ECUMENISMO Dialogo interreligioso - san Francesco e il Sultano d’Egitto (1219) San Francesco incontra il Sultano, affresco di Giotto (1298-1300), Assisi, Basilica Superiore di S. Francesco. In dialogo con l’Islam di Ivano Cavallaro erché i Papi - Giovanni Paolo II e Benedetto XVI - sono andati ad Assisi per incontrare, in spirito di universalità, esponenti di altre religioni? La risposta può essere molteplice, ma essa (a nostro avviso) si trova in particolare negli studi del francescano padre Sabino De Sandali, per lunghi anni docente al Pontificio Ateneo Antonianum di Roma. Dal nostro punto di vista infatti nessuno piú di lui ha documentato storicamente il senso e il valore dell’incontro, nel 1219, del Poverello di Assisi con il sultano d’Egitto (a Damiata, oggi Damietta) El-Kàmel. Un sultano che potrebbe essere addirittura definito il “san Francesco dei musulmani”, per i suoi costanti tentativi di trovare un punto di incontro pacifico con il campo crociato, e che per questo motivo incontra il Poverello, nella speranza di avere in lui un interlocutore per i suoi piani di pace e di fine della violenza. Ma Francesco, pur trovandosi sulla stessa lunghezza d’onda del suo interlocutore, non riesce a farsi ascoltare dai capi crociati e non gli resta che ritirarsi in preghiera in un luogo eremitico della Siria: prima tappa di una “svolta con- P 14 templativa” che poi sarebbe continuata a San Francesco del Deserto, presso Venezia, per poi approdare e concludersi sul monte toscano della Verna. Anche, crediamo, per queste scelte oranti il sultano El-Kàmel non demorde dal suo intento e dalla sua ricerca di un interlocutore per la pace e, nel giro di pochi anni, lo trova nell’imperatore Federico II: al quale, con il trattato di Giaffa del 18 febbraio 1229, vengono concessi liberamente per un decennio i Luoghi Santi di Gerusalemme e Betlemme in cambio di un impegno imperiale per un periodo di pace in Medioriente. Allo scadere del decennio vi è un altro sultano, Es-Saleh, forse meno propenso alla trattativa, ma ciò non scoraggia il principe cristiano Riccardo di Cornovaglia (fratello del re d’Inghilterra): il quale ottiene una proroga dei privilegi concessi dall’autorità musulmana precedente. Il problema sembra nuovamente risolto, quando però una coalizione armata (identificabile con una sorta di settima crociata) - oltre ad essere pesantemente sconfitta presso Gaza il 17 ottobre 1244, anche per un inatteso in- tervento turco alle spalle - sembra mandare all’aria ogni tipo di accordo. Dopo nuovi tentativi di mediazione, si arriva ad un compromesso, che va avanti per quasi un secolo. Il sultano ordina addirittura il restauro del Santo Sepolcro, concedendo anche la possibilità di entrarvi dalle quindici alle prime ore del mattino, ma con una tassa d’ingresso, forse con il pretesto di recuperare le spese sostenute per il restauro stesso. Arriviamo cosí alla prima metà del Trecento quando con una nuova trattativa, entrano in scena i Reali di Napoli. Tale nuova trattativa comunque non sorse improvvisa e inaspettata, ma ebbe la sua provvidenziale origine in una iniziativa del ministro generale dei Frati minori del tempo, ossia del francescano padre Gerardo Oddone. Il quale anche per suggerimento del confratello padre Rogerio Guarini, si mise apertamente a sostenere che non le armi avrebbero ridato i Luoghi Santi ai cristiani, ma solo un accordo bilaterale: come era avvenuto una prima volta (1229) con Federico II e un’altra volta (1244) con Riccardo di Cornovaglia. Fu cosí che il francescano padre Guarini, su incarico del suo ministro generale, riuscí a convincere i Reali di Napoli a trattare mediante un accordo bilaterale la restituzione dei Luoghi Santi ai cristiani. Il che avvenne verso il 1340 con il sultano En-Naser, come era avvenuto già due volte nel secolo precedente. Anche perché i Reali di Napoli, a differenza dei crociati, non avevano chiesto il possesso territoriale della Terra Santa, ma la pacifica restituzione dei luoghi di culto cristiani. Una vera vittoria di Cristo, re di pace, ma anche di san Francesco: che in questo caso è stato davvero un altro Cristo. Tale vittoria diventa definitiva con la bolla Gratias agimus del 21 novembre 1341: con la quale papa Clemente VI offre i Luoghi Santi alla Custodia francescana. Anche (aggiungiamo noi, sulla base degli studi del critico Elio Gioanola) per probabile mediazione del poeta Francesco Petrarca, in quei mesi ponte diplomatico tra la Corte pontificia e il ● Reame di Napoli.