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Michelina Tenace
Cristiani si diventa
Dogma e vita nei primi tre concili
“È il tempo quando fiorisce il tiglio”
Lipa
Indice
Abbreviazioni ............................................................9
Introduzione: Alla ricerca di un’antropologia
derivata dai primi tre concili ..................................12
© 2013 Lipa Srl, Roma
prima edizione: gennaio 2013
Lipa Edizioni
via Paolina, 25
00184 Roma
06 4747770
fax 06 485876
e-mail: [email protected]
http: //www.lipaonline.org
Autore: Michelina Tenace
Titolo: Cristiani si diventa
Sottotitolo: Dogma e vita nei primi tre concili
Collana: Pubblicazioni del Centro Aletti
Formato: 130x210 mm
Pagine: 264
In copertina: “La Pentecoste”, mosaico nella cappella del palazzo vescovile di
Tenerife, Isole Canarie, Spagna, eseguito dall’Atelier del Centro Aletti
Stampato nel gennaio 2013
Impianti e stampa: Graficapuntoprint, Roma
Proprietà letteraria riservata Printed in Italy
codice ISBN 978-88-89667-42-2
L’interesse per i primi concili (12); L’antropologia (24);
La necessità di riscoprire il dogma per consolidare la fede e la vita cristiana (29)
1. Nicea: il Dio-Uomo ......................................33
Perché un concilio? (33); Nicea e dintorni: la gravità della crisi (36); Il fascino teologico della dottrina di Ario
(39); Il senso globale della posizione di Nicea (46)
2. Antonio, l’uomo divinizzato ........................53
I. La Vita di Antonio: una esplicitazione
del dogma di Nicea ............................................53
La Vita di Antonio, un “best seller” (54); La Vita di Antonio,
prima espressione della fede di Nicea (57); Una parabola della vita redenta (59); Significato teologico e valore di
testimonianza del percorso di Antonio (60); La vittoria di
Cristo nell’evangelizzazione di se stessi (73)
II. La Vita di Antonio: i demoni,
la vittoria sul paganesimo
e l’evangelizzazione dell’io interiore ...................75
I demoni, il paganesimo e l’idolatria (75); Le tentazioni
nel processo di evangelizzazione dell’uomo interiore
7. Un’antropologia di sintesi
tra dogma ed esperienza ............................... 186
(86); Il modo di procedere dei demoni e la risposta di
Antonio (88); L’insegnamento di Atanasio e la testimonianza di Antonio (93)
3. Lo Spirito Santo genera alla vita divina ...
99
Quali sono gli argomenti di coloro che non riconoscono
la divinità dello Spirito Santo? (106); La teologia sullo
Spirito Santo di Basilio e il dogma del concilio di
Costantinopoli (109); Quindi, è lo Spirito che ci fa cristiani
(112); L’esperienza della rinascita nel battesimo (113);
L’esperienza dell’inabitazione dello Spirito Santo: il cristiano diviene tempio di Dio (116); Conclusione (118)
4. Le beatitudini, manifestazione
dell’opera dello Spirito................................. 124
Un contesto nuovo per l’antropologia (186); Un monaco che unisce in sé più tradizioni (188); Una situazione
complessa, al crocevia di tante tendenze eretiche (191);
Cassiano, un ponte fra due mondi e una porta di ingresso
(193); L’originalità di Cassiano (199); Cassiano e la sua
spiritualità (201); L’insegnamento di Cassiano sui vizi
(209); Origine della teoria degli otto pensieri cattivi
(214)
Conclusione .................................................... 225
Appendice
San Basilio, Sull’origine dell’uomo, Omelia 1 ........ 233
La presenza del regno di Dio e la sua manifestazione
nell’uomo (124); L’umiltà è la porta del regno dei cieli
(130); Beati i puri di cuore perché vedranno Dio (135);
Chi è l’uomo? Chi è Dio? (136); Le beatitudini lette dal
dono verso l’impegno (145); Beato chi è cristiano (147)
5. La creatura piena di Spirito Santo
genera il Figlio di Dio.................................. 149
Le discussioni sul termine Theotokos (149); La posizione
di Cirillo (158); Le righe storte sulle quali è scritto un
dogma luminoso (162); Da Efeso a noi: osservazioni
per la conclusione (166)
6. Maria, splendore della creatura................... 169
Verso la Trinità: un itinerario diverso nell’esperienza di
Maria (170); Maria e lo Spirito Santo (174); Maria immagine del Figlio che rivela il Padre (181)
7
Abbreviazioni
AAS = Acta Apostolicae Sedis.
AH = Ireneo di Lione, Adversus haereses, tr. it. a cura di V. Dellagiacoma,
2 voll., Cantagalli, Siena 31968.
Atanasio, Il credo di Nicea = Atanasio di Alessandria, Il credo di Nicea, Città
Nuova, Roma 2001.
Bartelink, “Introduction” = G. J. M. Bartelink, “Introduction”, in
Athanase d’Alexandrie, Vie d’Antoine, SC 400 (1995).
Basilio, Lettere = Saint Basile, Lettres, texte établi et traduit par Y.
Courtonne, Les Belles Lettres, Paris: vol. I (1957); vol. II
(1961); vol. III (1966).
Beatitudini = Gregorio di Nissa, Omelie sulle beatitudini, a cura di Chiara
Somenzi, Paoline, Milano 2011.
Boulgakov, Orthodoxie = S. Boulgakov, L’Orthodoxie, L’Âge d’Homme,
Lausanne 1980.
Bouyer, Vie de S. Antoine = L. Bouyer, La vie de S. Antoine. Essai sur la
spiritualité du monachisme primitif, Spiritualité Orientale 22,
Abbaye de Bellefontaine 1977.
Camelot, “Introduction” = P. Th. Camelot, “Introduction”, in Athanase d’Alexandrie, Contre les païens et sur l’Incarnation du Verbe,
SC 18 (1947).
Cassiano, Sull’incarnazione = Giovanni Cassiano, Sull’incarnazione, Città
Nuova, Roma 1991.
Conferenza = Giovanni Cassiano, Conferenze ai monaci, Città Nuova,
Roma 2000.
Corbon = J. Corbon, Liturgia alla sorgente, tr. it. (or. fr. Cerf, Paris 1980)
Qiqajon, Bose 2003.
