da il nome di pigmentazioni patologiche. PIGMENTAZIONI PATOLOGICHE ESOGENE Sono quelle in cui i pigmenti provengono dall‘esterno. Si tratta, quindi, dell‘incorporazione nell‘organismo di materiali estranei alla sua normale composizione e non metabolizzabili, o metabolizzabili solo lentamente e parzialmente. Le sostanza pigmentate possono giungere per via respiratoria, per mezzo di polveri inalate, per via parenterale, accidentalmente, o in occasione di tatuaggi, o, anche, per via alimentare, in occasione di particolari terapie. PIGMENTAZIONI PATOLOGICHE ENDOGENE Ne possiamo distinguere quattro gruppi principali: Pigmentazioni di tipo melanico Pigmentazioni da lipocromi Pigmentazioni in rapporto con alterato metabolismo delle metallo-proteine Pigmentazioni itteriche. PIGMENTAZIONI MELANICHE 148 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Un eccessivo accumulo di melanina in tessuti che già ne contenevano è detto melanosi. Nella cute la melanosi può essere la conseguenza di processi infiammatori; quando è diffusa a zone estese si parla di melanodermia; se è circoscritta si parla, a seconda dei casi, di efelidi, di nevi, di macchie mongoliche, di discromie. Nella vitiligine, invece, si hanno chiazze non colorate circondate da un alone iperpigmentoso. Dai melanoblasti possono originare tumori, i melanomi, la cui malignità è proverbiale. Nel capitolo delle iperpigmentazioni melaniche va considerata anche l‘ocronosi, un‘alterazione caratterizzata dalla deposizione della sostanza fondamentale dei connettivi, specialmente in sede para articolare e nelle cartilagini, di un pigmento derivato dall‘ossidazione dell‘acido omogentistico, il cosiddetto alcaptone. PIGMENTAZIONI DA LIPOCROMI I lipocromi sono costituiti in tutto o in parte da lipidi. Accumuli di lipocromi, oltre che di melanina, nelle cellule dermiche sono responsabili del cloasma, cioè delle chiazze giallastre che compaiono sul volto delle donne in stato di gravidanza, o anche in certe fasi del periodo mestruale. PIGMENTAZIONI IN RAPPORTO CON ALTERATO METABOLISMO DI METALLOPROTEINE Sono frequenti data anche l‘estensione e la funzione delle metallo-proteine nell‘organismo. Sono interessate soprattutto quelle contenenti rame e ferro. Accumuli patologici di materiale contenente rame non sono frequenti. La malattia più interessante in rapporto con un accumulo di materiale contenente rame è, però, la degenerazione epato-lenticolare o malattia di Wilson. La malattia è in rapporto con l‘assenza o la mancata funzione della cerulo plasmina, una proteina interessata nel trasporto del rame nel sangue. Il rame resta, così, segregato nelle cellule, dentro strutture lisosomali. Molto più frequenti sono i depositi di pigmenti in rapporto con il metabolismo delle ferro-proteine. I depositi si presentano sia in forma di ferritina, sia di emosiderina. Mentre la ferritina rappresenta la forma di deposito del Fe metabolicamente utilizzabile, l‘emosiderina rappresenta il risultato della demolizione intralisosomale dell‘emoglobina da parte dei macrofagi. Il quadro dell‘accumulo negli organi di Fe organico, sottoforma di ferritina o emosiderina, va con il nome di emosiderosi. Un‘emosiderosi generalizzata può prodursi in soggetti umani come conseguenza di un‘aumentata distruzione di emoglobina dopo trasfusioni ripetute. Questa situazione viene anche definita emosiderosi secondaria, per distinguerla da quella primaria, o idiopatica, o emocromatosi, che è una malattia sistemica di origine genetica, caratterizzata da enorme di Fe emosiderinico. Un quadro generalizzato di emosiderosi è la emocromatosi idiopatica, o sistemica. È una malattia ereditaria caratterizzata da infiltrazione di emosiderina in tutti i tessuti, in rapporto con un alterato metabolismo del Fe. Il meccanismo di accumulo del Fe in emocromatosi è per lo più legato ad un difetto nell‘assorbimento. Normalmente le quantità di Fe assorbito oscilla tra 1,5 e 4,4% del Fe introdotto, mentre nell‘emocromatosi l‘entità dell‘assorbimento arriva al 20-45% del totale. Poiché l‘uomo non possiede meccanismi per l‘eliminazione del Fe, questo si accumula nei tessuti. PIGMENTAZIONI ITTERICHE L‘ittero è una pigmentazione patologica in rapporto con la presenza nei tessuti di pigmenti biliari in eccesso. La cute, le sclere e tutti gli organi interni assumono colorazioni giallastre per la presenza di grandi quantità di bilirubina e di altri pigmenti da essa derivati, giunti con il sangue. Le sclere, che normalmente hanno colore bianco, sono le strutture in cui la tonalità gialla viene avvertita prima; si parla in tal caso di sub-ittero. Dal punto di vista della patogenesi, gli itteri si possono distinguere in 149 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling preepatici (o emolitici), epatici e meta epatici (o da ritenzione). La determinazione della bilirubina diretta e indiretta rappresenta, ai fini diagnostici, un parametro importante LA DEGENERAZIONE MUCOSA DEI TESSUTI EPITELIALI(s-D) In condizioni patologiche l‘attività delle ghiandole può aumentare, inoltre si assiste ad un notevole aumento delle cellule secernenti negli epiteli mucipari. Mentre, a rigor di termini, non si può considerare degenerazione mucosa un aumento di attività secretiva da parte delle cellule ghiandolari preesistenti, può essere, invece, considerata vera e propria degenerazione la comparsa di mucine in cellule che prima non avevano attività secretoria. La degenerazione mucosa è frequente nel corso di processi infiammatori acuti e cronici dei tessuti i cui epiteli di rivestimento contengono normalmente cellule mucipare. LA DEGENERAZIONE COLLOIDE Viene talvolta indicato con questo nome l‘accumulo in organi ghiandolari di sostanza colloide in quantità superiore al normale. La sostanza si raccoglie per lo più in cavità preformate che già normalmente ne contengono piccole quantità. Un accumulo di colloide nella cavità follicolare dipende da uno squilibrio fra produzione e riassorbimento. La produzione può essere aumentata e superiore, dal punto di vista quantitativo, alle capacità di riassorbimento della cellula; oppure la produzione è normale e sono soprattutto le capacità di riassorbimento ad essere diminuite. LA DEGENERAZIONE CORNEA È un aumento di cheratina in tessuti che normalmente ne contengono, oppure la sua comparsa in tessuti che normalmente non ne contengono affatto. Nel primo caso si parla di ipercheratosi quando, più che la quantità di cheratina per cellula, aumenta il numero delle cellule cheratinizzate e quindi lo spessore dello strato corneo. Discheratosi è, invece, una situazione caratterizzata da irregolarità distributiva dei processi di cheratinizzazione, per cui nella stessa zona di epitelio si possono trovare aree di diverso spessore e con diverso grado di cheratinizzazione. In casi di cheratinizzazione accentuata si può assistere alla presenza in superficie di squame cornee ancora contenenti il nucleo: si parla allora di paracheratosi. La discheratosi (cioè la cheratinizzazione qualitativamente irregolare) è frequente in varie displasie cutanee e in modo particolare negli epiteliomi spino cellulari, ove la presenza delle perle cornee intraepiteliali è un elemento pressoché costante. L‘ittiosi è una sindrome caratterizzata da ipercheratosi diffusa alla cute di tutto il corpo. La pelle ipercheratosica è meno elastica del normale e tende facilmente a fessurarsi e a desquamare. La comparsa di sostanza cornea in epiteli che normalmente non ne contengono è una prosoplasia quando rappresenta un eccesso di maturazione di un epitelio pavimentoso composto normalmente non cornificato. È, invece, una metaplasia quando la corneificazione compare in un tessuto strutturalmente lontano da quello cutaneo. Heat shock proteins(HSP)(slide): Favoriscono la marcatura di proteine da parte dell‘ubiquitina→catabolismo proteico Si legano con istoni→riparazione del DNA 150 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Degradazione cicline→controllo del ciclo metabolico Modulazione recettori di membrana Svolgimento e riavvolgimento proteine mitocondriali Trasporto delle proteine nei vari compartimenti cellulari Assemblaggio delle proteine del citoscheletro Rinaturazione di proteine denaturate Induzione di termotolleranza Assemblaggio di Ig Attivazione di recettori per ormoni tiroidei Ipertrofie, iperplasie e atrofie (g-D-P) Alcuni organi o tessuti, in situazioni di sollecitazione funzionale (iperlavoro), possono aumentare di volume: ipertrofia, intesa come incremento di materia vivente strutturalmente e funzionalmente valida. Sono dunque esclusi dalle ipertrofie: edemi, stasi, steatosi, glicogenosi e amiloidosi, che vengono definite pseudoipertrofie o ipertrofie spurie. L‘ipertrofia può realizzarsi o per aumento di volume delle cellule che costituiscono il tessuto (ipertrofia vera) o per aumento numerico delle stesse; quest‘ultimo caso prende il nome di iperplasia. Esistono casi nei quali le due possibilità si verificano contemporaneamente: ipertrofia con iperplasia. È sempre più chiaro che i processi che portano all‘ipertrofia e all‘iperplasia non sono diversi sin dall‘inizio, ma rappresentano quasi certamente segmenti di diversa lunghezza della stessa storia; l‘opzione fra i due tipi di risposta viene esercitata dalle stesse cellule. È dunque necessario un richiamo sulla classificazione di Bizzozzero dei tessuti che si distinguono in labili, stabili e perenni; e sulla classificazione di Cowdry delle cellule che possono essere cellule intermitotiche o cellule post-mitotiche. Le prime a loro volta si dividono in differenzianti e vegetative a seconda che subiscano o meno una certa modificazione fra una mitosi e l‘altra; le seconde si dividono in reversibili e fisse a seconda che possano replicarsi o meno in situazioni di emergenza. La risposta iperplastica è possibile solo nei tessuti che contengono cellule capaci di replicarsi. Qualche esempio Sia l‘ipertrofia che l‘iperplasia sono caratterizzate dal mantenimento della struttura e della funzione proprie dell‘organo; in relazione con la differenziazione cellulare, lo stimolo all‘ipertrofia è strettamente specifico e ad esso corrisponde una specificità di risposta. Gli stimoli che portano all‘ipertrofia degli organi sono sostanzialmente di 3 tipi: Fattori ormonali ipertrofie fisiologiche entro certi tempi e limiti: in questi casi la maggiore funzione è la conseguenza e non la causa dell‘iperplasia. Gli organi che vanno in ipertrofia o iperplasia possono essere a loro volta ghiandole a secrezione interna oppure organi di diversa natura. Tra le ghiandole a secrezione interna sono da ricordare quelle normalmente controllate dall‘ipofisi: surrene per aumento di ACTH (morbo di Cushing); tiroide per aumento di TSH; cellule di Leydig per aumento di ICSH. Lo stesso accrescimento corporeo è condizionato dall‘elaborazione dell‘ormone somatotropo (STH): se vi è iperincrezione ipofisaria di STH preesistente alla nascita si ha gigantismo, mentre se si verifica in un soggetto già adulto si ha acromegalia (colpisce solo alcuni organi). Tra le iperplasie da causa ormonale dell‘utero la più importante è quella che si produce durante la gravidanza:cospicua iperplasia della mucosa che assume i caratteri della decidua gravidica. Fattori meccaniciipertrofia delle masse muscolari o all‘ipertrofia cardiaca. Esistono 3 diversi tipi di aumento di volume del cuore: normale crescita post-natale (eutrofia), nell‘iperlavoro da elevata attività fisica (ipertrofia fisiologica: cuore da atleta), in condizioni 151 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling patologiche (es.cuore bovino nei bevitori di birra). Fra quest‘ultime si ritrovano: infarto del miocardio, steno-insufficienze valvolari, ipertensione, disturbi endocrini e talvolta fattori genetici e malattie del polmone (sclerosi e minore capacità di espandersi dei vasi).in quest‘ultimo caso si ha ipertrofia della sezione destra del cuore e si parla allora di cuore polmonare. L‘ipertrofia può essere estesa a tutto il miocardio o segmentaria(Ventricoli); in quest‘ultimo caso può essere distinta in eccentricase si ha l‘aggiunta di sarcomeri in serie (sovraccarico da aumento di volume) o concentrica se si ha l‘aggiunta di sarcomeri in parallelo (sovraccarico pressorio). Il grado di ipertrofia dipende dalla richiesta funzionale e cioè dalla gravità del vizio valvolare o del difetto congenito. Si parla di ipertrofia della muscolatura liscia negli organi cavia monte di una stenosi sopravenuta per deformazione della parete dell‘organo, come nel caso di retrazione cicatriziale. Ne è un esempio l‘ipertrofia della parete muscolare della vescica nei casi di ipertrofia prostatica, molto frequente nell‘anziano: si formano dei rilievi al di sotto della mucosa, in corrispondenza dei fasci muscolari (vescica a colonne).Altri esempi di ipertrofie sono quelli che si verificano in alcuni organi pari in seguito all‘asportazione di uno di essi o qualora l‘organo controlaterale sia parzialmente o completamente distrutto da processi patologici: ipertrofia vicaria o compensatoria. Ad esempio nel rene superstite l‘aumento di volume dipende: da un aumento del numero e soprattutto del volume delle cellule dei tubuli contorti, che ne determina un allungamento; da un aumento di volume dei glomeruli, in parte anche per aumento delle anse vascolari (non cresce il numero dei glomeruli e conseguentemente nemmeno quello dei nefroni!). E‘ stato dimostrato che la prevalenza della reazione ipertrofica su quella iperplastica delle cellule tubulari dipende dall‘elaborazione di TGF-β, capace di frenare la mitosi. Iperplasia rigenerativa si verifica anche nel midollo osseo quando il numero di eritrociti circolanti diminuisce per emorragia o emolisi, ma anche nei soggetti che vivono ad alte quote o che presentano cortocircuiti arterovenosi nel distretto polmonare, in cui si verifica una diminuita assunzione di ossigeno da parte degli eritrociti. Un‘aumentata produzione di quest‘ultimi supplisce alla diminuzione della resa del processo di trasporto dell‘ossigeno. Anche l‘epidermide va incontro ad iperplasia rigenerativa, come accade nella guarigione delle ferite. Fattori genetici Le ipertrofie congenite sono quelle già presenti alla nascita. Può considerarsi una vera e propria iperplasia il gigantismo, caratterizzato da un aumento di sviluppo armonico di tutto l‘organismo. Il gigantismo ha sempre basi disendocrine, perlopiù in rapporto con aumentata produzione dell‘ormone somatotropo ipofisario. Un‘altra forma di iperplasia congenita può essere considerata la macrosomia fetale: eccessivo sviluppo corporeo del feto alla nascita, talvolta in rapporto con un diabete materno che porta ad un maggiore nutrimento del feto. Tra le iperplasie congenite bisogna ricordare quelle su base ormonale compensatoria, come ad esempio l‘iperplasia congenita delle isole di Langerhansin figli con madri diabetiche. Alcune forme di iperplasie congenite riguardano organi cavi con pareti muscolari: ipertrofia pilorica congenita (richiede intervento chirurgico), megacolon, megasigma, megaesofago congeniti. Queste alterazioni sono verosimilmente in rapporto con una difettosa coordinazione di sviluppo dei centri nervosi vegetativi. Altre ipertrofie congenite dipendono dal permanere oltre il normale volume di organi che subiscono normalmente un‘involuzione: appendice, pervietà del canale arterioso di Botallo (mancate atrofie). Un gruppo di cardiomiopatie ipertrofiche (HCM) ha origine genetica, mentre la maggior parte delle cardiomiopatie dilatative (DCM) o restrittive è dovuta a fattori infettivi, tossici o ambientali. I geni in rapporto causale con le HCM sono quelli che codificano per miosina, troponina e tropomiosina: le vie che portano dalla mutazione all‘espressione molecolare non 152 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling sono del tutto chiarite, ma sembra che attivazioni secondarie di Ras e proteine G possano contribuire al fenotipo. Una forma familiare di DCM è invece associata a mutazioni dei geni del citoscheletro che alterano la stabilità della membrana e/o impediscono la trasmissione della forza contrattile. Nel fegato è possibile indurre fenomeni di pura e semplice ipertrofia con la somministrazione di xenobiotici (come ad esempio i barbiturici); si incorre nell‘iperplasia diretta per azione di agenti chimicamente diversi come nitrato di Pb,acido retinoico, triiodotironina,TNF-α e proliferatori dei perossisomi (PP). Dopo sospensione degli stimoli si ha riduzione delle cellule in eccesso per apoptosi. Si parla di rigenerazione epatica quando, in seguito ad una riduzione del numero di cellule epatiche per morte cellulare causata da traumi, agenti tossici o virus (epatite), gli epatociti quiescenti proliferano fino a riportare alla norma la massa epatica. Si verifica dapprima una ipertrofia degli epatociti superstiti, seguita dalla loro divisione e da un loro aumento numerico (iperplasia). Le divisioni cellulari non interessano esclusivamente gli epatociti, ma anche le cellule di Kupffer, le cellule endoteliali e le cellule dell‘epitelio biliare. Avviene certamente una rigenerazione, anche se questa non è morfogenetica: non ripristina la forma anatomica del viscere; si parla dunque di iperplasia rigenerativa o iperplasia compensatoria. Un caso particolare di iperplasia che si accompagna ad una vera e propria malattia è la psoriasi:malattia cronica infiammatoria e iperproliferativa della pelle, del cuoio capelluto, delle unghie e delle articolazioni. A livello cellulare è caratterizzata da: aumento marcato della proliferazione e incompleta differenziazione delle cellule dell‘epidermide; allungamento, dilatazione e permeabilizzazione dei capillari del plesso superficiale del derma; infiltrato misto infiammatorio-immunitario nell‘epidermide e nelle papille dermiche. L‘immunità mediata dei linfociti Tinduce e mantiene le lesioni psoriatiche (loop):le linfochine da essi prodotte hanno una forte influenza sulla proliferazione dell‘epidermide; i cheratinociti stimolati rilasciano a loro volta citochine che aumentano lo stato di attivazione dei linfociti T. Possiamo anche classificare le ipertrofia in: Fisiologiche:g.mammaria,utero,muscolischeletrici,cuore Patologiche:cuore,vicarianti e congenite Limiti di utilità funzionale delle ipertrofie L‘osservazione che con il tempo HCM possono divenire DCM e avviare il cuore all‘insufficienza, consente alcune considerazioni sui limiti di utilità funzionale dell‘ipertrofia. Assimilando per semplicità la cellula ad una sfera, avremo che la superficie è funzione del quadrato del raggio, mentre il volume è funzione del cubo del raggio stesso. Attraverso la superficie cellulare avvengono gli scambi con l‘ambiente, ma è il volume cellulare, che nell‘ipertrofia aumenta proporzionalmente di più, ad essere correlato con le necessità energetiche. Si crea dunque una condizione di dissociazione fra consumi cellulari e possibilità di fornitura dei relativi substrati. Inoltre l‘apporto sanguigno attraverso il sistema coronarico aumenta nel corso dell‘ipertrofia senza che si abbia tuttavia una sufficiente neoformazione di capillari: si ha dunque difficoltà di nutrizione, inapparente finché la funzione cardiaca resta a valori normali. I miocardiociti ipertrofici sono dunque più pronti all‘ischemia di quelli normali e sono più facilmente colpiti da processi regressivi,favoriti anche dal presentarsi di aritmie(dovute a variazione dei potenziali di membrana) fino alla morte cellulare per necrosi o apoptosi. Le cellule morte vengono sostituite da tessuto ,fibroso: il cuore ipertrofico di vecchia data è molto spesso anche un cuore fibrotico. Una seconda possibilità si ritrova nel fatto che l‘apoptosi di miociti può essere indotta da sostanze che sono coinvolte nell‘ipertrofia cardiaca: angiotensina II, peptide natriuretico atriale, IL-1, TNF-α e NO. 153 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Basi biochimiche dell’aumento ponderale L‘aumento di volume cellulare nell‘ipertrofia si realizza essenzialmente con (1)l‘aumento della quantità di proteine. Ciò è dovuto essenzialmente a due fattori:aumento della sintesi proteica per aumento del numero dei polisomi (l‘efficienza dei ribosomi resta praticamente invariata); diminuzione della degradazione proteica per caduta di attività delle catepsine lisosomiali (diminuzione selettiva di quantità dell‘enzima). La diminuita degradazione riguarda sia le proteine a basso che quelle ad elevato turnover ed è il fattore quantitativamente più importante nel determinare l‘aumento del contenuto proteico totale. L‘esistenza di un meccanismo di limitazione catabolica è vantaggioso anche dal punto di vista dell‘energia che è richiesta non solo per la sintesi ma anche per la degradazione delle proteine.Morfologicamente la limitazione catabolica si esprime con una riduzione del volume e del numero dei vacuoli autofagici; mentre la base ultrastrutturale dell‘incremento della sintesi è rappresentata da un aumento del numero dei ribosomi e da una loro accentuata aggregazione in forma di poliribosomi. Nelle cellule ipertrofiche si nota inoltre un aumento delle molecole di(2)RNA polimerasi e (3)modificazioni della configurazione della cromatina, nella quale diviene maggiore il numero delle regioni suscettibili di trascrizione, probabilmente per incremento della quantità di proteine non istoniche. Quanto descritto si verifica sia nelle cellule che aumentano di volume senza replicarsi (ipertrofia del miocardio), sia in quelle destinate a dividersi (iperplasia rigenerativa del fegato). Il fattore discriminante tra ipertrofia e iperplasia sembrava essere la duplicazione del DNA, che tuttavia è stata osservata anche nelle cellule ipertrofiche; si ritiene oggi che ipertrofia e iperplasia abbiano in comune una lunga serie di eventi biochimici preliminari, almeno fino al completamento della sintesi del DNA (confine fra fase S e fase G2). Le cellule ipertrofiche possono essere considerate, in alcuni casi, cellule bloccate in G2. L‘instaurarsi di un‘ipertrofia, nonostante l‘attuazione di un meccanismo doppiamente redditizio, richiede energia che viene ottenuta attraverso un‘esaltazione delle ossidazioni cellulari. Talvolta si può verificare una lieve riduzione del controllo respiratorio, ma vengono sempre mantenuti rapporti P/O normali, tali da riscontrarsi in un aumento effettivo di ATP. Si nota un aumento di volume dei mitocondri che assumono forma rotondeggiante e creste più spesse. Fattori di crescita ed espressione di protoncogeni nella rigenerazione epatica Una biopsia epatica guarisce con formazione di tessuto di granulazione e successiva cicatrice, mentre la perdita di porzioni più vaste di tessuto (asportazione chirurgica o fenomeni necrotici) viene riparata per rigenerazione.Già pochi minuti dopo l‘asportazione del 70% del tessuto, gli epatociti residui passano da G0 a G1; nelle prime ore mostrano modificazioni metaboliche, strutturali e di espressione genica, preceduta da attivazione di fattori trascrizionali preesistenti come NF-kB e STAT3; a 30 ore si ha la prima mitosi. La rigenerazione interessa in successione gli epatociti periportali, mediolobulari e centrolobulari; le cellule dell‘epitalio biliare, le cellule di Kupffer e quelle endoteliali si replicano più tardivamente: la ricostituzione della massa epatica avviene in 10 giorni. I fattori coinvolti nella regolazione del processo sono molteplici: citochine come IL-1, IL-6 (essenziale per una normale rigenerazione) e TNF-α; fattori di crescita : EGF(prodotto dai macrofagi e dalle piastrine) paracrini;transizione da G0 a G1 HGF (epatopoietina A o scatter factor)(cellule di Ito) TGF-α autocrini; per la transizione da G1 a S a -FGF EGF, TGF-α hanno lo stesso recettore e regolazione eterologa (l‘espressione dell‘uno riduce quella dell‘altro)Il recettore di HGF ha attività tirosin-chinasica ed è codificato dal 154 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling protooncogene c-met (attivo in diversi tumori umani). Il rapido aumento di HGF nel sangue è ritenuto la principale causa di sintesi di DNA negli epatociti: genera una risposta mitogena completa in assenza di ogni altra citochina Ormoni anche detti comitogeni sononoradrenalina, vasopressina, angiotensina III, glucagone ed estrogeni.(agiscono anche nel cuore) L‘adrenalina regola il rilascio di EGF dalle ghiandole di Brunner, potenzia il suo effetto e quello di HGF, mentre riduce l‘effetto mitoinibitorio di TGF-β.Il glucagone, che aumenta nella vena porta parallelamente alla diminuzione di insulina, ha effetto permissivo sulla rigenerazione (previene ipoglicemia e mantiene il bilancio del glucosio). Caratteristica degli epatociti è infatti quella di proliferare e contemporaneamente svolgere tutte le funzioni essenziali per mantenere l‘omeostasi metabolica: non si osservano segni di insufficienza epatica. presenza della ECM e di recettori per citochine e fattori di crescita. Fattori inibitori: -TGF-β, prodotto nelle cellule di Ito, che controlla l‘azione di TGFα,EGF e HGF;favorisce inoltre l‘adesione cellulare all‘ECM, aumenta la sintesi di certi componenti dell‘ECM e dei loro recettori cellulari: è responsabile dunque del blocco della proliferazione cellulare. IL-6 ha un ruolo importante come regolatore negativo del segnale citochinico ed è uno degli inibitori del processo rigenerativo del fegato: aumenta l‘espressione di SOCS3 inibendo così la fosforilazione di STAT3 (uno dei primi fattori trascrizionali coinvolti nel processo proliferativo) ; IL-6 blocca inoltre il segnale che parte da HGF, inducendo PAI (inibitori dell‘attivatore del plasminogeno) che impedisce la processazione di pro-HGF. La rigenerazione epatica è un esempio di integrazione ricostruttiva in quanto la proliferazione delle cellule parenchimali è associata alla neoformazione connettivale con conservazione del rapporto parenchima/stroma: l‘ECM funziona da antagonista della fase solida. Il ripristino della microarchitettura è uno degli aspetti chiave che distingue la rigenerazione epatica dalla cirrosi: una forma di fibrosi con limitata rigenerazione dopo danno cronico. La rigenerazione epatica dopo stimoli necrotizzanti (CCl4, epatite fulminante) ha aspetti diversi in quanto riguarda le ―cellule ovali‖ non parenchimali che sono cellule staminali facoltative localizzate a livello dei dotti biliari e caratterizzate da alcuni markers degli epatociti (α1-antitripsina) e delle cellule dei dotti (antigene carcinoembrionale).Le cellule ovali sono capaci di generare epatociti maturi e cellule dei dotti biliari; la differenziazione in epatociti si osserva dopo esposizione del fegato a stimoli tossici, agenti cancerogeni, dopo necrosi massiva o in ogni altra situazione in cui la proliferazione degli epatociti è impedita o rallentata da un danno. In tutti questi casi non si formano nuovi lobuli epatici, ma sono riparate le zone centrolobulari. La rigenerazione epatica comporta una parziale e reversibile riprogrammazione dell‘espressione genica: dapprima aumenta l‘espressione di geni di risposta precoce immediata (c-fos, c-jun e c-myc: codificano per subunità di fattori trascrizionali), quindi aumenta l‘espressione dei geni di risposta precoce ritardata (Bcl-xl, gene antiapoptotico con funzione antiossidante e preventiva dei danni da ROS). In questa seconda fase sono attivi anche geni per proteine che regolano maturazione dell‘RNA, cicline, chinasi dipendenti dalle cicline e ornitina decarbossilasi: enzima chiave della biosintesi delle poliammine. Quest‘ultime regolano le sintesi macromolecolari e l‘espressione di geni, compreso quello che codifica per la ciclina D1: marker più attendibile per la progressione nel ciclo cellulare. Gli epatociti che esprimono il complesso ciclina D1/CDK4 hanno passato il punto di restrizione G1 e sono già nella fase di transizione G1/S: questi epatociti sono ormai committed e sono destinati a replicarsi. Tabella 12.1 pag 366 155 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Dal segnale alla risposta I meccanismi di trasduzione del segnale, che avviano la risposta ipertrofica, rigenerativa o iperplastica, dipendono dalla natura dello stimolo e dal tipo di tessuto sul quale agisce. Nel muscolo cardiaco un sovraccarico pressorio stimola i meccanotrasduttori per stiramento delle fibre cardiache, attivando un gene di risposta precoce immediata, c-fos, che può avviare un processo di riprogrammazione genica. Due vie di trasduzione importanti nel mediare l‘ipertrofia compensatoria sono rappresentate dall‘attivazione del recettore Fase dal rilascio di cardiotropina 1 che attiva il recettore gp130/LIF. La risposta ipertrofica di entrambi i recettori passa attraverso la via delle GTPasi: si ha un aumento intracellulare di Ca2+ e del suo sensore calmodulina, come pure di alcune MAP chinasi,Enzimi Ca2+/calmodulina dipendenti, come CAM-chinasi e calcineurina (fosfatasi) hanno importanza nell‘attivazione di fattori trascrizionalicome GATA4, NF-AT e MEF2. NF-AT, attivato per defosforilazione della calcineurina, permette a GATA4di transattivaregeni che codificano per il fattore natriuretico atriale, per le catene pesanti di miosina α e β e per la troponina cardiaca I. Nel cuore ipertrofico si verifica una variazione della popolazione delle proteine contrattili che si esprimono nelle forme isoenzimatiche embrionali e fetali (decremento della velocità di contrazione delle fibre ipertrofiche). La glicogeno sintetasi chinasi 3β (GSK-3β) è particolarmente importante in quanto attiva una via inibitoria; agisce a livello della trascrizione (bloccando l‘attivazione dell‘Heat Shock factor), a livello della traduzione (inattivando NF-AT e GATA4 e inibendo il legame di c-jun al DNA), a livello dell‘organizzazione del citoscheletro( favorendo l‘ubiquitinazione e la successiva degradazione delle proteine c-Myc e ciclina D1). GSK3β può inattivare anche il fattore di inizio della sintesi proteica eiF2. Nella rigenerazione epatica l‘espressione di geni di risposta precoce immediata viene indotta da fattori trascrizionali preeesitenti nelle cellule epatiche, ma in forma inattiva, come NF-kB e STAT3. Il primo viene attivato per rimozione di un inibitore, che viene fosforilato e degradato nel poteasoma. Il secondo viene attivato dalla tirosin-chinasi intracellulare JAK, a sua volta attivata da IL-6 e TNF-α.La vitalità degli epatociti, nonostante il coinvolgimento di due citochine proinfiammatorie, dipende dal NO. Altri 2 fattori trascrizionali importanti per la rigenerazione epatica sono AP-1 e CREB che vengonoattivati da HGF. TNF-α e HGF attivano anche un‘altra via di trasduzione del segnale, che passa attraverso i ROS: in basse concentrazioni e per brevi periodi potrebbero stimolare la proliferazione cellulare. L‘iperplasia diretta è causata da agenti mitogeni come i proliferatori dei perossisomi (PP), il cui effetto biologico è mantenuto dal recettore di tipo α (PPARα), appartenente alla famiglia dei recettori nucleari solubili. Anche gli acidi grassi e i derivati si legano a PPARα, che eterodimerizza con RXRα (recettore nucleare a cui si lega l‘acido 9-cis retinoico). Dopo cambiamenti conformazionali che portano al reclutamento di coregolatori trascrizionali, il complesso recettoriale modula l‘espressione genica dei protooncogeni c-myc, c-jun e c-fos e quindi della ciclina D1 e indirettamente l‘attività di varie chinasi come PKC e chinasi dipendenti dalle cicline (CKD). Questi mitogeni controllano la progressione del ciclo cellulare e la proliferazione degli epatociti. Regressione dell’ipertrofia L‘ipertrofia una volta raggiunta, non è una condizione irreversibile e viene mantenuta solo finché le richieste di maggior lavoro persistono; non appena queste cessano, le cellule iniziano il processo della regressione allo stato stazionario di base. Il segnale per la regressione è dunque essenzialmente negativo. Il rapporto RNA/DNA torna a livelli normali nel giro di poche ore, seguito da una rapida normalizzazione complessiva dell‘organo sia biochimica sia ultrastrutturale. Nel corso della regressione aumentano numero e volume di vacuoli autofagici, in un processo di ipercatabolismo selettivo; non è invece definita quantitativamente la riduzione delle sintesi. 156 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Nel caso di iperplasia diretta,la diminuzione della massa epatica al cessare dello stimolo dipende dai processi apoptotici. La denervazione aumenta il catabolismo proteico più nel muscolo ipertrofico che in quello normale, a indicare che le proteine delle cellule ipertrofiche sono più ―labili‖ e più suscettibili alla proteolisi. Nel caso del miocardio, invece, è improbabile che la regressione riporti il tessuto alle condizioni che precedevano l‘insorgere dell‘ipertrofia: oltre al tessuto contrattile specifico, è aumentato anche il connettivo che non va incontro ad un apprezzabile grado di involuzione. Nell‘epidermide e nel midollo osseo il ritorno alla normalità avviene per progressivo rallentamento della replicazione cellulare nel compartimento rigenerativo; le cellule in via di differenziazione proseguono il loro cammino fino a cellule terminali mature, a cui farà seguito la fisiologica distruzione. Ipotrofia ipotrofia (il termine atrofia è improprio) è uno stato di riduzione di volume di un organo o di un tessuto determinato dalla diminuzione del volume o del numero delle cellule che lo compongono.Esistonoipotrofie degenerative nelle quali oltre alla diminuzione del volume cellulare, si verifica l‘accumulo di sostanze normalmente non rappresentate in quella misura ipoplasias‘intende invece l‘arresto di crescita avvenuto durante lo sviluppo (embrionale o postnatale): il volume normale dell‘organo non è mai stato raggiunto. Aplasia o agenesia è il grado estremo dell‘ipoplasia: in essa l‘organo è addirittura assente poiché non si è mai formato. Involuzioni Esistono poi ipotrofie fisiologiche dovute al continuo rimodellamento degli abbozzi degli organi in fasi di sviluppo: regressione dei dotti di Müller nel maschio e di quelli di Wolff nella femmina, degli archi aortici, dell‘appendice ileo-cecale(prenatali) ,del timo dell‘utero dopo la menopausa,involuzioni senili(dopo la nascita). A queste si aggiungono le regressioni in rapporto con i processi di invecchiamento (involuzioni senili). Atresia:imperforazione congenita Anche nel caso dell‘ipotrofia, come nella regressione, il segnale è negativo ed è rappresentato da: diminuzione del carico funzionale o disuso (ipotrofia da ipofunzione); inadeguata nutrizione (ipotrofie da inanizione :generale=iponutrizione o locale=ischemia ); compressione locale(ipotrofie da inazione per motivi extravascolari come tumori,infiammazioni,essudati,corpi estranei); occlusione dei dotti escretori di una ghiandola; denervazione; invecchiamento(atrofia senile) deficit di ormoni a funzione trofica Nella realtà le cause sopracitate presentano spesso ampie interazioni. L‘ipotrofia si realizza con due modalità: riduzione del numero delle cellule per rallentamento della moltiplicazione o per apoptosi (atrofia numerica nelle cellule labili); riduzione delle dimensioni cellulari (atrofia volumetrica o vera nelle cellule stabili). Gli effettori ultimi dell‘apoptosi sono proteasi della famiglia delle caspasi. Anche il secondo meccanismo coinvolge un‘aumentata degradazione proteica: si ha una via lisosomiale (per proteine delle membrane cellulari ed extracellulari) e una via che coinvolge il sistema multienzimatico del proteasoma (per proteine citoplasmatiche degradate previo legame con l‘ubiquitina). Il meccanismo attuato nel proteasoma comporta la scissione delle proteine in peptidi molto piccoli, rapidamente convertiti ad amminoacidi nel citosol (evita l‘accumulo). I livelli di RNA messaggero dell‘ubiquitina e di diverse subunità del proteasoma aumentano, mentre il contenuto totale dell‘RNA diminuisce. 157 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling L‘ipoplasia volumetrica invece avviene attraverso meccanismi di autofagia(processo di autodegradazione lisosoma mediato)abbiamo 3 tipi diversi:microautofagia,macroautofagia,autofagia chaperone-mediata(richiede il riconoscimento di proteine lisosomiali tra le quali Hsp70 e Hsp76. L‘autofagia e‘ un meccanismo di adattamento che pero‘ puo‘ diventare anche un processo di morte cellulare anche se non e‘ molto chiaro il meccanismo. Il meccanismo dell‘autofagia prevede le seguenti tappe: -attivazione di P3K di classe I attraverso il legame insuluna –R;attivazione di P3K di classe III( hVPS34)→produzione di PIP3(inibita da 3-Methyladenine;promossa da aminoacidi) -attivazione di Akt\PK3 →attivazione di mTor→produzione di Atg. -formazione di un complesso tra h-VPS34,Atg14,Atg6 necessario per la localizzazione di Atg5 e Atg12 i quali si legano alla pre-autofagosoma membrana -clivaggio di Atg8 e traslocazione della fosfatidiletanolammina nella membrana dell‘autofagosoma -grazie alla presenza di Rabsl‘autofagosoma si fonde con gli endosomi acquisendo LAMP1&2,catepsine e acidi fosfati,accessibilita‘ai DAMP Le ipotrofie da ipofunzione possono verificarsi in: individui abituati a condurre vita attiva quando passano ad abitudini sedentarie; soggetti costretti a letto per molto tempo; individui con arti ingessati. Un‘altra classica ipotrofia da ipofunzione è quella che si produce nel muscolo dopo taglio del tendine (tenotomia) o del nervo motore (ipotrofia da denervazione) o anche quella che si verifica a carico del midollo emopoietico in soggetti sottoposti a ripetute trasfusioni. Un tipo particolare di ipotrofie da ipofunzione è rappresentato da organi controllati da secrezioni interne: l‘estirpazione dell‘ipofisi determina ipotrofia della tiroide e delle surrenali. Il tessuto che va incontro ad ipotrofia da inanizione più rapidamente è quello adiposo: la parte periferica della goccia di grasso viene progressivamente usurata, finché si risolve in minute goccioline. Alla fine gli adipociti sprovvisti di grasso assumono un aspetto simile a quello degli istiociti. Il pannicolo adiposo diminuisce di spessore fino a scomparire del tutto. Resistono più a lungo, fino alla morte del soggetto: grasso sottoepicardico, omentale e della capsula di Gerota del rene. L‘ipotrofia da inanizione assume talvolta i caratteri di un‘ipotrofia degenerativa: ipotrofia gelatinosa, per la presenza nell‘interstizio di abbondante quantità di mucopolisaccaridi acidi della sostanza fondamentale del connettivo, che tendono a rimpiazzare il grasso scomparso. L‘ipotrofia da inanizione colpisce anche il tessuto linfatico, con diminuita efficienza dei sistemi difensivi propria dello stato di denutrizione. Anche le mucose di stomaco e intestino vanno incontro rapidamente ad ipotrofia da inanizione, contribuendo ad aggravarla e causando disturbi all‘atto della rialimentazione. Le ipotrofie da inanizione locale sono quelle che dipendono dal diminuito afflusso di sangue ad un determinato organo, che può dipendere da cause intravascolari o extravascolari; è necessario che la diminuzione dell‘apporto di sangue non sia brusca né eccessiva o si incorrerebbe nella necrosi ischemica. Tra le ipotrofie degenerative, oltre a quella gelatinosa, va ricordata l‘ipotrofia bruna caratterizzata dall‘accumulo intralisosomale di lipofuscine dal colore bruno (combinazione di lipidi perossidati con proteine denaturate). Il significato di queste formazioni lisosomali è quello di corpi residui contenenti materiale che la cellula è incapace di digerire. Il recupero da uno stato di atrofia avviene con arresto dei fenomeni catabolici e la ripresa della sintesi delle proteine; può verificarsi solo se l‘ipotrofia non ha superato un certo limite, identificato come massa citoplasmatica critica. 158 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Autofagosomi si accumulano nel cervello di soggetti affetti da diverse malattie degenerative(no significato patogenetico ma tentativodi clearance delle componenti danneggiate).due patologie in cui vediamo atrofia senile sono la S.di Wemer(mutazione dell‘elicasi) e la S.HutchinsonGilford(mutazione del gene della Lamina A). L‘autofagia e‘ un portante sistema anche nel cancro dove funge da meccanismo oncosoppressore (beclina e‘ assente in molti tumori=proteina dell‘autofagia) ma anche favorisce la sopravvivenza in condizioni di stress. LE NEOPLASIE (mt-Robbins) Definizioni: Neoplasia vuol dire ―nuova crescita‖ e la massa che deriva da questa crescita è detta neoplasma o tumore (con richiami all‘originale significato di tumefazione); l‘oncologia è lo studio delle neoplasie; con cancro si indicano in generale i tumori maligni. Una neoplasia è una massa anomala di tessuto con crescita eccessiva(e autonoma) e scoordinata(organizzazione in modo atipico o somigliante a tessuti embrionali) rispetto al tessuto normale che persiste anche dopo la cessazione degli stimoli che l‘hanno provocata(def.di Willis). La massa tumorale si comporta in modo afinalistico ed autonomo, cresce a spese dell‘ospite competendo con le cellule normali per i nutrienti. Terminologia: Tutti i tumori sono costituiti da un parenchima di cellule neoplastiche proliferanti e da uno stroma di supporto costituito da connettivo e vasi sanguigni. Lo stroma è indispensabile per il sostegno e la nutrizione del tumore, può a volte essere abbondante (il tumore è molto duro e viene detto desmoplasia .forme scirrose sono ancora piuà dure), o a volte essere scarso (il tumore ha consistenza soffice.forme mucoidi,carnose). È il parenchima però che stabilisce la natura del tumore e in base al parenchima i tumori vengono classificati: TUMORI BENIGNI: I tumori mesenchimali si indicano aggiungendo ―-oma‖ al nome del tipo di cellula da cui il tumore ha avuto origine es. tumore benigno dei fibroblasti: fibroma; dei condrociti: condroma;ossa:osteoma. Per i tumori epiteliali ci sono delle distinzioni: Adenoma: indica un tumore epiteliale benigno con aspetti ghiandolari o un tumore derivato da una ghiandola che può avere o no aspetti ghiandolari. Es. è adenoma un tumore dei tubuli renali che forma delle ghiandole, ma anche un tumore di una surrenale dall‘aspetto indifferenziato. Papilloma: neoplasia benigna epiteliale con proiezioni digitiformi o verrucoidi macroscopiche e microscopiche. Cistoadenoma: grossa massa cistica (frequente nell‘ovaio).Può essere papillifero se ha formazioni papillifere negli spazi cistici(cistoadenoma papillare). Polipo: formazione benigna che forma un‘escrescenza sulla mucosa del lume di organi quali stomaco o colon. La controparte maligna è detta cancro polipoide.si divide in sessile o peduncolato. 159 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Con amartoma si intende un differenziamentoaberrante che causa lo sviluppo di una massa benigna di cellule specializzate e disorganizzate ma mature: ad es. un amartoma polmonare contiene vasi sanguigni, tessuto linfatico, cartilagineo e bronchiale. Spesso gli amartomi sono di natura puramente cartilaginea o angiomatosa. TUMORI MALIGNI: I tumori maligni dei tessuti mesenchimali sono detti sarcomi, hanno poco stroma e consistenza carnosa. Esempi: fibrosarcoma, liposarcoma, leiomiosarcoma (cancro del muscolo liscio), rabdomiosarcoma (cancro del muscolo striato) condrosarcoma, osteosarcoma. I tumori maligni dei tessuti epiteliali sono detti carcinomi.A loro volta i carcinomi si distinguono in adenocarcinomi se hanno aspetto ghiandolare,carcinomi a cellule squamose se derivano da epiteli stratificati e carcinoma polipoidese forma masse estruse nella mucosa. Solitamente è indicato anche l‘organo di origine es. adenocarcinoma a cellule renali, carcinoma squamocellulare broncogeno. È frequente però il caso che il tumore maligno sia indifferenziato. I tumori misti o adenomi pleomorfi sono tumori che, pur derivando da un‘unica cellula, presentano componenti di diverso tipo, ad es. diverse componenti epiteliali con isole di tessuto osseo o cartilagineo. Frequenti sono i tumori misti delle ghiandole salivari derivanti da cellule epiteliali o mioepiteliali. I teratomi sono tumori derivanti da cellule totipotenti, colpiscono soprattutto le gonadi e possono dare origine a strutture appartenenti a tutti e tre i foglietti embrionali: vi si ritrovano all‘interno cute, muscolo, grasso, denti, epitelio intestinale, peli etc. Comune è il teratoma cistico dell‘ovaio o cisti dermoide. Abbiamo poi alcune variazioni e difficoltà nella classificazione: -mesoteliomi ambigui(neoplasia del mesotelio ossia delle cellule che rivestono le cavita sierose.costituito da cellule fusate e simil epiteliale),epiteliomi(tumore maligno epiteliale che interessa anche organi ghiandolari),neoplasie delle membrane sinoviali. -tumori molto indifferenziati si riconoscono attraverso varie tecniche: o Presenza di giunzioni serrate:epitelio o Desmosomi:Cr.squamocellulari,timomi,sarcomi delle sinovie o Melanosomi:pigmentate o Piccoli lumi intercell.,microvilli e granuli:Cr.ghiandolare o Granuli neurosecr.:Cr.da cellule APUD o Granuli di langherans:istiocitosi X -metaplasia tumorale:aree di differenziamento che possono condizionare la diagnosi -origine incerta di un tessuto:ad esempio dal melanocita abbiamo la formazione di un sarcoma melanotico o un nevocarcinoma. -origine da tessuti altamente specializzati che hanno definizioni specifiche:linfomi, leucemie, gliomi,feocromocitomi. -origine da tessuti embrionali:da cellule polipotenti o da cellule gia definite.hanno alti gradi di somiglianza con aspetti istologici simili.Tra questi ricordiamo anche quelli di origine placentare(annesso embriologico)ossia la mola idatiforme e il coriocarcinoma. 160 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Nella classificazione dei tumori vi sono però dei termini impropri ma di uso molto comune, ad esempio melanoma che, malgrado il nome, indica un carcinoma dei melanociti. A volte, inoltre, si dà un nome che richiama un tumore ad una situazione non propriamente neoplastica: ad es. con choristomasi indica un residuo ectopico di tessuto normale, come un focolaio di cellule surrenaliche situate sotto la capsula renale o un nodulo di tessuto pancreatico presente nella mucosa intestinale. La terminologia, comunque, è in generale molto importante per distinguere isotipi tumorali con implicazioni cliniche diverse, come ad es. il seminoma e il carcinoma embrionale, entrambi cancri del testicolo, ma il primo è radiosensibile e ha bassa mortalità, il secondo no. I tumori possono essere anche classificati in base al comportamento: tumore intermedio:-localmente invasivo(adamantioma,basalioma) -a comportamento variabile(metastasi di accrescimento in tumori polimorfi salivari o cancroidi…) cancro latente:infiltrante senza metastasi cancro in situ cancro dormiente(metastasi tardive) possono esser classificati in base all‘eziologia: funzionale:gastrinomi,insulinomi,glucagonoma regressiva sporadica:rara a seguito di minima terapia Neoplasia -insorgenza apperentemente spontanea -stimoli abnormi e genotossici -procede indip.dallo stimolo Ha un iter biologico: -forme benigne:crescita e arresto -forme maligne:crescita,invasione(locale mediastatica) Iperplasia -risposta ad uno stimolo -stimoli fisiologici e patologici(irritanti chimici,ormoni,richieste funzionali) -Proporzionale allo stimolo Puo‘ regredire e CARATTERISTICHE DELLE NEOPLASIE BENIGNE E MALIGNE Distinguere un tumore come maligno o benigno permette di prevederne il decorso. La distinzione tra tumore benigno e maligno è fatta in genere su base morfologica, ma in alcuni casi con questo solo criterio la classificazione è molto difficile. In generale le differenze traneoplasia benigna e maligna riguardano il differenziamento, la velocità di accrescimento, l‘invasività locale e le metastasi. Differenziamento e anaplasia Il differenziamento è il grado di somiglianza tra le cellule parenchimali neoplastiche e le rispettive cellule normali dal punto di vista morfologico e funzionale. I tumori benigni sono ben differenziati, le cellule tumorali sono quasi indistinguibili dalle normali e si possono riconoscere come neoplastiche solo perché si ammassano tra loro formando noduli (―talvolta si può essere così vicini a un albero da perdere di vista la foresta‖). I tumori maligni invece variano da forme differenziate a forme indifferenziate dette anaplasie. Le cellule malignederivano dalle cellule staminali presenti nel tessuto: esse possono pertanto maturare e dare forme differenziate con 161 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling cellule morfologicamente quasi normali, forme intermedie moderatamente differenziate e forme indifferenziate. Le cellule anaplastiche hanno varie forme e dimensioni (pleomorfismo); i nuclei sono di forma variabile, esageratamente grandi e ipercromici, scuri per eccesso di DNA; il rapporto nucleocitoplasma tende all‘1:1. I tumori indifferenziati hanno un elevato numero di mitosi e spesso si riscontrano figure bizzarre come fusi tripolari o multipolari. Nelle anaplasie si formano inoltre cellule tumorali giganti (da non confondere con le cellule giganti infiammatorie) che possono avere più nuclei o un solo nucleo enorme. Le cellule anaplastiche inoltre perdono la loro polarità e si accrescono in modo disorganizzato. Lo stroma vascolare è scarso e sono perciò frequenti fenomeni necrotici.Nei casi di anaplasia molto vasta abbiamo una classificazione a seconda dell‘aspetto morfologico posto che quella istologica è inrealizzabile:cancro anaplastico a cellule rotonde,Cr.anap. a cellule poligonali,Cr.a piccole cellule (microcitoma), Cr. a cellule giganti. La displasia è una proliferazione disordinata, si riscontra negli epiteli ed è caratterizzata dalla perdita di uniformità nell‘aspetto delle cellule e nel loro orientamento nell‘architettura del tessuto. Le cellule displastiche sono pleomorfe con nuclei voluminosi e ipercromici, le figure mitotiche sono numerose e normalima avvengono anche negli strati superficiali, a differenza di un epitelio normale in cui le mitosi avvengono solo nello strato basale. Il tessuto è disorganizzato: ad es. cellule alte basali si trovano anche negli strati superficiali dove dovrebbero esserci cellule piatte. Se la displasia è marcata e coinvolge l‘intero spessore dell‘epitelio prende il nome di carcinoma in situ e si considera come neoplasia pre-invasiva. Una neoplasia è quasi sempre preceduta da una displasia ma una displasia non sempre evolve in neoplasia: è infatti possibile che, se non si arriva al carcinoma in situ, l‘alterazione è reversibile e, dopo rimozione del fattore alterante, l‘epitelio torna alla normalità. Per quanto riguarda il differenziamento funzionale, quanto più una cellula tumorale è differenziata tanto più conserva le funzioni caratteristiche della sua controparte normale. Ad esempio carcinomi ben differenziati delle ghiandole endocrine producono gli ormoni tipici della ghiandola, quelli della cute sintetizzano cheratina e quelli del fegato producono bile. Le cellule anaplastiche possono invece avere comportamenti imprevedibili ed arrivare a sintetizzare antigeni fetali o ormoni (secrezione ectopica). Ad esempio carcinomi di origine bronchiale possono sintetizzare ACTH, insulina etc. In generale tanto più rapida è la crescita di un tumore, minore è il grado di differenziamento e minore è la probabilità che mantenga le caratteristiche funzionali normali. Velocità di accrescimento La velocità di accrescimento solitamente è correlata col grado di differenziamento: i tumori benigni in genere crescono lentamente nell‘arco di anni, i tumori maligni crescono rapidamente e si disseminano nell‘organismo.La velocità di crescita di un tumore benigno dipende da diverse variabili, tra cui l‘apporto sanguigno o stimolazioni ormonali (ad es. i leiomiomi dell‘utero sono dipendenti dagli estrogeni: normalmente hanno crescita molto lenta, in gravidanza la crescita diventa rapida, in menopausa si atrofizzano). I tumori maligni hanno comportamenti poco prevedibili, possono avere crescita lenta e poi d‘improvviso aumentare di dimensioni quasi a vista d‘occhio. Invasione locale 162 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling L‘invasività, dopo le metastasi, è la principale caratteristica che distingue un tumore come maligno o benigno. I tumori benigni si accrescono come masse coese che si espandono e rimangono localizzate nel sito d‘origine. Sviluppano infatti una capsula fibrosa derivata dallo stroma del tessuto e dall‘atrofia del parenchima indotta dalla compressione che li separa dal tessuto evitando l‘invasione e la metastatizzazione. La capsula permette la palpazione e la rimozione chirurgica del tumore. Non tutti i tumori benigni hanno però la capsula, ad es. gli emangiomi, neoplasie composte da un groviglio di vasi sanguigni. I tumori maligni, invece, infiltrano, invadono e distruggono il tessuto circostante, da cui non sono separate, la rimozione chirurgica è pertanto difficile.Tumori maligni a crescita lenta possono sviluppare una capsula ma questa viene frequentemente perforata. I tumori maligni non conoscono limiti anatomici, potendo penetrate pareti di organi quali colon, utero e addirittura la cute. Metastasi (da confrontare con la classificazione del Pontieri) Le metastasi sono impianti tumorali discontinui rispetto al tumore primario. I tumori benigni non danno metastasi, perciò esse identificano inequivocabilmente un tumore come maligno. Tutti i cancri possono metastatizzare, ad eccezione dei gliomi (neoplasie maligne del SNC) e dei carcinomi basocellulari della cute, che sono però altamente invasivi (invasività e metastatizzazione sono caratteristiche distinte). Circa il 30% dei pazienti con cancro presenta metastasi già alla prima diagnosi. Più un tumore è aggressivo e cresce rapidamente e maggiore è la probabilità che metastatizzi, ma il comportamento è molto imprevedibile. La disseminazione può avvenire con tre diverse vie: Impianto diretto in cavità o su superfici del corpo: può verificarsi ogni volta un cancro penetra uno spazio aperto naturale come la cavità peritoneale, pleurica, pericardica, subaracnoidea, articolare etc. La disseminazione attraverso il peritoneo è frequente nei cancri dell‘ovaio (pseudomixoma del peritoneo, a causa dell‘aspetto gelatinoso delle metastasi peritoneali dovuto alla produzione mucoide dei vari tumori). Disseminazione per via linfatica: è la modalità di disseminazione iniziale più frequente, specialmente nel caso dei carcinomi. La disseminazione ai linfonodi segue le vie del drenaggio linfatico: ad es. carcinomi della mammella del quadrante superioreesterno metastatizzano ai linfonodi ascellari, mente le cellule di quelli del quadrante superiore-interno vengono drenati dai linfonodi toracici e successivamente dagli infraclaveari. I linfonodi costituiscono una barrierache, per un certo periodo di tempo, ostacola la diffusione del tumore mediante una risposta immunitaria tumore-specifica, che può però essere scatenata anche solo dal drenaggio di antigeni tumorali o cellule tumorali distrutte. I linfonodi aumentano in ogni caso di volume (iperplasia reattiva), perciò un loro ingrossamento non indica necessariamente disseminazione metastatica. Disseminazione per via ematica: è tipica dei sarcomi, ma è seguita anche dai carcinomi dato che sistema circolatorio e linfatico sono intimamente collegati. La disseminazione per via ematica può avvenire attraverso i capillari e le vene, con difficoltà attraverso le arterie dato lo spessore della loro parete. Le cellule neoplastiche che invadono le vene sono trasportate secondo il flusso ematico: gli organi più frequentemente interessati dalla disseminazione sono pertanto i polmoni (dalle vene cave) e il fegato (dalla vena porta). Vi sono neoplasie che hanno propensione all‘invasione venosa, come alcuni cancri di reni e fegato: essi invadono i rami delle vene renali ed epatiche rispettivamente e 163 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling crescono come serpenti all‘interno delle vene. La crescita intravenosa può non essere seguita da disseminazione diffusa. Via canalicolare:trammite dotti escretori o secretori EPIDEMIOLOGIA Le cause del cancro vanno cercate a livello cellulare e subcellulare, ma lo studio epidemiologico contribuisce ad individuare l‘eziologia mettendo la malattia in relazione con determinate condizioni ambientali, razziali e culturali. Incidenza del cancro La probabilità di sviluppare un tumore è espressa dai tassi di incidenza e mortalità specifici per la nazione in cui si vive. Negli Stati Uniti la probabilità di morire di cancro è uno su cinque, il 23% di tutte le morti. I tassi di mortalità si modificano con gli anni: negli ultimi 50 anni i tassi di mortalità per cancro per i maschi sono aumentati, a causa soprattutto del cancro del polmone, mentre per la femmine sono diminuiti, grazie alla riduzione della mortalità per i cancri di cervice, utero e fegato. Nel sesso femminile aumentano però le morti per cancro del polmone, per aumento dell‘abitudine al fumo. Il carcinoma della mammella è molto più frequente rispetto al cancro del polmone ma è più curabile, così anche il cancro alla cervice, probabilmente a causa dell‘impiego del Pap-test. Fattori geografici ed ambientali I tassi d‘incidenza variano anche di molto a seconda dell‘area geografica. Ad es. in Giappone è molto più frequente il cancro dello stomaco rispetto agli USA, ma negli USA è molto più frequente il cancro del polmone rispetto al Giappone. Oltre che dai fattori genetici le differenze tra i tassi di incidenza possono esser date da fattori ambientali quali esposizione ai raggi UV o a composti quali asbesto, cloruro di vinile e 2-naftilamina sui luoghi di lavoro, ma anche stili di vita ed esposizioni personali, tra cui le abitudini alimentari. Gli obesi hanno tassi di mortalità per cancro maggiori dei soggetti in normopeso. L‘alcool provoca carcinomi di faringe, laringe, esofago e fegato, il fumo quelli di polmone, laringe, esofago e vescica, il cancro della cervice ha trasmissione venerea ed è correlato col numero di partner sessuali. ―Sembra che qualunque cosa uno faccia per guadagnarsi da vivere o per divertirsi faccia ingrassare, sia immorale, illegale o, peggio ancora, faccia venire il cancro‖. Età La maggior parte dei carcinomi si manifesta oltre i 55 anni, i tassi di mortalità aumentano tra i 55 e i 74 anni. Ogni fascia di età presenta una predilezione per un particolare tipo di neoplasia, ad es. leucemie sono molto più comuni negli individui sotto i 15 anni. Ereditarietà Molte neoplasie hanno predisposizione ereditaria. Le forme di cancro ereditarie si suddividono in tre categorie: Sindromi neoplastiche ereditarie: comprendono forme di cancro in cui la trasmissione di un gene mutato aumenta fortemente il rischio di sviluppare la neoplasia. I geni sono trasmessi secondo modalità autosomica dominante. Esempio tipico è il retinoblastoma dove, nelle forme familiari, soggetti portatori del gene mutato hanno una probabilità 10000 volte superiore di sviluppare la malattia rispetto ai non portatori, è inoltre elevato il rischio di sviluppare un secondo tumore. Soggetti con una mutazione nel gene della poliposiadenomatosa familiare nascono già con i polipi del colon e hanno quasi il 100% di 164 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling probabilità di sviluppare il carcinoma a 50 anni. Le sindromi neoplastiche ereditarie hanno caratteristiche specifiche: o Interessamento di specifici organi o tessuti. Ad es. la MEN (Multiple Endocrine Neoplasia) interessa tiroide, paratiroidi e surrenali o Questi tumori hanno marker fenotipici specifici. Ad es. nella MEN sono presenti numerosi tumori benigni che non vanno incontro a trasformazione maligna o Hanno penetranza incompleta ed espressività variabile Forme di cancro familiari: sono caratterizzate dalla precoce età di insorgenza, dal loro essere molteplici e bilaterale e dal fatto che colpiscono due o più parenti stretti del soggetti in esame. Esempi sono i cancri di colon, mammella, ovaio e cervello. La trasmissione non è chiara, in generale i fratelli dei soggetti affetti hanno un rischio relativo compreso tra 2 e 3. La predisposizione è dominante ma può essere di tipo multifattoriale Sindromi autosomiche recessive da difetti di riparazione del DNA: esempio classico è lo xeroderma pigmentoso. Queste categorie comunque rappresentano non più del 10% di tutti i tumori. Le restanti neoplasie sono dovute a cause ambientali, ma è plausibile che tumori ereditari a bassa penetranza siano scambiati per tumori sporadici. Inoltre polimorfismi genetici ad esempio di enzimi possono influenzare le risposte ai cancerogeni e predisporre o meno all‘insorgenza di tumori. Alterazioni preneoplastiche acquisite ―L‘unico modo assolutamente sicuro per non ammalarsi di tumore è quello di non nascere: vivere significa infatti correre il rischio‖. Alcune condizioni cliniche predispongono allo sviluppo di una neoplasia, ad es. proliferazioni rigenerative, iperplastiche o displastiche. Ad es. fegati cirrotici evolvono quasi sicuramente in epatocarcinomi e c‘è stretta associazione tra displasia bronchiale e carcinoma broncogeno. Le condizioni precancerose sono condizioni non neoplastiche correlate, ma non necessariamente, con l‘insorgenza di una neoplasia, ad es. la gastrite cronica. Anche forme di tumore benigno sono condizioni precancerose (es. un adenoma può diventare adenocarcinoma), ma la maggior parte delle neoplasie benigne non subisce trasformazione maligna. LE BASI MOLECOLARI DEL CANCRO Alla base della cancerogenesi ci sono danni genetici o mutazioni non letali che possono essere acquisiti per azione di agenti ambientali (sostanze chimiche, radiazioni, virus) oppure essere ereditate nella linea germinale. Secondo l‘ipotesi genetica, la massa tumorale deriva clonalmente da una singola cellula prgenitrice che ha subito un danno. I bersagli principali del danno sono costituiti da tre classi di geni: proto-oncogeni, che promuovono la crescita cellulare, geni oncosoppressori, che inibiscono la crescita, e geni che regolano l’apoptosi. Anche i geni che regolano i processi di riparazione del DNA sono coinvolti: essi riparano danni non letali ad altri geni, tra cui protooncogeni, oncosoppressori etc., influenzando direttamente la proliferazione e la morte cellulare. Deficit di questi geni, solitamente per inattivazione di entrambi gli alleli, predispongono all‘insorgenza di neoplasie. La cancerogenesi è un processo a tappe successive (progressione del tumore), in cui si accumulano lesioni genetiche determinando gradualmente il fenotipo tumorale. ONCOGENI E CANCRO Gli oncogeni (geni che provocano il cancro) derivano dai proto-oncogeni, geni che promuovono i normali processi di crescita e differenziamento. Furono scoperti nel genoma di retrovirus trasformanti acuti: fu notato che questi retrovirus avevano sequenze (dette oncogeni virali o v-onc) capaci di trasformare le cellule normali; queste sequenze erano quasi identiche a sequenze di DNA 165 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling presenti nel genoma delle cellule normali: si è dedotto che gli oncogeni retrovirali siano stati catturati dai virus per ricombinazione col DNA di cellule normali infettate. I virus trasformanti lenti non hanno sequenze oncogene, ma si inseriscono in prossimità di proto-oncogeni, alterandone i promotori e convertendoli in oncogeni (mutagenesi inserzionale). Mediante esperimenti di transfezione (trasferimento di DNA da una cellula all‘altra) si è scoperto che anche i tumori non causati da infezioni retrovirali erano caratterizzati da sequenze oncogeniche. I proto-oncogeni diventano dunque oncogeni per azione retrovirale o per altri fattori che ne alterano il comportamento. Gli oncogeni codificano per oncoproteine, che somigliano alle proteine codificate dai protooncogeni ma che, a differenza loro, sono prive di elementi regolatori e la loro produzione non dipende da segnali esterni. Normalmente la proliferazione cellulare segue diverse fasi: Legame tra un fattore di crescita e il suo specifico recettore Attivazione transitoria del recettore che, a sua volta, attiva proteine di trasduzione del segnale Trasmissione del segnale al nucleo mediante secondi messaggeri Induzione e attivazione di fattori nucleari che innescano la trascrizione del DNA Ingresso della cellula nel ciclo cellulare e divisione cellulare Le oncoproteine sono versioni alterate degli effettori di queste fasi e in base a ciò si possono classificare gli oncogeni. Fattori di crescita Mutazioni su geni che codificano per fattori di crescita (polipeptidi che inducono proliferazione) possono generare oncogeni. È il caso del proto-oncogene c-sis, che codifica per la catena β del PDGF(Platelet Derived Growth Factor), coinvolto in astrocitomi e osteosarcomi; altri esempi sono oncogeni che producono proteine simili al FGF (Fibroblast Growth Factor), espressi in carcinomi della mammella, del tratto gastrointestinale o nei melanomi. Può capitare che oncogeni di altre classi provochino un‘eccessiva espressione di fattori di crescita normali (come nel caso del TGF). I fattori di crescita danno eccessiva proliferazione stimolando autocrinamente le cellule. La rapida proliferazione aumenta inoltre il rischio di accumulare mutazioni spontanee. Recettori per fattori di crescita Molti oncogeni codificano per recettori per fattori di crescita. I recettori per fattori di crescita sono proteine transmembrana con una componente esterna che lega il ligando e un dominio citoplasmatico ad azione tirosin-chinasica. Il legame col ligando normalmente attiva transitoriamente il recettore