porta che, una volta rotolata via, potesse consentire alle donne di
verificare e sperimentare l’accaduto.Le donne poi incontrano l’angelo che
dà loro l’annuncio ufficiale della resurrezione con l’incombenza di
comunicarlo agli apostoli e a tutti, ma “…esse, uscite, fuggirono via dal
sepolcro perché erano piene di spavento e di stupore e non dissero
niente a nessuno.”Mc 16,8. Tale reazione è per noi problematica e
suscita perplessità e interrogativi. L’uscita e la fuga dal sepolcro non sono
da giudicare in senso negativo come segni di incredulità e disobbedienza.
Piuttosto, il movimento di uscita e di allontanamento segnala una prima
modificazione del punto di vista umano, quello delle donne. Il sepolcro
non è più al centro dell’interesse perché Gesù non è più là. Il timore che
le ha colte di fronte all’annuncio angelico ha, dunque, il suo primo frutto.
E il silenzio che contravviene al mandato dell’angelo?
Nell’ottica di
Marco è il commento più efficace alla novità sconvolgente, all’inesauribile
eccedenza dell’esperienza pasquale. Come potrà essere annunciato ad
altri con parole umane ciò che supera l’esperienza umana ? Il mistero
rivelato in Cristo Gesù è eccedente ogni esperienza e ogni comprensione.
Di fronte a questo dono straripante ogni discepolo è continuamente
invitato a ripartire, a ricominciare a leggere il Vangelo, a riavviare la
propria sequela. Solo la sequela fatta nel SILENZIO meditativo apre al
dono incommensurabile di Dio e rende aperti alla sua perenne
inesauribile novità.
Se le donne fuggono dal sepolcro l’invito ad entrare e “renderci conto”
diventa per noi entrare per ascoltare l’annuncio pasquale della nostra
salvezza. La tomba vuota e l’annuncio della resurrezione dicono che,
nella forma dell’umanità risorta di Gesu, Dio Padre è per sempre e per
tutti disponibile.
La Chiesa, come popolo dei discepoli del Signore Gesù, sa che Lui è
sempre un passo avanti e la precede là dove essa è invitata ad
annunciarlo. Questo “PRECEDERE” di Gesù in Galilea è l’invito a
“VEDERE” il Signore dentro la nostra quotidianità, nella profanità delle
vicende umane. E’ là che Egli si lascia incontrare e vedere; là che dà
appuntamento a chi lo vuol seguire, a chi impara dalla sua umanità risorta
a rendere più umano se stesso e il proprio mondo.
Il silenzio delle donne ci indica che l’esperienza della Pasqua del Signore
va fatta propria e costantemente rimeditata perché le parole di annuncio
non risuonino come vuote informazioni o come formule stancamente
ripetute. Troppo spesso noi pensiamo che annunciare sia soprattutto
parlare; di fatto, Marco ci fa comprendere che annunciare è prima di tutto
meditare, poi dimostrare con la vita. L’inflazione delle parole non giova
alla PAROLA; questa si nutre di obbediente silenzio.
1°incontro - «E’ risorto, non è qui» (Mc 16,1-8)
Spiegazione e significati per la nostra vita
Gli studiosi convengono nel dire che il racconto della tomba vuota
concludeva il vangelo di Marco. La conclusione attuale è stata “aggiunta”
per eliminare la problematicità di una conclusione così brusca: la paura e
la fuga delle donne dal sepolcro vuoto.
Eppure proprio questa
conclusione sconcertante ci consente di porci negli atteggiamenti di
ASCOLTO e DISPONIBILITA’. Sbaglieremmo atteggiamento se
cercassimo nel racconto di Marco i dati della cronologia della
resurrezione. Non è un racconto in diretta, dal vivo, ma la restituzione di
un’esperienza di fede profonda maturata nella primitiva comunità cristiana
in una quarantina di anni di meditazione. Ne consegue che siamo invitati
ad entrare nel testo non come turisti spettatori, ma come DISCEPOLI. La
strada della sequela di Gesù che ha ritmato tutto il Vangelo di Marco
culminando con la professione di fede del “pagano”centurione sotto la
croce (“davvero quest’uomo era foglio di Dio” Mc 15,39), si conclude qui
alla TOMBA VUOTA per riaprirsi immediatamente, da capo, dalla Galilea
dove era incominciata (“Andate, dite ai discepoli e a Pietro: Egli vi
precede in Galilea.”.Mc 16,7).
