Cipro paleocristiana
I luoghi della predicazione paolina
Gabriella Di Rocco*
Introduzione
Alla metà del I secolo a.C. l’isola di Cipro viene conquistata dai Romani e annessa alla provincia
di Cilicia; in seguito diviene provincia indipendente1. La presenza di ricchi giacimenti di rame pose
Cipro sotto il severo controllo di Roma. Tra il 44 e il 45 d.C. Saulo2, Barnaba3 e suo cugino Giovanni
Marco4 giungono a Cipro prima di dirigersi in Panfilia. Inviati da Antiochia s’imbarcano a Seleucia
Pieria per approdare al porto di Salamina sulla costa orientale dell’isola5. Dopo aver predicato nella
sinagoga della città6, diffondono a Cipro la parola di Cristo giungendo fino a Paphos, allora capitale
dell’isola. È qui che, in seguito alla guarigione miracolosa del mago Elymas, a cui Saulo rende la
vista, il proconsole romano Sergio Paolo decide di convertirsi al Cristianesimo7.
Da questo momento Cipro diviene la prima provincia romana sotto il governo di un proconsole
cristiano e Saulo assume definitivamente il nome di Paolo8.
Stando agli Atti degli Apostoli, i primi a predicare il Vangelo a Cipro furono i profughi arrivati
sull’isola da Gerusalemme, dopo essere sfuggiti alle persecuzioni seguite al martirio di Santo
Stefano intorno al 35 d.C.9.
La conversione di Sergio Paolo e l’attività di Paolo, Barnaba e Marco segnano la fondazione
della Chiesa cipriota. Eracledio, convertito da Paolo e Barnaba, sarebbe divenuto il primo vescovo
di Tamassos; Lazzaro, il resuscitato, sarebbe vissuto trent’anni a Kition, divenendone poi vescovo10.
Comunque, tra le tracce archeologiche risalenti ai primi tre secoli dell’era cristiana, nessuna
può essere attribuita con certezza ai cristiani. Soltanto dal 325 d.C. esiste testimonianza concreta
di sedi vescovili e di centri di culto cristiano sull’isola, quando i tre vescovi, Cirillo di Paphos,
Gelasio di Salamina e Spiridione di Tremithus partecipano al Concilio Ecumenico di Nicea11.
Diciotto anni dopo, al Concilio di Sardica del 343, Cipro è rappresentata da ben dodici vescovi12; al Concilio di Costantinopoli del 381 da quattro13.
* Desidero esprimere il mio vivo ringraziamento alla Prof.ssa Stella Patitucci e al Prof. Giovanni Uggeri per l’invito
rivoltomi ad aderire con questo contributo al Seminario di Studi ‘Paolo di Tarso. Il messaggio, l’immagine, i viaggi’
(Roma, LUMSA, Aula Magna, 19 novembre 2009).
Cambridge Ancient History, IX, p. 442 e p. 527.
Saulo proviene dalla comunità ebraica di Tarso.
3
Giuseppe, detto Barnaba, è levita originario di Cipro.
4
Giovanni, conosciuto con il nome di Marco, è l’evangelista cugino di Barnaba (Col. 4, 10).
5
Acta XIII, 2-9. Su Seleucia Pieria cfr.: Uggeri 2009a, pp. 143-171.
6
Esistevano allora sull’isola diverse comunità ebraiche giunte a Cipro sin dall’epoca tolemaica. Il loro numero
crebbe in seguito alla distruzione di Gerusalemme ad opera di Tito.
7
Acta XIII, 12.
8
Nei pressi di Karavostassi è stata rinvenuta un’iscrizione su una pietra reimpiegata, probabilmente proveniente
dalla città antica, che menziona Sergio Paolo. Si tratta di una dedica che un certo Apollonio fa ai propri genitori, nella
quale dice di essere stato censore al tempo di Sergio Paolo. Pubblicata da Palma di Cesnola, essa è stata ripubblicata
da D. M. Hogarth, Devia Cypria. Notes of an archaeological journey in Cyprus in 1888, London 1889, pp. 113-115.
9
Acta XI, 19-20. Cfr. Hill 1949, I, pp. 247-248.
10
Yon 1998, p. 3.
11
Hackett 1901, pp. 323-324.
12
Mansi III, col. 69.
13
Mansi III, col. 570. I vescovi erano: Giulio di Paphos, Teopompo di Tremithus, Tychon di Tamassos e Mnemonio di
Kition. La cristianizzazione del distretto minerario di Cipro nei pressi di Tamassos può spiegarsi con un evento storico: la
deportazione sotto Diocleziano di minatori cristiani nelle miniere di rame dell’isola. Cfr. Baslez 1998, p. 14.
1
2
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Gabriella di Rocco
Il IV secolo è determinante per l’organizzazione istituzionale della chiesa cipriota, ma è anche il secolo durante il quale si abbattono su Cipro una serie di disastrosi terremoti: nel 332, nel
342, nel 365 e nel 369, a più riprese tutte le grandi città cipriote vengono devastate; tra queste la
capitale Paphos e Salamina, che, ricostruita con il nome di Constantia in onore dell’imperatore
Costante II, diventa la nuova capitale14.
Dal IV secolo iniziano a comparire sull’isola le prime basiliche cristiane, tutte realizzate ex
novo, moltiplicandosi sino alla metà del VII secolo, quando l’isola subisce la prima incursione
araba ad opera dell’emiro di Siria Muawiya nel 64715.
Fino all’età giustinianea Cipro fu sotto il potere di un governatore civile dipendente dal comes
orientis con sede ad Antiochia. A seguito della riforma dell’organizzazione provinciale di Giustiniano del 535, il governatore divenne direttamente responsabile verso il governo centrale16.
Inizialmente la comunità cristiana cipriota è legata ad Antiochia, centro della nuova religione,
e la Chiesa di Cipro si trova sotto il controllo di quella antiochena17. Questa supremazia si conclude una prima volta nel 431 in occasione del terzo Concilio Ecumenico di Efeso, che riconosce
l’autocefalia della Chiesa di Cipro; in seguito nel 488, quando, dopo la scoperta a Salamina delle
reliquie di San Barnaba, l’imperatore Zenone conferma in maniera definitiva l’autocefalia della
Chiesa di Cipro18.
In questa sede, ripercorrendo l’itinerario di Paolo di Tarso sulla via costiera meridionale dell’isola (Fig. 1), che dal porto di Salamina l’avrebbe condotto al porto di Paphos19, ci occupiamo
delle basiliche di Salamina, cinque chilometri a nord dell’attuale Famagosta, di Amathus, presso
Limassol (Lemesos), di Kourion e, infine, di Paphos, non tralasciando di inserire alcune brevi
note sulla basilica paleocristiana di Tremithus, l’attuale Tremithûsia, dove è probabile che l’Apostolo abbia soggiornato assieme a Barnaba e Giovanni Marco20, fermo restando che non esistono
ad oggi evidenze archeologiche che attestino la presenza di edifici per il culto cristiano anteriori
al IV secolo.
1. Salamina
1.1. La basilica di Sant’Epifanio
La basilica di Sant’Epifanio è ubicata a nord del grande tempio di Zeus, il principale santuario
della città eretto nel II secolo a.C.21.
Costruita alla fine del IV secolo, per trentacinque anni essa fu la sede del vescovo Epifanio.
Proveniente dalla Palestina, questi fece realizzare l’enorme edificio, dove venne sepolto dietro
Hill 1949, I, pp. 244-245; Chrysos 1993, pp. 7-8. La scelta di trasferire la capitale da Paphos a Salamina va ricercata, oltre che in motivazioni politico-strategiche, anche nella vicinanza della città di Paphos al più grande santuario
pagano dell’isola, quello di Afrodite a Palaepaphos.
15
Hackett 1901, p. 52 ss. S. Ćurčić ritiene che la causa principale della distruzione delle basiliche paleocristiane
di Cipro non fu l’invasione araba, bensì i terremoti: Ćurčić 1999, pp. 73-74.
16
Hill 1949, I, pp. 357-360; Etman 2002, pp. 167-168.
17
Acta, 11, 26: ‘Ad Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani’. Secondo M. F. Baslez (1998,
p. 11) gli ebrei ciprioti di Gerusalemme schierati nella fazione di Stefano alla morte di costui fanno ritorno sull’isola;
da qui una parte si trasferiscono ad Antiochia portandovi il Vangelo: la Chiesa di Cipro sarebbe, pertanto, chiesa madre
di quella antiochena; ma questo sembra eccessivo.
18
Collocata nella diocesi d’Oriente e nella prefettura di Antiochia, nel 395 Cipro dipende da questa per la sua organizzazione ecclesiastica. Il Concilio di Nicea del 325 aveva riconosciuto ad Antiochia, come a Roma e ad Alessandria,
un rango particolare tra le sedi episcopali e il Concilio di Calcedonia del 451 aveva attribuito ai loro vescovi il titolo di
patriarchi, ma il clero cipriota mal sopportava la subordinazione ad Antiochia: Hill 1949, I, pp. 273 ss.; Downey 1958,
pp. 224-228.
19
Uggeri 2009b, pp. 219-225.
20
Patitucci - Uggeri 2009, pp. 173-176.
21
Sugli scavi condotti a Salamina cfr.: Salamine de Chypre, Paris.
14
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licenza dell’imperatore Arcadio nel 403 quando la basilica non era ancora ultimata. Nonostante
i costi considerevoli dei lavori, le offerte ricevute dai fedeli per diverse guarigioni miracolose
compiute dal vescovo permisero la costruzione dell’immenso complesso22.