che dimerizza e forsorila residui di tirosina dei suoi substrati innescando la mitosi. Le versioni derivanti da oncogeni si attivano anche senza legame col fattore di crescita e inviano continui segnali di proliferazione. Questi oncogeni possono essere attivati tramite mutazioni, riarrangiamenti e iperespressione. Il gene ret codifica un recettore per un fattore neurotropo espresso su cellule C della tiroide, cellule delle surrenali e paratiroidi; sue mutazioni puntiformi trasmesse in modo dominante sono associate con la MEN, mentre in alcuni carcinomi della tiroide ret è riarrangiato formando un gene di fusione: in entrambi i casi il recettore è attivo pur senza ligando. Alcune leucemie sono causate da mutazioni puntiformi di recettori per il CSF o da traslocazioni del gene per il recettore del PDGF [t(9;12)] con formazione di geni di fusione. Una condizione frequente è l‘iperespressione di forme normali di recettori per fattori di crescita, causata ad es. da un‘amplificazione del gene: è il caso di erb B1, che codifica per il recettore dell‘EGF, iperespresso nell‘80% dei carcinomi del polmone a cellule squamose; erb B2(detto anche 166 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling c-neu) è coinvolto soprattutto nel cancro della mammella. I tumori con iperespressione di recettori per fattori di crescita sono molto sensibili anche a piccole quantità di ligando e sono pertanto molto aggressivi. Proteine coinvolte nei meccanismi di trasduzione del segnale Molte oncoproteine mimano l‘azione delle loro controparti nella trasduzione del segnale. Solitamente si trovano sul versante interno della membrana plasmatica, ricevono segnali dall‘esterno mediante i recettori e li trasducono a valle. Le proteine più studiate di questa classe sono quelle della famiglia ras, proteine che legano il GTP. Le proteine ras derivano da oncogeni virali, sono coinvolte nel 10-20% di tutti i tumori, prevalgono nei carcinomi di colon, pancreas e tiroide. Ras promuove larisposta proliferativa in risposta a EGF, PDGF e CSF; è localizzata sul versante citoplasmatico della membrana, a cui è ancorata con un‘ancora farnesilica, e in stato di quiete lega GDP. Il recettore attivato dal ligando attiva ras che scambia GDP con GTP (la reazione è mediata da enzimi): in questa forma attivata ras attiva raf dando il via alla cascata delle MAPchinasi.Ras ha attività GTP-asica e idrolizza GTP in GDP tornando nello stato inattivo. L‘idrolisi è accelerata dal legame con una proteina detta GAP (GTP-ase activating protein), che fa da freno a ras. Ras mutata perde la sua capacità GTP-asica, pur potendosi legare lo stesso a GAP, e resta pertanto nello stato attivo trasducendo continuamente segnali mitogeni. Oltre a trasdurre segnali da fattori di crescita ras ha un ruolo nel ciclo cellulare controllando i livelli di cicline, ma questa sua funzione è ancora abbastanza oscura. Per cercare di bloccare ras mutato si sta tentando di sperimentare un inibitore dell‘enzima farnesiltransferasi, essenziale affinché ras sia ancorata alla membrana e quindi attiva. Oltre a ras, nella trasduzione del segnale vi sono molecole ad attività tirosin-chinasica non associate a recettori. Un esempio è il proto-oncogeneabl, una tirosin-chinasi: nella leucemia mieloide cronica e in alcune leucemie linfoblastiche acuteil gene abl dal cromosoma 9 è traslocato sul cromosoma 22, dove si fonde col gene bcrformando l‘ibrido bcr-abl con attività deregolata. Abl potrebbe inoltre essere attivato da danni al DNA ed avere un ruolo nell‘apoptosi. Proteine che regolano la trascrizione nucleare Le vie di trasduzione hanno il compito di arrivare al nucleo e regolare l‘attività di fattori di trascrizione coinvolti nella proliferazione cellulare. I fattori di trascrizione hanno sequenze amminoacidiche capaci di legarsi al DNA ad es. le strutture helix-loop-helix, cerniere di leucina, dita di zinco e domini omeotici, che permettono loro di attivare o inibire la trascrizione dei geni. Mutazioni sui geni dei fattori di trascrizione possono dunque essere associati al cancro, ad esempio gli oncogeni myc, myb, jun, fos.Myc è frequentemente coinvolto nei tumori: appartiene alla famiglia dei ―geni della crescita a risposta immediata‖, geni rapidamente indotti nelle cellule quiescenti all‘arrivo di un segnale di replicazione che permettono l‘ingresso in fase S: dopo la traduzione myc migra nel nucleo interagisce con la proteina max formando un eterodimero che attiva la trascrizione di geni per la proliferazione come cicline o enzimi per la sintesi proteica legandosi a sequenze di DNA dette E-boxes. Max può inoltre formare omodimeri inattivi o può legarsi alla proteina mad formando un dimero che inibisce la trascrizione e regola l‘attività di myc. Mad può quindi essere considerato un oncosoppressore. Un‘attivazione di myc in assenza di fattori di crescita manda la cellula in apoptosi. Questa osservazione ha fatto nascere l‘ipotesi del modello conflittuale, che sostiene che un conflitto tra segnali di ―via‖ (myc) e segnali di ―stop‖ (assenza di fattori di crescita) innesca l‘apoptosi. Mutazioni del genemyc portano a una iperespressione della proteina myc, con persistente trascizione di geni critici e possibile trasformazione 167 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling maligna.Traslocazioni di myc si verificano nel linfoma di Burkitt, sue amplificazioni nei cancri di polmone, colon e mammella. Cicline e chinasi ciclina-dipendenti L‘effetto finale degli stimoli proliferativi è l‘entrata nel ciclo cellulare. La progressione del ciclo è regolata da cicline, chinasi ciclina-dipendenti (CDK) e dai loro inibitori. Mutazioni di questi geni causano dunque neoplasie. Le CDK fosforilano proteine che permettono la progressione delle fasi del ciclo, sono espresse costitutivamente in forma inattiva per tutto il ciclo e vengono attivate per fosforilazione dopo legame con le cicline. Le cicline vengono sintetizzate solo in specifiche fasi del ciclo, attivano le CDK e vengono rapidamente depresse dai loro inibitori. Nella fase G1 precoce sono sintetizzate le cicline D che attivano CDK4 e CDK6, in fase G1 tardivala ciclina Eattiva CDK2. CDK2,4 e 6 fosforilano pRb, liberando E2F che innesca il passaggio dalla fase G1 alla fase S, un checkpoint estremamente importante, viene infatti qui trascritta la DNA polimerasi. La ciclina A attiva poi CDK1 e 2 e permette il passaggio dalla fase S alla fase G2; ciclina B/CDK1 il passaggio fase G2-fase M. Le CDK sono inibite da proteine dette CDKI, tra cui p21, p27 e p57. Alcune CDKI (p15,16,18,19) sono specifiche per CDK 4 e 6 e sono dette INK4. Le cicline che sono frequentemente iperespresse nei tumori (soprattutto mammella, esofago, fegato e linfomi) sono le D, ma anche CDK4 può esser coinvolta in melanomi, sarcomi e glioblastomi. ATTIVAZIONE DEGLI ONCOGENI I proto-oncogeni sono convertiti in oncogeni mediante: Modifiche nella struttura del gene che provocano la sintesi di una proteina anomala Modificazioni nella regolazione dell‘espressione genica che aumentano o riducono la produzione di proteina, che è però normale Mutazioni puntiformi Ras è l‘esempio migliore per l‘attivazione da mutazioni puntiformi: mutazioni sul codone 12 riducono la sua attività GTPasica, rendendolo incapace di inattivarsi. Il 90% dei carcinomi pancreatici e dei colangiocarcinomi ha mutazioni puntiformi di ras, così come il 50% dei carcinomi di colon, tiroide e endometrio e il 30% dei carcinomi del polmone e delle leucemie mieloidi. Solitamente i carcinomi hanno mutazioni su K-ras, mentre le leucemie su N-ras. Il resto dei tumori ha ras normale e ciò dimostra che sue mutazioni sono importanti per la cancerogenesi ma non essenziali. Riarrangiamenti cromosomici Le forme che possono attivare i proto-oncogeni sono la traslocazione e l‘inversione. La traslocazione è molto più frequente: Nei tumori linfatici iproto-oncogeni vengono posti sotto il controllo dei regolatori dei geni per la immunoglobuline o per il recettore dei linfociti T. Nei tumori emopoietici le traslocazioni formano geni ibridi capacidi promuovere la crescita cellulare. Nel linfoma di Burkitt myc viene traslocato vicino al gene per le IgH, venendo a trovarsi sotto il controllo degli enhancers delle IgH e/o subendo modifiche strutturali: viene così espresso costitutivamente ad alti livelli. In altri linfomi a cellule B sono coinvolte traslocazioni di cicline che interessano i geni per le Ig. Il cromosoma Philadelphia è un esempio di oncogene di fusione. È causa della leucemia mieloide cronica. Una traslocazione reciproca tra i cromosomi 9 e 22 congiunge i geni bcr e abl, formando il gene abl-bcr con attività tirosin-chinasica. Altri casi di oncogeni per fusione sono il gene MLL, che 168 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling regola l‘espressione di geni omeotici nei progenitori emopoietici, può subire 25 diverse traslocazioni e causa la leucemia mieloide-linfoide; e il gene EWS-FL-1, originato dalla fusione del gene EWS (un fattore di trascrizione) e FL-1, un attivatore di myc, che risulta quindi iperescpresso. Un altro esempio è PML-RAR(traslocazione 15-18) che determina nella cellula incapacità maturativa ,transattivazione di alcuni geni e lega l‘acido retinico. Amplificazione genica I proto-oncogenipossono venire amplificati in migliaia di copie ed iperesprimere i loro prodotti. I geni amplificati sono individuabili con ibridazione molecolare con sonde specifiche o mediante riconoscimento al microscopio di alterazioni gitogenetiche, come le ―particelle duplicate‖ (dms) o le ―zone uniformemente colorate‖ (HRSs), queste ultime dovute all‘assemblaggio dei geni amplificati in nuovi cromosomi senza bandeggiatura. Casi frequenti riguardano erb B2 nel carcinoma della mammella e vari geni myc (N-myc, L-myc, c-myc) in vari tumori. Le amplificazioni hanno solitamente prognosi sfavorevole. GENI ONCOSOPPRESSORI I prodotti degli oncosoppressori regolano la crescita cellulare ponendo dei freni alla proliferazione. I geni oncosoppressori sono stati scoperti studiando malattie come il retinoblastoma, un tumore in cui il 60% dei casi sono sporadici e il 40% sono familiari, con predisposizione trasmessa in modo autosomico dominante. Per spiegare le due forme con cui il tumore si manifesta fu proposta l‘ipotesi del ―doppio colpo”: nei casi ereditari una prima alterazione genica (primo colpo) viene ereditata da un genitore ed è quindi presente in tutte le cellule dell‘organismo, la seconda alterazione (secondo colpo) avviene in una cellula della retina (che ha già la prima mutazione), da cui poi avrà origine il tumore. Le mutazioni per il retinoblastoma coinvolgono il gene Rb (cromosoma 13), spesso sono delezioni. Affinchè si abbia il tumore entrambi gli alleli del gene devono essere inattivati: nei casi familiari, nei bambini portatori già di una mutazione, la seconda copia viene persa a seguito di una mutazione somatica; nei casi sporadici entrambi gli alleli di un retinoblasto sono inattivati da mutazioni somatiche. I pazienti con retinoblastoma familiare hanno anche elevato rischio di sviluppare osteosarcomi e altri sarcomi. Soggetti portatori di un solo allele di Rb mutato sono comunque perfettamente normali. Il cancro si sviluppa solo quando la cellula diventa omozigote per l‘allele mutato. Gli oncosoppressori, per questa loro caratteristica, sono detti geni recessivi del cancro. Dopo Rb furono scoperti numerosi altri geni con un comportamento simile. I segnali che inibiscono la crescita originano fuori dalla cellula e esplicano i loro effetti mediante recettori, trasduttori del segnale e regolatori della trascrizione e del ciclo cellulare. Nb:nel retinoblastoma e nel tumore renale di willms la reintroduzione del gene wild-tipe reverta la tumorigenicità cellulare.necessari al mantenimento del fenotipo neoplastico. Molecole che regolano la trascrizione nucleare ed il ciclo cellulare: Il gene Rb: La proteina pRb è una una fosfoproteina nucleare che regola il ciclo cellulare, è espressa in tutte le cellule e può trovarsi in uno stato defosforilato attivo o in uno stato fosforilato inattivo, allo stato attivo pRbinibisce il passaggio fase G1-fase S. Le cellule quiescenti presentano pRb allo stato defosforilato, che lega il fattore di trascrizione E2F sequestrandolo. La stimolazione da parte di fattori di crescita fa alzare i livelli di cicline D ed E, permettendo la formazione dei complessi ciclina D/CDK4, ciclina D/CDK6, ciclina E/CDK2,che fosforilano pRb, la quale libera E2F.E2F 169 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling dimerizza con DP-1(dna polimerasi 1) e trascrive geni necessari per passare in fase S. Una recente ipotesi sostiene che l‘intero complesso pRb-E2F si leghi al DNA e inibisca la trascrizione. Comunque, assenza o ipofunzionamento di pRb spingono la cellula nel ciclo cellulare. Le mutazioni di Rb(Rb1=13q14;esistono anche Rb2 e Rb3) sono solitamente localizzate in una regione detta Rbpocket, ovvero la regione della proteina in cui si lega E2F. Pur essendo Rb espresso in tutte le cellule, sua perdita o mutazione nella linea germinale causano principalmente retinoblastomi (in minor misura osteosarcomi e altri tumori;soggetti omozigoti per le mutazioni vengono abortiti): esperimenti in cui venivano deleti entrambi gli alleli di Rb mostrano che un‘eccessiva attivazione di E2F indotta dalla totale assenza di pRb induce apoptosi cellulare, anche grazie a p53; i retinoblasti sono un tipo cellulare particolarmente resistente all‘apoptosi, perciò subiscono proliferazione neoplastica. Mutazioni a carico di geni che controllano la fosforilazione di Rb mimano l‘effetto della sua perdita. Ad esempio mutazioni che attivano la ciclina D o CDK4, come amplificazioni o traslocazioni, provocano continua fosforilazione di pRb, mantenendola sempre inattiva. Anche mutazioni che inattivano gli inibitori delle CDK spingono la cellula nel ciclo cellulare: una delle più colpite è p16 (una INK4), le cui mutazioni germinali sono coinvolte nei melanomi, mentre mutazioni somatiche si osservano in un elevato numero di tumori. La perdita del controllo della proliferazione è essenziale per la trasformazione neoplastica e nella quasi totalità dei tumori risulta mutato uno dei regolatori del ciclo: p16, ciclina D, CD4, Rb. La funzione di Rb, comunque, è alterata anche se è mutato uno degli altri tre geni. Su pRb inoltre convergono altri meccanismi di regolazione della proliferazione: Il TGFβinibisce la proliferazione attivando gli inibitori delle CDK(p27 e p15) Le proteine di alcuni virus oncogeni (tra cui il papillomavirus, gli adenovirs, il virus SV40 ed altri) inibiscono pRb legandosi alla sua tasca e impedendole di sequestrare E2F P53 inibisce la crescita stimolando la sintesi di p21, un inibitore delle CDK Il gene P53 P53 è l‘oncosoppressore meglio studiato (assieme a Rb). È localizzato sul cromosoma 17(17p13) e il suo locus è la seconda sede più frequente di alterazione nei tumori (50% dei tumori).si comporta in maniera parzialmente dominante poiché funziona in forma omoteramerica. Perdita omozigote del gene si trova in tutti i tipi di tumori, solitamente sono alterazioni somatiche acquisite, ma esistono anche mutazioni eterozigoti ereditate in linea germinaleconvertite poi in omozigoti da un ―secondo colpo‖ somatico che disattiva l‘allele funzionante. Questa condizione è detta sindrome di Li-Fraumeni e aumenta enormemente il rischio di sviluppare tumori multipli in età giovanile. La proteina p53 funziona come ―guardiano del genoma‖: si trova nel nucleo e in condizioni fisiologiche ha una emivita di 20 minuti, viene degradato per proteolisi mediata da ubiquitina. -Quando il DNA è danneggiato da radiazioni ionizzanti o ultraviolette o da mutageni chimici(esempio chemioterapici e radioterapici), i livelli di p53 aumentano (i meccanismi non sono ancora chiari), la proteina p53 si attiva(attraverso ATM), si lega al DNA e trascrive alcuni geni che mediano l‘arresto del ciclo cellulare e l‘apoptosi. L‘arresto del ciclo cellulare è ottenuto dalla trascrizione principalmente di p21,che inibisce i complessi ciclina/CDK impedendo la fosforilazione di pRb e l‘avvio della fase S. P53 trascrive inoltre il gene GADD45 (Growth Arrest and DNA Damage), coinvolto nei processi di riparazione del DNA. Se il danno viene riparato p53 trascrive il gene mdm2,il cui prodotto si lega a p53 e lo inattiva, sbloccando il ciclo cellulare. Se il danno non può essere riparato p53 trascrive i geni per l‘apoptosi Bax e IGF-BP3. Bax si lega a bcl170 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling 2 (un inibitore dell‘apoptosi) inattivandolo, IGF-BP3 si lega al recettore per il fattore di crescita IGFe inibisce la trasmissione del segnale di sopravvivenza.se p53 non funziona allora avremo proliferazione dovuta all‘assenza dei segnali sopra indicati. -C‘è anche un altro meccanismo con cui p53 previene la crescita neoplastica: p53 può essere infatti attivato anche dall‘ipossia. Affinché un tumore possa crescere deve attivarsi l‘angiogenesi. In una cellula tumorale ipossica si attiva p53, se è funzionante, e la manda in apoptosi. Se p53 è però mutato le cellule diventano resistenti all‘apoptosi(ricorda che in seguito a chemioterapia e radioterapia si accumulano mutazioni). Inoltre l‘assenza di mutazione di P53 in cellule tumorale favorisce la loro morte apoptotica a seguito di mutazioni del DNA(meccanismo che salta se p53 non funzione) Le mutazioni più frequenti di p53 colpiscono il domino con cui questa si lega al DNA, impedendo la trascrizione dei geni bersaglio. Nel caso di perdita omozigote di p53, se il DNA subisce un danno, questo non viene riparato, la mutazione permane nella cellula che continua a dividersi e inizia la sua trasformazione maligna. mutazioni somatiche o ereditarie p53 proteine di virus oncogeni (es. papillomavirus) si legano a p53 e la degradano. iperespressione di mdm2 a seguito di amplificazione del gene inattiva p53 (mdm2 può essere considerato un oncogene). Diversi anni fa è stato scoperto il gene p73,definito il ―fratello maggiore‖ di p53: è infatti strutturalmente molto simile e ha anche simili effetti e meccanismi d‘azione. I geni BRCA-1 e BRCA-2 Si trovano rispettivamente sul cromosoma 17 e 13. Sono associati principalmente a neoplasie della mammella.Mutazioni ereditarie germinali dominante di BRCA-1 predispongono anche al cancro all‘ovaio, mentre BRCA-2 predispone anche ai cancri di ovaio, prostata, pancreas e laringe. Il 510% dei carcinomi alla mammella sono familiari el‘80 % di essiha BRCA-1 e BRCA-2mutati. A differenza degli altri oncosoppressori, questi geni non sono associati con neoplasie della mammella sporadiche. Le proteine BRCA-1 e BRCA-2 si localizzano nel nucleo e : -attivano processi di riparazione del DNA, in associazione con Rad51.Mutazioni dei BRCA concorrono a produrre errori nella replicazione del DNA che a loro volta possono causare mutazioni in altri oncosoppressori o in proto-oncogeni. -attivare la trascrizione di p21 ,di GADD45(checkpoint enforcement) -attiva la trascrizione di coupled repair e trascription processing -attivano segnali di danno del DNA come ATM. Molecole che regolano la trasduzione del segnale Alcuni geni oncosoppressori inibiscono i segnali che promuovono al crescita. È il caso ad es. dei geni NF-1 e APC, le cui mutazioni nella linea germinale sono associate allo sviluppo di neoplasie benigne che col tempo diventano maligne. Gli individui con un allele mutato di APC (Adenomatous Polyposis Coli) sviluppano polipi adenomatosi nel colon durante l‘adolescenza (poliposi adenomatosa familiare, FAP), che col progredire dell‘età portano a un carcinoma del colon. Per lo sviluppo del tumore bisogna che siano deleti entrambi gli alleli del gene, per lo sviluppo del carcinoma sono necessarie mutazioni aggiuntive. APC è mutato anche nell‘80% dei carcinomi del colon non familiari. La proteina APC è 171 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling localizzata nel citoplasma e la sua funzione è di legarsi alla β-catenina( una proteina in grado di migrare nel nucleo e trascrivere geni per la proliferazione) epromuoverne la degradazione. Vi sono tumori(5%) in cui APC è normale, ma la β-catenina è iperespressa provocando eccessiva proliferazione. La β-catenina inoltre si lega alla caderina E, una proteina implicata nell‘adesività cellulare: mutazionidella β-catenina possono essere responsabili della ridotta adesività delle cellule neoplastiche.Sindromi associte sono:Gardner,CHRPE,Turcot,APC. Individui portatori di una mutazione in NF-1, a seguito dell‘inattivazione del secondo allele, sviluppano la neurofibromatosi di tipo1, una patologia caratterizzata da numerosi neurofibromi benigni, che successivamente diventano neurofibrosarcomi. NF-1 mutato predispone anche alla leucemia mieloide acuta. Il gene NF-1 codifica per la proteina neurofibromina, che interagisce con ras potenziandone l‘attività GTPasica e inattivandola(stessa azione di GAP). Con la perdita di NF-1, ras resta nello stato attivo inviando continui segnali di proliferazione. Recettori cellulari di superficie Alcune molecole espresse sulla superficie cellulare possono regolare la proliferazione, ad es. recettoriper fattori che inibiscono la crescita o proteine che regolano l‘adesione cellulare. Il recettore per il TGF-β, dopo il legame col suo ligando, stimola la sintesi di inibitori delle CDK, impedendo la proliferazione. Mutazioni nel gene per il recettore del TGF-β, o per proteine della sua via di trasduzione (es. SMAD2 e SMAD4) sono presenti in numerose neoplasie. Le caderine sono delle glicoproteine mantengono adese tra loro le cellule epiteliali, una loro perdita consente la disaggregazione delle cellule, favorendo l‘invasione e la metastatizzazione e, dunque, il fenotipo maligno.L‘ipoespressione di caderina E è stata osservata in molti tipi di neoplasie, soprattutto tubo digerente e pancreas. La ridotta espressione di caderina E può essere dovuta a una mutazione nel suo gene o a mutazioni che alterano la funzionalità delle catenine, necessarie alla loro espressione. DCC (Deleted in Colon Carcinoma) è un gene frequentemente deleto nei carcinomi del colon a causa della perdita del braccio lungo del cromosoma 18. Codifica per una proteina espressa sulla superficie cellulare, con un possibile ruolo nella ricezione di segnali extracellulari e nella regolazione della crescita. Studi recentiipotizzano però che il suo ruolo sia molto marginale e la cancerogenesi sia dovuta alla delezione di qualche altro gene sul cromosoma 18. Altri geni oncosoppressori NF-2: sue mutazioni in lenea germinale predispongono alla neurofibromatosi di tipo 2, caratterizzata da schwannomi bilaterali del nervo acustico. È coinvolto in meningiomi e ependimomi sporadici. Codifica per la proteina merlin, che si lega all‘actina e CD44 (proteina di membrana che interagisce con la matrice extracellulare), ma il suo ruolo non è ancora chiaro. VHL: mutazioni germinali sono correlate a carcinomi renali, angiomi e feocromocitomi. Regola l‘allungamento della trascrizione ad opera della RNA polimerasi. Il meccanismo della cancerogenesi è ignoto. PTEN: coinvolto in glioblastomi e carcinomi di prostata, endometrio e mammella. Regola le interazioni tra cellula e matrice. WT-1: è associato allo sviluppo del tumore renale infantile di Wilms (nefroblastoma) ereditario e sporadico. Inibisce la trascrizione di geni che promuovono la crescita cellulare. sono possibili alterazioni a livello di 11p13,dello splicing,nei fattori di trascrizione(leucine zipper o early growth responses). 172 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling FHIT/FRA3B:delezione biallelica che determina cancro sistema gastrointestinale,mammella,rene,sistema polmonare,cervice. NB:alcune proteine virali,complessandosi con oncosoprressori ne impediscono la funzione=oncogeni da onco-DNA. Abbimo ad esempio per RB E1A(adenovirus)e E7(HPV) per p53 E1B(adenovirus)e E6(HPV). GENI CHE REGOLANO L‘APOPTOSI Oltre ai geni che regolano la proliferazione, anche i geni che regolano l‘apoptosi (famiglia bcl) hanno un importante ruolo nella cancerogenesi. Questi geni si dividono in due gruppi: gli induttori dell‘apoptosi (bax, bad, bcl-xS, bid) gli inibitori dell‘apoptosi (bcl-2 e bcl-xL). Il primo gene coinvolto nell‘apoptosi scoperto è stato bcl-2, un gene antiapoptotico. Fu osservato che l‘85% dei linfomi follicolari a cellule B presentavano una caratteristica traslocazione in cui il gene bcl-2 viene giustapposto al gene per le Ig, caratterizzato da attiva trascrizione. L‘aumentata espressione di bcl-2 impedisce l‘apoptosi dei linfociti B che si accumulano dando la linfoadenopatia. Poiché il linfoma è dato da assenza di morte e non da eccessiva proliferazione, è indolente(lento). Bcl-2 è localizzata sul versante esterno della membrana mitocondriale, del reticolo endoplasmatico e della membrana nucleare, regola l‘attivazione delle caspasi, enzimi proteolitici responsabili dell‘apoptosi. L‘apoptosi è il risultato di una cascata di eventi molecolari: la fase critica è rappresentata da rilascio di citocromo C dal mitocondrio, che attiva l‘enzima proteolitico caspasi 9. Bax forma un canale sulla membrana mitocondiale che consente al citocromo C di uscire, mentre bcl-2 inibisce bax. La risposta di una cellula agli stimoli apoptotici dipende dal rapporta tra agonisti ed antagonisti della morte cellulare: i membri della famiglia bcl dimerizzano in modo competitivo fra loro, se prevalgono gli omodimeri di bcl-2 la cellula sopravvive, se prevalgono gli omodimeri di bax la cellula va in apoptosi. L‘apoptosi è influenzata dai fattori che ne trascrivono i geni. P53 induce la sintesi di bax favorendo l‘apoptosi. C-myc induce apoptosi quando stimola le cellule a proliferare in assenza di attori di crescita, forse per attivazione di p53. L‘iperespressione di bcl-2 impedisce però l‘apoptosi indotta da myc, facendo iniziare in questo modo la proliferazione cellulare. GENI CHE REGOLANO LA RIPARAZIONE DEL DNA L‘organismo è costantemente sottoposto ad azioni cancerogene che provocano danni al DNA (radiazioni, raggi solari, sostanze chimiche, ma anche errori nei fisiologici processi di replicazione). Non c‘è però un continuo sviluppo di tumori grazie alla capacità che hanno le cellule di ripararne i danni. Mutazioni di geni che codificano per proteine coinvolte nella riparazione del DNA sono pertanto correlate con lo sviluppo di neoplasie. L‘HNPCC(Hereditary Nonpolyposis Colon Cancer) è una condizione causata dall‘insorgenza di carcinomi del colon familiari senza polipi adenomatosi, causata dall‘alterazione di geni preposti alla riparazione degli appaiamenti scorretti del DNA (mismatch). I geni che regolano la riparazione del DNA non sono direttamente responsabili dello sviluppo di neoplasie, ma il loro deficit consente l‘insorgenza di mutazioni in geni critici durante la normale divisione cellulare. Cellule con queste alterazioni sono definite RER (replication error) e possono essere identificate dall‘esame delle sequenze di DNA microsatelliti, sequenze ripetute sparse nel genoma, fisse per tutta la vita e uguali in ogni cellula: contrazioni o espansioni dei microsatelliti (instabilità dei microsatelliti) indicano alterazioni nella riparazione del mismatch. 173 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling HNPCC può essere causata dall‘alterazione di uno di questi geni: hMSH2, hMLH1, hPMS1 e 2. Un individuo portatore di mutazione ereditaria subisce il doppio colpo a livello delle cellule epiteliali del colon (quasi sempre esclusivamente lì), sviluppando una neoplasia prima dei 50 anni, soprattutto a causa di mutazioni acquisite nei geni per il recettore per il TGF-β o per la proteina bax. I pazienti con xeroderma pigmentoso hanno elevato rischio di sviluppare neoplasie della cute a seguito dell‘esposizione ai raggi UV. Ciò è dovuto all‘assenza ereditaria dei sistemi di riparazione in grado di riparare i legami tra basi puriniche causati dai raggi UV. Esistono delle sindromi autosomiche recessive caratterizzate da eccessiva sensibilità a radiazioni ionizzanti (sindrome di Blomm e atassia teleangectasia) o a sostanze che si legano al DNA (anemia di Fanconi). Queste patologie oltre al cancro manifestano alterazioni dello sviluppo (sindrome di Bloom), alterazioni neurologiche (atassia teleangectasia) o anemia (anemia di Fanconi). L‘atassia teleangectasia è caratterizzata da linfomi, immunodeficienza, sensibilità alle radiazioni ionizzanti e perdita delle cellule di Purkinje del cervelletto. È causata da mutazioni del gene AT, che normalmente fa da sensore dei danni al DNA causati dalle radiazioni e attiva p53. L‘assenza di AT permette la proliferazione di cellule con danni da radiazioni, e anche una radiografia può causare un tumore. TELOMERI E CANCRO Dopo un numero definito di divisioni cellulari le cellule vanno in uno stato terminale detto senescenza, in cui non proliferano più. Ad ogni replicazione si ha l‘accorciamento dei telomeri: oltre un certo accorciamento le parti terminali dei cromosomi si fondono e la cellula muore. Le cellule germinali presentano l‘enzima telomerasi, che impedisce l‘accorciamento dei telomeri permettendo la replicazione indefinita (la telomerasi è normalmente assente nelle altre cellule del corpo). Nella maggior parte dei tumori si riscontra una riattivazione della telomerasi, che permette l‘indefinita capacità di replicazione. BASI MOLECOLARI DELLA CANCEROGENESI MULTIFASICA I tumori maligni insorgono dopo una sequenza protratta di eventi. Nessun oncogene può trasformare una cellula da solo, ma serve una cooperazione tra diversi oncogeni, ad es. myc e ras: ras induce la produzione di fattori di crescita e rende le cellule indipendenti dall‘ancoraggio, myc le rende più sensibili ai fattori di crescita. Ogni tumore mostra multiple alterazioni genetiche, con attivazione di diversi oncogeni e perdita di almeno due oncosoppressori. Ogni alterazione è un passaggio della cancerogenesi a cui corrispondono stadi morfologici definiti: ad es. nell‘epitelio del colon: perdita APC → iperplasia epiteliale; perdita ras → adenoma; perdita di oncosoppressori → adenoma intermedio e poi avanzato; perdita p53 → carcinoma. Anche la sequenza temporale con cui avvengono le mutazioni è importante: ad es. mutazioni di p53 in cellule del colon con APC mutato provoca cancro, mentre mutazioni di p53 in cellule del colon con APC integro non provoca cancro. I geni che avviano il processo di cancerogenesi sono detti ―gatekeeper‖ (guardiani). Essi esercitano un controllo diretto sulla crescita delle neoplasie. Ogni cellula esprime solo pochi gatekeepers, perciò anche se un gene è mutato in tutte le cellule del corpo, solo uno specifico tessuto svilupperà cancro (es. APC nel colon). I geni che controllano la stabilità del genoma sono detti ―caretaker” (che si prendono cura) e sono i geni che controllano la riparazione del DNA es. BRCA-1 e BRCA2. L‘inattivazione di questi geni non genera direttamente una neoplasia ma favorisce l‘insorgere di mutazioni sui gatekeepers. In un paziente con mutazione germinale di un caretaker, affinché si sviluppi il cancro deve prima inattivarsi l‘allele normale del caretaker e poi entrambi gli alleli di un gatekeeper. Pazienti con una mutazione ad un gatekeeper devono solo inattivare l‘altro allele del 174 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling gatekeeper. A livello teorico, tumori con mutazioni dei caretaker dovrebbero rispondere meglio alla terapia radiante, che provoca danni al DNA. ALTERAZIONI DEL CARIOTIPO DEI TUMORI Il danno genetico che provoca il cancro può essere molto piccolo (es. mutazione puntiforme) o talmente grande da essere rilevato nel cariotipo. Molti tumori, soprattutto leucemie e linfomi presentano caratteristiche alterazioni del cariotipo quali traslocazioni, delezioni, aspetti citogenetici dell‘amplificazione genica, acquisizione o perdita di interi cromosomi. Lo studio delle alterazioni cromosomiche nelle cellule neoplastiche permette di identificare oncogeni e oncosoppressori e, poiché molte sono specifiche di determinati tumori, permette di fare diagnosi e predire il decorso clinico. BIOLOGIA DELLA CRESCITA TUMORALE Un tumore maligno segue solitamente quattro fasi: trasformazione maligna, crescita delle cellule trasformate, invasione locale, propagazione di metastasi a distanza. La formazione di una massa tumorale da una cellula trasformata è un processo complesso, influenzato da fattori propri del tumore e da risposte evocate nell‘ospite. CINETICA DI CRESCITA DELLE CELLULE TUMORALI Una cellula ( 30cicli)= 109 cellule dal peso di un grammo (la più piccola massa rilevabile clinicamente). Con altre 10 duplicazioni si arriva a 1012 cellule, una massa di un chilogrammo (la più grande massa compatibile con la vita). Al momento della diagnosi, dunque, il tumore è quasi alla fine del suo ciclo vitale. La situazione di rapida ed inarrestabile espansione è detta dinamo patologica, ma è un concetto non del tutto corretto.(IL TUMORE NON è UN DINAMO PATOLOGICO). L‘alterazione di Rb, p53 e delle cicline nella maggior parte dei tumori permette alle cellule di entrare con grande facilità nel ciclo cellulare, ma la durata del ciclo cellulare è uguale a quella delle cellule normali. La percentuale delle cellule di una popolazione tumorale che fa parte del compartimento proliferativo è detta frazione di crescita.Nella fase iniziale della crescita la maggior parte delle cellule fa parte del complesso proliferativo, successivamente sempre più cellule lasciano questo compartimento a causa della diminuzione di substrati nutritivi e si differenzia (fase G0): in questa fase il tumore diventa evidenziabile clinicamente. La velocità d‘espansione dipende dal rapporto tra produzione e perdita di cellule: un‘alta frazione di crescita dà un alto rapporto produzione/perdita e dunque un‘alta velocità di crescita. Le leucemie e i carcinomi a piccole cellule del polmone hanno solitamente un‘elevata frazione di crescita, la maggior parte dei tumori comuni ha una bassa frazione di crescita (rapporto produzione/perdita del 10% circa). La frazione di crescita ha importanti effetti sulla responsività alla chemioterapia: la chemioterapia colpisce le cellule proliferanti, perciò tumori con elevata frazione di crescita sono più colpiti dal trattamento rispetto a tumori con bassa frazione di crescita.La riduzione delle dimensioni di una neoplasia con chirurgia o radioterapia fa entrare nel ciclo cellulare le cellule in G0 rendendole così responsive alla terapia farmacologica. In una condizione teorica in cui tutte le cellule di un tumore possono duplicarsi e un ciclo cellulare dura tre giorni, basterebbero 90 giorni per arrivare da una sola cellula a un tumore clinicamente apprezzabile. In realtà però il tempo di latenza è sempre più lungo, dell‘ordine di mesi o a volte anni. La velocità di crescita dipende però da numerosi fattori ed è, pertanto, imprevedibile. ANGIOGENESI DEI TUMORI 175 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Il fattore più importante che influenza la crescita tumorale è l‘apporto ematico. Senza vascolarizzazione un tumore non cresce più di 1 o 2 mm (massima distanza in cui l‘ossigeno riesce a diffondere dai capillari), poiché l‘ipossia attiva p53 che induce apoptosi. L‘angiogenesi è dunque un processo fondamentale, non solo perché fornisce apporto ematico, ma anche perché le cellule endoteliali producono fattori di crescita quali l‘IGF, il PDGF, il GM-CSF. L‘angiogenesi è importante anche per il processo di metastatizzazione. I fattori angiogenetici possono essere prodotti dalle cellule tumorali stesse o dalle cellule infiammatorie (es. macrofagi) che infiltrano la neoplasia. I fattori principali sono il VEGF (Vascular Endothelial Growth Factor) e il bFGF (basic Fibroblast Growth Factor), i cui livelli ematici e urinari possono alzarsi in pazienti con neoplasie. Le cellule tumorali possono inoltre produrre fattori anti-angiogenetici come la trombospondina-1, l’angiostatina, l’endostatina e la vasculostatina: la crescita tumorale è così controllata dal bilancio tra fattori angiogenetici e anti-angiogenetici. Nelle fasi iniziali della crescita tumorale non si ha angiogenesi: essa inizia dopo un accumulo di mutazioni che aumentino l‘espressione di fattori angiogenetici e riducano quella degli antiangiogenetici, il che può avvenire anche dopo mesi o anni. Ad es. p53 normalmente induce la sintesi della trombospondina-1:l‘inattivazione di p53 riduce la sintesi di trombospondina-1 e sposta il bilancio in favore dei fattori angiogenetici. Si sta attualmente sperimentando una terapia antitumorale basata sull‘endostatina. PROGRESSIONE E ETEROGENEITA‘ NEOPLASTICA Molti tumori, dopo un certo periodo, diventano più aggressivi e maligni, spesso seguendo una serie ordinata di eventi detta progressione neoplastica. L‘aumento della malignità è dovuto alla comparsa di sottopopolazioni cellulari fenotipicamente diverse tra loro (ad es. per invasività, capacità di metastatizzare, velocità di crescita, resistenza ai chemioterapici), il tumore, da clonale che era, diventa quindi eterogeneo. L‘eterogeneità è dovuta all‘accumulo di mutazioni diverse nelle varie cellule: le cellule trasformate sono geneticamente instabili (soprattutto se hanno subito mutazioni dei geni caretaker) e durante l‘espansione accumulano mutazioni spontanee, formando sotto-cloni soggetti a pressioni selettive immunitarie e non. Ad es. una cellula fortemente antigenica viene rapidamente eliminata dal sistema immune, una cellula che poco bisogno di fattori di crescita è selezionata positivamente: un tumore tende perciò ad arricchirsi dei sotto-cloni più capaci di sopravvivere. La velocità di generazione dei sotto-cloni varia da tumore a tumore. MECCANISMI DI INVASIONE LOCALE E DI METASTATIZZAZIONE L‘invasività e la capacità di produrre metastasi sono caratteristiche tipiche dei tumori maligni e sono la principale causa di morbidità e mortalità dei tumori. Per staccarsi dal tumore primario e produrre una metastasi, una cellula deve seguire delle fasi, ognuna delle quali è caratterizzata da diverse variabili e può dunque essere in ogni momento interrotta. Innanzitutto, data l‘eterogeneità dei tumori, solo alcuni sottocloni esprimono i geni adatti ad espletare tutti i passaggi del processo. La metastatizzazione è divisa in due principali fasi: invasione della matrice extracellulare e disseminazione vascolare con impianto delle cellule tumorali. Invasione della matrice extracellulare Nei tessuti vi sono due tipi di matrice extracellulare, la membrana basale e il connettivo interstiziale, organizzate in maniera diversa ma costituite entrambe da collagene, glicoproteine e proteoglicani.Un carcinoma per raggiungere un vaso sanguigno e metastatizzare deve prima attaversare questi due tipi di matrice. L‘invasione avviene con i seguenti passaggi: Distacco delle cellule tumorali le une dalle altre 176 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Attacco alle componenti della matrice Degradazione della matrice Migrazione Le cellule tumorali sono attaccate tra loro e con altre cellule del tessuto mediante caderine, adese al citoscheletroattraverso le catenine. La caderina E è specifica delle cellule epiteliali. Ridotta espressione della caderine o mutazioni delle catenine riducono l‘adesività delle cellule e permettono loro di staccarsi dal tumore primitivo. Una volta staccatesi le cellule aderiscono alla matrice legandosi alla laminina e alla fibronectina: normalmente le cellule epiteliali hanno recettori per queste molecole solo sul versante basale, mentre le cellule tumorali possono esprimerli anche su tutta la membrana;la densità di recettori espressi è correlata con la capacità d‘invasione. Le cellule tumorali esprimono inoltre integrine, con cui possono legarsi alle componenti della matrice (collagene, vitronectina, laminina etc.). Dopo l‘adesione alla matrice, le cellule tumorali si creano delle vie di passaggio mediante la degradazione enzimatica della delle componenti della matrice, effettuata mediante enzimi proteolitici secreti dalla cellule neoplastiche stesse o da altre cellule (fibroblasti e macrofagi) su induzione da parte delle cellule neoplastiche. Le proteasi sono di tre tipi: seriniche, cisteiniche e metalloproteinasi (MMP). Solitamente nei tessuti è presente un equilibrio tra proteasi e antiproteasi, ma nel caso dell‘invasione neoplastica l‘equilibrio è spostato verso le proteasi. Una delle proteasi fondamentali è la collagenasi di tipo IV, una MMP espressa ad alti livelli nei carcinomi invasivi ma a bassi livelli nei carcinomi in situ. Ci sono sperimentazioni per una terapia basata su inibitori delle collagenasi. Altre proteasi importanti sono la catepsina D (cisteinica) e l‘attivatore del plasminogeno tipo-urochinasi(serinica), che aggrediscono numerose componenti della matrice. La migrazione è la fase successiva: le cellule si muovono nella matrice degradata. La migrazione è mediata da fattori di motilità e da prodotti della degradazione della matrice. I fattori di motilità sono:sostanze autocrine, alcuni esempi sonoil fattore di crescita degli epatociti (il cui recettore è codificato dall‘oncogene met) ,la timosinaβ15 espressa dai tumori della prostata e prodotti derivanti dalla degradazione di collagene e proteoglicani hanno attività promuovente la crescita e angiogenetica. Disseminazione vascolare ed impianto delle cellule tumorali Una volta raggiunto un vaso, le cellule entrano in circolo. In questa fase le cellule sono particolarmente vulnerabili all‘attacco da parte del sistema immune, soprattutto da parte delle cellule NK. In circolo le cellule si aggregano tra loro (adesione omotipica) e con le piastrine (adesione eterotipica) formando emboli neoplasticiche permettono di aumentare la loro sopravvivenza. Per uscire poi dal vaso l‘embolo deve prima aderire all‘endotelio mediante molecole di adesione ed attraversare la membrana basale mediante gli enzimi proteolitici. Tra le molecole di adesione, una delle più importanti è CD44,molecola che normalmente permette ai linfociti T di migrare nei tessuti finché non lega acido ialuronico. L‘espressione di CD44 in cellule tumorali è correlata con la malignità. Il punto in cui le cellule in circolo escono dai capillari e si insediano dipende solitamente dalla localizzazione del tumore primario. Ciononostante vi sono tumori che hanno orgsani preferenziali in cui metastatizzare (ad es. cancro della prostata va all‘osso, carcinoma broncogeno va in surrenali e cervello). Ciò è dovuto a: 177 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Le cellule endoteliali degli organi bersaglio esprimono i recettori per le molecole d‘adesione espresse dalle cellule tumorali Organi bersaglio liberano sostanze chemotattiche che attirano le cellule tumorali Il tessuto bersaglio non permette l‘insediamento metastatico producendo proteasi che impediscono l‘impianto Genetica molecolare delle metastasi Non esiste un unico ―gene delle metastasi‖ ma il fenotipo metastatico è dato da un insieme di geni. Si può però sostenere che vi siano geni ―soppressori delle metastasi‖, la cui espressione riduce la possibilità di metastatizzare, ad es. i geni per la caderina E o per gli inibitori delle metalloproteine. Con la tecnica dell‘ibridazione sottrattiva di cDNA tra cellule metastatiche e loro controparte tumorale non metastatica si sono individuati altri possibili geni soppressori delle metastasi: nm23, gene la cui mancanza nei carcinomi della mammella è associata a metastatizzazione, ma dal ruolo incerto; KAI-1, espresso nella prostata normale e perduto nei suoi carcinomi metastatizzanti; KiSS-1, gene deleto nei melanomi. La funzione di questi geni non è ancora chiara. AGENTI CANCEROGENI E LORO INTERAZIONI CELLULARI Gli agenti in grado di provocare danni genetici e indurre trasformazione neoplastica sono di tre categorie, che spesso agiscono sinergicamente: Cancerogeni chimici Energia radiante Microrganismi oncogeni, soprattutto virus CANCEROGENESI CHIMICA Da quando Percival Pott dimostrò la correlazione tra l‘esposizione alla fuliggine e il cancro allo scroto degli spazzacamini, per numerosissime sostanze chimiche è stata dimostrata capacità di far insorgere tumori: queste sono principalmente idrocarburi aromatici policiclici (es. derivati dei carboni fossili o prodotti di combustione incompleta), ma anche prodotti naturali di piante o microrganismi e molecole sintetiche di uso industriale. Fasi della cancerogenesi chimica La cancerogenesi è un processo multifasico diviso in due momenti fondamentali: iniziazione e promozione. L‘iniziazione deriva dall‘esposizione delle cellule ad una dose appropriata di un cancerogeno iniziante: il danno che ne deriva è irreversibile, ma l‘iniziazione da sola non basta a causare un tumore. Le sostanze promuoventiinducono tumori in cellule iniziate, anche a distanza di tempo dall‘iniziazione (il danno dell‘iniziazione è permanente). I promuoventi da soli non causano tumori, producono infatti danni irreversibili. Da ciò deriva che applicare un iniziante dopo l‘applicazione del promuovente non dà tumore. Inoltre non si ha tumore neanche se, dopo applicazione dell‘iniziante, le applicazioni di promuovente sono effettuate con abbondanti intervalli di tempo tra un‘applicazione e l‘altra. Iniziazione della cancerogenesi Le sostanze inizianti sono molto diverse tra loro strutturalmente. Si possono dividere in due categorie: composti ad azione diretta, che agiscono senza subire trasformazioni, e composti ad azioni indiretta (procancerogeni), che diventano cancerogeni dopo conversione metabolica. Tutti i 178 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling cancerogeni sono composti elettrofili (hanno atomi privi di uno o più elettroni) che reagiscono con componenti cellulari nucleofile (ricche di elettroni). Le reazioni non sono enzimatiche e portano alla formazione di addotti covalenti tra il cancerogeno e un nucleotide del DNA. Le reazioni coinvolgono principalmente il DNA (il danno non è però letale), ma anche RNA e proteine. Attivazione metabolica delle sostanze cancerogene I cancerogeni chimici per la maggior parte hanno azione indiretta e diventano cancerogeni terminali dopo attivazione metabolica. Esistono però anche vie di detossificazione che inattivano i procancerogeni: il potere cancerogeno di una sostanza è dato, oltre che dalla sua reattività, dall‘equilibrio tra attivazione e inattivazione. La maggior parte dei cancerogeni è metabolizzata (attivata) dalle monossigenasi P-450-dipendenti, codificate da geni altamente polimorfici con un‘attività soggetta ad elevata variabilità individuale: la suscettibilità alla cancerogenesi varia perciò tra i vari individui. CYP1A1 (prodotto del gene P450) metabolizza gli idrocarburi aromatici policiclici (es. benzopirene), individui con una forma altamente inducibile , soprattutto fumatori, hanno un elevato rischio di cancro del polmone. Al contrario, l‘enzima glutatione-S-transferasi detossifica gli idrocarburi aromatici policiclici: anche questo gene è polimorfico e una sua delezione è associata con aumentato rischio di cancro. Oltre la genetica, anche fattori come sesso, etò e nutrizione influiscono con la concentrazione dei cancerogeni. Idrocarburi Da 3 a 6 anelli(oltre non hanno potere oncogenici). aromatici Formazione di coniugi miller(addotto con DNA) policiclici Coniugi pullman:ogni cancerogeno ha una regione K(elevata densità elettronica)e una regione L(bassa densità).teoricamente la regione K ha maggior attività di epossidazione e C.Indiretto diolizzazioni ma in realtà queste avvengono in delle regioni dette baia(delimitate da regioni angolari). vengono attivate(rese maggiormente idrofile e quindi↑ assorbilibilità) o detossificate da DMES(frazioni microsomiali) generalmente mediante ossidazione nella regione baia(ma anche riduzione idrolisi, coniugazione e fotoconversione).da questi processi possono insorgere radicali liberi che determinano la formazione di ROS. L‘oncogenità può esser dovuta anche a silenziamento di Dnmt1(fisiolog.metilazione del DNA→silenziamento geni). Es : -Naftilamina procancerogeno che viene attivato a livello epatico e det tumori vescica.dallo studio di questo di ipotizza che anche i cancri vescicali spontani originino da idrossi derivati del met del triptofano -diamino-difenil-metano(coloranti) -2 acetominofluorene(AAF)(insetticida molto potente Amine aromatiche Composti azioci Anelli benzenici con un gruppo aminico tra due atomi di N. Coniugi di miller. Le vitamine del gruppo B determinano protezione (+DMES) es.dimetilbenzene(DAB) Sostanze Cesisone di gruppi metilici o etilici che sono nucleofilici e quindi si legano a siti alchilanti nucleofilici delle basi azotate. Carc.diretti Classe eterogenea: spontanei:mostarde,epossidi,lattoni non spontanei:nitrosocomposti,nitrosamine,nitrosamidi,azoalcani,carbamati(per anni usati come anestetici ma c.polmone,mammella e fegato),etionina Idrocarburi Composti di varie applicazioni molto utili ma molto tossici. alogenati Clorofenoli(insetticidi)clorobifenili(det epatomi),cloruro di vinile(materie 179 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling C.indiretto Sostanze naturali c.indiretto Composti org. Nat. e prod. batterici C.indiretto Composti inorg. c.diretto plastiche)tetracloruro di carbonio(epatotossico e carcerogeno) Cicasina(cancerogena per os a seguito della trasformazione batterica)salfrolo(cosmetici e alimenti dalla Composti eterogenei molto utili:cloramfenicolo,fenacetina,nitrofurani,aminotriazolo Arsenico(tumori polmonari e cutanei),asbesto,cadmio,cobalto,cromo,nickel,piombo Bersagli molecolari dei cancerogeni La maggior parte dei cancerogeni chimici sono agenti mutageni. Il potere mutageno di una sostanza si misura col test di Ames, che valuta la capacità di una sostanza nell‘indurre mutazioni nel sbatterio Salmonella typhimurium. Il principale bersaglio dei cancerogeni è il DNA, l‘interazione tra il cancerogeno e il DNA non è casuale: ogni cancerogeno provoca un certo tipo di danno: analizzando il danno si può risalire alla causa della mutazione. Nessuna alterazione da sola è però sufficiente a dare iniziazione poiché molte lesioni vengono riparate: il numero di danni subiti dal DNA è molto maggiore delle neoplasie che insorgono. Tutti i geni possono essere bersaglio dei cancerogeni mafrequentemente si hanno mutazioni di ras, e ogni cancerogeno causa una specifica alterazione della sequenza (come fosse un‘impronta digitale molecolare). Ad esempio un epatocarcinoma con p53 mutato causato dall‘aflatossina B1 (un prodotto metabolico di alcuni funghi), presenta una trasversione G:C → T:A sul codone 249, mentre epatocarcinomi con p53 mutato dovuto ad es. a epatite da virus B presenta mutazioni diverse. La cellula iniziata Le alterazioni non riparate sono il primo evento essenziale per l‘iniziazione. Affinché però l‘iniziazione avvenga,la cellula deve fare almeno un ciclo riproduttivo, in modo che l‘alterazione si fissi e diventi permanente. Nel fegato molti cancerogeni vengono attivati ma generalmente il tumore non insorge se l‘epatocita non prolifera nella 72-96 ore successive al legame tra cancerogeno e DNA.La proliferazione nei tessuti può essere indotta dal cancerogeno stesso (le cellule proliferano per sostituire quelle per cui il danno è stato letale) o da altri fattori virali, dietetici, ormonali. Promozione della cancerogenesi La cancerogenicità è aumentata dalla somministrazione di promuoventi, che da soli non sono in grado di provocare neoplasie. I promuoventi svolgono il loro effetto in molti modi, principalmente inducendo la proliferazione. Ad es. il TPA (un estere del forbolo somigliante al diacilglicerolo) attiva la PKC, che fosforila proteine coinvolte nella risposta a fattori di crescita. Un singolo danno non è sufficiente ad una trasformazione: anche se viene mutato ras, senza la successiva azione di un promuovente che scatena la proliferazione, non si avrà un tumore, al massimo un‘iperplasia. Le cellule iniziate rispondono in maniera diversa ai promuoventi e si espandono selettivamente. Queste cellule hanno minor bisogno di fattori di crescita e sono meno sensibili alle inibizioni. La proliferazione farà accumulare mutazioni responsabili della trasformazione: in generale, dove c‘è proliferazione patologica (es. rigenerazione epatica) c‘è rischio di sviluppare neoplasie. Cancerogeni chimici 180 Downloaded from www.hackmed.org flora La Pletora - Starling Agenti alchilanti ad azione diretta: agiscono senza attivazione ma hanno in genere azione debole. Appartengono a questa categoria molti farmaci (es. ciclofosfamide) usati come antitumorali o come immunosoppressivi, che agiscono alterando il DNA, per questo possono indurre linfomi e leucemie. Idrocarburi aromatici policiclici: sono i cancerogeni più potenti, richiedono attivazione metabolica e causano numerosi tipi di tumore a seconda dell‘organo con cui vengono a contatto. Sono prodotti dalla combustione: sono presenti in fumo di sigaretta, grasso animale cotto alla brace, carni e pesci affumicati. Amine aromatiche e coloranti azoici:sono attivati dal citocromo P-450 e provocano generalmente epatocarcinomi. Sono presenti in genere nei coloranti industriali, ma sono anche usati per colorare molti alimenti e rendere il loro aspetto migliore. La betanaftilamina è un‘eccezione e causa cancro alla vescica (viene inattivata dal fegato ma riattivata dalla vescica) Cancerogeni naturali: il principale è l‘aflatossina B1, prodotta dal fungo Aspergillus flavus che cresce su cereali conservati male. Provoca epatocarcinomi, come anche il virus dell‘epatite B Nitrosamine e amidi:si formanonel tratto gastrointestinale partendo dai conservanti contenenti nitriti per azione dei batteri. Provocano cancri gastrointestinali. Agenti vari: l‘asbesto è associato a carcinomi broncogeni, mesoteliomi e neoplasie gastrointestinali; il cloruro di vinile è correlato all‘emangiosarcoma del fegato; cromo, nichel e altri metalli causano tumori del polmone Sostanze promuoventi: i principali promuoventi esogeni sono il fumo di sigaretta e le infezioni virali, che causano danno tissutale ed iperplasia reattiva. Tra i promuoventi endogeni vi sono ormoni, quali gli estrogeni (l‘eccessiva assunzione di estrogeni è correlata con tumori epatici e del sistema riproduttivo femminile) e i sali biliari, coinvolti nei tumori del colon. CANCEROGENESI DA RADIAZIONI L‘energia radiante (raggi UV e radiazioni ionizzanti o corpuscolate) può trasformare ogni tipo di cellula. Solo una piccola percentuale dei tumori deriva dalle radiazioni, ma il loro studio è difficile poiché tra l‘esposizione e lo sviluppo della neoplasia passano generalmente diversi anni, inoltre sono possibili effetti sinergici con altri cancerogeni. Radiazioni ultraviolette I raggi UV di origine solare causano carcinomi e melanomi della cute. L‘entità del rischio dipende dal tipo di radiazione, dall‘intensità dell‘esposizione e dalla presenza di melanina nella cute. La melanina assorbe i raggi solari: i soggetti di carnagione chiara hanno la più alta incidenza di cancri della cute. La radiazioni solari ultraviolette sono di tre tipi: UVA (320-400 nm), UVB (280-320 nm) UVC (200-280 nm). Gli UVB sono i responsabili delle neoplasie (in vitro i più pericolosi sono gli UVC, ma vengono filtrati dallo strato di ozono che circonda l‘atmosfera). La cancerogenicità dei raggi UVB è data dalla loro capacità di indurre la formazione di dimeri di basi pirimidiniche nel DNA. I danni vengono generalmente riparati dal sistema NER (Nucleotide Excision Repair), costituito dai prodotti di venti geni e si svolge in varie fasi: Riconoscimento della lesione sul DNA Taglio del filamento danneggiato da entrambi i lati della lesione 181 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Rimozione degli oligonucleotidi Sintesi di un oligonucleotide per sostituire i rimossi Legame del segmento neosintetizzato al DNA L‘eccessiva esposizione ai raggi solarirende insufficiente il sistema NER, non tutti i danni vengono riparati generando errori trascrizionali e trasformazione neoplastica. Mutazioni dei geni del sistema NER causano xeroderma pigmentoso, una condizione autosomica recessiva caratterizzata dall‘impossibilità di riparare i danni al DNA che conferisce un elevata fotosensibilità e un elevato rischio di sviluppare neoplasie cutanee in seguito all‘esposizione al sole. I raggi UVB provocano mutazioni di oncogeni e oncosoppressori, in particolare di p53 e ras. Radiazioni ionizzanti Le radiazioni elettromagnetiche (raggi X e gamma) e corpuscolate (particelle α, β, protoni e neutroni) sono cancerogene e le prove sono numerosissime: es. i primi sperimentatori dei raggi X si ammalarono di tumore, i minatori di metalli radioattivi hanno elevata incidenza di cancro, in zone quali Hiroshima e Nagasaki dopo la bomba atomica e Chernobyl dopo l‘incidente della centrale nucleare è aumentata enormemente l‘incidenza di tumori, soprattutto leucemie, carcinomi della tiroide e della mammella. Vi è quasi una gerarchia dei tessuti nello sviluppo di neoplasie dopo esposizione a radiazioni: le più frequenti sono le leucemie, seguite dai tumori alla tiroide (solo nei giovani), poi ci sono i carcinomi di mammella, polmone e ghiandole salivari, mentre cute, ossa e tratto gastrointestinale sono i più resistenti alle radiazioni. Non bisogna però dimenticare che ogni cellula esposta a radiazioni può trasformarsi. CANCEROGENESI VIRALE E DA MICRORGANISMI Virus oncogeni a DNA Numerosi virus a DNA causano neoplasie. I principali (di interesse umano) sono il papillomavirus (HPV), il virus di Epstein-Barr (EBV), il virus dell’epatite B (HBV) e l’Herpes virus del sarcoma di Kaposi (KSVH). I virus a DNA si associano stabilmente al genoma dellospite. Il virus integrato non è più i grado di replicarsi. I geni virali trascritti nelle prime fasi del ciclo replicativo virale sono importanti per la trasformazione e sono espressi nelle cellule trasformate. Papillomavirus umano: ci sono circa 70 tipi di HPV.Alcuni causano papillomi squamosi benigni (verruche). I papillomavirus sono coinvolti nella genesi di carcinomi delle regioni ano-genitale a trasmissione sessuale, si trova DNA di HPV 16 e 18nell‘85% di questi tumori. Nelle verruche il DNA virale non è integrato col DNA della cellula ospite, nei carcinomi sì, ciò indica che l‘integrazione è importante per la trasformazione maligna. Il sito di integrazione è casuale, il tipo di integrazione è clonale (è lo stesso in tutte le cellule della neoplasia; se l‘infezione fosse successiva alla trasformazione ciò non accadrebbe). Il sito di interruzione del DNA virale durante l‘integrazione è costante: si trova nel modulo E1/E2, normalmente E2 inibisce i geni E6 e E7 che, data l‘interruzione, sono iperespressi: sono le cosiddette proteine precoci responsabili della trasformazione. La proteina E7lega la forma defosforilata di pRb impedendo il legame diE2F, la proteina E6 si lega a p53 promuovendone la degradazione: questi due oncosoppressori sono dunque inattivati senza mutazione dei loro geni. I vari tipi di HPV esprimono forme diverse di proteine con diverse affinità ad es. per p53: più la proteina è affine, più il tipo virale è oncogeno. Inoltre anche p53 ha diversi alleli e vi sono alleli più affini alle proteine virali e alleli meno affini. L‘inattivazione di questi oncosoppressori rende le cellule immortali ma non basta per avere una 182 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling neoplasia: servono eventi promuoventi (ad es. mutazione di ras) dati da altri fattori: fumo, alterazioni endocrine etc. Virus di Epstein-Barr: l‘EBV è un herpesvirus implicato in 4 neoplasie: linfoma di Burkitt,linfoma a cellule B dei soggetti immunodepressi,malattia di Hodgkin, carcinomi nasofaringei. EBV infetta i linfociti B entrando attraverso la molecola CD21. L‘infezione è latente: il virus non si replica e le cellule non vengono uccise, sono però rese immortali: i geni virali modificano i normali segnali proliferativi, ad es. mediante la proteina virale LMP-1 che induce espressione di bcl-2 e inibisce l‘apoptosi; inoltre la proteina virale EBNA-2 attiva la trascrizione della ciclina D e di chinasi coinvolte nella trasduzione di segnali di proliferazione. Il linfoma di Burkitt è una neoplasia dei linfociti B frequente nell‘età infantilein Africa fortemente associato all‘EBV (nel 90% dei casi si trova il genoma virale), anche se in presenza di altri fattori. L‘infezione da EBV è presente anche nel resto del mondo dove, però causa la mononucleosi infettiva; inoltre solo nel 15% dei casi di linfoma di Burkitt non in Africa si trova genoma di EBV. L‘EBV pertanto non è l‘unico fattore responsabile del linfoma di Burkitt, è necessaria l‘azione di altri fattori (es. malaria) che stimolino la proliferazione dei linfociti B immortalizzati.La proliferazione fa accumulare mutazioni, tra cui la tipica traslocazione 8,14 di myc sul gene delle Ig (stimolata che da EBNA-2 che induce riarrangiamento) e mutazioni di ras, che determinano l‘insorgenza della neoplasia. Se il controllo del sistema immune sulle cellule B infettate viene meno, come nei pazienti con AIDS o immunosoppressi a causa di un trapianto, si ha sviluppo di linfomi a cellule B policlonali che esprimono gli antigeni virali e regrediscono dopo cessazione della terapia immunosoppressiva. Il carcinoma nasofaringeo è l‘altro tumore associato a EBV: il DNA virale è presente nel 100% dei casi in tutto il mondo. La maggior frequenza del tumore solo in alcune aree (Cina, Africa, nell‘Artico) fa supporre che siano coinvolti fattori ambientali e genetici. Virus dell’epatite B: l‘infezione da HBV è associata ad epatocarcinoma. L‘HBV è endemico in Estremo Oriente, dove spesso individui con HBV sviluppano questo cancro. L‘integrazione del DNA virale è clonale. Un danno al fegato con conseguente iperplasia rigenerativa aumenta il rischio di trasformazione negli epatociti proliferanti che accumulano mutazioni spontanee o indotte da altri fattori (es. aflatossine): l‘HBV codifica per la proteina HBx, che attiva la trascrizione di IGF-2 e dei recettori per IGF-1, inoltre lega p53 inibendola. Pur non essendo un virus a DNA, anche il virus dell‘epatite Ccausa epatocarcinomi provocando danno epatocellulare cronico associato a rigenerazione con possibilità di accumulare mutazioni. Virus oncogeni a RNA Sebbene molte indicazioni sulle basi molecolari del cancro siano state ottenute con studi sui retrovirus, solo ilvirus della leucemia umana a cellule T di tipo 1 (HTLV-1) è direttamente responsabile di neoplasie, causa infatti una leucemia-linfoma a cellule T endemica in Giappone. HTLV-1 ha tropismo per ilCD4: infetta i linfociti T, che possono essere trasmessi per via sessuale, con allattamento al seno o con trasfusioni. L‘1% degli infetti, dopo 20 anni di latenza, sviluppa la leucemia. L‘HTLV-1 codifica per la proteina tax, che stimola la trascrizione dell‘mRNA virale, ma anche di geni dell‘ospite quali fos, sis, geni per IL-2 e per GM-CSF. Tax inoltre impedisce il legame tra CDK4 e il suo inibitore p16,alterando il ciclo cellulare. L‘infezione da HTLV-1 dunque stimola proliferazione dei linfociti mediante tax con stimoli autocrini, il GM-CSF frattanto stimola i macrofagi a produrre IL-1 e altri fattori di crescita per i linfociti T, che inizialmente proliferano 183 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling policlonalmente, poi con la proliferazione subiscono mutazioni: la cellula trasformata darà inizio a un tumore monoclonale. Helicobacter pylori L‘infezione con H. pylori è associata con linfomi gastrici a cellule B (in minor misura con i carcinomi). La correlazione deriva da studi epidemiologici e dal fatto che il trattamento dell‘infezione con antibiotici porta a regressione del linfoma. Questi tumori insorgono nel MALT (Mucosa Associated Lymphoid Tissue) e sono detti MALTomi, ma anche linfomi della zona marginale, zona in cui risiedono i linfociti B. L‘infezione produce cellule T contro il batterio, le quali attivano le cellule B con fattori solubili. Si seleziona una popolazione monoclonale di cellule B che prolifera dipendentemente dalle cellule T (infatti eliminando l‘infezione si elimina il linfoma). Quando le cellule proliferanti accumulano mutazioni la loro diventano indipendenti dalle T. DIFESE DELL‘OSPITE CONTRO I TUMORI: IMMUNITA‘ TUMORALE Le alterazioni genetiche responsabili della trasformazione neoplastica possono determinare l‘espressione di antigeni non self riconoscibili dal sistema immunitario. La capacità del sistema immune di riconoscere cellule tumorali non self e distruggerle è detta immunosorveglianza. ANTIGENI TUMORALI Gli antigeni tumorali capaci di indurre una risposa immune possono essere classificati in due gruppi: antigeni tumore-specifici (TSA), presenti solo sulle cellule tumorali, e antigeni tumoreassociati (TAA), presenti sulle cellule tumorali ma anche sulle cellule normali. Sperimentalmente l‘antigenicità è valutata in base alla capacità di un animale immunizzato di resistere all‘impianto di cellule tumorali, alla capacità di resistere all‘impianto di cellule tumorali e di linfociti T ottenuti da un donatore immunizzato, e alla dimostrazione in vitro della distruzione delle cellule tumorali da parte dei linfociti T citotossici. Questi esperimenti hanno dimostrato che molti tumori hanno antigeni unici non espressi da tumori dello stesso tipo istologico. Poiché i linfociti T riconoscono peptidi antigenici associati ad MHC, i TSA che evocano una risposta sono quelli espressi sulla superficie di membrana associati ad MHC di classe I. Antigeni tumore-specifici. Sono antigeni codificati da geni normalmente silenti nei tessutiadulti ma espressi da alcune neoplasie. I prototipi di questi antigeni sono i geni MAGE, le cui proteine si trovano normalmente solo nel testicolo le cui cellule, però, non esprimono MHC e dunque non esprimono antigeni. Una cellula che esprime MAGE in superficie è perciò neoplastica: MAGE-1 è tipica dei melanomi ma è espresso anche da altri tumori(carcinomi della vescica cute,polmone e prostata) . Antigeni simili sono i BAGE e i GAGE (anche questi fisiologicamente presenti nel testicolo) e i RAGE (espressi dalle cellule della retina HLA-negative). Non è nota la ragione per cui le cellule tumorali esprimono questi antigeni. I peptidi derivati da queste proteine sono legati ad HLA-A1 e possono esser riconosciuti dai linfociti T CD8+. Altri TSA sono le mucine che nei tumori vengono glicosilate in modo insufficiente e danno luogo a peptidi riconoscibili dai linfociti T. Nelle cellule normali infatti la glicosilazione maschera la componente proteica della mucina. Antigeni tessuto-specifici. Sono antigeni espressi dalle cellule tumorali e dalle loro controparti normali, ad es. la tirosinasi, espressa dai melanomi(in numero maggiore) ma anche dai melanociti normali. Queste proteine generano peptidi espressi con HLA-I e 184 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling possono essere riconosciuti da linfociti T citotossici specifici che possono attaccare anche cellule normali: nella regressione spontanea del melanoma, infatti, quel tratto di cute resta depigmentata. I melanociti si trovano anche in occhio e cervello dunque un‘immunizzazione verso di loro è pericolosa. Antigeni prodotti da mutazioni. Sono antigeni derivati da proto-oncogeni e oncosoppressori mutati, ad es. p53, ras, CD4, bcr-abl(sono proteine citosoliche→possono esser processate) Sono TSA. Non vi sono attualmente prove che in vivo vi sia una risposta immune contro questi antigeni. Antigeni iperespressi. Sono proteine normali ma espresse in maniera aberrante dalle cellule tumorali, ad es. erbB2 nei carcinomi di mammella e ovaio: è espressa anche normalmente in questi organi, ma in quantità non sufficienti per il riconoscimento da parte dei linfociti T. Antigeni virali. Derivano da virus oncogeni, es. la proteina E7 del virus HPV-16, nel carcinoma della cervice, innesca risposta immune, sono uguli per tutti i tumori prodotti da quel virus permette quindi di produrre vaccini anti tumorali. Altri antigeni tumorali. Molti TAA sono proteine self che non evocano risposta immune. la loro determinazione sierologica è però importante per la diagnosi e per un‘eventuale terapia. Gli antigeni oncofetali sono normalmente espressi nei tessuti embrionali: possono essere espressi anche da cellule neoplastiche con deregolazione dell‘espressione genica. I principali sono l‘α-fetoproteina (AFP;carcinomi colon pancreas stomaco e mammella) e l’antigene carcinoembionale (CEA;carcinoma epatocellulare,tumori gastrici,pancreatici e delle cellule germinali). Gli antigeni del differenziamentosono specifice degli stadi di differenziamento: ad es. CD10 è espresso dai linfociti B precoci e anche dai linfomi a cellule B. L‘antigene prostatico specifico è espresso nella prostata normale e neoplastica e può essere un indicatore diagnostico. MECCANISMI EFFETTORI ANTITUMORALI Linfociti T citotossici. Hanno un ruolo protettivo soprattutto contro le neoplasie associate a virus (es. linfoma di Burkitt da EBV e neoplasie da HPV), sono però presenti come infiltrato in molti tumori. Una forma di immunoterapia consiste nel prelevarli, coltivarli in vitro e reinfonderli, mentre le cellule tumorali sono trasfettate con i geni per le citochine che li attivano Cellule natural killer. Possono distruggere le cellule tumorali senza bisogno di sensibilizzazione. Sono attivate da IL-2(solo IL-2→LAK=lymphokine activates killer cells)(IL-12,INF-γ) e rappresentano la prima difesa contro i tumori: riconoscono cellule con ridotta o assente espressione di MHC-I (che si lega al loro recettore inibitorio) e le mandano in lisi. Partecipano anche alla citotossicità cellulare dipendente da anticorpo (ADCC) attraverso il loro recettore FcγRIII che lega le IgG. Macrofagi. I macrofagi vengono attivati dai linfociti T e dai natural killer mediante l‘INF-γ. I macrofagi attaccano le cellule tumorali con metaboliti reattivi dell‘ossigeno e col TNF-α, che induce lisi.esistono anche macrofagi di tipo M2 che invece favoriscono la progressione del tumore attraverso produzione di VEGF(fattore di crescita vascolare endoteliare)e TGF-β. Meccanismi umorali. Possono contribuire alla distruzione delle cellule tumorali con l‘attivazione del complemento e l‘induzione dell‘ADCC da parte dei naturla killer. 