CSCO = Corpus Scriptorum Christianorum Orientalium.
De hominis opificio = Gregorio di Nissa, L’uomo, tr. it. a cura di B. Salmona, Città Nuova, Roma 1982.
DH = H. Denzinger, Enchiridion symbolorum, definitiorum et declarationum
de rebus fidei et morum, Freiburg i.B. 1854 ecc., a cura di Peter
Hünermann, EDB, Bologna 52009.
Dossetti = G. Dossetti, Il Simbolo di Nicea e di Costantinopoli, ed. critica, Herder, Roma 1967.
9
Cristiani si diventa / M. Tenace
DS = Dictionnaire de spiritualité, ascétique et mystique, doctrine et histoire, 17
voll., Beauchesne, Paris 1937-1995.
Dvornik = F. Dvornik, Histoire des conciles, éd. du Seuil, Paris 1962.
EV = Enchiridion Vaticanum, EDB, Bologna 1966ss.
Evagrio, Trattato pratico = Evagrio Pontico, Trattato pratico, a cura di G.
Bunge, Qiqajon, Bose 2008.
Filocalia = La filocalia, a cura di M. Benedetta Artioli e M. Francesca Lovato, Gribaudi, Torino, vol. I (1983); vol. II (1983); vol. III
(1985); vol. IV (1987).
Florenskij, La colonna = P. Florenskij, La colonna e il fondamento della verità, tr. it. (or. russo Moskva 1914) Rusconi, Milano 1974.
Gregorio Nazianzeno, Orazioni = Gregorio Nazianzeno, Tutte le orazioni,
a cura di C. Moreschini, Bompiani, Milano 2001.
Grillmeier (1/1) / (1/2) / (2/1) = A. Grillmeier, Gesù il Cristo nella fede della Chiesa, Paideia, Brescia (1/1: Dall’età apostolica al concilio di Calcedonia, 1982; 1/2: Dall’età apostolica al concilio di
Calcedonia, 1982; 2/1: La ricezione del concilio di Calcedonia,
1996).
Istituzioni = Giovanni Cassiano, Le istituzioni cenobitiche, Qiqajon, Bose
2007.
Incarnazione del Verbo = Atanasio di Alessandria, L’incarnazione del Verbo,
ed. Città Nuova, Roma 1993.
Ladaria, Il Dio vivo e vero = L. Ladaria, Il Dio vivo e vero. Il mistero della Trinità, Piemme, Torino 1995.
Ladaria, Antropologia = L. Ladaria, Antropologia teologica, Gregorian & Biblical Press, nuova ed. Roma 2011.
Lettera = Atanasio, La vita di Antonio. Lettere-Regola, Messaggero, Padova
1989.
Lossky, Teologia mistica = V. Lossky, Teologia mistica della Chiesa d’oriente, tr. it. (or. fr. Montaigne, Paris 1944) Bologna 1985.
Olphe-Galliard = M. Olphe-Galliard, “Cassien (Jean)“, in DS II/1
(1953) 214-276.
Orientale Lumen = Giovanni Paolo II, Orientale Lumen, Insegnamenti di
Giovanni Paolo II, XVIII, 1/1995, LEV, Città del Vaticano
1997.
Ostrogorsky = G. Ostrogorsky, Storia dell’impero bizantino, Einaudi,
Torino 1983.
Pseudo-Macario, Omelie = Pseudo-Macario, Omelie spirituali, in Id.,
Spirito e fuoco, a cura di L. Cremaschi, Qiqajon, Bose 1995.
10
Abbreviazioni
PG = Patrologia graeca.
PL = Patrologia latina.
SC = Sources chrétiennes.
Sesboüé, Jésus-Christ = B. Sesboüé, Jésus-Christ dans la tradition de l’Église, Desclée, Paris 1982.
Simonetti, “Arianesimo latino” = M. Simonetti, “Arianesimo latino”,
Studi medievali, 3a serie, VIII/2 (1967) 664-744.
Simonetti, La crisi ariana = M. Simonetti, La crisi ariana nel IV secolo,
Augustinianum, Roma 1974.
SS = Basilio di Cesarea, Lo Spirito Santo, a cura di G. Azzali Bernardelli,
Collana testi patristici 106, Città Nuova, Roma 21998.
Stock = K. Stock, Il discorso della montagna, Mt 5-7. Le Beatitudini, Pontificio Istituto Biblico, Roma 2005.
VA = Atanasio, La vita di Antonio. Lettere-Regola, Messaggero, Padova
1989, 135-180.
Nei riferimenti patristici in nota, i numeri fra parentesi quadre rimandano alle pagine delle edizioni sopra indicate.
11
Introduzione:
alla ricerca di un’antropologia
derivata dai primi tre concili
L’interesse per i primi concili
Ha senso oggi uno studio dei dogmi e degli scritti dei
Padri sulla vita cristiana? Per il dogma, sembra che lo
specifico sia costituito dal fatto che non cambia. Per la vita cristiana, sembra che lo specifico sia che cambia continuamente. Dunque?
L’intenzione del libro è quella di aiutare a riflettere sul legame che c’è tra ciò che non cambia e ciò che cambia, tra
i contenuti della fede e l’atto con cui si crede in un tempo preciso, il legame posto tra dogma e vita cristiana.
Dogma e vita cristiana si corrispondono, la teologia è
il riflesso della vita cristiana del credente, teologia e spiritualità costituiscono come uno specchio dell’unico mistero che dà accesso alla salvezza. Restaurare nell’anima la
giusta immagine di Dio è il compito di ogni pastore e predicatore, dei primi secoli come di sempre. Tutto il dogma si può riassumere nella divinoumanità di Cristo e
nella Trinità e tutto l’impegno dei Padri è stato nel mantenere vive queste due verità: Dio è uno e trino e Gesù
Cristo è il Figlio incarnato per la nostra salvezza.
