“La Compassione, una delle espressioni del Carisma servitano,
vissuto da Suor Maria Maddalena”
ovvero
IDENTITÀ E IL SERVIZIO CARISMATICO - RELIGIOSO
DELLA CONGREGAZIONE DELLE SUORE COMPASSIONISTE SERVE DI MARIA
«SERVI VOCAMUR VIRGINIS GLORIOSAE» «Siamo Servi della Vergine gloriosa!».
La beata Maddalena Starace, per ispirazione dell’Altissimo e per l’amore che aveva per la Madre di
Gesù e i “suoi” Frati, volle che le suore Compassioniste da lei fondate fossero aggregate all’Ordine
dei Servi di Maria e ne assimilassero e ne vivessero come carisma particolare la passione e il
servizio alla Madre di Dio e ai poveri. Difatti l’amore sincero e cordiale che legava suor M. M.
all’Ordine dei Servi fu una peculiarità della sua spiritualità: «È grande la mia gioia e la mia gloria
– scrisse – quando penso che appartengo all’Ordine dei Servi di Maria». Sul monumento
sepolcrale che conserva le sue spoglie, leggiamo: “Sua unica gloria fu essere serva di Maria”.
In una conferenza tenuta alle sue consorelle l’1 settembre 1917, fra l’altro, disse: «Io medito spesso
queste parole: sono Serva di Maria! A questo pensiero le afflizioni scompaiono». Madre Maria
Maddalena Starace insisteva molto su questa caratteristica. Per suscitare nelle sue suore la stima e
l’amore per l’Ordine servitano le invitava a pregare i Sette Santi Fondatori e li proponeva quale
concreto esempio di fraternità e di servizio a Santa Maria; indicava san Filippo Benizi da Firenze
quale modello di umiltà e di carità; indicava santa Giuliana Falconieri come serafino
dell’Eucaristia; ai Santi servitani dedicò altari e chiese.
Ma chi sono i Servi di Maria?
L’Ordine religioso è sorto nel 1233 ad opera di Sette mercanti della città di Firenze, che chiamati
alla sequela del figlio di Dio lasciarono beni e famiglia per porsi nella Chiesa come umile segno di
fraternità e servizio a Dio e agli uomini, sotto la guida, l’ispirazione di Maria, madre e serva del
Signore. All’origine dell’esperienza religiosa dei Servi non c‘è un fondatore, ma un gruppo di
amici; per cui è intuibile che tra i carismi dei vari fondatori, alcuni dei quali sono comuni alle altre
famiglie religiose, quelli della fraternità, della comunione dei beni in Cristo, dell’avere Maria come
immagine conduttrice del servizio e della tonalità della vita conventuale e ministeriale, nel nostro
Ordine, sono preponderanti. Oggi il carisma e lo stile di vita sono condivisi da frati, monache,
suore, istituti secolari, terziari e gruppi laici, per cui la Famiglia dei Servi è presente nei cinque
Continenti e cerca di essere un esempio di fraternità, che si trova insieme non soltanto per
annunciare il Vangelo, ma anche per vivere e operare da fratelli e sorelle, per essere, ciascuno con
la propria personalità e sensibilità del proprio “io” umano, accanto alle infinite croci degli uomini e
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portarvi, sull’esempio di Cristo e della Madre, redenzione, amore e compassionevole solidarietà.
L’Ordine dei Servi ha sempre sentito il servizio a Santa Maria come un preciso dovere e come
peculiare espressione della sua pietas. Per questa filiale e fedele consuetudine di servizio mariano e
mariologico, papa Giovanni Paolo II, nel ricevere i frati partecipanti al 209° Capitolo Generale (27
ottobre 1989), espresse una non formale esortazione:
«La particolare attenzione che dedicate al mistero di Maria è e resta l’elemento specifico del vostro
carisma religioso e, pertanto, del vostro stile di vita e della vostra missione... Vi raccomando in modo
particolare l’attività del vostro centro teologico “Marianum”: esso ha una responsabilità grande e
delicata, nel campo della mariologia, per tutta la Chiesa. Fate dunque in modo che si sviluppi in piena
fedeltà e comunione con il Magistero della Chiesa; in una sana e fervorosa libertà di ricerca e di
iniziative, in maniera da far veramente progredire la conoscenza del dogma mariano».
