Gennaio Italia 2013-14

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ECUMENISMO
Dialogo interreligioso - san Francesco e il Sultano d’Egitto (1219)
San Francesco incontra il Sultano,
affresco di Giotto (1298-1300), Assisi,
Basilica Superiore di S. Francesco.
In dialogo con l’Islam
di Ivano Cavallaro
erché i Papi - Giovanni Paolo II e
Benedetto XVI - sono andati ad
Assisi per incontrare, in spirito di
universalità, esponenti di altre
religioni? La risposta può essere molteplice, ma essa (a nostro avviso) si trova
in particolare negli studi del francescano padre Sabino De Sandali, per lunghi
anni docente al Pontificio Ateneo Antonianum di Roma. Dal nostro punto di
vista infatti nessuno piú di lui ha documentato storicamente il senso e il valore
dell’incontro, nel 1219, del Poverello di
Assisi con il sultano d’Egitto (a Damiata, oggi Damietta) El-Kàmel.
Un sultano che potrebbe essere addirittura definito il “san Francesco dei
musulmani”, per i suoi costanti tentativi di trovare un punto di incontro pacifico con il campo crociato, e che per
questo motivo incontra il Poverello,
nella speranza di avere in lui un interlocutore per i suoi piani di pace e di fine
della violenza.
Ma Francesco, pur trovandosi sulla
stessa lunghezza d’onda del suo interlocutore, non riesce a farsi ascoltare dai
capi crociati e non gli resta che ritirarsi
in preghiera in un luogo eremitico della
Siria: prima tappa di una “svolta con-
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templativa” che poi sarebbe continuata
a San Francesco del Deserto, presso
Venezia, per poi approdare e concludersi sul monte toscano della Verna.
Anche, crediamo, per queste scelte
oranti il sultano El-Kàmel non demorde
dal suo intento e dalla sua ricerca di un
interlocutore per la pace e, nel giro di
pochi anni, lo trova nell’imperatore Federico II: al quale, con il trattato di
Giaffa del 18 febbraio 1229, vengono
concessi liberamente per un decennio i
Luoghi Santi di Gerusalemme e Betlemme in cambio di un impegno imperiale per un periodo di pace in Medioriente.
Allo scadere del decennio vi è un altro sultano, Es-Saleh, forse meno propenso alla trattativa, ma ciò non scoraggia il principe cristiano Riccardo di
Cornovaglia (fratello del re d’Inghilterra): il quale ottiene una proroga dei privilegi concessi dall’autorità musulmana precedente.
Il problema sembra nuovamente risolto, quando però una coalizione armata (identificabile con una sorta di
settima crociata) - oltre ad essere pesantemente sconfitta presso Gaza il 17
ottobre 1244, anche per un inatteso in-
tervento turco alle spalle - sembra mandare all’aria ogni tipo di accordo.
Dopo nuovi tentativi di mediazione,
si arriva ad un compromesso, che va
avanti per quasi un secolo. Il sultano
ordina addirittura il restauro del Santo
Sepolcro, concedendo anche la possibilità di entrarvi dalle quindici alle prime
ore del mattino, ma con una tassa d’ingresso, forse con il pretesto di recuperare le spese sostenute per il restauro
stesso.
Arriviamo cosí alla prima metà del
Trecento quando con una nuova trattativa, entrano in scena i Reali di Napoli.
Tale nuova trattativa comunque non
sorse improvvisa e inaspettata, ma ebbe
la sua provvidenziale origine in una iniziativa del ministro generale dei Frati
minori del tempo, ossia del francescano
padre Gerardo Oddone. Il quale anche
per suggerimento del confratello padre
Rogerio Guarini, si mise apertamente a
sostenere che non le armi avrebbero ridato i Luoghi Santi ai cristiani, ma solo
un accordo bilaterale: come era avvenuto una prima volta (1229) con Federico II e un’altra volta (1244) con Riccardo di Cornovaglia.
Fu cosí che il francescano padre
Guarini, su incarico del suo ministro
generale, riuscí a convincere i Reali di
Napoli a trattare mediante un accordo
bilaterale la restituzione dei Luoghi
Santi ai cristiani. Il che avvenne verso
il 1340 con il sultano En-Naser, come
era avvenuto già due volte nel secolo
precedente.
Anche perché i Reali di Napoli, a
differenza dei crociati, non avevano
chiesto il possesso territoriale della Terra Santa, ma la pacifica restituzione dei
luoghi di culto cristiani. Una vera vittoria di Cristo, re di pace, ma anche di
san Francesco: che in questo caso è stato davvero un altro Cristo.
Tale vittoria diventa definitiva con la
bolla Gratias agimus del 21 novembre
1341: con la quale papa Clemente VI
offre i Luoghi Santi alla Custodia francescana. Anche (aggiungiamo noi, sulla
base degli studi del critico Elio Gioanola) per probabile mediazione del poeta
Francesco Petrarca, in quei mesi ponte
diplomatico tra la Corte pontificia e il
●
Reame di Napoli.
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