Scopriamo tutto questo leggendo con fede quelle opere
che la fede ha prodotto nei primi secoli: scopriamo cioè che
12
Introduzione
il cristianesimo è cresciuto su questa convinzione che non
si può separare la fede vissuta come testimonianza dalla fede professata come dogma. La paternità dei Padri consistette
nel trasmettere la vita come verità di fede e come stile di
vita: “Chiunque insegna una dottrina pura e chiunque con
l’esempio della propria vita spinge un altro all’amore e al
bene compie ciò che è tipico della paternità”.1
Ci fa particolarmente pensare il fatto che gli stessi
Padri della Chiesa che furono testimoni della formulazione
dei dogmi siano anche testimoni della novità della vita cristiana raccontata in parole scritte. E se i primi sette concili ecumenici del primo millennio furono il fondamento dell’unità della Chiesa, ciò è possibile perché essi sono
l’ermeneutica “unità” dell’essere cristiano nel mondo.
Inoltre, leggendo le opere dei primi secoli colpisce che
vi fosse una sostanziale unanimità rispetto alla concezione della vita cristiana fondata sul senso del battesimo, primo sacramento, fonte ed espressione dell’unità dei cristiani
(cioè della Chiesa) e rivelazione del mistero trinitario.
Tanto che non ci furono mai eresie che negassero questo
contenuto dottrinale.2
1
A. Largent, Études d’histoire ecclésiastique, Leçon d’ouverture d’un cours
de patrologie à l’École supérieure de théologie, Paris 1892, 223.
2
“Il battesimo è il sacramento dell’iniziazione cristiana che libera
l’uomo dal peccato originale e dal peccato personale, che lo fa figlio di Dio,
lo incorpora a Cristo e al suo mistero pasquale e ne fa un membro della
Chiesa. È dunque la porta di accesso ad una vita nuova, soprannaturale. Fin
dall’origine del cristianesimo, questo sacramento è patrimonio incontestato della Chiesa. In realtà, tutti coloro che portano il nome di cristiani sono uniti. Non c’è neanche un’eresia, per poco che abbia voluto custodire
13
Cristiani si diventa / M. Tenace
Va però capito perché, pur essendo chiave di trasformazione della vita e principio di unità, il cristianesimo non
abbia cominciato presentandosi come un sistema sociale
o politico. Eppure, in quanto incarna la Parola (di Dio),
in quanto crea uno stile di vita (quello evangelico), porta un cambiamento anche nella società in cui è presente,
porta la storia a manifestare la presenza del regno di Dio
in essa e in questo offre spazio di contestazione al sistema
sociale o politico in atto. La vita dei cristiani ha così assunto la funzione di “spirito critico” di fronte alle scelte
che, in tempi oscuri, un gruppo o uno stato intero imponeva col pretesto di creare un futuro migliore, costringendo però con la forza o con altri mezzi a rinnegare il
Vangelo di Cristo. Era questa stessa vita a diventare una
specie di fonte per la storia.3
Pur presentandosi come una religione di pace e di
amore fraterno, la presenza delle prime comunità cristiane venne percepita nei primi secoli come una minaccia per
la stabilità politica dell’impero romano. Furono necessari tre
secoli per accettare formalmente la nuova religione, e ci
vorrà tutta la storia perché imperi o ideologie potenti pas-
una base cristiana, che abbia escluso il battesimo. I dubbi sono sorti solo sul
modo di amministrarlo, sui suoi effetti, sul suo modo di efficacia. Tali sono, in sostanza, le questioni di cui trattano i documenti della Chiesa a proposito del battesimo”. G. Dumeige, La foi catholique. Textes doctrinaux du magistère de l’Église sur la foi catholique, éd. de l’Orante, Paris 1975, 339.
3
“Fonti importanti sono le vie dei santi, che per certi periodi sono non meno importanti delle stesse opere propriamente storiche”.
Ostrogorsky 23. Nella pagina successiva, Ostrogrosky aggiunge che “ottimo materiale storiografico è quello offertoci nei loro scritti dai Padri della
Chiesa del tempo”, come anche dagli atti dei concili ecumenici.
14
Introduzione
sino dalla persecuzione del giusto al riconoscimento della giustizia, fino ad accettare la novità divina del Vangelo.4
Il passaggio dalla persecuzione al riconoscimento viene individuato nell’evento della conversione dell’imperatore Costantino, evento che all’inizio del IV secolo segna una svolta decisiva e che è importante sia come punto di arrivo che come punto di partenza per la comprensione della storia della Chiesa.
Che la conversione di Costantino sia un punto di partenza è ovvio, tanta è l’importanza storica e culturale di un
tale cambiamento. Basterebbe ricordare che “la vittoria del
cristianesimo e il virtuale trasferimento del centro politico dell’impero nell’oriente ellenistico segnano l’inizio
dell’epoca bizantina”.5 La portata politica del gesto di
Costantino lo rivela rappresentante del suo mondo.
Costantino
conosceva solo un sistema politico, quello della monarchia autocrate che aveva assorbito la repubblica romana, sotto l’influsso della filosofia politica greca.
Questa filosofia aveva divinizzato il capo dello stato, gli
aveva riconosciuto potere assoluto sugli interessi temporali e spirituali dei cittadini.6
Con la conversione, la filosofia politica di Costantino
non ebbe cambiamenti. L’imperatore non è divinizzato, ma
4
Cf X. Levieils, Contra Christianos. La critique sociale et religieuse du christianisme des origines au concile de Nicée (45-325), de Gruyter, Berlin 2007, 411.
5
Ostrogorsky 26.
6
Dvornik 13.
15
Cristiani si diventa / M. Tenace
“in quanto rappresentante del Re eterno, Gesù Cristo, egli
ha come primo dovere quello di condurre tutta l’umanità
a Dio”.7
Come punto di partenza di una nuova era, la conversione di Costantino fu piena di sviluppi. Ma segnò anche
la conclusione di un’epoca ricca di elementi fondamentali che hanno contribuito a delineare l’identità del cristianesimo. Normalmente, questo secondo aspetto di conclusione di un’epoca si considera meno, se non per rimpiangere in modo romantico i “bei tempi” in cui c’erano
tanti martiri e la Chiesa era perseguitata e non alleata con
i potenti. Ma si tratta di una lettura idealizzata della storia e poco teologica. Di questo periodo va piuttosto rilevato un altro aspetto, molto importante: che, con la conversione dell’imperatore, ebbe inizio un nuovo tipo di rapporto fra i cristiani e la società civile.
