Sicurezza alimentare e certificazioni religiose dei cibi Commissione

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Sicurezza alimentare e certificazioni religiose dei cibi
Commissione "Sicurezza giuridica dell'alimentazione"
Ministero Politiche Agricole Alimentari e Forestali
Hamid Roberto Distefano
AD Halal Italia
Sotto il profilo qui considerato il tema del diritto al cibo e del diritto dell'alimentazione si declina
a pieno titolo nell'ambito dei diritti di libertà individuali e collettivi e, nella fattispecie, dei
contenuti culturali e normativi della libertà religiosa.
Approfondendo tale relazione possiamo altresì affermare che la questione delle certificazioni
religiose dei cibi incrocia anche gli ambiti delle politiche di sviluppo economico complessivo,
delle relazioni internazionali, della salubrità e accessibilità alimentare.
Tale interdisciplinarietà giuridica e politica si colloca inoltre nel contesto della globalizzazione
che ha visto la formazione di società multiconfessionali e multiculturali anche in Paesi che nella
storia moderna sono stati principalmente segnate da un unico indirizzo confessionale; la
globalizzazione dei mercati delle merci e delle filiere di produzione ha messo in relazione popoli
e nazioni con tradizioni religiose e culturali differenti, alcuni dei quali, pur nell'ambito dei
processi di secolarizzazione che hanno investito il mondo intero negli ultimi secoli, conservano
un ruolo importante all'approccio religioso anche nella sfera pubblica.
In tal senso, il punto di vista particolare della produzione alimentare e dei relativi scambi
commerciali e della sua governance economica, politica e giuridica, deve affrontare sfide culturali
relativamente nuove, che sappiano fornire un apporto intelligente e costruttivo all'edificazione di
società nelle quali il pluralismo religioso costituisca uno strumento di coesione sociale, di
integrazione e di apertura della mentalità.
Infatti, prendendo in considerazione, a titolo esemplificativo, la situazione italiana ed europea, è
necessario prendere atto che lo scenario è cambiato. Nel'UE risiedono stabilmente oltre 25
milioni di musulmani che si affiancano alla storica presenza della comunità ebraica: tanto gli
ebrei quanto i musulmani, nell'ambito delle rispettive ortodossie e ortoprassi religiose,
rispettano specifiche regole di diritto sacro anche in ambito alimentare, regole che investono il
processo produttivo nel suo insieme, dalla selezione delle materie prime e degli ingredienti,
all'organizzazione del lavoro e delle risorse umane.
La certificazione religiosa si pone quindi come presidio di garanzia verso i consumatori e,
contemporaneamente, incide sulla qualità generale dei prodotti e delle filiere.
In questo senso esistono già dei riferimenti di best practice in Italia come risultato di una efficace
sinergia tra Istituzioni pubbliche e comunità islamica italiana e di una visione lungimirante del
nostro Governo.
Il 30 giugno 2010 alla Farnesina, i Ministri degli Affari Esteri, delle Politiche Agricole, dello
Sviluppo Economico e della Salute, hanno sottoscritto una Convenzione Interministeriale di
sostegno all'iniziativa Halal Italia promossa dalla CO.RE.IS. (Comunità Religiosa Islamica) Italiana
al fine di ufficializzare la creazione dello stesso marchio di qualità per i prodotti italiani dei
settori agro-alimentare, cosmetico e farmaceutico destinati ai mercati dei Paesi islamici. La
Convenzione vuole favorire l’internazionalizzazione del sistema produttivo italiano attraverso
attività mirate a facilitare l’accesso ai mercati islamici dei prodotti italiani, contribuendo a
rafforzare il collegamento tra l’Italia ed i Paesi a maggioranza musulmana e, parallelamente, si
pone l’obiettivo di sviluppare anche sul territorio nazionale le potenzialità del mercato halal
come ponte per l’integrazione della comunità islamica in Italia.
La Convenzione recepisce la registrazione del marchio Halal Italia, di proprietà della CO.RE.IS.