185 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Linfociti T:abbiamo attivazione di CTL(CD8+)trammite l‘esposizione di antigeni attraverso MHC di tipo 1→fagocitosi di cellule maligne;MHC di tipo 2 attiva invece i CD4+(Thelper)che producono invece TNF e INF-γ che attivano macrofagi e aumentano l‘esposizione di MHC di tipo 1. IMMUNOSORVEGLIANZA La prova dell‘esistenza dell‘immunosorveglianza è data dall‘aumentata incidenza di neoplasie negli immunodeficienti (soggetti con immunodeficienza congenita, trapiantati e malati di AIDS), prevalentemente di linfomi. Indicativa è la XLP, malattia ereditaria recessiva legata al cromosoma X che causa immunodeficienza: i soggetti affetti, se vengono infettati da EBV, sviluppano linfomi maligni. L‘immunosorveglianza è però un meccanismo poco efficiente. Le cellule tumorali sviluppano meccanismi che permettono loro di eludere il sistema immune: Predominanza selettiva di varianti antigene-negative. In un tumore i cloni immunogeni sono eliminati. Perdita o ridotta espressione di antigeni di istocompatibilità. In questo modo le cellule non sono riconoscibili dai linfociti T ma sono attaccabili dai NK.Abbiamo anche il mascheramento con acido sialico. Perdita della costimolazione(B7-1e B7-2). I linfociti T per essere attivati necessitano del riconoscimento del peptide antigenico associato a MHC e dell‘interazione con molecole costimolatorie. Cellule che presentano antigeni ma non esprimono le molecole costimolatorie rendono i linfociti anergici e possono mandarli in apoptosi. Immunosoppressione. La risposta immune può essere soppressa dal cancerogeno (chimico o radiante) che ha causato il tumore, ma può essere soppressa anche dal tumore stesso, ad es. con la produzione di grandi quantità di TGF-β o con l‘induzione di linfociti T soppressivi. Apoptosi delle cellule T citotossiche. Alcuni tumori (es. melanomi e epatocarcinomi) esprimono il ligando di Fas e uccidono i linfociti con cui vengono in contatto. Con questi meccanismi i tumori eludono la sorveglianza del sistema immune, anche se questo è funzionante. Per quanto riguarda gli immunodepressi, si ha insorgenza quasi esclusivamente di linfomi (benché ci si dovrebbero aspettare tumori di tutti i tipi) dovuta forse a una reazione immunoproliferativa anomala in risposta a infezioni (es. EBV) o alle terapie cui questi soggetti sono sottoposti. CARATTERISTICHE CLINICHE DEI TUMORI Le neoplasie sono dei parassiti: tutti i tumori, anche i benigni, causano morbilità e mortalità. Ogni forma di neoplasia deve essere valutata per escludere la malignità: la diagnosi migliore è quella effettuata istologicamente dopo asportazione chirurgica del tumore. In generale tutti i noduli vanno analizzati istologicamente (soprattutto nella mammella). In alcuni rari casi ad es. i lipomi, quasi certamente benigni, possono essere lasciti in situ ma controllati. EFFETTI DEI TUMORI SULL‘OSPITE I tumori creano problemi a causa dell‘azione meccanica sulle strutture adiacenti, della loro attività funzionale (ad es. sintesi di ormoni), dei sanguinamenti ed infezioni causatedall‘ulcerazione delle superfici adiacenti e dell‘insorgenza di sintomi acuti dati da infarti o rotture. Nel caso dei tumori maligni si deve aggiungere la metastatizzazione, in cui ogni metastasi dà le stesse conseguenze, e la cachessia e le sindromi paraneoplastiche. Effetti locali e ormonali 186 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Un tumore dell‘intestino può ostruire il lume intestinale. Un tumore o una metastasi ad una ghiandola, ad es. l‘ipofisi, può distruggere la ghiandola provocando insufficienza funzionale. I tumori inoltre, solitamente i benigni visto che i maligni sono spesso indifferenziati, producono ormoni, con molteplici conseguenza. Ad es. un adenoma delle cellule beta del pancreas può secernere talmente tanta insulina da provocare morte per ipoglicemia. La crescita espansiva dei tumori benigni e quella erosiva dei maligni provocano spesso ulcerazioni ed emorragie: ad es. tumori gasteointestinali causano il riscontro di sangue nelle feci (melena), mentre tumori dell‘apparato urinario possono dare sangue nelle urine (ematuria). Cachessia neoplastica I tumori, solitamente i maligni, provocano nel paziente un deperimento caratterizzato da perdita di grasso e peso, astenia, anoressia e anemia detto cachessia.La cachessia non è dovuta alla richiesta di nutrimento da parte del tumore: nessun tumore cresce infatti così velocemente, ma è dovuta a fattori solubili (es. citochine) prodotte dal tumore e dall‘ospite. La ridotta assunzione di cibo dipende da alterazioni del gusto e del controllo centrale dell‘appetito, ma contrariamente a ciò che accade nel digiuno (dove il metabolismo basale rallenta e la massa muscolare è inizialmente preservata), nella cachessia il metabolismo basale aumenta e la massa muscolare scende di pari passo con la massa grassa. Si pensa ciò sia causato dal TNF-α prodotto da macrofagi e cellule tumorali, assieme a IL-1, INF-γ e altri fattori solubili che aumentano con azione diretta il catabolismo dei tessuti muscolare e adiposo senza indurre aumento dell‘assunzione di cibo. Sindromi paraneoplastiche Con sindromi paraneoplastiche si definiscono i complessi quadri sintomatologici dei pazienti affetti da neoplasie maligne, non spiegabili però sulla base della localizzazione del tumore o delle metastasi e dall‘elaborazione di ormoni normalmente prodotti dal tessuto sede di neoplasia. Interessano circa il 10% dei pazienti ed è importante riconoscerle perché possono essere la prima manifestazione di un neoplasia occulta, possono dare importanti problemi clinici, possono mimare una malattia metastatica e interferire col trattamento. Le endocrinopatie sono sindromi paraneoplastiche molto frequenti: sono date da carcinomi di derivazione non ghiandolare in grado di secernere ormoni (secrezione ectopica). Un esempio è la sindrome di Cushing, dove è spesso presente un carcinoma polmonare secernente ACTH (si distingue dalle forme dovute ad ipersecrezione di ACTH da parte dell‘ipofisi perché il carcinoma oltre all‘ACTH libera in circolo anche POMC, cosa che l‘ipofisi non fa). L‘ipercalcemia è un riscontro molto comune in caso di tumore. Può essere data da osteolisi causata da neoplasie primitive dell‘osso (es. mieloma multiplo) o da metastasi ossee (queste due cause però non sono considerate sindrome paraneoplastica), o dalla produzione da parte del tumore di sostanze ipercalcemizzanti, come il PTHrP (proteina correlata all‘ormone paratoroideo) in grado di legarsi ai recettori del paratormone. Sono inoltre coinvolti altri fattori, quali IL-1 e TNF-α. Le sindromi paraneoplastiche neuromiopatiche si presentano sotto forma di neuropatie periferiche, degenerazione della corteccia cerebellare, polimiopatie e miastenie. Sono probabilmente causate da una cross-reattività del sistema immunitario tra gli antigeni tumorali e gli antigeni neuronali. 187 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling L‘acanthosis nigricans è caratterizzata dalla formazione di verruche cutanee ipercheratosiche di colore grigio-nerastro. È una rara malattia genetica ma può essere associata a tumori maligni, presentandosi prima dell‘identificazione del tumore. L‘osteoartopatia ipertrofica si riscontra nel 10% dei pazienti con carcinoma broncogeno. La causa non è nota. Si manifesta con deposizione periostale di tessuto osseo sulle estremità distali di ossa lunghe, metatarsi, metacarpi, falangi; arterite delle articolazioni adiacenti; dita a bacchetta di tamburo (clubbing o ippocratismo digitale). L‘ippocratismo digitale può essere osservato in altre malattie quali epatopatie, pneumopatie, cardiopatie etc. Varie manifestazioni vascolari ed ematologiche si associano ai tumori, ad es. la tromboflebite migrante (sindrome di Trousseau) si associa a tumori di pancreas o polmone. La coagulazione intravascolare disseminata è presente in varie malattie quali leucemie o adenocarcinoma prostatico. Le endocarditi trombotiche abatterichesono vegetazioni fibrinose che si formano sulle valvole cardiache di pazienti con adenocarcinomi mucosecernenti, possono essere fonte di emboli. GRADO E STADIO DEI TUMORI Per poter confrontare tra loro le neoplasie vi sono dei sistemi che permettono di esprimere il livello di differenziamento (grado) e l‘estensione del tumore (stadio). Il grado di una neoplasia misura la sua malignità in base al livello di differenziamento e al numero di mitosi. Il grado va da I a IV in base al livello crescente di anaplasia (minor somiglianza alle cellule normali). Il criterio di classificazione varia in base al tipo di neoplasia. Poiché non c‘è sempre correlazione tra morfologia e comportamento del tumore, spesso la classificazione si fa con termini descrittivi es. ―adenoma ben differenziato‖, ―tumore altamente indifferenziato‖. Lo stadio si determina in base alle dimensioni del tumore primitivo, alla disseminazione nei linfonodi e alla presenza o meno di metastasi ematiche. I sistemi di stadiazione sono due: Il sistema TMN, in cui il tumore va da T0 a T4 in base alla grandezza (T0: tumore in situ); da N0 a N3 in base al numero di linfonodi coinvolti (N0: assenza di interessamento linfonodale); da M0 a M2 in base alla quantità di metastasi (M0: assenza di metastasi). Il sistema AJC, che divide i tumori in stadi da 0 a IV inglobando in ogni grado le dimensioni, l‘interessamento linfonodale e le metastasi. L‘attribuzione varia in base al tipo di neoplasia. La stadiazione ha una rilevanza clinica maggiore della definizione del grado, soprattutto per la scelta della terapia. DIAGNOSI DI LABORATORIO DELLE NEOPLASIE Metodi istologici e citologici La validità di una diagnosi di laboratorio dipende dall‘adeguatezza del campione esaminato: esso deve essere di sufficienti dimensioni,rappresentativo della lesione e correttamente conservato. Il materiale può essere raccolto con biopsia, agoaspirato e campioni citologici (strisci). Nelle biopsie occorre selezionare accuratamente il luogodel prelievo, perché i margini della lesione potrebbero non essere rappresentativi e il centro potrebbe essere necrotico. La conservazione è fondamentale e viene eseguita immergendo il campione appena prelevato in una soluzione fissativa (formalina o glutaraldeide) o congelandolo. Il congelamento permette di analizzare il campione in pochi minuti. Le analisi istologiche consentono di dare diagnosi precisa, ma in alcuni casi in cui servono precise informazioni che portano a decisioni radicali (es.amputazioni), si preferiscono tecniche di biologia molecolare, lente ma fini. 188 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling L‘aspirazione con ago delle cellule e del fluido seguita da esame citologico dello striscio è un esame affidabile, rapido e informativo usato soprattutto per noduli palpabili (tiroide, linfonodi, mammella, a volte anche la prostata). Gli strisci citologici (Pap) sono molto usati soprattutto per la diagnosi di tumore alla cervice, ma anche di tumori di stomaco, polmoni, endometrio. Questa tecnica è usata anche per rilevare la presenza di cellule tumorali nei liquidi peritoneale, pleurico, articolare.L‘analisi citologica, contrariamente all‘istologica, si basa sullo studio dell‘aspetto di singole o poche cellule, valutando il grado di anaplasia rispetto alle cellule normali. Si perde però di vista l‘architettura del tessuto e non si hanno informazioni sul grado di invasione. Immunocitochimica Si basa sull‘uso di anticorpi monoclonali specifici per marcatori cellulari. Alcuni esempi: Classificazione dei tumori maligni indifferenziati: tumori con origine diversa sono spesso simili tra loro per via dell‘indifferenziazione, ma le terapie e le prognosi sono diverse. L‘origine del tumore si può stabilire con l‘uso di anticorpi per i filamenti intermedi, i quali restano caratteristici delle cellule di origine (es. cheratina indica origine epiteliale, desmina indica origine muscolare). Classificazione delle leucemie e dei linfomi: l‘uso di anticorpi per le varie classi emolinfopoietiche permette di classicicare le neoplasie di linfociti T e B e dei fagociti. Determinazione dell‘origine dei tumori metastatici. Anticorpi per antigeni tessuto specifici (es. tireoglobulina o antigene prostatico-specifico) su un biopsia di metastasi permettono di individuare l‘origine del tumore primitivo. Identificazione di molecole che hanno significato prognostico o terapeutico. L‘identificazione di recettori per alcuni ormoni permette di valutare la prognosi di un tumore (ad es. un tumore alla mammella che esprime recettori per estrogeni risponde alla terapia anti-estrogenica). Si possono identificare anche prodotti di oncogeni. Diagnosi molecolare La tecniche molecolari sono applicate per: Definizione diagnostica di neoplasie maligne. Solitamente le tecniche molecolare non sono di primo impiego per questa necessità ma sono molto utili in alcuni casi, ad es. per distinguere tra proliferazioni benigne (policlonali) e maligne (monoclonali) dei linfociti in base al riarrangiamento clonale dei geni del recettore per l‘antigene. Le tecniche molecolari possono essere utili per la diagnosi di leucemie e linfomi in base all‘identificazione di specifiche traslocazioni mediante citogenetica classica o FISH. Ad es. l‘individuazione del gene di fusione bcr-abl permette di fare diagnosi di leucemia mieloide cronica. Definizione prognostica di neoplasie maligne. Alcune alterazioni genetiche sono associate ad una prognosi peggiore, ad es. l‘amplificazione di myc nel neuroblastoma. Le analisi sono effettuate con citogenetica classica, FISH o PCR. Definizione della malattia residua minima. La PCR permette di verificare la presenza di cellule residue dopo trattamento di leucemie e linfomi (valutando ad es. bcr-abl) o recidive di tumori gastrointestinali (valutando ad es. ras nelle feci). Diagnosi della predisposizione ereditaria al cancro. Mutazioni in linea germinale di oncogeni o oncosoppressori sono associate a un maggior rischio di sviluppare cancro. Queste analisi possono essere effettuate sui familiari di soggetti affetti da neoplasia per 189 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling identificare eventuali portatori. Le diagnosi presintomatiche hanno notevoli implicazioni etiche. Citometria a flusso La citometria a flusso valuta caratteristiche di singole cellule, quali l‘espressione di geni di membrana o il contenuto di DNA. È usata per classificare le leucemie in base agli antigeni di membrana e per valutare l‘anomalo contenuto di DNA in cellule tumorali, dato il suo valore prognostico: l‘aneuploidia è infatti associata a prognosi sfavorevole. Marcatori tumorali I marcatori tumorali sono indici biochimici della presenza di un tumore. Comprendono antigeni di superficie, proteine citoplasmatiche, enzimi e ormoni; solitamente però ci si riferisce alle molecole riscontrabili nei liquidi biologici. I marcatori tumorali non sono elementi primari per effettuare una diagnosi ma servono a confermarla, a valutare la risposta alla terapia e a individuare recidive. L‘antigene carcinoembrionale (CEA) è una glicoproteina normalmente prodotta nei tessuti embrionali di intestino, fegato e pancreas; è espresso da vari tipi di neoplasie: carcinomi di colonretto, pancreas, stomaco e mammella sono i più frequenti. L‘aumento del CEA è riscontrabile anche in cirrosi epatica alcolica, epatite, colite ulcerosa, morbo di Crohn e altre malattie, non è perciò specifico per l‘identificazione della neoplasia. in alcuni tumori (es. colon) i livelli ematici di CEA sono correlati con lo stadio del tumore e dunque con la prognosi. Il riscontro di CEA dopo la terapia chirurgica è indice di recidiva o di metastasi. L‘alfa-fetoproteina (AFP) è una glicoproteina normalmente sintetizzata dal sacco vitellino, dal fegato e dal tratto intestinale del feto. Riscontro di AFP negli adulti può essere indice diepatocarcinoma o tumore a cellule germinali del testicolo, meno frequentemente di altri tumori quali quelli di colon, polmone e pancreas. L‘AFP può trovarsi nel plasma, però, anche per danni epatici (cirrosi ed epatite) o in gravidanza (in questo caso indica sofferenza del feto). Il dosaggio dell‘AFP può essere usato per valutare recidive di epatocarcinomi e tumori a cellule germinali del testicolo. IMMUNOPATOLOGIA (mt-D-P) L’INFIAMMAZIONE L‘infiammazione o flogosi è una risposta aspecifica dei tessuti connettivi vascolarizzati a stimoli esogeni o endogeni che causano danno. la presenza di una rete vascolare è crucialenell‘infiammazione. L‘infiammazione ha un duplice scopo: Difesa: è un meccanismo difensivo rapido (minuti-ore) che elimina o contiene la causa iniziale di danno ai tessuti, tende a fissare la lesione nel punto dove la sua causa ha agito, pur avendo riflessi a distanza. Per questo è considerata sinonimo di immunità innata. Riparo: attiva eventi che riparano o limitano il danno tissutale. Schematicamente il processo infiammatorio si distingue in acuto, caratterizzato da rapido sviluppo, edema e reclutamento prevalente di neutrofili; e cronico, a lunga durata, con accumulo di linfociti e macrofagi e rimodellamento tissutale dovuto a fibrosi e formazione di nuovi vasi. 190 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling L‘infiammazione è una componente di molte patologie, da quelle strettamente infiammatorie o immunoinfiammatorie a quelle neoplastiche, con un ruolo anche in malattie cardiovascolari come l‘infarto del miocardio. CAUSE DELL‘INFIAMMAZIONE: Fisiche: radiazioni, caldo, freddo, traumi, ultrasuoni, elettricità. Chimiche: qualunque sostanza estranea alla normale composizione del tessuto. Possono essere esogene o endogene, dovute ad esempio a fuoriuscita di componenti citoplasmatiche o accumulo eccessivo di metaboliti (es. acido urico). Biologiche: organismi estranei che liberano nei tessuti sostanze come tossine o veleni. Le cause chimiche e fisiche determinano infiammazioni asettiche che possono però successivamente infettarsi a causa della necrosi che riduce le difese e crea un ambiente favorevole per i microbi. RECETTORI ATTIVATORI DELL‘IMMUNITA‘ INNATA E DELL‘INFIAMMAZIONE Infiammazione e immunità innata sono intimamente connessi nel fronteggiare ed eliminare il danno tissutale. Infatti l‘immunità innata, filogeneticamente antica e molto conservata, viene attivata come prima linea di difesa in presenza di un agente microbico patogeno o di danno tissutale e in seguito sarà essa ad attivare ed orientare l‘immunità adattativa. Immunità innata e adattativa usano strategie diverse per riconoscere i patogeni: i recettori dell’immunità innata sono espressi da tipi cellulari diversi (prevalentemente macrofagi e cellule dendridiche), sono codificati da geni presenti in forma germinativa (non subiscono modifiche con la differenziazione cellulare), sono espressi in modo non clonale (ogni cellula ha più recettori), sono in numero limitato, hanno bassa specificità (ogni recettore riconosce più molecole) e riconoscono strutture essenziali per la vita dei patogeni. I recettori dell’immunità specifica (anticorpi e TCR) sono espressi solo dai linfociti T e B, i loro geni vengono riarrangiati, sono divesificati e espressi in modo clonale (una cellula, un recettore), il loro numero è enorme e quasi incalcolabile(repertorio linfocitario→107-109 per ogni clone linfocitario), hanno specificità assoluta (la cross-reattività è l‘eccezione) e riconoscono epitopi scelti in maniera casuale. La risposta adattativa inoltre è caratterizzata da memoria(linfociti B allo stato quiescente che vengono riattivati se si scontrano con l‘antigene),specializzazione(risposte immunitarie specifiche per contrastare i diversi tipi di patogeni)e non reattivita al self(meccanismo della tolleranza immunologica). I recettori dell‘IMMUNITA INNATA riconoscono: PAMP(Pathogen Associated Molecular Patterns)(nei virus:RNA a doppia elica;nei batteri DNA metilato in CpG,N-formilmetionina,LPS=lipopolisaccaridi,acidi lipopteicoici,mannosio) DAMP(Damage Associated Molecular Patterns o allarmine) come molecole o componenti cellulari rilasciati dalle cellule danneggiate.HSP(heat shock protein)o HMGB(high-mobility group 1) I recettori detti anchePattern Recognition Receptors (PRR) e sono presenti sulle membrane cellulari(dendritiche, fagocitarie,endoteliali e epiteliali) nel citoplasma, nel sangue e nei liquidi biologici. Recettori solubili: fattori del complemento: 191 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling -via alternativa:C3(c3covertasi)→C3b(C3a va in circolo)→+fattore B(in relta anche questo viene clivato avremo BBlegato ,mentre BA in circolo)=C3B B-B(stabilizzato dalla properdina)→si forma un enzima chiamato c3 convertasi→ -via classica:si attiva dopo il legame di IgM e igG con antigeni→C1(costitutia da diverse subunità C1Q,C1R,C1S.C1Q costitutita da 6 steli se si lega fortemente a Ig che hanno legato l‘antigene allora attiva C1R e C1S che hanno attività proteasica)+c4→c4 viene clivata da C1s(c4A va in circolo,C4b rimane legata)→c1+c4b=c3 convertasi→ -via lectinica:molto simile alla via classica ma attivata dalla lectina legante il mannosio MBL.→ La c3 convertasi si lega a c3b=c5convertasi→c5a va in soluzione,c5b si lega→c5,c6,c8,c9 si legano alla membrana=MAC(complesso di attacco alla membrana)→lisi cellulare. collettine: proteine trimeriche o esameriche con dominio molecolare di tipo collagenico: lettina legante il mannosio (MBL→opsonizzazione o vial lectinica del complemento) e proteine A e D del surfattante (SP-A e SP-D→negli alveoli azione opsonizzante e di attivatori macrofagici); pentrassine: -corte: prodotte dal fegato sotto stimolo di IL-1 e IL-6(normalmente livelli bassi) (proteina C reattiva PCR→si lega a fosforilcolina e al polisaccaride C dello pneumococco o sieroamiloide P SAP→si lega a fosfatidiletanolammina) - lunghe: prodotte in tessuti extraepatici(dendriti,c.endoteliali e macrofagi sotto stimolazione del TNF)riconoscono batteri e funghi (PXT3). Anticorpi naturali:anticorpi (principalmente IgM)a bassa specificità prodotti da una particolare classi di linfociti B(follicolari) e anti-AB0(importanti nel rigetto). Poiché vengono prodotte maggiormente durante l‘infiammazione vengono dette proteine di fase acuta. Affinità e specificità non sono alte ma c‘è elevata avidità di legame. Questi recettori sono inoltre in grado di riconoscere il self: es. le pentrassine riconoscono cellule apoptotiche e acidi nucleici di cellule morte, facilitandone l‘eliminazione. Difetti dei recettori solubili si associano ad aumentata suscettibilità alle infezioni e a patologie autoimmuni. 1)Recettori di membrana: Recettori Toll-like(TLR):sono i più importanti tra i recettori dell‘immunità innata (conservati in tutte le specie dalle piante all‘uomo). riconoscono diverse componeti microbiche o di cellule danneggiate.strutturalmente costituiti da 16-28 moduli di 20-30 amminoacidi(elevate quantità di leucina)hanno forma convessa e sono fiancheggiati da catene di cisteina. Nell‘uomo ne sono stati identificati nove, che formano complessi recettoriali omo- o dimerici e. Il riconoscimento avviene prevalentemente sulla membrana plasmatica, ma anche all‘interno del fagosoma, dopo la digestione dei microbi. o TLR4, in forma dimerica associato a CD14 e a MD2, attreaverso cui riconosce LPS dei Gram -(lipopolisaccaride o endotossina);trasporta al TLR4 da LBS:LPS binding protein), l‘acido lipotecoico dei Gram+ e le HSP self. Pazienti con sepsi presentano eccessivo o poco funzionamento di qst TLR.Làafunzionamento è connesso anche con la sclerosi multipla. o Eterodimeri TLR1-TLR2 o TLR2-TLR6 riconoscono proteoglicani e altri componenti delle pareti batteriche o fungine 192 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling o TLR5 è specifica per la flagellina, una componente del flagello presente nell‘ infezione con la legionella o TLR3, 7, 8, 9 sono intracellulari(RE e endosomi)riconoscono acidi nucleici: in particolare il 3 riconosce RNA a doppia elica virale l‘8 RNA a singola elica e il 9 DNA batterico con sequenze CpG ipometilate. o TLR9 riconosce un pigmento del protozoe della malaria(se è assente abbiamo sviluppo della malattia) I TLR hanno un dominio intracitoplasmatico TIR con cui innescano una via di trasduzione propria anche dei recettori per IL-1: -tutti tranne TRL3:reclutamento di proteine adattatrici tra cui MyD88, che ha un dominio DD (Death Domain) che attiva una cascata chinasica: IRAK → TRAF6 → TAK1e così fino al fattore di trascrizione NF-kB e AP-1→Citochine,chemochine,molecole di adesione endoteliale,molecole costimolatorie=INFIAMMAZIONE. Abbaimo attivazione dei linfociti T le cui funzioni sono modulate dalla classe dei T regolatori che è controllata dall‘interazione con il microbioma(attenzione a cattivi usi dell‘antibiotico!!!!) -TLR3(effettuata anche da TLR4) recluta la via TRIF-IRF3 e produce interferone di tipo 1→risposta antivirale. recettori per peptidi formilati:sono stati i primi ad essere scoperti. Hanno sette domini transmembrana e trasducono usando proteine G determinando cambiamenti del citoscheletro e aumento della mobilità. Si distinguono un recettore ad alta affinità (FPR), che riconosce peptidi che iniziano con una metionina formilata tipici delle cellule batteriche, prototipo dei quali è la formil-metionina-leucina-fenilalanina (FMLP); e un recettore a bassa affinità (FPLR1), che oltre ai peptidi formilati riconosce anche strutture self come la β-amiloide, la proteina di fase acuta amiloide sierica di tipo A (SAA) e le lipossine. Nelle cellule eucariotiche i peptidi formilati sono espressi solo dai mitocondri. recettori lettiniciappartengono alla classe lectine C.riconoscono strutture ricche in mannosio presenti sulle membrane microbiche ed enzimi lisosomiali mannosilati self tra questi abbiamo CD206(recettore del mannosio)dectin-1(lega beta-glucano della candida albicans)e dectin-2(ifali:funghi) recettori scavenger: (es. scavanger receptor A) riconoscono componenti microbiche e lipoproteine alterate. Hanno un ruolo nel metabolismo delle lipoproteine e nella patogenesidell‘aterosclerosi, patologia degenerativa con componente γiammatoria. CD14 è presente associato alla membrana dei fagociti mediante un‘ancora di fosfatidilinositolo, ma anche in forma libera nei liquidi biologici. CD14 riconosce LPS e acido lipotecoico: può far parte del complesso recettoriale TLR4 direttamente o, se è in forma libera, legarsi al TRL4 di cellule che non esprimono CD14 assieme (ad es.) all‘LPS: questo è il caso delle cellule endoteliali che così riconoscono i microbi e innescano infiammazione locale o sistemica. Recettori citoplasmatici: I recettori della famiglia NOD e riconoscono peptidi derivanti dalla digestione della parete microbica da parte di enzimi digestivi: è un meccanismo complementare all‘azione degli altri 193 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling recettori. Abbiamo la sottofamiglia contenete CARD(NOD-1,riconosce gram negativi,NOD2,rischio per il morbo di Crohn per un‘alterata risposta alla flora intestinale)attivano il segnalosoma di NOD;la sottofamiglia contente Pyrin(NLRP→inflammasoma(possono essere attivati anche da riduzione di K e ATP rilasciato da cellule morte).Se l‘inflammosoma si attiva per periodi troppo lunghi abbiamo la low grade inflammation.L‘inflammosoma viene però inibito dall‘autofagia la quale è attivata da curcumina,curry e resveratrolo).NB:terapia con antiossidanti può risultare dannosa perché elimina ROS e elimina autofagia I recettori RIG riconoscono acidi nucleici virali a singolo o doppio filamento e danno inizio alla risposta antivirale. Un riconoscimento da parte loro di DNA self potrebbe causare il lupus. Il riconoscimento di patogeni o segnali di danno da parte dei PRR converge, mediante vie di trasduzione, nell‘attivazione di vari fattori trascrizionali, di cui il principale è NF-kB. NF-kB è un dimero di due proteine, p50 e p65, normalmente complessate con IkB che le inibisce. Danni tissutali, riconoscimento di patogeni, stimoli chimici, fisici e citochine attivano chinasi (IKK1 e 2) che fosforilano di IkB liberando p50-p65che migra nel nucleo e trascrive geni per citochine infiammatorie (IL-1 e 6), chemochine, molecole di adesione, molecole costimolatorie che attivano la risposta immune e enzimi quali NO sintasi inducibile e ciclossigenasi. CITOCHINE INFIAMMATORIE Le citochine sono mediatori polipeptidici che fungono da segnali di comunicazione delle cellule del sistema immunitario tra di loro e con cellule di altri tessuti. A differenza di ormoni e fattori di crescita, però, non ci sono cellule specializzate nella loro produzione ma sono secrete da una varietà di tipi cellulari. Inoltre sono pleiotropiche (ogni citochina ha più effetti su cellule diverse), a volte ridondanti (più citochine hanno lo stesso effetto) e per lo più agiscono come fattori paracrini che raramente raggiungono elevate concentrazioni in circolo. Queste sono però caratteristiche generali e non assolute e sono frequenti le eccezioni. Dal punto di vista funzionale si suddividono citochine: emopoietiche; dell’immunità specifica; infiammatorie primarie; anti-infiammatorie; infiammatorie secondarie (chemochine). La produzione di citochine infiammatorie primarie è indotta dai segnali provenienti dai PRR. Le principali sono IL-1, TNF e IL-6 e agiscono su quasi tutti i tessuti dell‘organismo: attivano i mediatori della risposta infiammatoria. IL-1(no esocitosi tradizionale perché no vescicolazione=rilasciata durante la morte cellulare) e TNF a livello locale inducono inducono produzione di mediatori quali prostaglandine e NO e la sintesi di chemochine e molecole adesive che richiamano i leucociti; a livello sistemico agiscono mediante IL-6, che fa secernere dal fegato le proteine di fase acuta, che amplificano a livello sistemico i meccanismi dell‘immunità innata e del rimodellamento tissutale. Le citochine infiammatorie sono regolate negativamente da: - citochine anti-infiammatorie, IL-10 e TGF-β, prodotte dai macrofagi, che secernono anche IL-1 e TNF. - dall‘asse ipotalamo-ipofisario: IL-1 e TNFinducono liberazione di fattori di rilascio ipotalamici → secrezione ACTH da parte dell‘ipofisi → produzione di glucocorticoidi da parte del surrene che inibiscono il rilascio di citochine infiammatorie. Interleuchina-1 Sono in realtà due diverse molecole, IL-α e IL-1β, codificate da geni diversi ma che agiscono sugli stessi recettori. Le IL-1 sono sintetizzate come pro-peptidi, processate, in particolare IL-1β è 194 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling processata dalla caspasi-1 (anche detta ICE, IL-1 Converting Enzyme), e poi secrete. Sono sintetizzate da molti tipi cellulari, ma principalmete da macrofagi, su stimoli dei TLR e di altre citochine infiammatorie. IL-1 interagisce con un recettore, IL-1RI, dotato di domini intracitoplasmatici TIR che attivano una via di trasduzione analoga a qualla dei TLR, culminando con l‘attivazione di NF-kB e AP1, un altro fattore trascizionale implicato nell‘infiammazione. La regolazione di IL-1 è operata da due sistemi: IL-1ra è un antagonista secreto dai macrofagi su stimolo di citochine anti-infiammatorie, che si lega a IL-1RI senza innescare trasduzione; IL-1RII è un decoy receptor, un recettore che lega il ligando ma non ha vie di trasduzione: è una trappola molecolare. IL-1 ha numerosi bersagli e bastano concentrazioni minime per indurre risposte cellulari: Sulle cellule emopoietiche sono stimolate proliferazione e differenziazione. Gli effetti sono però mediate da IL-6 e fattori di crescita emopioetici.attiva insieme a IL-6 il sistema del complemento. Sistema nervoso:IL-1 è un pirogeno endogeno (mediante la sintesi di prostaglandine nell‘ipotalamo). Induce inoltre anoressia, astenia e aumento della produzione di ACTH → liberazione glucocorticoidi dal surrene → inibizione citochine infiammatorie e produzione di recettori decoy e molecole anti-infiammatorie (feedback negativo) Endotelio vascolare: è indotta: sintesi di molecole di adesione e chemochine per il reclutamento cellulare; produzione di prostaciclina e NO con attività vasodilatatoria; produzione di fattori che attivano la cascata della coagulazione. Ossa, cartilagine e connettivi in generale: è indotta produzione di prostaglandine e proteasi per il rimodellamento tissutale Fegato: IL-1, mediante IL-6, fa secernere proteine di fase acuta A livello cardiaco è ridotta la contrattilità e nel muscolo scheletrico è aumentato il catabolismo energetico. Causa obesità L‘anachirra farmaco inibitore dell‘inflammosoma attiva IL-1 e viene usato nella fibrosi cistica in via sperimentale. Fattore di necrosi tumorale (TNF): deve il suo nome all‘attività necrotizzante che esplica su alcuni tumori sperimentali, ma è in realtà una citochina infiammatoria. Esistono due isoforme: TNFα, chiamata semplicemente TNF, e TNFβ, detta linfotossina e prodotta dai linfociti. Il TNFα è prodotta principalmente da fagociti mononucleati; è sintetizzato come proteina di membrana e in seguito processato da una metalloproteasi (TACE) che la libera nei liquidi biologici dove si associa in omotrimeri. Interagisce con i recettori TNFRI, che attiva l‘apoptosi mediata da caspasi, e TNFRII, che invece attiva la cellula e inibisce l‘apoptosi: attiva NF-kB e innesca un programma infiammatoriosovrapponibile a quello di IL-1, con la differenza che sulle cellule emopoietiche ha effetto inibitorio, rendendosi responsabile dell‘anemia associata ad alcune patologie croniche. Interleuchina-6: Media e regola molti effetti di IL-1 e TNF. È prodotta prevalentemente da macrofagi e interagisce con un recettore che ha una catena specifica presente anche in circolo e una catena comune a recettori di altre citochine: IL-6 può in questo modo avere effettianche su cellule che non esprimono il suo recettore, come le cellule endoteliali. La trasduzione avviene via JAK-STAT: IL-6Rα-gp130 attiva la tirosin chinasi JAK che fosforila il recettore richiamando STAT che, dopo 195 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling fosforilazione, dimerizza e migra nel nucleo. IL-6 stimola la proliferazione di megacariociti e linfociti, amplifica l‘espressione da parte dell‘endotelio di molecole adesive e chemochine coinvolte nella transizione da infiammazione acuta a cronica; induce inoltre la febbre e la secrezione di proteine di fase acuta da parte del fegato. NB:TUTTI QUESTI EFFETTI CAUSANO LO SHOCK SETTICO Citochine anti-infiammatorie Le citochine infiammatorie sono regolate con feedback negativo dalle citochine antiinfiammatorie: IL-1ra, IL-10 e TGF-β. IL-10 è prodotta dalle stesse cellule che producono citochine infiammatorie, ma è secreta tardivamente e ne interrompe la produzione. I mediatori anti-infiammatori sono indotti da glucocorticoidi e citochine quali IL-4 e IL-13. INFLAMMOSOMA L‘inflammosoma(NLRP) è il complesso molecolare responsabile dell‘attivazione della risposta infiammatoria. È costituito da tre componenti molecolari: una proteina della famiglia NALPo NLRP (cui appartengono anche le proteine NOD), la proteina adattatrice ASC( che attiva ICE) e l‘enzima proteolitico ICE(enzima caspasi 1). L‘inflammosoma si attiva nei macrofagi in risposta a PAMPs eDAMPs: si assembla rendendo attivo ICE che processa pro-IL-1β formando IL-1: si innesca quindi il processo infiammatorio tipico delle infezioni batteriche o dall‘accumulo di sostanze esogene (silicosi e asbestosi) o endogene, come l‘urato che causa la gotta. L‘inflammosoma è coinvolto inoltre in patologie dette auto-infiammatorie, malattie genetiche dovute a mutazioni in geni organizzatori o regolatori dell‘inflammasoma stesso che causano una sua impropria attivazione e che sono caratterizzate da febbri ricorrenti, manifestazioni cutanee e articolari e, a volte, ritardo mentale. Un esempio è la febbre meditarranea, dovuta a mutazione della pirina, molecola inibitrice dell‘inflammasoma. Queste patologie possono essere trattate con inibitori dell‘IL-1.nelle slide abbiamo anche S.di muckle-wells:mutazione di NALP3(CRIOPIRINA) INFIAMMAZIONE ACUTA(angioflogosi) L‘infiammazione acuta è l‘immediata risposta ad uno stimolo lesivo. Non è quindi uno stato, ma un processo dinamico con eventi stereotipati (sempre gli stessi qualunque sia la causa) in successione coordinata, mediati dalle cellule dell‘immunità innata e della parete vascolare. Questi eventi furono inizialmente descritti da Celso che indicò i segni tradizionali del processo infiammatorio: Rubor (rossore): dovuto all‘aumento dell‘afflusso di sangue. Inizialmente è dato da iperemia attiva (aumento della quantità di sangue per vasodilatazione) e successivamente da iperemia passiva (aumento della quantità di sangue per ostruzione delle vie di deflusso). Calor (calore): nella zona infiammata la temperatura aumenta sia per l‘aumentato contenuto di sangue, sia per la lesione metabolica delle cellule colpite, i cui mitocondri disperdono maggiormente come energia termica l‘energia chimica delle loro ossidazioni(anche IL-1 aumenta il mebolismo). Tumor (gonfiore): insorge successivamente a causa dell‘iperemia e dell‘aumento della permeabilità capillare che permette fuoriuscita di liquidi e cellule nel tessuto. Dolor (dolore): le terminazioni nervose locali scaricano in risposta alle modificazioni biochimiche. Functio laesa (perdita di funzione): aggiunta nel secolo scorso come conseguenza dei primi quattro. 196 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Il processo infiammatorio acuto ha sede prevalentemente vascolare e mesenchimale e segue un‘ ordine ben definito: ad una iniziale e rapida vasocostrizione segue una prolungata vasodilatazione con iperemia attiva e aumento della permeabilità che causa fuoriuscita di liquido (essudazione) e in seguito di cellule (diapedesi). Dopo una fase di rallentamento del circolo (stasi) si innesca il processo riparativo. Fase iniziale: Il processo infiammatorio inizia con l‘applicazione di un agente flogogeno. A ciò segue una immediata vasocostrizione delle arteriole precapillari, rapida e fugace, non osservabile con agenti flogogeni poco potenti o ad azione graduale (es. luce ultravioletta). La vasocostrizione è data da liberazione di noradrenalina e adrenalina da parte delle terminazioni nervose, e di endoteline (ET1, ET2, ET3) prodotte dalle cellule endoteliali. Le endoteline, la cui produzione è stimolata da citochine e fattori piastrinici e della coagulazione e inibita da prostaciclina e NO, si legano a recettori delle cellule muscolari lisce e fanno aumentare il calcio citosolico attivando la proteina chinasi C. Vasodilatazione: La fase successiva è la vasodilatazione delle arteriole precapillari e l‘apertura degli sfinteri precapillari (strutture formate da cellule muscolari che in condizioni di riposo chiudono l‘accesso ad alcuni capillari): ciò provoca aumento del flusso sanguigno con riempimento dei capillari di sangue (iperemia attiva, dato che la muscolatura arteriolare ha ruolo attivo). La vasodilatazione è associata ad aumento della permeabilità capillare, poiché provocata dalle stesse sostanze. Vasodilatazione ed aumento della permeabilità avvengono in due fasi, immediata e tardiva, distinte tra loro per tempo di comparsa e per patogenesi. -La fase immediata dipende in gran parte dalla liberazione di istamina. All‘applicazione ad es. di uno stimolo meccanico alla cute (strisciare un oggetto appuntito con forza ma senza provocare ferite) si osserva la ―triplice risposta‖ o triade di Lewis:arrossamento iniziale sul luogo del trauma (vasodilatazione), diffusione dell‘arrossamento alle zone circostanti (riflesso assonico) e comparsa di una tumefazione (edema). La vasodilatazione iniziale è dovuta principalmente alla liberazione di istamina, contenuta in grandi quantità nei granuli dei mastociti (ma anche in basofili e piastrine): i mastociti la rilasciano per esocitosi a seguito di stimoli aspecifici, come il danno alla membrana cellulare dato da traumi o da caldo o freddo, o specifici, come le anafilotossine C3a, C4a e C5a, il cross-linking dei reccetori per IgE FcγR-I e stimoli chemiotattici o neuropeptidi. L‘istamina provoca vasodilatazione e aumento della permeabilità vascolare interagendo coi recettori H1, ma ha ruolo anche nel reclutamento leucocitario. Nella fase acuta è presente anche la serotonina, rilasciata prevalentemente dalle piastrine assieme all‘istamina su stimolo di trombina, tripsina, collageno, mediatori lipidici prodotti dall‘endotelio come il PAF. La serotonina ha effetti simili all‘istamina, ma meno potenti, inoltre stimola le terminazioni dolorifiche. Il riflesso assonico determina la diffusione dell‘alone di vasodilatazione per via riflessa: le terminazioni nervose sensoriali dell‘area colpita ricevono lo stimolo e, oltre ad inviarlo ai corpi cellulari dei neuroni, lo inviano antidromicamente ad altre terminazioni che causano vasodilatazione. -La fase tardiva della vasodilatazione è caratterizzata da un enorme e duraturo aumento della permeabilità mediato da mediatori enzimatici e lipidici: compare a seguito della fase immediata dopo un periodo di latenza in cui la permeabilità è quasi normale. Il danno tissutale che scatena l‘infiammazione produce danno endoteliale che porta all‘attivazione della cascata coagulativa, 197 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling utile per circoscrivere il luogo del danno soprattutto in risposta ad agenti infettivi: il fattore XII (di Hageman) attivandosi determina attivazione oltre che della coagulazione anche di altri sistemi di proteasi plasmatiche: fibrinolitico, che tramite la produzione di plasmina dissolve la fibrina bilanciando gli effetti della coagulazione; delle chinine, polipeptidi vasoattivi; e del complemento. Questi sistemi concorrono nell‘attivare il sistema delle metalloproteasi (MMP), endopeptidasi zinco e calcio dipendenti attivate per scissione proteolitica che, agendo sui costituenti della matrice extracellulare, favoriscono la diffusione di liquidi e la migrazione di cellule Mediatori dell‘infiammazione acuta: Sistema delle chinine: Con callicreina si intende un insieme di serina proteasi presenti in sangue, urine e pancreas, con struttura molto simile tra loro ma codificate da geni diversi. Vengono sintetizzate come precursori inattivi (precallicreine) attivati da tripsina, dal contatto con le superfici o dal fattore XII. Le callicreine agiscono demolendo enzimaticamente il chininogeno rilasciando bradichinina e callidina: i due peptidi hanno stessa sequenza amminoacidica ma la callidina ha un amminoacido in più (può essere quindi convertito in bradichinina). Dal chininogeno per azione della callicreina vengono rilasciati anche altri frammenti, tra cui il frammento 2 che inibisce l‘attivazione del fattore XII e dunque la coagulazione. Inibitori della callicreina presenti nel plasma sono le serpine e la callistatina, proteina simile all‘α-antitripsina. La bradichinina agisce su specifici recettori e induce vasodilatazione, edema, contrazione della muscolatura liscia e stimolazione delle terminazioni dolorifiche, con un effetto molto superiore a quello dell‘istamina. Dato che il suo precursore è un costituente del plasma viene prodotta continuamente via via che il sangue passa nel tessuto infiammato: le chinine sono i principali mediatori della fase tardiva. Particolare importanza in questa fase hanno anche i lisosomi dei granulocitie delle cellule del tessuto: una loro lesione fa riversare nel tessuto enzimi che attivano le proteasi plasmatiche, come le chinine, e digeriscono i componenti della matrice. Sistema fibrinolitico: La plasmina è una serina-proteasi che deriva dal plasminogeno per azione di due proteasi plasmatiche e tissutali (uPA e t-PA), inibite dalle antiplasmine. La plasmina ha come substrato naturale la fibrina (è detta anche fibrinolisina): la sua attività porta alla graduale dissoluzione del coagulo. Sistema del complemento: il complemento è un sistema importante nelle prime fasi del processo infiammatorio. È costituito da frazioni proteiche con attività proteasica che si attivano a cascata dando luogo a vari effetti, tra cui la liberazione dei peptidi C3a, C4a, C5a (anafilotossine), che inducono la degranulazione di mastociti ed eosinofili (C5a anche dei neutrofili), hanno attività proaggregante per le piastrine e leucotattica per i leucociti. Il complemento inoltre opsonizza e induce lisi diretta dei microrganismi (complesso di attacco alla membrana). Mediatori lipidici: Stimoli meccanici/fisici o mediatori come il C5a attivano la fosfolipasi A2 che libera l‘acido arachidonico contenuto nei fosfolipidi di membrana. L‘acido arachidonico viene metabolizzato da due diversi enzimi: la ciclossigenasi, in endotelio e piastrine, e la lipossigenasinei leucociti. 198 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling La ciclossigenasi, presente nelle forme COX-1 e COX-2 (attiva principalmente in infiammazione cronica), porta alla formazione di PGG2 convertito poi in PGH2, da cui derivano prostaglandine, prostacicline (nell‘endotelio) e trombossani (nelle piastrine). o Le prostacicline (es. PGI2) vasodilatano e inibisconol‘aggregazione piastrinica. o I trombossani (es. TXA2) vasocostringono e favoriscono l‘aggregazione piastrinica. o Le prostaglandine hanno varie attività a seconda della classe cui appartengono: le PGE, presenti in alta concentrazione durante l‘infiammazione, sono coinvolte nella genesi del dolore e della febbre, danno iperemia, aumento della permeabilità capillare e hanno azione chemotattica per i leucociti (agiscono mediante cAMP). Le PGF hanno effetto opposto e prevalgono nelle fasi tardive dell‘infiammazione. COX-1 e COX-2 sono bersaglio di farmaci anti-infiammatori non steroidei FANS (es. aspirina). La lipossigenasi è presente in due forme: -5-lipossigenasi, porta alla formazione di leucotrieni, molecole ad attività leucotattica, vasocostrittiva e attivatoria per le piastrine; - 12-lipossigenasi che produce lipossine, che hanno azione anti‘infiammatoria (inibiscono la chemiotassi e l‘adesione dei leucociti all‘endotelio). Tra i mediatori lipidici compare anche il PAF, sintetizzato ex novo o partendo dal lisofosfolipide lasciato dalla PLA2. È sintetizzato da cellule endoteliali, macrofagi, neutrofili, piastrine e mastociti; induce vasocostrizione e aumento della permeabilità capillare, stimola aggregazione e degranulazione piastrinica e chemotassi. Altri mediatori: o L‘ossido nitrico (NO) è un vasodilatatore, favorisce il rilasciamento della muscolatura liscia dei vasi mediante aumento del cGMP. È prodotto da cellule endoteliali, linfociti, neutrofili, macrofagi, mastociti, piastrine ed epatociti dall‘enzima NO-sintasi (NOS) a partire dall‘arginina su stimolo ad es. della bradichinina o di alcune citochine. Rilasciato dai leucociti assieme all‘anione superossido O2.- , NO vi reagisce formando perossi-nitrito OONO-, con proprietà citotossiche. o I nucleotidi come l‘adenosina hanno un ruolo nell‘infiammazione: aumentano la permeabilità capillare. L‘adenosina e altri nucleotidi come l‘ATP rilasciati da cellule danneggiate, agendo sui recettori P2 sono proaggreganti per le piastrine e inducono chemotassi e rilascio di citochine da parte dei leucociti. o Nell‘infiammazione hanno anche un ruolo i neuropeptidi e in particolare la sostanza P, che stimola le fibre dolorifiche, ma anche la secrezione di cellule endocrine e del sistema immune. Essudazione: La vasodilatazione con aumento della permeabilità causa fuoriuscita dai vasi della fase liquida, che si raccoglie nel tessuto formando l‘edema infiammatorio. Normalmente il passaggio di liquido attraverso la parete dei capillari dipende da un equilibrio tra la pressione idrostatica e la pressione colloido-osmotica (teoria di Starling), oltre che dalla permeabilità della parete: in condizioni normali la pressione idrostatica supera la pressione oncotica e spinge liquido fuori dal versante arterioso del capillare ma, poiché diminuisce via via che si prosegue nel capillare, nel versante 199 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling venoso la pressione oncotica supera l‘idrostatica e si ha riassorbimento di liquido dall‘interstizio nel vaso. Nel processo infiammatorio l‘aumento del flusso ematico dovuto alla vasodilatazione fa aumentare la pressione idrostatica sia nel tratto arterioso sia in quello venoso: la zona del capillare in cui la pressione idrostatica supera l‘oncotica è più ampia e il flusso di liquidi è diretto verso l‘esterno in tutto il capillare, con un riassorbimento molto ridotto nella porzione venulare. Fuoriesce dal vaso inizialmente solo liquido ma, man mano che la permeabilità aumenta, fuoriescono anche proteine, ioni (come il calcio) e altre molecole che innalzano la pressione oncotica dell‘interstizio contribuendo all‘accumulo di liquido nell‘interstizio. Fra queste molecole si accumulano anche cataboliti come l‘acido lattico che, dissociando, aumentano l‘acidità del tessuto contribuendo all‘imbibizione. L‘edema favorisce la diffusione di mediatori permeabilizzanti, idrolasi e metalloproteasi rilasciate dalle cellule flogistiche. L‘aumento della permeabilità è dato da un meccanismo attivo e uno passivo. Il meccanismo attivo è detto transcitosi: il plasma e le sostanze disciolte vengono inglobati un vescicole dalle cellule endoteliali e rilasciati nel versante interstiziale. La transcitosi differisce dalla pinocitosi perché in quest‘ultima il materiale prelevato con le vescicole viene utilizzato dalla cellula stessa. Il meccanismo passivo sembra avere il ruolo preponderante e consiste nell‘allargamento di pori e fenestrature normalmente presenti nella parete capillare e nell‘apertura di nuove aperture data dallo scollamento delle cellule endoteliali causato dalla loro ―retrazione‖, ovvero una riorganizzazione del citoscheletro provocata da TNF e IL-1 Reclutamento leucocitario: La fuoriuscita di liquido è seguita dalla diapedesi, il passaggio selettivo dei leucociti dai vasi al tessuto infiammato, permesso dal rallentamento del flusso causato dalla vasodilatazione mediata dai fattori endoteliali (NO e prostaglandine) a loro volta indotti dalle citochine infiammatorie. I leucociti sono reclutati e direzionati verso il tessuto infiammato da fattori chemiotattici, presenti con un gradiente che cresce man mano che ci si avvicina al luogo del danno: inducono chemiotassi i componenti batterici riconosciuti dai PRR, i mediatori infiammatori lipidici quali il PAF e i leucotrieni e le proteine del complemento. Un ruolo preminente è svolto dalle chemochine, piccole proteine prodotte da leucociti, fibroblasti, e cellule endoteliali, caratterizzate dalla presenza di ponti disolfuro tra cisteine delle loro catene che permette di suddividerle in famiglie: CXCL (attive su neutrofili e linfociti), CCL (monociti, linfociti, NK, eosinofili e basofili), CL e CX3CL (linfociti). Le chemochine agiscono su recettori (CCR, CXCR etc.) a sette domini transmembrana accoppiati a proteine G che, mediante aumento del calcio intracellulare, attivano le fosfolipasi e conseguente sintesi di mediatori lipidici. Nell‘ambito della stessa famiglia un recettore lega più chemochine e una chemochina lega più recettori. Oltre a richiamare i leucociti le chemochine, che sono pur sempre citochine, attivano la loro degranulazione e la trascrizione di geni per altre chemochine, recettori, enzimi e altri meccanismi che amplificano l‘infiammazione. Giunti nel tessuto infiammato richiamati da vari stimoli (es. i neutrofili da CCL8), i leucociti si avvicinano all‘endotelio delle venule post-capillari (che nel processo infiammatorio assumono mofologia chiamate venule a endotelio alto o HEV), a causa del flusso rallentato. L‘attraversamento si svolge con eventi ordinati: rotolamento, attivazione, adesione e diapedesi. Il rotolamento sull‘endotelio è mediato da recettori che interagiscono con le selettine, molecole transmembrana con un dominio lectinico che può interagire con glicoproteine contenenti acido sialico e fucosio dette addressine o basi di Lewis. Le selectine E e P sono espresse dalle cellule endoteliali stimolate da IL-1 e TNF, 200 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling mentre i leucociti esprimono selectina L: queste molecole hanno affinità per i ligandi bassa e permettono interazioni transitorie che rallentano il leucocita senza fermarlo. Sull‘endotelio il leucocita segue il gradiente di chemochine intrappolate sugli eparansolfati e su altri proteoglicani delle cellule endoteliali e della matrice. Il legame tra chemochine e recettori trasduce un segnale di attivazione: sono stimolate motilità, degranulazione e burst respiratorio, inoltre avviene una modificazione conformazionale delle integrine. Le integrine sono le molecole che mediano l‘adesione o arresto: sono eterodimeri formati da due subunità, α e β, di cui esistono varie isoforme, e normalmente mediano l‘adesione stabile tra le cellule di tutti i tessuti. I leucociti hanno integrine LFA-1 e VLA-4, basalmente inattive che però, a seguito dell‘attivazione della cellula, vengono fosforilate su tirosinae cambiano conformazione, aumentando notevolmente affinità per i loro ligandi endoteliali ICAM-1 e VCAM-1, mantenendo la cellula ferma sull‘endotelio. La corretta interazione tra leucociti e cellule endoteliali è fondamentale per il funzionamento della risposta immune: esistono due patologie dette LAD (Leukocyte Adhesion Deficiency) caratterizzate da mancata risposta alle infezioni batteriche per difetti nell‘integrina LFA-1 (LAD1) o nella fucosiltransferasi coinvolta nella sintesi delle basi di Lewis (LAD2). L‘interazione tra integrine e loro recettori, oltre ad arrestare il leucocita, lo induce ad appiattirsi sull‘endotelio. Il leucocita si fa strada tra due cellule endoteliali adiacenti prima infilando uno pseudopodio e poi con tutto il corpo cellulare. Questo movimento è mediato dalla molecola di adesione CD13, che interagisce con altre CD13 espresse sulla membrana laterale della cellula endoteliale con un gradiente crescente dal lume del vaso fino all‘interstizio, risultando in un movimento ―a cingolo‖. Durante la diapedesi sono liberate idrolasi che la favoriscono ―allentando‖ la matrice. Durante l‘infiammazione è molto frequente la fuoriuscita di globuli bianchi, mentre è rara quella di globuli rossi, a meno che non vi sia compromissione dell‘endotelio. Il reclutamento leucocitario è un processo molto selettivo e determina l‘accumulo di diverse popolazioni leucocitarie secondo una cinetica definita: sono reclutati in genere prima i neutrofili, poi i monociti e in ultimo i linfociti. Nelle reazioni allergiche c‘è accumulo prevalente di eosinofili. La selettività del reclutamento è determinata dalla combinazione di molecole adesive e fattori chemiotattici, secondo un codice di espressione che tiene conto di tre variabili: selettina/addressina, chemochina/recettore e integrina/ligando. In questo modo i leucociti saranno reclutati dagli endoteli che esprimono un codice complementare al loro, ad es. i neutrofili saranno reclutati precocemente poiché sono attirati dall‘IL-8 e interagiscono con la E-selettina, due molecole espresse precocemente dall‘endotelio infiammato; al contrario i linfociti hanno una lenta cinetica di reclutamento perché riconoscono le integrine VCAM-1, espresse dall‘endotelio tardivamente. Il processo controllato di migrazione di una cellula dal sangue in un tessuto è detto homing. Stasi: Col procedere del processo infiammatorio, quindi con l‘essudazione e la diapedesi, la velocità del flusso sanguigno tende sempre più a diminuire: si ha una fase detta stasi, in cui si ha un contenuto di sangue superiore al normale dovuto non più alla vasodilatazione attiva ma all‘iperemia passiva: il circolo rallenta a causa di due fattori. Il primo fattore è l‘aumento di pressione nei tessuti dovuto all‘essudazionee alla fuoriuscita di cellule: normalmente l‘eccesso di liquido interstiziale è drenato dal sistema linfatico e dalle vene ma il riassorbimento nelle venule è ostacolato dallo squilibrio tra pressione idrostatica e oncotica che si crea all‘inizio dell‘infiammazione; inoltre l‘eccessiva imbibizione della matrice comprime le venule, pertanto restano solo i linfatici, il cui flusso aumenta 201 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling a causa della trazione che esercitano le fibre della matrice gonfia sulle pareti dei vasi linfatici. Il secondo fattore è l‘inspissatio sanguinis, la diminuzione della parte liquida del sangue per aumento della permeabilità endoteliale e il relativo aumento della componente figurata: ciò aumenta il rischio di sviluppare microtrombosi, soprattutto in infiammazioni dovute a ustione o a endotossine. La stasi ha conseguenze sul trofismo dei tessuti. L‘ossigeno dell‘emoglobina inizia rapidamente a scarseggiare e i tessuti dirigono il metabolismo verso la glicolisi anaerobica, con accumulo di acido lattico e diminuzione del pH locale. Fagocitosi Il reclutamento leucocitario mediato dalle chemochine ha fatto accumulare nel tessuto cellule del sistema immunitario, primi fra tutti i neutrofili, che riconoscono strutture tipiche dei patogeni mediante i PRR e li fronteggiano con la fagocitosi e con i meccanismi citotossici. Le opsonine sono molecole che si legano al patogeno facilitando il riconoscimento da parte del leucocita mediante specifici recettori: le principali sono le IgG, riconosciute dai recettori per la porzione Fc (FcγR), e alcune proteine che derivano dalla cascata del complemento: C3b, C3bi, C1q, riconosciute dai recettori CR1, 2 e 3. Una volta riconosciuto il materiale da fagocitare, anche con la presenza di segnali costimolatori (es. citochine), il fagocita lo endocita: protrusioni citoplasmatiche la invaginano in un vacuolo detto fagosoma, che si fonderà con i lisosomi formando un fagolisosoma, dove il patogeno sarà distrutto dagli enzimi lisosomiali. Il neutrofilo ha due tipi di granuli: specifici o secondari che contengono lisozima, fosfatasi alcalina, collagenasi, gelatinasi, lattoferrina e attivatore del plasminogeno; azzurrofili o primari che contengono mieloperossidasi, idrolasi acida, proteasi (elastasi, catepsina G) e sostanze antimicrobiche (lisozima, defensine). L‘azione di tutti questi enzimi è favorita dal pH acido del fagosoma. Un altro meccanismo che hanno i fagociti per eliminare i patogeni, e che la fagocitosi stimola, è il burst respiratorio, la formazione di metaboliti reattivi dell‘ossigeno. L‘enzima preposto a queste reazioni è la NADPH ossidasi o ossidasi fagocitica: questo enzima si assembla a seguito di stimoli infiammatori e produce anione superossido che sarà convertito in perossido di idrogeno e in seguito in anione ossidrile o ipoclorito di sodio, tutti composti altamente tossici. La malattia granulomatosa cronica (CGD) è una situazione in cui difetti dell‘ossidasi fagocitica non permettono la produzione dei radicali dell‘ossigeno: c‘è dunque molta difficoltà nell‘eliminare i patogeni e si ha formazione di granulomi in tessuti molli (es. polmoni). I meccanismi di difesa dei fagociti (enzimi e radicali), in caso di infiammazione protratta eccessivamente, possono essere rilasciati fuori dalla cellula causando danno tissutale. CELLULE DEI TESSUTI INFIAMMATI L‘infiammazione, oltre alla componente emodinamica ha anche una componente cellulare. Sono dette produttive le infiammazioni in cui è preponderante la componente cellulare, e solitamente avvengono in risposta a stimoli lievi o di lunga durata; sono invece dette essudative le infiammazioni con prevalenza dell‘alterazione vascolare e sono caratteristiche di fenomeni acuti. I due elementi, emodinamico e cellulare, sono però sempre presenti, anche se in tempi diversi. In un tessuto infiammato si accumulano diversi tipi di cellule che giungono attraverso la via ematica o sono già presenti nel tessuto (prevalentemente i macrofagi): Granulociti: I neutrofili provengono dal sangue per diapedesi. Sopravvivono nel tessuto infiammato circa 24 ore, a meno che le citochine non prolunghino loro la vita. Agiscono fagocitando i patogeni e degradandoli con i loro enzimi e col burst ossidativo della NADPH ossidasi: morfologicamente ciò 202 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling si esprime con una diminuzione del numero di granuli. Quando la cellula termina i suoi granuli diventa disarmata e può essere uccisa dai patogeni che ha fagocitato. I resti di neutrofili morti sono una componente del pus. I neutrofili sono abbondanti negliessudati di origine batterica, specialmente stafilococchi e streptococchi (detti per questo piogeni = generatori di pus), ma sono molto presenti anche