Guardando agli anni tra il 260 e il 303, si nota che erano già avvenuti passaggi significativi che indicavano la fine di un processo. Nella società venuta a contatto con comunità cristiane ferventi, c’era già stato un certo loro riconoscimento e una innegabile stima per la vita dei cristiani. Ma non poteva prevalere politicamente una religione che si fondasse su un principio apolitico, un principio di pace con tutti, di uguaglianza senza esclusioni di
sorta, di obbedienza assoluta a Dio solo, e soprattutto
non poteva attirare un principio religioso che adorasse un
Dio che si presentava “crocifisso”.
7
16
Dvornik 14.
Introduzione
Che cosa ha determinato allora la conversione di intere fasce di popolazione e di numerose personalità politiche?
La forza della testimonianza dei cristiani, che cambiarono
il mondo senza ricorrere ai mezzi politici che il mondo conosceva. I cristiani credevano nel Re dell’universo crocifisso. Non lo seppero dimostrare, ma la potenza della fede
in questo Dio, la potenza della vita nuova ricevuta nel battesimo divenne la forza di trasformazione del mondo. Lo
sguardo di chi si convertiva era orientato dai cristiani verso Cristo, ed essi lo indicavano con la loro vita. I cristiani
furono in tal senso l’apologia di Cristo. Nella forza trasformante della loro fede, c’era la prova della divinità del
Crocifisso e della sua vittoria sulla morte con la morte.
Il gesto dell’imperatore Costantino si conforma quindi
ad una dichiarazione pubblica che ancora interpella: la vita dei cristiani è convincente, e la loro dottrina vale perché
la loro vita si dimostra essere un bene per tutti. Il passaggio
obbligato della fede sta dunque ad un certo punto nella svolta dalla vita alla dottrina, dall’esperienza di fede al saperla formulare.
Costantino prese tanto a cuore la difesa della religione cristiana quanto quella del proprio impero. Le divisioni fra i cristiani lo preoccupavano, “rischiano di offendere Dio”, rischiano di provocare Dio contro l’imperatore “nelle mani
del quale Dio ha messo ogni cosa”, e perciò l’imperatore
non può trovare riposo, né sperare di ottenere la misericordia dell’Altissimo, la prosperità e la felicità, finché
non vede tutti gli uomini uniti da legami di comunione fraterna, offrire al Dio santo il culto che gli è dovuto nella religione cattolica.8
8
Dvornik 14-15.
17
Cristiani si diventa / M. Tenace
Ma a che tipo di cristianesimo acconsentì Costantino?9
Alcuni storici sostengono la tesi che Costantino sia rimasto pagano, o “ariano”, fino all’ultimo. Non sarebbe poi
così strano, se si pensa che la discussione sull’arianesimo
durò per secoli. Il discernimento sulla verità del dogma ha
bisogno a volte di secoli per arrivare a cogliere in parole
giuste il mistero della Trinità.10 Costantino rimane nella
storia come il promotore del concilio di Nicea, non a motivo della difesa della giusta fede contro l’arianesimo, ma
a difesa di una concezione del legame che deve esistere fra
unità dell’impero e unità dei cristiani. È questa la nuova
coscienza politica che segnerà la storia della Chiesa. La vita dei cristiani garantisce la vita dell’impero e, viceversa,
l’impero deve garantire la vita dei cristiani.
I concili arrivano dopo tre secoli di vita provata e indicano come nel cristianesimo sia stata riconosciuta prima
la vita dei cristiani e poi, a partire da questa vita, sia stata
elaborata la dottrina in parole, definizioni, concetti che dovevano garantire un comune sentire religioso e culturale.
Nel passaggio decisivo per la stabilità sociale dei cristiani, oltre a Costantino che “accetta anche la religione cri-
9
Costantino accettò anche la religione cristiana: cf Ostrogorsky 41.
Non pensava di avere lui la fede giusta o il giudizio migliore in materia di
fede. Dvornik cita la lettera di Costantino ai vescovi riuniti a Arles dove accusa i donatisti di aver “osato” pretendere da lui, l’imperatore, un giudizio
sulla loro dottrina, che solo i vescovi possono dare. “Il giudizio dei vescovi deve essere considerato come giudizio del Signore stesso in persona”. Cf
ancora Dvornik 16.
10 “La storia di un dogma o di un concilio non termina col suo congedo da parte dell’autorità ecclesiastica o dei padri conciliari. Anzi, proprio allora incomincia il processo del suo ‘stabilirsi’ nella Chiesa e questo avviene per
la via della ‘ricezione’ o accettazione del concilio”. Grillmeier 2/1, 30-31.
18
Introduzione
stiana”, va ricordato l’imperatore che permise solo la fede
cristiana: Teodosio I (347-395), imperatore dal 379 fino
alla sua morte, originario della Spagna e particolarmente
anti-ariano. La sua opera di unificazione consistette
nell’imporre a tutto l’impero il dogma di Nicea e, tramite la sua legislazione, fare del cristianesimo una religione
di stato.11
L’evoluzione del rapporto tra stato e Chiesa andrà nel
senso che, per via della prassi dei concili, impero ed imperatore entrarono a far parte della teologia: l’imperatore era definito “pari agli apostoli”, pur senza essere membro del clero; egli si distingueva dai comuni cristiani perché aveva il diritto di predicare, di penetrare nel santuario anche quando, dopo il VI secolo, questo non sarà più
accessibile ai semplici fedeli. Non disponeva direttamente di autorità sui dogmi, autorità che apparteneva al concilio, ma nei fatti era lui incaricato di far applicare le leggi e di badare che le eresie fossero combattute.
Il legame tra imperatori e concili non può quindi essere interpretato con le categorie di oggi. Tutti i concili
del primo millennio sono stati convocati dagli imperatori (e non dai papi), imperatori che assicuravano l’unità della Chiesa nella verifica dell’unità della fede, che costituiva a sua volta il fondamento dell’unità dell’impero. Era nella mentalità del tempo che una sola fede significasse allo
stesso tempo una sola Chiesa ed una comunità (ecumene)
11 Solo sotto Teodosio “fu completata la cristianizzazione dell’impero. La religione cristiana ortodossa divenne religione di stato e ottenne
così una posizione di monopolio, mentre tutte le altre religioni o confessioni erano poste fuori legge”: Ostrogorsky 47.
