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Investire nella Qualità della vita
n n Medicina Nuova molecola per il trattamento dell’ipertensione arteriosa nei pazienti gravi
Polmoni, cala la tensione
Con Sitaxentan migliora la prognosi e si riducono le complicanze al fegato
di Cristina Cimato
U
na nuova terapia in attesa della cura definitiva si affaccia
sul mercato italiano per chi soffre di ipertensione polmonare. La molecola Sitaxentan, disponibile da dicembre
dello scorso anno, si è dimostrata efficace e ben tollerata
in tutti gli studi multicentrici internazionali che l’hanno vista protagonista. La patologia è classificata come rara, colpisce
circa
p
3 mila persone in Italia, ma è molto invalidante e spesso viene
diagnosticata in ritardo rispetto al momento dell’insorssione
genza. «All’interno del circolo polmonare la pressione
è normalmente molto bassa, quando questa si alza
on
produce un incremento del lavoro del cuore che con
il tempo si dilata e in seguito scompensa. Complicaa
le cose la sintomatologia, che non è sempre grave
ed è spesso caratteristica di molte patologie. La
malattia, infatti, comporta difficoltà respiratorie,
senso di affanno, gonfiori a causa della ritenzione dei liquidi e pesantezza all’addome», ha
commentato Nazzareno Galiè, responsabile del
Centro di ipertensione polmonare dell’Istituto
di cardiologia dell’università di Bologna, «Se
fino a qualche anno fa non erano disponibili
terapie effi
efficaci e la prognosi era quasi sempre
or sono tre le classi di farmaci efficaci
infausta, ora
miniper questi pazienti e anche la modalità di somministrazione è migliorata». Durante il convegno che aveva come oggetto
g
iali dell’enotelina-1
La nuova generazione
degli antagonisti recettoriali
nell’imperte
vuto luogo a Milano
nell’impertensione
arteriosa polmonare, che ha avuto
Milano,
sono stati presentati gli studi multicentrici condotti per verificare
l’efficacia d
di Sitaxentan, la nuova molecola caratterizzata da un’azione selettiva e mirata. «La proteina endotelina è un vasocostrittore
in grado di richiamare all’organo danneggiato cellule infiammatorie
che amplificano, peggiorandolo, il danno. Ci sono due recettori per
questa proteina, quelli B e quelli A», ha affermato Ariela Benigni,
capo dipartimento di medicina molecolare dell’Istituto Mario Negri
di Bergamo, «il nuovo farmaco blocca solamente i recettori A, ossia
quelli che inducono la vasocostrizione». Gli studi multicentrici internazionali denominati Stride hanno mostrato un netto miglioramento
delle condizioni nel 25% dei pazienti e un mantenimento degli effetti
nel tempo. Anche per quanto riguarda gli effetti collaterali, la molep
p
p
cola non presenta
complicanze
particolarmente gravi. L’aumento
dei valori delle transaminasi, indice di u
un’alterazione a livello del
fegato, si è vericato nel 3% di coloro cui è stato somministrato
as
il farmaco, nel 6% di chi ha assunto
placebo e nell’11%
dei pazienti in cura con un inibitore dell’endotelina
di prima generazione. «Il farmaco è attivo per via
orale in una sola sommini
somministrazione giornaliera e se
attualmente le norme di prescrizione basate sugli
studi ultimati prevede l’utilizzo di Sitaxentan
clas 3° o 4°, quindi pazienti
solo nei malati di classe
compromessi» ha aggiunto Galiè, «ci
molto compromessi»,
sono i presupposti p
per credere che una somministrazione nella fase più precoce, appena
la malattia viene d
diagnosticata, induca una
progressio dell’ipertensione polpiù lenta progressione
monare». Durante il q
quarto simposio mondiale
Ca
che avrà luogo in California,
a Dana Point, il
ve
prossimo febbraio, verranno
presentati inoltre
ch si orientano verso una
gli ultimi studi scientifici che
terapia combinata di medicinali di classi d
differenti, la definizione di
nuove anomalie in seno alla stessa patolo
patologia che possono portare
e infine,
infi la terapia genica. «Se
alla messa a punto di farmaci mirati e,
dovessimo guardare al futuro osservando i passi avanti fatti dalla
ricerca negli ultimi anni, si potrebbe sperare in una cura definitiva
e non solo in nuove terapie», ha concluso Lewis Rubin, direttore del
Centro di malattie vascolari polmonari dell’Università della California
con sede a San Diego. (riproduzione riservata)
nn Salute I dati dello studio Lesscore dimostrano che un corretto stile di vita riduce i rischi del 75%
I farmaci si affidano a un alleato
per mettere in salvo il cuore
di Giovanni Domina
È
sufficiente modificare
le proprie abitudini per
ridurre del 75% il rischio
cardiovascolare nei pazienti
affetti da sindrome metabolica.
Questo il risultato dello studio
Lesscore, condotto su 700 pazienti in tutta Italia e presentato recentemente al 24° Congresso nazionale Simg (Società
italiana di medicina generale).
La ricerca, durata nove mesi, ha
permesso di valutare il rischio
cardiovascolare e la sua evolu-
zione a seguito di una strategia
preventiva in soggetti affetti da
sindrome metabolica. I pazienti
analizzati presentavano tutti
una pericolosa associazione
di sintomi quali ipertensione,
obesità, diabete e dislipidemia,
dunque ad altissimo rischio di
eventi cardiovascolari. I soggetti coinvolti sono stati sottoposti
a un trattamento multifattoriale
che includeva la correzione del
proprio stile di vita e il trattamento farmacologico dei singoli fattori di rischio, attraverso
l’utilizzo di antipertensivi per
la protezione cardiovascolare,
di statine per l’ipercolesterolemia e l’ipertrigliceridemia per
la cura dell’iperglicemia. Questa forma di prevenzione si è
dimostrata realmente efficace:
il rischio cardiovascolare dei
pazienti si è ridotto, in media,
del 45%; il rischio evitabile a
nove mesi è diminuito del 75%.
«Questi risultati sono particolarmente importanti per quanto riguarda la pratica clinica
quotidiana», ha commentato
Damiano Parretti, membro
Simg, «Lo studio Lesscore, in-
fatti, è tra i primi a essere stato
condotto anche sul territorio».
Ettore Ambrosiani, membro
del Consiglio Scientifico della
Società europea di ipertensione (Esh), ha sottolineato «per
prevenire le malattie vascolari
in modo efficace è necessario
intervenire nella maniera più
precoce possibile». (riproduzione riservata)
Lampi
nel buio
La vita è un indumento
che continuiamo
a riparare, ma che non
ci torna mai bene addosso
David McCord