in infiammazioni asettiche generate da sostanze irritanti. I neutrofili fuoriescono dai vasi mediante integrine e selectine, dunque in caso di LAD non si ha loro reclutamento nel tessuto ma si ha spiccata neutrofilia (neutrofili nel sangue) a causa del loro accumulo in circolo. Gli eosinofili sono abbondanti negli essudati nei tessuti con infiammazione allergica o da elminti. Sono però molto numerosi in condizioni normali nella sottomucosa di aree a contatto con l‘ambiente esterno (stomaco, intestino, polmoni, vagina). Nel sangue sono il 2-5% dei leucociti. Sono per alcuni aspetti simili ai neutrofili: sono capaci di diapedesi e di fagocitosi, i loro granuli contengono idrolasi acide e perossidasi, ma non lisozima, hanno inoltre la proteina basica maggiore (MBP) e proteina cationica, che hanno notevole importanza nella risposta agli elminti. Gli eosinofili hanno il recettore FcεR-I, che riconosce IgE legate all‘antigene, che aumentano in infestazioni elmintiche e reazioni allergiche, e ciò determina la loro attivazione, che si manifesta con degranulazione, fagocitosi e secrezione di radicali dell‘ossigeno e di PAF, un fattore che è in grado esso stesso di attivare gli eosinofili. Il loro stimolo chemiotattico più potente è l‘eotassina(recettore: CCR3) e migrano attraverso l‘endotelio mediante l‘espressione di basi di Lewis (ligandi delle E-selectine endoteliali) e integrine. Macrofagi I macrofagi derivano dal differenziamento di monociti provenienti dal sangue per diapedesi. Vi sono però anche macrofagi tissutali che stabilmente risiedono nei tessuti. Sono cellule molto grandi capaci di fagocitare particelle anche di discreto volume: nel loro citoplasma sono evidenziabili granuli con natura lisosomiale e spesso residui di materiale fagocitato. Nei tessuti infiammati assumono morfologia assai variabile: spesso si stipano fino a comprimersi a vicenda, assumendo forma simile alle cellule epiteliali, e prendono quindi il nome di cellule epitelioidi; altre volte più macrofagi si fondono in un‘unica cellula enorme con più nuclei: cellula gigante plurinucleata. La funzione dei macrofagi è principalmente fagocitare ed eliminare sostanze estranee, ma sono anche in grado di secernere citochine e chemochine per il reclutamento leucocitario. Sono presenti prevalentemente in tessuti con infiammazione cronica, assieme a linfociti e plasmacellule. Linfociti Sono sempre presenti nei tessuti infiammati,soprattutto se l‘infiammazione è cronica. Formano infiltrati attorno ai vasi sanguigni e linfatici (infiltrati parvicellulari); costituiscono inoltre la zona periferica dei granulomi, specie dei tubercolari. I linfociti sono gli effettori dell‘immunità specifica e hanno memoria immunologica. Morfologicamente si distinguono piccoli linfociti, forme quiescenti inattive, e grandi linfociti o blasti, le forme attive che proliferano e acquisiscono capacità funzionali. I linfociti sono di due principali tipi: B, che differenziano in plasmacellule secernenti anticorpi; e T, che, a seconda degli stimoli, possono diventare citotossici(CD8+), in grado di uccidere cellule infettate da virus, e helper(CD4+), che secernono citochine e organizzano la risposta immunitaria. Nessun linfocita è in grado di fagocitare. I linfociti giungono nel tessuto infiammato per diapedesi, ma una parte è prodotta in loco per proliferazione dei blasti, soprattutto 203 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling in infiammazioni croniche, che si organizzano a formare infiltrati istologicamente simili ai tessuti linfatici. Plasmacellule Sono la forma differenziata dei linfociti B. Abbondano nei tessuti infiammati, soprattutto in flogosi cronica, principalmente in presenza di granulomi luetici(lue=sifilide), lesioni allergiche e neoplasie. Sono cellule grandi con uno sviluppatissimo reticolo endoplasmatico, a testimonianza della loro attiva sintesi proteica: secernono infatti anticorpi. Al loro interno gli anticorpi aggregati costituiscono i corpi di Russell o corpi ialini, frequenti in molti granulomi. Le plasmacellule si trovano raramente nel sangue, solo in presenza di determinate patologie, perciò la loro presenza nei tessuti è dovuta a proliferazione e differenziazione di linfocici B in loco. Le plasmacellule non proliferano e hanno vita breve. Mastociti Sono presenti normalmente nel connettivo lasso, specialmente in organi quali lingua, prostata, polmoni, peritoneo, derma. Il loro aspetto è molto variabile, anche in relazione al tessuto in cui si trovano, ma sono caratterizzati da microvilli che si proiettano all‘esterno della superficie cellulare. Si distinduono due tipi principali a seconda del contenuto in enzimi proteolitici dei loro granuli: se contengono solo triptasi le cellule sono definiti con la sigla MCT, localizzati prevalentemente nel tubo digerente e nel polmone; se contengono triptasi e chimasi la sigla identificativa è MCTC e si trovano principalmente nella cute. I granuli, però, contengono principalmente istamina ed eparina. I mastociti sono interessati nella patogenesi delle alterazioni vascolari nel processo infiammatorio: influenzano la permeabilità vascolare per mezzo delle proteasi e dell‘eparina, e, se attivate da PAF o da citochine macrofagiche, producono inoltre IL-3, 4, 5, 6, GM-CSF, leucotrieni, prostaglandine e lo stesso PAF, fattori che reclutano i leucociti (es. eosinofili con IL-3 e 5). L‘eparina potrebbe avere anche un ruolo anti-infiammatorio, inibendo alcune proteasi. All‘inizio del processo infiammatorio i mastociti degranulano, liberando le loro sostanze presintetizzate, tra cui istamina, che altera la permeabilità vascolare. In seguito sono prodotte citochine e mediatori lipidici. I mastociti sono numerosi in infiammazioni croniche e nei fenomeni neoplastici. Hanno un ruolo nella patogenesi dello shock anafilattico e in patologia quali l‘orticaria pigmentosa (accumulo di mastociti in lesioni cutanee e aumento del contenuto di istamina nelle zone colpite ma anche in circolo e nelle urine). Fibroblasti Sono i normali costituenti del connettivo e hanno un ruolo nei tessuti infiammati, presiedendo alla riparazione delle lesioni con la cicatrizzazione. In questa fase si ha loro proliferazione e differenziamento da cellule staminali. CARATTERISTICHE GENERALI DEGLI ESSUDATI L‘aumento di permeabilità, della pressione idrostatica, la riduzione del ritorno venoso determinano formazione di edema infiammatorio, costituito da un essudato prevalentemente liquido nelle infiammazioni acute e tendente al solido (per la grande presenza di cellule) nelle infiammazioni croniche. L‘essudato si forma nell‘interstizio ma può raccogliersi in cavità preesistenti o neoformate. Nelle cavità preesitenti (cavo pleurico, peritoneale, pericardico…) l‘essudato prende il nome di versamento e l‘infiammazione si indica col nome dell‘organo seguito dal suffisso – iteessudativa (es. pleurite essudativa). L‘essudato ha caratteristiche fisiche e chimiche che variano a seconda di causa, sede e gravità dell‘infiammazione. Va però distinto dal trasudato, che è la 204 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling fuoriuscita non infiammatoria di liquido dai vasi (per stasi, ipoproteinemia ecc.): anche il trasudato dà edema e può raccogliersi in cavità dove prende il nome di idrope(idrotorace in cavo pleurico, ascite in cavo peritoneale, idropericardio etc.). L‘essudato ha una parte liquida e una parte cellulare. La parte liquida ha composizione simile al plasma, contenendo proteine in quantità proporzionale alla gravità dell‘infiammazione: inizialmente albumine, poi globuline e fibrinogeno, per un contenuto proteico sempre superiore a 2,5-3 g/100g (nel sangue è 7,5-8g/100g). Il trasudato le proteine sono scarse e prevalentemente rappresentate da albumine. Il pH dell‘essudato è acido e a volte è inferiore a 6. Ciò è dato da accumulo di cataboliti acidi (es. acido lattico). Nei trasudati la sofferenza cellulare è minore e il pH diminuisce poco. Gli essudati contengono metaboliti dei tessuti (che abbassano il pH) o prodotti derivanti dal disfacimento, ad es. enzimi come le idrolasi o acidi nucleici e fosfolipidi derivanti dalla morte dei granulociti e dei microbi (particolarmente nell‘infiammazione purulenta). Gli acidi nucleici e i fosfolipidi si legano alle proteine dando un fenomeno detto reazione di Rivalta: una goccia di essudato lasciata scorrere in un cilindro pieno di acqua e acido acetico dà una nubecola similea fumo causata dalla precipitazione delle proteine legate alle macromolecole anioniche (particolarmente acido ialuronico). Il trasudato non dà questa reazione per la scarsità di proteine e soprattutto di altre macromolecole tissutali. ASPETTI MORFOLOGICI DEL PROCESSO INFIAMMATORIO ACUTO Le infiammazioni acute presentano quadri morfologici diversi a seconda della causa, dell‘intensità della causa e della natura del tessuto coinvolto: la classificazione è fatta sulla base dell‘aspetto dell‘essudato. Infiammazione sierosa e siero-fibrinosa È caratterizzata da essudato abbondante, povero di cellule e fibrina. È molto frequente, le cause sono molto varie ed esprime un‘alterazione della permeabilità capillare moderata, con passaggio di liquidi e sostanze disciolte ma diapedesi quasi assente. Infiammazione sierosa è la raccolta di liquido limpido, ad es. tra epidermide e derma dopo ustioni, congelamenti o irradiazione (bolle o flittene); alcuni batteri, es. M. tuberculosisi, la provocano se colpiscono tuniche sierose (pleura, pericardio, peritoneo etc.). L’infiammazione siero-fibrinosa è frequente nelle sierositi, malattie delle sierose. Si formano depositi di fibrina che fanno aderire le superfici opposte della sierosa; in seguito in queste zone inizia a deporsi connettivo che forma tessuto cicatriziale che attacca tra loro le due superfici. Talvolta l‘aderenza è solo su una parte della sierosa e non su tutta la superficie: si formano in questo caso pseudolegamenti detti briglie aderenziali o sinechie, che limitano la mobilità delle parti contrapposte o possono strozzare organi cavi (es. briglie del peritoneo strozzano l‘intestino). Infiammazione fibrinosa È caratterizzata da un essudato molto ricco di fibrina: affinché avvenga sono necessarie un‘alterazione abbastanza grave della permeabilità endoteliale che permetta la fuoriuscita di fibrinogeno (cenvertito in fibrina in sede extravascolare) e la capacità del tessuto di drenare liquido. L‘essudato è infatti solido e al microscopio appare costituito da una rete di filamenti. L‘infiammazione è tipica delle sierose, che diventano ruvide, spesse e perdono la loro lucentezza (sierosite secca). Ne è un esempio la pleurite secca, di natura spesso tubercolare, in cui lo 205 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling sfregamento delle pleure è auscultabile nel torace all‘atto dei movimenti respiratori. I depositi fibrinosi possono essere risolti da proteasi leucocitarie e plasmatiche. Le sierositi secche hanno tendenza alla formazione di briglie aderenziali. Le infiammazioni fibrinose sono soprattutto di origine batterica: esempi classici sono la polmonite e la difterite. La polmonite, causata da pneumococco o diplococco, ha diversi stadi. Inizialmente c‘è una fase di congestione data dall‘iperemia attiva, seguita da un passaggio di essudato negli alveoli, inizialmente sieroso, poi con fibrina e cellule, fino a far passare globuli rossi: l‘alveolo è impedito nello svolgere la sua funzione respiratoria e intanto l‘area infiammata assume consistenza simile a quella del fegato. Si parla di epatizzazione rossa. Gli eritrociti vanno in lisi e vengono fagocitati dai macrofagi. L‘essudato emorragico si riversa nei bronchioli e finisce nell‘escreato (escreato croceo), la fibrina però non esce dall‘alveolo ma polimerizza formando un reticolo che comprime le pareti dell‘alveolo stesso e i capillari che decorrono nei setti riducendo il flusso ematico: si parla di epatizzazione grigia perché in questa condizione risalta il colore del carbone e delle polveri depositate nei setti. La fibrinaviene in seguito rimossa dai macrofagiper fagocitosi e mediante secrezione nel tessuto di proteasi: l‘accumulo di leucociti dà alla zona una colorazione giallastra (epatizzazione gialla). Si ha quindi risoluzione: la fibrina viene eliminata e l‘alveolo recupera la sua funzione. Complicazioni della polmonite sono l‘ascesso polmonare, in cui si ha una infiammazione purulenta a causa dell‘elevata virulenza dei microrganismi, e la carnificazione, in cui la fibrina non è stata efficacemente rimossa e i fibroblasti risolvono deponendo connettivo. La difterite è causata dal corynebacterium dyphteriae, che si localizza sulle mucose e sulle ferite superficiali e rilascia una tossina che manda in necrosi i tessuti e passa nel sangue. La tossina inibisce la sintesi proteica, specialmente in cuore, fegato e rene. Nel tessuto leso, spesso tonsille e faringe, si produce infiammazione fibrinosa: si parla di angina difterica, la zona infiammata si presenta intensamente rossa con macchie bianche costituite da fibrina e leucociti (sono dette pseudomembrane, loro rimozione causa sanguinamento), lo strato profondo è necrotico. L‘alterazione della permeabilità è molto grave e l‘edema spesso causa morte precoce per occlusione delle vie aeree. Infiammazione catarrale È propria dei tessuti che elaborano muco, principalmente vie aeree, tubo digerente e uretra. Il muco, prodotto da cellule caliciformi o ghiandole situate nelle mucose o nelle sottomucose, diventa il principale componente dell‘essudato in caso di infiammazione, oltre alle cellule epiteliali sfaldate. Le mucose si presentano arrossate e coperte di essudato vischioso e giallastro, il connettivo è edematoso e pieno di cellule infiammatorieche passano nell‘essudato dando il caratteristico colore giallo. Se il numero di granulociti è rilevante si parla di infiammazione mucopurulenta.L‘aumento della secrezione di muco è dovuto all‘iperemia che fornisce materiale alle cellule ghiandolari. Il muco ha funzione difensiva: intrappola gli agenti flogogeni e, nelle vie aeree, stimola la tosse, permettendo la loro eliminazione. Il muco blocca anche alcuni virus, come quello influenzale, inibendo il contatto con le cellule e neutralizzando gli enzimi che i virus usano per penetrare nella mucosa. Infiammazione purulenta È caratterizzata dalla presenza di pus, un essudato molto ricco di cellule. -Il pus si raccoglie in cavità non preesistenti, formando un ascesso, o in cavità preesistenti, e in questi casi si dà nome all‘infiammazione a seconda della cavità interessata: piotorace (cavità 206 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling pleurica), pioperitoneo,piopericardio, piocele (cavità vaginale del testicolo), pioarto (nella cavità articolare) etc. - Le raccolte di pus in cavità che non comunicano con l‘esterno (o che vi comunicano ma il cui dotto è obliterato dall‘infiammazione, es. la cistifellea) sono dette empiemi; -se l‘infiammazione non resta circoscritta ma si diffonde usando guaine tendinee, borse sierose etc. si parla di flemmone, indice di una immunità insufficiente. L‘infiammazione purulenta è causata quasi sempre da batteri, solitamente ma non esclusivamente dai piogeni (streptococco e stafilococco), ma anche sostanze irritanti possono dare pus. I piogeni dal luogo dell‘infiammazione possono diffondersi ad altri luoghi attraverso il sangue (piemia). Si parla di ascessi metastatici. Il pus è giallo, a volte il suo colore è mascherato dalla presenza di sangue; la densità varia in base alla fase dell‘infiammazione:diminuisce col tempo (diminuisce la quantità di cellule che passano per diapedesi e le cellule morte si fluidificano); il pH è più acido degli altri essudati e, se scende sotto a 6, si ha precipitazione di proteine che arricchiscono la componente solida. La componente solida è data da cellule, microrganismi e fibrina. Le cellule sono granulociti che hanno fagocitato i microrganismi e, non riuscendo ad ucciderli avendo terminato i granuli, sono stati da questi uccisi: appaiono colpiti da fenomeni degenerativi, principalmente degenerazione grassa. Il pus è bonum et laudabile, poiché indice di risposta immune ma ubi pus, ibi evacua, il pus va rimosso poiché potrebbe diventare terreno di coltura per microrganismi, che possono diffondersi nell‘organismo, anche grazie agli enzimi litici rilasciati dai granulociti. La parte liquida del pus, oltre che dagli enzimi, è costituita da acidi nucleici e lipidi delle cellule morte. Nell‘ascessocaldo il pus si raccoglie in una cavità le cui pareti sono formate da globuli bianchi in un reticolo di fibrina:membrana piogena. Questa deve essere eliminata all‘incisione dell‘ascesso altrimenti il pus si riforma dato che i granulociti sono pieni di microrganismi. All‘interno dell‘ascesso spesso ci sono frammenti di tessuto necrotico (cencio necrotico). Fuori dall‘ascesso ci sono segni dell‘infiammazione sempre più attenuati. L‘ascesso freddo, tipico della tubercolosi, è una raccolta di materiale fluido, torbido, con poche cellule, prevalentemente linfociti. Non si tratta di infiammazione purulenta ma di una raccolta di materiale necrotico colliquato dai focolai tubercolari che ne costituiscono le pareti. Esempio tipico sono gli ascessi freddi che si formano nella fascia del muscolo ileopsoas a causa del materiale tubercolare derivante dalle lesioni vertebrali nel morbo di Potto spondilite tubercolare. Il particolare aspetto del pus è dato dal pH<6. Infiammazione emorragica e necrotico-emorragica L‘infiammazione è emorragica se si ha rottura dei vasi o alterazione della permeabilità tale da lasciar passare gli eritrociti. Tipici casi sono dati da infezioni della cute come il carbonchio, il vaiolo, il tifo esantematico; oppure dalla glomerulonefrite acuta: l‘emorragia è dimostrata dalla presenza di eritrociti nelle urine (ematuria). L‘infiammazione è necrotico-emorragica se c‘è presenza di necrosi per azione diretta del flogogeno o per la situazione del circolo ematico. Manifestazioni necrotico-emorragiche possono aversi anche in stati di sensibilizzazione allergica verso antigeni batterici (ipersensibilità ritardata), es. nella reazione tubercolinica Nel carbonchio la necrosi è data dalle tossine. Nel tifo si ha interessamento delle placche di Peyer per infezione da Salmonella: inizialmente c‘è essudazione con reclutamento prevalente di macrofagi, poi inizia la necrosi che dà emorragia per rottura della parete vasale: alla rottura del tessuto morto superficiale (escara) si ha sanguinamento (enterorragia) anche a distanza di anni. Infiammazione allergica 207 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling È un processo infiammatorio che caratterizza l‘ipersensibilità immediata. Inizialmente si ha aumento della permeabilità capillare e essudazione a causa della liberazione di istamina, in seguito si ha diapedesi degli eosinofili, che sono segno patognomonico di infiammazione allergica. Un caso tipico è la rinite da ipersensibilizzazione verso il polline, in cui il processo evolve poi verso l‘infiammazione catarrale. RIPERCUSSIONI SISTEMICHE DELL‘INFIAMMAZIONE L‘infiammazione consiste generalmente di fenomeni difensivi locali in un tessuto oggetto di danno, tuttavia è spesso accompagnata da fenomeni sistemici, in proporzione all‘entità dell‘infiammazione stessa: febbre, aumenta la sintesi di ormoni quali ACTH e cortisolo, aumentano nel sangue le proteine di fase acuta (PFA) e i leucociti, soprattutto neutrofili (leucocitosi con neutrofilia) indotti da citochine come GM-CSF. Queste risposte si hanno in seguito alla liberazione di citochine infiammatorie che sul SNC inducono febbre, alterazioni comportamentali e attivano l‘asse ipotalamo-ipofisi-surrene, e agiscono anche sul fegato e sul midollo osseo. Una modificazione ematologica presente nei processi flogistici è l‘aumento della velocità di sedimentazione degli eritrociti (VES). Normalmente gli eritrociti hanno carica complessiva di superficie negativa: durante un‘infiammazione questa carica cambia esono favoriti processi di aggregazione. Il fenomeno è probabilmente dovuto a un aumento di glicoproteine acide nel plasma. La VES aumenta anche in caso di malattie autoimmuni a causa della deposizione sulla membrana di complessi antigene-anticorpo. Proteine di fase acuta Sono prodotte dal fegato, la loro presenza è sintomo di un processo flogistico. Le principali sono la proteina C reattiva, il precursore sierico dell’amiloide, l’α2-macroglobulina, l’aptoglobina (elimina l‘emoglobina dal circolo), il fibrinogeno, (amplifica la componente trombotica dell‘infiammazione), C4BP (proteina legante il C4), l’α-glicoproteina acida (ha effetti antiedemigeni), l’ α1-antichimotripsina, la proteina legante il mannosio, la siero amiloide A e la siero amiloide P. Aumenta anche l‘α-antitripsina, che riduce i meccanismi di danno tissutale. In concomitanza dell‘aumento di PFA si ha diminuzione di albumina e dei livelli di ferro: l‘ipoferremia è utile perché il ferro è un fattore importante per la replicazione batterica, in questo modo si limita loro la disponibilità di questo elemento. Le PFA sono sintetizzate in risposta a citochine infiammatorie IL-1, TNF, IL-6, che sono coinvolte anche nell‘induzione della febbre e nella stimolazione di adesività da parte dell‘endotelio. La stimolazione dell‘epatocita con le citochine infiammatorie attiva il fattore trascrizionale NF-IL6, che induce sintesi delle PFA, e contemporaneamente riduce i livelli di C/EBP, il fattore di trascrizione dell‘albumina.Le PFA sono sintetizzate nel reticolo endoplasmatico rugoso, ma passano anche in quello liscio, nel Golgi e vengono secrete mediante vescicole: è un processo lungo e regolato, occorrono infiatti 24-48 ore dall‘inizio del processo infiammatorio perché i livelli plasmatici delle PFA aumentino. La proteina C reattiva (la concentrazione ematica aumenta da 0,2mg/ml a 10mg/ml), l‘amiloidesierica A e la proteina legante il mannosiosi fissano sulla superficie dei batteri favorendo l‘attivazione del complemento legandosi anche a C1q, primo componente della via classica. Funzionano inoltre da opsonine e facilitano riconoscimento e fagocitosi da parte dei fagociti sia dei batteri, sia delle cellule dell‘ospite morte. Le amiloidi sono inoltre componenti delle matrici extracellulare e hanno un ruolo nel riparo e rimodellamento tissutale. Leucocitosi 208 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling L‘infiammazione si associa ad aumento dei globuli bianchi circolanti: sono essi infatti i principali effettori dell‘immunità. I globuli bianchi aumentano con due meccanismi: le chemochine reclutano nel midollo il pool di leucociti pronti all‘esportazione; le citochine IL-1, IL-6 e TNF inducono aumento della produzione di fattori di crescita: IL-6 è esso stesso fattore di crescita per piastrine, GM-CSF stimola i precursori mieloidi, IL-5 gli eosinofili. I leucociti aumentano a seconda dell‘origine dell‘infiammazione, così valutando la natura della leucocitosi si può diagnosticare la causa della flogosi: malattie batteriche sono associate a un aumento di neutrofili, malattie virali sono associate ad aumento dei linfociti, malattie allergiche o da elminti sono associate ad aumento degli eosinofili. Infiammazione sistemica e shock settico Ci sono circostanze in cui l‘infiammazione è sistemica, ovvero gli induttori della risposta infiammatoria sono in circolo e attivano tutte le cellule macrofagiche e endoteliali. Si parla di sindrome infiammatoria sistemica (SIRS): è innescata da presenza in circolo di microbi e loro prodotti o da fattori di degradazione tissutale presenti ad esempio in grandi traumi o ustioni. La SIRS non è quindi necessariamente associata a infezione microbica, mentre la sepsi sì. La manifestazione più grave della sepsi è lo shock settico: i prodotti batterici (es. LPS) attivano i fagociti, che producono citochine infiammatorie, responsabili del quadro clinico. IL-1 e TNF agiscono sull‘endotelio attivando programmi proinfiammatori e protrombotici: si ha ipercoagulabilità con la comparsa di coagulazione intravascolare disseminata (CID). L‘attivazione endoteliale inoltre causa alterazioni del microcircolo provocando ipotensione, caratteristica principale dello shock. Le citochine agiscono inoltre anche su determinati organi: sul cuore diminuiscono la contrattilità dando problemi di pressione sanguigna e di perfusione; col coinvolgimento del renesi aggrava lo shock; nel fegatol‘aumentata sintesi di fibrinogeno aggrava l‘ipercoagulabilità. Gli inibitori delle citochine (es. IL-1ra) non danno buoni risultati nella terapia dello shock settico, forse perché al momento della diagnosi è già stata prodotta una ingente quantità di citochine che hanno già iniziato ad agire sugli organi. Risultati migliori sono stati ottenuto con la proteina C attivata (da non confondersi con la proteina C reattiva), un anticoagulante. EVOLUZIONE DEI FOCOLAI FLOGISTICI L‘evoluzione di un processo infiammatorio è diversa a seconda delle cause e della gravità. La forma di evoluzione più grave è la necrosi. Il materiale necrotico viene fagocitato dai macrofagi e sostituito con tessuto fibroso. Può però accadere che, se l‘area è estesa e le idrolasi sono attive nel tessuto, il materiale necrotico colliqua e si apre una strada verso l‘esterno, aiutata dagli agenti patogeni, specialmente se batteri: si parla di fistola. Un‘evoluzione più favorevole è la guarigione: l‘agente patogeno viene eliminato, i detriti vengono rimossi dai fagociti e l‘essudato viene riassorbito. La possibilità di guarigione completa dipende dalla sede e dall‘estensione del processo: in alcune situazioni le cellule perse, ad es. le perenni, non vengono sostituite e si ha deposizione di connettivo, con compromissione funzionale; altre volte si ha maturazione di nuovi elementi da parte di cellule staminali. La risoluzione dell‘infiammazione avviene sia per meccanismi passivi, quali apoptosi delle cellule infiammatorie e catabolismo dei mediatori infiammatori, sia per meccanismi attivi:vi sono sostanze che bloccano alcuni eventi prodotti dai mediatori dell‘infiammazione: sono indicate col nome generico di antiflammine. Le principali sono le lipocortine, proteine che inibiscono la fosfolipasi A2 impedendo la formazione di PAF su granulociti, macrofagi e cellule endoteliali; inibiscono la chemiotassi e l‘adesione leucocitaria. Ulteriori sostanze derivano dall‘acido arachidonico come le lipossine, che inibiscono il 209 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling reclutamento dei granulociti, richiamano macrofagi non infiammatori e riducono la permeabilità vascolare. Altri mediatori anti-infiammatori lipidici sono le resolvine e le protectine. L‘aspirina è un farmaco che inibisce la produzione di prostaglandine e stimola sintesi di lipossine, resolvine e protectine. Una possibilità intermedia di evoluzione è la cronicizzazione, a cui si giunge se le cause flogogene permangono a lungo o non vengono eliminate. INFIAMMAZIONE CRONICA Le infiammazioni croniche si distinguono dalle acute per la prevalenza dei fenomeni cellulari sui vascolari. Sono definite dalla persistenza di una risposta infiammatoria per un periodo di tempo protratto (mesi-anni) e dal concomitante persistere di meccanismi di danno e riparo tissutale. L‘infiammazione può essere cronica dall‘inizio o lo può diventare a seguito di evoluzione di una forma acuta: questi due tipi di flogosi cronica sono diverse tra loro, perché le infiammazioni acute cronicizzate mantengono alcune caratteristiche proprie del processo acuto, ad esempio l‘essudazione. La risposta cronica è determinata dalla persistenza o mancata eradicazione dell‘agente lesivo, conpersistenza di attivazione di processi reattivi che causano danno cellulare e che attivano meccanismi riparativi. La non efficace rimozione dell‘agente lesivo può esser dovuta a condizioni locali, come la persistenza di materiale necrotico o purulento; condizioni dell‘ospite, come difetti immunologici (es. deficit di complemento o di radicali dell‘ossigeno nella malattia granulomatosa cronica); proprietà del patogeno, che lo proteggono dalle azioni dei fagociti, ad es. nel caso di corpi estranei non degradabili o esposizione continua a sostanze chimiche tossiche esogene o endogene. Nel passaggio da processo acuto a cronico si ha diminuzione dei fenomeni vascolari e della componente cellulare nell‘essudato. I granulociti vengono sempre più sostituiti da macrofagi, linfociti e plasmacellule, che si dispongono a manicotto intorno ai vasi del tessuto interessato formando piccoli focolai, gli infiltrati o manicotti parvicellulari. La sostituzione dei granulociti con questi altri tipi cellulari indica che da una fase di emergenza dominata dalla fagocitosi si è passati a una fase di risposta immune specifica. Si assiste inoltre alla proliferazione di piccoli vasi (angiogenesi) e a una reazione di rimodellamento e riparo tissutale da parte dei fibroblasti, che progressivamente sostituisce il parenchima con connettivo (fibrosi). Le forme di infiammazione cronica che esordiscono già come tali hanno evoluzione insidiosa, con fase acuta spesso inapparente o paucisintomatica. Queste forme primariamente croniche sono dovute a patologie autoimmuni in cui vengono danneggiati tessuti che esprimono autoantigene (ipersensibilità di tipo II) o in cui si depositano immunocomplessi(ipersensibilità di tipo III); oppure ad agenti infettivi poco tossici ma molto resistenti che inducono risposta cellulo-mediata (ipersensibilità di tipo IV). Le citochine principali sono INF-γ prodotto dai linfociti T e TNF prodotto dai macrofagi. Entrambe potenziano i macrofagi. TNF è il principale responsabile del danno tissutale. L‘infiammazione cronica provoca progressiva obliterazione dei vasi: si hanno disturbi di perfusione che causano degenerazioni. Esempio: nella gastrite cronica si ha atrofia della mucosa gastrica con achilia (assenza di HCl), che porta a malassorbimento di ferro, manca inoltre la produzione di fattore intrinseco con incapacità di assorbire la vitamina B12 e conseguente anemia. L‘infiammazione cronica ha due aspetti: diffuso (o interstiziale) e granulomatoso. L’infiammazione cronica diffusa ha aspetti generici, simili da un caso all‘altro. I macrofagi non sono abbondanti, ci sono infiltrazioni di linfociti e plasmacellule e proliferazione di fibroblasti. 210 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Esempi tipici sono le malattie autoimmuni. È detta interstizialeperché interessa il connettivo di organi parenchimatosi: si ha ad es. epatite interstiziale (si forma connettivo in eccesso che manda in atrofia gli epatociti), nefrite interstiziale (infiammazione con processi regressivi dei tubuli renali). Le infiammazioni interstiziali hanno per esito la sclerosi, con retrazione cicatriziale che strozza le cellule epiteliali compromettendone la nutrizione. L’infiammazione granulomatosa è caratterizzata dalla presenza di granulomi, formazioni circoscritte con esuberante reazione cellulare e presenza di macrofagi, linfociti e plasmacellule. I granulomi hanno aspetti variabili in base ai vari casi, ma hanno caratteristiche comuni: Fenomeni vascolari fugaci: sono presenti inizialmente, ma sono subito sopraffatti dai fenomeni produttivi. La diapedesi dei granulociti è quasi assente (ad eccezione degli eosinofili nel caso di allergie o parassiti). Prevalenza dei fenomeni produttivi: nella zona accorrono linfociti, plasmacellule e macrofagi. I macrofagi in gran numero fanno assumere al tessuto aspetto parenchimatoso, si ammassano l‘uno sull‘altro appiattendosi e diventando cellule epitelioidi, che comprimono i capillari ostacolando il passaggio del sangue. Le parti centrali del granuloma sono quindi malnutrite e vanno incontro a degenerazioni o necrosi. I macrofagi hanno vivace attività fagocitaria e contengono spesso microbi o materiali fagocitati ma non digeriti. Presenza di cellule derivate dai macrofagi: vi sono cellule peculiari di determinati granulomi, ma alcuni tipi cellulari sono comuni in tutti i granulomi, ad es. le cellule giganti polinucleate, derivate dalla fusione di più cellule epitelioidi. Nel granuloma tubercolare prendono il nome di cellule di Langhans. Partecipazione dei processi immunitari, dimostrata dalla presenza di linfociti e plasmacellule e dalle prove sierologiche. Evoluzione verso la necrosi, per lo più coagulativa o caseosa nel granuloma tubercolare o colliquativa nel sifilitico. Guarigione con sclerosi e formazione di cicatrici. Si ha infiammazione granulomatosa in due casi. In presenza di materiale corpuscolato inerte ma non digeribile dai macrofagi o tossico si forma il granuloma non immunologico, in cui al centro c‘è il corpo estraneo circondato da macrofagi, che si organizzano in cellule giganti multinucleate, e all‘esterno una capsula fibrosa. I linfociti sono assenti. In presenza di agenti non degradabili ma con funzione antigenica (es. microbi fagocitati ma non digeribili) si forma un granuloma immunologico, caratterizzato da un importante infiltrato linfocitario oltre che macrofagico. I macrofagi reclutano e attivano linfociti T helper specifici per l‘antigene, che a loro volta attivano ulteriormente i macrofagi per eradicare l‘agente infettivo. All‘esterno c‘è una capsula fibrosa, ilcentro va frequentemente in necrosi. MEDIATORI CELLULARI E MOLECOLARI L’infiltrato macrofagico I macrofagi sono i principali attori dell‘infiammazione cronica. Nel corso dell‘infiammazione vengono reclutati in 24-48 ore da mediatori locali quali chemochine CC e, in misura minore, IL-1 e TNF. Alcuni si trovano già quiescenti nel tessuto, ma la maggior parte deriva dal differenziamento 211 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling di monociti circolanti. I fattori infiammatori e il legame dei PRR con i ligandi attivano il macrofago che secerne citochine infiammatorie, chemochine e fattori per il rimodellamento tissutale. In seguitosecernono citochine anti-infiammatorie e molecole per angiogenesi e fibrosi. Linfociti T e polarizzazione delle risposte Nel granuloma immunologico si ha risposta immune specifica. Il tipo di patogeno (e in parte la predisposizione genetica dell‘ospite) determina quale tipo di linfociti infiltreranno il tessuto, Th1 o Th2, che produrranno citochine differenti polarizzando la risposta. Risposta polarizzata di tipo 1. I Th1 sono presenti in risposte contro patogeni intracellulari. Su stimolazione dell‘antigene e dei macrofagi secernono INF-γ, che interagisce con un recettore (INFγR) formato da catene che dimerizzano a seguito del legame col ligando e reclutano le tirosin chinasi JAK1 e 2 che attivano STAT1.STAT1 dimerizza, migra nel nucleo e attiva geni che contengono sequenze dette IRS(IFN Response Sequences). IFN-γ provoca : -l‘attivazione classica dei macrofagi:viene potenziatal‘espressione di recettori per opsonine, MHCII, molecole costimolatorie, e vengono potenziate le proprietà battericide, trascrivendo i geni per NADPH ossidasi, NO sintasi. Vengono secrete inoltre chemochine CC per reclutare ulteriori macrofagi e CXCL (9,10 e 11)per reclutare ulteriori Th1. L‘attivazione classica potenzia le attività infiammatorie e citotossiche del macrofago per l‘eliminazione di patogeni intracellulari -aumenta l‘autofagia e riduce l‘attivazione dell‘inflammosoma(viene somministrato nelle patologie come psoriasi,lupus,herpes,epatiti). Risposta polarizzata di tipo 2. I Th2 sono presenti in risposte allergiche o contro patogeni extracellulari. I Th2 secernono IL-4, 5 e 13. IL-4 e 13 dopo legame col recettore attivano JAK1 e 3, che fosforilano STAT6, che fa trascrivere geni responsabili dell‘ulteriore attivazione dei Th2, dell‘inibizione del‘attivazione dei Th1 e dello switch immunoglobulinico verso le IgE. IL-4 e 13 sui macrofagi determinano attivazione alternativa: è indotta la secrezione di molecole antiinfiammatorie come IL1-ra, IL-1RII e IL-10 ed è potenziata la fagocitosi, sono inibite le proprietà microbicide ed è stimolata la sintesi di molecole che favoriscono proliferazione cellulare e deposizione di collagene. Ciò serve ad isolare l‘agente infiammatorio in una precisa zona e a favorire l‘eliminazione di detriti e la riparazione delle zone circostanti. Sono inoltre secrete chemochine CCL che reclutano ulteriori Th2. Alcune CCL, assieme a IL-5 dei Th2, reclutano anche gli eosinofili. Gli eosinofili hanno granuli che contengono perossidasi, proteina basica maggiore, proteina cationica e altre sostanze citotossiche in grado di eliminare i patogeni extracellulari, come gi elminti. In caso di infiammazione allergica però questa risposta è inappropriata e determina danno tissutale, seguito dalla riparazione con fibrosi. GRANULOMI Granulomi da agenti non viventi Sostanze estranee all‘organismo che penetrano nei tessuto provocano granulomi da corpo estraneo. I corpi estranei possono essere schegge di legno, proiettili, spine, materiali silicei, fibre tessili, punti di sutura etc. il granuloma da corpo estraneo è costituito dal corpo estraneo centralmente, circondato da cellule epitelioidi e giganti plurinucleate allungate o rotondeggiante, numerosi sono i linfociti, le plasmacellule e i fibroblasti. I fenomeni necrotici sono quasi nulli. I macrofagi vengono attirati dai materiali estranei; l‘indigeribilità e la non solubilizzazione del corpo estraneo sono causa della cronicità. Il granuloma ha scarsa tendenza alla riparazione, ma guarisce spontaneamente se il corpo estraneo viene asportato. I granulomi da agenti non viventi sono spesso dovuti a sostanze chimiche, ad esempio l‘elaioma o granuloma da olio, causato dall‘iniezione di materiali oleosi, come alcuni 212 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling medicamenti. Il paraffinoma è un granuloma un tempo frequente che si ha a seguito di iniezione di paraffina in interventi di chirurgia estetica alla mammella. Oggi la paraffina è stata sostituita dal silicone, che dà raramente granulomi. Uno dei granulomi più importante è il granuloma da silice tipico della silicosi, una malattia professionale. Il granuloma da silice nel sottocute è analogo agli altri granulomi da corpo estraneo, mentre il granuloma polmonare ha aspetti particolari. La silicosi è una patologia tipica di chi lavora a contatto con polveri (minatori, scavatori, operai che lavorano vetro o acciaio ecc.). Solo la silice in forma cristallina produce granulomi. Il granuloma ha inizio col giungere dei macrofagi, reclutati da altri macrofagi per primi venuti a contatto con la silice. Le particelle vengono fagocitate ma sono indigeribili: si riversa fosfatasi acida nel citoplasma e il macrofago va in necrosi. Inizia un processo flogistico vascolo-essudativo, seguito da fenomeni produttivi e dall‘elevata attività fibroblastica che provoca intensa fibrosi per produzionedi abbondanti fibre del connettivo (feltro fibroialino). Le cellule dei vasi sono colpiti da degenerazione ialina e vasculiti. I granulomi tendono a confluire formando estese lesioni. Oltre che con la forma granulomatosa propriamente detta, la silicosi può manifestarsi in forma nodulare (prevale la fibrosi); anodulare o interstiziale diffusa (senza granulomi definiti, ma con fibrosi diffusa attorno a vasi e bronchioli) che degenera in silicosi massiva primitiva, quando interessa interi lobi polmonari; silico-tubercolosi, associata alla tubercolosi, favorita dalla riduzione dell‘attività macrofagica per ingestione di particelle di silice. Altri granulomi da inalazione di polveri sono la pneumoconiosi da carbonato di calcio, le silicosi nera e rossa, da limatura di ferro e ematite rispettivamente il granuloma da asbesto. Quest‘ultimo è tipico dell‘inalazione di amianto (silicato di magnesio). L‘amianto è inalato in forma di cristalli aghiformi che si depositano nei bronchioli provocando una infiammazione con forte componente essudativa e neutrofilica. Successivamente prevalgono macrofagi e linfociti, che formano il granuloma. Le fibre di asbesto vengono circondati da strutture proteiche ricche di Sali di calcio e prendono il nome di corpuscoli dell‘amianto, ritrovabili anche nell‘escreato. I corpuscoli sono di grandi dimensioni e vengono fagocitati con fatica, provocando danni al macrofago che va in necrosi e rilascia enzimi idrolitici lisosomiali, causando necrosi colliquativa neltessuto. Granulomi da agenti viventi: Granulomi da macroparassiti I macroparassiti più frequenti sono la tenia solium, l‘echinococco, le filarie e gli schistosomi. La tenia penetra nell‘organismo per ingestione di alimenti contaminati da feci contenenti le uova. L‘uovo si schiude nel tenue e libera la larva che attraverso le vene intestinali raggiunge organi quali sottocute, encefalo, muscolo o fegato, e lì parte la risposta infiammatoria cronica, in questo caso chiamata cisticerco. La risposta infiammatoria è blanda ma si accentua se la tenia muore e si arriva alla calcificazione del cisticerco. Abbondanti sono gli eosinofili. L‘echinococco provoca cisti idatidee in fegato, polmone, cervello e ossa a seguito dell‘infestazione causata dall‘ingestione di feci di cane, l‘ospite più comune. Il granuloma ha all‘interno il verme, a livello intermedio una membrana elaborata dal verme e esternamente un infiltrato infiammatorio di cellule giganti, eosinofili e fibroblasti. Le filarie sono trasmesse attraverso le punture di zanzara e si stabiliscono nei tessuti linfatici. Si forma un granuloma con abbondanti cellule giganti e eosinofili. Il granuloma evolve in sclerosi con obliterazione dei vasi linfatici e linfedema a monte dell‘infiammazione (elefantiasi). Gli schistosomi possono localizzarsi nell‘intestino crasso, nella vescica urinaria e nel fegato. Granulomi da protozoi 213 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling I principali sono le leishmanie e il toxoplasma. Le leishmanie vengono fagocitate da macrofagi che non sono capaci di digerirle. Si ha spesso splenomegalia e epatomegalia. La forma di granuloma più comune è dovuta all‘inoculazione della leishmania da parte dei flebotomi: si forma una papula duraspesso ulcerata e microscopicamente sono presenti infiltrati di linfociti, plasmacellule e macrofagi. Il toxoplasma si localizza in sistema nervoso centrale, occhio, polmone e miocardio. Provoca reazione infiammatoria diffusa. Granulomi micetici (micetomi) I principali sono causati da actinomiceti. Le actinomicosi sono frequenti in prossimità della bocca, nelle ossa mascellari o in regione faringea o cervicale, per infezione a causa dell‘introduzione in bocca di oggetti contaminati. Il granuloma actinomicotico tende alla suppurazione e all‘ulcerazione, con fuoriuscita di abbondante pus contenente le ife del fungo. La lesione è costituita al centro dalla colonia del micete circondata da un essudato purulento di neutrofili degenerati ed esternamente un infiltrato di macrofagi, linfociti, plasmacellule e fibroblasti. Granulomi batterici: granuloma tubercolare: La tubercolosi è una malattia infettiva causata dal Mycobacterium tuberculosis, batterio acido e alcol-resistente. L‘infezione può essere acuta o cronica: il quadro cronicoè il più comune e si manifesta con granulomi detti tubercolipresenti prevalentemente nel polmone ma anche in altri organi. Il tubercolo ha una struttura caratteristica: centralmente ha una zona in necrosi coagulativa (detta necrosi caseosa per il suo aspetto giallino e la consistenza friabile) costituita da fibrina, micobatteri, lipidi e cellule morte con degenerazione grassa; esternamente alla zona necrotica c‘è uno strato di cellule epitelioidi e cellule giganti polinucleate (qui dette cellule di Langerhans, patognomoniche per la tubercolosi) piene di microrganismi. Le cellule di Langerhans si differenziano dalle cellule giganti degli altri granulomi per i loro nuclei disposti a ferro di cavallo. Esternamente alle cellule epitelioidi c‘è un infiltrato di plasmacellule e abbondanti linfociti. Esternamente all‘infiltrato c‘è una zona di intensa attività di fibroblasti secernenti collagene. La zona più interna del granuloma non è irrorata a causa dell‘interruzione dei vasi allo strato delle cellule epitelioidi dovuta sia alla strozzatura da parte delle cellule epitelioidi stesse e sia alle tossine del micobatterio che uccidono le cellule endoteliali. Non è rara la trombosi.L‘aspetto del tubercolo può variare tra i vari casi e in base all‘organo colpito ad es. con prevalenza della componente linfoide sulla macrofagica etc. Il micobatterio ha un particolare tropismo per il polmone. La risposta all‘infezione inizia con un‘infiammazione acuta con essudato e accumulo di neutrofili che iniziano a fagocitare i batteri; poche ore dopo giungono i macrofagimentre il numero di granulociti diminuisce. I macrofagi fagocitano i micobatteri e si trasformano in cellule epitelioidi che non sono più in grado di fagocitare ma contengono i batteri precedentemente ingeriti, che sopravvivono nei fagosomi riuscendo anche a riprodursi. Il batterio ha questa capacità grazie alle cere che proteggono la sua membrana dall‘azione degli enzimi lisosomiali; c‘è inoltre una teoria che sostiene che il micobatterio sia in grado di impedire la fusione dei fagosomi con i lisosomi: gli enzimi si riverserebbero nel citoplasma innescando la trasformazione del macrofago a cellula epitelioide. Dalle cellule epitelioidi derivano le cellule giganti per fusione di più cellule oppure per divisione del nucleo senza divisione del citoplasma. La prima ipotesi è la più probabile e la più supportata da evidenze sperimentali. 214 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Le ipotesi sulle cause della necrosi sono tre: Azione tossica dei microrganismi: i batteri producono tossine, che agiscono però solo in elevata concentrazione: i macrofagi resistono alle tossine a basse dosi, è perciò necessario un gran numero di germi per dare effetti tossici. I batteri inoltre sottraggono alle altre cellule i materiali necessari alla loro nutrizione Ipossia e ischemia data dalla compressione dei vasi da parte delle cellule epitelioidi, dalla stasi ematica e dalla trombosi. Sensibilizzazione allergica: animali sensibilizzati rispondono con necrosi emorragica all‘iniezione del batterio. È pertanto plausibile che avvenga un evento simile nel granuloma, mediato da linfociti e TNF. I tubercoli sono generalmente numerosi e disseminati nell‘organo (tubercoli miliari, a causa dell‘aspetto biancastro dei granulomi). La diffusione è dovuta alla scarsa efficace della risposta immune: senza antibiotico si esita quasi certamente in morte. In caso di risposta difensiva l‘infezione cronicizza e ha diverse possibili evoluzioni: la più semplice è la fusione di più tubercoli che formano un nodulo, che può poi confluire con altri noduli. Le masse necrotiche vanno incontro a fluidificazione (passaggio da necrosi coagulativa a colliquativa) per azione delle idrolasi delle cellule epitelioidi. Il materiale fluidificato esce dai noduli e si fa strada in altri distretti: al suo posto resta una caverna circondata da tubercoli, la cui estensione aumenta col progredire della necrosi. L‘evoluzione cavitaria è tipica del polmone ma è frequente anche nel rene.Il materiale fluido che si riversa all‘esterno si raccoglie in cavità neoformate formando ascessi freddi, con pochi fenomeni vascolo-essudativi. La via percorsa dal materiale è costellata di tubercoli. Con questo meccanismo il batterio si diffonde all‘interno dell‘organismo e, tramite l‘escreato, nell‘ambiente esterno. L‘evoluzione cavitaria è detta tisi e si può avere anche in altre patologie quali la sifilide e alcune neoplasie. Un‘altra evoluzione è la guarigione, che si ha mediante fibrosi. Minore è l‘estensione della lesione e più è facile che guarisca: le grosse caverne sono difficili da riempire col tessuto fibroso. Un metodo usato per facilitare questo processo è lo pneumotorace, l‘immissione di aria nella cavità pleurica, che fa ridurre il volume del polmone facendo avvicinare le pareti delle caverne. Se non si ricorre a questo metodo la fibrosi si produce sulle pareti della caverna irrigidendole. Sono stati descritti casi di detersione, in cui le lesioni tubercolariscompaiono e vengono sostituite da epitelio bronchiale. Capita spesso, inoltre, che le lesioni calcifichino, indicando il superamento dell‘attività. L‘ultima evoluzione è la quiescenza: il granuloma viene isolato dal tessuto circostante da una capsula fibrosa che impedisce la diffusione del batterio. Il germe resta però vivo e pronto a manifestarsi in caso di indebolimento del sistema immune. Granuloma luetico La sifilide è una malattia infettiva causata dal Treponema pallidum. La malattia segue tre stadi: sifiloma primario iniziale, generalizzazione con interessamento di più organi, cronicizzazione. Il primo stadio inizia con la comparsa del sifiloma nel luogo d‘ingresso del microrganismo, solitamente mucosa dei genitali esterni, della regione anale o della bocca, data la natura venerea del contagio. La lesione si manifesta tre settimane dopo il contagio come una tumefazione dura, indolente, spesso ulcerata. C‘è edema infiammatorio con forte componente vascolare, i vasi sono 215 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling circondati da un infiltrato linfocitario (perivascolite) che spesso penetra nel lume occludendolo (endovascolite obliterante). L‘infiltrato abbonda anche fuori dai vasi. L‘ulcerazione è dovuta all‘azione dei microbi e al disturbo nutritizio data dalla stasi e dall‘obliterazione dei vasi. Con la comparsa del sifiloma si verifica anche la tumefazione dei linfonodi satelliti (gli inguinali in caso di lesioni ai genitali), che si presentano duri e indolenti, al loro interno proliferano plasmacellule e cellule endoteliali. Le lesioni primarie guariscono spontaneamente con cicatrici, i linfonodi vanno in sclerosi. Dopo 5-6 settimane dalla comparsa del sifiloma iniziale, quando questo è ormai guarito, inizia il periodo secondario con lesioni polimorfiche: si hanno bolle, pustole, vescicole, roseole (eritemi puntiformi: vasodilatazioni con infiltrazioni parvicellulari nel derma), papule (rilevatezze rotonde ipercheratosiche, a volte umide, formate da connettivo edematoso ricco di plasmacellule), placche mucose (confluenza di più papule). Nelle lesioni secondarie si riscontrano treponemi che in caso di ulcerazione possono diffondere all‘esterno. Sono presenti fenomeni sistemici quali febbre e disfunzioni organiche. Le lesioni secondarie guariscono senza lasciar tracce. Il terzo stadio è caratterizzato da granulomi detti gomme, pieni di liquido bianco e vischioso, ovvero tessuto in necrosi colliquativa. Le gomme compaiono in quasi tutti gli organi, le dimensioni variano dal microscopico fino ad occupare un intero lobo polmonare. La parte centrale della gomma è occupata dal tessuto necrotico, circondato da un infiltrato di plasmacellule, linfociti e cellule epitelioidi e giganti. Il connettivo è edematoso, i vasi sono spesso preda di vasculiti che finiscono per obliterarli. La necrosi dipende dalla compromissione dei vasi, ma non sono esclusi fattori tossici, la colliquazione è dovuta alla ricchezza di liquido che favorisce processi idrolitici. La gomma può svuotarsi all‘esterno mediante una fistola e/o andare in fibrosi: in questo caso c‘è compromissione dell‘organo interessato. Il terzo stadio oltre che con le gomme si manifesta anche con infiammazioni interstiziali diffuse con vascoliti e manicotti perivascolari, che portano a ampie sclerosi. Esempi sono la sclerosi dell‘aorta o del tessuto nervoso di cervello e midollo spinale con necrosi e demielinizzazione. Granuloma della lebbra (leproma) La lebbra è causata dal Mycobacterium leprae o batterio di Hansen. Si manifesta in due forme: lepromatosa e tubercoloide. La lebbra lepromatosa è caratterizzata da granulomi (lepromi) su volto (facies leonina), mani, piedi e organi interni. I granulomi portano necrosi responsabile delle mutilazione delle parti distali. Il lepromacontiene plasmacellule, linfociti e abbondanti macrofagi con aspetto di cellule epitelioidi con citoplasma schiumoso, piene di microbi non digeriti nei fagosomi (cellule leprose). La necrosi centrale è scarsa o assente. Le lesioni vanno incontro a sclerosi che strozza i vasi, determinando la necrosi delle parti distali. La lebbra tubercoloide o maculo-anestetica è caratterizzata da macchie pigmentate lungo il decorso dei nervi, associate ad alterazioni della sensibilità. Le lesioni sono di tipo diffuso, nonproprio granulomatoso, con linfociti, plasmacellule, cellule epitelioidi e giganti, solitamente sono prive di microbi. Le due diverse forme dipendono forse dalla resistenza immunitaria dei soggetti. Granulomi con eziologia incerta La sarcoidosi (malattia di Besnier-Boeck-Schaumann) è una malattia cronica ed evolutiva ad eziologia sconosciuta. Sono state fatte alcune ipotesi, ad es. che sia una forma di tubercolosi, ma non si riesce a mettere in evidenza il batterio, oppure che abbia origine micotica, allergica o da altri microrganismi, ma nessuna di queste teorie è supportata da dati attendibili. La malattia colpisce vari organi: cute, polmone, ossa, linfonodi, fegato, iride, corpo ciliare, parotide etc. È caratterizzata da 216 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling un granuloma ricco di cellule giganti e povero di linfociti, la necrosi è rara e al suo posto c‘è una sostanza ialina eosinofila. Le cellule giganti contengono ―corpi asteroidi‖, strutture a forma di stella marina a composizione chimica ignota, ritrovabili anche in alcuni granulomi da corpo estraneo. Le cellule giganti possono contenere anche corpi di Schaumann, formazioni tondeggianti ricche di calcio, proteine e acidi nucleici tipiche anche della lebbra e del lupus tubercolare. RIPARAZIONE (j-P) La riparazione di un tessuto è un processo importante quanto complesso che coinvolge diverse cellule (sia residenti che infiltranti) le quali devono comunicare non solo tra di loro ma anche con l‘ECM (che rappresenta molto più di un semplice sostegno). Perché ciò avvenga correttamente devono essere impiegate un gran numero di citochine, chemochine e molecole di adesione, nonché dei molti fattori della coagulazione e dell‘infiammazione. Il grande numero di fattori in gioco ci fa capire come il processo ripartivo sia finemente regolato e modulato in modo che la risposta sia proporzionale al danno: tessuto esposto ad un‘agente lesivo di blanda entità si avrà una semplice risposta infiammatoria essudativa con propria risoluzione. intervento di un‘agente eziologico aggressivo può esserci una perdita di tessuto (necrosi o apoptosi) che spinge l‘organismo a mettere in atto due meccanismi principali: rigenerazione( ripristino delle cellule funzionali del tessuto) e reintegrazione (riparo tramite deposito di connettivo). La capacità di un tessuto di riacquistare la sua funzionalità originale (restituzio ad integrum) dipende dal rapporto tra rigenerazione e reintegrazione a sua volta definito dalle caratteristiche del tessuto e dal grado della lesione. Appare quindi come i processi riparativi siano diversi a seconda del tipo di tessuto anche se è possibile individuare degli eventi che sono sempre presenti perchè dovuti a popolazioni cellulari migranti od ubiquitarie come fibroblasti,cellule endoteliali, linfociti,leucociti e piastrine.Comunque in generale danni molto estesi con interessamento dello stroma non sono riparabili per rigenerazione neanche nei tessuti con elevato grado di reintegrazione e si va in contro a fibrosi. Gli eventi che si susseguono possono essere raccolti nel seguente schema: lesionecoagulazione infiammazione risposta immunitaria neoangiogenesi rigenerazione o reintegrazione nb di particolare importanza è lo step dell‘angiogenesi perché consente l‘accesso a cellule e fattori trofici al sito di riparo! RIPARAZIONE DERMO-EPIDERMICA È un‘evento particolarmente comune e paradigmatico anche per altri tipi di rigenerazione che si compone di diversi processi di diversa durata e ben coordinati tra loro. -Se la ferita è a lembi giustapposti e non vi è presenza di infezione o di altri fattori che ostacolano il processo di riparo la guarigione della ferita avviene per cosidetta prima intenzione: 217 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling 1. entro pochi minuti si attiva la cascata della coagulazione con conseguente formazione del coagulo di fibrina e fibronectina che nella parte più esterna si disidrata divenendo escara(→previene infezioni)nella parte inferiore fa da collante e da chemioattrente. 2. inizia la risposta infiammatoria e l‘attivazione dei cheratinociti(cellula dermica principale presente in tutti gli strati della cute)i quali acquisiscono le capacità fagocitaria e migratoria che gli permettono di spostarsi attraverso la fibrina del coagulo 3. entro 24-48 ore i cheratinociti hanno riepitelizzato completamente l‘area e i leucocitiincominciano a digerire il coagulo di fibrina(proteasi,ROS e enzimi litici) 4. al terzo giorno l‘ambiante ipossico del coagulo spinge i linfociti a rilasciare fattori che promuovono la neo angiogenesi.ci troviamo quindi di fronte ad un tessuto estremamente vascolarizzato che acquista una colorazione particolarmente rosea ed un aspetto granuloso, prendendo il nome di tessuto di granulazione.Contemporaneamente a questi processi abbiamo anche l‘attivazione dei fibroblasti che iniziano il deposito di collagene di tipo 1 per la pelle e di tipo 4 per la rigenerazione della membrana basale. 5. nell‘arco di una settimana la membrana basale si è completamente riformata , lo spessore del tessuto aumenta (cicatrice in rilievo) ed incomincia la rigenerazione di nervi e vasi linfatici 6. nella seconda setimana la rete vasclare va in regressione e i leucociti rimasti nel tessuto vanno in apoptosi, continua la deposizione di collagene. 7. dopo un meseil tessuto cicatriziale è maturo(continuano solo processi di legami intermolecolari tra le fibre di collagene)e mantiene però un grado di resistenza alla tensione che è solo il 20-30% di quello del tessuto originale dato che elastina ed altre componenti nn vengono rigenerate. Data però la notevole capacità del derma di rigenerarsi, se abbiamo una guarigione per prima intensione, il tessuto è in grado di acquistare la praticamente totale restituzio ad integrum. Sono invece diversi i fattori che posssono rallentare il processo di riparo causando così la formazione di una ferita per seconda intenzione : eccessiva ampiezza della lesione, eccessiva mobilità del sito di riparo,insulti ripetuti, infezioni secondarie, ridotta vascolarizzazione (arteriosclerosi, embolia,diabete scompensato). in tutti questi casi la difficoltà fa si che vi sia necrosi,unfenomeno infiammatorio più intenso con maggiore deposizione di collagene e conseguente riparazione della ferita per seconda intensione. caratteristica distintiva della cicatrizzazone per seconda intensione (soprattutto se la lesione è estesa) è la cosidetta contrazione della ferita dovuta al fatto che i fibroblasti si differenziano in mio fibroblasti che, grazie a molecole di α- sm actina si comportano similmente a cellule muscolari liscie causando un‘avvicinamento dei lembi. Lo sviluppo dei mio fibroblasti pare sia indotto da alti livelli di TGF-β e normalmente questi vengono persi allo stadio di tessuto di granulazione. Un altro caso che può rendere difficoltosa la guarigione della ferita impedendo la corretta restituzio ad integrum è una mancata sintesi di collagene dovuta a malattie genetiche(sindrome di EhlersDanlos e làepidermiolisi bollosa)o in casi rari a ipovitaminosi C o ipoproteinemia. Se abbiamo una disregolazione dei processi che causano la guarigione della ferita dermoepidermica possono portare allo sviluppo di cicatrici abnormi: un eccessiva proliferazione dei cheratinociti 218 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling porta alla formazione di cisti epidermoidi mentre un mancato controllo della deposizione di collagene favorisce lo sviluppo di cicatrici ipertrofiche o deturpanti dette cheloidi. BASI MOLECOLARI Durante le prime fasi le molecole in gioco seono le stesse dell‘infiammazione poi intervengono specifici fattori di crescita come: -PDGF= citochina dimerica rilasciata prima dai granuli delle piastrine poi dai macrofagi e dalle cellule endoteliali che inizialmente agisce da fattore chemotattico e successivamente promuove la proliferazione e la diff dei cheratinociti. -EGFs= si tratta di un‘intera famiglia di fattori di crescita prodotti dai cheratinociti con effetti paracrini e autocrini -TGF-β = inizialmente ha funzione chemiotassica poi promuove diversi processi tra cui la proliferazione e la neoangiogenesi. Il fatto che abbia effetti diversi a seconda della concentrazione fa pensare che agisca stimolando nelle cellule bersaglio l‘espressione di recettori per altri mediatori solubili, in particolare pare essere fondamentale per il differenziamento dei fibroblasti in miofibroblasti e allo stesso modo può essere implicato nella formazine di cheloidi. -HGF-SF(hepatocyte growth factor/scatter factor)= prodotto dal mesenchima favorisce l‘attivazione dei cheratinociti,produzione di proteasi e dissociazione,formazione di tessuto di granulazione. -FGFs(fibroblast growth factors):prodotto dai cheratinociti ha azione autocrina (e anche nei fibroblasti)favorendone la proliferazione,inoltre favorisce l‘angioneogenesi e la maturazione del tessuto cicatriziale(diminuita deposizione di collagene) -VEGF=si tratta di sei molecole che interagiscono con tre tipi di recettori, in particolare pare sia importante il legame del VEGF-A con il VEGFR-2. Questo recettore è in grado di dimerizzare esplicando attività serina treonina chinasica e reclutando molecole SH 2 che attivano le kinasi FAK (focal adhesion;riarrangiamento del citoscheletro) Akt(inibisce apoptosi e facilita produzione di NO) e MAPK (favorisce proliferazione) -angiopoietine Abbiamo inoltre le proteasi invece giocano un ruolo un po‘ diverso, dato che permettono lo sposamento delle cellule facilitando il riarrangiamento del tessuto, e tra esse si ricordano : le metallo proteasi che digeriscono la matrice le gelatinasi che consumano il collagene di tipo 4 le collagenasiper il collagene di tipo 1 e 3 attivatori del plasminogeno(u PA,t PA) trasformano plasminogeno in plasmina che digerisce il coagulo. Dato che si tratta di enzimi potenzialmente lesivi gli stessi cheratinociti sono in grado di produrre fattori inibitori quali PAI(inibitori del plasminogeno) e TIMPS(inibitori delle metallo proteine) Vanno infine ricordate leproteine legate all‘ ECM che nn solo forniscono l‘impalcatura ma fungono anche da fattori di differenziamento e possiamo brevemente ricordare : La fibronectina : proteina indispensabile per la formazione del coagulo La laminina : proteina che siassocia al collagene di tipo 4 per stabilizzare la membrana basale. Il collagene di tipo 1 per la formazione della pelle. Di tipo 3 per la formazione delle pareti dei vasi nascenti, di tipo 4 per la formazione della lamina e il differenziamento dei cheratinociti. Proteoglicani che legano i fattori di crescita e avolte fungono da veri e propri corecettori aiutando in oltre a mantenere l‘elasticità della cicatrice. 219 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Integrine che partecipano a quasi tutti meccanismi di migrazione e interazione tra cellule con ruoli molteplici Elastina e fibrillina (le quali però nn vengono rigenerate e ciò e causa della minore elasticità della cicatrice) RIGENERAZIONE ASSONALE Un danno al sistema nervoso può causare facilmente morte cellulare o danneggiare solo le porzioni periferiche della cellula. I due processi sono però sempre collegati dato che un neurone che ha subito resezione dell‘assone può andare in contro a processi di atrofia detti degenerazione wallneriana e il processo infiammatorio chene consegue può favorire la necrosi. Nel SNC nn può esserci una vera restituzion ad integrum dato che il sito di riparo viene riempito di astrociti che formano la cosidetta cicatrice gliale(gliosi astrocitica;costituita da glyal fibrillar acid protein GFAP) impedendo la rigenerazione dei processi assonali e quindi la formazione di sinapsi dannose) Ciò è dovuta alla limitata capacità rigenerativa dei neuroni ma soprattutto al fatto che il snc si trova in un sito di immuno privilegio dove non possono avvenire tutte quel risposte infiammatorie tanto importanti per guidare le prima fasi della rigenerazione. Nel SNP, anche se le cellule presenano sempre capacità rignenerative limitate , può esserci una completa ricostruzione dell‘assone reciso. Per far ciò il neurone, che è una cellula sostanzialmente differenziata e stabile, deve andare in contro ad un processo di riprogrammazione genica. I fattori che promuovono questa riprogrammazione sono soprattutto le neurotrofine ,tra cui NGFnerve grow factor(induce sopravvivenza e differenziamento e anche neoangiogensi) ma anche le semaforine, netrine,slit(direzionamento dell‘assone che comunque tende a crescere bìnella regione libera). Fasi della rigenerazione assonale: 1. il nucleo si sposta, il pirenoforo e il rer aumentano di dimensioni inoltre abbiamo cromatolisi(il Re si disorganizza). 2. Numerose proteine neosintetizzate vengono portate a livello dell‘assone che va in contro a rigonfiamento:ovoidi di mielina intanto che la parte recisa dell‘assone subisce un processo di degenerazione walleriana(liberazione di dentriti,fattori chemiotattici e mielina che richiamano i macrofagi. 