19
Cristiani si diventa / M. Tenace
civile unica, governata da un solo imperatore. Il legame tra
unità del dogma, unità della fede, unità della Chiesa,
unità dell’impero è l’orizzonte che permette di capire la
frequenza delle scomuniche in un’epoca in cui i concili
erano garanti dell’unità che deriva dall’unica fede, da un
unico Signore ed un unico battesimo.
L’imperatore era il custode dell’unità della fede definita dal concilio e dell’espansione del regno dei battezzati.
Anche il patriarca, a cui spettava di vigilare su preti, monaci e vescovi, dipendeva dall’imperatore. L’imperatore impose il primato d’onore del vescovo della capitale, nuova
Roma, secondo solo al vescovo della prima Roma (can.
3 del concilio di Costantinopoli), per arrivare a fargli
conferire formali poteri patriarcali (can. 28 del concilio di
Calcedonia). Dopo lo scisma con l’occidente (1054), il patriarca di Costantinopoli divenne il primo dignitario ecclesiastico dell’Impero. L’imperatore lo sceglieva in una lista di tre nomi presentata dal sinodo permanente dei prelati di Costantinopoli, per poi procedere alla sua nomina
con un cerimoniale identico a quello previsto per l’avanzamento di un funzionario. L’unica arma o superiorità che
il patriarca aveva sull’imperatore era quella della scomunica per questioni di fede, cioè di dottrina.
I concili, poiché riuniti sotto la spinta di un’eresia, prevedevano non solo “regole di fede”, ma anche “anatemi”
(cioè sentenze di scomunica) contro coloro che facevano
affermazioni di fede in disaccordo con quanto definito,
perché erano considerati un pericolo per l’unità della
Chiesa, e quindi per l’unità dell’impero.
20
Introduzione
Se abbiamo visto che il passaggio dall’epoca del martirio all’epoca inaugurata da Costantino implica la sfida a
tradurre in dottrina quanto vissuto, pian piano questa
tensione tra fede vissuta e fede professata si stemperò in una
società che vide l’ingresso sempre più massiccio delle
masse nelle chiese – è del IV secolo il diffondersi dei riti
di iniziazione cristiana e la stessa architettura dei luoghi si
modifica per far fronte all’aumentato numero dei fedeli –
e la ricerca dei privilegi legati al cristianesimo, ormai divenuto per legge religione ufficiale.12 La vita che conduce l’imperatore in questa situazione diventa meno importante della fede che professa. Così pian piano l’ortodossia viene prima dell’ortoprassi. In altre parole, in questo contesto è avvenuto il capovolgimento decisivo dall’attenzione a come si vive, all’attenzione a cosa si professa.
Se i primi secoli sono segnati dal lento passare dalla vita
alla dottrina, i secoli successivi indicano un’attenzione
sempre maggiore alla dottrina, per cui ci vorrà la vita radicale di alcuni cristiani per richiamare il legame inscindibile tra dottrina e vita – lo vedremo con la testimonianza
del monaco Antonio, che unisce la fede di Nicea alla sua
esperienza di lotta contro il suo paganesimo, quello interiore, nel deserto.
12 Il canone XVI, 5,1 del Codice di Teodosio così decreta: “L’imperatore Costantino Augusto a Draciliano: È necessario che i privilegi che sono
stati accordati in considerazione della religione siano utilizzati solo da chi
osserva la legge cattolica. Per quanto riguarda gli eretici e gli scismatici, non
solo Noi vogliamo che non abbiano accesso a tali privilegi, ma anche che
siano costretti e soggetti a diverse ammende”: SC 497 (2005) 226. E il canone XVI, vii,1 stabilisce che coloro che da cristiani si siano fatti pagani non
possano avere il diritto di fare testamento (ibid. 354).
21
Cristiani si diventa / M. Tenace
Ancora un aspetto importante riguardo ai concili. Non
è solo la provenienza dei partecipanti ai concili a determinarne il carattere ecumenico, ma il “discernimento” che
vi si opera e il consenso che i vescovi – in quanto Chiesa,
come unico corpo di Cristo – arrivano a formulare. A determinare il carattere ecumenico, più che la proporzione
dei partecipanti delle varie Chiese, fu l’accordo che si raggiunse tra l’autorità dell’imperatore, l’autorità dei vescovi e l’autorità del vescovo della Chiesa di Roma, attraverso
la presenza ai concili di legati e vescovi latini che firmarono i decreti in nome della Chiesa di Roma.
A complemento dell’importante paternità apostolica
dei primi secoli, i concili evidenziano sempre di più la portata della maternità della Chiesa tramite il magistero dei
vescovi riuniti sotto la spinta di un’urgenza pastorale.
I Padri dei primi tre secoli erano testimoni di vita in
mezzo alla gente, martiri e confessori che avevano trovato parole per dire Cristo vivo nella loro vita, avevano
evidenziato la portata della risurrezione di Cristo e la vita dello Spirito, e avevano trasmesso l’esperienza di un discernimento continuo in mezzo alle vicende del mondo.
I concili dettero alla fede un suo alfabeto concettuale,
ai cristiani una terminologia teologica, una simbolica con
la quale comunicare fra loro e dire al mondo la rivelazione del mistero della santissima Trinità unico Dio che si comunica tramite la fede nella divinoumanità di Cristo,
Figlio di Dio fatto uomo per noi e per la nostra salvezza,
che ha veramente patito sotto Ponzio Pilato, è veramente
morto ed è veramente risorto nella verità del suo corpo.
Riassumendo, possiamo dire che l’influsso della fede
cristiana nella società passa:
22
Introduzione
– attraverso lo stile di vita dei credenti (come è chiaro
nella famosa lettera A Diogneto), per cui è sempre necessaria una conversione personale e comunitaria;
– attraverso l’equilibrio sempre minacciato e pericoloso
che si crea tra la Chiesa e lo stato (eresie, concili, divisioni a sfondo politico e religioso insieme), per cui è sempre
necessario un discernimento e un senso critico;
– attraverso la cultura o la tradizione che ogni concilio conferma (diritto, riti, liturgia, lingua, simboli), per cui
è sempre necessario l’esercizio di una fedeltà creativa al deposito ricevuto, per poterlo custodire sostanzialmente;
– attraverso l’attenzione alla verifica che viene dalla
“prova”.