Protagoniste di questo passo evangelico sono le DONNE; donne
particolari perché compaiono sulla scena come protagoniste attive e NON
come “strumento”, dalla crocifissione in avanti. Sotto la croce, i discepoli
(coloro che si ritenevano tali) scompaiono dalla scena, vinti dal timore,
vittime della loro umana incomprensione, ma le donne rimangono a
testimonianza che non è la condizione umana sociale, economica, che
definisce il DISCEPOLO, ma la sua capacità di amare, la consapevolezza
della sua pochezza di fronte a Dio e la sua capacità di mettersi alla
SEQUELA.
Le donne VANNO al sepolcro per ANDARE a ungere il corpo. E’
importante sottolineare che questo ANDARE evidenzia un desiderio di
RICERCA, di trovare qualcosa o QUALCUNO che avevano SEGUITO e
che vogliono reincontrare per CONTINUARE a SEGUIRE. E’ questo,
ancora, un atteggiamento da DISCEPOLI! La loro azione, razionalmente,
non ha molto senso: sanno perfettamente, perché erano presenti alla
sepoltura, che quella pietra è troppo pesante per loro e nemmeno si
preoccupano di procurarsi aiuto. Sembra di intravedere una percezione,
anche se inconsapevole, di un intervento superiore che provvederà.
Infatti, è così; Colui che ha determinato l’evento più straordinario della
storia, evento non descrivibile perché superiore alle capacità percettive
umane, l’evento della RESURREZIONE, non poteva dimenticare chiusa la
porta che, una volta rotolata via, potesse consentire alle donne di
verificare e sperimentare l’accaduto.
Le donne poi incontrano l’angelo che dà loro l’annuncio ufficiale della
resurrezione con l’incombenza di comunicarlo agli apostoli e a tutti, ma
“…esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di
spavento e di stupore e non dissero niente a nessuno.”Mc 16,8. Tale
reazione è per noi problematica e suscita perplessità e interrogativi.
L’uscita e la fuga dal sepolcro non sono da giudicare in senso negativo
come segni di incredulità e disobbedienza. Piuttosto, il movimento di
uscita e di allontanamento segnala una prima modificazione del punto di
vista umano, quello delle donne. Il sepolcro non è più al centro
dell’interesse perché Gesù non è più là. Il timore che le ha colte di fronte
all’annuncio angelico ha, dunque, il suo primo frutto. E il silenzio che
contravviene al mandato dell’angelo? Nell’ottica di Marco è il commento
più efficace alla novità sconvolgente, all’inesauribile eccedenza
dell’esperienza pasquale. Come potrà essere annunciato ad altri con
parole umane ciò che supera l’esperienza umana ? Il mistero rivelato in
Cristo Gesù è eccedente ogni esperienza e ogni comprensione. Di fronte
a questo dono straripante ogni discepolo è continuamente invitato a
ripartire, a ricominciare a leggere il Vangelo, a riavviare la propria
sequela. Solo la sequela fatta nel SILENZIO meditativo apre al dono
incommensurabile di Dio e rende aperti alla sua perenne inesauribile
novità.
Se le donne fuggono dal sepolcro l’invito ad entrare e “renderci conto”
diventa per noi entrare per ascoltare l’annuncio pasquale della nostra
salvezza. La tomba vuota e l’annuncio della resurrezione dicono che,
nella forma dell’umanità risorta di Gesu, Dio Padre è per sempre e per
tutti disponibile.