Uno studio preliminare del monumento si deve a Jeffery e risale al 1928; in seguito, nel 1935,
Soteriou pubblicò per primo la planimetria della basilica e a partire dagli anni Cinquanta Dikigoropoulos proseguì le indagini23.
Lungo m 58 e largo m 42, l’edificio doveva avere in origine sette navate (Fig. 2); quelle più
esterne erano poco più che stretti passaggi, oltre i quali si trovavano i catechumena24.
Il nartece, che era preceduto ad ovest da un grande atrio, terminava a nord e a sud con un’absidiola25. La navata centrale era divisa dalle laterali da quattordici colonne sormontate da capitelli corinzi.
Lungo il corridoio settentrionale è stata trovata traccia di una scala, il che conferma come le navate
laterali fossero sormontate da matronei, come la maggior parte delle basiliche costantinopolitane26.
L’abside maggiore e il presbiterio erano sopraelevati rispetto al piano di calpestio e posti in
posizione eminente all’interno della basilica, mentre le due absidiole delle navate laterali erano
inscritte nel muro orientale e non sporgenti come l’abside maggiore.
Ad est della basilica è posto il battistero: un ambiente quadrangolare con abside semicircolare
sul lato meridionale e al centro la vasca cruciforme riscaldata da ipocausto.
L’intero complesso religioso era decorato con mosaici policromi a motivi geometrici, dei quali
restano lacerti; in base al raffronto con quelli della basilica di San Sphiridion a Tremithus, sono
stati datati al IV secolo27. Nell’abside nord della basilica e nel corridoio del battistero, ad esempio,
i motivi decorativi di carattere geometrico sono inseriti entro riquadri di tre differenti dimensioni
e l’uso delle tessere colorate appare estremamente ridotto (Fig. 3).
Tra i materiali architettonici rinvenuti negli scavi, sono stati recuperati numerosi frammenti
di elementi decorativi, il più antico dei quali, databile alla fine del IV secolo, è un frammento di
pilastro con un uccello di profilo a sinistra entro girale d’acanto, realizzato secondo la tecnica a
champlevé28 (Fig. 4).
Nel VI secolo la basilica di Sant’Epifanio viene ricostruita: il colonnato delle navate laterali
è interamente rimosso e le navate da sette sono ridotte a cinque; il muro occidentale dell’edificio
viene rifatto ed è realizzato il synthronon all’interno dell’abside (Fig. 5). Quest’ultimo era dotato
di un particolare dispositivo che sembra essere peculiare di Cipro: stretti passaggi in successione
tagliati nel muro dell’abside che attraversano il lato orientale della basilica per tutta la sua lunghezza mettendo in collegamento l’abside centrale con quelle laterali. Questi passaggi potrebbero
essere il retaggio di un corridoio anulare alle spalle del synthronon29.
La basilica fu distrutta durante le incursioni arabe del 648/9 e sostituita più tardi da un piccolo
edificio posto ad est, tra l’abside meridionale e il battistero.
1.2. La basilica dell’apostolo Barnaba
La basilica dell’apostolo Barnaba a Salamina, per la quale non disponiamo di dati di scavo, fu
costruita sul finire del V secolo su iniziativa del vescovo Anthemios e con il contributo dell’im-
S. Epiphanii Vita, PG XLI, col. 76; Polibio di Rhinocolura, Vita di Sant’Epifanio, cit. in Salamine de Chypre, X,
pp. 23-24.
23
Dikigoropoulos 1954, p. 33; Id. 1956, pp. 29-31; Id. 1957, p. 49; Id. 1958, p. 32, Id. 1961/2, p. 45.
24
Megaw 1974, pp. 60-61.
25
Questo tipo di nartece a due absidi, applicato più tardi anche alla vicina basilica della Campanopetra, si ritrova
in numerosi edifici: a Santa Costanza a Roma, nella cattedrale di Korykos e nella basilica di Tiberiade in Palestina; cfr.
Delvoye 1976, pp. 12-13.
26
Krautheimer 1965, p. 40, fig. 17, p. 318, n. 27.
27
Michaelides 1988, pp. 88-89, p. 116 e p. 124.
28
Boyd 1999, p. 63, fig. 5.
29
Megaw 1974, pp. 62-64.
22
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peratore Zenone all’indomani della scoperta della tomba del santo, che sanciva definitivamente
l’autocefalia della chiesa cipriota30.
I resti dell’edificio, a tre navate con due absidi sporgenti sul lato orientale, giacciono al di sotto dell’attuale monastero di San Barnaba (Fig. 6). La tomba fu deposta nell’abside della navata
meridionale in un arcosolio chiuso da un coperchio forato al centro31.
Alessandro di Cipro descrive la basilica come ‘una chiesa immensa, straordinaria per la varietà
della sua decorazione’ e aggiunge che attorno all’atrio con quattro portici e vasca centrale erano
disposti diversi ambienti per accogliere i pellegrini in visita alla tomba dell’apostolo32.
1.3. La basilica della Campanopetra
La basilica della Campanopetra è il primo monumento di Salamina scavato nella sua quasi
totalità dalla missione francese dell’Istituto Courby dell’Università di Lione creato nel 1964 da
Jean Pouilloux. L’esplorazione, iniziata nel 1965, fu interrotta dalla guerra del 1974. George Roux
ha, in seguito, ripreso lo scavo pubblicandolo interamente nel 199833.
Costruita su una grande terrazza lunga m 160, delimitata a nord e a sud da due depressioni oggi
completamente riempite dai detriti alluvionali, l’edificio si trova all’interno della città antica. La
sua posizione sul promontorio dominante il porto permette un’ampia visuale, che spazia senza
incontrare ostacoli sino al capo di Sant’Andrea.
La costruzione della Campanopetra risale alla seconda metà del V secolo d.C., periodo in cui
l’isola di Cipro godette di un periodo di grande prosperità.
Il complesso, orientato come tutte le basiliche in direzione est-ovest, era costituito da cinque
parti distinte (Fig. 7): una corte d’ingresso ad ovest, un atrio, la chiesa, un secondo atrio ad est e
quello che è stato identificato come il battistero sul lato settentrionale della basilica.
Ad eccezione di quest’ultimo, tutto l’insieme era composto da due grossi rettangoli, l’uno più
piccolo, orientale, destinato al culto si aggancia al maggiore, occidentale, destinato ai servizi; nel
mezzo, posto quasi a congiungere le due parti, era il nartece.
Per la maggior parte della costruzione venne utilizzata pietra locale. Il marmo del Proconneso
venne riservato esclusivamente al rivestimento dei muri della chiesa, del baldacchino dell’atrio
est e del cosiddetto battistero; fu presumibilmente realizzato da un’équipe specializzata di marmorai di provenienza costantinopolitana.
La corte ovest
A pianta rettangolare, di m 37,80 x 36, la corte ovest era porticata sui tre lati nord, est e sud. Il
muro nord è rasato a livello delle fondazioni sull’intera lunghezza, ma alla sua estremità orientale,
a m 3,16 dal muro dell’atrio, resta in parte la soglia di una porta rivestita di gesso, come lo sono
tutte le soglie della basilica. Dell’alzato originale il muro ovest della corte conserva in situ qualche blocco all’estremità meridionale, mentre ad ovest della corte resta l’impianto di un edificio
monumentale. Tra il muro est di questo edificio e il muro ovest della corte corre un passaggio,
alle cui estremità nord e sud si trovano due tetrapili costituiti in origine da due pilastri addossati al
muro est dell’edificio esterno alla basilica e due pilastri addossati al muro ovest della corte della
basilica, dei quali non resta l’alzato.
Dei colonnati che circondavano la corte su tre lati non restano che le fondazioni delle colonne:
due basi ioniche ancora in situ nel portico sud, i primi filari di due pilastri angolari che congiungevano il portico est con i due portici nord e sud; le colonne e gli alzati sono interamente scomparsi,
Salamine de Chypre, X, pp. 18-20; Roux 1998, p. 235.
Papageorghiou 1965, pp. 37-38.
32
Laudatio S. Barnabei Apost., IV, 44-46.
33
Roux 1998.
30
31
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fatta eccezione per una colonna rinvenuta crollata e ora rialzata.
I portici nord e sud, larghi m 4,55, contavano ciascuno nove colonne probabilmente di ordine
corinzio, mentre il portico est ne aveva sei. Secondo gli scavatori, se le basi erano in marmo, il
fusto delle colonne poteva essere in calcare; è verosimile che esse siano state asportate intatte
con i capitelli e reimpiegate in qualche altro edificio, forse a Salamina stessa, come materiale di
spoglio al momento della fortificazione della città seguita all’invasione persiana34.
L’atrio ovest
L’atrio ovest forma un quadrilatero delimitato ad est dal nartece della chiesa e sugli altri tre lati
da trentatre camere; al centro dell’atrio era la tholos monoptera della phiale.
Sul lato ovest dell’atrio si trovano nove camere rettangolari, più grandi di quelle poste sui lati
nord e sud. Lungo il muro ovest della sala centrale, dove si trova l’ingresso principale, si conservano in situ due blocchi addossati, mentre sul muro est è ancora in situ la soglia della seconda
porta, della quale resta lo stipite nord alto m 2,93 in calcare giallo, chiamato Campanopetra,
l’eponimo della basilica. Queste camere sono state interpretate come ambienti per accogliere i
pellegrini, che trovavano ricovero per la notte sulle panchine di legno addossate al muro.
