Leggi l`intervista a Marcella Bounous

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SPORT, SALUTE, EDUCAZIONE: UNA PARTITA DA VINCERE
Marcella Bounous, psicologa dello sport: “Niente più alibi, lo sport
ha imprescindibili responsabilità sociali”.
Ne ha viste di tutti i colori, Marcella Bounous, psicologa dello sport,
nella sua carriera professionale accanto alle associazioni sportive, agli
atleti, agli allenatori, alle famiglie. Per questo non usa mezzi termini nel
ribadire l’urgenza che il mondo sportivo acquisti più consapevolezza del
suo ruolo educativo ed etico. “Troppi sono gli esempi negativi che
continuamente abbiamo sotto gli occhi e che non aiutano l’importante
azione formativa delle giovani generazioni ma anche degli adulti”: l’incremento preoccupante di
ragazzi in born out o drop aout che rinunciano allo sport perché sono stati “spremuti come limoni”
troppo precocemente; l’uso di sostanze illecite che mettono a rischio la salute; la violenza in
campo e fuori, le aggressioni agli arbitri, i litigi tra genitori…
Perché, a suo avviso, lo sport ha responsabilità sociali?
Oltre a migliorare la salute dei cittadini, assume evidentemente una dimensione educativa e
svolge un ruolo etico, culturale e ricreativo. Lo chiarisce bene il Libro Bianco sullo sport del 2007
ribadendo che esso è fonte di valori importanti come lo spirito di gruppo, la solidarietà, la
tolleranza, la correttezza e contribuisce così allo sviluppo personale e alla promozione della
cittadinanza attiva.
Quali sono le sfide che oggi vanno affrontate?
I cambiamenti sociali hanno evidentemente influito sul ruolo e le dinamiche dello sport
contemporaneo. Gli anziani, i giovani, i bambini di oggi portano anche in ambito sportivo tutte le
fatiche e le criticità che vivono nella scuola, nel territorio, in famiglia: violenza, doping, bullismo,
razzismo… Per questo motivo dobbiamo tornare a riflettere su alcuni aspetti essenziali, in primo
luogo sulla dimensione valoriale ed etica dello sport, che significa disciplina, rispetto delle regole,
integrazione, gioco di squadra…
I dati dicono che ormai oltre il 60% dei cittadini partecipa ad attività sportive.
Per ciò non si può prescindere dal suo valore pedagogico, perché esso è diventato di fatto la terza
struttura educativa dei nostri giorni, dopo la famiglia e la scuola. Sappiamo tutti molto bene che
influisce sul processo di crescita dei bambini e dei ragazzi; il problema è rendere consapevoli e
preparati a questo compito coloro che se ne occupano, gli allenatori, i tecnici. Le loro competenze
dunque non devono essere solo specifiche ma anche trasversali, proprio perché hanno questo
delicato compito formativo. Senza togliere, mi raccomando, ai genitori, il loro ruolo e
l’importanza dell’esempio: che senso hanno gli interventi sugli allenatori perché i figli “devono
giocare di più, o con ruoli diversi...”? Perché dalle tribune dobbiamo spesso assistere ad attacchi
maleducati e irrispettosi verso gli arbitri o gli altri atleti?
Lo sport è una “palestra di vita”, lo dicono tutti. Lei cita spesso un pensiero di Giovanni Paolo
II che ribadì come lo sport deve elevare l’animo umano e diffondere grandi virtù per una
degna convivialità.
Parole importanti. Lo ribadisco, lo sport innanzitutto agisce sulla salute, sulla prevenzione e
dunque sulla qualità della vita. aiuta a sviluppare delle abilità personali di comportamento
adattivo e positivo: si impara a stare in gruppo, a rispettare le regole senza cadere nella filosofia
dell’alibi, a gestire le emozioni e lo stress, ad avere senso critico, a prendere decisioni
rapidamente e a comunicare…. Insomma, a far fronte alle sfide di tutti i giorni.
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