Per cui è dovere e piacere di ogni Servo e Serva di Maria proporre e provocare, con lo studio,
l’insegnamento, la predicazione, la liturgia e la vita intesa come servizio a tonalità mariana, una
conoscenza progredita ed attuale della Vergine nel mistero di Cristo e della Chiesa, nell’esperienza
credente dell’uomo e della donna d’oggi.
Ancor prima di diventare parola e azione, il fondamentale atteggiamento del Servo e della Serva di
Maria sarà una presenza misericordiosa. Il senso dell'incarnazione, ci chiede non tanto di "stare-per"
quanto di "stare-con", di farci vicini ai fratelli e alle sorelle da evangelizzare. Ciò vale soprattutto in
rapporto ai sofferenti, alla folla dei crocifissi che pendono dalle infinite croci del mondo. Accanto ad
essi vogliamo imitare la Misericordiosa che, in piedi presso la croce, partecipò alla sofferenza del
Figlio, recandogli il conforto della sua presenza muta, ma efficace. Solo allora i frati, le monache, le
suore, i terziari e le fraternità laicali, potranno ben dire, come avrà tante volte ripetuto la Madre, il
tradizionale motto coniato da san Filippo Benizi: Servi vocamur Virginis gloriosae; «Siamo Servi
della Vergine gloriosa!».
Gesù e Maria Maestri di compassione
Compatire significa patire, ossia soffrire, insieme. Il sentire la sofferenza altrui come propria e
mettersi a suo servizio per eliminarla [C. Di Sante]. Sentire l’altro nella sua reale condizione di
sofferenza, di povertà, di solitudine, di ricerca di senso, di aspirazione alla giustizia e alla pace.
La com-passione si manifesta anzitutto con l’attitudine della com-prensione e della consolazione.
La prima abbraccia ogni essere umano, insieme con tutte le sue speranze, i suoi limiti, i suoi orrori.
La seconda è proprio l’impegno a fare compagnia a chi si sente solo. La forza per questa
operazione, al discepolo, è garantita dal dono della consolazione di Dio, che egli riceve e che
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trasmette ai suoi colleghi in umanità.
a) Dio è compassionevole: il canto di Maria
Gesù non ha disdegnato di mostrare, sia nel quotidiano dell’esistenza sia nelle grandi svolte
storico-salvifiche di Israele, la grande sollecitudine del Padre e sua personale per gli uomini e per le
donne.
La compassione del Dio dell’Alleanza è segno del Regno, forza dell’amore trinitario, sacramento di
redenzione, sintesi di quell’inedito e scandaloso patire cum di Dio per l’umanità, che si manifesta nella
Nuova Alleanza stipulata nel mistero pasquale del suo Figlio.
La Sacra Scrittura, grande libro della “storia” di Dio e in Dio dell’umanità, è narrazione del suo
sguardo misericordioso/materno sul mondo: «Gli occhi del Signore scrutano la terra» (Zc 4,10);
sguardo interessato e capace di penetrare fin nei luoghi più segreti (cf. Sir 23,19). Occhi e sguardi
paterno/materni attenti alle diverse realtà e ai numerosi bisogni dell’uomo infinitamente amato che
sono solleciti a scorgere e tergere le lacrime della sofferenza, che poi raccoglie teneramente in un otre
(cf. Sal 56,9); occhi e sguardi divini che si compiacciono della spirituale povertà degli umili e dei
poveri come Maria di Nazareth (cf. Lc 1,48).
Lo sguardo e il cuore di Dio hanno sempre accompagnato la storia dell’umanità e ogni singolo suo
membro; lo testimonia la stessa Madre del suo Figlio nel suo cantico di lode (cf. Lc. 1,48): lo sguardo e
il cuore di Dio, in definitiva, sono perennemente rivolti a noi sempre in attesa. Dio, ci rammenta la
Vergine Maria, lo ha «promesso ai nostri padri: ad Abramo e ai suoi discendenti per sempre» (Lc 1,55)
b) Dallo sguardo di Cristo la compassione della Madre
La Vergine, istruita dal Padre eterno, dall’evento messianico del Figlio e dalla sua singolare sensibilità
per l’uomo, ha volto il suo sguardo compassionevole verso i bisogni degli uomini; per cui la compassio
Mariae si fonda e viene attestata da tre brani tratti dalla tradizione neotestamentaria: - L’episodio
lucano della Visitazione (cf. Lc 1,39-45 - la narrazione delle nozze di Cana (cf. Gv 2,1-12) nell’evento
della Crocifissione del Figlio di Dio e suo (cf. Gv 19,25-27).