La sala 6, contrariamente alle sale 4 e 3, conserva il suo pavimento in gesso cipriota, che reca i
segni di diversi interventi di restauro. Questa sala subì un ampliamento con una parte dell’attigua
sala 7, probabilmente per l’accresciuto numero di pellegrini. Tale ampliamento risalirebbe alla
metà del VI secolo, quando l’alto funzionario di Giustiniano, Giovanni, il cui nome si legge su
un frammento marmoreo del pavimento della chiesa, dirige i restauri di diversi monumenti della
città, tra i quali anche quelli della Camponopetra35.
Le due sale angolari (1 e 8), pressoché simmetriche, non avevano comunicazione diretta con
il quadriportico dell’atrio: alla sala 1 si accedeva dalla sala 2, alla 8 da un vestibolo ricavato a
scapito della sala 7. Entrambi gli ambienti erano attraversati da canali: quello della sala 8, largo
m 0,97 e profondo m 1, correva lungo il muro nord ed è stato messo in relazione con la funzione
della sala 8, forse una latrina.
La sala 1, invece, nel corso della prima metà del VII secolo subisce un’importante trasformazione: la porta aperta sul lato nord viene murata e rimpiazzata da una nuova porta aperta all’estremità settentrionale del lato est della sala; il livello del pavimento viene soprelevato di una trentina
di centimetri con un riporto di terra e pietre mescolate a frammenti di anfore, nel quale sono state
rinvenute una quindicina di monete di bronzo, tra le quali quattro di Eraclio (610-641). In questa
fase furono costruite lungo il muro sud della sala delle casse in pietra larghe da m 0,45 a m 0,50,
profonde m 0,45 e lunghe da m 1,40 a m 1,60. E’ stato ipotizzato che agli inizi del VII secolo la
sala 1 fosse adibita a cimitero. Il fatto che non siano stati trovati resti umani in queste casse si spiegherebbe con le incursioni arabe del 649-653, che impedirono di portare a termine la costruzione
del cimitero. Tuttavia su questa ipotesi permangono perplessità36.
Ciascuno dei lati nord e sud dell’atrio è circondato da dodici sale, di cui la 19 e la 22 inglobano
le absidi del nartece e la 20 e la 21 le scale che conducevano ai matronei.
L’infilata delle dieci sale del lato nord si presenta come una lunga galleria di m 32,30, internamente divisa in dieci cellule, ognuna con una porta aperta sull’atrio.
Il peristilio dell’atrio, di ordine corinzio, era sormontato da gallerie al piano superiore; si
contano sei colonne sui lati est ed ovest e sette sui lati nord e sud comprese tra le semicolonne
addossate ai quattro pilastri angolari.
Sullo stilobate del portico sono ancora in situ le basi dei quattro pilastri angolari in calcare
locale e le basi in marmo di sei colonne.
Roux 1998, pp. 30-32.
Roux 1998, p. 41.
36
Roux 1998, p. 43.
34
35
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La phiale
Al centro dell’atrio ovest si elevava la tholos monoptera a pianta ottagonale della phiale con le
otto colonne corinzie, che circondavano una base in marmo anch’essa ottagonale. Resta in situ la
fondazione della struttura costituita da grossi blocchi allettati con malta: due ottagoni concentrici
di blocchi di arenaria locale, il primo più esterno supporto delle colonne del peristilio, il secondo
più interno supporto delle pareti della vasca. Il fondo della vasca era originariamente rivestito da
uno strato di malta idraulica stesa direttamente sul blocco di fondazione: al centro di essa un foro
è collegato tramite un sottile taglio rettilineo ad un secondo foro più grande aperto sul lato esterno
della fondazione ovest.
Le basi ed i capitelli corinzi delle colonne del peristilio della phiale erano in marmo di Proconneso, i fusti in breccia rossa e gialla37.
La chiesa
La chiesa, di m 51,60 x 28,20, è a tre navate, fiancheggiata a nord e a sud da due catechumena
comunicanti con le navate e termina ad est con tre absidi semicircolari, che aggettano nell’atrio
est. La navata centrale è separata dalle laterali da due file di undici colonne corinzie in marmo,
comprese tra due semicolonne addossate al muro. Collegate tra loro da archi di calcare rivestiti di
lastre di marmo alternativamente bianche e nere, le colonne sostenevano i matronei ugualmente
provvisti di un colonnato corinzio. Ciascuna colonna trovava il suo corrispettivo in un finto pilastro addossato ai muri nord e sud della chiesa, decorato da capitelli corinzi in marmo che riproducevano i capitelli delle colonne.
Dalla descrizione di Eusebio di Cesarea della basilica costantiniana del Santo Sepolcro di Gerusalemme sappiamo che le colonne erano doppiate in forma di pilastri lungo i muri della chiesa,
per cui questa caratteristica della Campanopetra potrebbe essere indice dell’ispirazione dell’architetto al modello gerosolimitano38.
Lungo m 32,40 il nartece terminava con un’abside sui lati corti nord e sud. Il muro ovest si
conserva dall’estremità settentrionale per circa una decina di metri.
Cinque erano le porte di accesso alla chiesa, due aperte sui catechumena e tre sulle navate.
Restano in situ due delle tre soglie delle tre navate. Alle tre porte del lato ovest della chiesa si
aggiungevano altre tre porte, una lungo il muro sud e due sul muro nord, che avevano la funzione
di collegare i catechumena con la chiesa.
L’abside centrale ha un synthronon a quattro gradini delimitato da un muro (Fig. 8). Tra questo
muro e il muro esterno dell’abside corre un corridoio largo cm 90 e coperto da una volta a botte.
Sono stati rinvenuti lacerti del rivestimento in marmi policromi del synthronon e al centro la lastra
in marmo bianco, dove trovava posto il seggio vescovile.
Al tempo dei restauri effettuati per volontà di Giustiniano e Teodora il pavimento delle absidi
laterali venne rivestito in opus sectile a vivace policromia (Fig. 9); furono, inoltre, posti dei cancelli che a m 3,50 dalle absidi chiudevano i catechumena.
All’estremità ovest del corridoio nord della chiesa sono stati rinvenuti nove frammenti di un
disco di marmo inscritto: l’iscrizione posta in due cerchi concentrici reca il nome del dignitario
Giovanni, che diresse il restauro della basilica tra il 542 e il 543.
L’atrio est
L’atrio orientale della Campanopetra era costituito da un quadrilatero delimitato ad ovest dalle
37
38
Roux 1998, pp. 53-57.
Krautheimer 1965, pp. 58-68.
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absidi della chiesa e sugli altri tre lati da portici. Nel mezzo del lato orientale, in posizione avanzata rispetto alla facciata del portico, fu eretto un baldacchino monumentale, forse per accogliere
delle reliquie39.
Accessibile da entrambi i catechumena e poi, in seguito alla realizzazione di un’abside in
quello sud, soltanto da quello settentrionale, l’atrio est conserva alcune delle colonne in marmo
del peristilio con le basi e i capitelli.
Il baldacchino era chiuso a est da un muro costruito sullo stilobate del portico, mentre sugli
altri tre lati (nord, ovest e sud) tre colonne sormontate da capitelli corinzi sorreggevano un doppio
arco; delle colonne restano in situ le due basi ottagonali nord e sud. Le due arcate nord-est e sudest erano sbarrate da balaustre inserite tra le colonne. Sul muro di fondo resta la fondazione di una
struttura, che doveva forse accogliere il sarcofago con le reliquie40.
Il presunto battistero
Sul lato settentrionale della basilica, adiacente l’atrio est, si trova quello che verosimilmente
doveva essere il battistero che, con i suoi annessi, forma un complesso unitario lungo m 24,70 e
largo m 6,80. La tecnica muraria è la stessa di quella utilizzata per costruire il muro del corridoio
settentrionale della basilica e pertanto ad essa coevo.
All’interno della sala con abside sul lato orientale, manca la vasca battesimale cruciforme,
tipica delle basiliche cipriote, il che ha fatto supporre che essa fosse mobile41. L’intera sala era
rivestita con lastre di marmo di Proconneso, di cui restano alcuni frammenti, mentre il pavimento
era in opus sectile. Ma l’elemento decorativo più straordinario è costituito dalle sei nicchie, larghe
m 1,05 e profonde m 0,45, rivestite internamente da lastre di calcare giallo e disposte lungo i muri
nord, sud e lungo il muro ovest ai lati della porta; anche l’abside orientale era dotata di tre piccole
nicchie decorative.
2. Tremithus
2.1. La basilica di San Spiridione
Alla metà degli anni Sessanta del secolo scorso, al di sotto dell’attuale chiesa di San Spiridione a Tremithus (Tremithûsia) fu rinvenuto il pavimento in mosaico di una basilica paleocristiana
(Fig. 10). L’edificio era a tre navate e abside semicircolare più due corridoi con funzione di catechumena; dell’esistenza del nartece non si ha certezza, perché la basilica è stata inserita nella
successiva chiesa bizantina42.
Nella navata centrale il mosaico riporta un’iscrizione con i nomi di un certo Karterios autore
del mosaico e di Spiridione (Sphyridon), santo patrono di Tremithus, che rappresentò la città al
Concilio di Nicea del 325 e che morì nel 34343.
La rappresentazione di una croce gemmata nel mosaico della navata centrale, al di sopra dell’iRoux 1998, p. 185.
