Prof. Di Bari LO SCOMPENSO CARDIACO Definizione Lo scompenso cardiaco (di seguito SC) è una sindrome clinica. E' quindi caratterizzata da una serie di segni e sintomi ma può esistere anche in una forma non sintomatica, in cui è però presente una disfunzione cardiaca. L'elemento fondamentale è che il cuore non è capace, per una sua propria anormalità di funzionamento, di pompare in misura adeguata il sangue alle esigenze dei tessuti. Cosa significa "Per una sua propria anormalità"? Significa che non è scompenso cardiaco, per esempio, lo shock emorragico, ovvero ipovolemico. E' scompenso cardiaco uno shock cardiogeno, ma non uno shock neurogeno, o tossico in cui il cuore non ha responsabilità per il fatto che non riesce a pompare in misura adeguata per l'esigenza dei tessuti. Se lo fa, lo fa a costo di un incremento della sua pressione di riempimento. Non è la stessa cosa dire volume di riempimento. Quello che conta è la pressione di riempimento: ci sono casi in cui la morfologia e la dimensione del cuore sono normali ma la pressione di riempimento è elevata. In questo caso, la portata cardiaca è adeguata ma lo è a costo di un aumento della pressione di riempimento. Ciò comporta una presenza di sintomi attribuibili a questo incremento della pressione di riempimento del cuore. Eziologia Lo SC è una sindrome che può derivare da diverse malattie. E' molto frequente nell'anziano, anzi vedremo che la sua frequenza aumenta all'aumentare dell'età. E' gravato da un'elevata mortalità, non diversamente dalle neoplasie maligne (tanto per dare un ordine di grandezza). Anche chi non muore sta male e impegna molto le strutture ed infermieri. La prolungata sopravvivenza, grazie ai farmaci, di tante cardiopatie ha questo prezzo. Tenete presente che anche lo SC, in fondo, è la conclusione di molte cardiopatie. Il fatto che ci sia una maggiore durata di malattia significa necessità di frequenti ricoveri ospedaliero, o comunque assistenza di tipo sanitario. Un problema che caratterizza le forme di SC nell'anziano è che, per quanto le manifestazioni cliniche consentano una diagnosi molto agevole, sono frequenti i casi in cui i sintomi sono più sfumati ed in cui la manifestazione non è così tipica. Questa è una cosa che abbiamo già trovato sin dalla primissima lezione: più avanti si va nell'età, meno chiaro è il riconoscimento di tante forme morbose. Questa slide è per darvi un'idea della frequenza. Vi ho messo a confronto uno studio di Framingham, una cittadina degli Stati Uniti che a partire dal 1948 è diventata un vero e proprio laboratorio di epidemiologia sulle malattie di cuore. Se sappiamo che l'ipertensione, il fumo, l'obesità, il diabete e il colesterolo fanno male, lo sappiamo innanzitutto per gli studi condotti in questa cittadina. Lì hanno osservato per primi l'incremento con l'età della prevalenza dello SC. E dovunque uno vada, dal Giappone a 97 Dicomano, trova lo stesso andamento. Tanto per dare un'idea, tra il 7 e il 10, forse anche il 12% della popolazione anziana ultra-65enne ha lo SC. Più avanti si va con l'età, maggiore è la frequenza. Quindi sono numeri grossi e che stanno aumentando non solo perché la popolazione invecchia ma anche perché di malattie di cuore si muore sempre di meno: trattamenti sempre più efficaci (es. per l'infarto) portano a sopravvivenza soggetti che prima morivano. Questo ha il prezzo che, alla lunga, compare la sindrome di SC che rappresenta la via finale comune di tante cardiopatie. L'altro motivo per cui lo scompenso diventa sempre più frequente col crescere dell'età è che tante cardiopatie, che rappresentano fattori di rischio per lo scompenso, si fanno sempre più frequenti con l'avanzare dell'età. Vedi l'ipertensione e la cardiopatia ischemica, in primo luogo; ma anche, seppur meno frequenti, alcune malattie valvolari (es. la stenosi aortica degenerativa è una malattia che compare in età avanzata). Da ultimo si può pensare che l'invecchiamento fisiologico del cuore