Piante e fiori Piante natalizie, botanica e tradizioni... (Ilaria Amore) ...a Nord si narra che Baldur fu generato da Odino, re degli dei e creatore di tutte le cose, e da Frigg, dea dell'amore e del matrimonio. Prima di diventare il giovane dio della luce e della bellezza, Baldur era il dio della vegetazione e personificava le stagioni: egli era così amato da tutti, mortali e non, che suscitò l'invidia di Loki, furbo genio del male. Per sottrarre il figlio alla furia omicida di Loki, Frigg fece giurare a tutti gli esseri animati e non - di proteggere Baldur, ma malauguratamente scordò il vischio. L'astuto Loki non si lasciò scappare l'occasione e proprio dal vischio ricavò la freccia con cui uccise Baldur, il quale, morendo, cadde su un cespuglio di agrifoglio, spruzzandolo di sangue. Odino allora maledisse il vischio e benedisse l'agrifoglio, che fu l'ultimo giaciglio del corpo senza vita di Baldur. Frigg invece, disperata per la morte del figlio, pianse sul vischio e le sue lacrime si trasformarono in perle che rimasero per sempre ad ornare la pianta. Dal canto suo, l'agrifoglio fu ricompensato con una profusione di rosse bacche, ricordo delle gocce di sangue versato da Baldur, e con una bella chioma sempreverde. Agrifoglio, Ilex aquifolium, dalle caratteristiche drupe rosse e dalle foglie verdi brillanti Già per i Celti l'agrifoglio era una pianta sacra, ma in Italia la tradizione di usare l'agrifoglio a scopo augurale è arrivata grazie ai Romani che, conquistata la Bretagna, scoprirono che i sacerdoti celti usavano la pianta per proteggere le persone dai disagi dell'inverno e per ammansire gli animali; i Romani iniziarono a donarne i rami agli sposi novelli, come augurio e, durante i Saturnali, ne tenevano ramoscelli come talismani, e li piantavano vicino alle case per tener lontani i folletti che, secondo la tradizione, amavano architettare molti scherzi in questo periodo. Areale di distribuzione di Ilex aquifolium Secoli dopo, Colombo notò che gli indigeni d'America lo usavano come simbolo di coraggio in battaglia e lo tenevano sulle capanne per scacciare gli spiriti maligni; noltre, essi ritenevano che il decotto di foglie e frutti servisse per rinforzare i muscoli (anche se è probabile che impiegassero una delle specie spontanee americane, Ilex opaca o Ilex vomitoria). La tradizione cristiana vede nelle sue foglie, dure e spinose, un simbolo di forza e di difesa contro i mali; i frutti rappresentano la luce del Natale e sono simbolo di lietezza e di abbondanza per l'anno nuovo. Il nome latino della pianta, Ilex aquifolium (famiglia Aquifoliaceae), deriva da acrifolium: acer=acuto e folium=foglia, in riferimento alle foglie spinose. Come i rametti di pungitopo (Ruscus aculeatus), anche quelli di agrifoglio venivano posti sulle corde alle quali si appendeva la carne salata, per proteggerla dai topi: di qui il nome comune di "pungitopo maggiore". L'agrifoglio è una specie spontanea dell'Europa centroccidentale con un vasto areale che va dalle coste atlantiche e mediterranee alle regioni costiere dell'Asia Minore. Si trova preferibilmente nelle regioni con clima oceanico, caratterizzate da piovosità accentuata, limitata siccità estiva ed escursione termica moderata, dove cresce in boschi umidi di latifoglie, con preferenza per i terreni acidi . In passato si trovava spesso associato al tasso (Taxus baccata) a costituire una fascia quasi continua sulle Alpi e sull'Appennino al limite della faggeta. Ora l'agrifoglio si concentra nei boschi medio montani delle nostre regioni centromeridionali e nelle isole, specialmente in querceti, boschi misti di leccio e caducifoglie e faggete termofile. L'agrifoglio ha habitus arbustivo o di piccolo alberello sempreverde, alto fino a 8 metri, con tronco diritto rivestito da corteccia verde-bruno scura. I fiori unisessuali, cioè solo maschili o solo femminili, sono portati da piante separate: l'agrifoglio è dunque una specie dioica e solo le piante femminili portano le drupe. E' una pianta molto apprezzata per la sua eleganza e gli splendidi colori tanto che la raccolta eccessiva a scopo ornamentale sta mettendo in serio pericolo la specie. La fioritura avviene a maggio-giugno e la fruttificazione in agosto-settembre. Il legno è molto duro, compatto e di colore grigio chiaro; si usa per sculture, bastoni, manici di utensili e lavori di ebanisteria. Le foglie, dalle quali può ricavarsi un eccellente infuso, e la