Italiana, presso l'Ufficio Marchi e Brevetti del MiSE e la realizzazione del primo Disciplinare
tecnico di Certificazione Halal per i prodotti agro-alimentari, allo scopo di tradurre nella pratica
dei processi produttivi la dimensione spirituale della dottrina religiosa, coniugando il rispetto dei
precetti religiosi con il linguaggio delle certificazioni convenzionali alle quali le aziende italiane
sono abituate.
Il Disciplinare tiene conto, inoltre, delle elaborazioni in materia alimentare stilate da prestigiose
organizzazioni islamiche nel mondo con le quali la CO.RE.IS. Italiana collabora attivamente con
l’intento di costituire, anche nell’ambito dei settori produttivi, un “ponte culturale” tra l’Italia e il
mondo islamico.
L'implementazione di sistemi di tracciabilità e rintracciabilità, di controllo delle criticità dal
punto di vista igienico-sanitario e di qualifica dei fornitori sono parte integrante dei requisiti
previsti dall'iter di certificazione: il rispetto di criteri di qualità e salubrità dei cibi sono infatti la
premessa, nella stessa dottrina islamica, per la liceità del consumo degli alimenti.
Infatti il corpus normativo della Shari'ah (la legge religiosa) prevede che i cibi, oltre che leciti
(halal), debbano essere puri, sani e buoni (tayyib), "O voi che credete, mangiate quel che è lecito
(halal) e buono (tayyib) sulla terra e non seguite le orme di Satana che è vostro evidente
nemico"(Corano, 2, 168).
Vediamo dunque come il tema della certificazione halal si intersechi con quelli della
certificazione volontaria di qualità e della sicurezza alimentare, tanto secondo il profilo della food
safety quanto secondo quello della food security. Salubrità e accesso qualitativo al cibo
costituiscono dunque i due binari concettuali, nella prospettiva delle politiche alimentari,
all'interno dei quali declinare una attenzione istituzionale, nazionale e internazionale, nei
confronti delle differenti e specifiche sensibilità religiose dei cittadini.
Si tratta in altre parole di saper dare seguito e sostegno, progettuale e normativo, alla
Convenzione del 2010 che costituisce un'unicum nello scenario occidentale e pone il nostro
Paese, almeno in questo ambito, un passo avanti rispetto agli altri.
La CO.RE.IS. Italiana e Halal Italia sono riconosciuti come interlocutori affidabili e responsabili in
ogni ambito di relazione interistituzionale nel quale hanno offerto il loro contributo e le stesse
aziende già certificate sono pienamente soddisfatte del livello di professionalità dei servizi
ricevuti. La CO.RE.IS. Italiana garantisce in maniera solida e autorevole il legame con la comunità
islamica italiana e mondiale nella quale è riconosciuta e apprezzata per il grande sforzo di
testimonianza religiosa ortodossa e intelligente nel contesto occidentale.
Inoltre Halal Italia ha investito con successo in questi primi anni di attività per garantire ai
prodotti certificati halal l'accesso ai principali mercati internazionali del halal: da Singapore agli
Emirati Arabi il marchio Halal Italia è riconosciuto come una garanzia di gestione autorevole di
tutte le fasi della certificazione dei prodotti agro-alimentari.
Percorsi di formazione e informazione sul tema del halal food sono stati realizzati con successo:
sarebbe ora importante offrire altri progetti di formazione e certificazione, a livello nazionale e
internazionale, che godano in maniera ancora più pregnante del sostegno istituzionale in modo
da dare conferma dell'attenzione riposta sul tema da parte dei ministeri competenti.
Sotto un altro punto di vista infatti non si può eludere, anche in vista di Expo 2015, una
prospettiva che consideri lo sviluppo degli scambi commerciali su scala globale (vedi anche
documento "Il mercato dei prodotti halal"): l'Italia ha l'occasione di presentarsi ai quasi 2 miliardi
di musulmani nel mondo come un interlocutore all'avanguardia, attento e rispettoso del fattore
religioso, capace di integrare nella qualità dei prodotti dell'autentico made in Italy, il valore
aggiunto della tutela delle identità religiose.
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