Come nei Vangeli il battesimo di Gesù è seguito dal
racconto delle tentazioni nel deserto, così il cristiano rivela di essere diventato figlio e di aver vinto il diavolo
quando, nel deserto della tentazione, confessa di essere vincitore con Cristo, confessa di ricevere la forza dallo Spirito
Santo, cioè dichiara visibilmente di essere partecipe della
vita divina e dunque dell’opera di salvezza della santissima Trinità.
La prova per il cristiano è il suo stato naturale di vita,
perché il dinamismo stesso della sua novità nel mondo è
una novità in relazione, che tiene conto dell’altro, tiene
conto della storia, non abbassa mai la guardia di fronte al
male e alle sue molteplici maschere. Quindi non vince mai
una volta per tutte, perché una volta per tutte ha vinto solo Cristo (cf Rm 6,10). Conversione continua, lotta spirituale e insieme pace nel compiere la carità, sono gli
aspetti decisivi della testimonianza.
23
Cristiani si diventa / M. Tenace
L’antropologia
Vogliamo provare ad esplicitare l’antropologia implicita che
hanno trasmesso i primi secoli e i primi tre concili. Pensiamo
che l’antropologia sia implicita nella cristologia e sia invece
esplicita nella soteriologia: implicito è il “per noi”, esplicito
è “per la nostra salvezza”. In ogni caso è prioritario partire
da Cristo e dalla rivelazione che il Figlio fa del Padre e del
dono dello Spirito Santo Signore, che dà la vita.
L’esplicitazione dell’antropologia aveva bisogno di più
secoli di parola teologica per lasciar maturare una parola
“dogmatica”, mentre l’esperienza di Cristo e la vita nuova
del cristiano erano invece compiute contemporaneamente alla Pasqua e alla Pentecoste. Non c’è altro dogma che la
necessità di incontrare Gesù Cristo, risorto secondo le
Scritture e vivo secondo la testimonianza degli apostoli, nella comunità che ne è il corpo storico, ossia nella Chiesa.
Ripercorrendo i primi tre concili possiamo notare una
loro unità di intento e di preoccupazione che sarà anche
fonte di ispirazione per gli scritti e per la predicazione dei
Padri considerati in questa riflessione.
Nicea I (325)
Riunito per combattere la dottrina di Ario (260-336),
giunge alla formulazione del cosiddetto Simbolo di Nicea.13
Il concilio definisce che il Figlio è consustanziale al Padre.
In questo concilio, la figura di Atanasio di Alessandria è
centrale nell’elaborazione del dogma. Ci chiederemo qual
13
24
Cf Atanasio, Il credo di Nicea.
Introduzione
è l’indicazione per l’antropologia che sottostà al fatto che
Cristo sia detto della stessa sostanza del Padre.
La Vita di Antonio ci farà vedere il legame tra la vittoria di Cristo nel mondo e la vittoria di Cristo nell’uomo
interiore, tramite il parallelismo fra demoni e mentalità pagana rimasta dentro di noi.
Costantinopoli I (381)
Convocato come sinodo regionale (non era presente
nessun occidentale), dopo un secolo assunse l’autorità di
concilio per l’importanza delle questioni trattate. Venne
convocato per precisare il contenuto di Nicea, cioè la divinità di Cristo, senza però cadere nell’eresia opposta,
quella di Apollinare di Laodicea (310-390), il quale negava
la piena umanità di Cristo. Si precisò, rispetto a Nicea, che
insieme all’essere consustanziale al Padre, il Figlio è pienamente uomo, nato da una donna “per opera dello Spirito Santo”. Ma era anche in atto un’eresia che negava la
divinità dello Spirito Santo. Si aggiunse al Simbolo di
Nicea l’articolo sullo Spirito Santo “Signore che dà la vita, che procede dal Padre, che è glorificato con il Padre e
con il Figlio, che ha parlato per mezzo dei profeti”. Viene
così fissato il Simbolo detto Niceno-Costantinopolitano,
il Credo comune a tutti i cristiani.14
14 Come abbiamo accennato, durante questo concilio fu attribuito
al vescovo di Costantinopoli, Nuova Roma, fondata dall’imperatore Costantino nel 331, una preminenza onoraria dopo il vescovo di Roma. La
Chiesa di Alessandria non accettò facilmente questa decisione per una sede che non poteva vantare una fondazione apostolica e con la quale aveva
una serie di contenziosi aperti a motivo della supremazia in oriente. Con
questo concilio, cominciano infatti le tensioni fra le varie sedi orientali, ten-
25
Cristiani si diventa / M. Tenace
Ci fermeremo a riflettere sul contributo dei Padri cappadoci nell’antropologia a partire dalla teologia che afferma la divinità dello Spirito Santo.15 San Basilio dichiarerà
che, se lo Spirito non fosse Dio, il battesimo non avrebbe
senso, giacché è lo Spirito a farci figli di Dio. Siccome i battezzati testimoniano di essere “di Dio”, lo Spirito che li ha
rigenerati è il Signore che dà la vita. La logica sorprendente
di questi primi Padri stava nell’affermare che la vita dell’uomo nuovo rivela la verità del dogma. La lettura del trattato di Basilio sullo Spirito Santo ci porterà anche a riflettere sulla forma mentis del battesimo che introduce nel mondo una cultura nuova. Di quale cultura si tratta? Quella che
il Signore stesso ha inaugurato e descritto nel suo discorso della montagna, cioè nelle beatitudini: i figli di Dio si manifestano come operatori di pace, il regno di Dio è rivelato da
quelli che sono perseguitati e i poveri hanno trovato chi li
rende partecipi del regno. Le omelie sulle beatitudini di
Gregorio di Nissa ci descrivono un’antropologia dal punto di vista della grazia della redenzione e del regno che è già
in mezzo a noi, perché lo Spirito ci è stato dato. Si tratta
di un vero e proprio trattato di antropologia spirituale.
Efeso (431)
C’era in atto un’altra eresia, quella di Nestorio (382451), che distingueva Cristo e il Figlio di Dio nell’incarnazione. La questione si chiarisce in riferimento alla Madre
di Gesù: come chiamarla? Madre di Cristo (Gesù Cristo,
sioni che lacereranno l’unità della Chiesa ben prima del 1054, data solitamente indicata per la divisione delle Chiese.