Le analogie dell’atrio est della Campanopetra con l’atrio ovest della basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme
hanno orientato gli archeologi verso l’ipotesi che nel sarcofago deposto all’interno del baldacchino fossero contenute
preziose reliquie (frammenti della Vera Croce?), simbolo dell’autocefalia della chiesa cipriota sancita dall’imperatore
Zenone nel 488; cfr. A. Frolow, La relique de la Vraie Croix, Paris 1961. L’importanza e l’altissimo valore simbolico
di queste preziose reliquie giustificherebbero lo sfarzo e la monumentalità del complesso basilicale di Salamina. In
proposito v. Roux 1998, p. 245.
41
Anche il battistero della basilica A di Filippi era privo della vasca battesimale fissa. Cfr. P. E. Lemerle, Philippes,
Paris 1945, pp. 336-344.
42
BCH 91, 1967, p. 365; Papageorghiou 1970, pp. 15-20; Megaw 1974, p. 61; Megaw 1976a, p. 12; Hadjichristophi
1998, pp. 30-31.
43
Van Der Ven 1953.
39
40
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scrizione, offre un terminus ante quem, dal momento che l’uso di porre la croce sui pavimenti fu
abbandonato con l’Editto del 427 (Fig. 11)44.
Si conserva anche parzialmente il mosaico del pavimento della navata meridionale con motivi
geometrici molti semplici: quadrati in successione, posti alternativamente in asse ortogonale e in
diagonale, motivo molto diffuso in età romana45.
3. Amathus
3.1. La basilica dell’acropoli
Dal 1975 la missione archeologica dell’École Française d’Athènes lavora ad Amathus, antica
città cipriota posta km 10 ad est di Limassol (Lemesos)46.
Le prime indagini archeologiche, condotte dal Palma di Cesnola sul finire del XIX secolo,
riguardarono la zona della necropoli della città47.
Situata nel punto più elevato (m 87 s.l.m.) dell’acropoli di Amathus, la basilica paleocristiana,
di m 25,5 x 25,5, venne costruita nell’angolo settentrionale della terrazza di m 60 x 46, che ospitava il grande tempio di Afrodite (Fig. 12)48.
L’edificio era preceduto ad ovest da un atrio, del quale sopravvivono i portici nord e ovest;
una grande cisterna quadrangolare (m 6 x 5,70 x 7,70) è posta al centro dell’atrio in asse con la
basilica. Nell’angolo sud-orientale della terrazza erano due grandi vasi in pietra di età classica, di
cui uno ancora in situ, la cui funzione in epoca paleocristiana è tuttora ignota.
L’atrio, rivestito da lastre di calcare, era dotato sul lato nord di un portico largo m 3,70, di cui
restano le fondazioni di due pilastri. A m 25 dalla facciata della basilica il portico nord s’interrompe per far posto ad un muro d’angolo. Le fondazioni di un altro pilastro a ovest sono quanto
rimane del portico occidentale dell’atrio, mentre le strutture dell’angolo sud-occidentale sono
andate distrutte.
La basilica, a tre navate precedute da un nartece e da un esonartece, era chiusa a est da absidi
poligonali aggettanti dal perimetro.
L’ingresso al complesso, largo m 3, si trova sul lato meridionale e in origine doveva essere
preceduto da una scalinata o una rampa, della quale si conservano le sostruzioni; esso si apre a
circa metà del muro sud, mentre un secondo accesso si trovava all’estremità meridionale dell’esonartece; è probabile che un ulteriore ingresso fosse ad ovest in asse con la basilica e con la cisterna
ubicata nell’atrio49.
La chiesa aveva due ingressi: uno a metà del lato meridionale, al quale si accedeva tramite una
rampa di tre gradini, l’altro ad ovest, monumentale, al centro della facciata occidentale dell’esonartece. Quest’ultimo, costituito da un grosso ambiente rettangolare pavimentato di lastre di
gesso e calcare, era separato dalla corte dell’atrio mediante due gradini, i quali, dal lato ovest, proseguivano lungo il lato sud della basilica; sul lato orientale dell’esonartece, a cui erano addossati
dei banchi in pietra, ben conservati a nord, si aprivano tre ingressi, dei quali si conserva la soglia
della porta nord a doppio battente.
Il nartece, di m 12 x 4,80, era dotato di banchi lateralmente alle numerose porte, tre sul lato
ovest aperte sull’esonartece, tre sul lato est aperte sulle navate della basilica, una sul lato nord, che
immetteva negli annessi settentrionali, e un’altra sul lato sud aperta sull’annesso meridionale. Il
pavimento era composto da grandi lastre di gesso ben conservate nella metà settentrionale, dispo-
Michaelides 1988, p. 88.
Michaelides 1988, p. 114.
46
Guide d’Amathonte, a c. di P. Aupert, Ecole Française d’Athènes, Sites et Monuments XV, 1996.
47
Aupert - Hellmann 1984.
48
Aupert 1976, p. 909 ss.
49
Procopiou 1994, p. 687.
44
45
Cipro paleocristiana: i luoghi della predicazione paolina
99
ste alternativamente nel senso della larghezza e dell’altezza. Nell’angolo sud-orientale del nartece
una cisterna con imbocco circolare, direttamente scavata nella roccia, veniva alimentata da un
canale di raccolta dell’acqua piovana, che provenendo da ovest lambiva l’entrata meridionale del
lato occidentale dell’esonartece50.
La navata centrale della basilica, di m 12,80 x 6,60, era delimitata a nord e a sud da due stilobati soprelevati di cm 30, sui quali poggiavano otto colonne di marmo di Proconneso, quattro per
ciascun lato, a loro volta impiantate su basi di marmo nero. Essendo gli intercolumni variabili tra
m 2,35 e m 2,50 gli archeologi hanno ipotizzato che ogni colonnato sostenesse cinque arcate poggianti alle estremità su due pilastri; soltanto la metà inferiore di una colonna e una base di marmo
nero sono sopravvissuti alla distruzione. Addossato allo stilobate del colonnato nord, nell’angolo
nord-orientale della navata centrale, rimane una struttura in pietra di cm 70 x 80, alta cm 15 e
rivestita di marmo, che non trova confronti nelle altre basiliche dell’isola e che presumibilmente
era la base dell’ambone51.
Il pavimento della navata, in opus sectile, è costituito da sedici pannelli, di cui quindici conservati, disposti su tre fasce di differente larghezz,a separate tra loro da lastre di calcare e marmo
che inquadrano ogni pannello52. Le tessere dell’opus sectile sono di marmo bianco, grigio e nero,
calcare giallo, frammenti di terracotta e le associazioni sono tra le più varie: esagoni con losanghe,
esagoni a due o tre lati concavi associati a triangoli e semicerchi, esagoni a due lati concavi con
losanghe e motivi a mandorla, e ancora quadrati e triangoli, ottagoni e quadrati, ottagoni a quattro
lati concavi con dischi e quadrati (Fig. 13)53.
Nella zona est della navata centrale, tra il quarto intercolumnio e l’abside, trovava posto il
bema, di m 4,20 x 6,70 inclusa la recinzione, soprelevato di cm 30 rispetto al resto della navata
occupandone circa un terzo della lunghezza54.
I plinti del cancello sono andati persi, rimane solo qualche frammento delle lastre marmoree.
La zona del bema era messa in comunicazione con le navate laterali mediante due passaggi aperti
rispettivamente sui lati nord e sud della recinzione. Il pavimento, molto rovinato, era ricoperto
originariamente da grandi lastre di marmo di Proconneso. Un’esile colonnina, alta m 1,80, rinvenuta nei pressi del bema ha fatto supporre che l’altare, segnalato da una lastra di breccia circondata da una fascia rossa, fosse sormontato da un ciborio.
Le navate laterali della basilica sono identiche, m 12,80 x 2,70, ma la navata nord aveva un
banco lungo il muro settentrionale, mentre quella meridionale ne era sprovvista; quest’ultima,
inoltre, era pavimentata in opus sectile, parzialmente conservato nella parte orientale. Ognuna
delle navate laterali termina con un’abside poligonale sporgente sul lato est, soprelevata di cm 10
rispetto al resto della navata e pavimentata in opus sectile di marmo con ottagoni e quadrati neri.
Al centro delle due absidi era posta una struttura rivestita di lastre di marmo, verosimilmente il
sostegno di una tavola per offerte.
Poligonale esternamente e semicircolare all’interno l’abside della navata centrale, larga m
4,80, si conserva solo a livello delle fondazioni55. Essa era dotata di un synthronon di quattro
BCH 110, 1986, pp. 898-899.
BCH 115, 1991, p. 765. Raffronti possono essere fatti con l’ottagono di Philippi: E. Kourkoutidou Nikolaidou,
XXXI Corso di Cultura sull’Arte Ravennate e Bizantina, Ravenna 1984, figg. 19-20.
52
Simili i rivestimenti in opus sectile della basilica di Aghios Philon, di quella extra muros di Kourion, di quella di
Soloi, della basilica A di Amathus e della Campanopetra di Salamina.
53
Cfr. F. Guidobaldi - A. Guiglia Guidobaldi, Pavimenti marmorei di Roma dal IV al IX secolo, in Studi di Antichità Cristiana, XXXVI, Roma 1983.
54
Il bema simile a questo si ritrova nelle basiliche di Aghia Trias a Yialousa, di Kourion, nella Chrysopolitissa di
Paphos, in quelle di Salamina e nella piccola basilica di Sirmata, mentre nella basilica di Aghios Georghios a Peghia il
bema include la parte orientale delle navate laterali.
55
Il tipo dell’abside poligonale esternamente e semicircolare all’interno si ritrova in varie basiliche cipriote, sia
urbane che rurali, quali ad esempio la basilica vescovile di Amathus, la Chrysopolitissa di Paphos, quella di Aghios
Georghios a Peghia, la cattedrale di Kourion e la piccola basilica di Polis.