3. dopo 2 o 3 giorni la parte recisa dell‘assone è completamente rimossa dagli assoni, nel mentre le cellule di schwann proliferano e si allineano lungo la direttrice del vecchi assoni formando le cosidette bande di brunner al fine di indirizzare le nuove strutture assonali. 4. dall‘ovoide si iniziano a generare nuovi assoni 5. l‘assone che riesce a prendere un contatto funzionale con la cellula bersaglio si fortifica mentre gli altri vengono eliminati. RIPARAZIONE dDELLE FRATTURE OSSEE Nb osteoblasti=sintesi osso osteoclasti=assorbimento osteociti=percepiscono lo stress meccanico e elaborano segnali regolatori inoltre producono fosfatasi alcalina(rimodellamento) 220 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling La frattura di un‘osso è un evento relativamente comune che fa si che si perda l‘architettura del periostio(riccamente vascolarizzato e innervato) e dell‘endostio. La rottura del letto vascolare fa si che si generino fenomeni infiammatori necessari all‘inizio di ogni processo ripartivo. Se la frattura nn è scomposta la riparazione avviene per prima intenzione altrimenti si procede per seconda intenzione. 1. Le prime fasi sono sostanzialmente simili a quelle della riparazione dermo epidermica così che alla fine della prima setimana si forma il tessuto granulare. 2. Avviene quindi la ripopolazione da parte dei condroblasti che depositano collagene di tipo 2 e l‘attivazione dei condrociti che diventano ipertrofici e producono collagene di tipo 10 andando a costituire il callo fibroso. 3. Gli osteoblasti sintetizzano tessuto osseo(casualmente orientato) per deposizione subperiostale(callo esterno) e all‘interno(callo interno)Alla fine dela 5 settimana =callo osseo (di dimensioni maggiori rispetto all‘osso originale e con architettura nn regolare). 4. Durante la 6 settimana inizia il rimodellamento(osteoclasti attivati da IFN-γ e M-CSF) e la rimozione della parte del callo in eccesso con restituzio ad integrum. Tutti i processi sono regolati da diverse molaecole tra cui si ricorano TGFβ PDGF e BMPs In particolare le BMPs sono proteine secrete in forma in attiva costitutivamente ma che a seguito del taglio proteolitico si legano a recettori che dimerizzano fosforilando residui di treonina /serinaattivando una cascata di fattori(Smad) che regola la trascrizione genica. RIGENERAZIONE EPATICA Nonostante gli epatociti, in condizioni fisiologiche, siano una popolazione abbastanza stabile il fegato è in grado di rigenerasi per il 60% in soli 3 mesi. Questo processo è soprattutto a carico degli epatociti che acquistano capacità proliferativa andando in contro a due cicli cellulari ma coinvolge anche cellule staminali duttali e periduttali che rigenerano anche le cellule di dotti biliari. 1. produzione di citochine pro infiammatorie da parte dei macrofagi (c di kupffer), in particolare TNFα e IL-6 che inducono l‘espressione di STAT-3 e di altri geni fondamentali per la proliferazione come c-fos c-jun e c-myc (protoncogeni) che portano la cellula in fase G1. 2. Entro 8ore si innalzano i livelli d‘espressione di geni antiapoptotiche, come bcl-xl(il più importante negli epatociti) e bcl-2(cellule biliari),favorito da fattori di crescita(HGF,TGFα,EGF)che determinano la trascrizione di cicline e oncosoppressori (p53) che fanno entrare la cellula nella fase S. fine dell processo è dovuta al tgfβ dopo circa 2 settimane. Se il danno è limitato il fegato è in grado di operare una totale restituzio ad integrum ma se il danno è troppo esteso o continuato nel tempo si passa a fibrosi epatica che sono fattori predisponeti per la cirrosi (vedi epatiti virali, alcoolismo, farmaci, ecc..).in questo caso il danno epatico scatena processi infiammatori ai quali partecipano diverse cellule riscontrabili nell‘infiltrato, a seconda della patogenesi: -sostanze tossiche:plasmacellule -epatiti virali:macrofagi -abuso di alcool:neutrofili 221 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Le cellule infiammatorie rilasciano citochine(TNFα,IL1),proteasi e ROS con lo scopo di promuove sviluppo cellulare e neoangiogenesi andando però ad attivare anche le cellule stellate di ito(lipociti) che si differenziano in miofibroblasti. I miofibroblasti (c di ito) attivati dalle varie citochine produconocollagene1 e 3 e fibronectina. si ricorda però che rigenerazione e fibrosi nn sono processi vicendevolmente esclusivi. RIPARAZIONE DELL‘UCERA PEPTICA. Nonostante la mucosa intestinale sia parecchio protetta possono verificarsi delle lesioni di varia intensità. Spesso vi sono semplici desquamazioni(riparano per semplice proliferazione e migrazione dei precursori epiteliali), altrimenti, se il danno interessa anche il sottocute, viene definito ulcera. Se l‘ulcera giunge al peritoneo prende il nome di ulcere perforata ed è particolarmente pericolosa perché causa peritonite chimica. Il sistema di riparazione delle ulcere è più complesso e richiede un pool di fattori per la rigenerazione della mucosa e uno per la rigenerazione degli strati sottostanti (muscolaris mucosee, muscoli lisci,plessi ecc) inoltre deve avvenire velocemente onde evitare aggravamento della lesione dovuta alle caratteristiche dell‘ambiente gastrico. I precursori epiteliali sono stimolati soprattutto dal EGF,che si trova costitutivamente elle secrezioni epatiche pancreatiche gastriche e duodenali. In seguito all‘infiammazione le cellule iniziano ad esprimere il recettore per l‘EGF e aprodurre gastrina per creare un microambiente Protetto nel quale l‘EGF stimola la proliferazione. Altri fattori sonoTGFα,HGF,PDGF ei peptidi trifoglio(TPs) la cui struttura li rende molto stabili anche nel microambiente intestinale(mobilitazione cellule epiteliali e protezione della mucosa). La formazione del tessuto di granulazione eangiogenesi degli strati sottoepiteliali richiede invece della presenza di VEGFs, FGF2 ,PDGFe TGFβ. RIPARO IN SEGUITO AD INFARTO DEL MIOCARDIO I cardiomiociti morti a causa del‘ipossia non sono in grado di essere sostituiti e bisogna quindi ricorrere a meccanismi di riparo e compenso come la deposizione di tessuto fibroso e l‘ipertrofia. Queste condizioni però possono esserre la base di complicanze più gravi come l‘insufficienza cardiaca sx. 1. dopo 6 ore avviene la necrosi del tessuto e dopo 12-16 siamo nella piena risposta infiammatoria. 2. 24-48 ore abbiamo infiltrato di neutrofili a cui segue quello di linfociti e macrofagi. 3. in 2-3 gg si forma il tessuto di granulazione(fibronectina,tenascina,collagene di tipo3) che in 2 settimane sostituisce il tessuto leso quindi in 6 settimane viene sostituito dal cicatriziale. Interessante è il fatto che il miocardio non può smettere di contrarsi e ciò rende difficoltoso il riparo. In questa condizione un ruolo importantissimo è coperto dai mio fibroblasti che assumono funzioni simili a quelle del muscolo liscio. Inoltre, al contrario di quanto avviene nelle riparazioni dermoepidermiche dove i mio fibroblasti vengono persi a livello del tessuto di granulazione nel caso di infarto del miocardio questi possono essere ancora rilevabili anni dopo la formazione del tessuto cicatriziale. La proliferazione iniziale dei miofibroblasti è dovuta sostanzialmente al TGFβ prodotto dai macrofagi e poi mantenuta dai fibroblasti .l‘angiotensina II e le catecolammine che ne permettono la contrazione. Purtroppo gli alti livelli di TGFβ necessari al mantenimento dei miofibroblasti 222 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling possono innescare eventi fibrotici in porzioni del cuore non infartuate predisponendo quindi ad insufficienze cardiache. Da poco si è scoperto che il miocardio presenta anche cellule staminali che esprimono il recettore per c-kit ma nn sono in grado di riparare consistenti porzioni di tessuto. NB l‘abbiamo visto che le rigenerazioni devo essere processi particolarmente controllati xchè coinvolgono l‘espressione di diversi fattori di trascrizione ed oncogeni. Dato che processi riparativi abnormi sono fattori altamente predisponenti allo sviluppo di neoplasie è giustificata la complessità dei meccanismi di regolazione e la ridondanza di fattori. IMMUNODEFICIENZE Per immunodeficienze si intende l‘incapacità del SI di assolvere in parte o totalmente ad uno dei suoi compiti il che porta ad una aumentata suscettibilità alle infezioni (e maggiore rischio di neoplasie). Gli immunodeficit si distinguono in primari (ereditari) e secondari (causati da noxa esterna) e possono interessare sia i meccanismi dell‘immunità innata che quelli dell‘immunità adattativa, tanto cellulare quanto umorale. Conoscenze preliminari sulle cellule del sul Sistema Immune: I FAGOCITI sono tra i principali effettori dell‘immunità innata e riconoscono una grande varietà di profili molecolari condivisi dalla maggior parte dei patogeni(PAMP)e dalle cellule self danneggiate(DAMP) grazie a recettori poco specifici chiamati PRR. Distinguiamo in : -neutrofili(polimorfo nucleati PMN):nucleo plurilobulato e granuli specifici e granuli azzurrofili nel citosol -mononucleati(monociti o macrofagi):nucleo a fagiolo.si dividono in infiammatori o residenti. Oltre all‘attività fagocitaria producono ROS,citochine,hanno azione APC,riparano i tessuti(gli M2). Possono maturare in cellule epitelioidi o cellule giganti multinucleate. La fagocitosi si compone di diverse fasi: riconoscimento > aderenza > internalizzazione tramite il fagosoma> fusione del fagosoma con il lisosoma=FAGOLISOSOMI> digestione tramite enzimi litici, nos e radicali dell‘O2. I radicali dell‘O2 in particolare, vengono prodotti tramite un processo detto brust respiratorio che utilizza l‘enzima NADPH ossidasi per produrre anione superossido il quale è altamente reattivo e dovrà essere poi smaltito dalle superossido dismutasi che formeranno acqua ossigenata eliminabile tramite catalasi o meccanismi glutatione dipendenti. Patologie dell‘immunitàinnata possono essere dovute a malfunzionamento di una delle prime fasi della fagocitosi (riconoscimento/ aderenza) oppure a carenza dei meccanismi che permettono il brust. I LINFOCITI T rappresentano il 74% dei linfociti circolanti.il loro compito è quello di eliminare microorganismi intracellulari e attivare macrofagie e cellule B. si differenziano in CD4+ e CD8+ I CD4+anche detti T regolatori, a loro volta si dividono in : TH1:si attivano dopo l‘incontro con microbi intracellulari e producono -INFγ:attivano fagocitosi e microbicida che hanno infettato DC;favoriscono l‘esposizione di MHC -IL-12 (ma anche IL-18importante per le risp virali) TH2:a seguito del contatto con allergeni o elminti, producono: 223 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling o IL 4swich IgE o IL-5 l‘attivazione di neutrofili(eosinofili) e mastociti;stimola proliferazione dei linfociti B o IL-10inibiscono TGFβ e IL-2 inibendo differenziamento in TH1 o IL-13:produzione di muco Inoltre agiscono contro gli elminti stimolando la peristalsi. TH17:a seguito dell‘incontro conpatogeni extracellulari(batteri e funghi)producono: o IL-17 richiamano i neutrofili o IL-21:favorisce Th17 E‘ associata spesso a patologie autoimmuni come psoriasi,vaginite da candida ecc. Linfociti T regolatori:regolatori della tolleranza periferica;producono IL-10 che è un‘antiinfiammatorio.vengono regolarizzate dal microbioma,. I CD8+ sono attivati da microorganismi attivi all‘interno di altre cellule ;sono detti citotossici CTL e causano la morte (generalmente per apoptosi tramite il ligando FAS) delle cellule infettate. Il riconoscimento dell‘antigene(esposto su MHC di classe 1) da parte del linfocita e la sua eventuale attivazione è dovuto ad una struttura detta TCR( complesso di riconoscimento del linf T). Abbiamo la formazione di quella che si chiama sinapsi immunologica costituita da strutture poste sulla membrana del linfocita: o TCRcostituito da due catene α e β(legate covalentemente) che riconoscono in modo specifico il complesso MHC antigene(livello delle3 regioni ipervariabili di V;nella catena beta è presente anche la regione ipervariabile 4 per il superantigene ).Il recettore è anche costituito da complesso CD3 e catenaδ che fosforilate a livello di ITAM→ZAP-70→LAK→ Un altra una via di trasduzione che attiva PIP3k(PIP2→IP3→↑Ca++→NFkB→sintesi di citochine).Ioltre IP3 determina l‘attivazione di Proteine adattarici(Grb-2 e LAT) che attivano la via SOS→ ras→MAPK→ERK→AP1 o Molecole corecettori CD4 , CD8,CD28,ICOS,CD o Recettori per le molecole costimolatorie Strutture poste sulla membrana dellAPC: o B7-1 e B7-2, ICOSL o MHC1 per i CD8 e MHC2 per i CD4 Il TCR può essere costituito anche da catene δ, ε e γ,ma è meno comune. L‘incredibile varietà di TCR (che ci permette di avere praticamente un clone di linfociti specifico per ogni antigene) è dovuto al fatto che i geni che codificano per queste molecole nn sono ereditati in maniera funzionale ma devono subire un processo di ricombinazione genica che permette la formazione di regioni ipervariabili(VDJ). In ultimo conviene ricordare che, anche se i linf T provengono da progenitori midollari, la loro maturazione avviene nel timo, dove vengono selezionati in base alla funzionalità del TCR per il self . Stadi di maturazione dei linfociti: 1. timociti doppio negativi(no CD4 e CD8)esprimone neanche TCR e CD3 2. Esposizione della catenaβ del recettore TCR associata a proteina invariante preTα→pre TCR=sopravvivenza 224 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling 3. Timociti doppio positivi(sia CD4 che CD8) presentano anche TCR (la formazione del TCR avviene mentre i timociti si trovano gia all‘interno del timo→corticale)in questa fase abbiamo anche la formazione di NK un particolare tipo di timociti 4. Nel timo=selezione positiva di quelli che si legano con bassa affinita a MHC che esprimono AIRE e selezione negativa per quelli ad alta affinità(midollare del linfonodo) 5. Maturazione CD4+ o CD8+ attraverso il metodo stocastico o educativo(a seconda dell‘incontro). I LINFOCITI B sono i principali mediatori dell‘immunità umorale ed una volta attivati si trasformano in plasmacellule che producono anticorpi. Presentano un recettore detto BCR, costitutito da igM e igD legate covalentemente associate a igα e igβ,il quale si aggrega a seguito del contatto con l‘antigene.L‘attivazione di BCR(che può avvenire anche attraverso l‘attivazione di CR2 da parte di C3d)determina l‘innescarsi della cascata di trasduzione ITAM→SLP-65(o blnk)→Btk→RAS→Rac→…→NF-kB Nb:NF-kB è un fattore di trascrizione fondamentale per l‘infiammazione,la proliferazione dei linfociti e la formazione di organi linfoidi secondari.costituzionalmente si trova associato al suo inibitore IkBα il quale verrà ubiquitinato in lys48 (e quindi degradato dal proteosoma) attraverso l‘attivazione di IKKβ(subunità appartenente alla proteina NEMO attivata dall‘interazione ligando recettorre). Durante le prime fasi di maturazione del linfocita B i geni che codificano per le regioni varaibili delle immunoglobuline subiscono un processo di ricombinazione VDJ,promosso dai geni rag, che porta all‘esperessione, sulla cellula matura, dell‘ IgM. 1. Pro B:non presenta recettore BRC ma ha alte dosi di rag attivo che permettono la sintesi dell‘igH(costuituito solo dalla catena pesante;la prima ricombinazione avviene a livello dell‘mRNA se funzionala abbiamo il fenomeno dell‘esclusione allelica) 2. Pre-B:presenta il recettore pre BCR (costituito da IgH +catene leggere costitutive)che favorisce il riarrangiamento della catena leggera(prima nella catena K se qui non è produttivo allora catena λ).→formazione del recettore BCR(→se il recettore autoreattivo abbiamo editing recettoriale e se persiste abbiamo delezione clonale;)favorisce la proliferazione delle cellule B. 3. Maturazione: -linfociti B1:origine epatica con catene leggere limitate.si trovano nel peritoneo e nelle mucose -linfociti B-2:esistono due tipi: B della zona marginale(simili ai B1) B maturo follicolare:matura nella midollare e presenta IgM e IgD.Nell‘attivazione a plasmacellula concorrono l‘antigene(attraverso cross linking dei recettori) o l‘antigene e i segnali inviati dai linfociti T in entrambi i casi vengono promossi processi come lo switch isotipico e la maturazione dell‘affinità. NB:malgrado la selezione positi alcuni linfociti B raggiungono la periferia dove vengono resi anergici 225 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Gli anticorpi sono composti da due catene pesanti e due leggere (k o λ a seconda dei processi di ricombinazione/ esclusione allelica) contenenti regioni costanti, che determinano l‘isotipo, e regioni variabili, che determinano la specificità all‘antigene.Gli anticorpi possono essere associati alla membrana o liberi. Gli anticorpi possono riconoscere come antigene qualsiasi molecola biologica(immunogena).le funzioni delle immunoglobuline sono quelle di legarsi e neutralizzare fisicamente il patogeno(formazione di immuno complessi eliminati poi da altre cellule), attivare il complemento od opsonizzare per potenziare la fagocitosi. DEFICIT DELL IMMUNITA UMORALE. Appare dopo i 6 mesi (scomparsa IgA materne) con infezioni respiratorie, diarrea, altre gravi infezioni ma crescita normale del soggetto.Abbiamo: L‘Agammaglobulinemia x linked o di Burton è una malattia caratterizzata dalla completa assenza di ig dovuta a non funzionalità dei linfociti B. il motivo è una mutazione sul cromosoma x del gene che codifica per la tirosinkinasi btk essenziale per la maturazionedi questi linfociti. l’immunodeficienza variabile:simile ma meno grave; può essere sia congenita che aquisita. In questo caso i linfociti B nn sono in grado di differenziarsi in plasmacellule. Esistono poi deficit più selettivi come il deficit di IGA (generalmente acquisito a causa di infezioni nella vita intrauterina) dovuto a bassi livelli di TGFβ o IL5. I pazienti sono di solito asintomatici ma più suscettibili alle infezioni. sindrome da IPER IGM: un difetto a carico dei meccanismi di switch isotipicoche favorisce la la produzione di IGM a scapito di quella di IgA o IgE quindi, nonostante il numero dei linfociti rimanga costante, la risposta verso molti tipi di patogeni nn risulta adeguata. Pare si tratti di una forma ereditaria x linked causata da un difetto del gene che codifica per CD40ligando Jobbs syndrome:ipofunzione di STAT3 che determina una non trascrizione di IL-10 e un iperIgE DEFICIT DELL‘IMMUNTA CELLULOMEDIATA Appare evidente fin dalla nascitae presentainfezioni ricorrenti,ipocalcemia e tetania neonatale. Si riscontrano anche difficoltà nello sviluppo(alterazioni del sistema cardiovascolare,atresia faringea e spina bifida).Abbiamo: -forme acquisite dovute generalmente a timomi.i soggetti presentano ipogammaglobulinemia,trombocitopenia,leucopenia,anemia e miastenia gravis(gli ultimi 2 si risolvono per asportazione del timoma) -le forme ereditarie :l’ipoplasia timica congenita o sindrome di Geordie nella quale l‘assenza di timo e paratiroidi si associa spesso ad altre malformazioni riconducibili al non corretto sviluppo del 3° e del 4° arco branchiale. È bene ricordare che si tratta di una malattia autosomica dominate legata ad una delezionea livello del 22q11.abbiamo assenza sia dell‘immunità cellulo mediata che di immunoglobuline.i sintomi tendono a migliorare con il tempo per maturazione dei linfociti T extra timica. DEFICIT COMBINATI: Spesso l‘impossibilità di sviluppo dei linfociti T causa anche una deficienza nel processo di attivazione degli B. 226 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling La SCID(severe combine immuno deficiency) è una patologia abbastanza rara che può essere dovuta a svariate cause e che raccoglie forme di diversa entità ma quasi tutte particolarmente gravi(viene definita malattia dell‘infanzia perché abbiamo morte entro il primo anno di vita). La quasi totale assenza dei linfociti T impedisce anche il differenziamento dei B e la risposta umorale . il quadro clinico è caratterizzato da infezioni polmonari ricorrenti, candida, diarrea cronica, timo e linfonodi atrofici. In alcuni casi è possibile effettura il trapianto di midollo o, in alcuni casi trasfezione genica, la malattia porta alla morte nel giro di due anni. La forma più grave di scid è detta anche diagenesia reticolare ed è dovuta ad un difetto a carico delle cellule totipotenti (infatti è associata a agranulocitosi) che porta alla morte in poche ore o giorni. Agammaglobulinemia di tipo svizzero:difetto nelle staminali con alterazione dei linfociti B e T probabilmente da alterazione nella formazione dei prerecettori. SCID del linfocita nudo:principalemente in nord africa.caratterizzata da assenza nella membrana di MHC di tipo 1 e 2 dovute a mutazione di un gene regolatore nel cromosoma 6.La mutazione determina l‘assenza del MHC di tipo 2 al quale consegue l‘assenza del tipo 1 per non sviluppo dei CD4. Forme di trasmissione: Generalmente però la scid è dovuta ad una mutazione x linked del gene che codifica per la catena γ del IL2R (presenti anche nei recettori di IL-2,-4,-7-9-15-21)che permette l‘attivazione dei linfociti B.in questo tipo si scid i pazienti non hanno risposte antocorpali verso molti antigeni anche se i linfociti B sono sani. Deficiti di adenosina deaminasi(ADA cromosoma 20)che determina accumulo dei metaboliti nucleotidici che sono tossicinei linfociti T.anche i linfociti B sono compromessi. Viene curata mediante trasfezione di ADA. Deficit di purina nucleoside fosforilasi(PNP cromosoma 14)con conseguente accumulo dei metaboliti tossici nei linfociti T e alterazione nella formazione del DNA→morte per varicella disseminata o linfosarcoma. DEFICIT ASSOCIATI AD ALTRE ANOMALIE: atassia teleangectasica:autosomica recessiva.tra i vari sintomi prevede immunodeficenza dovuta a mutazioni cromosomiche che colpiscono i loci per Ig (frequente assenza di IgA eIgE)e TCR.E‘ presente inoltre assenza di timo e presenza di un timo atrofico. sindrome di wiskott-aldrich:è la più grave dopo la SCID.è dovuta ad una mutazione del gene codificanter WAPS(x-linked)che ha ruolo nella maturazione ematopoietica.triade sintomalogica:infezioni ricorrenti,piastrinopenia ed eczema cutaneo(associata a anemia emolitica,artrite reumatoide e vasculiti)+ alta incidenza di neoplasie(linfomi non Hodcking).abbiamo alti livelli di IgG ma incapacità di reagire ai LPS,compromissione della risposta citotossica dei CTL e dei macrofagi(che inoltre hanno bassa risposta ai chemioattraenti. DEFICIT DELLA FAGOCITOSI O2 INDIPENDENTI LAD(deficit di adesione leucocitaria):autosomica recessiva caratterizzata dall‘assenza di leucociti nel sito di infezione→NO essudato purulento e cicatrizzazione. Nel tipo 1 abbiamo deficit della catena β delle integrina 227 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Nel tipo 2 abbiamo deficit di acidi sialici di Lewis(ligandi di E e P selectina). Sindrome di giobbe patologia caratterizzata da eczemi,infezioni polmonari e ascessi ricorrenti dovuti ad un‘eccessivo rilascio di istamina a causa dell‘ aumento della risposta IgE (abbiamo anche riduzione della chemiotassi di neutrofili e monociti). È particolarmente correlata a infezioni da S.aureus, C albicans e H.influentzia Sindrome di cheidak-Higaski:autosomica recessiva caratterizzata da albinismo,aumentata suscettibilità alle infezione delle vie resp,della cute e del sottocutaneo.nel sangue abbiamo neutropenia associata a trombocitopenia. impossibilità di formare il fagolisosoma il che porta al classico reperto istologico con fagociti caratterizzati da inclusioni giganti e suscettibilità ai gram-/+. Gen.morte nella prima decade di vita. Malattie per alterata secrezione dei neutrofili:variazioni nucleari nei neutrofili e ipoplasia e ipotrofia dei granuli specifici(inefficacia microbicidica).inefficaci sono anche i sistemi di chemiotassi. Deficit di glutatione sintetasi: nei neutrofili il glutatione svolge attivita protettiva nei confronti dei ROS.Una sua assenza determina capacità lavorative nomali ma aumentato stress ossidativo con conseguenti danni al citoscheletro=difficolta fagocitorie. O2 DIPENDENTI Deficit di glutatione reduttasi: danno ossidtivo scarsa attività microbicida.pazienti caratterizzate da emezie e crisi emolitiche. Deficit della glucosio 6p deidrogenasi:(vedi favismo) la carenza di questo enzima nn consente lo shunt dell‘esoso fosfato con conseguente scarsa capacità di ridurre il glutatione (manca il NADPH)il che va a ripercuotersi sulla capacità di fare brust respiratorio e di sopportare lo stress ossidativo. Èla più comune malattia genetica ma dato che si eredita per via diaginica quasi solo i maschi hanno livelli di enzima abbastanza bassi (<5%) da far manifestare la malattia. Sintomi: suscettibilità alle infezioni per scarsa attivitàmicrobicita- crisi emolitiche in seguito ad esposizione ad agenti ossidanti (fave) perché l‘assenza di glutatione impedisce di ridurre i legami crociati che vanno a formarsi tra le cisteine dell‘emeglobina o dei filamenti del citoscheletro. Malattia granulomatosa cronica(MGC): si tratta di un un insieme malattie ereditarie recessive o diaginiche accomunate dall‘assenza di brust respiratorio per alterata funzionalità delle NADPH ox. La forma x linked(più grave e più frequente ) è dovuta ad un difetto del citocromo b mentre le forme recessive sono più varie e meno gravi tanto che possono essere diagnosticate anche alcuni anni dopo la nascita. I pazienti presentano una storia clinica di ripetute febbri, polmoniti ed epato/splenomegalia ed ascessi polmonari, cutanei o epatici dovuti al fatto che i fagociti inglobano ma nn riescono a digerire e quindi si ammassano formando granulomi nel tentativo di arginare l‘infezione. Sia nellla MGC che nel deficit di g6dp al test di laboratorio si evidenzia mancata riduzione del nitro blu di tetraziolio da parte del nadph. Per distinguerle si usa il bleu di metilene che invece viene ridotto solo dalle cellule dei pazienti con mgc dato che in essi non è inibita la via degli esosi e si forma abbastanza nadph. DEFICIT DEL COMPLEMENTO Sono tutti trasmessi con modalità autosomica recessivatranne il deficit di C1 inibitore trasmesso per via autosomica dominante e il deficit di properidina trasmesso con modalità etero cromosomica. 228 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling -La componente C3 è fondamentale per l‘opsonizzazione del patogeno quindi un deficit di questo componente causa una forte suscettibilità ai batteri capsulati (streptococco/pneumococco). - Le componenti da C5 a C9 servono invece per il complesso di attacco alla membrana per cui pazienti con carenza di uno solo di questi elementi non possono causare lisi cellulare e riscontrano difficoltà nel difendersi dai batteri gram negativi(neisserie). -deficit della via classica del complemento sono associati a malattie autoimmuni come il lupus eritematoso(les),le glomerulo nefriti e le vasculiti. Questo sembra essere dovuto al fatto che mutazioni dei loci che codificano per le molecole del complemento vanno ad interessare anche quelli del complesso maggiore di istocompatiblità (tutti sul 6p) e che le componentiC1,C2, C3 e C4 sono fondamentali per lo smaltimento di immunocomplessi che invece tendono a precipitare. -Particolare e raro è il deficit di C1inibitore che causa anche abbassamento dei livelli di c2 e c4 ma soprattutto pare interferire con i processi coagulativi causando angioedemi che possono diventare anche molto rischiosi per la vita del paziente. IMMUNODEFICIT SECONDARI O ACQUISITI Sono dovuti a cause esterne. Immunodeficenze secondarie a neoplasie ed emolinfopatie: (sia le mutazioni a carico dellee cellule della linea linfoide che il trattamento chemioterapico possono portare a profonda immunodeficienza) Immunodeficenze secondiare all’invecchiamento:diminuita capacità di riparare i danni del DNA I.s a carenze alimentari: ipoprotineimia, carenza di oligo elementi( rame e zinco sono importanti per il trofismo timico) ipovitaminosi A (no sintesi selectine),malnutrizione(influenza i rapporti tra il sistema endocrino e immune riduzione di leptina=riduzione delle capacità immunitarie) I.S per farmaci: corticosteroidi, antiblastici, radiazioni o farmaci che influiscono con la produzione di mediatori dell‘infiammazione vanno ad interferrire con la risposta del SI I.S da traumi o interventi chirurgici: sono deficit transitori e dovuti alla perdita di plasma e citochine e immunoglobuline con esso. I.S daVirus: molti virus (morbillo, epatte B, herpes ecc..) possono contrastare e danneggiare i meccanismi dell‘immunità di difesa antivirali ovvero la produzione di interferoni, l‘attivazione di CD8+, di NK e la produzione di IGA-IGG. >>>>sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS) a causa del virus dell‘HIV La diffusione del virus segue poi diverse fasi: 1 infezione acuta: il virus si diffonde nell‘organismo e dopo 3-6 settimane scatena (nel 60%dei soggetti) una reazione immunitaria simil influenzale con linfonodi tumefatti febbre e rush il tutto accompagnato da transitorio aumento della viremia, anticorpi anti p24 e anti gp55. La risposta immunitaria determina una caduta della viremia ma nn la scomparsa del virus che prolifera nei linfonodi andando ad infettare i linfociti CD4 attivati dalla stessa infezione. 2 fase di latenza: questa fase può durare anche anni, il paziente è asintomatico ma contagioso, presenta gli anticorpi contro il virus ma nn vi viremia nel sangue. Infatti tutti i virus sono concentrati nei linfonodi dove proliferano e causano iperplasia delle cellule follicolari mantenedovi segregati anche i cd4 infettati. Questo può portare anche ad una linfadenopatia persistente generalizzata (linfonod sparsi superiori al cm per oltre 3mesi) 3malattia conclamata (AIDS): in questa fase il virus causa una profonda immunodeficienza (specificatamente a carico dei cd4) che può avere diverse complicanze portando alla morte nel giro 229 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling di un paio di anni. In questa fase degenerano anche le cellule follicolari causando nuovamente un aumento della viremia. Classificazione della sintomatologia : aids –related complex: su sudorazioni, febbricciole, perdita di peso(wasting syndrome) con l‘aggiunta di ipergammaglobulinemia e piastrino penia dovute ad infezioni secondarie. Aids-dementia complex: se il virus attacca il sistema nervoso si possono avere disturbi della memoria e stato stuporoso fino a giungere al coma. Complicanze infettive: le prime dovute ai microrganismi che nn vengono contrastati dai linf T poi sempre più frequenti anche quelle da batteri per impossibilità di svolgere anche la risposta anticorpale. Neoplasie: l‘hiv è spesso associato a sarcoma di kaposi,linfomi celebrali e linfmi nn hodjkin maligni. NB si ricorda che il virus può infettare cellule quiescenti ma si riproduce solo in cellule attivate per cui l‘uscita dallo stato di latenza può essere fortemente favorita da infezioni secondarie(herpes epatite citomegalovirus) Inoltre il virus prolifera nei linfociti T inibendo la loro mobilizzazione determiando cosi una ingannevole bassa virilemia circolante. Meccanismi immunopatogeni del HIV: Il virus danneggia i linfociti T in maniera sia quantitativa che qualitativa. Il virus ha una diretta azione citotossica (accumolo di dna virale) , stimola la formazione di sincizi tra cellule infettate e quelle sane,attiva le cellule NK che eliminano i linfociti CD4 esponenti l‘antigene del HIV,attiva l‘apoptosi in cellule non infette attraverso il legame con TCR in cellule che precedentemente avevano effettuato il legame tra due CD4 a causa dell‘interazione con GP120. Il virus è in grado di diffondersi attraverso particelle virali complessate con anticorpi e complemento intrappolate nelle cellule dendritiche dei centri germinativa. NB:la diagnosi di HIV viene effettuata attraverso test immunoenzimatici EIA.La cui positività va convalidata con western-blot(differenzia HV1 da HIV2.attualmente si effettua anche PCR per visializzare anche la quantità del virus. Struttura del virus. Esistono due tipi di virus HIV quasi identici: HIV1 e HIV2 endemico di alcune regioni dell‘africa. Si tratta di un retrovirus, classificato tra i lentivirus, di forma sferica con un diamento di circa 100 nm. Il virus è composto da un doppio filamento di Rna associato ad una trascrittasi inversa, un‘integrasi ed una proteasi e a 4 proteine strutturali p24, p17,p9, p7. In particolare p24 va a formare il capside (capsula) del virus. Più esternamente il tutto è rivestito da un doppio strato fosfolipidico proveniente dalla membrana cellula infettata, su questo strato vi sono diverse proteine tra cui quelle di origine virale gp 120 e gp 41 fondamentali per il legame con le cellule bersaglio e l‘infezione. Ciclo cellulare I linfociti cd4 costituiscono il bersaglio preferito del virus proprio perché la proteine gp 120 si ancora specificatamente al CD4, perché avvenga la fusione però oltre che al cd4 il virus deve legarsi anche ad altri corecettori come cxcr4(espresso sugli t attivati) o ccr5 (espresso su diverse cellule del SI) 230 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling NB mentre sui linfociti il virus esplica azione citopatica, macrofagi e monociti nn vengono lisati e costituiscono serbatoi del virus. Una volta avvenuta la fusione l‘rna virale viene retro trascritto ed inserito nel genoma cellulare. Il dna virale però resta in forma extracromosomica quindi perché avvenga l‘integrazione con il genoma e la replicaione del virus la cellula deve entrare in fase di proliferazione, cosa ce può essere dovuta a fattori prodotti da infezioni secondarie opromossa dallo stesso virus hiv. Una volta avvenuta la sintesi delle proteine viraliil virus viene rilasciato per gemmazione con conseguente lisi della cellula ospite.. È interessante notare che oltre ai classici geni strutturali :gag, pol(trascrittasi e integrasi) ed env(proteine gp) vi sono anche geni regolatori : tat, rev(facilitano integrazione e replicazione) e nef(riduce l‘espressione di cd4 e mhc) nonché geni accessori: vif, vpr ,vpu ,vpt (favoriscono l‘attività e la liberazione del virus) MHC Il complesso maggiore di istocompatibilità corrisponde ad una regione cromosomica situata sul braccio corto del cromosoma 6 che codifica per le hla : molecole di superficie con la funzione di presentare gli antigeni ai linfociti ed indirizzare così un‘eventuale risposta immunitaria. Le HLA(antigene leucucitario umano o molecole mhc) sono di due tipi I:con la funzione di presentare molecole citosoliche ai CD8. si trovano costitutivamente espresse su tutte le cellule nucleate (dove fisiologicaente presentano antigeni self) e sono composte da due catene: una α che presenta tre domini variabili (di cui uno immunoglobulinico) e ed una βmicroglobulina che è invece costante II: con la funzione di presentare antigeni precedentemente fagocitati quindi ristrette per i CD4 sono più specifiche delle APC: e presenta una catena α e una β entrambe con dominio ig e una regione ipervariabile. I geni che codificano per le HLA hanno la particolarità di essere polimorfi e codominanti il che spiegà l‘elevata individualità del corredo mhc. Sul 6p troviamo in questo ordine: dp dq dr per l‘ MHC di tipo II;la maggiore variabilità si ritrova nei segmenti DQ DR.inoltre tra questi geni ntroviamo geni per il processamento dell‘antigene. geni che codificano proteine del complemento e citochine.per questo motivol‘INFγ ed altre molecole pro infiammatorie vanno quindi a stimolare nn solo l‘espressione di mhc II ma anche di questi componenti. B C A che codificano per MHC di tipo I . Oltre alla presentazione del peptide non self ,è strato dimostrato cheil complesso MHC-peptideself è un segnale inibitore per i linfociti NK. Le MHC sono fondamentali anche a livello dell‘educazione timica, infatti solo i linfociti che esprimono un TCR in grado di riconoscere le MHC riescono a sopravvivere (sel positiva) me nel caso l‘affinità sia così alta da dimostrare autoreattività viene indotta apoptosi o aenergia (sel negativa). 231 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Data l‘importanza delle mhc nel direzionare la risposta del sistema immune appare intuitivo come esse siano coinvolte anche nella patogenesi di malattie autoimmuni. Purtroppo si sa ancora poco sul loro ruolo (non sipuò andare oltre la semplice associazione)ma pare che l‘espressione di alcune HLA piuttosto di altre sia un fattore predisponete (gli alleli sono presenti anche in pazienti sani)ad alcune immunopatologie ad esempio :spondilite anchilosante e maggiore espressione di HLA-B27. HLA E RIGETTO La compatibilità dei profili MHC è un fattore fondamentale per il buon esito di un trapianto.difatti le molecole riconosciute come non self in un soggerro trapiantato sono proprio quelle del MHC(geni polimorfi)queste molecole vengono dette alloantigenie vengono riconosciute da quelli che prendono il nome di linfociti T alloreattivi(teoricamente i linfociti T sono ristretti per l‘MHC self→ma un 10% può legarsi a MHC non self per cross reattività).Se questi sono linfociti T della memoria l‘attivazione è anche più energica. Il riconoscimento può avvenire per via: -diretta:le APC(o le APC professionali)espongono MHC-peptide self(entrambi alloantigeni) del donatore e vengono riconosciute dal TCR dei linfociti alloreattivi. Alloreattività. -indiretta (le cellule dell‘organo trapiantato vengono fagocitate dai macrofagi del ricevente e quindi le MHC differenti vengono processate e presentate come nn self). Oltre alle MHC bisogna ricordarsi anche altre molecole esposte (detti antigeni minori di istocompatibilità)possono concorrere all‘attivazione del SI, e che tutte le molecole pro infiammatorie che permettono la totale attivazione del linfocita sono già presenti in quanto il trapianto è di per se un evento traumatico. In entrambi i casi abbiamo l‘attivazione di TH1 che producendo INFγ attiva i macrofagi che attraverso sostanze tossiche, enzimi litici e ROS porta la necrosi delle cellule del trapianto. Abbiamo inoltre morte apoptotica delle cellule sotto azione dei CTL. Anche gli anticorpi possono contribuire attraverso l‘attivazione del complemento o l‘attivazione delle NK e dei macrofagi→ citotossicità cellulare-anticorpo dipendente(DCC). Il rigetto è favorito da alcune citochine: -IL-2fa proliferare TH1 e CTL -INF-γ:attiva i macrofagi e aumenta l‘espressione delle molecole MHC sulle cellule trapiantate. Il rigetto può essere: IPERACUTO :si attiva in 1-2h e in24h l‘organo è già perso.abbiamo anticorpi preformati (che riconoscono alloantigeni o antigeni del sistema ABO:caso di trasfusioni di sangue con gruppo sanguigno non idoneo in individui già sensibilizzati) i quali attivano il complemento causando lisi cellulare dell‘endotelio vasale→coagulazione con successive trombosi→ischemia d‘organo ACUTO:si verifica in 7 -14 gg e in un mese si ha il rigetto. si caratterizza per l‘attivazione dei linfociti T che causano differenti tipi di danno(parenchimale e vasale): i linfocitt t citotossicicausano lisi cellulare e danni al parenchima mentrew i linfociti TH1vanno a potenziare l‘infiammazione (e quindil‘attività macrofagica)e aumentonola produzione di anticorpi(→ con rapido e grave danno ischemico).tenuto sotto controllo con una terapia immunosoppressiva. CRONICO:forma indolente che può comparire dopo2-8 anni. è una delle realtà più importanti in capo di trapianti(poiché quello acuto viene combattuto positivamente). Il danno è causato dalla continua stimolazione del SI che porta ad un‘infiammazione cronica con stimolazione alternativa 232 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling dei macrofagi e forte deposito di connettivo che evolve in fibrosi. Lo stato pro infiammatorio causa anche proliferazione della muscolare dei vasi andando a causare notevoli danni ischemici (nefropatia ischemica) TRAPIANTO DI RENE il rene è ricco di vasi e di cellule che espongono mhc di clase II.. la percentuale di sopravvivenza in pazienti compatibili è di oltre il 90%(se individuo è stato immuno soppresso) mentre scende sensibilmente nel caso vi sia anche solo un‘HLA differente. Il ruolo maggiore nella compatibilità sembra essere affidato alle HLA DR e B. TRAPIANTO DI MIDOLLO richiede la sostituzione del midollo del ricevente con staminali nuove e funzionanti.(midollo del donatore aspirato dall‘osso spugnoso mentre viene immesso nel ricevente ,immuno soppresso, per via endovenosa) Oltre ad essere altamente suscettibile al rigetto il trapianto del midollo è problematico sia perché prevede un lungo periodo di immunosoprressione sia perché è dalle staminali midollari che si originano i precursori delle cellule del SI.Si ha quindi un 70% di rischio di GVHD (graft host versus desease)ossia di attivazione del sistema del donatore contro quello del ricevente.Questa può presentarsi in forma acuta(1 -2 mesi) con danni alla cute, all‘apparato gastroenterico e severo immunodeficit che porta a morte o cronica(2-3 mesi) con fibrosi e atrofia di cute e gastroenterico e dei polmoni.(un aggiunta nel trapianto di t regolatori riduce la possibilità di sviluppare la patologia) L‘incidenza di GVHD è del 20% se il trapianto avviene tra consanguinei perfettamente compatibili (20% perché c‘è da considerare antigeni minori e altri fattori) ma sale praticamente al 90% se solo uno degli alleli è differente. TRAPAINTO DI CUORE Nel trapianto di cuore oggi si riesce ad avere un succecco dell‘80% . Ci si concentra più che altro sul gruppo sanguigno sia per la scarsità di cuori che per il fatto che le MHC sembrano giocare un ruolo di minore importanza. TRAPIANTO DI FEGATO pare che la Compatibilità HLA influenzi solo parzialmente l‘esito del trapianto di fegato mentre sia molto più importante l‘antigene di consanguinità. TEST DI COMPATIBILITA‘: CROSS MATCHING (per vedere se il siero contiene anticorpi preformati contro il donatore) , REAZIONE LINFOCITARIA MISTA(indice prognostico del trapianto si guarda quanto proliferano i linfociti T). TERAPIA metodi di immunosoppressione: ciclosporina e fk 506 inibiscono la produzoione di citochine in particolare di IL-2(inibita attivazione di TH1) Steeroidi /cortisone:riducono la risposta infiammatoria inibendo la produzione di citochine dai macrofagi Anticorpi anti CD25 o CD3(OTK3) Molecole che si legano alle molecole costimoblatorie B7 impedendo il loro legame con CD28 e quindi impedendo l‘attivazione dei linfociti T. La prolungata immunosoprressione aumentà però la possibilità di leucemie e rende più sensibili a infezioni virali (epstain barr, erpes virus, citomegalovirus) che favoriscono lo sviluppo di carcinomi. MALATTIE DA IPERSENSIBILITA‘ Si parla di ipersensibilità quando ci troviamo difronte a esagerate risposte in confronto all‘antigene di individui che sono già precedentemente venuti in contatto con questo. 233 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling In base al meccanismo del danno immunologico possono esser presenti quattro tipi: Ipersensibilità di tipo1 : reazione allergica dovuta a IgE,mastociti,basofili e eosinofili.viene anche detta immediata Ipersensibilità di tipo2: anticorpi(IgG e IgM) diretti contro un tessuto (di solito globuli rossi) Ipersensibilià di tipo3: immunocomplessi circolanti, sintomatologia estesa Ipersensibilità di tipo4: detta anche ritardata o DTH.dovuta all‘attivazione dei linfociti th1 e CTL con formazione di granulomi. IPERSENSIBILITà DI PRIMO TIPO Si manifesta in soggetti (detti atopici) con un predisposizione alla produzione di IGE verso determinati antigeni detti allergeni che sono antigeni comuni e bivalenti (devono legarsi a due IgE per consentire la de granulazione) solubili e stabili che nei soggetti normali nn scatenano alcuna reazione. L‘anomalo switch ige invece è dovuto principalmente ai livelli di IL4 prodotta dai linfociti th e dalle natural linfoid cell Queste IgE vanno a legarsi a FCR1 degli endoteli e con più alta affinità FCR2 dei mastociti rendendoli pronti a scatenare una potente risposta immunitaria (tramite la de granulazione e il rilascio di istamina) già pochi mituti dopo il contatto. Poiché nel primo incontro le IgE sensibizzano il mastocita senza attivarlo, perché un‘individuo possa avere una reazione allergica( anafilassi) debba essere stato precedentemente sensibilizzato entrando in contatto con l‘allergene per via alimentare, inalatoria o transcutanea. Negli incontri successivi il mastocita si degranula liberando istamina,eparina,proteasi neutre e attiva prostaglandine e leucotrieni→vasodilatazione, bronco costrizione, rossore ,orticaria ed eczema.l‘Istamina attiva diversi tipi di recettori: H1 che aumenta il gmp causando vasodilatazione bronco costrizione e aumento della peristalsi- H2 che aumenta il camp causando aumento delle secrezioni ed inotropismo cardiaco- H3 per regolazione Normalmente può esser sufficienete il trattamento con antinfiammatori/antistaminici leggeri, ma, se la reazione è particolarmente imponente si può giungerealla fase tardiva dell‘ipersensibilità che porta allo shock anafilattico. A livello molecolare queste reazioni sono dovute a fattori come TNFα(neutrofili),IL-4,IL5,chemiotattici(basofili e eosinofili). L‘ASMA BRONCHIALE È una malattia complessa, multifattoriale e molto diffusa (3% della popolazione) caratterizzata da ipeirritabilità della mucosa bronchiale rispetto ad alcuni antigeni o allo stress fisico, il che causa attacchi acuti di dispnea. Durante gli episodi si ha intensa costrizione dei bronchi di grosso e medio calibro (difficoltà nell‘inspirazione) con produzione di secrezioni che possono portare all‘ostruzione bronchiale. Inoltre si associa vasodilatazione con conseguente edema ed un infiltrato bronchiale ricco di eusinofili, mastociti, macrofagi e linfociti.nella fase tardiva le cellule dell‘infiammazione determiano danni del parenchima che aumentano le difficolta respiratorie Possiamo distinguere l‘asma in: estrinseco o atopico: dovuto a reazioni di ipersensibilità di primo tipo e spesso stagionale, gli attacchi hanno un picco dopo circa 15, 20 minuti dall‘esposizione e si risolvono nel giro di un‘ora 234 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling intrinseco o nn atopico: appare dopo il 20 anno di età e può essere moderatamente persistente. nonostante sia simile al all‘asma atopico l‘iper responsività delle mucose bronchiali non è dovuta al contatto con gli allergeni. in entrambi i casi oltre che al rilascio di mediatori solubili la sintomatologia si può imputare anche ad attivazione del sistema nervoso: mentre l‘ acetilcolina costringe i bronchi la adrenalina li rilascia. La noradrenalina può avere effetti diversi a seconda che agisca su rec α o β. IPERSENSIBILITà DI II°TIPO È dovuta ad anticorpi che si dirigono contro un tessuto causando lisi cellulare dovuta ad attivazione del complemento o danno citotossico mediato dalle cellule NK. Sono reazioni che coinvolgono principalmente i globuli rossi. -Gruppi AB0 e trasfusioni Esistono quattro tipi di gruppi sanguigi: A B AB e 0 dovuti al fatto che esiste un enzima, una glucosil transferasi, che può essere codificato da tre geni diversi: A, B (codominanti) ed H L‘enzima ha lo scopo di aggiungere zuccheri al fucosio terminale dei glicosfingolipidi presenti sulla membrana dei globuli rossi. l‘enzima codificato dal gene A, aggiunge n-acetil galattosammina, quello codificato dal gene B vi aggiunge galattosio mentre l‘enzima codificato da h nn è funzionante e quindi l‘ultimo zucchero del glicolipide resta il fucosio. L‘interazione con la flora batterica fa si che l‘individuo produca costitutivamente anticorpi detti Iso-emoagglutinine(IgM naturali)che sono anti A nei soggetti con gruppo sanguigno b,anti b nei sogeeti con gruppo sanguigno a, sia anti a che anti bnei soggetti 0 mentre i soggetti che esprimono sia il gene a che b presentano sia nacetilgalattosammina che galattosio e quindi non generano anticorpi. Se viene quindi effettuata una trasfusione con un gruppo sanguigno nn compatibile gli anticorpi vanno ad attivare il complemento causano lisi cellulare, liberazione di bilirubina e anemia. -Fattore rh Un altro fattore importante per la compatibilità è il fattore rehsus dovuto ad un mosaico di geni chiamati C, c , D, E. i soggetti che esprimono D sono considerati rh positivi, gli altri rh negativi. Anticorpi anti rhnon si trovano naturalmente nel siero ma la loro produzione può venire indotta dopo sensibilizzazione Una ipersensibilità legata al fattore rh è la malattia emolitica del neonato nella quale una madre rh negativo già sensibilizzata a causa di una prima gravidanza con feto rh positivo va incontro ad una seconda gravidanza.se anche il secondo figlio è rh positivo gli anticorpi anti-rh possono attraversare la placenta causando: 1 morte intrauterina tra la 25° e la 35° settimana, 2 idrope fetale, 3 ittero grave e danni celebrali per intossicazione da bilirubina. Si può prevenire effettuando il test di combos e somministrando alla madre anticorpi anti rh(Anticorpi rocam) subito dopo il primo parto in modo che non ci sia la formazione delle plasmacellule(i GR del feto vengono eliminati prima) e quindi non avvenga la memorizzazione -legata ai farmaci Segue diversi meccanismi: 1)la penicillina può funzionare da aptene modificando alcune delle proteine presenti sui globuli rossi e scatenando una risposta anticorpale contro di essi 235 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling 2)le chinidine vanno a formare immunocomplessi che si legano agli eritrociti e attivano il complemento, 3)l‘alfa-metildopa si lega ai globuli rossi fungendo da carrier e inducendo l‘attivazione dei linfociti th che vanno a stimolare una massiccia produzione di anticorpi antieritrocitari. IPERSENSIBILITà DI III TIPO. E‘ mediata da immunocomplessi(infiammazione acuta→IgM e IgG contro antigeni solubili)che vanno a depositarsi nei vasi di varie strutture (nelle sinovie articolari, nei glomeruli renali, nelle sierose e sugli endoteli dei capillari cutanei e polmonari) attivando il complemento(anafilotossine→macrofagi→shock settico)e richiamando i neutrofili(che non riescono ad eliminarli perché adesi alle pareti)con conseguente attivazione dell‘infiammazione e danno tissutale(normalmente si dovrebbero legare a GR e venir smaltiti da fegato e milza). La sintomatologia quindi non è organo specifica ma generalizzata (tranne nel caso della reazione di arthus) L‘eccessiva produzione di anticorpi con conseguente deposizione di immunocomplessi può essere dovuta ad antigeni estremamente immunogeni, ma vale la pena ricordare che molti dei meccanismi delle reazioni da ipersensibilità di 3 tipo rientrano anche nella sintomatologia di diverse malattie autoimmuni (les, ar debbre reumatica, poliarterite nodosa). I fattori che favoriscono la deposizione di immunocomplessi sono: vasodilatazione indotta dalla stessa infiammazione e la formazione di immunocomplessi di piccole dimensioni che tendono a sfuggire ai macrofagi e alle proteine del complemento venendo smaltiti più difficilmente. Reazione di Arthus(locale) È una ipersensibilità indotta sperimentalmente. Consiste nella somministrazione di una certa quantità di antigene nella cute di un‘animale iperrimmunizzato il che causa una reazione cutanea(area arrossata e rigonfia) Malattia da siero(sistemica) È una malattie caratterizzata da lesioni vascolari, cutanee e cardiache in seguito all‘inoculazione di siero eterologo (bovino)→le proteine di altri animali sono per noi antigeniche. Tra i sintomi più caratteristici vi sono l‘artrite, la vasculite e la glomerulo nefrite. La vasculite è un‘infiammazione dei vasi saguigni caratterizzata dalla presenza di infiltrato sottoendoteliale di cellule mononucleate, neutrofili e linfociti. Necrosi della tonaca media:Distruzione della membrana elastica, soprattutto nei vasi di medio calibro. Necrosi di tipo fibrinoide della tonaca media(rara) La glomerulonefrite comprende un gran numero di lesioni flogistiche a carico dei glomeruli renali. il deposito di immunocomplessi porta ad infiltrazione leucocitaria ed infiammazione con conseguenti eventi proliferativi che tendono ad occludere molti glomeruli (causando insufficienza renale acuta) , inoltre gli enzimilitici prodotti dai fagociti portano a distruzione di molte delle membrane dei glomeruli restanti e la perdità della carica negativa del filtro con conseguente perdita di proteine nell‘urina(proteinuria). i glomeruli ancora funzionali attivano meccanismi di compenso ma l‘ipertensione e le altre complicanze della insufficienza renale portano ad uno stress sempre maggiore che è causa di un circolo vizioso di distruzione glomerulare che porta all‘insufficienza renale cronica(meccanismi di danno nn immunitari ma scatenati da una reazione immunitaria) istopatologicamente la glomerulonefrite e può essere suddivisa in: 236 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling gn proliferativa: proliferazione delle cellule degli endoteli e del mesangio con restringimento del lume glomerulare e delosito di neutrofili soprattutto sul versante epiteliale. Gn membranosa: inspessimento della membrana basale glomerulare con drammatiche conseguenze sulla VFG Gn membranoproliferativa: sia inspessimento delle membrana basale che occlusione dei glomeruli dovuta a proliferazione cellulare. La deposizione degli immunocomplosse può invece avere diverse cause: -eccesso di immunocomplessi dovuto a malattia autoimmune, -eccesso di ic dovuto a deficit del fattore c3 del complemento;si evidenziano soprattutto depositi di C3 e properdina(i pazienti affetti da glomerulo nefrite spesso presenano un‘anticorpo anti C3 detto fattore nefritogeno) -eccesso di anticorpi in seguito a infezione: glomerulonefrite post streptococcica si manifesta di solito 1-3 settimane dopo un‘infezione da streptococco(beta emolitico di gruppoA) che stimola forte produzione anticorpale grazie ad antigeni fortemente immunogeni: componete C, proteine M e T ,streptichinasi ed emolisine. Artrite reumatoide È una malattie autoimmune di tipo flogistico con andamento cronico che colpisce in maniera bilaterale le articolazioni distali. è dovuta alla produzione di IGG o IGM (fattore reumatoide) dirette contro il frammento fc delle stesse IGG del paziente - si formano immunocomplessi di grandi dimensioni che precipitano nelle sinovie. Nella sinovia poi si riscontra anche infiltrato di linfociti T che producono molecole come IL2 IL6 e TNFα alimentando la reazione autoimmune. IPERSENSIBILITà DI IV TIPO. È detta anche sensibilità ritardata dato che è dovuta all‘attivazione dei linfociti T che richiede alcuni giorni. Nella maggior parte dei casi la reazione è dovuta all‘attivazione dei linf T CD4+, ma che caso del rigetto d‘organo è invece mediata dai CD8+(vedi rigetto) Nell ipersensibilità mediata dai CD4 la reazione clinicamente rilevabile è dovuta all‘effetto di potenziamento che i linfociti t hanno sui macrofagi. Infatti nel caso di organismi resistenti alla fagocitosi l‘organismo tenta di arginare l‘infezione tramite formazione del granuloma: una struttura composta esternamente da linfociti T helper ( che producono citochine al fine di potenziare la produzione di enzimi litici da parte dei macrofagi) ed internamente da un‘ammasso di macrofagi che si dispongono l‘uno sull‘altro fino ad assumere una forma epitelioide o diventare cellule giganti plurinucleate che circondano e contengono il patogeno. Dato che il patogeno no può essere digerito, all‘interno del granuloma, si crea la cosidetta necrosi caseosa dovuta alla morte dei fagociti. Questo meccanismo quando gestito correttamente è alla base della della difesa da molti virus e batteri con capsula resistente e permette la sopravvivenza alle infezioni dovute al micobatterio della tubercolosi. (secondo la Romani)Non potendo fagocitare il micobatterio i granulomi ci permettono di arginarlo e si instaura una sorta di convivenz. l’impotenza dei fagociti di eliminare il batterio e lo stato, quasi di simbiosi che si forma, è il motivo principale per cui il vaccino contro il micobatterio nn ha mai funzionato. Test della tubercolina o mantoux Vengono iniettati antigeni derivanti dal bacillo della tubercoline e se vi è stato precedente contatto (ovvero ci sono gi° linfociti T della memoria) nel giro di un paio di giorni si sviluppa il granuloma 237 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling con notevole proliferazione di elementi linfo-monocitariintorno alle venule del derma. Nb se un sogetto ha un immunodeficienza a carico dei cd4 (AIDS) nn è in grado di portare avanti la risposta quind il test sarà un falso negativo. Dermatite allergica da contatto È un tipo di ipersensibilità ritardata (DTH) dovuta al fatto che alcune sostanze dette apteni (ioni ferro rame e dinitrofluorobenzene) possono legarsi covalentemente alle proteine, modificandone la struttura, e rendendole la base per l‘attivazione della risposta cellulomediata. Le prime fasi dell‘infiammazione vengono reclutati dei linfociti t ―inizianti‖ e successivamente i cd4 con produzione di citochine pro infiammatorie. In questa reazione però un ruolo importante è svolto anche dai cd8 che causano il danno citolitico responsabile della comparsa delle vescicole. LE BASI PATOLOGICHE DELLE MALATTIE AUTOIMMUNI L‘auto immunità è una reazione che avviene contro antigeni self ed è dovuta a: fallimento di alcuni dei sistemi di tolleranza (sviluppo cloni linfocitari autoreattivi,rottura anergia,mimetismo molecolare) rottura di un sito di immunoprivilegio alla modificazione di antigene self alterazioni del microbioma(più frequente nella donna dove i firmi cutes sono maggiori) È importatne ricordare che un minimo di autoreattività è fisiologico nel corpo umano (autoreattività): è dovuto ai meccanismi di restrizione e aiuta la regolazione dell‘omeostasi (sembrano svoglere un‘azione positiva nella difesa contro le malattie immuni). In particolare sono stati osservati cloni di linfociti b che producon ig naturali contro il self. Caratteristiche comuni a tutte le ig autoreattive: appartengono alla clase IGM (mentre le ig coinvolte nelle autoimmuni sono igg) sono presenti a basso titolo (tranne nel caso di policitemia) presentano un ideotipo non reattivo sono polispecifiche: riconoscono sia alcuni antigeni self che nn self Esiste anche una classe di linfociti T autoreattivi che reagiscono con MHC di tipo2 RICHIAMO SUI MECCANISMI DELLA TOLLERANZA Tolleranza = incapacità del sistema di reagire contro il self;viene indotta dal contatto dell‘antigene con con cellule funzionalmente immature.difatti l‘esposizione ad una sostanza nella vita intrauterina o perinatale induce non responsività verso la stessa.Anche in fase adultà per la graduale e ripetuta esposizione ad antigeni non nocivi si può indurre tolleranza(sistema che dipende dalla presenza delle dosi di antigene:basse o alte;non intermedie). La tolleranza può essere indotta a livello centrale (organi linfoidi primari) o periferico. Secondo studi recenti si ritiene che la risposta immune dipende dalla prevalente capacità dell‘antigene di attivare T helper o T regolatori. MECCANISMI DI TOLLERANZA CENTRALE:vedi sopra(maturazione dei linfociti) MECCANISMI DI TOLLERANZA PERIFERICA 1. Doppio segnale: l‘attivazione dei linfociti T richiede l‘interazione di TCR e il doppio segnale:B7 (che lega cd‖( sul linfocita) e CD40; molecoleepresse sulle APC in seguito alla produzione di molecole pro infiammatorie. Ne cosegue che se un linf T viene attivato dal 238 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling 2. 3. 4. 5. 6. 7. self ma nn c‘è infezione non riceve il doppio segnale e quindi va in anergia (inattivazione); allo steso tempo infezioni che avvengono contemporaneamente a questo tipo di selezione possono far sfuggire cloni autoreattivi dai meccanismi di toleranza. modalità di somministrazione: se somministro un‘antigene per via orale c‘è più facilità che esso induca tolleranza perché viene legato a MHC dette tollerosomi che facilitano lo sviluppo di linfociti t regolatori. ignoranza clonale: barriere fisiche impediscono che il linf venga a contatto con l‘antigene presente in siti di immunoprivilegio. cooperazione b-t e t-t : perché un linfocita b venga attivato completamente c‘è bisogno di secondi segnali dovuti ai linfociti t e quindi, se esistono cloni b autoreattivi questi nn possono essere attivati a meno che nn esista anche il corrispondente clone T. Allo stesso modo i linfociti t per proliferare hanno bisogno di molecole predotte dai propri simili quindi una sola attivazione casuale difficilmente porta alla proliferazione di un intero clone. IL2: essedo fondamentale per la proliferazione dei linf T ,variazioni dei livelli di il 2 regolano le risposte Cellule CD4+ CD25:sono il 2-4%dei CD4;sebbene producano anche IL-10 svolgono la loro maggiore funzione attraverso l‘inibizione della produzione di IL-2 nelle CD4 normali.hanno quindi azione di t reg. T regolatori:popolazione molto eterogenea fondamentale per il controllo delle rispose immunitarie. Agiscono con diversi meccanismi: produzione di IL10 e TGFβ che riducono l‘infiammazione e riducono l‘espressione di molecole costimolatorie sulle apc si legano fisicamte alle molecole costimolatorie o a recettori promuovendo l‘espressione di fattori di trascrizione dell‘aenergia competono per IL2 Bisogna inoltre ricordare che i recettori dell‘antigene presenti sulle cellule dell‘organismo presentano una grande variabilità che nel suo insieme prende il nome di network ideotipico. Modificazioni del network possono indurre tolleranza o autoimmunità(anticorpi ant ideotipotireodite autoimmune) LE MALATTIE AUTOIMMUNI Sono malattie molto comuni nel mondo industrializzato (3-5%della popolazione) e sono caratteristiche per la loro complessità e multifattorialità. 239 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Il disordine può essere mediato sia dai linfociti t (sclerosi multipla, diabete ) che dagli anticorpi prodotti dai linfocit b (les, artrite reumatoide ma a me pare di ricordare che anche nella sclerosi e nel diabete c’entravano gli anticorpi…) Sono molti i fattori che predispongono l‘individuo allo sviluppo di una m. autoimmune ma perché ciò si verifichi deve esserci concomitantanza di FATTORI ENDOGENI(mutazioni o particolari cluster di geni, età sesso) e FATTORI ESOGENI (ambiente, esposizione all‘antigene, ma soprattutto infezioni concomitanti) FATTORI GENETICI la predisposizione genetica è probabilmente il principale fattore che porta allo sviluppo dell‘autoimmunità.spesso vengono coinvolti veri e propri cluster di geni tanto che nei familiari di pazienti con lupus siè facile riscontrare altre malattie autoimmuni(addison diabete, celiachia, vitiligine). Data la complessità dei meccanismi che regolano il SI una sola mutazione può avere ripercussioni quanto mai varie: ad esempio, mutazioni del gene Idd3 che codifica per IL2 puòessere associata tanto al diabete quanto alla encefalo mielite allergica sperimentale. Un ruolo particolarmente importante quindi sembra essere giocato dai geni che codifica per le interluchine, dai geni ARC del timo e dai geni che codificano per MHC (soprattutto classe II che presenta il self). RUOLO DELL‘AMBIENTE 1. infezioni concomitanti possono fornire le molecole coattivatorie necessarie a far sfuggire alcuni cloni autoreattivi dai processi di aenergia.In particolare il lipopolisaccaride e i dna batterico e virale sono potenti stimolatori produzione di citochine infiammatorie e soprattutto delle mhc di classe II 2. cross reazioni (anticorpo specifico per un antigene nn self riconosce anche un self perché di struttura simile) es.gli anticorpi contro gli antigeni della borrelia riconoscono anche la molecola di adesione LFA1 e causano artrite reumatoide nei pazienti con malattia di lyme. 3. Citolisi: libera antigeni self in condizioni infiammatore 4. Iodio,UV,e alcuni farmaci NB:in ambienti iper igenici vi è uno squilibrio tra T-REG e THELPER. PRINCIPALI MALATTIE AUTOIMMUNI 240 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling LES Il lupus eritematoso sistemico è una malattia autoimmune cronica( anche se con fasi di remissione e riacutizzazione) che colpisce prevalentemente le donne tra i 20 e i 60 anni. La sintomatologia è la classica da deposito di immunocomplessi : glomerulo nefrite, eruzioni cutanee, artrite e vasculite; a questi sintomi si associano anemia emolitica, piastrinopenia e danni al SNC. PATOGENESI: la malattia è di solito dovuta ad anticorpi antinucleorivolti contro il DNA cellulare (ma anche contro istoni e altre proteine nucleari) che formano immunocomplessi che si depositano e scatenano l‘infiammazione. La piastrinopenia e l‘anemia sono invece dovuti alla possibile presenza di anticorpi antieritrocitari. La produzione di questi anticorpi da parte dei linfociti b è strettamente dipendente dalla cooperazione con i linfociti t, i quali vengono stimolati da antigeni che si liberano durate l‘apoptosi(secondo il libro) e la necrosi. L‘esposizione a raggi uv, che promuovono la morte cellulare, aggrava i sintomi del lupus! Fattori di rischio relativo per l‘insorgenza del lupus sono l‘espressione di HLA DR 2 e/o HLA DR3 nonché deficit dei fattori c2 e c4 del complemento (in un 10% dei casi) PROSPETTIVE TERAPEUTICHE La terapia delle malattie autoimmuni si basa su farmaci immunosoppressori: corticosteroidi,azatioprina, ciclosporina, ripampicina ecc.. che però devono essere assunti per tutta la vita anche con pesanti effetti collaterali e nn estirpano la malattia. Dato che la reazione autoimmune non sono dirette verso il self in generale ma verso determinati antigeni che non hanno rappresentato la base per i meccanismi di selezione clonale ora si sta pensando a terapie che siano in grado di indurrre la tolleranza per quello specifico antigene. TERAPIA CON ANTIGENE Somministrazione di antigene mediante modalità che inducono tolleranza. Si sfruttano 3 modalità: via parenterale, via orale o con analoghi dell‘antigene. 