15
26
Cf SS.
Introduzione
vero uomo) o Madre di Dio (Cristo è il Figlio)? Il concilio proclama la Vergine Maria “Madre di Dio”, perché
Madre del Figlio di Dio che da lei riceve la natura umana.
Gli anni precedenti a questo concilio videro impegnato
nella polemica Giovanni Cassiano, che scrisse un trattato
contro Nestorio comunemente conosciuto con il titolo di
Sull’incarnazione. Contro Nestorio, che negava a Maria il
titolo di “Madre di Dio”, Cassiano difese la maternità divina di Maria. Riconoscere a Maria il titolo di Madre di
Dio senza definirla una divinità significava riconoscere la
dignità della creatura capace di libertà e di volontà di
fronte a Dio. Questo è il fondamento non solo del dogma di Efeso, ma anche della vita dei monaci: il monaco
ha accolto un dono, la grazia (del battesimo e della vocazione), ma è invitato a un impegno e capace di portarlo
avanti. L’uomo è chiamato a modellarsi sulla perfezione
della forma dell’Homo dominicus (Conferenza IX, 13 [118]),
per giungere, attraverso la carità, dall’immagine alla somiglianza (Conferenza XI, 9 [109]). L’ascesi, la lotta spirituale e il discernimento dipendono e sono al servizio di
questa dignità, intelligenza e volontà.
Cassiano è dunque un testimone notevole della dottrina anti-nestoriana e anti-pelagiana, un testimone che cercò
la giusta misura tra la libera gratuità di Dio e la libertà ferita dell’uomo. Maria, creatura umana piena di grazia,
piena di Spirito Santo, Madre del Figlio vero Dio, è Theotokos, genitrice di Dio. Distante dalle posizioni estreme di
Agostino e dalle derive del pelagianesimo, Cassiano rappresenta in antropologia l’eredità dell’oriente seminata in
terra d’occidente. Su richiesta del vescovo Castore (della
diocesi di Apt nel sud della Gallia), Cassiano scrisse sulla vi27
Il rito bizantino / R. F. Taft
ta monastica dopo aver condiviso la vita di molti dei Padri
più significativi del suo tempo. Alcuni capitoli delle Istituzioni e delle Conferenze si possono dunque leggere come
trattati di antropologia teologica, ossia trattati sulla vita
cristiana pratica e comune. In particolare, ci interesserà la
Conferenza V, dove egli dà conto del continuo passaggio che
deve fare ogni credente dalla schiavitù delle passioni (gli otto vizi) alla libertà dei figli di Dio. Cassiano credeva nella
sinergia fra grazia e libero arbitrio, nella sinergia fra gratuità
e impegno, perché aveva visto vivere i monaci nel deserto e perché la fede cristiana professa, come abbiamo detto, la dignità della creatura voluta da Dio capace di “portare Dio”. “Portatrice del Verbo”, “forgiata dallo Spirito,
essa [Maria] intuisce, senza averne conoscenza piena che
l’attività più feconda dell’uomo è quella di essere capax Dei,
in grado di ricevere in sé il suo Dio”.16
Possiamo allora dire che, con i primi tre concili, sono
state poste le basi della cristologia, della dottrina trinitaria e anche dell’antropologia.
I concili successivi preciseranno la terminologia, affronteranno dibattiti nuovi, ma la base dei primi tre concili rimane come un riferimento indiscusso.17 Ancora al secondo
concilio di Nicea, del 787, se la dottrina di riferimento è
quella di Calcedonia, i Padri più letti durante le sessioni a
conferma dell’ortodossia della venerazione delle immagini
furono Atanasio, Basilio il Grande, Cirillo di Alessandria.
16
Corbon 32.
17 Cf B. Sesboüé, “La réception des conciles de Nicée à Constantinople II et ses enseignements”, in La recepcion y la comunion entre las Iglesias. Actas
del Coloquio de Salamanca, 8-14 abril 1996, Salamanca 1997, 121-155.
28
Introduzione
La necessità di riscoprire il dogma per consolidare
la fede e la vita cristiana
In un contesto in cui viene ignorato o messo in questione il discorso dogmatico,18 la sintesi fra dogma e vita
propria dei Padri potrebbe aiutare a riscoprire l’intelligenza
sapiente della proposta cristiana. Senza fondamento dogmatico, come si potrebbero affrontare le questioni di oggi (ad es.: la cristologia in India, l’antropologia in Asia, l’ecclesiologia in Sudamerica, la liturgia in Africa, la sociologia
e la psicologia in Europa, ecc.) che hanno elementi comuni con i dibattiti dei primi secoli?
Il mondo cambia, il Vangelo no, sebbene la sua incarnazione e attualizzazione debbano cambiare per rivelare in
ogni tempo la novità di Cristo, perché Egli è di oggi, di
ieri e di sempre (cf Eb 13,8). “Come attualizzare l’evento fondatore del Vangelo. Questa mi sembra essere l’attualità paradossale e portatrice di speranza dei Padri in una
Chiesa in agonia fino alla fine dei tempi”.19
Si può credere nel futuro del cristianesimo se si guarda alla “creatività prodigiosa che hanno saputo dimostrare i pionieri del dogma”. Questa creatività, questa continua ricerca dogmatica dei Padri, “interrogata nel deserto
spirituale della postmodernità”,20 aiuta a formulare que-
18 Cf Ch. Kannengiesser, “Un avenir pour l’herméneutique biblique des Pères”, in Ch. Badilita - Ch. Kannengiesser (edd.), Les Pères de l’Église dans le monde d’aujourd’hui, Bauchesne, Paris 2006, 46.
19
Ibid. 47-48.
20
Ibid. 48.
29
Cristiani si diventa / M. Tenace
stioni decisive alla civiltà che sta nascendo e nella quale i
cristiani sono chiamati ad operare.
L’importanza della testimonianza dei Padri in ordine alla cultura cristiana deriva dal fatto che il loro pensiero era
centrato proprio sulla Parola e sulla vita di Cristo visibile
nei cristiani.21 La moltiplicazione delle pratiche religiose
porta ad una generale “afasia dogmatica”, riscontrabile anche fra i cristiani e ci richiama alla responsabilità di dire una
parola di fede sensata, nuova, incarnata.