Maria è esperta del dolore; la maternità e la sequela del Figlio l’hanno plasmata a sufficienza sino alla
kenosi empaticamente vissuta nel, col e per il Figlio sul Calvario, ove si ha la manifestazione piena e
tragica del “rifiuto” di Cristo da parte di una certa umanità
Infatti, il “mistero del rifiuto” di cui fu oggetto la vita del Figlio, dalla nascita in un luogo di riparo
per gli animali – «perché non c’era posto per loro nell’albergo» (Lc 2,7) – alla morte, fuori della città
di Gerusalemme, segnò dolorosamente e indubitabilmente la vita della Madre. Per cui la Mater
dolorosa «soccorre e compatisce il martirio del Figlio, “… annoverato fra gli empi” (cf. Is 53,12 e Lc
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22,37), “Colui che hanno trafitto” (cf. Zc 12,10 e Gv 19,37). Di così sconcertante autoumiliazione del
Verbo Divino, ella è compartecipe. Infatti, mentre una lancia trapassa il costato del Figlio (Gv 19,34),
una spada trafigge l’anima della madre. E al perdono invocato da Gesù per i suoi carnefici (cf. Lc
23,34), ella si associa offrendo il proprio perdono».
Maria, donna della nostra terra, come soffrì per il “rifiuto” del “Figlio dell’uomo”, suo figlio, ora
donna del cielo, assunta alla gloria del Dio trinitario al pari di Dio, non cessa di “soffrire” per il
rifiuto” a cui è sottoposto sia Dio che l’uomo, specie ultimo ed emarginato. Il “rifiuto dell’uomo”
continua ad essere una tragica realtà nella nostra società postmoderna.
Lo sguardo colmo di amore, di perdono e di compassione di Gesù Cristo si è posato con dolcezza e
tenerezza dalla croce sulla Madre e sul discepolo, entrambi icone della Chiesa, che da quel momento
sono divenuti indivisibile volontà, potenza e profezia di un servizio, di uno sguardo e di un testamento
che vanno ben oltre i mondani orizzonti. Santa Maria vede ciò che c’è e ciò che manca; possiede lo
sguardo ardente della carità provvidente; ha imparato dal Figlio!
Da questi grandi e insuperati maestri, la nostra Madre ha imparato e poi ha trasmesso alle sue figlie
spirituali, a noi suore Compassioniste, il grande e sempre attuale carisma della compassione. A questo
riguardo riporto alcuni densi brani delle Costituzioni delle Suore Compassioniste che ben delineano i
contenuti spirituali e pratici di tale carisma:
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«Fin dalle origini ci chiamiamo “Suore Compassioniste Serve di Maria”, perché mediante
una vita totalmente conformata al mistero della passione di Cristo e dei dolori della
Vergine, intendiamo espiare i peccati nostri e di tutti gli uomini e compensare con una vita
santa il male del mondo. In tal modo, cooperando con Cristo a redimere i fratelli, mentre ci
sforziamo di completare in noi ciò che manca alla sua passione a favore della Chiesa, ci
inseriamo, ad imitazione della Vergine, nel piano della salvezza».
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Vogliamo inoltre, come Compassioniste, chinarci sulle tante sventure del mondo, per
imparare a non dire pesante la nostra croce e per sollevare e consolare con le parole e con
l’opera, i sofferenti, ben sapendo che Cristo, specialmente in loro, perpetua la sua mistica
passione».
-
La nostra vocazione di Compassioniste, quindi, secondo lo spirito della Madre Fondatrice,
ci spinge ad assumere le opere di carità e di compassione verso il prossimo, richieste
dall’ambiente in cui ci troviamo ad esplicare la nostra attività».
Le suore Compassioniste, frutto e impegno di santità
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La compassione non è semplice filantropia, ma è frutto maturo, splendido e conseguente dell’amore
a Dio, della venerazione alla Madre del Figlio di Dio, dello sguardo provvidente e generoso reso
attento e vigile dalla graduale e stabile conformazione a Cristo, buon samaritano dell’umanità.
Il I° schema della regola dice:
«L’amore e la compassione a Cristo Crocifisso e alla Vergine Addolorata portano la suora a
compatire il prossimo in tutti i suoi bisogni sì dello Spirito che del corpo».