241 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling La somministrazione per via orale di mielina ai pazienti con sclerosi o di collagene ai pazienti fa aumentare i livelli di tgfβ con buoni risultati. L‘utilizzo di analoghi dell‘antigene pure risulta efficace dato che compete per le mhc e antagonizza con la popolazione di linfociti attivata. TERAPIA CON ANALOGO DEL TCR Non se ne conoscono meccanismi ma secondo alcuni somministrare molecole simili ai tcr andrebbe a scatenare una risposta rivolta contro il recettoore del linfocita t (anti idiotipo) o a stimolare i TREG TERAPIA CON ANTICORPI MONOCLONALI Nelle malattie in cui il danno è mediato da particolari popolazioni di CD4 ;che esprimono la catena Vβ, possono essere usati anticorpi anticatena per bloccare la proliferazione del clone. L‘utilizzo di anticorpi antiCD4 impone uno stato di tolleranza duraturo e stabile (pare addirittura che linfociti provenienti da animali così trattati possano indurre tolleranza in animali nn trattati) USO DI RECETTORI SOLUBILI PER IL TNF E ANTICORPI ANTI TNF: blocccano la principale molecola infiammatoria, anche anticorpi anti IL2 si sono dimostrati utili. Molte nuove terapie si stanno concentrando sull‘induzione degli T REGOLATORI tramite elminti e citochine. La prof ha citato anche: -sindrome di Sjogren:secchezza della mucosa orale ,xerostomia,secchezza vaginale,secchezza delle viee aeree e oculari→distruzione delle ghiandole salivatorie -sclerodermia:alterato meccanismo di riparo che comporta aumento della rigidità di cute e polmoni Fisiopatologia della termoregolazione:ipetermie e febbre (an-P) Mammiferi e uccelli sono omeotermi ossia in grado di mantenere la temperatura entro livelli costanti,a differenza dei poichilotermi la cui temperatura varia insieme a quella ambientale. Negli omeotermi si osservano variazioni di temperatura giornaliere e fisiologiche di 0,5-0,8 °C. Che raggiungono il massimo tra le ore 15-18. Il meccanismo di termoregolazione prevede la presenza di: -sensori di temperatura periferici e centrali -un centro neuronale di elaborazione dei dati che determina un set point(36,8 +/- 0,4 °C) -una serie di effettori. I sensori di temperatura rivelano sia la temperatura in periferia,terminazioni nervose per il caldo e il freddo,sia del sangue circolante,neuroni W del nucleo ipotalamico. Il centro neuronale di elaborazione si trova nei nuclei preottici termoregolatoridell‘ipotalamo anteriore tali nuclei sono costituiti dai neuroni w ,che hanno funzione sia di sensori che di controllori della termodispersione,i neuroni c ,che controllano la termoproduzione attraverso la regolazione dell‘adenoipofisi,e i neuroni i,che sono prevalentemente integratori. I meccanismi con cui viene controllata la temperatura sono: -termodispersione:aumento della vasodilatazione ,della sudorazione e delle perspiratio insensibilis. -termoconservazione:shift del circolo dalla superficie verso i visceri. -neotermogenesi:aumento del metabolismo basale Differenza tra febbre e ipertermia: la febbre e l‘ipertermia sono entrambe caratterizzate dall‘aumento della temperatura ma presentano una differente patogenesi. 242 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Mentre la febbre prevede un ‗ alterazione del set point nel centro regolatore,l‘ipertermia e‘ il risultato dell‘inefficacia dei meccanismi di termoregolazione.Un tipico esempio di ipertermia e‘ quella del colpo di calore che e‘ favorito da un‘ambiente caldo e umido. Il colpo di calore viene distinto in: -colpo di calore a riposo -colpo di calore da esercizio -colpo di calore da farmaci:anfetamine,cocaina,LSD ecc. -colpo di calore da condizioni fisiopatologiche. Negli ultimi tre casi alla difficile dispersione dovuta al clima si aggiunge anche l‘aumento del metabolismo basale con conseguente incremento delle temperature a valori letali. Patogenesi della febbre: E‘ noto che la febbre e‘ associata ad un‘evento dannoso e al danno da esso prodotto. I batteri liberano delle sostanze dette pirogeni esogeni(lipopolisaccaride endotossico dei batteri Gram-,le tossine batteriche degli stafilococchi aurei A eB)che agiscono attraverso dei recettori TOLL-LIKE attivando NF-KB e la produzione di prostaglandine. Anche la necrosi cellulare libera pirogeni esogini di origine endogena(HMGB1,ATP/ADP,frammenti di membrana ad alto contenuto di fosfatidil-serina)che interagiscono con i toll like di cellule vicine attivando NF-KB e i geni delle citochine pirogeniche(non deve esserci per forza un‘attacco batterico o virale per lo sviluppo della febbre). Le cellule attivate dai pirogeni esogeni producono citochine pirogeniche tra cui IL-1,TNF-α,IFNγe IL-6 e alcune prostaglandine(PGE₂). Non e‘ ancora chiaro come queste citochine raggiungano l‘ipotalamo ma esistono 3 ipotesi: 1. Queste molecole giungono ai nuclei preottici termoregolatori attraversando l’organum vasculosum della lamina terminalis dell‘ipotalamo dove l‘endotelio appare di tipo fenestrato. 2. Le citochine possono determinare la produzionedi PGE₂ da parte delle cellule endoteliali dei vasi ipotalamici.PGE₂presenta 4 tipi di recettori ,indicati come EP,tra cui EP3abbondante nelle cellule gliali determina la liberazione di cAMP e altri nucleotidi ciclici che nel cervello influenzano direttamente l‘attivita‘ dei termoregolatori(firing) o facilitano la liberazione di trasmettitori monoamminici.(nelle slide c‘è solo questa) 3. Le citochine pirogeniche vengono prodotte direttamente nel microambiente ipotalamico sia per una risposta intracelebrale al danno sia per una risposta alle cellule endoteliali. Nella sepsi e nello shock tossico la febbre si mantiene soprattutto con i pirogeni endogeni dovuti al danno necrotico cellulare che generano una tempesta citochinica.questo tipo di febbre viene iperpiressia ed e‘ associata spesso alla rottura della barriera ematoencefalica . Dall‘ipofisi partono una serie di segnali diretti ai vari tessuti: Neuroipofisi:principali segnali pe rla ridistribuzione del circolo dalla superficie corporea ai tessuti interni Adenoipofisi:segnali endocrini per la termoregolazione tra cui il principale e‘ l‘asse TSH/T₃-T₄. Esistono due tipi di recettori degli ormoni tiroidei: -recettori collocati a livello della membrana plasmatica:hanno effetti immediati attraverso l‘attivazione di numerose citochine e del metabolismo glicidico e lipidico. 243 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling -recettori collocati nel citosol:attivano la trascrizione di geni dipendenti dalle seguenze TRE che hanno effetti a lungo termine.questi geni sono: 1)geni delle ATPasi ioniche che consumando ATP aumentano ADP che stimola la fosforilazione ossidatica 2)termogenine I e II=proteine disaccoppianti che dissipano il potenziale protonico determinando un‘aumento di ADP 3)enzimi del metabolismo energetico e lipolitico che facilitano la produzione di ATP. In alcuni tipi di febbre, non c‘è la mediazione da parte dei pirogeni endogeni : febbre ipotalamica :quando e‘ dovuta ad alterazioni dell‘ipotalamo (trauma,emorragia,compressione da tumore,o altre condizioni patologiche dell‘ipotalamo).essa si presenta raramente perche‘ generalmente si presenta una perdita di funzione ipotalamica che determina ipotermia. Febbre da ipertiroidismo primitivo o secondario:La temperatura aumenta quando aumenta il signalling dell‘asse TSH/T₃-T₄ . ipertermia maligna :il cui innalzamento della temperatura dipende da neotermogenesi sostenuta dall‘attivazione di vari metabolismi e funzioni Ca⁺⁺-dipendenti che determina una variazione degli equilibri di omeostasi del Ca++ citosolico che determina elevato consumo di ATP. Sindromi febbrili ereditarie: -febbre mediterranea familiare(FMF):mutazioni di una proteina detta pirina o marenostrima importante nella differenzazione e nella funzione infiammatoria dei granulociti.questa mutazione danno luogo a risposte infiammatorie patologiche. -febbre periodica associata a mutazioni del recettore per il TNF:mutazioni che impediscono la proteasi del recettore TNF-α e quindi determinano un eccessivo signalling infiammatorio da TNF.per la cura vengono utilizzati anticorpi monoclonari inattivanti specifici per questi recettori mutati. -Hyperthermia-IgD syndrome:febbre periodica associata ad elevati livelli di IgD che sembrano dovute a mutazioni del gene MVK che codifica per la mevalonato chinasi un enzima che agisce nel metabolismo del colesterolo. Aspetti clinici della febbre: L‘andamento della febbre viene descritto da una curva che evidenzia aspetti qualitativi e quantitativi della febbre(logicamente antifebbrili e antibiotici modificano profondamente queste curve). La curva presenta tre fasi(senza contare la fase iniziale di situazione basale): rialzio termico:puo‘ essere lento o rapido a seconda di come avviene il resettaggio da parte dei centri termoregolatori. un‘innalzamento rapido generalmente e‘ caratterizzato da brividi e eventi di neotermogenesi ed e‘ tipico della polmonite lobare da pneumococco. fastigio:indica il periodo di mantenimento della condizione febbrile.la febbre puo‘ essere bassa o febbricola(innalzamento non superiore ad 1 °C),media(1-2 °C )alta(2-3 °C)e altissima(anche detta iperpiressia se e‘ al di sopra di 41,5 °C).questi valori possono esser mantenuti in maniera continua o discontinua.inoltre la durata varia a seconda del processo dannoso. 244 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling defervescenza:dipende da come avviene l‘eliminazione e la scomparsa dei pirogeni esogeni;puo‘ avvenire rapidamente per crisi,come nella polmonite pneumocitaria,o lentamente per lisi,tipiche dell‘influenza o dell‘endocardite batterica. Tipi clinici di febbre: 1. febbre continua della polmonite pneumocitaria: ha comparsa improvissa,fastigio con valori molto alti(40-41,5 °C ) mantenuti per 4-5 giorni e defervescenza per crisi. 2. febbricola dell’adenomesenterite:febbricola con fastigio di lunga durata ma non costante.tipica di processi con scarsa carica batterica e modesta virulenza come tonsillite,granuloma dentario colecistiti e sinusiti. 3. febbre remittente dell’endocardite batterica subacuta:caratterizzata da variazioni giornaliere superiori ad 1 grado senza mai raggiungere la defervescenza e di lunga durata. 4. febbre erratica della cistite:caratterizzata da un picco medio alto dove innalzamento e defervescenza si presentano nello stesso giornoma presenta recidive.viene detta erratica per la sua occasionalita‘ ed e‘ tipica nella cistite per escherichia coli. 5. febbre ricorrente o periodica:caratterizzata da picchi ricorrenti con una periodicita‘ tipica per ogni tipo di infezione.La sepsi gonococcica e la leishmaniosi viscerale ha frequenza biquotidiana ossia due picchi al giorno.La malaria da plasmodium vivax e‘ detta terzana poiche‘ il picco febbrile avviene a giorni alterni con intensi brividi e sudorazione.nella malaria da plasmodium malariae si ha la quartana. 6. febbre ondulante:caratterizzata da picchi che vengono raggiunti periodicamente senza una prevedibile durata di ogni ciclo dovuta o a eventi di necrosi o a citochine immesse dai tumori. E‘ una condizione tipica del linfoma di Hodgking,altri linfomi e altri tumori. Trattamento della febbre: L‘utilizzo immediato di farmaci antiperetici non e‘ consigliato avendo la febbre vantaggi teraupetici. E‘ anche vero che però sopra i 41;5 gradi le cellule iniziano la risposta da stress termico e molte proteine possono essere danneggiate. I farmaci antipiretici sono: gli inibitori della ciclossigenasi:inibiscono la produzione di PGE₂ annullando il resettaggio dei neuroni termoregolatori. Tra questi abbiamo i FANS(antiinfiammatori non steroidei),l‘aspirina,l‘acetominofene(e‘ un poco efficace inibitore della COX ma giunto al cervello viene ossidato e diventa molto attivo). E‘ importante considerare come l‘uso di FANS non abbassa ulteriormente il set point glucocorticoidi:inibiscono la fosfolipasi A₂ rendendola disponibile per la sintesi di PEG₂ e inibisce geni proinfiammatori. NB:i bambini sono facilmente soggetti ad ipotermie e ipertermie(in questo caso sono frequenti convulsioni sostitutive al brivido) Negli anziani le temperature sono spesso sotto il dovuto NB2:per ogni grado in più abbiamo 8 pulsazioni in + e aumento della frequenza respirtoria.(frequenza resp/frequenza polso=1/4) 245 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Aspetti fisiopatologici del sistema integrato ipotalamo-ipofisario Il sistema nervoso e il sistema endocrino sono in stretta correlazione tra loro difatti: 1)a livello molecolare entrambi operano attraverso un sistema ligando-recettore e inoltre presentano molte molecole in comune 2)a livello anatomico troviamo un centro di interazione e coordinazione : l‘ipotalamo. L‘ipotalamo trasforma segnali neuronali in segnali ormonali che hanno come bersaglio l‘adenoipofisi(raggiunta attraverso il sistema portale ipotalamo ipofisario)o cellule tubulari del rene e cellule muscolari lisce(questi ormoni raggiungono per via assonica la neuroipofisi dalla quale vengono rilasciati). L‘ipotalamo è anche sede di importanti centri regolatori di funzioni mediate dal sistema nervoso autonomo e inidispensabili per la sopravvivenza quali: -centri per la termoregolazione -centri regolatori del ritmo sonno-veglia -centri della regolazione del ricambio idroelettrico -centri regolatori delle funzioni nutrizionali. L‘ipotalamo è collegato con strutture superiori del sistema limbico e della corteccia. Il sistema nervoso e il sistema endocrino risultano inoltre in rapporto con il sistema immunitario attraverso le citochine, sia perché hanno azione endocrina sulle cellule vicine per via autocrina e paracrina, sia perché vengono prodotte sia dal sistema endocrino che dal SNC. -Il controllo nervoso della funzione endocrina E’ esercitato da: 1)Il sistema nervoso autonomo agisce attraverso una via indiretta , che prevede la modulazione dell‘afflusso ematico, e una via diretta ,che regola direttamente la sintesi e il rilascio di ormoni. La via diretta si verifica solo in poche ghiandole quali: -epifisi(o ghiandola pineale) collocata posteriormente al corpo calloso e al 3°ventricolo e costituita da pinealociti(cellule ormono secretrici)associati ad uno stroma di origine gliale, che vanno in contro a calcificazione con un processo che inizia nell‘infazia. I pinealociti producono melatonina(sintetizzata anche dall‘ipotalamo)secondo un ritmo circadianocon picchi nelle fasi notturne,quando la retina non è esposta a radiazioni luminose,determinando stati di benessere e di sonnolenza(utilizzata contro il Jet-lag). L‘informazione retinica(assenza di luce) raggiunge infatti i nuclei soprachiasmatici che inviano informazioni ai gangli superiori cervicali che attraverso neuroni adrenergici(inibiti dalla presenza di luce) favoriscono la produzione nei pinealociti dell‘ enzima N-acetiltrasferasi che trasforma la 5idrossitriptammina in melatonina. La produzione di melatonina si riduce con la crisi puberale(aumento di depositi di calcio nell‘epifisi). La melatonina ha anche un ruolo inibenti la produzione di GnRH(ormone stimolante le cellule gonadotrope dell‘adenoipofisi) da parte dell‘ipotalamo generando ipogonadismo,in alcuni animali, nei periodi invernali(probabile ruolo regolatorio del ritmo riproduttivo) Negli anfibi induce riduzione dei pigmenti cutanei. -midollare del surrene: 246 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling origina dalle cellule della cresta neuronale,i simpatogoni(da cui derivano anche le cellule del SNA), che danno origine ad un parenchima costituito da cellule cromoaffini. Essa secerne catecolamine a seguito dello stimolo colinergico effettuato dai neuroni pregangliari simpatici. i neuroni simpatici a loro volta vengono attivati attraverso il CRH (corticotropich releasing hormone) che attiva il locus coereuleus;si parla quindi di asse ipotalamo-sistema simpaticomidollare del surrene. Il CRH stimola anche l‘adenoipofisi a produrre ACTH che agisce nella corticale del surrene. -rene: in esso la secrezione di renina e eritropoietina è regolata anche dalla stimolazione adrenergica sui recettori β -paratiroidi: dove la secrezione di paratormone è controllato anche dall‘attivazione dei recettori β-adrenergici -pancreas: dove il SNAmodula insieme ad altri fattori la secrezione di insulina(parasimpatico)e del glucagone(simpatico). 2)neurotrasmettitori che modulano l‘attivita secretoria dell‘adenoipofisi. GH PRL LH/FSH TSH ACTH Acetilcolina incrementa Incrementa Incrementa Non effetto Dopamina Incrementa Diminuisce Diminuisce Diminuisce Gaba Incrementa Incrementa Incrementa Non effetto Noradrenalina incrementa Non ha effetto Incrementa Incrementa Entrambi Adrenalina incrementa Incrementa entrambi Incrementa diminuisce ha Incrementa Incrementa ha Diminuisce 3)ormoni ipofisotropi: neurormoni prodotti dai nuclei ipotalamici-ipofisotropi che sono sotto stretto controllo di centri neuronali superiori che ne determina il ritmo di secrezione(circadiano,circa orario o circa mensile o trigiuntano). Questi neurormoni hanno azione modulatoria a livello del parenchima dell‘adenoipofisi. L‘ipotalamo contiene anche il nucleo sopraottico e paraventricolare inviano assoni alla neuroipofisi,centro di stoccaggio di vasopressina e ossitocina. Lo stress e la sindrome generale di adattamento: Un‘esempio dell‘interazione tra il sistema nervoso e quello endocrino è quella della risposta ad uno stress. nel linguaggio biomedico la parola stress indica qualsiasi sollecitazioni psichica e fisica (shock) che induce nell‘individuo una sensazione di insicurezza e di minaccia, definita reazione di allarme, contemporanea all‘attivazione del sistema dello stress, insieme di strutture che rispondono per superare questo agente stressante. 247 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling il sistema dello stress è connesso con il sistema mesocorticolimbico, con l‘amigdala ,l‘ippocampo, i centri termoregolatori e i centri della fame e della sazietà. lo stress può essere acuto, ossia dovuto ad un‘ impatto occasionale con uno stressor, o cronico, quest‘ultimo genera fenomeni patologici fisici o comportamentali definiti nel loro insieme allostasi. Come afferma Selye alla molteplicità degli stimoli stressanti l‘individuo risponde con un‘ unico tipo di risposta definita sindrome generale di adattamento. Tutti gli impulsi(sotto forma di neurotrasmettitori principalmente serotonina e GABA) provenienti dalle aree corticali superiori o dalle terminazioni periferiche vengono integrati dal nucleo parvicellulare dell‘ipotalamo che rilascia nel circolo portale CRH(corticotropin releasing hormone) e ADH-vasopressina, che ha attività sinergica al CRH(NB:fino a poco tempo fa si pensava che veniva rilasciata solo nella neuroipofisi). Il CRH è sintetizzato anche dai neuroni del locus coeruleus,dai nuclei parabranchiali e dal nucleo paragigantocellulare del midollo. Il CRH 1)agisce sulle cellulle corticotrope determinando il rilascio dei derivati del proopiomelanocortina(POMC) che sono: -ACTH che stimola la corticale del surrene a produrre glicocorticoidi(fascicolare)e in minor parte anche androgeni(reticolare)e aldosterone(glomerulare) -β-endorfina che inibisce il rilascio di CRH e controbatte lo stato psichico di abbattimento indotto dallo stress -α-MSH(melanocyte stimulating hormone) 2)SNC:Sistema limbico,locus coeruleus,centri noradrenergici.si determina l‘attivazione del sistema nervoso simpatico con liberazione di catecolamine e anche di CRH e peptide Y(questo ha attività stimolante la secrezione di CRH)liberati dalle sinapsi del SNA. 3)cellule di tessuti periferici La prima fase di shock oltre ad una serie di segnali emotivi,cognitivi e sensoriali prevede ipotensione,ipoperfusione tissutale agli organi centrali che genera malessere e lipotimia. L‘omeostasi viene ristabilita dalla sindrome di adattamento attraverso il rilascio nel sangue di glicocorticoidi e catecolamine che innalzano la pressione sanguigna, ristabilizzano una gittata cardiaca normale e normalizzano il livello glicemico. Inoltre l‘attivazione di alcune aree del SNC rende l‘individuo vigilee talora in uno stato di euforia con perdita dell‘appetito e della sensazione di dolore. L‘aumento dei glicocorticoidi attraverso un feedback negativo inibisce la produzione di ACTH e di CRH. Se questo feedback però non si verifica, poiché ci troviamo di fronte ad uno stress cronico, abbiamo: -ipertensione(con accidenti cardiovascolari) - iperglicemia e conseguenti turbe metaboliche -disturbi dell‘apparato riproduttivo(dovuti alla riduzione di GnRH causato dall‘eccesso di CRH e glicocorticoidi) -disturbi dell‘ apparato immunitario(inibito dall‘elevata presenza di glicocorticoidi) -riduzione della crescita dovuto all‘ inibizione delle cellule somatotropiche da parte della somatostatina(per aumentati livelli glicemici nel sangue) 248 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling -riduzione della produzione di TRH e TSH per inibizione effettuata dalla somatostatina. -alterazioni di processi di apprendimento e di memorizzazione e comparsa di stati depressivi dovute a ipercortisolemia. Effetti di alcuni ormoni sul sistema nervoso centrale: gli ormoni agiscono a livello del sistema nervoso centrale attraverso una via indiretta,basata sostanzialmente su disequilibri di tipo metabolico ossia variazioni a livello delle concentrazione plasmatiche,e una via diretta,che viene messa in atto dagli ormoni che possono attraversare la barriera ematoencefalica ossia gli steroidi e le amine non legati a proteine vettrici e ormoni peptidici come l‘angotensina 2,l‘insulina e la leptina(questi sembrano penetrare o attraverso transcitosi o attraverso filtri neuroematici ossia regioni specifiche della barriera ematoencefalica che presentano Tight junctions meno occludenti). normale e iper IpoGlicocorticoidi Feto:differenziamento in senso Nell‘adulto iposecrezioni adrenergico dei neuroni possono generare psicosi Infante:differenzazione neuroni seratoninergici Adulto:ipersecrezioni generare psicosi Ormoni tirodei Ipertiroidismo incremento sinaptica in possono nell‘ adulto: Ipotiroidismo fetale:cretinismo dell‘attivita endemico e riduzione dello sviluppo di coni e bastoncelli e di cellule cocleari Adulto:riduzione della densita sinaptica Testosterone Presenza in un periodo critico determina la formazione di NB:secondo alcuni autori non circuiti neuronici di tipo è il testosterone ad agire ma gli maschile estrogeni che nella femmina non attraversano la barriera ematoencefalica perché legati a SHBG(sex hormone binding globulin) Estrogeni In soggetti castrati prima del 5° giorno dalla nascita l‘assenza di testosterone genera un comportamento di tipo femminile. Negli animali forniti di ciclo estrale determinano il desiderio sessuale durante il periodo del calore(ovulazione) Nella donna non è collegato con la libido ma genera rialzo 249 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling termico Progesterone Attivita antiandrogenica inibisce l‘enzima che trasforma il testosterone in diidrotestosterone(piu attivo). Agisce in estrogeni. sinergia con Neuroimmuno-endocrinologia: il sistema immunitario viene regolato attraverso meccanismi di autoregolazione o segnali provenienti dal sistema nervoso centrale e da quello endocrine,inoltre secerne molecole che trasmettono informazioni al sistema nervoso si parla per cui di circuiti neuro-immuno-endocrini. Andiamo ad analizzare alcuni tipi di circuiti: 1)le citochine secrete dal sistema immunitario possono raggiungere il SNC;ad esempio: - INF-γ incrementa l‘espressione del complesso di istocompatibilità di classe 1 o 2 nelle cellule nervose.incrementa l‘autofagia e riduce l‘attivazione dell‘inflammasoma. - IL-1 e pirogeni endogeni intervengono nella genesi della febbre inoltre IL-1 favorisce il rilascio di CRH e di ACTH. Le citochine inoltre possono anche esser sintetizzate dal tessuto nervoso o endocrino: -IL-6 viene secreto dall‘adenoipofisi(inibita in questa funzione dai glicocorticoidi) -IL-1 viene secreto dalle cellule cromaffini del surrene e da quelle delle gonadi. 2)il timo oltre a secernere gli ormoni timici propriamente dette secerne anche: -ormoni ipofisotropi quali CRH e GnRH infatti i topi atimici vanno in contro a degranulazione delle cellule somatotrope(che cessa con un trapianto di timo). -ormoni ipotalamici quali ADH-vasopressina,ossitocina e relative neurofisine. -ormoni anteroipofisari(PRL,GH,TSH,ACTH,FSH,LH) -glicocorticoidi,sintetizzati dalle cellule dell‘epitelio timico,che sono coinvolti nei meccanismi di selezione negativa e positiva. 3)Si è inoltre notato nei topi uno stretto legame tra alterazioni timiche e adenoipofisarie infatti: - topi trattati con siero anti-cellule somatotrope perdono le capacita immunitarie -topi con Ipopituitarismo congenito (mancanza di GH e TSH)presentano ipoplasia timica e riduzione dei processi immunitari cellulo-mediata che si riducono per somministrazione di GH e tiroxina. -L‘ipofisectomia causa atrofia degli organi linfoidi e del timo che diminuisce per somministrazione di PRL(sembra esser il più importante perché se viene soppresso con bromocriptina genera immunodeficenza) e GH 4)le cellule del sistema immunitario producono e hanno recettori per GH e PRL che probabilmente agiscono con un meccanismo autocrino. 5)interazioni timo-surrene: surrenectomia bilaterale induce iperplasia del timo, difatti i glicocorticoidi hanno azione immuno depressiva. timectomia determina iperplasia del surrene,difatti sostanze prodotte dal sistema immunitario bloccano l‘azione dell‘ACTH sul surrene. 250 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling 6)alcuni linfociti rilasciano peptidi simili per struttura e probabilmente per funzioni ad alcuni ormoni ipotalamici(CRH e GnRH),ipofisari(ACTH,TSH,PRL,β-endorfine)si pensa per questo che dopo l‘ipofisectomia i linfociti possano aver funzione sostitutiva l‘adenoipofisi. Inoltre i linfociti risultano esser modulati da alcune sostanze endocrine quali α e βendorfine,ACTH,met e leu-encefaline 7)glicocorticoidi hanno azionhye immuno depressiva mentre GH,PRL,insulina e tiroxina hanno azione favorenti le risposte immuni. L’adenoipofisi: L‘ipofisi è una ghiandola posizionata nella sella turgica e rivestita superiormente dal diaframma fibroso che la separa dal chiasma ottico. Essa è suddivisibile in tre regioni: -posteriore anche detta neuroipofisi: costituita di cilindrassi amielinici appartenenti a neuroni ipotalmici -intermedia: priva di funzioni endocrine -anteriore: anche detta adenoipofisi connessa con l‘ipotalamo attraverso il sistema portale ipofisario. L‘adenoipofisi ha un parenchima costituito da vari citotipi: Cromofile Acidofile Basofile Cromofobe Somatotrope GH Proteico Mammotrope PRL Proteico somatomammotrope GH e PRL Proteico Corticotrope ACTH Proteico Gonadotrope LH e FSH Glicoproteico Tireotrope TSH Glicoproteico Ormoni glandotropi Non producono ormoni ma possono differenziarsi in acidofile o basofile Gli ormoni glandotropi sono ormoni che hanno per bersaglio una ghiandola endocrina specifica e che sottostanno ad un meccanismo di controllo comune. Le cellule ipofisotropiche dell‘ipotalamo secernono un fattore di rilascio XRH(o un fattore inibente) che attraverso il sistema portale giunge all‘adenoipofisi dove stimola(o inibisce)la sintesi e il rilascio dell‘ormone (XTH).L‘ormone glandotropo entra in circolo e raggiunge la ghiandola periferica che produce l‘ormone X. In questo sistema si aggiungono tre circuiti di feedback negativo: 1)meccanismo di lungo feedback negativo: L‘ormone periferico X agisce a livello delle cellule ipofisotropiche dell‘ipotalamo inibendo il rilascio degli ormoni ipofisotropici 2)meccanismo di corto feedback negativo:L‘ormone periferico X agisce a livello dell‘adenoipofisi inibendone le funzioni di rilascio 3)meccanismo di cortissimo feedback negativo:un elevato livello di ormoni adenoipofisari nel sangue ha funzione inibente sulle cellule dell‘adenoipofisi. 251 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Nel caso delle cellule gonadotrope esiste un meccanismo di feedback positivo che si attua durante l‘ovulazione in cui l‘estradiolo determina un aumento della produzione di LH(fattore stimolante la produzione di estradiolo) Ormone della crescita o ormone somatotropo GH: GH è un polipeptide di 191 amminoacidi, con un peso di 21,5-22 kDa codificato da un gene del cromosoma 17. nel sangue è in massima parte veicolato dalla GHBP(GH binding protein) La sua biosintesi e secrezione è stimolata dall‘ormone ipofisotropico GHRH( che presenta un meccanismo autocrino di auto inibizione),dall‘ipoglicemia, dal sonno e in piccola parte da ADHvasopressina, ACTH,α-MSH, TRH, GnRH , mentre è inibita da glicocorticoidi(che hanno azione contraria in quanto facilitano il riassorbimento osseo e il catabolismo proteico) e somatostatina. La secrezione di GH avviene secondo un ritmo circadiano pulsatile con picchi durante il sonno nonREM. Il GH ha un andamento bifasico difatti presenta effetti immediatiinsulino-simili che persistono per 3-4 ore e effetti diabetogenici che subentrano dopo i primi e persistono per molte ore. Negli effetti tardivi il GH: -è un ormone diabetogeno favorisce glicogenolisi e gluconeogenesi (aumento del glucosio) -favorisce la produzione di insulina,che favorisce la produzione di IGF-1, ma rende i tessuti insulino resistenti favorendo cosi il dirottamento del glucosio al cervello durante il digiuno e la riduzione del quoziente respiratorio(favorisce uso dei lipidi). Inoltre l‘insulinastimola anche essa la crescita se l‘apporto dietetico è ottimale. -favorisce la ricaptazione di amminoacidi dal muscolo aumentando la sintesi proteica e favorisce la stabilita proteica determinando positivizzazione del bilancio di azoto. -aumenta la lipolisi con chetogenesi - a livello epatico determina la produzione del fattore insulino simile IGF-1(somatomedina) che insieme a GH agisce a livello del nucleo paraventricolare anteriore favorendo il rilascio di GHIH(somatostatina=fattore inibente la produzione di GH). IGF-1 aumenta la sintesi proteica, la crescita ossea e la massa magra(effetti indiretti del GH).si pensa che il GH abbia azione preparativa dei tessuti all‘azione dell‘IGF-1. GH lavora in sincronia con altri ormoni;i più importanti sono gli ormoni tiroidei che hanno azione permissiva nei confronti del GH e gli ormoni sessuali che stimolano la produzione di GH. I glucocorticoidi(stimolati dallo stres) hanno azione contraria a quella del GH favorendo il riassorbimento osseo e il catabolismo proteico. Stimolanti il Inibente il Effetti Effetti tardivi rilascio rilascio precoci GH GHRH Glicocorticoidi Insulino simili Somatostatina Ipoglicemia Sonno REM ADH- non -diabetogeni(gluconeogenesi e glicogeno lisi) -posivitizzazione del bilancio di azoto -lipolisi e chetogenesi -insulino resistenza 252 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling vasopressina ACTH α-MSH -produzione di insulina e 1(favorita anche dall‘insulina) di IGF- -effetti indiretti:IGF-1 determina crescita ossea e aumento della sintesi proteica TRH GnRH Prolattina PRL: polipeptide di 199 amminoacidi(3 ponti di solfuro) con un peso molecolare di 122 kDa il controllo ipotalamico è per lo più di tipo inibitoria attraverso la dopamina(PIF prolactin inhibiting factor)e la somatostatina. Il rilascio di PRLè favorito invece dal polipeptide vasoattivo intestinale(VIP) e a livello farmaceutico da α-metildopa e da farmaci competitivi o inibenti la dopamina(che comportano però anche riduzione della libido). La secrezione ha un ritmo pulsatile e circadiano con incremento nelle ore notture. Dopo la crisi puberale PRL insieme a estrogeni, progesterone, GH, steroidi, ormoni tiroidei e insulina favorisce lo sviluppo del sistema dutto-alveolare che nel maschio è inibita dal testosterone. dopo il partocon la caduta degli estrogeni e del progesterone inizia anche l‘effetto stimolante la lattazione che dura 7 giorni al termine dei quali i livelli di prolattina si ri-abbassano per rialzarsi ogni qual volta avviene la suzione. A livello patologico esiste una netta correlazione tra iperprolattinemia(spesso dovuta a prolattinomi) e ipogonadismo che si ritiene esser dovuta ad una competizione del PRL con i recettori per gli ormoni gonadotropici. Inoltre l‘iperprolattinemia comporta intolleranza al glucosio,ritenzione d‘azoto,mobilizzazione lipidica,modesto accrescimento di tipo acromegaloide. L’ormone corticotropo ACTH(corticotropina): polipeptide di 39 amminoacidi con peso di 45kDa. L‘ACTH deriva da un precursore che è il pre-pro opiomelanocita il quale in seguito a idrolisi diventa pro-opiomelanocita(POMC). Il clivaggio di POMC da origine a due peptidi: -β-lipotropina -pro-ACTH:da cui si formano e vengono secreti contemporaneamente l‘ACTH e il pro-γMSH(Melanocyte stimulating hormone)quest‘ultimo da origine a vari ormoni(N-POMC,α-MSH,βMSH e γ-MSH). La produzione di ACTH è favorita dall‘ormone ipofisotropico CRF(o CRH inibito dal meccanismo a feedback cortissimo dall‘ACTH),dallo stress(inibisce i sistemi inibenti e favorisce la secrezione di ADH e CRH che hanno azione attivante) e dall‘angiotensina 2,mentre il cortisolo e l‘ossitocina hanno azione inibente(meccanismo di corto e lungo feedback). L‘ACTH agisce a livello della zona fascicolata e reticolare del surrene determinando la produzione di pregnenolone che favorisce la steroidrogenasi surrenica e la sintesi proteica determinando la sintesi di cortisolo. 253 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling La liberazione di CRF avviene secondo un ritmo circadiano con picchi nelle prime ore notturne fino alle 8 di mattina che si riflettono nella secrezione di ACTH e corticolo. L’ormone tireotropo TSH: polipeptide con peso molecolare di 30kDa costituito da due subunità α(simile a quella del LH e del FSH) e β(è quella attiva e anche quella che viene ricercata per valutare i dosaggi di TSH). La secrezione del TSH viene favorita dal TRH(che è influenzato dal TSH,dallo stress e dalla temperatura ambientale) prodotto dall‘ipotalamo mentre viene inibita dalla somatostatina e da alti livelli di ormoni tiroidei(che agiscono con un meccanismo di corto o lungo feedback negativo). Le gonadotropine: le cellule gonadotropiche dell‘adenoipofisi(si pensa un solo citotipo) secernono l‘ormone luteotropo(LH)e l‘ormone follicolo stimolante(FSH).questi ormoni sono costuiti da una subunità α e una β(di cui quest‘ultima è quella attiva). Le gonadotropine vengono rilasciate sotto stimolo ipotalamico del GnRH e agendo a livello gonadico determinano la liberazione di steroidi gonadici e di inibina, i quali agiscono come inibenti a livello ipofisario e ipotalamico(qui agiscono anche gli ormoni gonadotropici).caso particolare è l‘estradiolo che nel periodo dell‘ovulazione agisce secondo un feedback positivo. Ai recettori del LH e del FSH si legano anche la gonadotropina corionica(huG)e la menotropina(presente durante la menopausa) Gli ipopituarismi: con la parola ipopituarismo si intende l‘insufficenza o assenza di uno o più ormoni adenoipofisari. Gli ipopituarismi possono essere: -globali(panipopituarismo)quando la deficienza interessa tutti gli ormoni adenoipofisari; -parziali; -monotropici(interessa la biosintesi di un solo ormone) -primari(se l‘alterazione riguarda direttamente l‘adenoipofisi) -Secondari Le cause eziologiche sono diverse ma innescano comunque compressione dell‘adenoipofisi o del circolo portale,lesione di tutti o solo alcuni nuclei dell‘ipotalamo.(le 9I) Compressive(injury) -tumori: adenomi(NB: gli adenomi fino a che non assumono dimensioni sufficienti a generare compressione generano ipersecrezione dell‘ormone da essi sintetizzati)craniofaringiomi , tumori del SNC o delle cellule cromofobe. -cisti -aneurismi Vascolari (infartuale) -fenomeni ischemici -lesioni vascolari -sindrome di Sheehan(ipovolemia post-partum) Infiltrativi Emocromatosi idiopatica o post trasfusionale(accumulo di ferro nei tessuti) Traumatiche Traumi cranici 254 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling immunologiche -infezioni granulomatose -ipofisiti autoimmuni Iatrogene -lesioni conseguenti a interventi chirurgici Non definite -di cui non si comprende la causa e si pensa ad un motivo genetico. (idiopatica) Deficienza monotropica di GH: può essere congenita o acquisita. Quando è congenita determina un quadro clinico detto nanismo ipofisario caratterizzato da - marcato ridotto accrescimento(max 1,40 m) - armonico sviluppo di tutti gli organi -discrepanza tra età ossea e età anagrafica:un paziente di 20 anni ha un età ossea di 12-13 quindi continua ad avere un leggero accrescimento. -deficienza nel sangue di IGF-1 che però non è patognomica in quanto può esser anche dovuta a iponutrizione, ipopituarismo, nanismo di Laron. È dovuta ad una lesione del gene GHN( 17q22-24).esistono altri nanismi ereditari di origine adenoipofisaria coinvolti in sindromi di ipopituarismo parziale dove la deficienza di GH è connessa a quella di TSH e PRL(gene PIT1)o a deficienza di TSH,ACTH,gonadostimuline(gene PRP1). Un‘altra forma di nanismo ipofisario congenito è quella dovuta alla liberazione di GH non funzionante. Tra le forme di deficienza monotropica di GH è bene considerare il nanismo ipotalamico(e quindi secondario)che può essere ereditario o congenito. Quest‘ ultimo è dovuto ad eventi emotivamente stressanti che determinano il blocco della secrezione di GHRH(ipersecrezione di glicocorticoidi). Esistono altre forme di nanismo: -nanismo di Laron: non prevede mancanza di GH ma di recettori di GH che determina l‘assenza di IGF-1;in questa sindrome i fibroblasti sono sensibili all‘IGF-2 mentre non si formano colonie eritroidi a causa della non sensibilità al GH. La somministrazione di hGH è inutile. -nanismo ereditario dei pigmei(=alti un cubito)dell‘africa=dovuto ad una forma di resistenza periferica al GH.IGF-1 è presente in circolo ma in basse dosi. -sindrome di Merimée: deficienza di IGF associata a diabete insulino dipendente. Anche nell‘adulto si manifestano assenze di GH dovute a tumori dell‘ipofisi, sospenzione della terapia sostitutiva con GH e interventi radioterapici sulla ghiandola. Deficienza monotropica di ACTH: può essere primaria o secondaria(problemi ipotalamici, insufficiente secrezione di CRH e ipersecrezione di γ-LPH). Determina il morbo di Addison che prevede i seguenti sintomi: -debolezza -affaticamento -depressione -anoressia -pressione bassa e svenimenti 255 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling -dolore addominale -pelle bronzea Deficienza monotropica di gonadotropine:generalmente secondaria(deficienza di GnRH)dovuta a mutazioni del gene KAL(Xp22). I sintomi si manifestano nel periodo della pubertà con un ridotto sviluppo dei caratteri sessuali secondari a cui si associa cecità ai colori e sordita,difetti dell‘olfatto(sindrome di Kallmann) Deficienza monotropica di TSH:dovuta a iposecrezione di TRH viene definita ipotiroidismo terziario. Deficienza monotropica di PRL:molto rara perché di solito associata a iposecrezione di TSH. Paniipopituarismo: -dell‘età evolutiva: coinvolge principalmente GH e gonadotropine. se l‘assenza delle gonadotropine è maggiore di quella del GH avremo un soggetto enucoide(iper-sviluppo arti in confronto al tronco e assenza di caratteri sessuali secondari).il neonato, anche se affetto da anencefalie e agenesia dell‘ipofisi ,ha dimensioni normali perché soggetto a GH materno e gonadotropina fetale. -dell‘adulto :il più grave è la sindrome di SHEEHAN dovuta a necrosi ipofisaria da emorragia postpartum in quanto durante la gestazione l‘ipofisi va in contro a ipertrofismo(le emoraggie in stati normali distruggono una minor parte di adenoipofisi) In generale la riduzione della sintesi dei vari ormoni avviene nel seguente ordine: gonadotropine, TSH, ACTH, MSH, GH. Anche i sintomi quindi presentano un ordine preciso: sintomi a carico dell‘apparto genitale, manifestazioni mixedematose(edema del sottocute dovuto a accumulo di mucopolisaccaridi), ipocorticosurrenalismo ,pallore cutaneo(riduzione MSH)e riduzione delle masse muscolari(GH). Se la lesione coinvolge anche la neuroipofisi avremo anche diabete insipido. Iperpituarismi: può essere primaria(generalemente dovuta ad un tumore funzionante e legata ad un solo ormone) ,secondaria(legata all‘ipotalamo o dovuta a ridotto funzionamento della ghiandola bersaglio che altera i meccanismi di feedback). È bene considerare che l‘ipofisi va in contro ad iperfunzione in gravidanza e nel puerperio. Iperprolattinemia: può esser dovuta a: - adenoma funzionante(prolattinoma) -craniofaringioma o altre neoplasie che comprimono il sistema portale ipotalamo-ipofisario contrastando l‘azione della dopamina e di PIF(prolactin inhibiting factor) -fenomeni che interferiscono con il sistema dopaminergico come ad esempio farmaci psicotropi, antiipertensivi e anticoncezionali estroprogestinici. Le conseguenze sono: -galattorea non sempre presente perché necessita anche degli ormoni gonadici -amenorrea anovulatoria(assenza di ciclo ovulatorio e mestruale) -nell‘uomo riduzione della libido -ipogonadismo ipogonadotropico dovuto a riduzione del GnRH ipotalamico e alla riduzione della risposta periferica alle gonadotropine(probabilmente perché il PRL ha ruolo competitivo sui recettori) 256 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Gigantismo e acromegalia: sono due manifestazioni differente di ipersecrezione di GH da parte di un‘adenoma acidofilo ipofisario(somatotropinoma) che presenta un ritmo pulsatile disordinato,non risente del controllo glicemico e è stimolato da GnRH e TRH(che fisiologicamente non hanno questa funzione) . Gigantismo:dovuto ad ipersecrezione nel periodo dell‘infanzia e della pubertà. comporta: -accrescimento strutturale soprattutto degli arti -stigmati acromegaloidi -splancnomegalia -ipogonadismo(dovuto a iposecrezione delle gonadotropine) -iposurrenalismo(iposecrezione di ACTH di origine compressiva a causa dell‘espanzione tumorale) Acromegalia: dovuto ad ipersecrezione nel periodo adulto. comporta: -inspessimento delle ossa del cranio, della faccia, della mandibola che comporta la facies leonina. -inspessimento delle estremita degli arti:iperostosi .dovuto al fatto che le cartilagini epifisarie sono già state saldate. -osteoartropatia acromegalica che può condurre a gravi deformità della colonna vertebrale. -macroglossia, splancnomegalia , cardiomegalia(accrescimento dei visceri) -sudorazione perfusa -astenia crescente(riduzione della forza muscolare dovuta anche alle difficolta circolatorie e respiratorie); -cardiomiopatia acromegalica dovuta a eccesso cronico di GH e IGF-1→inizialemente in realta abbiamo un miglior funzionamento del sistema circolatorio ma con il passare del tempo si verificano ipertrofie concentriche,fibrosi interstiziale e scompenso. Man mano che il tumore si accresce abbiamo: -cefalea e compressione del chiasma ottico -intolleranza al glucosio,iperinsulinismo,ipogonadismo,iposurrenalismo.ipotiroidismo NB:DOSAGGI: -GH≥5-10ng/ml in controlli ripetuti→non si riduce con carico di glucosio -IGF-1≥300 ng/ml Nb sia nel gigantismo che nell‘acromegalia la morte si raggiunge principalmente per alterazioni sistemiche di notevole entità. I fattori che condizionano l‘andamento delle due patologie sono: -dimensioni del somatotropinoma -la quantità di GH prodotto -la durata dell‘ipersecrezione -i concomitati deficit ormonali. Morbo di cushing:causato da un adenoma basofilo ipofisario secernente ACTH che determina ipercorticosurrenalismo. Sindrome di Nelson:corticotropinoma che nel 30% dei casi insorge in seguito a surrenectomia bilaterale dovuta a sindrome di cushing.l‘eziologia non è certa ma si pensa che o il corticotropinoma era gia presente prima della surrenectomia o si è originato a causa del mancato feedback negativo degli ormoni glicocorticoidi. Esternamente è visibile una melanodermia dovuta alla contemporanea iperproduzione di MSH. Iperpituarismi rari : 257 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling -ipersecrezione di TSH causato da tireotropinoma che provoca ipertiroidismo e grave tireotossicosi -ipersecrezione di gonadotropine causato da gonadotropinoma che si origina in soggetti ipogonadici o in donne dopo la menopausa e si ritiene esser dovuto ad un‘alterazione dei meccanismi di feedback negativo. Tumori ipofisari: -adenomi:10%dei tumori endocranici Sono tumori benigni che possono essere attivi (somatotropinoma , prolattinoma, corticotropinoma, gonadotropinoma, e ademoni misti bi o polisecernenti) o inattiva(costituiti da cellule non secernenti dette cellule null o cellule dette oncocitomi non attive ma ricche di mitocondri). Possono essere microadenomi e macroadenomi(sopra i 10mm);non invasivi o invasivi(caratterizzati da fenomeni erosivi e compressivi sulle strutture parasellari con tendenza recidiva post-terapeutica ma rara trasformazione in maligni),intra o extrasellari(quest‘ultimi generano emianopsia bilaterale). La terapia utilizzata può essere chirurgica o farmacologica. Sintomatologia locale dei tumori ipofisari: -cefale:stiramento dura o idrocefali -difetti del campo visivo:compressione del nervo ottico -rinoliquorea:estensione inferiore deltumore -paralisi dei n n cranici NB:craniofaringioma :non è un tumore ipofisario ma si origina nella tasca di Rathke e ha azione compressiva sull‘ipofisi. Può essere di due tipi: -cistico: costituito da cavita cistiche contenenti un liquido oleoso con cellule esterne molto simili agli adamantinomi -solido: molto simile ad adamantinomi ma con cellule squamose corneificanti e foci di calcificazione. Aspetti fisiopatologici della tiroide (an-P) La tiroide e il metabolismo dello iodio: La tiroide è una ghiandola endocrina preposta al metabolismo dello iodio per la sintesi di ormoni tiroidei. Un sufficiente apporto di Iodio nella dieta,circa 50-70μg/die, è il fattore indispensabile affinchè la tirodie possa sintetizzare i suoi ormoni. L‘acqua rappresenta una delle prime fonti di Iodio ,a seguire abbiamo alimenti vegetali e animali e farmaci(da tener presente per valutare la funzionalita tiroidea in soggetti che seguono lunghe terapie farmaceutiche). La deficienza di apporto di iodio era tipica nelle aree dette gozzigene dove attualmente si utilizza la profilassi con somministrazione di sale iodato o di cibi addizionati di iodio(ad esempio in america l‘apporto di iodio è per tale motivo esagerato=500μg/die)e può esser favorito da alimenti con azione antitiroidea come alcune specie di cavolo. Lo iodio negli alimenti è presente come iodio inorganico, assorbito cosi, o organico che viene prima trasformato in ioduro. L‘assorbimento avviene nell‘ intestino tenue e in piccola parte anche nello stomaco. 258 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling È importante tener presente che lo iodio circolante non è solo di origine esogena ma anche endogena; la tiroide libera 30-40μg di ioduro inorganico mentre il fegato deiodizza circa il 92% degli ormoni tirodei mettendo in circolo circa 60μg/die di ioduro(il restante 8%di ormoni tiroidei viene coniugato nel fegato con acido glicuronico o solforico ed escreto nella bile e quindi nelle feci). La concentrazione di ioduri nel sangue è di 10μg/litro ma dipende dalla quantità di ioduri eliminata dal rene (poco meno della quantità di quello esogeno),dalle feci(circa il 3%di quello esogeno)e per via cutanea e respiratoria e dalla quantità di ioduro intrappolato dalla tiroide che lo restituisce nel 70%come ormoni tiroidei e il 30%come ioduro inorganico. La tiroide è una trappola di iodio che fin dalla 12° settimana dello sviluppo embrionale sviluppa la capacità di concentrare iodio per creare una riserva di 8000μg. Sintesi,secrezione e degradazione metabolice degli ormoni tiroidei: 1)penetrazione dello ioduro nei tireociti. La funzione di trappola dello ioduro dela tiroide è permesso da un meccanismo di concentrazione contro gradiente elettrochimico detto pompa dello ioduro(attuato anche da ghiandole salivari,ghiandole gastriche,ghiandole mammarie,placenta,plesso corioiodeo). il meccanismo viene effettuato attraverso un cotrasportatore Na-I sgm-poter(NIS)che agisce grazie all‘energia fornita dalla pompa Na-K ATPasi,generando una concentrazione di iodio 30 volte maggiore di quella del LEC. Il trasportatore NIS viene stimolato dal TSHe dalle deficienza di ioduro; viene invece inibito dall‘eccesso di ioduro e da perclorato e pertecnato(due competitori dello ioduro);come quest‘ultimi due abbiamo anche: Il 99𝑚𝑚 𝑇𝑐𝑂4 è un radioisotopo γ-emittente a breve vita che viene adoperato nello scanning della tiroide. 2)ossidazione dello ioduro e iodazione dei residui tirosinici della tireoglobulina: Lo ioduro rimane solo alcuni istanti all‘interno della cellula, qui interagisce con TPO(perossidasi tiroidea)che in presenza di 𝐻2 𝑂2 lo trasforma in 𝐼 0 (ioduro nascente),che dopo esser stato trasformato in 𝐼2 incorporato a residui tirosinici della tireoglobulina in posizione 3,5 creando MIT e DIT.TPO può essere inibito da farmaci antitiroidei(tiourea,propiltiouraciloe,metilmercaptoimidazolo)o composti gozzigeni. Quest‘ultimi vengono definiti cosi in quanto riducono la formazione di 𝑇3 e 𝑇4 riducendo il meccanismo di feedback negativo del TSH.Il TSH in eccesso determina iperplasia della tiroide. La tireoglobulina(glicop.di 600kDa costituita da 2 subunità differenti)iodata viene quindi liberata nella coloide. I residui di tirosina non iodati possono esser iodati nella colloide grazie all‘espulsione di Ioduro da parte di un carrier detto pendrina(gene SLC26Au)la cui assenza genera la sindrome di Pandred. 3)la reazione di condensazione delle tirosine iodate: Le tirosine iodate(MIT e DIT)vanno in contro ad un processo di condenzazione ossidativa detto coupling di cui non si conosce il meccanismo ma se ne ipotizzano due tipi: -reazione di condensazione intramolecolare:le iodotirosine non sono legate alla tireoglobulina -reazioni di condensazione intermolecolare :un Dit libero viene trasformato da una transaminasi nella suo analogo acido piruvico(acido diiodoidrossifenilpiruvico)in forma chetonica e poi in formaenolica quindi viene trasformato da una perossidasi in idrossiperossido che viene accopiato ad un MIT molecolare per formare 𝑇3 o con DIT per formare 𝑇4 . 259 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling 4)endocitosi del colloide e secrezione degli ormoni tiroidei: Per essere utilizzata la tireoglobulina viene endocitata.Le vescicole pinocitotiche si fondono con i lisosomi dando origine ai fagolisosomi dove ha luogo l‘idrolisi della tireoglobulina. Da essa si originano 𝑇3 𝑒 𝑇4 che diffondono e MIT e DIT che vengono deiodate da una iodotirosindeiodasi. Già all‘ interno della tiroide la𝑇4 (molecola maggiormente prodotta ,80%, ma non attiva)può esser trasformata in 𝑇3 da una T4-5 deiodasi. In periferia troviamo 2 deidosasi extracellulari; una agisce a livello dell‘anello fenolico esterno generando 𝑇3 mentre l‘altra(deiodasi di tipo 3)agisce nell‘anello fenolico interno generando r𝑇3 (𝑇3 inversa poco attiva). 5)𝑇3 può essere ancora deiodata in diiodotironine e questa in monoiodotironine. È questo uno dei meccanismi di degradazione che avviene nel fegato,nel rene e nel muscolo(ma anche nell‘encefalo e nella milza). Oltre a quello della deiodazione esistono altri sistemi catabolici: -deaminazione ossidativa che porta alla formazione di a.triiodotiroacetico o tetraiodiotireoacetico -coniugazione fenolica con a.glucuronico o solforico(fegato e rene) -decarbossilazione con formazione di tiroxamina. Trasporto degli ormoni tirodei nel sangue: nel sangue 𝑇3 e 𝑇4 si trovano quasi sempre legate a proteine vettrici(secondo un interazione debole che sottosta alle leggi d‘equilibrio).solo lo 0,4%di 𝑇3 e lo 0,004% di 𝑇4 circolano liberamente e possono penetrare nelle cellule e agire a livello ipotalamico(il superamento della barriera ematoencefalica avviene attraverso due proteine carrier OATPG1 e MCT8). Le proteine vettrici sono: -TBA(Thyroxine binding albumin):poco affine ma la piu presente -TTR(Transtiretina)anche detta TBP(thyroxine binding prealbumine):lega quasi esclusivamente 𝑇4 . -TBG(thyroxine binding globulin):bassa concentrazione ma elevata affinità -lipoproteine:HDL Controllo della funzione tiroidea e della secrezione ormonale: La secrezione tiroidea è controllata da : 1)TSH(controllato a sua volta dal TRH di origine ipotalamica)che agendo sui recettori aumenta il C-AMP. Esso ha azione difasica: a)effetti immediati: -endocitosi del colloide -formazione di fagolisosomi -idrolisi della tireoglobulina -organificazione dello iodio -incremento di altre attività metaboliche. b)effetti tardivi: -aumento della captazione di iodio -aumento della sintesi di tireoglobulina -se protratta abbiamo iperplasia e ipertrofia dei tireociti. 𝑇4 (trasformato nella forma attiva 𝑇3 all‘interno della tiroide)riduce l‘espressione dei recettori per TRH,blocca la sintesi ipotalamica di quest‘ormone e quindi anche quello di TSH(meccanismi di corto e lungo feedback). 260 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling 2)a modulare il rilascio degli ormoni tiroidei abbiamo anche -somatostatina e dopamina inibiscono la liberazione di TSH. Ormoni glicoattivi e prostaglandine 3)meccaismi di autoregolazione della tiroide: -Blocco di wolff-chaikoff: avviene per eccessi di ioduro intratiroideo. il blocco avviene perché lo ioduro trasformato in forma reattiva complessa con altri ioduri dando origine ad una forma che non può effettuare la iodazione delle tirosine della tireoglobulina. In concentrazione fisiologica la tiroide sfugge a questo controllo attraverso una riduzione della captazione di iodio riducendo la sua risposta al TSH. Questo meccanismo viene invece sfruttato nel trattamento dell‘ipertiroidismo in cui elevate somministrazioni di iodio riducono la sintesi ormonale. -aumento della captazione dello ioduro in condizioni di ipotiroidismo -basse concentrazioni di ioduro determinano da parte della tiroide produzione preferenziale di 𝑇3 . -controllo da parte di catecolamine e prostaglandine(dimostrato dalle frequenti disfunzioni dovute alle gravidanze) Interazione degli ormoni tiroidei coi recettori: i TR sono i recettori degli ormoni tiroidei e appartengono alla superfamiglia dei recettori nucleari(a cui appartengono anche i recettori per i retinoidi e per la vitamina D).essi sono codificati da due geni distinti,TRα e TRβ(inidspensabili nello svilippo dell‘udito), collocati nei cromosomi 17 e 3 costituiti da 6 regioni e 3 domini funzionali ,che per opera dello splicing alternativo danno origine a diverse isoforme come TRα1(attiva a livello cardiaco), TRα2(attivo nella crescita), TRα3, TRβ1 e TRβ2. I TR prima di agire a livello dei geni bersaglio interagiscono con 𝑇3 RE(specific 𝑇3 response element=sequenze di DNAcon particolare configurazione).i TR si possono legare al 𝑇3 RE( come monomero, omodimeri o eterodimeri(di questi la forma più frequente è quella con i recettori dell‘acido retinoioco). Il legame con 𝑇3 RE può essere costitutivo(inibizione della trascrizione di un gene)o può avvenire solo in presenza di 𝑇3 entrambe le attività sono favorite da co-repressori e co-attivatori. Principali effetti metabolici degli ormoni tiroidei: i più noti effetti degli ormoni tiroidei sono l‘ aumento del consumo basale(e di consumo di ossigeno ),che interessa tutti i tessuti tranne le cellule nervose,spleniche e testicolari, e la termogenesi(aumento della produzione di calore che non risiede nella aumentata dissociazione della fosforilazzione dell‘ossidazione ma nell‘ aumentato consumo di ATP dovuto una maggior disponibilità e attivazione delle ATPasi. Inoltre agisce nel: 1)metabolismo proteico: -a piccole dosi:stimola la sintesi proteica riducendo l‘escrezione di azoto -a grandi dosi: determina un blocco della sintesi e un‘ incremento del catabolismo a causa dell‘aumento di necessità di energia. Inoltre stimola la sintesi e la secrezione degli ormoni GH e IGF-1. 2)metabolismo glucidico: ha un azione regolatoria perché il ruolo principale spetta ad insulina e glucagone. -a piccole dosi:favorisce la glicogenosintesi epatica -a dosi elevate:provoca glicogenolisi 261 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Ha inoltre funzione di favorire l‘assorbimento intestinale di zuccheri e di facilitare la penetrazione del glucosio nelle cellule adipose e muscolari. 3)metabolismo lipidico: ipertiroidismo: incremento dell‘ attività lipolitica(riduzione massa grassa) e riduzione della concentrazione di trigliceridi e colesterolo nel sangue. Ipotiroidismo: riduzione dell‘attività lipolitica(aumento massa grassa) e aumento della concentrazione di trigliceridi e colesterolo nel sangue. Effetti sui vari organi: 1)cuore:inotropo e cronotropo positico +aumento del numero e della sensitbilità dei recettori βadrenergici.inoltre diminuisce le resistenze periferiche riducendo il riempimento arterioso e conseguentemente aumentato il riassorbimento di Na++→ipervolemia 2)stimolo dell‘ematopoiesi 3)osso:stimolazione del turn over 4)muscolo:aumento della velocità di rilassamento muscolare Ipotiroidismo: dovuto a insufficiente o mancante formazione di ormoni tiroidei. Viene distinto in: primario: dovuto ad alterazioni della tiroide secondario: dovuto a deficienza di TSH(si riconosce dal terziario perché iniezioni di TRH non hanno alcun effetto). terziario: dovuto a deficienza di TRH. Sindrome di Refetoff :resistenza dei tessuti periferici all‘azione degli ormoni tiroidei. Può essere distinto in : -acquisito:processi infiammotiri(tiroidite autoimmune di hashimoto,tiroidite di riedel,sequela tiroidite subacuta) -iatrogeno(tiroidectomia,farmaci antitiroidei,terapia radiometabolica ipertiroidisimo,Rx terapia esterna regionale cervicale) -altre condizioni (carenze di iodio o eccesso di iodio) L‘ipotirodismo congenito(primario o sindrome di refetoff)è difficilmente riconoscibile nei primissimi mesi di vita in quanto i sintomi iniziali sono tutti poco correlabili alla causa( disturbi digestivi, scarso aumento di peso, pianto rauco ,sonnolenza, addome globoso, pelle secca). La malattia viene identificata a causa del ritardo con cui il bambino impara a camminare e a parlare sintomi che culminano nel cretinismo.(importante quindi effettuare un controllo dei livelli degli ormoni tiroidei che ci permette di identificare il problema prima che sia troppo tardi). Nel cretinismo il sistema nervoso centrale presenta alterazioni delle connessioni e della mielinizzazione che comporta ritardo mentale mentre l‘apparato scheletrico si sviluppa nella classica conformazione del nanismo ipotiroideo(esagerate dimensioni del cranio in confronto a quelle del corpo dovuto ad un rallentamento dei centri di ossificazione). Le stesse manifestazione si verificano se l‘ipotiroidismo si presenta per mancanza di iodio in periodo infantile(questa forma di cretinismo si dice endemico perché diffuso in aree gozzigene ,per distinguerlo dal precedente detto sporadico ). L‘ipotiroidismo giovanile presenta manifestazioni cliniche che dipendono dalla precocità dell‘insorgenza; avremo ritardo strutturale e mentale e mixedema a cui si sommeranno con il passare del tempo le manifestazioni dell‘età adulta. 262 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Ipotiroidismo nell’adulto(dovuta principalmente a tiroidite di hashimoto):ipotermia(causata dal rallentamento del metabolismo basale),astenia(insufficenza di ATP a livello muscolare),bradicardia,apatia , letargo fisico e psichico,mixedema generalizzato(accumulo nel connettivo di mucopolisaccaridi acidi semplici e complessi)che può degeneralizzare in coma mixedematoso(deterioramento progressivo di quasi tutti gli apparati). L‘ipotiroidismo secondario e terziario vengono detti centrali e possono essere congeniti o acquisiti ma non superano il 5%di tutti i casi di ipotiroidismo .il secondario generalmente è associato a quello di altri ormoni dell‘adenoipofisi che può sfociare in panipopuitarismo. NB:può esser dovuto anche a condizione estreme di lavoro (ambientali/termiche o sfrozo strenuo),malnutrizione,farmaci,traumi fisici,malattie gravi (infarto del miocardio o ustioni)→sindrome con bassa T3 Ipertiroidismo: complesso di sintomi dovuto all‘eccesiva sintesi di ormoni tiroidei che può sfociare in tireotossicosi(eventi con cui le cellule rispondono a quest‘eccesso di ormoni). I principali sintomi sono: dimagrimento(anche se vi è un incremento dell‘appetito dovuto all‘aumento del consumo energetico) , ipertermia, sudorazione, nervosismo, tachicardia, accellerata crescita delle ossa, frequente diarrea e amenorrea o dismenorrea(nell‘uomo infertilità),esoftalmo, mixedema pretibiale. 1)Morbo di Flajani-Basedow-Graves: malattia autoimmune con incidenza maggiore nel sesso femminile e con elevato grado di familiarità. Prevede la sintesi di autoanticorpi(TSI=thyroid stimulating immunoglobulins) che reagendo con i recettori del TSH determinano un rilascio di 𝑇3 𝑒𝑇4 che sfugge ai meccanismi di controllo. inoltre i tireociti acquisiscono la capacità di esprimere antigeni dello MHC 2. I sintomi più appariscenti del morbo di flajani-basedow-graves sono: Oftalmopatia:i TSI sono anche anti tireoglobulina.quando i due composti si incontrano nel sangue(la tireoglobulina non è un antigene segregato ma circola sia nel sangue che nella linfa)si ha la formazione di immunocomplessi che giungendo nel cavo orbitale si intrappolano nei muscoli orbitali innescando una reazione flogistica che comporta il rilascio di antigeni muscolari e conseguente risposta autoimmune su quest‘ultimi. Oltre all‘oftalmopatia la reazione flogistica genera esoftalmo bilaterale con compressione del nervo ottico , impossibilità di chiudere le palpebre e conseguente formazione di ulcere corneali. dermopatia: mixedema pretibiale ossia la pelle risulta inspessita e violacea a causa di un accumulo di glucosamminoglicani solo sulla parte anteroinferiore della tibia. gozzo:dovuto ad iperplasia dei tireociti. Altre forme di ipertiroidismo possono esser dovute a: -Adenoma tossico(morbo di plummer):ipertiroidismo non di origine autoimmune dovuto alla presenza di noduli adenomatosi ipercaptanti detti noduli caldi. generalmente la resezione chirurgica degli adenomi determina regressione della malattia. Può essere mono o multinodulare(sindrome di Marine-Lenhard). Tiroidite: processo flogistico della tiroide a seguito di eziologia infettiva che determina un iper produzione degli ormoni tiroidei. 263 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Thyreotoxicosis factitia: tireotossicosi dovuta ad assunzione di ormoni tiroidei a fine dimagrente.Cessata l‘assunzione la sintomatologia regredisce ma si richiede una cura psichiatrica. Tessuto tiroideo in sede ectopica(teratomi, metastasi, coriocarcinoma) ipertiroidismo iatrogeno:può presentarsi a seguito della somministrazione di INFα,Litio,iodio radiattivo. incapacita dell‘adenoipofisi di rispondere al meccanismo di down-regulation Gozzi: ingrossamento del collo dovuto all‘aumento del volume della tiroide. Esso può essere tossico, se genera ipertiroidismo, o non tossico(non associato all‘aumentata produzione di ormoni tiroidei). il gozzo non tossico può esser dovuto a : -deficienza di iodio(gozzo endemico se presente in più del 10%della popolazione) -assunzione di sotanze gozzigene -tiroidite di hashimoto -tiroiditi infettive -difetti genetici della sintesi ormonale -deficienza dei recettori TR -tumori -morbo di Flajani-basedow-graves. Il gozzo può essere totale o parziale ossia nodulare. attraverso la scintigrafia è possibile studiare la funzionalità iodica e identificare noduli freddi(ipocaptanti)e noduli caldi(ipercaptanti).I noduli caldi producendo un‘iperquantità di ormoni tiroidei determinano la riduzione del TSH e la formazione di noduli freddi nel parenchima normale questo implica che non sempre la presenza di noduli caldi determina ipertiroidismo e tireotossicosi. Nel follicolo tiroideo iper e ipotiroidismo si manifestano in maniera differente: -se il follicolo è iperfunzionante avremo cellule più voluminose e iperplasiche con frequente pluristratificazione del tessuto;inoltre lume follicolare e colloide sono ridotti -se il follico è ipofunzionante avremo cellule meno voluminose,mentre lume e colloide aumentano. CLASSIFICAZIONE CLINICA DEI GOZZI: -0:assenza di gozzo -IA:palpabile e non visibile -IB:palpabile e visibile -II:ben visibile -III:visibile a distanza Le tiroiditi: sono processi infiammatori nel contesto della ghiandola che possono essere acuti o cronici – raramente troviamo essudato. tiroidite di De Quervain: processo flogistico ad inizio brusco e decorso subacuto che si manifesta durante infezioni virali. colpisce principalmente donne di media età e si manifesta con dolore al collo e un leggero ipotiroidismo a causa della reazione flogistica granulomatosa che manda in necrosi vari follicoli richiamando vari macrofagi che si trasformano in cellule giganti.Si risolve in 10 giorni e il processo di guarigione è favorito dall‘uso di antivirali e antinfiammatori. 