Il rinnovamento in teologia avviene quando c’è attenzione alla vita presente e allo stesso tempo capacità di
leggere l’interezza della tradizione. Basta ricordare che
l’espressione “nouvelle théologie” è stata data paradossalmente alla teologia di Henri de Lubac che voleva privilegiare la tradizione rispetto alle “ipotesi”22 derivate dalle
speculazioni teologiche dei tempi moderni.
In questo contesto, si capisce anche chi prova una sorta di “ripugnanza” a razionalizzare il dogma,23 quando
non viene riferito alla vita da cui è sorto. Questa razionalizzazione tradisce la ricchezza della testimonianza dei
concili, perché il paradigma teologico può essere solo
21 Cf C. Dagens, “Une certaine façon de faire de la théologie. De
l’intérêt des Pères de l’Église à l’aube du IIIe millénaire”, in Nouvelle Revue
de Théologie 117 (1995) 65-83.
22 Così Henri de Lubac qualificava l’idea di “natura pura” in antropologia. Sull’introduzione del concetto di “natura pura”, sul modo in cui
esso ha determinato la maniera di intendere il problema del “soprannaturale” e con ciò la sintesi teologica occidentale degli ultimi secoli e sulla posizione di de Lubac, cf Ladaria, Antropologia 180-182.
23 Cf M. Lot-Borodine, La déification de l’homme, Cerf, Paris 1970,
187. La parte citata non è presente nella tr. it. del libro, Perché l’uomo diventi
Dio, Qiqajon, Bose 1999.
30
Introduzione
spirituale e si situa di proposito “fuori dalla portata [...] delle sottigliezze dei discorsi”.24
Così, “fuori dalle sottigliezze dei discorsi” e applicata
alla vita nuova, la fede dei primi secoli è abbondantemente
“illustrata” da racconti, da esempi che dicono l’esperienza dei redenti. I racconti di queste esperienze o vite di fede si presentano semplici, essenziali, diretti. Abbiamo così tutta una letteratura sull’esperienza spirituale contemporanea alla letteratura legata ai concili, trasmessa dagli stessi Padri che hanno elaborato la terminologia dogmatica.
La medesima esperienza è riflessa nelle sentenze sapienti,
negli apoftegmi, nella corrispondenza fra padri spirituali e
discepoli.25
Quando la stessa dottrina è vissuta e formulata, il cristianesimo è significativo. Dice san Basilio nell’omelia posta in appendice a questo libro:
Che cosa è il cristianesimo? È la somiglianza con Dio nella misura possibile alla natura dell’Uomo. Se hai ricevuto la grazia di essere cristiano, affrettati a diventare simile
a Dio, rivestiti di Cristo. Ma come lo rivestirai se non ne
porti il sigillo? Come lo rivestirai se non hai ricevuto il battesimo? Se non porti la veste di incorruttibilità? Rinunci
24 “Le realtà vissute all’interno della Ecclesia sono situate su un piano spirituale dove tutto si colloca nel chiaroscuro del mistero. È un paradigma pneumatoforo al quale restano estranei sia lo psicologismo puro che
le sottigliezze del ‘discorso’”. M. Lot-Borodine, La déification de l’homme, cit.,
187.
25 Per esempio fra Barsanufio (+ 540) e Giovanni di Gaza, cf
Barsanuphe et Jean de Gaza, Correspondance, SC 426, 427, 450, 451, 468
(1997-1998; 2000-2002); fra l’abate Isaia e Doroteo di Gaza, cf Dorothée
de Gaza, Œuvres spirituelles, SC 92 (1963).
31
Cristiani si diventa / M. Tenace
1. NICEA:
IL
DIO-UOMO
forse alla somiglianza con Dio? Se io ti dicessi: ecco, diventa simile all’imperatore, non mi considereresti un benefattore? E ora che voglio renderti simile a Dio, vuoi
scappare lontano dalla parola che ti divinizza, vuoi tapparti
gli orecchi per non ascoltare le parole di salvezza?26
Questo libro vorrebbe rispondere all’invito del papa
Benedetto XVI che ha auspicato che “la testimonianza di
vita dei credenti cresca nella sua credibilità”,27 e vorrebbe
aiutare ogni cristiano a “riscoprire la gioia nel credere e
ritrovare l’entusiasmo nel comunicare la fede”.28 Vorrebbe
allo stesso tempo rendere ragione di come questa gioia è
è il frutto di un dono e di un impegno. “Diventare cristiani”29 significa perseverare nella fatica di non rassegnarsi
alla mediocrità, lottare contro pensieri e passioni di regressione spirituale, significa incontrare ogni giorno la misericordia di Dio che precede ogni sforzo e sorpassa ogni
misura.
Perché un concilio?
Nel quadro della storia del cristianesimo, viene solitamente attribuita un’importanza singolare al IV secolo
perché,
in un periodo relativamente breve, la religione cristiana, da religione vietata, passa a religione ufficiale dello
stato; si ha la cristianizzazione di grandi masse; sorgono eresie che determinano controversie teologiche di altissimo livello; le soluzioni e gli indirizzi dei concili e
dei grandi Padri di questo secolo determinano radicalmente il corso della teologia dei secoli seguenti.1
Cosa succede nei primi decenni del IV secolo? Costantino, che ha vinto sul concorrente Licinio, è diventato capo unico di un grande impero e lo vuole tenere unito. I cristiani nell’impero sono ormai una minoranza significativa per la loro qualità di vita.2 L’impero può prendere forza da una religione che si presenta come universale. Costantino, una volta diventato unico imperatore,
vuole unificare l’impero pacificando anche i conflitti fra
le fazioni cristiane. Può portare la pace tramite la fine delle persecuzioni e dei conflitti dottrinali.
26
Basilio di Cesarea, Sull’origine dell’uomo, Omelia 1, 17, 258.
27
Benedetto XVI, Porta fidei 9.
28
Ibid. 7.
29 Cf Tertulliano, Apol. XVIII, 4, PL 1, 435A: “Fiunt, non nascuntur christianis”.
32
1
Dossetti 17.
2
Questa decisione giuridica fu presa per una minoranza, forse
circa il 10% della popolazione. Ma la vita dei cristiani era così significativa
che non si poteva più continuare a reprimerla con le persecuzioni.
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