50
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gradini rivestito in marmo e provvisto al centro del trono vescovile posto in posizione eminente al
vertice dell’emiciclo, il cui pavimento era in opus sectile con quadrati e ottagoni in marmo azzurro e nero; le numerose tessere in pasta vitrea ritrovate confermano la presenza di un mosaico nel
catino absidale. Alle spalle del synthronon correva un corridoio anulare, dispositivo che si ritrova
in molte altre basiliche cipriote (Fig. 14)56.
L’edificio era affiancato da diversi ambienti e annessi, disposti soprattutto lungo il lato settentrionale57.
A sud della navata meridionale si apriva una sala rettangolare, di m 12,70 x 3,70, sul cui lato
sud si trovava l’ingresso con la scalinata di accesso alla basilica; tale ambiente era fiancheggiato
a ovest e ad est da altre due sale di differenti dimensioni, di cui quella ovest, a pianta quadrangolare, in prosecuzione del nartece, si apriva su questo. Specularmente a questi ambienti, ma sul
lato nord della basilica, trovavano posto altri tre annessi, uno, quello occidentale, aperto sul nartece e su un’altra stanza a nord e dotato di banchi lungo i muri est e ovest; gli altri due, a pianta
rettangolare, comunicanti tra loro. L’aula occidentale, di m 6,20 x 3,40, era circondata da banchi
interrotti, sul lato sud, da una porta aperta sulla navata settentrionale, sul lato est da una seconda
apertura che immetteva nell’ambiente orientale e sul lato nord da una terza porta che, mediante
tre gradini, conduceva ad una stanza a pianta irregolare posta sul lato settentrionale della basilica.
È stato notato che alcuni dei banchi degli annessi appena descritti erano provvisti all’estremità di
un piano inclinato a simulare una sorta di cuscino58.
L’ambiente orientale, di m 5,90 x 3,40, lungo il lato settentrionale della basilica era, invece,
sprovvisto di banchi, ma dotato di un’abside sul lato est, davanti alla quale era un podio soprelevato di cm 23 e profondo m 1,40; il pavimento di questo ambiente era in opus sectile, interamente
in marmo, composto da pannelli di ottagoni e quadrati separati tra loro da sette lastre marmoree
di reimpiego scolpite secondo la tecnica dello champlevé59.
Oltre un centinaio di lastre decorate con questa tecnica sono state rinvenute nella basilica
dell’acropoli, riutilizzate a faccia in giù nei pavimenti. Databili alla prima metà del V secolo d.C.,
queste lastre di marmo provengono dal vicino tempo di Afrodite60.
Al centro dell’abside settentrionale resta l’impronta di una struttura circolare di circa m 1 di
diametro, attorno alla quale fu posto un pavimento realizzato con pezzi di reimpiego. La funzione di questo ambiente con podio soprelevato e abside con struttura circolare nel mezzo non
è stata chiarita; sembra poco verosimile che si trattasse del battistero data l’esiguità dello spazio
disponibile e la mancanza di confronti con altre basiliche; è certo, comunque, che si trattava di un
ambiente a destinazione cultuale61.
La grande aula irregolare, di m 12,30/13 x 3,2/3,50, posta alle spalle della navata settentrionale, era cinta internamente da banchi, larghi cm 50, interrotti sul lato sud da una porta che immetteva nella sala che precedeva l’aula absidata. Questo ambiente, pavimentato con lastre di gesso e
provvisto di un canale per lo scolo dell’acqua, è stato identificato con il refettorio. È verosimile
che il muro occidentale di quest’aula non fosse ortogonale agli altri per la vicinanza al dromos di
una tomba di età classica.
Dal piccolo ambiente quadrangolare posto a nord del nartece una scala di quattro gradini, addossata al muro nord, conduceva alla galleria sopra il nartece stesso, che doveva essere coperta
in legno62; prima del collasso del solaio, questa stanza era usata come magazzino a giudicare dai
numerosi cippi funerari romani ammassati al centro. Sul lato nord di questa sala se ne apriva
Ad esempio nella basilica di Soloi e nella basilica extra muros di Kourion.
La presenza di diversi annessi che fiancheggiano la basilica è una caratteristica tipicamente cipriota; si pensi alle
grandi basiliche di Salamina e di Kourion, ma anche alle più piccole di Soloi, Peghia e Yialoussa.
58
BCH 110, 1986, pp. 891-892. Tale dispositivo si ritrova anche nelle basiliche di Kourion e di Soloi.
59
BCH 110, 1986, pp. 894-895.
60
Boyd 1999, pp. 56-57.
61
Pralong 1994, pp. 430-432.
62
BCH 113, 1989, p. 862.
56
57
Cipro paleocristiana: i luoghi della predicazione paolina
101
un’altra, priva di banchi, dove è stato rinvenuto parte del canale che attraversava anche il refettorio adiacente63.
Quanto allo stato di conservazione dei muri, tanto quelli della basilica, quanto quelli di tutto il
complesso religioso posto sulla terrazza dell’acropoli, per la maggior parte, essi sono stati rasati
sino a livello delle fondazioni, particolarmente nella metà meridionale, mentre il settore meglio
conservato è quello che occupa il punto più elevato del colle, quello che ospita la basilica. I pochi
resti rinvenuti non consentono, tuttavia, di ricostruire gli alzati dell’edificio. È stato comunque
accertato che nel realizzare il complesso religioso i costruttori utilizzarono materiali di spoglio
del tempio di Afrodite; sono stati individuati, infatti, i blocchi di riutilizzo nelle fondazioni dello
stilobate della navata centrale e in quelle dell’atrio64.
I pavimenti presentano cinque tipologie di rivestimento: pietre poligonali di calcare, piccoli
blocchi di arenaria negli annessi, gesso cipriota nella navata nord, nel nartece, nell’esonartece
e nel portico settentrionale, lastre di marmo di Proconneso nel bema e opus sectile nelle navate
centrale e meridionale e nelle absidi del lato orientale della basilica65.
Insieme ai numerosi frammenti marmorei scolpiti a champlevé, sono stati rinvenuti diversi elementi architettonici: una semicolonna in marmo di Proconneso, una base in marmo nero trovata
in situ presso lo stilobate nord, tre frammenti di colonnette e una colonnina di ciborio, un capitello in marmo e due piccoli capitelli in calcare del tipo teodosiano con foglie d’acanto finemente
dentellate. Nella navata settentrionale sono stati recuperati anche frammenti di intonaco bianco
con tracce di colore. Restano, inoltre, frammenti della decorazione murale in marmo che rivestiva
il synthronon. Tra i pezzi marmorei lavorati a champlevé è degna di nota una lastra rinvenuta in
fondo alla cisterna, ricostruita da oltre venti frammenti, ubicata in origine lateralmente alla porta
della navata centrale della basilica. Si tratta di una lastra rettangolare, della quale si conserva
un quarto (m 2,30 x 0,90 x 0,05), originariamente decorata da un motivo a losanga con cerchio
centrale e campiture vegetali entro motivo a onda corrente (Fig. 15)66. Essa trova confronti con
alcuni materiali simili della basilica di Kourion, il che ha suggerito una provenienza comune e una
cronologia circoscrivibile nella prima metà del V secolo d.C.67.
Nel complesso è stato possibile distinguere quattro fasi (Fig. 12) e i reperti ceramici rinvenuti,
che non oltrepassano l’VIII secolo d.C., testimoniano un progressivo abbandono del complesso
religioso a partire dal secolo precedente.
3.2. La basilica portuale
Scavata agli inizi degli anni Novanta del secolo scorso dal Dipartimento delle Antichità di
Cipro, la basilica portuale di Amathus è ubicata a ridosso del porto della città antica68.
Si tratta di un edificio a tre navate, di m 25 x 15, con nartece ad ovest e tre absidi sul lato orientale, semicircolari internamente e poligonali all’esterno (Fig. 16). La navata centrale era separata
da quelle laterali da due file di sette colonne in marmo proconnesio, sormontate da capitelli corinzi e poggianti su basi di calcare, alte cm 80, sei delle quali ancora in situ.
Il nartece ad ovest era preceduto da un atrio a quattro portici, dei quali solo quello orientale e
quello settentrionale sono stati scavati parzialmente.
Lateralmente alle navate trovavano posto due corridoi con probabile funzione di catechumena,
di cui quello meridionale provvisto di abside sul lato orientale. Buona parte delle strutture meridionali della basilica sono state erose dal mare.
BCH 111, 1987, p. 749; BCH 113, 1989, p. 862.
Pralong 1994, pp. 411-455.
65
BCH 115, 1991, pp. 759-766.
66
BCH 118, 1994, pp. 485-490.
67
Pralong 1994, p. 449.
68
BCH 118, 1994, p. 688.
63
64
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Il rivestimento pavimentale del nartece e delle navate era in opus sectile; nei catechumena era,
invece, in lastre di pietra locale. Durante gli scavi sono state rinvenute alcune lastre del parapetto
del bema e le colonnette di sostegno, l’altare, alcuni chiodi e grappe di bronzo e alcune monete
pure in bronzo. Una moneta della prima metà del V secolo d.C., rinvenuta nelle fondazioni del
pavimento del bema, ha fornito un terminus post quem per la costruzione della basilica. La distruzione dell’edificio, causata da un incendio, è stata datata da alcune monete di Costanzo II (655656) ed è quindi da mettere in relazione con le incursioni arabe69.