sia una condizione favorente la comparsa di scompenso cardiaco. Una volta si parlava di cuore stanco: è un discorso del piffero! Il cuore o è sano o è malato, non si può dire che è stanco. Spesso molte cardiopatie, soprattutto la cardiopatia ischemica, rimangono occulte, subcliniche nell'anziano fino a sfociare in un quadro di SC. Molte persone che in età avanzata hanno uno SC, pur senza riferire sintomi tipici della cardiopatia ischemica, hanno in realtà una cardiopatia ischemica che ha danneggiato il cuore. Ma anche esclusi questi, si può pensare che l'invecchiamento comporti delle alterazioni a carico del cuore che favoriscono la comparsa di SC. 98 Le cause dello SC possiamo schematicamente classificarle in questo modo: 1. Malattie del miocardio: • cardiopatia ischemica • cardiomiopatie, malattie in cui il muscolo cardiaco è malato anche se non ha avuto né un'infezione, né l'insulto ischemico, né altre malattie di questo tipo. Si chiamano cardiomiopatie e sono di vario tipo. Nell'anziano è piuttosto caratteristica una cardiomiopatia chiamata "amiloidosi". Per la verità è rara, anche nell'anziano. E' una cardiomiopatia infiltrativa: ci sono dei depositi di sostanza amiloide che rende il muscolo cardiaco più rigido, meno capace di contrarsi ma ancor meno capace di rilasciarsi; per cui abbiamo un ventricolo che diventa rigido e non funziona per niente bene. 2. Sovraccarico ventricolare: sovraccarico vuol dire che c'è un aumento del lavoro perché la pressione è più alta; ad esempio l'ipertensione grave o la stenosi aortica determinano un sovraccarico. Oppure c'è un aumento del volume con cui il cuore deve fare i conti: per esempio un rigurgito valvolare importante. 3. Restrizione meccanica di riempimento: le pareti del cuore funzionerebbero anche bene ma c'è qualcosa che non va a carico di altre strutture cardiache. Per esempio una valvola mitrale ristretta (stenosi mitralica) che determina SC anche se il ventricolo sx è sano: c'è un problema di svuotamento dell'atrio attraverso una valvola mitrale che non è in grado di lasciar passare il sangue liberamente. Spesso nell'anziano si combinano più eziologie: uno ha la cardiopatia ischemica, l'ipertensione arteriosa, la stenosi valvolare aortica, quindi l'eziologia combinata è la regola. Manifestazioni cliniche dello SCOMPENSO CARDIACO La (1)DISPNEA è il sintomo cardine. La dispnea è la fame d'aria, cioè la sensazione soggettiva di difficoltà al respiro. Quindi è un sintomo e non un segno: non potremmo dire che un paziente è dispnoico se non quando cè lo dice lui. Nel caso di paziente con alterazione dello stato di coscienza, che non è in grado di dire se respira bene o male, non potremmo dire che è dispnoico, a rigor di termini. Però è usuale dire che il pz è dispnoico quando oggettivamente ansima, ha la lingua di fuori ecc.. Quindi consideriamo, accanto all'aspetto soggettivo di dispnea come difficoltà percepita, anche alcuni aspetti oggettivi che a rigor di termine dovremmo chiamare "segni". Segni respiratori che ci consentono di dire che il pz è dispnoico: - tosse - tachipnea, il paziente respira più rapidamente. Non solo, il respiro è palesemente difficoltoso, testimoniato dal fatto che c'è l'attivazione dei muscoli respiratori accessori, principalmente il muscolo sterno-cleido-mastoideo. 99 E la dispnea dello scompenso com'è? Qualcuno risponde: "Parossistica notturna". Prof: E' giusta ma è sbagliata, nel senso che non è l'unica o la più comune. In realtà avreste dovuto rispondere: "Dipende..., se è grave o meno grave". Lo SC è una sindrome che abbraccia diverse condizioni. Ragioniamoci un po' su. Fatemi un po' di esempi di condizioni che possono determinare lo SC. L'infarto. Può immediatamente determinare lo SC di tipo acuto. Contestualmente o subito dopo al dolore, abbiamo una grave difficoltà respiratoria, una dispnea intensa che magari sfocia nella forma più estrema di dispnea che è l'edema polmonare acuto. Ma è anche possibile che un