264 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling tiroidite di hashimoto: malattia autoimmune che colpisce principalente il sesso femminile e ha decorso ingravescente.E‘ caratterizzata da atrofia del parenchima ghiandolare o sua distruzione per necrosi conseguenti alla reazione flogistica;la tiroide risulta piena di linfociti(struma linfoideo),di autoanticorpi(anti-tireoglobulina e anti-antigeni microsomiali).La distruzione dei tireociti avviene sia per meccanismi cellulo-mediati che per via del sistema del complemento.Può presentarsi associata ad altre sindormi autoimmuni come gastrite atrofica,diabete mellito di tipo 1,celiachia,vitiligine m.di addison(o morbo di schmidt). Può presentarsi all‘interno della sindrome di Schmidt associata a anemia perniciosa, insufficenza surrenalica autoimmune, ipoparatiroidismo. La patologia è caratterizzata da ipotiroidismo nel decorso del quale si possono verificare episodi acuti di ipertiroidismo(hashitossicosi) dovuti o all‘azione del TSH sulle regioni sane o al TSI.può evolvere in linfoma. Base genetica:HLD:DR3/DR5(non HLA) tiroiditi di Riedel: variante della tiroidite di hashimoto caratterizzata da una estesa reazione fibrotica. Tumori della tiroide: la tiroide è frequentemente sede di tumori benigni e soprattutto di adenomi. Gli adenomi possono riprodurre l‘architettura della tiroide embrionale, di quella fetale, di quella adulta o avere forma cistica o cistopapillifera. Una forma particolare è l‘adenoma a cellule di Hurtle, costituito da grosse cellule acidofile disposte a trabecola, particolarmente presente nel lobo superstite dopo tiroidectomia parziale(probabilmente è determinato dall‘iperproduzione di TSH). I tumori maligni a maggiore incidenza sono i carcinomi e gli adenocarcinomi che prendono origine sia dalle cellule follicolari che dalle parafollicora: -Ca.differenziati(papillare o follicolare) -ca.anaplastico(a.piccole cellule o a grandi cellule) -ca.midollare(sulle cellule parafollicolari:sporadico o familiare) -altri: (linfomi e sarcomi) Un particolare tumore maligno è l‘adenoma metastatizzante costituito da cellule molto diverse (come l‘adenoma)ma fornite di fenotipo metastatico. Semeioticamente si riconosce per presenza di linfonodi satelliti,segnali di compressione o metastasi. Fisiopatologia del surrene I surreni sono due piccole ghiandole collocate nello spazio retroperitoneale in corrispondenza del polo superiore dei reni. Essi sono costituiti per circa l‘80 %dalla corticale, che ha un colore giallognolo a causa della grande presenza di lipidi,e dalla midollare, che ha un colore bruno rossiccio e si origina per migrazione dei simpaticogoni della cresta neuronale. Nel periodo embrionale hanno dimensioni superiori a quelle definitive e sono importantissimi produttori di androgeni. Biosintesi degli ormoni steroidei nella corticale del surrene: 265 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling le cellule della corticale del surrene sono in grado di prelevare colesterolo dal sangue e accumularlo in gocce lipidiche citoplasmatiche dalle quali viene rimosso per produrre ,attraverso questo, ormoni steroidei ossia che presentino il nucleo ciclopentanoperidrofenantrenico (3 anelli a 6C +uno a 5C). 1. nell‘uomo il colesterolo utilizzato è principalmente quello contenuto nelle LDL.Le LDL interagiscono con i recettori(la cui espressione è favorita dall‘ACTH)creando il complesso LDL-recettore che viene endocitato in vescicole che venendo inglobate dai lisosomi vengono idrolizzate e rilasciano amminoacidi e esteri di colesterolo.Gli esteri di colesterolo vengono trasformati da una lipasi acida in colesterolo libero. 2. Il colesterolo libero viene trasferito all‘interno dei mitocondri dalla proteina carrier StAR,Steroid Acute Regulatory ,proteina che è codificata da un gene del cromosoma 8 la cui trascrizione è regolata dall‘ACTH nel surrene e dalle gonadotropine ipofisarie nelle gonadi.(la mancata sintesi della proteina StAR in una forma di iperplasia congenita del surrene blocca la sintesi di tutti gli ormoni steroidei anche se non interferisce con la conduzione della gravidanza dove questi vengono prodotti dalla placenta che presenta una proteina carrier differente). 3. a questo punto il colesterolo viene trasformato in pregnenolone dal cholesterol Side Chain Cleavage Enzyme(CYP 11 A1) 4. quindi abbiamo processi differenti,grazie alla presenza di differenti enzimi all‘interno delle cellule delle varie regioni della corticale, che portano alla formazione di differenti ormoni steroidei.Questi generalmente non vengono accumulati all‘interno della cellula ma vengono secreti contemporaneamente alla loro sintesi. Prima di addentrarci nello studio della formazione dei vari ormoni steroidei possiamo ripassare qualche legge fondamentale della loro nomenclatura.essa dipende da: 1)il numero di atomi di carbonio da cui sono costituiti mineralcorticoidi e glicorticoidi sono infatti composti C21,gli androgeni(deidroepiandrosterone,androstenedione,testosterone) sono composti c19 mentre gli estrogeni sono C18(estriolo e β-estradiolo) 2)il suffiso che permette di identificare alcune caratteristiche molecolari al di fuori della catena carboniosa. 3)anche gli enzimi presentano una nomenclatura specifica che ci permette di identificare la reazione che svolgono;i piu importanti sono le idrossilasi che appartengono alla superfamiglia di emoproteine del citocromo P450 e per questo indicata con la sigla CYP(i geni di queste proteine sono identificati con lettere maiuscole e corsive:CYP) . A)Ormoni sintetizzati nella zona glomerulare: Le cellule della zona glomerulare non presentando l‘enzima 17α-idrossilasi(CYP17),che converte il progesterone e il pregnenolone nei rispettivi 17α-IDROSSI-,producono quindi solo mineralcorticoidi. -il pregnenolone abbandona il mitocondrio e raggiunge il RE qui l‘enzima 3-βidrossisteroidodeidrogenasi (HSD o 3B2) lo trasforma in progesterone -il progesterone viene trasformato in deossicorticosterone dalla 21 idrossilasi(CYP 21) quindi viene trasportato nel mitocondrio -nel mitocondrio abbiamo un complesso enzimatico detto aldosterone sintetasi (CYP 11B2) costituito da tre enzimi: 266 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling l‘11βidrossilasi che trasforma il deossicorticosterone in corticosterone,la 18-idrossilasi che permette la formazione del 18-idrossicorticosterone e la 18ossidasi che forma l‘aldosterone. La secrezione di aldosterone è stimolata da: 1)sistema renina-angiotensina: il rilascio di renina da parte delle cellule dell‘apparato juxaglomelurale,è dovuto a percezione di ipovolemia(anche ipotenzione statica ossia passaggio dalla posizione supina a quella eretta)deplezione sodica,iperkaliemia mentre è inibita dall‘ aldosterone stesso in quanto antagonista delle condizioni precedenti. La renina nel sangue agisce come enzima proteolitica a livello dell‘angiotensinogeno staccando da questo l‘angiotensina 1.L‘angiotensina I viene poi privata di due amminoacida dall‘ Angiotensin-converting Enzyme(ACE)che la trasforma in angiotensina II(il processo può continuare con la formazione dell‘angiotensina III che è molto meno attiva. L‘angiotensina II agisce a livello della glomerulare del surrene favorendo la produzione dei recettori per l‘angiotensina II e la sintesi degli enzimi che portano alla formazione di aldosterone. 2)ACTH 3)MSH 4)iponatriemia(in forma indiretta attivando il sistema renina-angiotensina) 5)iperkaliemia:determinando depolarizzazione della membrana delle cellule della zona glomerulare e loro attivazione per entrata di Ca++ Viene inibita da: 1)somatostatina 2)ANP(peptide natriuretico atriale):interagisce con recettori della glomerulare che trasducono un segnale inibente. L‘aldosterone essendo un ormone steroideopenetra all‘ interno della cellula e raggiunge il citoplasma dei tubuli convoluti distali e dei dotti collettori del rene dove sono presenti recettori citosolici(presenti anche nelle ghiandole salivari e sudoripare,nell‘endotelio vascolare negli enterociti e nelle ghiandole mammarie). Questo recettore può essere attivato anche dalcortisolo,che essendo presente in concentrazioni maggiore avrebbe anche maggiore effetto,ma in condizioni fisiologiche ciò non avviene poiché nel citoplasma delle cellule dei tubuli distali del rene è contenuto l‘enzima 11-βidrossisteroidodeidrogenasi(11β HSD)che trasforma il cortisolo in cortisone che non interagisce con i recettori. Nella sindrome da apparente eccesso di mineralcorticoidi si ha deficienza congenita di 11β HSD e i recettori oltre che dall‘aldosterone vengono attivati dal cortisolo inducendo gli stessi effetti dell‘ ipermineralcorticoidismo. L‘aldosterone ha funzione di regolatore della concentrazione degli elettroliti e quindi anche della volemia , della pressione arteriosa e del PH. Agisce principalmente favorendo la ritenzione sodica che porta con se l‘acqua e aumenta l‘assorbimento dal liquido tubulare,e l‘estrusione di questo dalle cellule tubulari ai capillari peritubulari aumento della volemia. Inoltre il liquido tubulare va incontro ad una negativizzazione che incrementa la differenza di potenziale tra esso e il liquido peritubulare che favorisce l‘escrezione di K+ e H+ nel lume tubulare(mediato da canali ionici per K+ e H+ ,scambiatori NA++/K+ ATPdip o scambiatori 267 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Na++/H+) NB: L‘escrezione di K+ avviene solo se la concentrazione di NA++ è elevata poiché regolato dalla natriemia. Favorisce inoltre la secrezione di Mg++ e di 𝑁𝐻3 . Deficienza Eccessiva produzione Iponatriemia Ipernatriemia Ipovolemia Ipervolemia Ipotensione Ipertensione Iperkaliemia Ipokalemia Ridotta escrezione di acidi e acidosi metabolica Alcalemia che può culminare in alcalosi metabolica e tetania B)Ormoni sintetizzati nella zona fascicolata e reticolare: i glicocorticoidi sono sintetizzati nella zona fascicolata e in quella reticolare(dove avviene anche la sintesi di steroidi sessuali) -nel RE attraverso due vie diverse che iniziano entrambe dal pregnenolone abbiamo la formazione dell‘ 17-αidrossiprogesterone :nella prima la 17-α-idrossilasi(CYP17)lo trasforma in 17-α-idrossi pregnenolone sul quale agisce la 3β-idrossisteroidodeidrogenasi(HSD 3B2) che lo trasforma in 17αidrossiprogesterone;nella seconda agisce prima HSD 3B2che lo trasforma in progesterone e poi CYP17 che lo trasforma in 17-αidrossiprogesterone. -sul 17-αidrossiprogesterone agisce la 21-idrossilasi(CYP21)che lo trasforma in 11-deossicortisolo. -quindi agisce la 11 idrossilasi(CYP11B1)che forma il cortisolo. Di questo solo piccole quantità vengono messe in riserva quindi la maggior parte viene sintetizzato e secreto a richiesta(assieme a questo vengono secreti composti intermedi). La sintesi e la secrezione di cortisolo vengono controllate dall‘ ACTH(aumenta c-AMP che ha funzione di secondo messaggiero)che attiva gli enzimi produttori e favorisce il trofismo delle cellule della zona fascicolata e di quella reticolare(iposecrezione di ACTH determina riduzione della secrezione ormonale e ipotrofia,il contrario nell‘ipersecrezione). La liberazione di ACTH e di cortisolo presenta un ritmo circadiano con picco massimo intorno alle 6-8 del mattino e fluttazioni lievi nell‘arco della giornata strettamente connesse con la presenza di stress di vario genere(determina incremento della produzione di ACTH e CRH). Nel sangue il cortisolo è trasportato per l‘80%dalla transcortina,per il 15%dall‘albumina e per il 5%si trova in forma libera. La forma libera è quella in grado di interagire con i recettori del nucleo e del citoplasma e formare complessi ormone-recettore che interagiscono con seguenze specifiche del DNA (HRE=hormoneresponse elements)che ha attività regolatrice sull‘espressione di determinati geni connessi con tutti i processi metabolici;il cortisolo è dunque indispensabile per la sopravvivenza. 268 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Effetti del cortisolo e dei glicorticoidi: Metabolismo glucidico -determina iperglicemia(ormone anti-insulinuco) -ridotta penetrazione intracellulare del glucosio -incremento della gluconeogenesi;per stimolazione nel fegato della sintesi di enzimi coinvolti nel processo, aumento di substrati per aumentato catabolismo proteico e lipolisi e aumento della sensibilità al glucagone. -favorisce la secrezione di insulina e determina iperplasia delle cellule βpancreatiche.(meccanismo indiretto dovuto all‘iperglicemia) -in caso di ipersecrezione abbiamo oltre all‘incremento della gluconeogenesi anche quello glicogenosintesi(per iperglicemia).ma rendono i tessuti insulino resistenti. -in caso di deprivazione abbiamo riduzione della gluconeogenesi e della glicogenosintesi e aumento della sensibilità all‘insulina con conseguente ipoglicemia. Metabolismo lipidico Presenta effetti ambivalenti infatti in caso di ipercorticosteroidismo determina lipogenesi in alcune regioni(volto,nuca, regione intrascapolare e addome)dovuta a riduzione della formazione di acidi grassi a lunga catena e risposta all‘iperinsulinemia,mentre lipolisi in altre(arti).quest‘ultima, dovuta probabilmente alla ridotta captazione di glucosio e quindi all‘assenza di glicerolo necessario per la riesterificazione,determina colesterolemia e trigliceridemia. Metabolismo proteico -proteolisi per aumentare la disponibilità di amminoacidi a livello epatico -incremento della sintesi proteica a livello epatico per favorire gluconoegenesi Metabolismo degli -effetto inibitorio sulla sintesi di DNA e RNA con conseguente involuzione acidi nucleici dei tessuti.questo non avviene a livello epatico. Effetti -inibizione della sintesi delle citochine(in particolare IL-1,IL-2,IL-3,ILimmunosoppressori 6,TNF-α e INF-γ) attraverso il blocco del fattore A-P1 che controlla e antiinfiammatori l‘espressione dei geni di queste citochine attraverso l‘induzione dell‘espressione di IkBI inibitore di NFkB che impedisce a quest‘ultimo di agire. -inibisce la liberazione di acido arachidonico e il suo utilizzo in prostaglandine trombossani e leucotrini. -inibisce la formazione di PAF e NO 269 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling -attivazione del programma apoptotico dei linfociti attraverso l‘attivazione dell‘endonucleasi e il blocco della sintesi degli enzimi inibenti. -ha azione anche a livello dei processi infiammatori poiché inibendo la sintesi proteica inibisce anche la sintesi delle molecole di adesione e delle varie molecole connesse con il riconoscimento di antigeni. -per questi motivi vengono usati nella terapia contro il rigetto dei trapianti anche se determinano rallentamento del processo riparativo Apparato cardiocircolatorio -aumento gittata cardiaca e tono vascolare che determinano ipertensione Rene Incremento della filtrazione glomerulare ,stimolazione della sintesi di renina,riduzione del riassorbimento del calcio e del fosforo(ipocalcemia che induce produzione di paratormone) Osso Incremento osteoclasti=incrmento riassorbimento di calcio=osteoporosi e ipercalciuria Agonisti del cortisolo sono: -corticosterone :hanno la stessa affinità del cortisolo per i recettori ma sono fisiologicamente meno attivi in quanto meno presenti. -aldosterone:ha bassa affinità per i recettori del cortisolo . -steroidi sintetici di impiego teraupetico(prednisolone e desametasone) Questi interagendo con i recettori dei glicocorticoidi,a causa delle modificazioni conformazionali che presentano,non permettono il raggiungimento del nucleo e l‘interazione con i glicorticoid responsive elements del DNA(HRE). Questi antagonisti vengono utilizzati come terapia nell‘Ipercorticosurrenismo(sindrome di cushing). La degradazione metabolica dei glicocorticoidi avviene a livello del fegato(infatti sebbene vengono filtrati dal rene poi vengono quasi totalmente riassorbiti),dalla midollare del surrene e dalla placenta che li trasformano in prodotti idrofili. In particolare a livello della corteccia surrenalica il cortisolo viene ossidato per azione dell‘ enzima 11-β idrossisteroidodeidrogenasi formando il cortisone(idrofilico) che poi subisce la stessa degradazione del cortisolo. Il cortisone ha un ampio utilizzo teraupetico difatti nel sangue cortisolo e cortisone sono in equilibrio. C)Sintesi degli steroidi sessuali nel corticosurrene: vengono prodotti nella zona reticolare(e in parte in quella fascicolata) attraverso due vie: -la17-20liasi(CYP17)agisce sul 17α-idrossipregnenolone e lo trasforma in deidroepiandrostenedione(DHEA) che può o subire l‘ azione di una solfochinasi che lo trasforma in deidroepiandrostenedione solfato(DHEA-S)che raggiunge le gonadi dove viene desolfatizzato e da origini ai vari ormoni sessuali o subire l‘azione di HSD3B2 che lo trasforma in androstenedione - la17-20liasi(CYP17) agisce sul 17αidrossi progesterone formando l‘androstenedione 270 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Dall‘androstenedione per azione della 17-chetosteroidoreduttasi(HSD 11B3) si ottiene il testosterone. La produzione di estrogeni è molto scarsa per via diretta ma elevata per via indiretta infatti gli androgeni sono precursori della formazione di estrogeni a livello periferico. La produzione di ormoni sessuali surrenalici è controllata dagli stessi meccanismi che controllano la secrezione dei glicocorticoidi. Nel sangue gli ormoni sessuali circolano legati ad albumina o TeBG(Testosterone-estrogen binding globulin). Gli androgeni surrenalici hanno un effetto sul sistema pilifero cutaneo(in caso di ipersecrezione nella donna si verifica irsutismo),inoltre nei due sessi poco prima della crisi puberale si ha ipersecrezione di DHEA-S ,detta adrenarca ,che determina l‘aumento staturale e la comparsa di peluria. 271 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Ruolo del corticosurrene durante la vita fetale: anche il corticosurrene fetale ha attività ormone sintetica ma questa ha azione limitata a causa dell‘ incompleto corredo enzimatico;essendo difatti privo di 3β-idrossisteroidodeidrogenasi(HSD3B2) non può sintetizzare aldosterone e cortisolo. Esso produce : -DHEA-S che viene utilizzato dalla placenta per produrre estrogeni - glicocorticoidia partire dal progesterone di origine materna o placentare ;questi glicocorticoidi sono però insufficenti per il feto che ne necessita per : stimolare la produzione di surfattante, sviluppare l‘arco ipotalamo-ipofisi-surrene, regolare la funzione della placenta e della formazione di liquido amniotico, innescare reazioni endocrine che inducono il parto, sviluppare il corredo enzimatico che presiede alla neoglicogenesi. I glicocorticoidi provengono in massima parte dall‘organismo materno e in piccola parte dalla placenta. Patologie: -Iperglicocorticoidismo(sindrome di cushing): Suddiviso in: -morbo di cushing:ipersecrezione di glicocorticoidi dovuta a iperplasia della zona fascicolata e reticolare dovuta a ipersecrezione dell‘ACTH da parte dell‘adenoipofisi(corticotropinoma). -sindrome di cushing:ipersecrezione autonoma di glicocorticoidi da parte dei tumori del corticosurrene Da pochi anni però quest‘ultima è stata suddivisa ancora in: -sindrome di cushing surrenalica:dovuta ad adenomi(secernono solo cortisolo) o ad adenocarcinomi(secernono anche altre molecole biologicamente attive) -sindrome di cushing ectopica:dovuta a somministrazione di glicocorticoidi,o a tumori producenti ACTH o CRH. Nel morbo di cushing abbiamo quindi: -ipersecrezione di ACTH,con scomparsa del ritmo circadiano e di risposta allo stress -iperplasia bilaterale della zona fascicolata e reticolare -eliminazione del controllo a feedback negativo sull‘adenoipofisi da parte degli ormoni -eventuale alterata secrezione ipotalamica di CRH,TRH e GnRH. Nella sindrome di cushing surrenalica: -livello ematico di glicocorticoidi e androgeni elevato -livello ematico di ACTH basso. Nella sindrome di cushing ectopica abbiamo: -ACTH elevato(a meno che l‘eziologia sia iatrogena da iperdosaggio) In tutti i casi i sintomi sono: -obesità con habitus particolare caratterizzato da faccia a luna piena,collo di bufalo,arti sottili -.cute atrofica e solcata da strie e chiazze dovute alla maggior superficialità dei capillari dovuta a ridotta sintesi del collagene. -ipertensione 272 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling -osteoporosi -ipotrofia muscolare -iperglicemia con diabete mellito -atrofia testicolare(se l‘ipercorticosurrenalismo si associa ad ipersecrezione surrenalica di androgeni→feedback negativo sulla produzione di GnRH)nella donna amenorrea,irsutismo e alopecia. -suscettibilità alle infezioni -sintomi dovuti alla neoplasia Ipocorticosurrenalismo(morbo di addison): 1)primario:può esser dovuto a -processi patologici del parenchima(morbo di addison)(autoimmuni o per tubercolosi) -surrenectomia bilaterale -corredo enzimatico surrenalico non ottimale(adrenoleucodistrofia X linked) -resistenza familiare all‘ACTH -altro:sarcoidosi,amiloidosi,micosi,emoraggie da setticemia meningiococcica, 2)secondario: -ridotta produzione di ACTH -blocco della secrezione di CRH e ACTH dovuto a somministrazione teraupetica di glicocorticoidi. Quest‘ultimo non comporta segni evidenti di ipomineralcorticoidismo e manca anche l‘iperpigmentazione tipica del primario. La causa principale(75%)dell‘insufficenza corticosurrenalica primaria è l‘aggressione autoimmunitaria del parenchima→infiltrato linfomonocitario e presenza di anticorpi(ACA) diretti contro l‘enzima 21-idrossilasi. La sintomatologia ,che si presenta quando il 90%del parenchima è distrutto ( prima in casi in cui il soggetto è sottoposto a stress a cui l‘organismo non riesce a ripondere);si presenta in maniera brusca se la distruzione del parenchima avviene rapidamente e in maniera subdola se progredisce gradualmente. I sintomi sono: -incapacità a rispondere allo stress -anoressia e astenia -aumento nel sangue della secrezione di ACTH,β-lipotropina eMSH;quest‘ultimo determina iperpigmentazione tanto che la patologia viene definita morbo bronzino -ipoglicemia -ipomineralcorticoidismo:iponatriemia(fame di sale),iperkaliemia,ipotensione e conseguente sensazione di debolezza(non presente in quello secondario) DOSAGGIO: cortisolo basale Normale Morbo di addison 6-24 g/dl ≤3 g/dl Cortisolo dopo ACTH ACTH test ≥20 g/dl 5-45 Nessun aumento ≥100 273 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling In soggetti con insufficenza surrenalica possono presentarsi,a seguito di stress, quelle che prendono il nome di crisi surrenaliche(i pazienti con diagnosi nota devono portare una targhetta): -s.gastrointestinali -disidratazione,ipotensione,febbre,coma Il morbo di addison è curabile con terapia ormonale sostitutiva. Ipermineralcorticoidismo: determina aumento della ritenzione sodica e idrica e della secrezione di potassio e idrogenioni con conseguente: -ipernatriemia -ipervolemia e ipertensione -ipokalemia -polidipsia(Sete intensa che porta il paziente a ingerire notevoli quantità di acqua) -alcalosi metabolica -poliuria(escrezione di urine superiore all‘introduzione di liquidi) -debolezza muscolare associata a contrazioni spastiche. Esso può esser dovuto a deficienza di CYP B2 e CYP 17 che determina l‘iperproduzione di corticosterone e deossicorticosterone(non è possibile la formazione ne dell‘aldosterone ne del cortisolo e degli ormoni sessuali) 1)Iperaldosteronismo primario: può esser dovuta alla presenza di un adenoma(sindrome di Conn) o carcinoma surrenalico secernenti aldosterone(a cui bisogna rispondere chirurgicamente) o a iperplasia bilaterale della zona glomerularosa(a cui si risponde con terapia medica). L‘ipervolemia e l‘ipernatriemia inducono l‘iporeninemia (e riduzione del contenuto di sodio nelle feci importante reperto di laboratorio)il che indica che l‘ipertensione non è dovuta al sistema reninaangiotensina me all‘ipernatriemia. 2)Iperaldosteronismo secondario: è molto frequente ed è dovuto ad un iperattivazione del sistema renina-angiotenisina indotto dapatologie che riducono la perfusione renale che possono essere: -extrarenali:insufficenza cardiaca congestizia,cirrosi con ascite,stenosi dell‘arteria renale -renali:arteriosclerosi,infarto renale,cisti renale,idronefrosi,sindrome nefrosica. NB:ricorda che in situazioni di esercizio fisico la renina viene maggiormente prodotta perché abbiamo aumentata produzione di catecolammine e aumentata perdita di liquidi (per sudorazione)che determina ipoperfusione renale e aumetata attivazione del sistema renina angiotensina.→in questi soggetti l‘esercizio fisico aggrava la situazione. Inoltre può essere indotto da tumori che producono reninao dovuto a deficienza della degradazione epatica(tipico nella cirrosi) o dalla sindrome di Bartter(capitolo 49.8) Nei pazienti con edemi diffusi ,insufficenza cardiaca congestizia,sindrome nefrosica e cirrosi epatica l‘iperaldosteronismo si manifesta senza ipertensione. 3)pseudoiperaldosteronismo: 274 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling dovuto alla deficienza dell‘ enzima 11β-idrossisteridodeidrogenasi(11β HSD) che trasforma il cortisolo in cortisone.il che determina una riduzione della degradazione epatica del cortisolo,un‘ aumento della sua presenza in circolo e nell‘ultrafiltrato a cui consegue una maggior penetrazione nelle cellule e lo svilupparsi di una competizione con i recettori dell‘aldosterone che comporta pseudoiperaldosteronismo. Le stesse conseguenze possono esser dovute - all‘abuso di liquirizia che contiene acido glicirrizinico che viene trasformato in acido glicirrizetico forte inibitore dell‘11β HSD -a una somministrazione incongrua di farmaci ad attività mineralcorticoide. -alla sindrome di Liddle dove una mutazione del gene del canale ENaC che prevede il riassorbimento di Na++ Ipomineralcorticoidismo: Comporta:iponatriemia,iperkaliemia,acidosi metabolica,ipovolemia,ipotensione. -primario:comprende forme congenite(ridotta sintesi di ormoni mineralcorticoidi dovuti a deficenze nel corredo enzimatico)facenti parti dell‘iperplasia congenita del surrene;e forme acquisite ossia distruzione del parenchima dovuto a processi patologici. Si può presentare anche in forma temporanea(durata di 1-2 anni) in seguito a surrenectomia monolaretale. -secondario:caratterizzato da iporeninemia e ipoproduzione di angiotensina. Può esser dovuto all‘assunzione incongrua di mineralcorticoidi(che si manifesta inizialmente con sintomi di ipermineralcorticoidismo)all‘ assunzione prolungata di farmaci eparinosimili(meccanismo ancora sconosciuto),da farmaci inibitori della sintesi della renina(come β bloccanti e antiinfiammatori non steroidei)o di ACE-inibitori,in altri casi può esser dovuto ad un danno dell‘apparato juxtaglomerulare o a condizioni di insufficenza renale con deficit tubulare. -pseuoipomineralcorticoidismo: elevata concentrazione di aldosterone ma evidenti sintomi di ipoaldosteronismo dovuto a mancata sintesi recettoriale. Iperplasia congenita del surrene: sono diverse condizioni patologiche che hanno in comune la trasmissione ereditaria di mutazioni a carico di geni che codificano per enzimi catalizzanti le reazioni .Le conseguenze sono a via triplice: -mancata sintesi del prodotto terminale -accumulo dei precursori dei vari ormini non portati a termine -deviazione della steroidogenesi in direzione delle vie integre. Se colpisce la via del cortisolo abbiamo anche ipersecrezione di CRH e ACTH,mentre se interessa i mineralcorticoidi abbiamo iperattivazione del sistema renina-angiotensina. Poiché le conseguenze sono differenti a seconda del sesso a causa dell‘ alterata produzione degli ormoni sessuali ,pure se la trasmissione del gene mutato avviene per via autosomica recessiva ,l‘iperplasia congenita del surrene venne definita sindrome surreno-genitale. Midollare del surrene: 275 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling costituita da cellule cromaffini che secernono per l 80% adrenalina,per il 20%noradrenalina e in piccola parte anche alcuni tipi di oppioidi(se ne distinguono due tipi: quelli che presentano la sequenza tipica della met-encefalina(tirosina-glicina-glicina-fenilalanina-metionina)e quelli che presentano quella della leu-encefalina(tirosina-glicina-glicina-fenilalanina-leucina)). Le catecolamine originano a partire dalla tirosina la quale viene captata con un meccanismo di trasporto attivo quindi subisce una serie di reazioni meteboliche: -viene trasformata in DOPA(3-4-diidrossifenilalanina)dall‘enzima tirosina-idrossilasi -su essa agisce la dopa-decarbossilasi che la trasforma in dopamina -la dopamina viene poi trasformata in noradrenalina dalla dopamina-β-idrossilasi. Parte di questi processi avvengono all‘interno di granuli ,i quali contengono proteine solubuli, lipidi, cromogranine(che partecipano alla complessazione delle catecolamine con l‘ATP),complessi catecolamine-ATP. La noradrenalinasintetizzata all‘interno di queste vescicolepuò essere rilasciata dai granuli direttamente nel sangue o esser trasportato direttamente in granuli elettrondensi contenenti feniletanolamina-N-metiltrasferasi che la trasforma in adrenalina(questa reazione necessita di elevate concentrazione di glicocorticoidi che raggiungono la midollare attraverso un sistema portale presente nella ghiandola). Lo stimolo dell‘esocitosi dei granuli viene dato dall‘acetilcolina(liberata dalle fibre colinergiche)da istamina,serotonina e nicotina. Le catecolamine vengono veicolate da proteine di trasporto(principalmente albumina)ma essendo idrosolubili è presente anche un aliquota libera. Le catecolamine possono dare una risposta eccitaria,se interagiscono con i recettori α(stimolando l‘attivazione di proteine G attivatorie)o inbitoria,se interagiscono con i recettori β(stimolando l‘attivazione delle proteine Ginibitorie).(NB:questa suddivisione non è da tutti accettata). L‘espressione dei vari tipi di recettore è ubiquitaria,varia però il rapporto di espressione nei vari citotipi. 𝛼1 Aumenta la concentrazione di Ca++ eccitando il m.liscio 𝛼2 Si trova nella membrana presinaptica e Diminuisce cAMP inibendo il rilascio di catecolamine 𝛽1 Aumenta cAMP eccitando il muscolo cardiaco 𝛽2 Dimuniusce cAMP inibendo la muscolatura liscia di vasi e bronchi 𝛽3 Aumenta l‘attività lipolitica L‘espressione inoltre non è costante ma modulata attraverso due diversi meccanismi: -desensibilizzazione(down regulation)che consiste in una ridotta esposizione dei recettori quandoaumenta la concentrazione di catecolamine extracellulari -ipersensibilizzazione:aumento dell‘espressione dei recettori adrenergici quando la concentrazione degli agonisti si riduce. Inoltre a questa modulazione concorrono anche ormoni steroidei e tiroidei. 276 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Le catecolamine possono essere o captate a livello postgangliare e venir metabolizzate(in tutte le cellule) o venir incamerate in vescicole e esser riutilizzate(questo soprattutto per la noradrenalina e solo a livello neuronale). Le catecolamine hanno effetti: -diretti -indiretti:determinati da altri ormoni il cui rilascio è stato deteminato dalle catecolamine o dalla variazione della perfusione tissutale dei distretti da esse modulata. Le principali funzioni delle catecolamine sono: livello metabolico - recettori∝2 (inibitorio) collocati a livello pancreatico inibiscono la liberazione di insulina determinando iperglicemia 𝛽2 azione a livello dei tessuti determinando iperglicemia(effetto diretto) -stimolano la glicogenolisi -stimolano la neoglicogenesi -stimolano il consumo di a.grassi(favorisce la lipolisi) Termogenesi -aumentani il consumo di ossigeno -determinano vasocostrizione a livello del distretto cutaneo -nel ratto è stato dimostrato che la noradrenalina favorisce la liberazione di termogenina per la quale l‘ossidazione del grasso bruno libera una maggior quantità di calore Secrezione di ormoni -recettoriβstimolano la liberazione di ormoni -recettoriα inibiscono la liberazione -a livello ipotalamico ha effetto inibitorio Apparato circolatorio: -incremento della pressione sistolica e riduzione di quella diastolica=aumento della differenziale La noradrenalina aumenta anche la p.diastolica incrementando la pressione media -tachicardia(la noradrenalina induce bradicardia) -vasocostrizione a livello cutaneo,mucoso,renale -vasodilatazione nell‘apparato muscolare o scheletrico -incremento del flusso ematico epatico 277 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling -la noradrenalina genera vasocostrizione generalizzata Bronchi Occhio Broncocostrizione Midriasi(applicazione topica) La degradazione metabolica delle catecolamine avviene ad opera di due enzimi,MAO(monoaminossidasi) e COMT(catecol-O-metiltransferasi)attraverso due vie: -MAO trasforma le due catecolamine in acido 3,4-diidrossimandelico che viene trasformato da COMT in a.vanilmandelico. -COMT trasforma i due in metadrenalina e metnoradrenalina quindi su queste agisce MAO che li trasforma in acido vanilmandelico. Ipofunzione della midollare del surrene: Poiché la concentrazione ematica di catecolamine dipende solo per il 2-8%dalla midollare del surrene,la surrenectomia bilaterale non è seguita da sintomi riportabili a deficienza di catecolamine ma solo di mineralcorticoidi e glicocorticoidi.L‘assenza di catecolamine diviene evidente in caso di stress Le patologie cliniche riportabili ad insufficenza della branca adrenergica del sistema nervoso autonomo consistono essenzialmente nella comparsa di ipotensione ortostatica che si manifesta come deficienza dei riflessi che favoriscono l‘apporto ematico al cervello in fase ortostatica. Iperfunzione della midollare del surrene:non sono noti manifestazioni e si esclude che abbia un ruolo nell‘ipertesione essenziale sebbene in essa si riscontra un‘ aumentata concentrazione di catecolamine. L‘iperplasia bilaterale della midollare può precedere l‘insorgenza di un feocromocitoma. Tumori della midollare del surrene: -feocromocitoma(cromaffinoma)tumore funzionante delle cellule cromaffini del organismo(90%midollare del surrene,10%altri tessuti). Il feocromocitoma surrenalico secerne catecolamine e anche altri peptidi e può essere mono o bilaterale mentre il feocromocitomi extrasurrenalici secernono noradrenalina. Il feocromoblastoma è la forma maligna(solo10% dei casi) che è invasiva e metastatica o secernente dopamina. Oltre che in forma sporadica nel 5%dei casi si manifesta in varie sindromi neoplasiche con caratteristiche ereditarie quali: -MEN2 in associazione ad adenomi della paratiroide e a carcinomi midollari della tiroide -morbo di Recklinghausen -sindrome di sturge-weber(atassai cerebrale ereditaria) -sindrome di von Hippel-Lindau(emangioblastomatosi retinica e cerebellare) -Neurofibrimatosi di tipo1 L‘eccesso di catecolamine nel sangue determina ipertensione resistente alle comuni terapie antiipertensive caratterizzata da crisi parossisticheche durano da qualche minuto ad ore e compaiono a seguito di stress o cambiamenti posturali. Le crisi si presentano con cefalea,palpitazioni,profusa sudorazione e vomito. 278 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling La diagnosi di feocromatocitoma in un paziente iperteso e con crisi parossistiche è avvalorata dalla presenza di glicosuria,dall‘identificazione del tumore con metodi radiografici e dalla concentrazione ematica e urinaria delle catecolamine. Altri tumori secernenti catecolamine prendono origine dal neuroblasto ;anche essi possono essere surrenalici o extrasurrenalici. Di questi menzioniamo: -neuroblastoma: altamente indifferenziato e precoce -ganglioneuroblastoma: meno maligno -ganglioneuroma:benigno Fisiopatologia generale degli ormoni calciotropi Caratteristiche del tessuto osseo: Prima di addentrarci nella regolazione ormonale del calcio e‘ buono tener conto dell‘istologia della massa ossea.Il tessuto osseo puo‘ esser suddiviso in: 1)Componente cellulare dell‘osso: -osteoblasti:deputati alla sintesi dell‘osteoide e alla mineralizzazione di questo. Dalla loro membrana plasmatica si dipartono sottili prolungamenti che si immettono nell‘osteoide creando un rete che mette in contatto tra loro tutti gli osteoblasti e gli osteociti. -osteociti:osteoblasti che restano imbrigliati in lacune osse dopo aver prodotto e mineralizzato la matrice.sembrano esser attivati dal PTH e partecipare al processo di riassorbimento. -osteoclasti:cellule giganti multinucleate di origine emopoietica che sono preposti al riassorbimento attraverso la liberazione di protoni ed enzimi lisosomiali. La maturazione degli osteoclasti avviene ad opera del PTH,delle interleuchine 1,6,11 ,del fattore Pu-1,e del M-CSF(macrophage-colony stimulating factor).Quest‘ultimo permette il contatto tra gli osteoclasti(recettore RANK)e gli osteoblasti(RANK ligando)che determina la maturazione di entrambe. 2)Componente extracellulare: -aliquota organica:osteoide costituito da collagene e proteine leganti il calcio come l‘osteocalcina (caratterizzata da siti di legame per collagene e calcio) -aliquota inorganica:contiene il 99%del Ca++ dell‘organismo,il 90% di fosfato,il 50%del magnesio e il 33%di sodio.i primi due si trovano principalmente come cristalli di idrossiapatite. La mineralizzazione e‘ favorita dalla presenza sulla membrana degli osteoblasti dell‘enzima della fosfatasi alcalina. Nel corso della vita il tessuto osseo va in contro ad una fase di modellamento e una di rimodellamento. La fase di rimodellamento avviene nell‘osso gia‘ formato e consiste in processi,mantenuti all‘equilibrio: demolizione e rimozione: effettuato dalle BMU(basic multicellular units)che assorbendo la matrice generano lacune nelle quali muoino per apoptosi,e dai monociti macrofagi che terminano il lavoro iniziato dalle BMU. ricostruzione della matrice ossea:effettuato dagli osteoblasti che vengono richiamati da chemochine a livello delle lacune osse. 279 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling I fattori che presiedono al rimodellamento osseo,nonche‘ il ricambio calcio-fosforo sono divisi in: 1)generali: -paratormone(PTH) -calcitonina(CT) -1,25diidrossicolicalciferolo -insulina,glicocorticoidi,ormone della crescita,ormoni tiroidei e sessuali,fattori di crescita 2)locali:sintetizzati dalle cellule dello scheletro attivate dagli ormoni -citochine(IL-1α,IL-1β,IL-6),TNF,CSF(colony stimulating factors),M-CSF(monocyte-Macrofage stimulating factor)che favoriscono la proliferazione degli osteoclasti -osteoprotegerina(OPG):proteina che si lega a RANKL(degli osteoblasti)impedendo il contatto tra osteoblasti e osteoclasti nonche‘ la loro maturazione E‘ bene considerare che durante la demolizione e il riassorbimento si liberano alcune molecole intrappolate nella matrice, che hanno recettori sia a livello degli osteoblasti che degli osteoclasti ,tra le quali si ricordano TGF-β,IFN-γ,IGF I e IGFII,PDGF(platelet derived growth factor),BMP(bone morphogenetic protein),PGE₂. Paratormone: Ormone prodotto,immagazinato e secreto dalle 4 ghiandole paratiroidi a seguito della riduzione ematica del Ca++.Oltre alla calcemia anche la concentrazione ematica di P,Mg++,1,25(OH)₂D,catecolamine e alcuni peptidi,steroidi e farmaci influenzano la secrezione di PTH. Alcuni tessuti producono un peptide definito PTHrP(PTH related peptide)il cui ruolo fisiologico non e‘ del tutto chiaro ma puo‘ determinare una sindrome paraneoplastica definita ipercalcemia maligna paraneoplastica. I recettori del PTH si trovano:sugli osteoblasti,sulle cellule glomerulari e tubulari del rene,sugli epatociti e sulle cellule di Kupffer(queste ultime si occupano della sua degradazione). L‘interazione PTH-recettore determina l‘attivazione dell‘adenilato ciclasi con conseguente incremento del c-AMP;tale incremento e‘ talmente elevato il c-AMP viene rilasciato anche nel sangue, pochi minuti dopo la liberazione di PTH,senza pero‘ aver effetti biologici. Il PTH agisce: 1)nel tessuto osseo:stimola gli osteoblasti a sintetizzare osteoclast activating factors(OAF),tra i quali troviamo anche l‘IL-1,che attivano gli osteoclasti. Inoltre gli osteoblasti ,sotto stimolo del PTH,producono anche IGF I e IGF II che per via per via paracrina/autocrina stimola gli stessi osteoblasti a riformare la matrice ossea. 2)nel rene: -attivando l‘1-α-idrossilasi renale che determina la formazione del‘1,25(OH)₂D e quindi incrementa l‘assorbimento di calcio e fosfato a livello intestinale. -stimola nei tubuli distali la sintesi delle proteine che permettono il riassorbimento del calcio(in media nelle urine troviamo il 2-3%del calcio filtrato) -inibisce nei tubuli contorti prossimali il riassorbimento di bicarbonato e fosfato.conseguenzialmente si determina ipofosfatemia(poiche‘ il fosfato mobilitato a livello osseo 280 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling e‘ minore di quello eliminato con le urine) ,che viene subito compensato dall‘1,25(OH)₂D, e abbassamento del PH ,che riduce l‘affinita‘ dell‘albumina con il calcio favorendo la presenza di calcio ionizzato. 3)nell‘intestino:agisce indirettamente attraverso l‘attivazione del 1,25 (OH)₂D. Gli iperparatiroidismi: iperproduzione di PTH con conseguente ipercalcemia e ipofosfatemia. Esso viene distinto in : 1) primario:dovuto a: -adenomi:possono essere sia di origine eutopica che ectopica; sono spesso connessi con sindromi endocrine plurineoplastiche(Multiple endocrine neoplasia=MEN)ossia rare condizioni patologiche ereditarie trasmesse con meccanismo autosomico dominante(anche se possono verificarsi per mutazioni somatiche)che comportano la comparsa di tumori in tessuti non endocrini. Vengono distinti in 3 tipi: MEN-1:comparsa di adenomi a carico dell‘adenoipofisi,delle isole pancreatiche e delle parotidi intorno ai 30-40 anni. MEN-2 A:detta anche sindrome di Sipple caratterizzata da tumore invasivo e metastatizzante a carico delle cellule C della tiroide(carcinoma della midollare della tiroide=MTC),tumore della paratiroide e della midollare del surrene.In alcune occasioni puo‘ presentarsi anche solo il familial medullary thyroid carcinoma (=FMTC) MEN-2B:caratterizzato dallo sviluppo di MTC,di feocromociti e di ganglioneuromima nondi adenomi delle parotidi. Inoltre i soggetti presentano spesso aspetto marfanoide e malformazioni della faccia. MEN-2 A,MEN-2B,FMTC sono causati da mutazioni del protoncogene ret che codifica per un recettore transmembrana che risulta costitutivamente attivo(altre mutazioni lo rendono inattivo e sono alla base del megacolon congenito o morbo di Hirschspung) -carcinomi:frequentemente metastatizzante. Puo‘ esser dovuto a forme connesse con MEN-1 e MEN-2 o da una mutazione del gene HRPT2 che determina una sindrome detta Iperparatiroidismo-Tumori della guancia(HPT-JTS) caratterizzata da fibroma ossificante della mandibola,cisti del rene e iperproduzione di PTH. -iperplasia:coinvolge contemporaneamente tutte e 4 le paratirodi.caratterizzato da proliferazione policloniale. -o dovute a disturbi ereditari:ipercalcemia familiare ipercalciuria e iperparatirodismo neonatale 2)iperparatiroidismo secondario:dovuto all‘ipocalcemia,all‘iperfosfatemia e alla ridotta concetrazione di 1,25(OH)₂D che innescano processi fisiologiciche possono divenire patologici se generano iperplasia. Queste condizioni possono esser scatenate dall‘allattamento prolungato,l‘abuso di diuretici,ipercalciuria,terapia con bifosfati e insufficenza renale cronica. L‘insufficenza renale cronica determina riduzione della produzione di calcitriolo(ipocalcemia)e incremento della ritenzione renale di fosfato(iperfosfatemia)con conseguente aumento della produzione di PTH.L‘aumentata produzione di PTH determina l‘insorgere dell‘ osteodistrofia renale o uremica in cui oltre alla sintomatologia dell‘osteite fibroso-cistica sono presenti lesioni tipiche dell‘osteomalachia o del rachidismo(a seconda dell‘eta‘ del paziente). 281 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling L‘osteodistrofia renale e‘ notevolmente aumentata a causa della lunga sopravvivenza dei pazienti sottoposti a dialisi.La patologia e‘ inoltre favorita da complicanze della dialisi ossia l‘accumulo di β2-macroglobulina(ancora non si riesce a filtrare)che provoca la formazione di sostanza amiloide e l‘ormai eliminata intossicazioni di alluminio(che inibisce la formazione di idrossiapatite).L‘intossicazione di alluminio era dovuta sia alla somministrazione per via orale ai pazienti in dialisi per ridurre l‘assorbimento di fosforo,sia alla diffusione attraverso la membrana dialitica . 3)iperparatiroidismo terziario: in cui le paratiroidi sfuggono al controllo della calcemia. L‘iperparatiroidismo inizialmente risulta asintomatico e generalmente individuato attraverso esami di laboratorio che rivelano ipercalcemia e una concentrazione ematica di PTH elevata. In assenza di terapia la sintomatologia diventa conclamata. -A livello osseo comporta osteite fibroso-cistica o morbo di Recklinghausen. Caratterizzato da un‘ iniziale iperattivazione degli osteoblasti con la formazione di tessuto osteoide in eccesso a cui segue un‘aumento,disequilibrato, delle BMU(unita‘ multicellulari di base)che determinano un riassorbimento osseo con formazione di cavita‘ pseudocistiche riempite di materiale fibroso molto vascolarizzato che, a causa dell‘accumulo diemosiderina, vengono definite tumori bruni. Negli stati avanzati il tessuto fibroso giunge ad occupare anche la regione midollare. La sintomatologia dolorosa e‘ grave con frequenti fratture patologiche o spontanee,mentre in laboratorio l‘aumentato riassorbimento osseo e‘ identificabile attraverso l‘aumento di molecole derivate dal catabolismo del collagene. -A livello renale abbiamo la formazione di calcoli di fosfato di calcio e nefrocalcinosi. Ipoparatiroidismo: determina iperfosfatemia e ipocalcemia. La riduzione della concentrazione di calcio specialmente se avviene in maniera brusca determina la comparsa di potenziali di azione spontanei che inducono un aumento dell‘eccitabilita‘ muscolare che culmina nella tetania paratireopriva ossia contrazioni spastiche muscolari principalmente degli arti,del volto , del collo e della laringe(questo puo‘ provocare morte per asfissia) spesso precedute da parestesie.Semeioticamente si ricercano i segni di Chvostek(spasmo facciale conseguente alla stimolazione del nervo facciale ) e di Trosseau(spasmo carpale conseguente alla compressione dell‘arto).l‘ipocalcemia puo‘ provocare anche problemi allo smalto dei denti,alterazione elettrocardiografiche e fenomeni psicotici. L‘ipoparatirodismo puo‘ essere: 1)primario:dovuto ad alterazioni delle paratiroidi. Particolare interesse suscitano: -l’ipoparatiroidismo familiare (anche se di raro riscontro nei membri di uno stesso gruppo familiare)che viene trasmessoautosomicamente attraverso una via recessiva(dove abbiamo o la formazione di PTH inattivo o la delezione del gene Glial cell missing B che sovraintende allo sviluppo delle paratiroidi;quest‘ultimo caso viene definito anche ipoparatiroidismo persistente del neonato)e una via dominante(dove abbiamo una mutazione attivante il gene che codifica per i CaSR,calcium sensing receptors,che in tal modo perdono la capacita‘ di dare informazioni riguardo alla calcemia.Il PTH non viene piu‘ secreto). 282 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling -la sindrome Di George(vedi patologia genetica)caratterizzata da disgenesia del timo e delle paratiroidi associata ad anomalie craniche e cardiache. 2)secondario:dovuto ad alterazioni esterne alla paratiroide. - idiopatico(=non dovuto a cause esterne;in questo caso sarebbe piu‘ corretto definirla autoimmune)che puo‘ manifestarsi sia come ipoparatiroidismo puro che come endocrinopatia polighiandolare autoimmune di tipo 1(APS I) caratterizzata da candidosi mucocutanea,insufficenza surrenale,insufficenza gonadica e ipoparatiroidismo.originato da mutazioni del gene AIRE(cromosoma 21) espresso soprattuto nel timo. -postchirurgico:asportazione delle paratiroidi durante interventi(ormai molto raro)o riduzione,postchirurgica, dell‘apporto ematico alle paratiroidi . -iatrogeno:dovuto ad irradiazioni del collo -funzionale:dovuto a ipomagnesia che inibisce la liberazione di PTH. 3)pseudoipoparatiroidismo:ipocalcemia e iperfosfatemia che si presentano nonostante la normale presenza di PTH in circolo.esse sono causate da una mutazione inattivante del gene GNAS che codifica per la subunita‘ α della proteina G stimolatoria collegata al recettore del PTH con conseguente inefficacia del legame PTH-recettore. Sono stati identificati 3 tipi di pseudoipoparatiroidismo: -tipo1:osteodistrofia di Albright caratterizzata da alterazioni dismorfiche dello scheletro,ritardo mentale,bassa statura,ipocalcemia e iperfosfatemia. -tipo1A: recettore del PTH,TSH,FSH e LH costitutivamente attivi. -tipo1B:resistenza delle cellule bersaglio al PTH -tipo2:caratterizzato da autoanticorpi anti-PTH che si legano al recettore mascherando il sito di legame. La calcitonina(CT): e‘ un polipeptide di 32 amminoacidi secreto dalle cellule parafollicolari della tiroide(cellule C che costituiscono solo lo 0,1% del parenchima della tiroide). Dal gene della calcitonina per splicing alternativo si possono formare due polipeptidi: -la pre-pro-calcitonina dal cui clivaggio si formano 3 peptidi il piu‘ importante dei quali e‘ la calcitonina -e un secondo peptide da cui si origina il calcitonin gene related protein(CGRP);la sintesi di questo polipeptide prevale principalmente a livello del SNC(ipotalamo e ipofisi)dove ha azione di vasodilatatore e neurotrasmettitore. La calcitonina contrasta gli effetti del PTH, viene secreta in condizioni di ipercalcemia(nelle quali la secrezione di PTH e‘ inibita)e ha difatti un azione ipocalcemizzante. A livello osseo:inibisce l‘ attivita‘ degli osteoclasti A livello renale:incrementa l‘eliminazione di calcio,fosfato e sodio;inibisce la formazione di 1,25(OH)₂D. A livello nervoso:ha un effetto analgesico mediato dalla liberazione di endorfine. L‘ipo e l‘iper produzione di CT non provocano variazioni significative della calcemia. Una forma di iperproduzione di CT si presenta nel carcinoma midollare della tiroide dove pero‘ la CT prodotta e‘ per lo piu‘ anomala. 283 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling I calciferoli(o vitamina D): esistono due tipi di Vitamina D: -Vitamina D₂(ergocalciferolo):prodotta farmauceticamente a partire dall‘ergosterolo di origine vegetale -Vitamina D₃(colecalciferolo):si forma nella cute per azione dei raggi ultravioletti sul 7deidrocolesterolo. Entrambe le due forme di vitamina D non esercitano alcune funzioni nell‘uomo poiche‘ devono esser prima trasformate attraverso idrossilazioni. La vitamina D viene asssorbita a livello del tenue quindi trasportata dalla transcalciferina al fegato dove un‘ idrolasi determina laformazione del 25idrossicolecalciferolo. Il25(OH)D raggiunge i mitocondri delle cellule tubulari del rene dove l‘1-α-idrossilasi lo trasforma in 1,25diidrossicolecalciferolo o calcitriolo. Tutti questi composti sono veicolati dall‘α-globulina vettrice. Il calcitriolo ,la cui formazione e‘ stimolata dal PTH(che attiva l‘1-α-idrossilasi),innesca un meccanismo a feedback negativo e inibisce la liberazione di PTH. Il calcitriolo agisce: -nell‘intestino:favorisce l‘assorbimento di Ca++incrementando la trascrizione di proteine vettrici di calcio -nel rene:favorisce il riassorbimento di Ca++e riduce quello di fosfato. -nel tessuto osseo:azione antirachitica con blocco dell‘attivita osteoclastica e aumento della mineralizzazione. Osteomalachia e rachitismo: caratterizzate da un difetto di mineralizzazione del tessuto osseo che comporta una maggiore percentuale dell‘aliquota organica che rende l‘osso molle. L‘osso molle si incurva facilmente causando fratture del periosto,deformita da carico e pseudo fratture. Alle malformazioni osse si aggiunge inoltre l‘ipotonia muscolare che aggrava il quadro. Nel rachitismo ,che e‘ anche definita come osteomalachia del bambino,abbiamo anche insufficente calcificazione della cartilagine di accrescimento con ipertrofia delle cartilagini ipofisarie,dove pero‘ i condrociti vanno in contro a fenomeni degenerativi, e riduzione dell‘accrescimento osseo. Per numerosi anni la causa principale di queste due patologie era il ridotto apporto alimentare di vitamina D e la ridotta esposizione alla luce.Queste forme carenziali sono attualmente quasi scomparse nei paesi industrializzati grazie sia ad un miglior stile di vita che alla somministrazione di vitamina D a scopo profilattico (un‘ esagerata somministrazione pero‘ provoca emoraggie dell‘apparato digerente,ipercalcemia,calcificazioni eterotopiche metastatiche principalmente a carico della parete arteriosa).Oltre che a un deficente apporto alimentare ,il rachitismo e l‘osteomalachia possono esser dovute anche a : 1)fattori acquisiti: -difetti nell‘assorbimento intestinale di vitamina D -patologie a carico delle idrossilasi epatiche e renali -patologie che incrementano l‘escrezione di fosfato -inadeguata somministrazione di alcuni farmaci -intossicazione di metalli 284 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling 2)fattori ereditari: -assenza dei recettori per il calcitriolo -deficenza genetica di 1-α-idrossilasi -deplezione di fosfato dovuta a difetti genetici dei tubuli renali L‘inattivita del calcitriolo determina ipocalcemia che viene recepita dalle paratiroidi che producono PTH.L‘ipersecrezione di PTH ha lo scopo di favorire la formazione di calcitriolo ma determina anche il riassorbimento osseo e fosfaturia che aggravano la demineralizzazione del tessuto. Il quadro ematico inizialmente presenta ipocalcemia,ipofosfatemia e iperconcentrazione di PTH. Esistono forme di osteomalacia e rachitismo dovute all‘accumulo di FGF-23,fattore prodotto dagli osteoblasti con azione regolatrice sull‘escrezione di fosfato dalle cellule tubulari del rene,che determina fosfaturia e quindi ipofosfatemia. L‘accumulo di FGF-23 si verifica in 4 condizioni patologiche(le prime due ereditarie,le ultime 2acquisite): -rachitismo ipofosfatemico etero-cromosomico X-linked :dove abbiamo una mutazione inattivante del gene PHEX(Phosphate regulating endopeptidase X chromosome) che codifica per una idrossilasi del peptide FGF-23 -rachitismo ipofosfatemico autosomico dominante:dove il gene mutato e‘ proprio quello che codifica per FGF-23 che risulta resistente all‘idrossilasi -osteomalacia oncogenica -osteodistrofia fibrosa:mutazione attivante(e per questo differente da quella dello pseudoipoparatiroidismo) postzigotica(quindi l‘individuo e‘ un mosaico) del gene GNAS(porzione α stimolante della proteina recettrice del PTH).gli osteoblasti che presentano la mutazione presentano alterazioni morfologiche e sintetizzano FGF-23 in eccesso determinando deplezione di fosfato. Altri fattori calciotropici: -estrogeni:dimostrato dall‘incidenza dell‘osteoporosi dopo la menopausa -glicocorticoidi:determinano riduzione della massa ossea poiche‘ attivano gli osteoblasti a rilasciare fattori di crescita per gli osteoclasti ma ne riducono l‘attivita‘ sintetica.Riducono la produzione di calcitriolo(inibendo 1-α-idrossilasi) determinando Ipocalcemia e secrezione di PTH. -ormoni tiroidei:stimolano il riassorbimento tanto che nell‘ipertiroidismo abbiamo ipercalcemia e calciuria -ormone della crescita e somatomedine:stimolano osteoblasti -fattori di crescita e citochine -derivati dell‘acido arachidonico come PGE₂ e leucotrieni determinano osteolisi e ipercalcemia. Osteoporosi: riduzione equipollente della componente organica e inorganica della massa ossea che inizia come osteopenia fino a giungere ad un grado di fragilita‘ tale che abbiamo rischio di fratture(osteoporosi vera e propria). Esistono 2 tipi di osteoporosi: 1)primitiva:si suddivide in giovanile:anche detta osteoporosi ideopatica giovanile dovuta a deficenza di vitamina D senile:dovuto alla riduzione dell‘assunzione di calcio e del suo assorbimento(riduzione di 1,25(OH)₂D) e alla vita piu‘ sedentaria. 285 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling post-menopausa: secondo alcuni autori questo e‘ dovuto alla minor massa ossea delle donne e alla riduzione di CT,secondo altri e‘ dovuto ad una riduzione degli estrogeni. 2)secondaria:consegue ad altre disendocrinopatie.in particolare e‘ frequente nei pazienti affetti da morbo di Cushing nei pazienti sottoposti a terapia con glicocorticoidi affetti da artrite reumatoide(in questo caso non e‘ chiaro se e‘ dovuto ad inattivita‘ o ridotto impiego teraupetico dei glicocorticoidi) affetti da tireotossicosi affetti da diabete mellito:poiche‘ l‘insulina stimola la sintesi di collagene e di fattori di crescita. nei pazienti neoplastici a causa della produzione di PGE₂ nell‘iperparatiroidismo secondario che subentra nei gastroresecati o nei soggetti con deficenza di lattasi a seguito della non assunzione di calcio. nei soggetti con epatopatie croniche evolutive dove abbiamo deficenza di idrossilazione epatica. Calcificazioni eterotopiche: -distrofiche:in esse la concentrazione ematica di calcio e fosfato non e‘ alterata;la calcificazione avviene infatti solo in tessuti alterati o necrotici che rilasciano enzimi che favoriscono la formazione dei Sali di calcio -metastatiche:la concentrazione ematica di calcio e fosfato e‘ alterata,cio‘ determina calcificazione in tessuti sani;per lo piu‘ la calcificazione avviene principalmente a livello renale abbiamo infatti calcolosi e nefrocalcinosi (a seguire abbiamo calcificazioni nel polmone,nello stomaco,nella cornea e nei vasi sanguigni).La persistenza di depositi di calcio puo‘ esser dovuta ad una reazione flogistica culminante in fibrosi. Alterazione del bilancio idroelettrolitico(no slide) L‘acqua contenuta all‘interno di un‘individuo di sesso maschile corrisponde al 60% del suo peso corpore,nella donna essa corrisponde al 50%a causa del maggior rapporto massa grassa(piu‘ idrofobica)/massa magra mentre nel bambino fino a 10 anni e‘ maggiore del 60%. L‘acqua e‘ distribuita nel compartimento intracellulare(66%dell‘acqua totale)e nel compartimento extracellulare(34%). Il compartimento extracellulare puo‘ esser a sua volta suddiviso in 3 subcompartimenti: -subcompartimento interstiziale(25%) -subcompartimento intravascolare o plasmatico(9%):costituente il volume circolante effettivo cosi‘ definito poiche‘ le variazione dei suoi parametri determinano meccanismi riflessi alla base del bilancio idricoelettrolitico. -subcompartimento transcellulare(1-3%):sudore,liquido cefalorachidiano,intraoculare e liquidi delle cavita‘ celomatiche,sinoviali,dell‘apparato digerente e urinario. Poiche‘ nell‘acqua di tutti i compartimenti sono contenuti numerosi soluti si e‘ soliti parlare di fluidi dell‘organismo. I fluidi dell‘organismo,anche se elettricamente neutri ossia la totalita‘ degli anioni eguaglia quella dei cationi, presentano composizioni differenti in particolare: 286 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling -nel compartimento intracellulareprevalgono potassio(140mEq),magnesio,fosfato,solfato e proteine. -nel compartimento extracellulare prevalgono sodio(140mEq),cloro,bicarbonato. Queste condizioni fisiologico vengono mantenute attraverso diversi meccanismi come la pompa sodio-potassio(espelle Na++nel compartimento extracellulare e K in quello intracellulare agendo contro gradiente attraverso l‘energia ottenuta dall‘idrolisi di ATP),la differenza di potenziale di membrana(che favorisce la fuoriuscita dal compartimento intracellulare di Cl e HC0₃(bicarbonato))e la veloce metabolizzazione all‘interno del compartimento intracellulare. La composizione differente dei fluidi genera diversi gradi di osmolarita‘(=osmoli di soluto/L di acqua o osmolalita=osmoli di soluto/Kg di acqua)con una conseguente distribuzione dell‘acqua fino al raggiungimento dell‘equilibrio.L‘osmolalita‘ gioca un ruolo molto importante nella distribuzione dell‘acqua nei compartimenti,mentre la pressione idrostatica regola principalmente gli scambi idrici a livello capillare(dove la differenza di osmolalita‘ e‘ minima). E‘ quindi chiaro come il bilancio degli elettroliti e dell‘acqua sia essenziale per la sopravvivenza umana.Questo bilancio e‘ mantenuto in pareggio attraverso un equilibrio tra i liquidi e gli elettroliti assunti con la dieta(bevande e ossidazione di molecole introdotte con l‘alimentazione)e quelli eliminati(urina,perspiratio insensibilis,via respiratoria,feci). Regolazione del bilancio idroelettrico: variazioni dei valori del volume circolante effettivo attivano meccanismi riflessi preposti a regolare il bilancio idroelettrico. Queste variazioni vengono recepite da: recettori di volume:posizionati nelle vene toraciche e nei due atri sono sensibili al grado di distenzione e trasmettono attraverso il nervo vago informazioni al centro vasomotorio del midollo allungato. barocettori:posizionati a livello del seno carotideo e dell‘arco aortico sono sensibili a variazioni di pressione e attivano il centro vasomotorio del midollo allungato. cellule granulari dell‘apparato juxtaglomerulare:sono sensibili alla riduzione della pressione sanguigna nel rene,attivano la branca simpatica del SNA e liberano renina osmorecettori:posizionati nei nuclei sopraottico e paraventricolare dell‘ipotalamo,percepiscono minime variazioni dell‘osmolarita‘ che in media ha un check point a 287 mOsm/kg.In caso di aumento di questo parametro inviano informazioni al SNC che determina la sensazione di sete(dovuta all‘inibizione della secrezione della saliva)e favoriscono la sintesi e la secrezione della vasopressina(ADH o AVP)che determina il riassorbimento facoltativo dell‘acqua. Nb:non e‘ noto quale sia il meccanismo con cui subentra la sensazione di sazieta‘ idrica ,che difatti subentra subito dopo l‘ingestione di acqua,si ipotizzano per cio‘ recettori orofaringei e gastrici.Inoltre alla modulazione della liberazione di ADH contribuiscono anche i barocettori e i recettori di volume solo pero‘ per variazioni acute. Andiamo quindi a analizzare l‘azione delle varie risposte: 1)ruolo del SNA:in caso di ipovolemia e ipotensione si attiva la branca simpatica che determina vasocostrizione e tachicardia(ipertensione->parasimpatico->vasodilatazione e bradicardia) 2)Ruolo dell‘ormone antidiuretico (ADH o AVP):viene secreto dalla neuroipofisi in condizioni di incrementi dell‘osmolarita‘ e acute condizioni di ipovolemia e/o bassa pressione.la secrezione e‘ inoltre controllata da altri stimoli ―non osmotici‖ come l‘ingestione di alcool etilico,l‘esposizione al 287 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling freddo e a vari tipi di agenti stressanti che ne riducono la secrezione favorendo la diuresi o anestetici,etere,morfina,barbiturici,sensazione di nausea,dal vomito,dall‘ipoglicemiae dal dolore che invece ne aumentano la secrezione riducendo la diuresi(quest‘ultimo gruppo di elementi e‘ causa del lieve calo della natriemia nei soggetti ospedalizzati). La vasopressina viene recepita dai recettori V2o AVP-R(cromosoma X) disposti sulla faccia basolaterale delle cellule dei tubuli distali e dei dotti collettori. -L‘interazione ligande-recettore determina l‘attivazione dell‘adenilato ciclasi che genera c-AMP che attiva la proteinchinasi A(PKA).La PKA attiva le acquaporina 2(AQP2,canale idrico sensibile all‘acqua)e ne stimola l‘esposizione(effetto a lungo termine se la concentrazione di AVP si mantiene elevata per piu‘ di un ora). -L‘AVP favorisce l‘esposizione dei trasportitori dell‘urea(UT1)favorendone il riassorbimento -L‘AVP incrementa la permeabilita‘ delle proteine preposte al riassorbimento del sodio. -L‘AVP favorisce l‘espressione dei recettori EP3e PGE2. La mancata interazione tra AVP e V2 determina la comparsa del diabete insipido mentre un‘eccessiva produzione determina una sindrome detta SIADH. 3)Ruolo del sistema renina-angiotensina: La renina e‘ un enzima aspartil-proteaisico liberato dall‘apparato Juxtaglomerulare localizzato nel punto di contatto tra il tratto ascendente spesso dell‘ansa di Henle e le due arteriole (afferente e efferente). L‘apparato Juxtaglomerulare e‘ costituito da: -cellule della macula densa:cellule dell‘epitelio tubulare che presentano sensori che eseguono un monitoraggio della composizione e del flusso del liquido tubulare e inviano segnali che regolano la velocita‘ di filtrazione(feedback tubulo glomerulare) -cellule extraglomerulari mesangiali:collocate tra la macula densa e le arteriole permettono la trasmissione del segnale. -cellule granulari:contengono vescicole contenenti renina che esocitano qualora si riduce il flusso nell‘arteriola efferente. La renina contribusce indirettamente alla regolazione del flusso,essa infatti agisce sull‘angiotensinogeno trasformandolo in angiotensina 1.L‘angiotensina 1 viene convertita in angiotensina 2 da ACE(angiotensin converting Enzyme)presente principalemente nei piccoli vasi polmonari. L‘angiotensina 2 e‘ la forma piu‘ attiva che pero‘ viene attaccata da diverse peptidasi e trasformata in angiotensina 3. L‘angiotensina2 interagendo con il suo recettore AT1 aumenta la pressione sanguigna inducendo i seguenti effetti: Stimolazione delle cellule della granulosa del corticosurrene al rilascio di aldosterone Stimolazione della midollare del surrene alla liberazione delle catecolamine Vasocostrizione con conseguente aumento delle resistenze e quindi della pressione arteriosa Contrazione della parete delle venule con incremento del ritorno venoso Stimolazione del rene nel riassorbimeno di H₂O e NaCl Incremento della sintesi e secrezione di AVP Stimolazione del centro della sete 4)ruolo dell‘aldosterone:prodotto sia in seguito a stimolazione da parte dell‘angiotensina 2 che per iperkaliemia. 288 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Agisce a livello del tratto di connessione e dei dotti collettori inducendo l‘aumento numerico dei carrier per il Na++ e stimolando l‘attivita‘ della pompa Na++/K+.Il riassorbimento di Na++ induce il riassorbimento di acqua.La riduzione della concentrazione di Na++(se questo era elevato a livello del liquido intratubulare e quindi dipende dalla quantita‘ di sodio assunta nella dieta)determina una progressiva negativizzazione del liquido e secrezione di K+ e H+. 