Persinsala Teatro
Silvia Ianniello
novembre 26, 2010
In scena, al Teatro Spazio Uno di Roma, la parabola
ascendente di Ranton – il tossicodipendente più ironico del
grande schermo.
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Chi non ricorda la folgorante dichiarazione d’intenti di Ranton – un Ewan
McGregor in stato di grazia? «Scegliete la vita; scegliete un lavoro;
scegliete una carriera; scegliete un maledetto televisore a schermo
gigante; scegliete lavatrici, automobili, lettori CD e apriscatole elettrici;
scegliete di sedervi su un divano a spappolarvi il cervello e ad annientarvi
lo spirito davanti a un telequiz. E alla fine scegliete di marcire; di tirare le
cuoia in un ospizio schifoso, appena un motivo d’imbarazzo per gli idioti
viziati ed egoisti che avete figliato per rimpiazzarvi. Scegliete il futuro.
Scegliete la vita».
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Ma portare a teatro uno dei film più celebri della storia del cinema è
impresa ardita, che richiede una massiccia dose di rispetto e reverenziale
timore e anche così il successo non è affatto garantito, anzi. Eppure Corso
Dodecasa e Matteo Pianezzi, rispettivamente regista e autore
dell’adattamento teatrale, ce l’hanno fatta. Trainspotting è uno
spettacolo riuscito, che si muove con cautela fra misurate citazioni e
adeguati rimaneggiamenti della sceneggiatura.
Il testo colpisce per l’efficacia del montaggio: non manca nulla, gli eventi
fondamentali sono riproposti con un ordine nuovo che non disperde il
significato della trama, piuttosto lo condensa e ne amplifica l’impatto. La
scenografia è ben curata, fedele anch’essa alle ambientazioni del film: un
materasso abbandonato a terra e tre secchi posti accanto delineano la
stanza in cui Mark Renton consuma le dolorose astinenze; un divanetto
vintage, un tappeto e due tavolini rappresentano il salone in cui gli amici si
drogano, un bancone da pub è invece il locale in cui si ritrovano a bere, nei
rari momenti in cui non si bucano. Quando i fatti si svolgono in ambienti
non definiti concretamente in scena, gli effetti luce intervengono, con esito
positivo, a sollecitare l’immaginazione del pubblico.
Gli attori si muovono in uno spazio fisico che non sempre si limita al palco,
ma spesso lo oltrepassa e si dilata fino agli spalti: ne deriva un
coinvolgente effetto di circolarità tridimensionale, potenziata dagli inserti
http://teatro.persinsala.it
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musicali (naturalmente fedeli alla colonna sonora originale), che ha il suo
apice nella bellissima scena dell’astinenza di Renton.
La recitazione del cast è convincente – pur con alcuni momenti di lentezza
che si fanno presto dimenticare – e riesce a sostenere il ritmo spedito della
narrazione, conferendo ai personaggi una disinvolta credibilità.
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Lo spettacolo continua:
Teatro Spazio Uno
vicolo dei panieri, 3 – Roma (Trastevere)
fino a domenica 5 dicembre ore 21.00
(durata 1 ora e 10 senza intervallo)
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Uno spettacolo dalle ottime intenzioni, tutte realizzate. Con grande
semplicità rievoca l’opera cinematografica senza farla rimpiangere,
recuperandone la forza espressiva con cui mette in scena l’infimo degrado
della tossicodipendenza e con cui declama il messaggio, edificante ma non
troppo, di scegliere sempre e comunque la vita.
Trainspotting
dall’omonimo romanzo di Irvine Welsh
adattamento Matteo Pianezzi
regia Corso Codecasa
con Matteo Pianezzi, Manfredi Saavedra, Corso Dodecasa, Ernesto D’Argenio, Alessandro Giuggioli, Azzurra
Rocchi, Luca Scapparone e Benedetta Comito
costumi Simona Ranaldi
effetti audio Antonello Lanteri
scenografia Domenico Barbalace
disegno luci Dario di Mella
produzione Rosita d’Oria, Marcella Acconcia, Associazione Culturale Noigiochiamo Voichefate di Corso
Dodecasa e Matteo Pianezzi, ZEN.Movie (Rosita d’Oria, Marcella Acconcia)
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