infarto non molto grave alla fine si complichi con uno SC che insorge non acutamente. Come è possibile che un pz con l'ipertensione finisca con l'avere lo SC cronico. In questo caso la dispnea non sarà così grave da mandare il pz al creatore, ma sarà una dispnea che inizialmente comincia con dispnea da sforzo. Come si gradua la dispnea da sforzo? Non solo dicendo "da sforzo" o "a riposo" ma anche secondo l'entità dello sforzo. Per fare questo di solito si fa riferimento a delle scale di valutazione, come la scala NYHA (New York Heart Association). E' una scala molto grossolana, che però rimane a tutt'oggi un caposaldo da conoscere. La scala NYHA prevede 4 classi: Classe I: nessun sintomo di SC. Si ha uno scompenso in fase asintomatica. Classe II: ci sono sintomi per attività piuttosto intense, soprattutto dispnea. Cosa significa "piuttosto intense"? Per es. fare le scale, oppure camminare in salita con passo piuttosto sostenuto, o fare una corsettina. Se vogliamo ricondurre questo livello di attività a quello che abbiamo imparato nella valutazione funzionale del pz anziano, possiamo dire che questo livello di attività lo troviamo in certe IADL. Vi ricordate che le IADL sono le attività strumentali della vita quotidiana, in cui alcune volte lo sforzo fisico è zero (telefonare, pagare le bollette, prendere farmaci); ma ci sono alcune attività che sono impegnative fisicamente, tipo fare lavori di casa, fare lavoretti per gli uomini, andare a fare la spesa. Grosso modo è questo il tipo di livello della classe II. Classe III: la dispnea insorge per attività molto leggere, che è facilmente assimilabile alle attività di base della vita quotidiana, tipo vestirsi, fare il trasferimento lettopoltrona, camminare per 50 mt. Quindi c'è una forte limitazione. Classe IV: la dispnea insorge addirittura a riposo. La dispnea cardiaca ha delle manifestazioni davvero peculiari, che in certi casi ci aiutano molto nella diagnosi. Es. l'ortopnea: al pz viene l'affanno quando si mette giù a letto, tanto che usa più cuscini. Una forma particolarmente grave di dispnea che insorge durante il riposo a letto è la dispnea parossistica notturna. E' una dispnea "accessionale" cioè il pz. si mette tranquillo a letto e gli sembra di star bene, si addormenta e poi si sveglia perché ha un PAROSSISMO cioè un accesso di dispnea durante la notte. E' alle soglie dell'edema polmonare, il pz sta molto male. Magari si riduce ma non scompare 100 facilmente, neanche mettendosi a sedere. Il pz avverte una grande fame d'aria, apre la finestra per cercare di respirare meglio e cose di questo genere. Quindi la dispnea è un sintomo molto importante per fare diagnosi di SC e purtroppo a volte nell'anziano manca. Manca perché il pz anziano, piuttosto che andare incontro a quel tipo di sforzo che gli provoca affanno, riduce il suo livello di attività funzionale, sta più fermo. Quindi è frequente che nel pz anziano lo SC si manifesti non tanto o non solo per la dispnea ma anche con la riduzione del livello funzionale precedente: prima il pz era in grado di vestirsi da solo, poi ad un certo punto non lo fa più. E non si capisce nemmeno bene perché: la persona non riporta necessariamente il sintomo dispnea o la tosse, che è anche un equivalente della dispnea. A volte il pz non dice che ha affanno, ma fa uno sforzo e gli viene la "tossettina". A volte può non esserci nemmeno questo! C'è una aspecifica riduzione della capacità funzionale che lo porta a far sempre meno cose, e alla cui base può esserci uno SC. Altre manifestazioni cliniche dello SC: - (2)EDEMI PERIFERICI - (3)DELIRIUM, confusione mentale acuta. Il cervello è particolarmente sensibile a tutto ciò che succede nell'organismo: se va giù la glicemia abbiamo disturbi comportamentali-cognitivi. Se gli elettroliti sono sballati, se c'è febbre o insufficienza renale o ipossiemia ecc. succede lo stesso. Figuriamoci se lo SC nell'anziano non dà manifestazioni neurologiche. I segni e sintomi