La Chiesa, come popolo dei discepoli del Signore Gesù, sa che Lui è
sempre un passo avanti e la precede là dove essa è invitata ad
annunciarlo. Questo “PRECEDERE” di Gesù in Galilea è l’invito a
“VEDERE” il Signore dentro la nostra quotidianità, nella profanità delle
vicende umane. E’ là che Egli si lascia incontrare e vedere; là che dà
appuntamento a chi lo vuol seguire, a chi impara dalla sua umanità risorta
a rendere più umano se stesso e il proprio mondo.
Il silenzio delle donne ci indica che l’esperienza della Pasqua del Signore
va fatta propria e costantemente rimeditata perché le parole di annuncio
non risuonino come vuote informazioni o come formule stancamente
ripetute. Troppo spesso noi pensiamo che annunciare sia soprattutto
parlare; di fatto, Marco ci fa comprendere che annunciare è prima di tutto
meditare, poi dimostrare con la vita. L’inflazione delle parole non giova
alla PAROLA; questa si nutre di obbediente silenzio.
1°incontro - «E’ risorto, non è qui» (Mc 16,1-8)
Spiegazione e significati per la nostra vita
Gli studiosi convengono nel dire che il racconto della tomba vuota
concludeva il vangelo di Marco. La conclusione attuale è stata “aggiunta”
per eliminare la problematicità di una conclusione così brusca: la paura e
la fuga delle donne dal sepolcro vuoto.
Eppure proprio questa
conclusione sconcertante ci consente di porci negli atteggiamenti di
ASCOLTO e DISPONIBILITA’. Sbaglieremmo atteggiamento se
cercassimo nel racconto di Marco i dati della cronologia della
resurrezione. Non è un racconto in diretta, dal vivo, ma la restituzione di
un’esperienza di fede profonda maturata nella primitiva comunità cristiana
in una quarantina di anni di meditazione. Ne consegue che siamo invitati
ad entrare nel testo non come turisti spettatori, ma come DISCEPOLI. La
strada della sequela di Gesù che ha ritmato tutto il Vangelo di Marco
culminando con la professione di fede del “pagano”centurione sotto la
croce (“davvero quest’uomo era foglio di Dio” Mc 15,39), si conclude qui
alla TOMBA VUOTA per riaprirsi immediatamente, da capo, dalla Galilea
dove era incominciata (“Andate, dite ai discepoli e a Pietro: Egli vi
precede in Galilea.”.Mc 16,7).
Protagoniste di questo passo evangelico sono le DONNE; donne
particolari perché compaiono sulla scena come protagoniste attive e NON
come “strumento”, dalla crocifissione in avanti. Sotto la croce, i discepoli
(coloro che si ritenevano tali) scompaiono dalla scena, vinti dal timore,
vittime della loro umana incomprensione, ma le donne rimangono a
testimonianza che non è la condizione umana sociale, economica, che
definisce il DISCEPOLO, ma la sua capacità di amare, la consapevolezza
della sua pochezza di fronte a Dio e la sua capacità di mettersi alla
SEQUELA.
Le donne VANNO al sepolcro per ANDARE a ungere il corpo. E’
importante sottolineare che questo ANDARE evidenzia un desiderio di
RICERCA, di trovare qualcosa o QUALCUNO che avevano SEGUITO e
che vogliono reincontrare per CONTINUARE a SEGUIRE. E’ questo,
ancora, un atteggiamento da DISCEPOLI! La loro azione, razionalmente,
non ha molto senso: sanno perfettamente, perché erano presenti alla
sepoltura, che quella pietra è troppo pesante per loro e nemmeno si
preoccupano di procurarsi aiuto. Sembra di intravedere una percezione,
anche se inconsapevole, di un intervento superiore che provvederà.
Infatti, è così; Colui che ha determinato l’evento più straordinario della
storia, evento non descrivibile perché superiore alle capacità percettive
umane, l’evento della RESURREZIONE, non poteva dimenticare chiusa la