5)Ruolo dell‘ormone natriuretrico atriale(ANP):sintetizzato e rilasciato dai miocardiociti atriali(atrio destro) a seguito dell‘aumento del RV Induce: Vasodilatazione e conseguente abbassamento della pressione e aumento dell‘escrezione urinaria(determina infatti dilatazione dell‘arteriola afferente) Ha effetteo natriuretrico e diuretico riducendo l‘assorbimento di sodio nei tubuli prossimali Inibisce il rilascio di renina e quindi di aldosterone A livello neuroipofisario inibisce la secrezione di vasopressina L‘effetto dell‘ANP nel rene viene modulato anche dall‘urodilatina(secreto dalle tubulari distali ha azione simile),l‘ormone simile alla digitale(sintetizzato dai cardiomiociti ventricolari inibisce la pompa Na++/K+),alcune prostaglandine,guanidina e uroguanidina(ormoni natriuretici intestinali) 6)Ruolo del sistema nitrossidergico: il monossido di azoto viene sintetizzato da due nitrossido sintetasi: -costitutiva(cNOS) che a sua volta si divide in endoteliale(eNOS)e neuronale(nNOS) -inducibile (iNOS):nel rene sono presenti solo in condizioni patologiche NO ha un emivita molto breve(1-5sec)per questo agisce per lo piu‘ con azione paracrina ma puo‘ anche giungere nel sangue e legarsi all‘emoglobina acquisendo stabilita‘. Essendo liposolubile attraversa le membrane e nel citoplasma e‘ in grado di legarsi con il Fe++ della guanilato ciclasi citosolica attivandola determinando la produzione di cGMP. La vasodilatazione indotta dall‘aceticolina presenta come intermediario NO. La nitroglicerina usata nell‘angina pectoris sfrutta la capacita‘ del NO di determinarevasodilatazione. NO : ha azione anche sulle piastrine nelle quali inibisce l‘aggregazione e il rilascio di molecole vasocostrittrici ha azione sulle cellule muscolari lisce delle arteriole inducendo vasodilatazione(importante a livello renale) inibisce la secrezione di renina modula la ripartizione del flusso ematico tra corticale e midollare. 7)Ruolo del sistema delle endoteline:Le endoteline (ET-1,ET-2,ET-3)interagendo con i recettori (𝐸𝑇𝐴 𝑒 𝐸𝑇𝐵 )determinano vasocostrizione.Nel rene in realta 𝐸𝑇𝐵 ha azione modulatoria.a livello renale inoltre le endoteline hanno azione anti AVP e modulano il riassorbimento di sodio nei tubuli prossimali e collettori. 8)Ruolo del sistema dopaminergico:la dopamina,sia rilasciata dal SNA che prodotta per decarbossilazione a livello renale di L-DOPA,determina: dilatazione dei vasi renali inibizione della pompa Na++/K+ inibizione del rilascio di renina. Patologie da alterato bilancio idroelettrolitico: 289 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling 1)Disidratazione:puo‘esser suddivisa in: disisdratazione idrica pura:ridotta o mancata ingestione di acqua in assenza di perdita di elettroliti.Rara in soggetti sani ,con l‘eccezione di naufraghi e dispersi,mentre si presenta in soggetti che presentano alterazioni fisiche(disfagia,perdita della sensazione della sete,gravi cerebropatie,coma diabetico iperosmolare o grave diabete insipido)e psichiche(forme di anoressia).viene considerata di media entita‘ se la perdita di acqua e‘ minore del 6%del peso corporeo mentre e‘ grave quando la perdita e‘ di 5-10kg.I primi sintomi si presentano quando la perdita corrisponde al 2%del peso e consistono in sensazione di sete,difficolta ad ingogliare per deficente salivazione,debolezza e oliguria(ridotta produzione di urina).o l‘individuo viene trattato con infusioni di soluzioni glucosate prive di Sali (o acqua)oppure andra‘ in contro a morte per disidratazione cellulare(dovuto all‘aumento dell‘osmolarita‘ del liquido extracellulare). Disidratazione salina pura:anche detta ipotonica;ad un eccessiva perdita di elettroliti e acqua tipica del colpo di calore non vi e‘ un adeguata rintroduzione di Sali(es il soggette beve acqua e basta).caratterizzata da sensazione di sete e gravissima astenia. Disidratazione salina mista o isotonica:perdita di acqua e elettroliti associata a disequilibrio acido-base.frequente nel calo fisiologico dei neonati. 2)iperidratazione: Ipotonica(eccessiva diluzione degli elettroliti):non interessa mai i pazienti sani ma e‘ una complicanza che si verifica nei pazienti che presentano insufficenza cardiaca,epatica e renale che dopo interventi chirurgici bevono smisuratamente sfuggendo ai controlli o soggetti portatori di tumori che producono l‘AVP.La sintomatologia prevede cefalea,disturbi visivi,crampi muscolari convulsioni e stato stuporoso(acinesia e stati di mutismo).La terapia consiste nella somministrazione di agenti osmotici associati a quelli diuretici Ipertonica:si verifica in soggetti che hanno ricevuto per via parenterale soluzioni molto ricche di cloruro di sodio o bicarbonato Iperidratazione isotonica:incremento idrico e salino contemporaneo;tipico dei soggetti con edemi diffusi 3)diabete insipido: caratterizzato da poliuria(circa 5-10 Litri di urina al giorno,quantita‘ che non varia per riduzione di apporto idrico)e conseguente polidipsia(assunzione di liquidi)che puo‘ produrre manifestazioni psicotiche nel soggetto(riduzione del sonno). Il diabete insipido viene classificato in: Neurogeno:se dovuto alla mancata sintesi e/o rilascio di AVP Nefrogeno:se dovuto ad una resistenza periferica all‘AVP(che si trova in circolo in concentrazioni fisiologiche) Questo puo‘ esser di origine ereditaria: -mutazione del gene che codifica per il recettore della vasopressina V2= AVPR2(cromosoma X->si manifesta nei maschi).il recettore V2 puo‘ non essere esposto,essere incapace di interagire con l‘AVP o non trasdurre il segnale.In generale la terapia consiste in una dieta iposodicae con elevata somministrazione di acqua che evita la disidratazione,l‘ipernatremia e l‘ipertermia che nei bambini generano ritardo mentale(con 290 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling l‘amniocentesi e‘ possibile identificare la malattia precocemente e ridurre i danni).E‘ importante considerare inoltre che per i casi in cui il recettore e‘ esposto ma non interagisce con l‘AVP sono in corso di studio ricerce su particolari antagonisti dell‘AVP,detti chaperoni chimici, che legandosi a recettori mutati ne determinano una conformazione simile a quella normale. -mutazione del gene delAQP2 che determina la formazione di acquaporine che non adempiono al passaggio di acqua. Il diabete nefrogeno puo‘ esser dovuto anche a forme acquisite con eziologia iatrogena o patologie renali. 4)polidipsia neurogena(potomania): sintomi psichici che determinano continua sensazione di sete per cui i pazienti ingeriscono molta acqua con conseguente poliuria(presente anche nel diabete insipido ma con rapporto causa effetto invertito) 5)sindrome da aumentata produzione di AVP:SIADH(syndrome of inappropriate secretion of ADH). Caratterizzata da iponatremia,ipoosmolarita‘,ritenzione idrica e oliguria. L‘ipersecrezione e‘ presente in: -soggetti affetti da tubercolosi polmonare,ascesso subfrenico,malattie infettive(polmonite) -soggetti affetti da endocrinopatie e alterazioni di natura infettiva o traumatica del SNC Ipernatriemia e iponatriemia:nell‘organismo sono presenti circa 4000 mEq di sodio pari circa a 90g di questi il 60%si trova nel compartimento extracellulare, il 3%in quello intracellulare, il 37%nell‘osso. Giornalmente assumiamo con la dieta 35-45 g di NaCl.Il Na++ viene assorbito nel tenue e nel crasso(una piccola parte rimane nele feci con cui viene eliminato) e non si accumula negli enterociti poiche‘ viene pompato nel liquido interstiziale da una pompa Na++/K+ATPasi.Il bilancio del sodio viene mantenuto all‘equilibrio grazie al sudore e all‘escrezione renale.in quanto all‘escrezione renale, la concentrazione di sodio nel filtrato glomerulare e‘ uguale a quella plasmatica cio‘ inidca che ogni giorno vengono filtrati circa 25000 mEq di sodio di cui solo una piccola parte viene eliminata con le urine mentre un‘aliquota viene riassorbita. La concentrazione di sodio fisiologica e‘ 140-147 mEq/L. Ipernatriemia:quando la sodiemia supera i 150-160 mEq/L e quella del cloruro supera i 125mEq/L. Puo‘esser dovuta a: Deplezione idrica:la terapia consiste in infusioni di liquidi isotonici,privi di sale,generalmente glucosate.Puo‘ esser dovuto a: -ridotto apporto idrico -eccessiva perdita di acqua come nel diabete insipido e nell‘encefalopatia ipernatriemica(poliuria conseguente a lesioni a livello del nucleo sopraottico dell‘ipotalamo). Aumento assoluto della quantita‘ di sodio: -aumentata assunzione di sodio:incongra assunzione di soluzioni saline ipertoniche o di bicarbonato di sodio nei pazienti affetti da acidosi o di sale(nei bambini) -eccessiva ritenzione di sodio:dovute a riduzione della filtrazione glomerulare(aumentano la ritenzione di sodio per sistema renina-angiotensina),iperaldosteronismo(sindrome di conn)iperglicocorticosteroidismo(morbo di cushing)poiche‘i glicocorticoidi hanno anche 291 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling azione mineralcorticoide,sindrome di Liddle(mutazione attivante del canale che riassorbe il Na++). Iponatriemia:se la sodiemia scende sotto i 125 mEq/L. Cio‘ si verifica per: Ritenzione idrica:si puo‘ presentare con o senza edema;tipica dei pazienti con SIADH si presenta anche in pazienti che presentano polidipsia o sono sottoposti a fleboclisi glucosate in eccesso o sono affetti da scompenso cardiaco o sindrome nefrosica o cirrosi Perdita di sodio: -via renale:insufficenza renale acuta,ipoaldosteronismo,pseupoipoaldosteronismo di tipo 1(mutazione inattivante del canale del sodio aldosterone dipendente),abuso di alcuni diuretici -via extrarenale:vomito,diarrea,colpo di calore e fistole -deficente assunzione a causa di prolungate diete iposodiche(di solito in soggetti con gravi insufficenze cardiache congestizie). NB:pseudoiponatriemia o iponatriemia spuria:falso di laboratorio,in siero iperlipidemico o iperprotidemico, dovuto al fatto che i fotomeri a fiamma con cui si misura il Na++ sono in grado di misurarlo soltanto nell‘aliquota acquosa e non in quella proteica o lipidica. Iperkaliemia e ipokaliemia: in un soggetto di 70kg sono mediamente contenuti 3600 mEq di K+ che corrispondono a circa 133g.come prima accenato la concentrazione di K+ nel liquido intracellulare(160mEq/L)e‘ di gran lunga maggiore di quella del compartimento extracellulare(3,5-5,5 mEq/L) grazie alla presenza della pompa Na++/K+. Questa diversa distribuzione determina sia il mantenimento del volume cellulare sia e‘ il principale determinante del potenziale di membrana. Il K+assunto con la dieta(50-80 mEq/die ottenuti da latte,banane,succo di pomodoro e frutta)viene assorbito quasi interamente nel tenue mentre viene eliminato principalmente con le urine.Alla regolazione del bilancio del potassio partecipano l‘aldosterone e l‘insulina(sfruttata in clinica in stati iperpotassiemici). Dopo somministrazione di un carico di K+e‘ fisiologico il presentarsi di un breve stadio di Iperkalemia a cui segue l‘attivazione del sistema dell‘aldosterone(attivato dalla iperkalemia stessa)e l‘introduzione del potassio nel compartimento intracellulare. Il K+e‘ completamente filtrato dal glomerulo e viene in massima parte riassorbito a livello del tubulo convoluto prossimale e nella branca ascendente di henle.In quest‘ultimo tratto il K+ viene assorbito per opera del cotrasportatore 1Na+-1K+-2Cl-(alterato in una forma della sindorme di bartter sindorme dovuta a differenti mutazioni che determinano tutte ipokaliemia e ipocloremia)e riversato nel liquido tubulare attraverso un trasportatore dettoROMK.in media una quantita‘ costante di K+arriva ai tubuli distali dove abbiamo un meccanismo di scambio Na++/K+ aldosterone dipendente. Iperkaliemia:quando la kaliemia supera i 6-7mEq/L(se sopra i 10-12 mEq/L subentra la morte).caratterizzata dall‘abbassamento del potenziale di riposo e quindi da un‘aumentata eccitabilita‘ in particolari dei muscoli che vanno velocemente in contro a fascicolazione e contrazione.se la situazione si aggrava la depolarizzazione risulta bloccata con conseguente paralisi muscolare flaccida. Il K+ ha un elevata cardiotossicita‘ che puo‘ portare asistolia e fibrillazione ventricolare. Ipokaliemia:quando la concentrazione di K+si abbassa sotto i 3,5mEq/L. 292 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling E‘ causata da vari meccanismi patogenetici: Iperaldosteronismo,morbo di cushing o trattamento prolungato con glicocorticoidi(gli ultimi due determinano pseudoiperaldosteronismo)che determina escrezione di K+ Diabete mellito scompensato con acidosi metabolica:sia la poliuria che l‘acidosi(acidi acetoacetico e β-idrossibutirrico)determinano la secrezione nel liquido tubulare di K+ e H+tesi a neuttralizzarli Acidosi tubulare Eccessivo assunzione di liquirizia:contiene acido glicirrizinico che metabolizzato dall‘organismo viene trasformato in acido glicirrizetico che inibisce l‘enzima 11-βidrossisteroidrogenasi inibendo cosi‘ il meccanismo di catabolismo del cortisolo che agisce sui recettori dell‘aldosterone determinando pseudoiperaldosteronismo Tubulopatie ereditarie L‘ipokalemia determina astenia(che puo‘ culminare in paralisi),insufficenza respiratoria,alterazioni elettrocardiografiche che compaiono se siamo sotto i 3 mEq/L(appiattimento onde P,allungamento del tratto Q-T,comparsa dell‘onda U,slivellamento del tratto ST,aritmie atriali,disturbi della conduzione atrioventricolare). Ipercalemia ed ipocalemia: Nell‘individuo adulto abbiamo una distribuzione di calcio media di 20g/Kg di peso corporeo(a fronte dei 9,2g/kg del neonato). Il fabbisogno alimentare giornaliero di calcio e‘ di 800-1200 mg/die di cui piu‘ del 50%di origine alimentare. Dei 1000mg assunti giornalmente il nostro canale digerente e‘ in grado di assorbire solo il 25%;In particolare se il Ca++ e‘ presente in alte concentrazioni allora viene assorbito nel tenue per via paracellulare,se invece e‘ presente in basse concentrazioni allora viene assorbito per lo piu‘ nel duodeno e nel digiuno per via transcellulare sotto il controllo dell‘1,25(OH)₂D₃ che stimola la sintesi di Epithelial calcium channels.Nell‘ultimo caso il calcio penetrato nel citoplasma si lega alla calbindina che lo trasporta fino alla membrana basolaterare dove per azione di una Ca++ ATPasi viene versato nel liquido interstiziale. Nell‘individuo trovaiamo calcio princialmente: Nel plasma:in una concentrazione tra 4,4-5,2mEq/L(pari a 8,5-10,2mg/dl).Qui il calcio si trova per il 50%in forma ionizzata(funzionalemente attivi),per il 10%complessato con anioni come il bicarbonato,il citrato ed il fosfato,per il 40%legato a proteine plasmatiche.la concentrazione di calcio e‘ in rapporto inverso con quella di fosfato(Ca++ x PO₄⁻⁻=K.il controllo di questi equilibri viene effettuato dagli ormoni calcitropi di cui il piu‘ importante e‘ la calcitonina Tessuto osseo:che e‘ il primo magazzino di calcio Compartimento intracellulare:la concentrazione di calcio ionizzato(la gran parte e‘ legato a proteine come calmodulina,catene della miosina ecc) nel citosol e‘ molto bassa(10⁻⁶M )e viene in tal modo mantenuta attraverso un meccanismo di pompa che estrude il calcio nel compartimento extracellulare o lo accumula all‘interno del mitocondrio.La fuoriuscita del calcio dai mitocondri e‘ sotto il controllo dle PTH. Il rilevante incremento di Ca++nel sangue genera necrosi. 293 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling L‘escrezione di calcio avviene per via renale.Nel rene vengono filtrati giornalmente 5-8g di Ca++ al giorno ma quasi la totalita‘ vengono riassorbiti nei tubuli contorti prossimali,nel tratto ascendente dell‘ansa di henle,nei tubuli distali e nei dotti collettori quindi il ca++eliminato con le urine e‘ pari al 1-2% del totale. L‘ipercalcemia:reperto ematochimico che si riscontra in varie condizioni patologiche come l‘iperparatiroidismo, le sindromi paraneoplastiche con produzione ectopica di PTH(o di PTHrp che determina ipercalcemia paraneoplastica),il mieloma multiplo,ecc in cui si presenta un aumentato riassorbimento osseo,alterazioni renali che riducono l‘escrezione di Ca++ e l‘aumentato assorbimento intestinale dovuto all‘aumentata sintesi di 1,25(OH)₂D₃.Si parla di sindrome da ipercalcemia quando vi e‘ la comparsa di sintomatologia.i sintomi sono vari abbiamo precipitati di Sali di calcio in vari organi ma principalemente nel rene(nefrocalcinosi e calcolosi),osteopenia,osteite fibrocistica.se le concentrazione superano i 12,5mg/% compaiono alterazioni psichiche,nausea,vomito e coma. L‘ipocalcemia:prima manifestazione dell‘insufficenza renale cronica(ridotto assorbimento tubulare di Ca++ e ridotta sintesi di calcitriolo),rachitismo e osteomalacia,ipoparatiroidismo,o nei pazienti con metastasi scheletriche non osteolitiche(accumuli di calcio). Iperfosfatemia e ipofosfatemia: nell‘organismo umano sono presenti circa 700 g di fosforo di cui 600 sono contenuti nel tessuto scheletrico,50 in quello muscolare e il restante nei fluidi e nelle cellule. L‘apporto giornaliero di fosforo,presente in molti alimenti come carne,latte,uova e farine,e‘ superiore al fabbisogno alimentare per questo giornalemente assorbiamo tra il 70-90%del fosforo ingerito.Il fosforo si presenta sia in forma inorganica(NaHP0₄,CaHPO₄,MgHPO₄ ecc)che organica(fosfolipidi e fosfoproteine)quest‘ultima per essere assorbita viene trasformata dalla fosfatasi intestinale in fosforo organico.L‘assorbimento intestinale del fosforo viene favorita dal calcitriolo(e quindi anche dal PTH indirettamente) mentre viene ostacolato dall‘abuso di antiacidi con base di idrossido di alluminio che legando il fosforo lo rendono insolubile.Il rene presiede all‘escrezione del fosforo;sebbene nel glomerulo filtriamo la quasi totalita‘ di fosforo 95%, nei tubuli viene riassorbito l‘85%.in particolare nei tubuli prossimali e‘ presente un cotrasportatore calcio-fosfato che viene inibito dal PTH e stimolato dal calcitriolo. Il fosforo e‘ contenuto: Nel compartimento extracellulare: -70%forma organica -30% forma inorganica (di cui il 12%legata a proteine):e‘ la forma attiva che viene dosata nella fosfatemia il cui valore deve aggirarsi tra 2,7-4,5 g/dl pari a 1,12-1,23 mmol/L. Nel compartimento intracellulare:sottoforma di ATP,Nucleotidi,fosfoglicidi e fosfolipidi. Nel tessuto osseo:dove e‘ contenuto l‘85%del fosforo L‘iperfosfatemia:si verifica: - nell‘insufficenza renale uremica e nell‘ipoparatiroidismo -in patologie che determinano la lisi delle cellule e la liberazione di fosforo:rabdomiolisi,lisi delle cellule neoplastiche nel corso di chemioterapia -abuso di lassativi ricchi di fosforo(incremento momentaneo) La sintomatologia e‘ la stessa dell‘ ipocalcemia che stimolano il PTH e quindi il riassorbimento osseo 294 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling L‘ipofosfatemia:si manifesta in seguito a condizioni che incrementano il flusso del fosfato nel compartimento intracellulare e osseo o eccessiva eliminazione renale del fosfato. Diventa sintomatica quando la fosfatemia scende sotto i 0,8-1mg/dl e determina astenia e anoressia,puo‘ culminare in coma e morte. Ipermagnesia ed ipomagnesia: anche l‘apporto di magnesio e‘ superiore al fabbisogno per questo il 50%del magnesio introdotto viene assorbito nel tratto duodenodigiunale e nell‘ileo attraverso diffusione semplice o facilitata mentre il restante viene eliminato con le feci. Dei 25g che un‘individuo in media contiene il 50%si trova a livello scheletrico(superficie cristallina dell‘osso mineralizzato),il 45%nel compartimento intracellulare(indispensabile per la sopravvivenza cellulare)e il restante nel plasma dove abbiamo una contrazione di 1,6-2,1mEq/L(normalmente non deriva da interscambi con l‘osso a meno che non c‘e‘ una grave carenza). Il rene anche in questo caso svolge il ruolo di regolatore del bilancio filtrando solo l‘aliquota libera di magnesio e riassorbendola per il 95%;questa funzione e‘ Tm dipendente. L‘ipermagnesia:origine iatrogena si manifesta in pazienti con insufficenza renale che assumono purganti o antiacidi a base di magnesio.i sintomi si manifestano solo se superati i 10mEq/L e consistono in astenia,sonnolenza,ipotensione, insufficenza respiratoria e cardiaca,ariflessia. L‘ipomagnesia:si manifesta quando il livello e‘ inferiore a 1 mEq/L e‘ di difficile diagnosi perche‘ la concentrazione ematica non corrisponde alla effettiva concentrazione del catione. Se presente e‘ dovuta a insufficente assunzione o eccessiva eliminazione. Ipercloremia e ipocloremia: il cloruro viene assunto giornalemente in quantita di 50-250 mmol ed e‘ presente nel plasma(insieme al bicarbonato consiste nel 85%del contenuto anionico)nel sudore e nei succhi gastrici,pancreatico e biliare. Viene filtrato nel glomerulo e riassorbito a livello dei tubuli prossimali e distali e viene eliminato sotto forma di NH₄Cl.L‘escrezione di Cl e‘ in rapporto diretto con quella del Na mentre indiretto con il bicarbonato(piu‘ bicarbonato va assorbito piu‘ cl va eliminato). Se le variazioni di Cl seguono quelle del sodio la sintomatologia e‘ uguale a quella delle iper o iponatriemie,si parla di ipocloremia, mentre,Si parla di ipercloremia, quando si riduce la differenza tra la contrazione di Na+ e Cl(eccessiva assunzione di cloro ealterazioni acido base)(ipocloremia:acidosi respiratoria,alcalosi metabolica,ipokaliemia,vomito e diarrea). La variazione della concentrazione del bicarbonato si riflette nell‘equilibrio acido-base. Alterazione dell’equilibrio acido-base(no slide) Ogni giorno l‘individuo produce: Acidi fissi:ossia di derivazione metabolica;in una dieta mista se ne producono circa 1-1,5 mEq/L Si dividono in: -acidi inorganici quali l‘acido solforico e l‘acido fosforico -acidi organici quali l‘acido lattico(derivato dal metabolismo anaerobico del glucosio),l‘acido acetoacetico(derivato dal metabolismo dei trigliceridi. Acido volatile:ossia l‘acido carbonico che si forma in presenza di H₂O a partire da CO₂. 295 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Basi Sebbene la produzione di acidi e di basi e‘ contemporanea in una dieta mista prevale la formazione di acidi mentre in una dieta vegetariana prevale la formazione di Basi. Alla formazione e all‘assorbimento di queste acidi e di queste basi e‘ contrapposto un sistema tampone che in condizioni fisiologiche e‘ in grado di neutralizzare le variazioni di pH nel sangue. Il pH del sangue deve difatti rimanere costante al suo valore di 7,40 (+/- 0,05);i valori estremi di pH compatibili con la sopravvivenza sono 6,85 e7,65.(NB:il pH non e‘ uguale in tutti i fluidi dell‘organismo,ad esempio i succhi gastrici hanno un pH tra0,7-3,8) Alterazioni del pH determinano: Alterazioni dell‘eccitabilita‘ delle cellule nervose e muscolari(acidosi genera depressione del SNC ,alcalosi genera ipereccitabilita‘ Alterazioni dell‘attivita‘ enzimatica Alterazioni nella concentrazione di K+(acidosi->incremento escrezione di H+e riduzione dell‘escrezione di K+) I sistemi tampone sono sistemi in grado di: -accettare H+ se il pH diminuisce - fornire H+ quando il pH si innalza es OH⁻+HB↔B⁻+H₂O Possono essere: coppie coniugate di acidi debolie basi forti:HB↔H⁺+B⁻ un‘acido debole(H₂CO₃) e un suo sale(NaHC0₃);ad esempio: HCl(acido forte)+NaHC0₃(bicarbonato di sodio)↔H₂CO₃(Acido debole)+NaCl (NON VARIANO IL PH) L‘acido forte HCl in tal caso non riesce ad indurre un abbassamento del pH cosi‘ come avviene nella miscela di sodio monoidrato,base debole,(Na₂HPO₄)e di fosfato di sodio diidrato,acido debole(NaH₂PO₄) HCl+ Na₂HPO₄↔ NaH₂PO₄ +NaCl La stessa cosa avviene anche con le basi forti come: NaOH+ NaH₂PO₄↔ Na₂HPO+H₂O Proteine che esplitano le loro capacita anfotere;si comportano da acidi in presenza di basi forti,mentre si comportano da basi in presenza di acidi forti I sistemi tampone sono affiancati nel controlle dell‘equilibrio acido-base da polmoni e rene i quali cooperano con il principale sistema tampone rendendolo un sistema tampone aperto. Sistema tampone del bicarbonato: Il principale sistema tampone del compartimento extracellulare e‘ dato dalla coppia acido carbonico e bicarbonato dove: H⁺+HCO₃⁻↔H₂CO₃↔CO₂+H₂O Quando viene aggiunta una base forte il sistema si sposta versa sinistra(tamponamento della base con H⁺ e formazione di HCO₃⁻) mentre quando viene aggiunto un acido forte il sistema si sposta verso destra(HCO₃⁻ accetta l‘idrogenone formando CO₂+H₂O ).poiche‘ H₂CO₃ poiche‘ si dissocia velocemente in H⁺+HCO₃⁻ la sua concentrazione e‘ molto bassa e la reazione precedente si puo‘ scrivere come: H⁺+HCO₃⁻↔ CO₂+H₂O Considerando l‘equazione di Henderson-Hasselbach 296 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling pH=pK+log( 𝐻𝐶𝑂₃⁻ / 𝐶𝑂₂ Poiche‘ il pK della reazione ,6,1,e‘ distante dal pH che vogliamo ottenere sappiamo che 𝐻𝐶𝑂₃⁻ deve esser maggiore di 𝐶𝑂₂ ;e infatti 𝐻𝐶𝑂₃⁻ = 24𝑚𝑚𝑜𝑙/𝑙 e 𝐶𝑂₂ =1,2mmol/l Se aumenta 𝐻𝐶𝑂₃⁻ allora il pH aumenta e andremo in contro ad alcalosi,se aumenta 𝐶𝑂₂ allora il pH diminuisce e ci spostiamo verso l‘acidosi. I due costituenti del sistema vengono modulati dal rene e dal polmone il che rende il nostro un sistema aperto e quindi un ottimo tampone.ad esempio se aggiungiamo un acido forte il bicarbonato si riduce ma non aumenta eccessivamente l‘anidride carbonica che viene espulsa determinando una variazione di pH di gran lunga inferiore. Regolazione polmonare dell‘equilibrio acido-base: La CO₂ presente nel sistema non e‘ nulla di diverso dall‘anidride carbonica prodotta nella respirazione cellulare;essa e‘ una molecola molto diffusibile che attraversa le membrane solo in funzione del suo gradiente pressorio PCO₂. Della CO₂ che raggiunge il sangue capillare: 7% si discoglie e circola nel sangue come molecola gassosa Il 70% viene trasformata in HCO₃⁻ attraverso due vie: -una parte attraverso spontanea idratazione con l‘acqua CO₂+H₂O→ H⁺+HCO₃ -una parte penetra negli eritrociti dove la reazione precedente avviene piu‘ velocemente grazie alla presenza dell‘enzima anidrasi carbonica. A reazione avvenuta H⁺ reagisce con la deossiemoglobina mentre HCO₃⁻viene rilasciato nel sangue attraverso uno scambiatore che rilascia Cl⁻ che fa si che HCO₃⁻ eritrocita= HCO₃⁻ plasma(effetto boor) Il 23%reagisce con la deossiemoglobine formando carbammino emoglobina CO₂+HbNH₂↔HbNHCOO⁻+H⁺ Questa interazione con i globuli rossi permette il mantenimento di un equilibrato sistema tampone permettendo il trasporto di CO₂ al polmone dove questo viene espulso(se non venisse espulso il sistema andrebbe in contro ad acidosi poiche‘ l‘equilibrio della reazione si sposterebbe verso sinistra). A livello polmonare troviamo due eventi che determinano l‘incremento della dCO₂(anidride carbonica disciolta) 1)l‘ossigenazione dell‘ emoglobina dovuta all‘incremento della pO₂ determina una variazione conformazionale con conseguente liberazione di H⁺ spostando l‘equilibrio della reazione verso:H⁺+HCO₃⁻→ CO₂+H₂O: La riduzione di HCO₃⁻ 𝑒𝑟𝑖𝑡𝑟𝑜𝑐𝑖𝑡𝑎𝑟𝑖𝑜 richiama HCO₃⁻ all‘interno dell‘eritrocita dove l‘anidrasi carbonica favorisce la reazione.(effetto haldane) 2)l‘emoglobina rilascia CO₂ I polmoni espellendo CO₂ sono organi che partecipano fortemente alla regolazione dell‘equilibrio acido base. Sappiamo che sia la PCO₂ che il pH hanno effetto regolatorio a livello dei centri respiratori del bulbo del tronco dell‘encefalo. 297 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Se la concentrazione di CO₂aumenta e il pH diminuisce→i centri vengono stimolati e si produce tachipnea e iperventilazione che favoriscono l‘eliminazione di CO₂e il ritorno del sistema alla posizione di equilibrio. Se la concentrazione di CO₂ diminuisce e il pH si alza→i centri vengono repressi e si determina bradipnea e ipoventilazione nonche‘ ridotta eliminazione di CO₂. Regolazione renale dell‘equilibrio acido-base: Nello svolgere questa funzione il rene presenta due sistemi che utilizza contemporaneamente: 1)estrusione di idrogenioni(=70mmoli/die) nel liquido tubulare dove sono presenti sistemi tampone(senno‘ si scenderebbe ad un pH di 1,3 mentre il minimo pH urinario e‘ 4,5) 2)riassorbimento del bicarbonato dall‘ultrafiltrato che permette il mantenimento dell‘equilibrio nel sistema tampone. In molti casi i due eventi avvengono contemporaneamente. Il riassorbimento del bicarbonato dal liquido tubulare avviene attraverso due meccanismi: Rigenerazione del bicarbonato:la CO₂ prodotta all‘interno della cellula reagisce con H₂0 formando HCO₃⁻ che viene liberato nel circolo ematico e H⁺ che viene liberato nel lume tubulare attraverso uno scambiatore Na⁺/H⁺ appartenente alla famiglia NHE. Recupero del bicarbonato: HCO₃⁻ del liquido tubulare reagisce con H⁺ in esso liberati formando H₂CO₃ che si dissocia ad opera dell‘anidrasi carbonica CA-IV,presente sulla membrana apicale delle cellule tubulari(principalmente quelle prossimali) ,in CO₂ e H₂O(che viene espulsa con le urine). CO₂ penetra nelle cellule tubulari dove l‘anidrasi carbonica intracellulare CA-II permette la formazione di HCO₃⁻ e H⁺. A livello del tubulo prossimale e‘ presente principalmente lo scambiatore NHE3 la cui attivita‘ e‘ modulata positivamente dall‘angiotensina II(aumenta riassorbimento di Na++ contro ipovolemia) ed inibita dalla PKA. NB:l‘aumento di secrezione di H+ dovuto all‘angiotensina favorisce la ricaptazione si HCO₃⁻→ci spostiamo verso alcalosi. Poiche‘ gli ioni bicarbonato vengono ricaptati mentre gli idrogenioni no, H+libero nel liquido tubulare prevede la presenza di sistemi tampone: HPO₄⁻⁻ Sebbene viene per lo piu‘ riassorbito,30-40mmol/die sono utilizzate come tampone urinario. HPO₄⁻⁻+H⁺→H₂PO₄ che reagendo con Na da NaH₂PO₄(fosfato di sodio)che viene espulso nelle urine. Il cotrasportatore Na+/fosfato viene inibito da un pH luminare basso favorendo l‘azione tampone. Il sistema del metabolismo della glutammina. La glutammina filtrata dal glomerulo viene riassorbita dalle cellule del tubulo prossimalee viene scissa in NH₄ e glutammato;questo viene ulteriormente scisso in α-chetoglutarato e NH₄ .Abbiamo quindi la formazione di 2 moltecole di NH₄⁺che vengono estruse nel liquido tubulare sotto forma di 2NH₃ e 2H⁺ dove riformano NH₄⁺ e si combinano con Cl- formando cloruro di ammonio che troviamo nelle urine. Inoltre α-chetoglutarato reagendo con 2H⁺ (provenienti da H₂CO₃→si formano anche 2 ioni bicarbonato)formano glucosio che viene riassorbito. 298 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Il metabolismo della glutammina quindi permette l‘eliminazione di 2 NH₄⁺ e di 2H⁺e la formazione di HCO₃⁻ L‘acidosi incrementa la sintesi della glutaminasi favorendo il metabolismo della glutammina. NH₃ puo‘ esser liberato anche come tale,dalle cellule intercalate del tubulo collettore, nel liquido tubulare e qui reagire con H+ Se il pH del sangue si innalza anche l‘urina vira verso l‘alcalemia poiche‘ i meccanismi di recupero del bicarbonato necessitano di idrogenioni.L‘eccesso di HCO₃⁻ passa nelle urine. Se il pH del sangue si abbassa gli H⁺ vengono eliminati nelle urine mentre incrementa il riassorbimento di HCO₃⁻. Alterazioni dell’equilibrio acido-base:acidosi e alcalosi. le alterazioni dell‘equilibrio acido base sono suddivise in due macrogruppi: 1)respiratorie:dovute ad alterazioni dell‘eliminazione di CO₂ -incremento di pCO₂→acidosi→la reazione si sposta verso la formazione di H⁺ -riduzione di pCO₂→Alcalosi →la reazione si sposta verso la formazione di CO₂ 2)metaboliche:dovute ad un‘aumentata produzione degli acidi fissi. -riduzione di HCO₃⁻(impiegato a tamponare gli acidi)→acidosi→la reazione si sposta verso la formazione di HCO₃⁻ ma anche H⁺→diminuisce CO₂ -aumento di HCO₃⁻→alcalosi→la reazione si sposta verso la formazione di CO₂ Questa suddivisione sebbene ufficialmente accettata e‘ imprecisa poiche‘: -CO₂ e‘ un prodotto del metabolismo -non tutti i casi di alterazione metaboliche hanno un‘effettivo riscontro nelle alterazioni metaboliche -ciascuna modificazione del sistema respiratorio genera variazioni nel sistema meabolico. I principali parametri da tener presenti sono: -pH -pCO₂ - 𝐻𝐶𝑂3− Acidosi respiratoria:dovuta a qualsiasi problema respiratorio che riduce l‘eliminazione di CO₂ determinando ipercapnia(innalzamento della pCO₂): Asfissia Processi patologici che determinano ipoventilazione:estese fibrosi polmonari,broncopatie ostruttive,pneumopatie,asma bronchiale,ostruzione delle vie aeree,versamenti pleurici,pneumotorace,patologie osse e muscolari Depressione dei centri respiratori nervosi dovuti a morfina,alcol,barbiturici,anestetici L‘ipercapnia determina lo spostamento dell‘equilibrio della reazione verso CO₂+H₂O →H⁺+HCO₃⁻ determinando un‘abbassamento del pH e un aumento della concentrazione di HCO₃⁻. L‘ipercapnia,l‘abbassamento del pH e l‘ipossia generano uno stimolo a livello dei centri regolatori del polmone con lo scopo di attivare il compenso iperventilario che ha funzione o meno a seconda del livello di alterazione polmonare l‘ipercapnia di lunga durata riduce la funzione dei chemocettori che in questo caso vengono stimolati solo dall‘ipossia,questo fatto va tenuto presente al fine di somministrare un‘adeguata dose 299 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling di O₂ in modo da mantenere in vita il paziente ma non la stimolazione dell‘ipossia sui centri regolatori. Tardivamente in confronto al compenso iperventilatorio sopraggiunge il compenso renale che riesce a normalizzare il pH eliminando piu‘ idrogenoni e generando HCO₃⁻(→quest‘ultimo passaggio pero‘ incrementa ulteriormente pCO₂) Alcalosi respiratoria:dovuta invece a eccessiva eliminazione di CO₂(iperventilazione polmonare) che determina lo spostamento della reazione: CO₂+H₂O ←H⁺+HCO₃⁻ e conseguente innalzamento del pH e abbassamento della concentrazione di HCO₃⁻.L‘innalzamento del pH e l‘abbassamento della concentrazione di HCO₃⁻ determinano un‘iniziale riduzione della ventilazione a cui segue l‘intervento del rene con riduzione dell‘escrezione di idrogenioni e del riassorbimento di bicarbonato con conseguente alcalinizzazione dell‘urina.L‘intervento del rene tardivo ma efficace riporta il valore del sangue a pH nella norma mentre riduce la concentrazione di HCO₃⁻ e CO₂. E‘ una complicanza frequente nei pazienti affetti da: Patologie dell‘apparato respiratorio(asma,enfisema,polmonite,embolia polmonare) Disturbi neurologici con alterazione dei centri respiratori a causa di processi flogistici Disturbi psichiatrici come l‘isterismo che genera iperventilazione emotiva Intossicazioni che attivano i centri respiratori,nei bambini e‘ frequente quella dei sialiciati Febbre alta persistente Soggiorno ad altitudini elevate Acidosi metabolica:e‘ il disturbo piu‘ frequente e piu‘ grave;ha un‘eziopatogenesi varia e complessa: Aumentata(>50-80mEq) produzione di acidi fissi derivati dal metabolismo delle proteine e dei grassi. -diabete mellito scompensato:deficente stimolazione insulinica che determina un‘eccessiva mobilitazione degli acidi grassi con eccessiva formazione di corpi chetonici che accumulandosi all‘interno delle cellule danno origine a H⁺.dalla decomposizione dell‘acido acetoacetico si formano a livello degli alveoli e della vescica l‘acetone -digiuno prolungato:aumentato metabolismo dei lipidi -febbre elevataprolungata,epatopatie e insufficenza circolatoria:nel fegato si riducono le riserve di glicogeno e conseguenzialmente aumenta il metabolismo lipidico. -shock:determina ridotta perfusione e glicolisi anaerobico con formazione di acido lattico Ridotta escrezione renale dei suddetti acidi fissi Perdita delle basi dovuta a cause esogene(uso incongruo di diuretici)e endogene(diarrea profusa,fistole biliari o pancreatiche)o patologie renali. -insufficenza renale:deficente escrezione della normale quantita‘ di acidi fissi -acidosi tubulare distale:deficente escrezione tubulare di H⁺ -acidosi tubulare prossimale:ridotto assorbimento di HCO₃⁻ Intossicazione da composti che sono convertiti in acidi. -avvelenamento da glicole etilenico(formazione di acido ossalico) o da metanolo(formazione di acido formico). Nella fase acuta abbiamo abbassamento del pH e riduzione dei bicarbonatoioni mentre la pCO₂ rimane invariata; 300 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Queste variazioni determinano turbe neurologiche,collasso cardiocircolatorio e fame d‘aria. La fame d‘aria genera iperventilazione che comporta il passaggio alla fase cronico dove abbiamo unanormalizzazione del pH e un‘abbassamento notevole del CO₂ e del HCO₃⁻.nella fase cronica la sintomatologia consiste in:iperventilazione(respiro di Kussmaul),sonnolenza,stato stuporoso e coma. NB:l‘eccessiva riduzione di pCO₂ puo‘ indurre alcalosi metabolica. Come abbiamo detto l‘acidosi metabolica puo‘ esser dovuta a eccessivo accumulo di acidi o da perdite renali di bicarbonato;per determinare in quale situazione ci troviamo In laboratorio e‘ molto utilizzato il calcolo degli anioni residui(AR) anche detto anion gap: anion gap=cationi plasmatici(Na⁺+K⁺)-anioni plasmatici(HCO₃⁻+Cl⁻) 15mEq/L=145mEq/L-130mEq/L -Se l‘acidosi e‘ dovuta all‘eccessivo accumulo di acidi poiche‘ questi reagiscono con HCO₃⁻ determinando la produzione di CO₂ abbiamo un‘aumento dell‘anion gap(i nuovi anioni nn vengono misurati)->intervallo anionico aumentato -se l‘acidosi metabolica e‘ causata da perdite di HCO₃⁻ a livello renale queste vengono compensato con un‘aumentato riassorbimento di cloruri e quindi AR rimane invariato Alcalosi metabolica:eliminazione di idrogenioni e accumulo di HCO₃⁻ che determinano un‘ innalzamento del pH e un modesto innalzamento del pCO₂.all‘alcalosi e‘ spesso associata una deplezione di K⁺ che va a incrementare l‘alcalosi poiche‘ determina l‘attivazione di sistemi cotrasporto H⁺/K⁺ che liberano K⁺nel plasma ma trasportano H⁺(o Na⁺)all‘interno della cellula. i sistemi di compenso sono 2: -a livello polmonare abbiamo ipoventilazione indotta dall‘innalzamento del pH;questo sistema viene inibito molto rapidamente difatti all‘ipoventilazione corrisponde un‘incremento di HCO₃⁻ e un livello d‘ipossia che quando superano una certa soglia stimolano i centri respiratori -a livello renale abbiamo un‘incremento dell‘eliminazione dei bicarbonatoioni e nel recupero di idrogenioni. Nello scambio H+/Na+ si ha pero‘ anche riassorbimento di NaHCO₃ e HCO₃⁻. Le principali cause di alcalosi sono: Eccessiva ingestine di alcali come bicarbonato di sodio Il vomito incoercibile(perdita di HCl) Esagerata escrezione di acidi come puo‘ avvenire nell‘iperaldosteronismo L‘uso incongruo di diuretici che causano un‘eccessiva eliminazioni di ioni sodio che nel liquido tubulare vengono scambiati con H⁺ L‘accumulo intracellulare di idrogenioni Alterazioni miste dell‘equilibrio acido base:spesso le alterazioni dell‘equilibrio acido-base sono dovute alla sovrapposizione di piu‘ disordini a cui e‘ difficile attribuire il ruolo primario. Possono essere -sinergiche:es alcalosi respiratoria+alcalosi metabolica -antagoniste:es acidosi respiratoria e alcalosi metabolica.in questo caso i risultati di laboratorio possono essere menzonieri e per un‘esatta diagnosi bisogna ricorrere ad accurate anamnesi. 301 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling L’edema(no slide) Per edema si intende l‘accumulo di eccesso di fluido di origine plasmatica nel subcompartimento interstiziale del compartimento extracellulare. A seconda della localizzazione gli edemi presentano nomenclature differenti: Anasarca=tutto lo spazio interstiziale Idrope=una o piu‘ cavita‘ celomatiche Idrotorace=cavita‘ pleurica Idropericardio=cavita‘pericardica Ascite=cavita‘ peritoneale Idrato=cavita‘ articolare Idrocefalo=ventricoli encefalici Idrocele=vaginale del testicolo L‘edema puo‘ essere di due tipi: edema infiammatorio:il cui liquido prende nome di essudato,ed ha le seguenti caratteristiche: -aspetto torbido -reazione acida -contenuto proteico di 3-4 g/100ml -presenta mucopolisaccaridi per cui la reazione di rivalta risulta positiva(aggiunta di acido acetico determina la formazione di un precipitato a forma di fumo di sigaretta. Edema non infiammatorio:il cui liquido versato ha nome di trasudato,ed ha le seguenti caratteristiche: -aspetto limpido -reazione alcalina -contenuto proteico minore ai 2,5g/100ml -mucopolisaccaridi assenti per cui la reazione di rivalta risulta negativo.(in realta‘ se il trasudato ha qualche giorno allora compaiono anche i mucopolisaccaridi). Per quanto riguarda l‘edema infiammatorio si rimanda al capitolo sull‘infiammazione. L‘edema non infiammatorio e‘ dovuto ad alterazione dei normali meccanismi di interscambio di molecole che avvengono in corrispondenza dei capillari del microcircolo ossia: -diffusione:scambio di molecole secondo gradiente di concentrazione,e secondo la permeabilita‘ di membrana, tra sangue e fluido interstiziale. -filtrazione:che viene regolata dal rapporto tra pressione idrostatica(espelle acqua)e colloidosmotica(assorbe acqua). Nella porzione prossimale del capillare la pressione idrostatica(35mmHg)e‘ maggiore di quella colloidosmotica (25mmHg)il liquido si sposta dal sangue all‘interstizio Nella porzione intermedia le due pressione si eguagliano non c‘e‘ spostamento netto di fluido. Nella porzione terminale la pressione colloidoosmotica(25mmHg)prevale su quella idrostatica(15mmHg)il sangue richiama fluido dall‘inerstizio. -transicitosi:meccanismi di endocitosi e esocitosi. Il fluido in eccesso viene inoltre riassorbito dal circolo linfatico che riassorbe 5L di liquido al giorno. 302 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Le cause di edema sono quindi: Ostacolo al ritorno venoso che determina un incremento della pressione idrostatica a valle Ostacolo del drenaggio da parte del sistema linfatico Aumento della pressione colloido-osmotica del liquido interstiziale Riduzione della pressione colloidoosmotica del plasma. Edemi localizzati:compaiono in assenza di variazioni della quantita‘ di sangue circolante e sono dovuti ad ostruzione venosa o del circolo linfatico. da ostacolo o impedimento venoso:L‘aumento di pressione idrostatica determina filtrazione di liquido in eccesso con formazione di tumefazioni indolenti.La persistenza del trasudato finisce con il causare danni ai tessuti. Tipico di compressioni esercitate da estese fibrosi o da fasciature strette,da ingessature,trobosi venose e tromboflebiti , presenza di vene varicose(generalmente posizionate o a livello degli arti inferiori o nel plesso venoso emorroidario:emorroidi). Da ostruzione linfatica:patologia ingravescente perche‘la linfa ristagnante determina un‘incremento del gradiente osmotico che richiama man mano sempre piu‘ fluidi. puo‘ esser dovuto a: -linfoedema ereditario:malformazione a carico dei vasi linfatici -ostruzione totale o parziale o distruzione dei vasi linfatici(es dopo mastectomia:pulizia delle stazioni linfoghiandolari) -Wuchereria bancrofti=nematode che determina parossitosi(filariosi)e si riproduce all‘interno del sistema linfatico formando ammassi di parassiti che riducono il diametro del lume occludendolo.determina un edema esteso agli arti inferiori e/o a carico dei genitali. Edema polmonare Edema cerebrale:il SNC e‘ particolarmente sensibile alla formazione di edemi sia perche‘ in esso sono assenti vasi linfatici sia perche‘ la scatola cranica e‘ inestensibile. I tessuti cerebrali si imbebono di trasudato(ricco di sodioioni)aumentando di volume.si determina un‘aumento della pressione endocranica con possibilita‘ di erniazioni del parenchima cerebrale(pericolo di vita)i cui primi sintomi consistono in cefalea,vomito a digiuno. L‘edema intracellulare o citotossico si presenta in seguito all‘occlusione vascolare e e‘dovuto all‘aumento della permeabilita‘ della membrana neuronale e gliale a diversi ioni in particolare sodioioni.dovuto principalemente ad una deplezione di ATP che blocca la pompa Na⁺/K⁺ ATPasi. Se la riperfusione e‘ lenta abbiamo la formazione di edema vasogenico dovuto a danno endoteliale che comporta aumento della permeabilita‘ capillare. Un altra forma di edema cerebrale e‘ quello dovuto a lesioni cerebrovascolari emorragiche che determiano ostruzione del circolo liquorale e stravaso di liquor nelle aree cerebrali periventricolare. Glaucoma:patologia dell‘occhio caratterizzata da incremento della pressione intraoculare(da 15-20mmHg fino a 60-100mmHg,)provocata generalmente da una resistenza al deflusso di umor acque,che determina danno alla pupilla e progressiva perdita della vista. Nell‘eziologia sembra avere un valore notevole l‘eriditarieta‘ di tipo poligenico difatti i parenti di 1 grado dei pazienti glaucomatosi hanno una pressione oculare sopra la norma. 303 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Puo‘ esser dovuto pero anche a :anomalie congenite del sistema di drenaggio,patologie oculari(glaucoma secondario),alterazioni dell‘idrodinamica oculare,da terapia prolungata con corticosteroidi(glaucoma jatrogeno). Le lesioni a carico della retina e del nervo ottico non sono solo di origine compressoria ma dovute anche: - all‘ attivazione di risposte immunitarie cellulomediate.l‘aumento della pressione genera danni emato-oculari facendo perdere all‘occhio la sua caratteristica di sito privilegiato ossia rendendolo accessibili al sistema immunitario -all‘ipossia e allo stress cellulare Edemi generalizzati: L‘edema sistemico(anasarca)si forma in seguito a due alterazioni: -aumento della pressione idrostatica intracapillare -riduzione della pressione colloidosmotica del plasma. La presenza di anasarca puo‘ sfuggire all‘inspezione fino a che il volume del liquido interstiziale non ha subito un‘aumento del 10% in tal caso la cute mantiene l‘incavatura prodotta dalla pressione esercitata su di essa con un dito. La persistenza dell‘edema e‘ mantenuta dalla ritenzione renale di acqua e sale difatti l‘ipovolemia stimola la secrezione di aldosterone e AVP. Edema cardiogenico:La ridotta funzionalita‘ di un ventricolo determina un‘aumento di pressione nell‘atrio sovrastante e nel sistema circolatorio a monte con conseguente edema(scompenso ventricolare sinistro→edema polmonare;scompenso ventricolo destro→edema a livello del grande circolo; scompenso cardiaco totale→somma dei due). Edema nefrosico: -insufficenza renale cronica:alla riduzione della filtrazione glomerulare,dovuta alla costrizione delle arteriole afferenti, che determina oliguria e ridotta natriuresi si aggiunge anche un‘elevato riassorbimento di sodio e di acqua con conseguente aumento del liquido extracellulare -alterazioni della permeabilita‘ determinano la perdita di proteine con le urine(albuminuria)che comporta una riduzione della pressione colloidosmotica plasmatica con netta prevalenza della pressione idrostatica.si forma edema generalizzato favorito anche dalla ritenzione sodica. -aumento della liberazione di renina che attraverso l‘angiotensina 2 stimola la produzione di aldosterone e quindi la ritenzione sodica. Edema epatico:nel caso di cirrosi abbiamo diversi fattori che deteminano la formazione di ascite: -insufficente drenaggio dal linfatico -compressione delle vene epatiche e aumento della pressione a nella vena porta con conseguente aumento della pressione idrostatica nel microcircolo e quindi di filtrazione. -ipoprotidemia da ridotta sintesi epatica -Iper produzione di renina anche in assenza di ipovolemia con conseguende ritenzione sodica favorita anche da un difettoso metabolismo epatico dell‘aldosterone -aumentato rilascio di vasopressina ,dovuta all‘aumentata osmolarita dovuta alla ritenzione sodica,che determina ritensione idrica. 304 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling L‘ascite determina un‘incremento della presdione addominale tale che puo‘ contrastare il ritorno venoso dagli arti inferiori rendendoli edematosi. Inoltre il trasudato puo‘ essere cosi‘ tanto da richiedere svuotamento che viene effettuato con la tecnica della paracentesi(che pero‘ aggrava l‘ipoprotinemia)o attraverso un intervento chirurgico che prevede l‘inserimento di un sottile tubo di plastica che pesca nella cavita‘ pertironeale e si apre nella giugulare. L‘ascite puo‘ esser dovuta in alternativa a metastasi peritoneali che producono fattori che modificano la permeabilita‘ capillare. Edema da fame:kwashiorkor=dovuto a riduzione della pressione colloidosmotica causata da dieta ipovolemica. Edema da gravidanza:generalmente fisiologico ed associato a ipervolemia e modica ritenzione sodica.se pero‘ si associa a proteinuria va tenuto sotto controllo perche‘ rappresenta una condizione preeclamptica. Edema idiopatico femminile:dovuto a ritenzioni di sodio nel periodo fecondo Angioedema ereditario:malattia autosomica dominante con deficit dell‘inibitore della C1 esterasi. Edema Jatrogeno:dovuto a prolungata terapia con corticosteroidi e associata ritenzione idrosalina. Diabete mellito Si definisce diabete mellito un gruppo di patologie metaboliche caratterizzate da iperglicemia dovuti a deficit della secrezione o dell‘azione dell‘insulina che possono esser causate da fattori ereditari e non ereditari. Il diabete mellito e‘ ampiamente diffuso,in italia la prevalenza della malattia e‘ stimata attorno ai 34%della popolazione,ed assorba il 5-10%della spesa sanitaria complessiva mondiale. Il diabete mellito e‘ la principale causa di: insufficenza renale cronica cecita‘ nell‘adulto amputazione degli arti inferiori Inoltre e‘ uno dei maggiori fattori di rischio per patologie cardiovascolari e malformazioni fetali. Le diverse forme di diabete mellito hanno in comune l‘iperglicemia,per questo la determinazione dei valori glicemici e‘ essenziale ai fini della diagnosi. normale Alterata Diabete Glicemia a digiuno <100mg/dl Glicemia 2h dopo carico orale di <140mg/dl glucosio 100-125mg/dl >140mg/dl 200mg/dl Glicemia casuale >126mg/dl e<di >200mg/dl >200mg/dl Dal punto di vista sintomatologico l‘iperglicemia e‘ associata a glicosuria(glucosio nelle urine a causa del superamento della soglia di riassorbimento=170-180mg/dl)che determina poliuria(glucosio attrae acqua)e conseguente polidipsia. 305 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Nei casi di deficit totale di insulina oltre a queste manifestazioni si presenta perdita di peso e chetoacidosi che possono portare al coma. Regolazione fisiologica della glicemia: La glicemia a digiuno generalmente deve avere un livello tra 70-90mg/dl mentre dopo i pasti tra 70139mg/dl. Livelli troppo bassi di glicemia generano ipoglicemia che danneggia il tessuto nervoso e a livello sintomatologico si manifesta in condizioni modeste conturbe comportamentali,sudorazione accentuata,cefalea e tremori, mentre in condizioni piu‘ acute con convulsioni e coma. L‘iperglicemia cronica invece danneggia gli occhi,i reni,il tessuto nervoso e i vasi sanguigni. il mantenimento della glicemia all‘interno dei valori fisiologici, che e‘ evidentemente fondamentale,viene effettuato dalla presenza di ormoni ipoglicemizzanti e ormoni iperglicemizzanti. Ormoni ipoglicemizzanti: INSULINA: Insulin-like growth factor 1 e 2:legandosi al recettore IGF1R sono in grado di svolgere la loro funzione ipoglicemizzante ma hanno ruolo principalmente nella crescita cellulare.IGF1e‘ stata comunque sfruttata per sostituire l‘insulina in forme di diabete legate al mal funzionamento del recettore dell‘insulina. Incretine: -GIP(glucose-dependent insulinotropic peptide):potenzia,durante la digestione, la secrezione di insulin in risposta al glucosio -GPL1(glucagon-like peptide-1):sopprime la secrezione di glucagone. Molecole che sensibilizzano i tessuti all‘insulina: -leptina Adinopectina Tra questi il piu‘ importante e‘ certamente l‘insulina. L‘insulina viene prodotta dalle cellule beta del pancreas che vengono attivate dalla presenza in circolo di glucosio,amminoacidi,acidi grassi. Il glucosio,principale stimolatore delle cellule beta,viene trasportato all‘interno della cellula dal trasportatore GLUT2(insulino indipendente),qui interagisce con la glucochinasi intracellulare che trasformandolo in glucosio-6-fosfato lo avvia alla glicolisi.La glicolisi determina un‘aumento di ATP che va a chiudere i canali del potassio ATP-sensibili.Lo stato di depolarizzazione (causato dalla chiusura dei canali K+)promuove l‘ingresso di ioni calcio a cui consegue la liberazione di insulina. A livello di questi passaggi possiamo avere mutazioni che determinano la comparsa di forme monogeniche di diabete caratterizzate dalla mancata secrezione di insulina. I difetti monogenici delle cellule beta comprendono: -forme che insorgono nel periodo neonatale=diabete prenatale permanente o transitorio -forme che insorgono in eta‘ giovanile= maturity onset diabetes of the young=MODY caratterizzate da eredita monogenica , assenza di obesita‘ e di trattamento insulinico. Patogenesi legata a fattori di trascrizione HNF1A,HNF1B,HNF4A che regolano la 306 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling nucleare trascrizione dei geni: -NEUROD1che attiva la trascrizione dei geni dell‘insulina ed e‘ necessario per il normale sviluppo delle isole pancreatiche -KLX11 che codifica per un fattore di trascrizione inducibile dal glucosio che regola la trascrizione dell‘insulina -PAXfattore necessario per lo sviluppo del pancreas esocrino Patogenesi legata a disfunzione del pancreas Difetti del gene CEL ,enzima esocrino ed endocrino necessario per l‘idrolisi degli esteri. digestivo Patogenesi legata a deficit di sensibilita‘ al Difetti del gene che codifica per la glucosio glucochinasi→le cellule beta non hanno piu‘ una chiara misura della glicemia con conseguente incapacita‘ di immettere la giusta quantita‘ di insulina Patogenesi legata deplessione/secrezione a di Si manifestano in eta‘ neonatale. defici Sono mutazioni attivanti dei geni KCNJ11 e ABCC8 che codificano per subunita‘ dei canali del potassio ATP-sensibili che risultano quindi sempre chiusi Patogenesi legata a difetti dell‘imprinting sul Determinanono tre tipi di alterazioni: cromosoma 6q24 -disomia uniparentale paterna -duplicazione 6q24 paterna -metilazione con inattivazione della trascrizione del 6q24 di origine materna Diabete da mutazione del DNA mitocondriale MIDD(maternally deafness) Forme rare inherited diabetes -ereditarieta‘ materna and -deficit di secrezione insulinica -insulino resistenza nel tessuto muscolare Mutazione dei geni che codificano per l‘insulina Se invece tutti i passaggi sopra detti vanno per il verso giusto l‘insulina viene secreta e interagisce con il suo recettore. 307 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling Il recettore dell‘insulina e‘ una molecola tetramerica costituita da due subunita‘ alfa extracellulari,che presentano siti di legame per l‘insulina, e due subunita‘ beta transmembrana che possiedono attivita‘ enzimatica tirosinchinasica. Quando avviene il legame Ligando-recettore vengono attivate due vie di trasduzione del segnale: 1)substrato SHC2 che attiva una cascata di trasduzione che attiva MAPK che media segnali di crescita ,secrezione di endoteline con conseguente vasocostrizione. 2)substrato della famiglia IRS che attiva PI3K e PDK1 che determinano attivazione della famiglia di serin/treonin chinasi AKT che mediano i segnali di sopravvivenza cellulare,favoriscono la produzione di NO con coseguente vasodilatazione e attivano le vie metaboliche dell‘insulina. Questa via ha anche una piccola capacita‘ attivante MAPK. Mutazione dei geni del recettore e di AKT2 generano insulina dipendenza. Ormoni iperglicemizzanti: GLUCAGONE Catecolamine Glucocorticoidi Ormone somatotropo Resistina RELM-beta Ormoni tiroidei Tutti quelli sopra elencati svolgono un azione diretta determinando glicognelisi e/o gluconeogenesi;gli ormoni tirodei agiscono potenziando anche il riassorbimento intestinale mentre i glucocorticoidi generano anche insulino-resistenza ACTH , TNF-alfa e in gravidanza il lattogeno placentare generano un‘azione iperglicemizzante indiretta Somatostatina e aldosterone:inibiscono la secrezione insulinica Oltre agli ormoni iper e ipoglicemizzanti anche il SNC partecipa alla regolazione della glicemia attraverso: Il controllo dell‘assunzionedi cibo e quindi di glucosio Attraverso il controllo della secrezione di ormoni iperglicemizzanti ipotalamicoipofisari(ACTH e GH)e surrenalici(catecolammine e corticosteroidi Impulsi nervosi vagali che inibiscono la produzione epatica di glucosio Partecipando alla regolazione della secrezione di insulina e al mantenimento delle cellule Beta. I tre tessuti piu‘ importanti nel controllo della glicemia sono: -il tessuto epatico:svolge un ruolo chiave nella produzione endogena di glucosio a digiuno -il tessuto muscolare e adiposo che presentano il recettore GLUT4che e‘ insulino dipendente e favorisce l‘ingresso di glucosio dopo i pasti. Regolazione della glicemia dopo i pasti: dopo i pasti la glicemia tende a salire e va ad attivare il rilascio di insulina da parte delle cellule beta e ad inibire il rilascio di glucagone da parte delle cellule alfa. L‘insulina: 308 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling -legandosi con il recettore del tessuto adiposo e muscolare attivndo la traslocazione di GLUT4 ttiva l‘effetto tampone di questi due tessuti che rimuovono una gran parte del glucosio ematico -inibisce la gluconeogenesi epatica e la glicolisi sia inibendo la produzione di glucagone sia legandosi direttamente alle cellule epatiche -favorisce la glicogenosintesi epatica -aumenta l‘attivita‘ della lipoprotein-lipasi endoteliale(rimozione dei chilomicroni e delle VLDL) -inibisce l‘attivita‘ delle lipoproteinlipasi intracellulare(ridotta liberazione di acidi grassi non esterificati) -favorisce la captazione delle lipoproteine da parte del fegato -inibisce la formazione di Apo B100 con conseguente riduzione delle VLDL. L‘insulina post-prandiale deve essere velocemente eliminata dal circolo onde evitare l‘ipoglicemia post-prandiale questa demolizione viene effettuata dal recettore insulinico stesso che internalizza l‘insulina legata consentendo la degradazione intracellulare. Regolazione della glicemia a digiuno: in condizioni di digiuno la glicemia tende a scendere abbiamo quindi - la riduzione della liberazione di insulina:ne rimane pero‘ una secrezione basele che regola la produzione epatica di glucosio bloccando l‘iperglicemia a digiuno -l‘aumento della liberazione di glucagone e degli altri iperglicemizzanti che attivano la gluconeogenesi e la glicogenolisi a livello epatico. Classificazione eziologica:il diabete mellito comprende un gruppo di piu‘ di 50 patologie diverse che possono essere suddivise in vari gruppi: 1. Forme legate a tratti complessi(piu‘ fattori genetici e non genetici concorrono alla formazione della malattia)anche detto PRIMITIVO: sono le piu‘ diffuse e sono: -diabete mellito di tipo 1:che a sua volta si divide in tipo1 a(distruzione autoimmune delle cellule beta)e tipo 1b(distruzione idiopatica delle cellule beta) -diabete mellito di tipo 2: insulino-resistenza associata ad un deficit relativo o assoluto d‘insulina. 2. Forme legate a Patologia monogenica:la mutazioni monogeniche in quanto mutazioni a carico di un solo allele e‘ sufficente a creare il diabete determinando deficit nelle cellule beta(vedi tabella sopra) 3. Forme legate a Disturbi del pancreas che generano distruzione delle beta cellule come:pancreatiti,trauma pancreatectomia,fibrosi cistica,talassemia,emocromatosi,pancreatopatia fibrocalculosa,neoplasia ecc 4. Forme legate a infezione:come rosolia congenita,citomegalovirus e altri 5. Forme legate a farmaci o a sostanze chimiche:vacor(veleno per ratti)e pentamidina(farmaco antiprotozoario) inducono malfunzionamento e/o distruzione delle cellule beta mentre antiinfiammatori steroidei aggravano l‘insulina resistenza.I diuretici tiazidici inducono entrambe le risposte 6. Forme legate ad endocrinopatie:che determinano eccessiva liberazione degli ormoni iperglicemizzanti 7. Forme rare:associate a liberazione di anticorpi bloccanti o a patologie genetiche come la sindrome di down 309 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling 8. Diabete gestazionale:puo‘ aver conseguenze sullo sviluppo fetale e post-natale causando macrosomia fetale,ipoglicemia,ittero,policitemia,ipocalcemia,ipomagnesiemia,aumento del rischio della sindrome da distress per incompleta maturazione dei polmoni. E‘ generalemente frequente in1-14%delle gestazioni e generalmente regredisce dopo il parto anche se il rischio di diabete in queste donne aumenta del 70%. Il diabete di tipo 1 e di tipo 2 sono le due forme di diabete piu‘ diffuse e appartengono al gruppo delle patologie a tratti complessi perche‘ numerosi fattori ereditari e ambientali contribuiscono alla loro patogenesi. Oltre a fattori che aumentano il rischio abbiamo anche fattori che giocano un ruolo protettivo per questo nei tratti complessi e‘ estremamente difficile tracciare un tratto preciso del rischio individuale contando soprattutto che molti fattori sono ancora sconosciuti. Diabete mellito di tipo 1: caratterizzato da una carenza grave o assoluta di insulina,quale risultato della distruzione progressiva delle cellule beta in individui predisposti. Esistono due forme di diabete di tipo 1 ;una forma autoimmune definita 1 a e una forma idiopatica definita 1b(non presenta segni di autoimmunita‘;molto rara). Aspetti caratteristici: -insorgenza giovanile -esordio acuto -patogenesi autoimmune -insulina endogena -C-peptide indosabile A livello sintomatico perdita di peso,poliuria,polidipsia,associati a livelli di glucosio plasmatico, chetoni e varie forme di anticorpi anti-insulina nel plasma in un giovane suggeriscono la diagnosi di diabete di tipo 1. Epidemiologia: presenta maggior incidenza nelle fascie di eta‘ tra 7-8 anni e tra 13-15 anni. L‘incidenza presenta notevole variabilita‘ geografica Stagionalita‘:maggior incidenza nei periodi freddi dell‘anno. Fisiopatologia:la carenza assoluta di insulina fa si che vengano inibiti i processi anabolici quali la sintesi dei depositi di trigliceridi nel tessuto adiposo e di glicogeno nel fegato e nel tessuto muscolare mentre vengono favoriti i procssi catabolici quali la glicogenolisi,la lipolisi e la proteolisi con conseguente dimagrimento degli individui e aumento della chetoacidosi che puo‘ portare a morte. Dopo il pasto avremo iperglicemia dovuta all‘inibizione dell‘effetto tampone di tessuto muscolare e adiposo e alla mancata sopressione dell‘attivita‘ di gluconeogenesi e glicolisi del fegato. A digiuno inoltre l‘assenza di insulina,che prodotta in condizioni basali regolava comunque l‘azione epatica,genera iperglicemia da eccessiva glicogenolisi e gluconeogenesi. Fattori eziologici: Fattori genetici: l‘analisi del DNA ha dimostrato il coinvolgimento di oltre 20 geni.tra questi un ruolo primario e‘ stato dato al MHC(sistema maggiore di istocompatibilita‘),che nell‘uomo viene detto HLA ,e in particolare al HLA di classe2. 310 Downloaded from www.hackmed.org La Pletora - Starling In particolare il 90-95%degli individui affetti presenta HLA-DR3 e/o HLA-DR4(la presenza di uno solo di questi alleli aumenta il del 5%la probabilita‘ di sviluppare la malattia).la patologia e‘ associata anche alla presenza di HLA-DQ,associata in linkage disequilibrium con HLA-DR. Oltre ai geni di HLA,la cui associazione conferisce maggiore o minore suscettibilita‘ alla malattia,le indagini genetiche hanno identificato altri loci in grado di aumentare il rischio di diabete: -VNTR:gene dell‘insulina -CTL-4:recettore inibitore della proliferazione dei linfociti T -PTPN22:codifica la proteina LYP che modula la trasduzione del segnale delle T cell. Fattori ambientali:agiscono sulla base della suscettibilita‘ genetica fungendo da eventi scatenanti. -allattamento materno breve o precoce assunzione di latte vaccino che genera reazioni immunologiche contro l‘albumina bovina -infezioni da coxackieB4,rosolia,morbillo,parotite,varicella,mononucleosi infettiva,rotaviru,possono portareattivazione del sitema immunitario o per danno tissutale e rilascio di antigeni normalemente sequestrati o per mimetismo molecolare. Patogenesi: inizialmente un‘evento scatenante innesca reazioni autoimmunitarie verso le cellule beta, evidenziabile solo dalla presenza di autoanticorpi nel siero (che puo‘ comparire anni prima dalla comparsa della malattia=campanelli di allarme)e insulite. Questa fase prosegue fino a quando viene distrutto l‘80%delle cellule beta e il diabete diventa clinicamente evidente. Le lesioni sono dovute sia a un processo cellulare che coinvolge CD4⁺e CD8⁺ che ad un processo flogistico mediato da citochine pro-infiammatorie,enzimi lisosomiali,ossido nitrico e intermedi reattivi dell‘ossigeno rilasciati dai macrofagi. In particolare l‘INF-γ induce l‘attivazione dei macrofagi ma anche l‘espressione di molecole MHC di classe II da parte delle cellule Beta rendendole APC. Gli antigeni self che vengono riconosciuti sono l‘acido glutammico decarbossilasi ,l‘insulina e la proinsulina. La rottura della tolleranza puo‘ dipendere da : -una potenziata interazione del complesso MHC/antigene-insulare con il recettore TCR di linfociti T autoreattivi favorita da disfunzioni dei meccanismi di controllo delle molecole co-stimolatorie come B7-1,B7-2 e CTLA-4. - mimetismo molecolare:antigeni virali simili ad antigeni self -effetto bystander. Diabete mellito di tipo 2:iperglicemia correlata a insulino resistenza a cui segue deficit relativo o assoluto(generalemente inizia come relativo ma si aggrava) nella secrezione insulinica.il deficit della produzione