dipendono molto anche dalla fase in cui siamo. In uno scompenso acuto può esserci una vasocostrizione così imponente da determinare pallore, che si associa o sconfina in cianosi. Spesso la cute non solo è pallida e fredda ma è anche sudata, e allora siamo di fronte alla forma estrema che è lo shock. - (4)TURGORE DELLE VENE GIUGULARI, che fa il paio con gli edemi declivi. Con quale differenza? Il turgore e gli edemi declivi hanno lo stesso valore? Intanto precisiamo: potete avere il turgore della sola vena giugulare sx che non è indicativo di aumento della pressione del cuore, perché è l'arco aortico che determina compressione. Noi dobbiamo guardare più che altro la giugulare dx, che è in diretta connessione con l'atrio dx e quindi risente immediatamente dell'aumento della pressione atriale dx. Il turgore delle vene giugulari ci dà informazioni più specifiche rispetto agli edemi declivi sulla natura cardiaca, perché gli edemi declivi li possiamo avere anche in caso di ipoproteinemia, cirrosi, vene varicose, insufficienza renale, a causa di farmaci (certi calcio-antagonisti idropiridinici, come Norvasc, vasodilatano). l turgore delle vene giugulari ci dice anche che lo SC è acuto, nel senso che nel momento in cui osserviamo il pz c'è un incremento della pressione atriale dx. n pz può avere edemi che risalgono, come meccanismo emodinamico, ad alcuni giorni prima, ma magari nel momento in cui lo vediamo e gli abbiamo dato i farmaci, la pressione atriale dx si è normalizzata e non c'è turgore giugulare. Per contro un pz può avere un infarto che gli ha determinato uno sconquasso emodinamico, ha due giugulari belle grosse ma non ha edemi perché non ha avuto il tempo di metter in moto quei meccanismi di riassorbimento del sodio, acqua ecc. che poi determinano l'accumulo di edema agli arti inferiori. 101 - L'altro sintomo che fa parte dei "sintomi dx", cioè che riguardano il cuore dx, è (5)l’EPATOMEGALIA con reflusso epato-giugulare. Intendiamoci bene: la distinzione è utile ai fini descrittivi, ma non c'è una demarcazione netta fra insufficienza del cuore dx o sx. Si parla di manifestazione di cuore dx solo ai fini descrittivi! I sintomi tipici del cuore sx quali sono? La dispnea è sintomo del cuore sx, ma retrogrado. A monte del cuore sx c'è un accumulo nel circolo polmonare, c'è un'ipertensione polmonare, un'ipertensione atriale sx che determina dispnea. Ma ci sono sintomi riferibili prevalentemente al cuore sx che sono di tipo anterogrado, tipo la riduzione del volume urinario, la cute pallida, eventualmente sudorazione algida, ipoafflusso con manifestazione neurologiche. Ma oltre ai sintomi tipici dobbiamo riconoscere anche un problema di tipo cardiaco. Non basta dire che il pz ha dispnea ed edemi, bisogna capire se c'è una malattia di cuore. Perché se non c'è nessuna malattia di cuore, è altamente improbabile che i sintomi apparentemente tipici dipendano dal cuore. Può essere qualcos'altro che simula lo SC. A volte, soprattutto nelle persone molto anziane, il cuore apparentemente è sano (non ha infarto, aritmie, né valvulopatie) ma c'è un quadro di SC. Allora è possibile che la persona abbia quello che si chiama scompenso da disfunzione diastolica del ventricolo sx. Nell'anziano ci sono alcune variazioni fisiologiche o parafisiologiche nell'apparato cardiovascolare che fanno sì che sia più facile lo scompenso. Queste variazioni riguardano più la capacità del cuore di stendersi e quindi di riempirsi (fase diastolica), piuttosto che la fase sistolica. Tant'è vero che si pensa che sia possibile uno scompenso da disfunzione distolica, isolata o pura. E' una questione molto dibattuta però tenete presente che è possibile. Abbiamo un cuore che si contrae bene ma non è capace di rilasciarsi e di riempirsi bene. Quindi pur svuotandosi efficacemente non riesce a determinare quella gittata cardiaca necessaria a mantenere la perfusione tissutale ai vari livelli. Di scompenso acuto e cronico ne avevate mai