Lo scavo ha accertato, inoltre, la rioccupazione del sito intorno al 670 d.C., durante il regno di
Costantino IV, quando i materiali di spoglio del presbiterio furono trasportati nei catechumena,
trasformati in magazzini, e fu chiuso il passaggio tra questi e la navata settentrionale, mentre il
nartece venne adibito a magazzino. Sono stati recuperati un gran numero di elementi architettonici, ortostati in marmo, frammenti ceramici e vitrei, lacerti di mosaici, sia murali che pavimentali;
varie monete70.
Alcuni sondaggi effettuati nel 1997 hanno messo in luce gli annessi nord della basilica e
quattro ambienti posti lungo il portico settentrionale del peristilio dell’atrio. I dati di scavo hanno
confermato, inoltre, una riutilizzazione di questi ambienti alla fine del VII secolo d.C.; tra i pezzi
marmorei rinvenuti, un coperchio di reliquiario a forma di sarcofago proveniente dall’altare, depositato in uno degli annessi nord dopo la distruzione della basilica71.
4. Kourion
4.1. La basilica episcopale
Affacciata sulla baia di Episkopi, la città di Kourion sorgeva in posizione dominante sulla falesia che guarda il mare. La grande basilica episcopale era a tre navate di m 35.90 x 23 (Fig. 17)72.
Ad ovest, l’atrio quadrangolare aveva al centro una vasca esagonale con sei nicchie alle pareti
come nella basilica di Soloi73. All’estremità occidentale della basilica era il nartece che, correndo
per tutta la larghezza dell’edificio (m 35), si apriva sulle tre navate e sui catechumena.
Le due navate laterali erano divise dalla centrale da due file di 12 colonne, una delle quali, in
granito grigio egiziano, è stata rinvenuta crollata ed è stata rialzata74.
La navata centrale della basilica era chiusa ad est da una grande abside, semicircolare all’interno e pentagonale esternamente75, fiancheggiata da due sale rettangolari sporgenti verso est,
i pastophoria, aperti su due piccoli ambienti pavimentati (Fig. 18). Tra i due pastophoria, alle
spalle dell’abside, era un’aula rettangolare chiusa da un muro rettilineo, confrontabile con coeve
strutture di alcune chiese siriane e vicinorientali76.
Originariamente il pavimento dell’abside era ad un livello più basso di quello del presbiterio
e dell’ambone soprelevati, che occupavano quattro campate nel settore orientale della navata
centrale77.
A nord della basilica si trovavano il diakonikon e alcuni ambienti relativi ad un complesso, cui
BCH 119, 1995, pp. 834-835.
BCH 120, 1996, p. 1069.
71
BCH 122, 1998, p. 672.
72
Megaw 1976b, pp. 345-371; Id. 1979, pp. 358-365; Id. 1993, pp. 60-62; Id. 2007.
73
BCH 101, 1977, pp. 775-776.
74
Gli intercolumni non sono uguali, per cui Megaw ha ipotizzato che al di sopra delle colonne non vi fossero archi,
bensì architravi lignei. Cfr. A.H.S. Megaw, Archaeology in Cyprus, in Archaeological Reports, suppl. of Journal of
Hellenic Studies, 75, p. 34.
75
Come la Chrysopolitissa di Paphos.
76
La basilica di Side e quella di Antalya, la chiesa di Santa Tecla a Meriamlik e la chiesa ‘fuori le mura’ di Korykos.
In proposito cfr.: Delvoye 1976, p. 14; Papageorghiou 1985, p. 308.
77
Come nella basilica A di Aghios Georghios a Peghia e quella di Aghia Trias a Yialousa.
69
70
Cipro paleocristiana: i luoghi della predicazione paolina
103
si doveva accedere dal nartece e che va riconosciuto come il palazzo del vescovo.
Sul lato settentrionale della basilica era ubicato il battistero, che costituisce un’eccezione tra
tutti i battisteri ciprioti: era, infatti, inserito in un complesso a pianta basilicale con tre navate,
un nartece, un atrio a quattro portici con una fontana al centro (Fig. 19). La vasca battesimale
cruciforme, posta nella parte meridionale del battistero, era stata ricavata in un piccolo recesso
semicircolare.
Del pavimento della basilica sopravvivono solo alcuni lacerti di mosaici databili nel V secolo: negli intercolumni del colonnato nord sono raffigurati vasi tra uccelli affrontati; al margine
orientale della navata settentrionale alcuni cerchi intersecano altri cerchi e fasce annodate corrono
lungo il bordo (Fig. 20)78.
La perdita considerevole di buona parte delle strutture murarie della basilica è stata in parte
compensata dal ritrovamento di circa 500 frammenti marmorei decorati secondo la tecnica dello
champlevé, databili al secondo quarto del V secolo79. Oltre un fregio orizzontale caratterizzato da
vari disegni, inclusa una fascia di cerchi e foglie d’acanto a girali80, sono stati recuperati numerosi
frammenti relativi ad un’elaborata scena di quadrupedi e uccelli fra motivi vegetali di quattro
metri di larghezza, la maggior parte dei quali provenienti dall’estremità occidentale della navata
settentrionale (Fig. 21)81. Buona parte dei frammenti marmorei a champlevé della basilica furono
reimpiegati nel pavimento della cappella di Sarayia nel vicino villaggio di Episkopi.
Se della decorazione musiva originale della basilica non restano che pochi lacerti, rimane invece gran parte della pavimentazione in opus sectile riferibile al VI secolo, particolarmente nella
navata settentrionale82.
4.2. La basilica extra muros
Scavando il sito del santuario di Demetra e Kore, a est dello stadio dell’antica città di Kourion,
il Dipartimento delle Antichità di Cipro, sotto la direzione di A. Christodoulou, rinvenne nel 1971
i resti di una basilica paleocristiana83.
Si tratta di un edificio, di m 16,34 x 10,80, a tre navate con tre absidi sporgenti sul lato orientale,
di cui quella maggiore provvista di synthronon. La basilica era dotata di nartece e di atrio sul lato
ovest, quest’ultimo con portici sui quattro lati, dei quali restano in situ alcune basi di colonne; aveva
due ingressi, uno a nord, l’altro a sud ed era pavimentato interamente da lastre di calcare; al centro
dell’atrio era una cisterna a pianta rettangolare per la raccolta dell’acqua piovana (Fig. 22)84.
Il pavimento della navata centrale era coperto da lastre di marmo, mentre quello delle navate
laterali era in calcare; anche la parte inferiore dei muri delle navate era rivestita da lastre marmoree.
Le navate laterali erano affiancate da due catechumena, di cui quello settentrionale separava la
basilica da un’altra costruzione provvista di abside, probabilmente il battistero, il cui pavimento
era rivestito con lastre di marmo ancora in situ sul lato sud e sul lato ovest, mentre quello del nartece è andato perso, ad eccezione di qualche blocco di marmo, che è tuttora in opera sui lati sud
e ovest85. Durante gli scavi furono ritrovati lacerti dei mosaici che ornavano il catino dell’abside
centrale e di quella meridionale.
All’interno della navata centrale, insieme a numerosi frammenti di elementi architettonici,
furono rinvenute colonne tortili monolitiche in granito, colonne di marmo, un capitello corinzio,
Megaw 1974, pp. 58-88, fig. 1.
Boyd 1999, pp. 49-70.
80
Megaw 1974, pp. 58-88, fig. 2.
81
Megaw 1974, pp. 58-88, fig. E.
82
Michaelides 1993, p. 72, fig. 10.
83
BCH 96, 1972, p. 1083.
84
BCH 98, 1974, p. 894.
85
BCH 97, 1973, pp. 687-688.
78
79
104
Gabriella di Rocco
frammenti delle lastre del cancello del bema in calcare, reperti ceramici e alcune monete. La
maggior parte dei materiali lapidei provengono dal vicino stadio e da altri edifici della città classica di Kourion, come le due lastre con ninfa, Amymone e Poseidon, riutilizzate rovesciate nel
pavimento della basilica86.
5. Paphos
Il primo vescovo attestato dalle fonti a Paphos, capitale dell’isola sino alla metà del IV secolo,
è Cirillo, che prese parte al Concilio di Nicea del 32587.
Stando alla testimonianza di San Girolamo, intorno al 330 giunse nella città cipriota Sant’Ilarione; nativo della Palestina, questi morì a Paphos dove aveva vissuto da asceta e dove ebbe
grande fama88.
In seguito, il sisma che colpì l’isola alla fine del IV secolo distrusse la città incluso il santuario
di Afrodite a Palaepaphos segnando il definitivo declino del culto pagano (Fig. 23).
5.1. La basilica della Chrysopolitissa
Conosciamo malamente l’articolazione della basilica della Chrysopolitissa edificata alla fine
del IV secolo nella parte orientale della città di Kato Paphos89.
La basilica, i cui alzati sono quasi completamente crollati e che originariamente doveva avere
sette navate come la basilica di Sant’Epifanio di Salamina, presenta dimensioni eccezionali (m
53-48 x m 37) e pianta irregolare di forma trapezoidale (Fig. 24)90. Preceduto ad ovest da un atrio
quadrangolare e dal nartece, che proseguiva oltre il muro sud della basilica, l’edificio terminava
ad est con tre absidi poligonali, di cui quella centrale di dimensioni notevolmente maggiori.
Elemento eccezionale, che differenzia la Chrysopolitissa da quasi tutte le altre basiliche cipriote, è la presenza nella navata centrale di un’altra abside, posta 12 metri ad ovest dell’abside
esterna (Fig. 25). Questa seconda abside, parzialmente cancellata dall’edificio dell’attuale Aghia
Kyriakì, è presente anche nella piccola basilica di Toumballos a Kato Paphos, oltre che nella basilica di San Giovanni ad Efeso e nella basilica di Emmaus in Palestina91.