Diceva: “ Ricordate, o figliole, che il titolo
che abbiamo ci ricorda che il primo atto di
compassione, aver lo dobbiamo verso Gesù e Maria, che tanto hanno patito per noi. Questa
compassione vera verso soggetti si cari produce in noi quella compassione sincera e cordiale verso
le sventure del prossimo, che ci rendono dolci le pene, i sacrifici, le privazioni e il cattivo e mal
compenso degli uomini” (N.2253)
Dalla testimonianza di ardente carità trasmessa dalla Madre Fondatrice, noi suore Compassioniste
dobbiamo sempre più impegnarci, ad approfondire e ri-leggere nell’oggi della Chiesa e del mondo, il
carisma mariano-servitano della compassione che sta alla base della nostra vocazione ed esperienza
religiosa, per essere in grado di accogliere i bisogni, gli interrogativi e le sfide della contemporaneità,
non solo in ordine alla fede, alla vita di fede e alla peculiare sequela di Cristo, ma anche in ordine alla
testimonianza e al servizio al mondo e all’umanità.
Sono questi i presupposti che ancora animano la Congregazione delle Suore Compassioniste Serve
di Maria presenti ed operanti in 37 comunità sparse nel mondo: Italia, Canada, Cile, India,
Filippine, Indonesia, Messico. In ciascuna di queste comunità siamo attivamente impegnate nelle
varie realtà sociali, culturali e religiose con il solo scopo di:
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Amare Dio sommamente servito e visto in ogni fratello e sorella che si incontrano;
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Condividere gli ideali, i bisogni e le aspirazioni di ogni creatura;
-
Partecipare, con e come la Vergine Madre, immagine conduttrice della sequela, all’opera
redentrice di Cristo nel mondo e per le creature, con amore, preghiera e sacrificio;
-
Stare con Maria ai piedi delle infinite croci dell’uomo dove Cristo è ancora crocifisso.
Le eredi del carisma religioso-apostolico di Maria Maddalena Starace, infine, oggi, in contesto, così
diverso dalle origini della fondazione, devono porsi alcuni interrogativi importanti:
-
possiamo vivere la nostra consacrazione religiosa intesa come radicale e totalizzante
sequela Christi e come servizio per la redenzione integrale delle persone, specie quelle
poste per vari motivi nel bisogno?;
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come mantenere il nostro carisma originario di consacrate, caratterizzato in modo
particolare dal costante riferimento alla Vergine ai piedi della Croce (cf. Gv 19,25-27),
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prima credente e discepola che ha saputo lasciarsi guidare dallo Spirito, mostrando ai
credenti nel suo singolare evento personale la redditività della terapia dell’amore
redentivo e compassionevole di Dio svelato nella persona, nella missione, nel vangelo di
Cristo, samaritano universale?;
-
siamo anche noi sempre mosse dallo stesso zelo per conquistare a Cristo e concorrere con
Cristo e la sua Chiesa alla grande e sempre attuale sfida della fede per riscattare e
rinfrancare dal male, dalla superficialità, dal disinteresse o dall’abiura dei valori
genuinamente cristiani, dai molti della città terrestre a cui poco importa la costruzione
della civiltà dell’Amore?
La famiglia religiosa delle Suore Compassioniste, nata e innestata per disegno provvidente di Dio
nel ricco solco tracciato dalla tradizione dei Servi di Maria, ha coscienza che il carisma essenziale
su cui fonda la vita battesimale senza la quale non c’è vita religiosa, è la carità verso Dio
sommamente amato e servito, e in Lui, verso l’uomo/donna, vera immagine ed erede del suo Figlio
diletto (cf. Rm 8,29; quindi necessariamente meritevole di rispetto, accoglienza.
La vita, il messaggio e l’esempio della beata Maria Maddalena Starace rimane per noi suore
Compassioniste Serve di Maria, sue eredi sprirituali, una memoria, un impegno e una profezia: un
ricordo vivo che continuamente si rinnova e si dilata, nel tempo, nello spazio e nelle diverse
latitudini, nell’intimo dell’io umano- femminile e nell’estensione della loro presenza e servizio
ecclesiale e antropologico, avendo nel cuore, nella mente e nelle braccia, la grande icona della
Madre di Gesù, vera mater viventium (cf. Gn 3,20).
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