sentito parlare? Bisogna avere chiaro che ci sono delle differenze a seconda della gravità dell'insorgenza della malattia di cuore e quindi nel tipo di scompenso. Non è la stessa cosa dire che uno ha una stenosi mitralica da 10 anni o 102 che un altro ha un infarto esteso: determinano due tipi di scompenso che sono profondamente diversi. E quindi in uno i sintomi sono molto più gravi. Grave è soprattutto la congestione polmonare ma gli edemi declivi non ci sono. La cardiomegalia può non esserci, ma si ha tachicardia, sudorazione perché è una situazione emodinamica determinata in breve tempo e quindi c'è una risposta adrenergica molto spiccata. Allora questo è il quadro tipico di uno scompenso in un pz in cui dominano le manifestazioni del cuore dx, che sono quelle di un pz in cui insorge come effetto di una malattia polmonare. SC conseguente ad un cuore polmonare cronico ma anche, ed è la cosa più comune, SC che nasce per una patologia del cuore sx (es. infarto), dopo del tempo si sviluppa ipertensione polmonare ed il quadro di problemi a carico del cuore dx. E quali sono i problemi? Quelli che dicevamo prima: di congestione marcata, la cianosi, turgore delle vene giugulari, gli edemi degli arti inferiori ed epatomegalia. La lastra del torace fa vedere che c'è un'imponente cardiomegalia soprattutto a carico degli archi di dx. La situazione è diversa nel pz che ha prevalentemente manifestazioni del cuore sx, in un quadro acuto: grave difficoltà respiratoria, in cui prevalgono segni di attivazione adrenergica, compreso lo stato d'agitazione e intensa ansietà, l'ortopnea. Non ci sono edemi. Alla lastra del torace c'è un cuore sx particolarmente ingrandito, con congestione polmonare. Queste sono le due forme più paradigmatiche, più estreme. Poi sappiate che ci sono quadri intermedi. Caratteristiche dello SC nell’anziano Ora volevo portarvi ad un aspetto molto geriatrico che è la peculiarità dello scompenso cardiaco nell'anziano. Intanto l'eziologia combinata: spesso ci sono più malattie che coesistono, anche a carico del cuore. Spesso la funzione contrattile è conservata e quindi si deve pensare ad una disfunzione diastolica del ventricolo sx oppure al fatto che il pz ha altri problemi associati e ciò determina sintomi. Quindi la funzione contrattile può essere ben conservata ma il pz ha comunque problemi; per esempio tende al sovraccarico di liquidi perché magari ha anche un'insufficienza renale che rende più facile l'oliguria. Allora, a parità di danno cardiaco, la presenza anche di un'insufficienza renale tende a aumentare il sovraccarico idrico e quindi a facilitare le manifestazioni di scompenso. E' il solito discorso della comorbosità, che è una delle chiavi dell'approccio del pz anziano. Quindi la caratteristica clinica più importante dello SC nell'anziano è quello di avere sintomi atipici. La dispnea da sforzo non è presente, c'è una riduzione aspecifica della capacità funzionale oppure il pz ha astenia. L'astenia la dovete intendere nel senso letterale del termine: non è astenia quando uno si sente un po' fiacchino, vuol dire che non ha forza, che si sente spossato nel fare cose che prima faceva regolarmente o che altre persone della sua età fanno senza problemi. Dei disturbi cognitivi abbiamo già parlato, quindi passiamo oltre. Un'altra cosa abbastanza particolare nell'anziano sono i disturbi del ritmo minzionale, per cui il pz urina di più la notte che di giorno, e molto più spesso che nel giovane. Quindi, il fatto che l'eziologia non è sempre facilmente individuabile, il fatto che possono non esserci marcate alterazioni di tipo meccanico della funzione contrattile che è quella che noi misuriamo facilmente con l'ECG (frazione d'eiezione), l'attribuzione di un certo quadro clinico allo scompenso è più problematica. In più ci sono dei segni e sintomi che sono più sfumati e complessi da decifrare. Nell'insieme, spesso la diagnosi viene fatta male. 103 Vi faccio vedere uno studio in cui