corteccia contengono ilicina, una sostanza attiva contro reumatismi e febbri, usata anche per produrre una sostanza appiccicosa con la quale si catturano gli uccelli. Le drupe invece sono velenose: la componente velenosa non è stata ancora identificata, ma è ben noto l'effetto del veleno, violentemente emetico e purgativo. Coi semi, torrefatti e polverizzati, si preparara una bevanda simile al caffé. Un'altra delle piante natalizie ereditate dalla cultura celtica è il vischio, considerato un magico dono della natura. Già Plinio il Vecchio descrive i rituali gallici che accompagnavano la raccolta del vischio: "...Nel sesto giorno dopo il solstizio d'inverno i Druidi si avvicinavano alla quercia indossando vesti candide e conducendo alla cavezza due tori bianchi. Il capo dei sacerdoti saliva sull'albero e usando un falcetto d'oro tagliava i rami del vischio che venivano adagiati in una pezza di lino immacolata, prima che cadessero a terra. Poi, immolati i due animali, pregavano per la prosperità di quanti avrebbero ricevuto il dono...". Ciò che ha sempre incuriosito l'uomo e alimentato le leggende è la posizione quasi sospesa dell pianta, che non tocca mai terra: è infatti una pianta semiparassita, che "succhia" acqua e sali minerali dalla pianta ospite tramite speciali radici (gli "austori") che si insinuano nel tronco. Si conoscono solo due specie di vischio: Loranthus europeus e Viscum album (Fam. Loranthaceae), a distribuzione Euroasiatica, che fioriscono su almeno 100 tipi di albero, ma i Druidi - così i Galli chiamavano i loro sacerdoti - consideravano sacro solo quello che cresceva sulle querce: infatti essi credevano che tutto ciò che si trovava su questi alberi fosse mandato dal cielo. Il rituale bacio sotto il vischio deriva da questa antica tradizione. Questa singolare pianta è stata anche connessa alle divinità oscure: nell'Eneide di Virgilio, infatti, il vischio è considerato il "ramo d'oro" consacrato a Giunone infera, magico strumento indispensabile per superare gli ostacoli dell'Averno. Crescendo a ritmo lentissimo, il vischio può giungere a creare masse di un metro di diametro. Le foglie sono spesse, piccole ed opposte, a forma di ali aperte ; i fiori giallo-verdi, alle ascelle della foglia, sono poco appariscenti, mentre sono ben visibile le bacche, di color bianco madreperlaceo, che contengono il seme circondato da una sostanza appiccicosa. Tutte le parti della pianta sono tossiche; le bacche sono particolarmente pericolose, perché l'apetto invitante può indurre le persone, soprattutto i bambini, a mangiarle. La tossicità dipende dall'alto contenuto di viscumina, una sostanza che provoca l'agglutinazione dei globuli rossi. Da alcuni viene confuso con l'agrifoglio, forse perché punge allo stesso modo! Ma il pungitopo è del tutto diverso, e addirittura appartiene ad altro genere e ad altra famiglia (Ruscus aculeatus, famiglia Liliaceae). Il suo stravagante nome comune deriva da un particolare uso che ne facevano gli antichi Romani: le "foglie" pungenti, posizionate sui fili dove era appesa la carne salata o sulle travi delle cantine dove si trovavano ad asciugare i formaggi, impedivano ai topi di raggiungere il cibo. Corre l'obbligo di precisare che le "foglie" appuntite sono in effetti dei rametti laterali modificati, che i botanici hanno denominato cladodi. Le vere foglie sono le minuscole squame membranose che si trovano sulla pagina inferiore dei cladodi; sono proprio poco appariscenti, ma in primavera alla loro ascella spunta un piccolo fiore, che in seguito diverrà una vistosa bacca rossa fiammante. Questa specie ama i luoghi caldi e soleggiati (la trasformazione dei rami in cladodi è un esempio di adattamento a climi con una lunga stagione calda e secca) e cresce soprattutto nel sottobosco dei boschi cedui di latifoglie della zona circumediterranea. E' molto apprezzato in farmacia per la sua facoltà di combattere emorroidi, couperose e gonfiore a gambe e caviglie. Nel periodo natalizio, sistemato sulla porta delle case, si crede che ne tenga lontane le streghe. Spesso la descrizione scientifica di un componente della Natura, animale o vegetale che sia, spoglia la Natura stessa della sua bellezza e ne svela un po' i segreti, ma raccontandovi i miti e le tradizioni che l'uomo ha creato per la paura ancestrale che ha di ciò che non conosce, spero di avervi condotto all'interno dello straordinario mistero dell'universo. Torna indietro