Il settore orientale della navata centrale, quello tra le due absidi, è separato dalle navate laterali
da quattro colonne di granito, due per ciascun lato, alte m 7,15 e dal diametro di m 0,95 (Fig. 26);
le basi su cui posano le colonne, così come anche i capitelli, sono in marmo. Si tratta di elementi
architettonici provenienti da edifici romani della città e reimpiegati nella basilica92. Il resto della
navata centrale, ad ovest dell’abside interna, era separato dalle navate laterali da colonne di dimensioni inferiori alle quattro colonne di granito. In base a questa differenza, è stato ipotizzato
che la parte orientale della navata centrale, compresa tra le due absidi, avesse una copertura diver-
BCH 99, 1975, pp. 843-844.
Hackett 1901, pp. 323-324.
88
Hieronymi Vita Hilarionis, in Vite dei Santi, a cura di Ch. Mohrmann, Vicenza 1983.
89
Arda 1973, 29; 1974, 30-31; 1975, 34 ss; 1976, 46 ss; 1977, 40-41; 1978, 42-43; 1979, 39; 1980, 40; 1981,
38-39; 1982, 40; 1983, 45-46; 1984, 48; 1985, 46-47; 1986, 48-49; BCH 96, 1972, 1081-1082; 97, 1973, 679-680; 98,
1974, 895; 99, 1975, 844; 100, 1976, 899-900; 101, 1977, 776 ss; 102, 1978, 936; 103, 1979, 722; 104, 1980, 801; 105,
1981, 1007; 106, 1982, 737; 107, 1983, 945; 108, 1984, 859-860; 109, 1985, 957 ss; 110, 1986, 862; Arch. Rep. 1968-9,
54; 1980-1, 72; Aja 74, 1970, 395-396; 76, 1972, 316; 77, 1973, 57, 431; 80, 1976, 372-373; 81, 1977, 532-533; 84,
1980, 73; Papageorghiou 1976, pp. 7-10.
90
L’esistenza al di sotto del pavimento della navata interna meridionale di uno stilobate ricoperto da un mosaico,
stilobate rinvenuto anche sotto il pavimento della navata esterna meridionale, ha confermato che l’edificio avesse in
origine sette navate; cfr. BCH 102, 1978, p. 936.
91
Cfr. Forschungen in Ephesos, IV, 3, Wien 1951, p. 227, fig. 61.
92
Michaelides 2001, p. 198.
86
87
Cipro paleocristiana: i luoghi della predicazione paolina
105
sa da quella della parte occidentale della navata93.
Le navate laterali sono separate da quella centrale da colonne alternativamente in granito e in
marmo, anch’esse di reimpiego; due lunghi corridoi, solo parzialmente scavati, fiancheggiano i
muri longitudinali della basilica in funzione di catechumena.
In base ai mosaici rinvenuti è possibile riconoscere due fasi della basilica, una riferibile al IV,
l’altra al VI secolo.
L’edificio conserva quel che resta dei primi mosaici cristiani con soggetti figurativi esistenti a
Cipro e risalenti al IV secolo. Il mosaico della navata centrale reca tre grandi pannelli: nel primo
pannello è visibile la figura di un cervo che beve ad una fonte, al di sotto del quale resta, mutila,
un’iscrizione con il primo verso del Salmo 42: ‘Come il cervo desidera bere l’acqua della fonte,
così la mia anima desidera te, mio Dio’94. Nel secondo pannello si vedono grappoli d’uva e la testa
di un ariete. Un’iscrizione informa che il mosaico fu realizzato per volontà di un certo Esichio ed
è accompagnato dal primo verso del capitolo XV del Vangelo di Giovanni: ‘Io sono la vera vita’95.
Esiste, inoltre, un terzo pannello decorato con un grande cratere e l’iscrizione: ‘La Sapienza tiene
pronto il suo vino’, dal IX capitolo del Libro dei Proverbi (Fig. 27)96.
Durante gli scavi sono stati recuperati cinque frammenti di bassorilievi decorati a champlevé
databili al IV secolo97.
Nel corso di rifacimenti condotti nel VI secolo, al tempo del vescovo Sergio, ricordato su uno
dei mosaici della basilica, le navate furono ridotte a cinque e l’abside interna della Chrysopolitissa
venne rasata al suolo e sostituita da un’altra costituita da undici colonne poste a semicerchio 5 metri
ad est dell’abside interna distrutta. Nello stesso periodo il pavimento della navata centrale ad est
dell’abside eliminata fu soprelevato di 50 centimetri e rivestito con un nuovo mosaico. Non sono
stati rintracciati finora elementi che spieghino la funzione delle due absidi della navata centrale98.
Agli inizi del VI secolo risale la decorazione musiva dell’atrio, che vede l’alternanza di elementi tratti dal mondo animale, quali il pesce e il vitello, con complessi intrecci di motivi geometrici.
Nella ricostruzione del VI secolo una parte dei mosaici della navata centrale venne coperta da
un pavimento in opus sectile99, mentre i mosaici delle navate laterali furono parzialmente coperti
con il più semplice tessellato100.
5.2. La Basilica della Limeniotissa a Kato Paphos
Dedicata alla Vergine ed eretta accanto al porto di Kato Paphos, la basilica della Limeniotissa
fu costruita tra la fine del IV e l’inizio del V secolo d.C. e distrutta durante l’attacco di Abu’l Awar
del 653 d.C. (Fig. 28). In una prima fase l’edificio era a tre corte navate, di cui le laterali molto
strette, con un’abside semicircolare sul lato orientale. In una seconda fase vennero realizzati l’atrio, l’esonartece e il nartece ad ovest e le navate furono allungate ed allargate, con una nuova
abside poligonale all’esterno; le navate laterali, inoltre, furono affiancate dai catechumena101. Le
93
Papageorghiou 1985, p. 307. Tra gli esempi più emblematici di una diversa copertura si ricordano la basilica di
Trevi e l’ottagono della basilica di Betlemme. Cfr. Krautheimer 1965, pp. 60-62, fig. 23 (Trevi); p. 38, fig. 15 (Betlemme).
94
Sicut cervus desiderat ad fontis aquam, ita anima mea ad te, Deus.
95
Ego sum vitis vera. Cfr. Michaelides 1988, p. 93.
96
La sapienza tiene pronto il suo vino. Cfr. Michaelides 2001, pp. 200-201.
97
Non tutti i frammenti sono stati pubblicati. Cfr. Boyd 1999, p. 53, figg. 17, 18, 26, 28. Si tratterebbe degli unici
frammenti ciprioti a champlevé risalenti al IV secolo, oltre quello di Sant’Epifanio a Salamina con acanto e uccello.
98
Papageorghiou 1985, p. 307.
99
Michaelides 1993, p. 74, fig. 36. Cfr. F. Guidobaldi - G. Guiglia Guidobaldi, Pavimenti Marmorei di Roma dal
IV al IX secolo, Roma 1983, pp. 262-348.
100
Papageorghiou 1985, p. 307; Michaelides 2001, p. 201.
101
Arch. Rep. 1961-2, p. 45; 1968-9, pp. 53-54; Arda 1959, p. 18; 1967, p. 18; 1968, pp. 17-18; 1969, p.10 ; 1971,
p. 12; 1972, p. 14; Aja 72, 1968, p. 376; 74, 1970, p. 75; BCH 84, 1960, p. 292; 92, 1968, pp. 351-352; 93, 1969, p. 564;
106
Gabriella di Rocco
colonne delle navate erano sormontate da capitelli corinzi. Del pavimento in mosaici policromi
con disegni geometrici non si conservano che pochi lacerti. Una serie di iscrizioni in lingua araba
conferma che l’edificio divenne sede della guarnigione araba dopo la metà del VII secolo102.
Conclusioni
Da questa breve disamina emergono alcuni elementi caratteristici dell’architettura di età paleocristiana a Cipro.
Analizzando la disposizione topografica di questi edifici è emersa una forte concentrazione nei
grandi centri sulle coste dell’isola, dove le città continuarono ad essere fiorenti in età paleocristiana, mentre minore è il numero delle basiliche costruite nelle aree interne dell’isola, dove sono
sempre di dimensioni minori.
Due delle grandi basiliche cipriote dovevano essere originariamente a sette navate. Si tratta dei
più antichi edifici di culto cristiano dell’isola, risalenti al IV secolo: la basilica di Sant’Epifanio
a Salamina e quella della Chrysopolitissa a Paphos. Esse rappresentano esempi tra i più imponenti dell’architettura paleocristiana realizzati secondo il modello costantiniano di San Pietro
a Roma103; gli altri edifici sono tutti a tre navate. Non è stato finora rinvenuto nessun edificio a
pianta centrale.
La maggior parte delle basiliche studiate era dotata ad ovest di un atrio a quattro portici che
precedeva il nartece. Peculiare è la presenza di una struttura circolare porticata contenente una
vasca per acqua, collocata, in genere, al centro dell’atrio. In tre casi il nartece era preceduto da
un esonartece, nelle due basiliche di Amathus e nella Limeniotissa di Paphos. Tanto nella basilica
della Campanopetra quanto in quella di Sant’Epifanio a Salamina le estremità nord e sud del nartece erano chiuse da una piccola abside.