più di 100 pz che sono stati dimessi dall'ospedale con diagnosi di SC. In piccolissima parte il sintomo iniziale aveva chiaramente riferimento con lo SC. In quasi la metà i sintomi iniziali erano quelli di perdita di autonomia o di progressione della disabilità. Nel 10% si pensava che fosse una malattia polmonare, in un altro 14% era attribuita un'altra malattia, e in poco più di un quarto dei pz c'erano i segni e sintomi tipici dello SC. Non vi chiedo di ricordarvi i numeri. Il concetto è che la presentazione è fortemente alterata ed atipica. Principi generali di trattamento Prima di tutto occorre ridurre i fattori di rischio che portano allo SC, quindi tutto ciò che sapete nel campo della prevenzione cardiovascolare, tipo: togliere il fumo, abbassare la pressione, controllare la glicemia, ecc. Tali provvedimenti hanno lo scopo di: - prevenire lo scompenso a monte - evitare, in chi ha una disfunzione cardiaca, che questa sfoci in uno scompenso clinicamente manifesto -evitare, in chi ha già avuto manifestazioni cliniche di scompenso, che queste ricompaiano. Quindi parliamo di rimozione e controllo delle cause soggiacenti. Il che può anche voler dire, per esempio, che se un pz ha una cardiopatia ischemica, dover fare l'angioplastica oppure il by-pass, perché se la causa è nella cardiopatia ischemica cercheremo di migliorare la perfusione cardiaca. Rimozione e controllo dei fattori scatenanti: Abbiamo detto che le cause di SC sono tante ma, sono ancora di più le cause che portano ad una riacutizzazione dello scompenso. A parità di cardiopatia di base, senza che ci sia un nuovo infarto, uno può aver una condizione di equilibrio o squilibrio emodinamico. In relazione a che cosa? In relazione ai fattori scatenanti. Cosa intendiamo? Sono fattori che sono propri del pz, ad esempio fattori cardiaci: un pz che sviluppa un'aritmia si scompensa; la fibrillazione atriale tipicamente rappresenta 104 un'aritmia che determina la riacutizzazione dello scompenso. Oppure uno ha uno scompenso legato ad una valvulopatia, vi si associa una cardiopatia ischemica e allora si riaccende lo scompenso. In questo caso la cardiopatia ischemica pur non essendo la causa di fondo, è un fattore che scatena lo scompenso. Possono essere fattori scatenanti anche malattie proprie del pz indipendenti dal cuore es.l'insufficienza renale o un'infezione. L'infezione è una causa tipica di riacutizzazione allo SC., perché l'infezione comporta un sovraccarico emodinamico importante, pensate alla febbre! Oppure lo scompenso glicemico nel diabetico. Lo SC determina un peggioramento del controllo glicemico e a sua volta il controllo glicemico peggiore riattiva lo SC. Poi ci sono fattori che non sono propriamente malattie e su cui possiamo fare moltissimo. Ad esempio, l'attenzione all'aderenza terapeutica è fon-da-men-ta-le. Se un pz non prende la terapia come prescritto facilmente si riscompensa. Ma non solo la terapia. Anche lo stile di vita del pz è importante: quanto mangia, quanto sale introduce, quanto beve, se fa troppa o troppo poca attività fisica. In questo senso le misure comportamentali e l'educazione al pz sono fondamentali. il pz deve essere educato a seguire un certo regime di vita, a pesarsi regolarmente su una bilancia di discreta qualità, ecc. I farmaci dello SC La digitale si usa ancora nello SC ma sempre di meno. Una volta non c'era altro che digitale e diuretico. Oggi, prima di arrivare a dare la digitale, abbiamo già dato l'ACE-inibitore, il beta-bloccante. Fino a pochi anni fa si pensava che i beta-bloccanti fossero controindicati nello 105 SC, poi si è scoperto che non solo non sono controindicati ma sono farmaci efficaci nel ridurre la mortalità e anche nel migliorare i sintomi. Sono pochissimi i pz che non si giovano o addirittura stanno peggio con i beta-bloccanti. Dati in modo adeguato (scelta del preparato giusto, dosaggio adeguato, graduale somministrazione, ecc.) i betabloccanti sono farmaci estremamente