INCONTRI Si chiama Sergio Baroni, abita a Lizzanella ed è coltivatore diretto di seconda TERRA TRENTINA 11/2008 Coltiva da una vita vischio, agrifoglio e pungitopo 30 Vischio, agrifoglio e pungitopo sono piante bene auguranti che con la loro presenza contribuiscono ad abbellire le abitazioni di molti trentini, ma non solo, a Natale e in occasione delle altre feste di fine anno. Si tratta di specie botaniche selvatiche che crescono spontaneamente anche nei boschi del Trentino. Chi volesse conoscere la loro morfologia ed ecologia può consultare il volume “Il margine del bosco” edito da Manfrini nel 1976, ma ancora attuale. I testi sono di Attilio Arrighetti, laureato in Scienze forestali, già dipendente della Possiede una buona conoscenza della biologia delle piante che coltiva, ma i positivi risultati raggiunti nella coltivazione sono frutto soprattutto dell’esperienza maturata nella pratica. Molti segreti li ha appresi dal padre che si dedicava alla stessa attività Sergio Ferrari Regione Trentino Alto-Adige e negli ultimi anni della carriera direttore della Stazione speri- mentale dell’Istituto Agrario di S. Michele all’Adige. I disegni assai accurati e belli da vedere per la Per piantare vischio, esordisce Sergio Baroni, si parte dalla bacca matura asportata da un cespo cresciuto naturalmente su una pianta di bosco, di solito pino silvestre. La bacca deve essere matura e questo si verifica verso il mese di marzo. È molto importante scegliere il periodo giusto per la raccolta. Si schiaccia e si estrae il seme avvolto da un materiale appiccicaticcio. L’innesto, cioè il posizionamento del seme sulla corteccia della pianta scelta come supporto vivo (il vischio è considerato pianta emiparassita), si deve fare quando la corteccia è bella e liscia. Sembra facile, a parole. La scelta della pianta e del momento adatto fanno parte dei segreti del nostro interlocutore. In natura sono gli uccelli i più importanti diffusori del seme di vischio. Merli, tordi e gardene, per indicare le specie più comu- ni, si cibano delle bacche del vischio ed espellono con le feci i semi che non perdono di vitalità attraversando l’apparato digerente degli uccelli. Su quali piante riesce ad ottenere cespi di vischio belli per vendere? L’elenco è piuttosto lungo: abete bianco, pero, melo, pesco, mandorlo, ciliegio selvatico, susino, sorbo, biancospino, tiglio, acacia, carpino. Quanto impiega il vischio a crescere? Il seme impiega 1-2 anni per formare il cornetto (falsa radice) ed i cordoni subcorticali che si piantano nei vasi della linfa ascendente. Il pieno sviluppo si ha dopo 6-7 anni sul pino silvestre, dopo 3-4 anni sul melo. Quali caratteristiche deve avere un cespo di vischio gradito al cliente? Deve essere bello verde, con tante bacche e foglie piccole. Sull’acacia (robinia) il vischio sviluppa foglie troppo grandi. Quali sono le condizioni climatiche favorevoli al suo sviluppo? Il vischio vuole molta luce. Le bacche raccolte per l’innesto non vanno tenute al buio altrimenti il seme perde la germinabilità. La pioggia, se non è eccessiva, favorisce lo sviluppo del cespo. La siccità lo frena. La pianta ospite soffre per la sottrazione di linfa grezza da parte del vischio? Dipende dalla specie. Il sorbo non dà segni di sofferenza. Il pe- TERRA TRENTINA 11/2008 perfetta somiglianza con i rispettivi soggetti al naturale, sono stati curati dalla moglie Daria. La scheda di ciascuna delle specie descritte è composta da due sottocapitoli: morfologia ed ecologia. Nel libro non si fa alcun cenno al fatto che esse possono essere anche coltivate. A dedicarsi con successo alla loro coltivazione è stato Sergio Baroni di Lizzanella (Rovereto), 60 anni, diploma di terza media, iscritto all’albo degli imprenditori agricoli di seconda, di professione giardiniere, pensionato. Lo abbiamo conosciuto all’inizio di dicembre, intento a preparare il materiale vegetale da esporre per la vendita su una bancarella allestita In Corso Rosmini a Rovereto. Ha ereditato dal padre i segreti per coltivare vischio, agrifoglio e pungitopo e dimostra in effetti di saperne molto di più dei libri stampati che abbiamo consultato prima di incontrarlo. 31 INCONTRI sco può anche seccare. Sui libri di botanica si dedicano pagine alla sistematica del vischio: famiglie, generi, specie. In Europa il vischio cresce su circa 40 specie di alberi e proprio in funzione dell’ospite che colonizza si divide in tre sottospecie: vischio dell’abete, vischio del pino, vischio delle latifoglie. Sergio Baroni semplifica ed esemplifica. In genere il vischio delle conifere non attecchisce sulle latifoglie. La pratica si fa provando e riprovando. Qualche novità per i futuri innesti? Sì, risponde Baroni, sto tentando di piantare vischio sull’agrifoglio per ottenere due piante benauguranti su una unica matrice. TERRA TRENTINA 11/2008 Parliamo dell’agrifoglio. Baroni ricorda quando con il padre andava a Passo Buole o sui Lessini a raccogliere rami e piantine di agrifoglio. Allora la raccolta era permessa. Poi sono intervenute le norme forestali ed è stato necessario ricorrere al vivaio. Esso è stato allestito nei pressi dell’abitazione che si trova in collina. 32 Premesso che l’agrifoglio è specie dioica (fiori maschili e femminili su piante diverse), per moltiplicare le piante che producono bacche (femminili) Baroni ricorre alla margotta o alla propaggine come si fa con l’oleandro o con le viti. La pianta nuova si ottiene nell’arco di un anno e mezzo. Se l’agrifoglio si ammala e presenta germogli o apici secchi, bisogna potare drasticamente. La terza pianta coltivata da Sergio Baroni è il pungitopo che cresce spontaneamente e si trova in grande quantità soprattutto nei boschi della Bassa Vallagarina. Per coltivarlo parte dal seme contenuto nella bacca. Esso germina e dà origine già al primo anno ad una plantula che però rimane piccola per molte stagioni. Baroni spiega che il pungitopo è simile all’asparago anche se non appartiene alla stessa famiglia, Come l’asparago, anche il pungitopo deve formare nel terreno un rizoma ramificato simile a quella che per l’asparago va sotto il none di “zampa” e serve per realizzare un nuovo impianto. Nell’arco di qualche anno la piantina diventa grande e raggiunge la dimensione ottimale (40-80 cm.) Il pungitopo è specie dioica, come le precedenti. A portare le bacche rosse sono le piante femminili. Le foto in queste pagine sono di Giuseppe Michelon e si riferiscono alle coltivazioni di agrifogli e vischio a Lizzanella