L’elemento architettonico che mostra maggiore varietà è il capocroce ad est, per la diversità sia
della forma che del numero delle absidi. Se, infatti, le chiese rurali avevano una sola abside, generalmente semicircolare, la maggior parte delle basiliche erano dotate di tre absidi, generalmente
semicircolari, ma non di rado poligonali all’esterno come a Costantinopoli.
Un altro elemento che sembra essere peculiare delle basiliche del nord di Cipro, e che qui è
presente nella basilica di Sant’Epifanio a Salamina, è costituito da uno stretto passaggio che taglia
gli emicicli delle absidi e che metteva in collegamento l’abside centrale con quelle laterali.
Altro elemento caratteristico è costituito dalla presenza di due stretti e lunghi corridoi sui lati
nord e sud della chiesa, i catechumena, che fanno assumere alla planimetria dell’edificio una forma a cinque o sette navate, come, ad esempio, abbiamo visto a Sant’Epifanio e alla Campanopetra
di Salamina e nella basilica vescovile di Kourion.
Alcune delle basiliche cipriote conservano resti del battistero. Si tratta di una struttura dall’articolazione complessa con aula, spesso absidata e dotata di vasca battesimale cruciforme, e altri
ambienti più piccoli. Tutto il complesso si trova solitamente al di fuori della basilica: ad est nella
basilica di Sant’Epifanio, a nord nel caso della basilica vescovile di Kourion; eccezionalmente ad
ovest; nella basilica dell’acropoli di Amathus il battistero affianca, invece, la navata settentrionale
ed è parallelo ad essa.
Nella maggior parte delle basiliche cipriote esaminate è presente il bema, che è collocato nel
settore orientale della navata centrale, come nella basilica vescovile di Kourion, nella Chrysopolitissa di Paphos, in quelle di Salamina e nella basilica dell’acropoli di Amathus; esso pone tali
edifici tra le manifestazioni più magniloquenti dell’architettura di età paleocristiana.
BZ 54, 1961, p. 471; 61, 1968, p. 443; 63, 1970, p. 432; Delvoye 1976, p. 9; Michaelides 1988, p. 89; Papageorghiou
1985, fig. 7; S. Pelekanides - P.I. Atzaka, Corpus Mosaicorum Christianorum Vetustiorum Pavimentorum Graecorum.
I. Graecia Insularis, Athènes 1974, pp. 145-146, tav. 131.
102
Michaelides 2001, p. 202.
103
Krautheimer 1965.
Cipro paleocristiana: i luoghi della predicazione paolina
107
Eccezionale è la presenza di un grande atrio che si estende ad est dell’abside della basilica della
Campanopetra di Salamina, atrio che si conclude con una fastosa architettura cui si accede da una
grande scalinata; esso quindi doveva avere un ruolo particolare, peraltro incerto, nell’ambito del culto.
Abbiamo, inoltre, potuto constatare, nella maggior parte delle basiliche studiate, il reimpiego
di materiali di età classica: nella basilica della Campanopetra a Salamina i frammenti dei fusti
delle colonne della phiale dell’atrio, in breccia rossa e gialla, provengono da edifici della città
classica; le lastre marmoree, decorate a champlevé e databili alla prima metà del V secolo d.C.,
rinvenute nei pavimenti della basilica dell’acropoli di Amathus, sono state prelevate dal tempio
di Afrodite, sul quale la basilica si imposta parzialmente, e così pure i blocchi lapidei reimpiegati
nelle fondazioni dello stilobate della navata centrale e in quelle dell’atrio; a Kourion, nella basilica extra muros, molti dei materiali architettonici provengono dallo stadio e da altri edifici della
città classica; le quattro colonne di granito della navata centrale della basilica della Chrysopolitissa di Paphos, nonché quelle delle navate laterali, sono di reimpiego. I preziosi frammenti di lastre
decorate a champlevé, databili tra la fine del IV e la prima metà del V secolo d.C., provengono
non solo dalla basilica dell’acropoli di Amathus, ma anche da Sant’Epifanio di Salamina, dalla
basilica episcopale di Kourion e dalla Chrysopolitissa di Paphos.
In conclusione, possiamo affermare che la presenza dei grandiosi complessi religiosi di Sant’Epifanio e della Campanopetra a Salamina, della basilica dell’acropoli di Amathus, della basilica
vescovile di Kourion, della Chrysopolitissa a Paphos, attesti l’importanza assunta a Cipro dal
Cristianesimo sin dal IV secolo, nonché l’influenza esercitata sugli architetti e sulle maestranze
locali dall’arte costantinopolitana ed efesina e i continui contatti commerciali con la Propontide
per l’approvvigionamento del prezioso marmo di Proconneso.
Gli altri edifici esaminati in questa sede, la basilica di Salamina dedicata a Barnaba, compagno
di viaggio dell’Apostolo, e la basilica di San Spiridione a Tremithus, per le quali peraltro disponiamo di pochi elementi di discussione essendo state inglobate nei successivi edifici di culto, la
basilica portuale di Amathus, quella extra muros di Kourion e la basilica della Vergine del porto
a Paphos, si inseriscono in quel vasto e articolato disegno di cristianizzazione avviato da Paolo e
Barnaba, che, tra la fine del IV secolo e la prima metà del VII secolo, vide sorgere su tutta l’isola
decine di basiliche e martyria.
108
Gabriella di Rocco
Abbreviazioni
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Cipro paleocristiana: i luoghi della predicazione paolina
Fig. 1 – L’isola di Cipro nella Tabula Peutingeriana
Fig. 2 – Salamina: basilica di Sant’Epifanio, planimetria (Megaw 1974)
111
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Gabriella di Rocco
Fig. 3 – Salamina: basilica di Sant’Epifanio, mosaici dell’abside della navata settentrionale (foto Di Rocco)
Fig. 4 – Salamina: basilica di Sant’Epifanio, frammento di pilastro a champlevé con uccello entro girale
(Boyd 1999)
Cipro paleocristiana: i luoghi della predicazione paolina
113
Fig. 5 – Salamina: basilica di Sant’Epifanio, resti del synthronon (foto Di Rocco)
Fig. 6 – Salamina: monastero di San Barnaba, planimetria, in nero la basilica paleocristiana, a tratteggio
l’attuale monastero (Megaw 1976)
114
Gabriella di Rocco
Fig. 7 – Salamina: basilica della Campanopetra, planimetria (Roux 1998)
Cipro paleocristiana: i luoghi della predicazione paolina
115
Fig. 8 – Salamina: basilica della Campanopetra, lato orientale della chiesa con i resti del synthronon (foto
Di Rocco)
Fig. 9 – Salamina: basilica della Campanopetra, pavimento in opus sectile (foto Di Rocco)
Fig. 10 – Tremithus: monastero di San Spiridione, planimetria, in nero la basilica paleocristiana, a puntinato
il monastero bizantino (Hadjichristophi 1998)
116
Gabriella di Rocco
Fig. 11 – Tremithus: San Spiridione, particolare del mosaico pavimentale con iscrizione dedicatoria e croce
(Megaw 1974)
Fig. 12 – Amathus: basilica dell’acropoli, planimetria, a tratteggio fitto la prima fase, a tratteggio largo la
seconda fase, in bianco la terza e la quarta fase (Pralong 1994)
Cipro paleocristiana: i luoghi della predicazione paolina
117
Fig. 13 – Amathus: basilica dell’acropoli, particolare del pavimento in opus sectile della navata centrale
(foto Di Rocco)
Fig. 14 – Amathus: basilica dell’acropoli, abside della navata centrale con i resti della pavimentazione
marmorea e del synthronon (foto Di Rocco)
118
Gabriella di Rocco
Fig. 15 – Amathus: basilica dell’acropoli, lastra decorata a champlevé (da Boyd 1999)
Fig. 16 – Amathus: basilica portuale, planimetria (Papageorghiou 1985)
Cipro paleocristiana: i luoghi della predicazione paolina
Fig. 17 – Kourion: basilica vescovile, planimetria (Papageorghiou 1985)
Fig. 18 – Kourion: basilica vescovile, pastophorion settentrionale (foto Di Rocco)
119
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Fig. 19 – Kourion: basilica vescovile, battistero visto da est; sulla sinistra è visibile tra due colonnine
l’ingresso alla vasca battesimale cruciforme (foto Di Rocco)
Fig. 20 – Kourion: basilica vescovile, pavimento musivo al margine orientale della navata settentrionale
della basilica (foto Di Rocco)
Cipro paleocristiana: i luoghi della predicazione paolina
121
Fig. 21 – Kourion: lastra a champlevé proveniente dalla navata settentrionale della basilica (da Megaw
1974)
Fig. 22 – Kourion: basilica extra muros, planimetria (da Michaelides 2001)
122
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Fig. 23 – Kato Paphos: planimetria del sito con indicazione delle basiliche (da Maier – Karageorghis 1984)
Fig. 24 – Kato Paphos: basilica della Chrysopolitissa, planimetria, in nero la basilica paleocristiana, a
reticolo la chiesa bizantina, a tratteggio la chiesa attuale (Papageorghiou 1985)
Cipro paleocristiana: i luoghi della predicazione paolina
123
Fig. 25 – Kato Paphos: basilica della Chrysopolitissa, l’area del presbiterio con le due absidi (foto Di
Rocco)
Fig. 26 – Kato Paphos: basilica della Chrysopolitissa, colonne in granito del presbiterio (foto Di Rocco)
124
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Fig. 27 – Kato Paphos: basilica della Chrysopolitissa, mosaico della navata centrale con iscrizioni (foto Di
Rocco)
Fig. 28 – Kato Paphos: basilica della Limeniotissa, planimetria con indicazione delle due fasi (Papageorghiou
1985)