validi nello SC. I diuretici, Sono farmaci di cui non si può fare a meno, però si cerca di darne in un dosaggio più basso possibile e di darli più tardivamente possibile. La terapia dello SC comincia molto precocemente: quando c'è una disfunzione ventricolare o una cardiopatia che possono portare a disfunzione, che a sua volta può portare a scompenso. Ma si comincia non con i diuretici, né con la digitale. Si comincia con gli ACE-inibitori, con gli antagonisti recettoriali dell'angiotensina e con i beta-bloccanti perché questi sono farmaci che riescono ad agire su un bersaglio ben preciso: questo bersaglio è rappresentato dall'attivazione neuroormonale che è parte del gioco dello scompenso. Se il cuore non funziona bene i primi ad accorgersene sono il sistema neurotonomico ed il rene, che funzionano in sinergia. E quando se ne accorgono mettono in gioco dei meccanismi di compenso che vanno benissimo in acuto, ma a lungo termine sono essi stessi causa di danno. Allora è stato visto che modulando questi meccanismi di compenso si ottengono dei grossi vantaggi. Quindi il trattamento è basato su farmaci che modulano l'attivazione neuroadrenergica e solo quando il pz, nonostante questi farmaci è in sovraccarico di liquidi conclamato, allora si danno i diuretici. Dal punto di vista dei sintomi, possono essere utili anche altri vasodilatatori, cioè i nitroderivati. E da ultimo trovate la digitale, che ha indicazione soprattutto quando c'è una fibrillazione atriale. L'indicazione è meno marcata quando il ritmo è regolare, cioè sinusale. Da un punto di vista della sopravvivenza, non è provato che la digitale sia efficace, dà un certo vantaggio, però, sul controllo dei sintomi. Data a dosaggio adeguato, quindi dosaggi bassi e con attenzione soprattutto nell'anziano perché c'è il punto critico dell'eliminazione renale, la digitale fa il suo lavoro. Sappiate che nel campo dello SC ci sono tante possibilità. Lo SC fa parte di quella grossa famiglia di malattie croniche in cui è necessaria un'alleanza terapeutica tra lo specialista, il medico di base, l'infermiere, il pz e la famiglia. Lo specialista oggi può fare cose che fino a poco tempo fa erano impensabili, tipo l'ultrafiltrazione venovenosa. Questa è una specie di dialisi che non è molto diffusa. Si potrebbe fare con sistemi quasi ambulatoriali ma per ora richiede il ricovero ospedaliero. Questa tecnica consente di ridurre il sovraccarico quando neanche i diuretici sono efficaci. Un altro trattamento può essere addirittura la contropulsazione intra-aortica, su pz quasi in shock o francamente in shock da SC, in cui si può intervenire controllando il circolo con una tecnica di circolazione assistita. Poi ci sono altre cose ancora più sofisticate tipo sistemi cardio-chirurgici di supporto al cuore scompensato. Ma per la verità sono cose che il più delle volte si usano in pz più giovani, che vengono considerati candidati al trapianto di cuore. 106 Uno studente chiede delucidazioni sull'ultrafiltrazione veno-venosa. Risposta: è molto meglio della dialisi. La dialisi, emodinamicamente, è una mazzata tremenda perché comporta un sovraccarico terribile. Nei pz scompensati può essere mal tollerata. L'ultrafiltrazione, invece, è un sistema molto fisiologico. Rimuove i liquidi, ma si pensa che rimuova anche sostanze vasoattive, ormoni, citochine. L'emodialisi ha il vantaggio di poter essere concentrata in due-tre ore, ed in questo tempo si riesce a togliere tutto ciò che il pz ha accumulato in due-tre giorni. Con l'ultrafiltrazione si lavora invece su tempi lunghi: 12-24-36-72 ore. Per cui è ovvio che non la possiamo fare in ambulatorio, però la tecnologia ci mette a disposizione sistemi molto più facili. Per il momento richiede ancora l'incannulamento venoso centrale ma ci sono sistemi che utilizzano le vene periferiche, certamente con una portata molto minore. Ma poterlo fare da una vena periferica vuol dire ridurre la necessità di vera ospedalizzazione. 107