…………………………………… numero, cognome, nome PERCHÈ SI FORMANO LE MONTAGNE ………………. data 1 - La superficie della terra è divisa in pezzi La superficie della terra non è liscia come il guscio di un uovo: è meglio se ce la immaginiamo come il guscio, o carapace, di una tartaruga, che è suddiviso in tante piastre, o blocchi, o placche (v. disegno 1a/1b sul retro). 2 - Un pezzo di superficie terrestre nelle sue varie parti Ce ne sono una ventina di queste placche, sette delle quali di grandi dimensioni: a parte quella pacifica, che è fatta solo di pesante crosta oceanica per uno spessore di circa sei chilometri, le altre sei placche sono formate anche da crosta continentale che, essendo composta da minerali più leggeri (silicio), può arrivare ad uno spessore di quaranta chilometri (v. disegno 2 sul retro) 3 - I pezzi sono in movimento Queste placche, che non sono saldate tra di loro, non stanno in verità mai ferme. Alcune placche semplicemente ruotano, slittando lungo una faglia e mantenendo la loro forma originaria. Le altre placche, invece, si modificano (v. disegno 3 sul retro, nel quale ricopiare i movimenti della placca sudamericana). Lungo uno dei lati si allontanano una dall’altra formando una dorsale, dalla quale esce magma, che, raffreddandosi, crea nuova crosta oceanica. Dal lato opposto della placca, dove essa si scontra con un’altra placca, si ha invece un accorciamento, in quanto tale placca si inabissa sotto un’altra formando una fossa (è la cosiddetta subduzione). La causa di questi movimenti è il calore interno alla terra, il quale porta in superficie i materiali caldi, che così si raffreddano grazie al contatto con l’acqua. Quando l’interno della terra si raffredderà del tutto, termineranno anche questi movimenti, come è successo ad esempio sulla luna: non si formeranno allora più nè le catene montuose né i coni vulcanici, e non ci saranno più nemmeno i terribili terremoti. 4 - Il movimento dei pezzi fa nascere le montagne: il caso dell’Himalaya In passato l’India non era attaccata all’Asia: tra essa e l’Asia c’era un vasto oceano. Immaginiamo che l’India fosse una grande isola in lento ma inesorabile avvicinamento verso l’Asia, quasi che l’Asia volesse attrarla verso di sé. Questa “attrazione” si spiega se si considera che la placca indiana si stava immergendo sotto quella asiatica: in questa immersione, o subduzione, veniva continuamente “mangiata” crosta oceanica (vedi sul retro disegno numero 4°) Ad un certo punto, però, di placca oceanica da mangiare non ce n’era più. Qualcuno potrebbe dire che l’India era spacciata, in quanto costretta a essere letteralmente risucchiata o triturata sotto l’Asia. Questo, però, non può succedere, in quanto la leggera crosta continentale, con il suo maggiore spessore, non riesce a inabissarsi, come quando un muro arresta la cosa di un’auto: l’unica possibilità è lo scontro tra due continenti, con conseguente schiacciamento, accartocciamento, impilamento, ispessimento sia delle due croste continentali sia dei depositi marini presenti nell’oceano che prima separava l’India dall’Asia (vedi sul retro disegno numero 5). Guardiamo ora più da vicino com’è la situazione a questo punto. Abbiamo sotto il mare un pesante accumulo di rocce, le quali non aspettano altro che poter risalire in superficie e formare montagne altissime (è la cosiddetta orogenesi), che gli alpinisti battezzeranno poi come i quattordici 8.000 della terra. Per fare questo deve però arrestarsi il movimento che spinge l’India contro l’Asia; solo a questo punto può iniziare a entrare in gioco una nuova forza, che chiameremo isostasia. E’ la stessa forza che regola il galleggiamento di un iceberg: tanto più è alta la parte di iceberg che emerge dall’acqua, tanto più deve essere grande la parte sommersa sotto l’acqua; allo stesso modo, maggiori sono i materiali marini compressi tra India e Asia, maggiori saranno le altezze dei monti che si verranno a formare. Mi sia concesso ora un delicato pensiero per il compianto Lino Lacedelli, che il 31 luglio del 1954 per primo arrivò in cima agli 8.611 metri del K2, la seconda montagna più alta al mondo, ma la prima per difficoltà: mi suscita una certa emozione pensare agli sforzi di questo piccolo grande uomo che, passo dopo passo, fatica dopo fatica, ha percorso l’affascinante storia di una altrettanto affascinante montagna. …………………………………… numero, cognome, nome PERCHÈ SI FORMANO LE MONTAGNE ………………. data 1 - La superficie della terra è divisa in pezzi La superficie della terra non è liscia come il guscio di un uovo: è meglio se ce la immaginiamo come il guscio, o carapace, di una tartaruga, che è suddiviso in tante piastre, o blocchi, o placche (v. disegno 1a/1b sul retro). 2 - Un pezzo di superficie terrestre nelle sue varie parti Ce ne sono una ventina di queste placche, sette delle quali di grandi dimensioni: a parte quella pacifica, che è fatta solo di pesante crosta oceanica per uno spessore di circa sei chilometri, le altre sei placche sono formate anche da crosta continentale che, essendo composta da minerali più leggeri (silicio), può arrivare ad uno spessore di quaranta chilometri (v. disegno 2 sul retro) 3 - I pezzi sono in movimento Queste placche, che non sono saldate tra di loro, non stanno in verità mai ferme. Alcune placche semplicemente ruotano, slittando lungo una faglia e mantenendo la loro forma originaria. Le altre placche, invece, si modificano (v. disegno 3 sul retro, nel quale ricopiare i movimenti della placca sudamericana). Lungo uno dei lati si allontanano una dall’altra formando una dorsale, dalla quale esce magma, che, raffreddandosi, crea nuova crosta oceanica. Dal lato opposto della placca, dove essa si scontra con un’altra placca, si ha invece un accorciamento, in quanto tale placca si inabissa sotto un’altra formando una fossa (è la cosiddetta subduzione). La causa di questi movimenti è il calore interno alla terra, il quale porta in superficie i materiali caldi, che così si raffreddano grazie al contatto con l’acqua. Quando l’interno della terra si raffredderà del tutto, termineranno anche questi movimenti, come è successo ad esempio sulla luna: non si formeranno allora più nè le catene montuose né i coni vulcanici, e non ci saranno più nemmeno i terribili terremoti. 4 - Il movimento dei pezzi fa nascere le montagne: il caso dell’Himalaya In passato l’India non era attaccata all’Asia: tra essa e l’Asia c’era un vasto oceano. Immaginiamo che l’India fosse una grande isola in lento ma inesorabile avvicinamento verso l’Asia, quasi che l’Asia volesse attrarla verso di sé. Questa “attrazione” si spiega se si considera che la placca indiana si stava immergendo sotto quella asiatica: in questa immersione, o subduzione, veniva continuamente “mangiata” crosta oceanica (vedi sul retro disegno numero 4°) Ad un certo punto, però, di placca oceanica da mangiare non ce n’era più. Qualcuno potrebbe dire che l’India era spacciata, in quanto costretta a essere letteralmente risucchiata o triturata sotto l’Asia. Questo, però, non può succedere, in quanto la leggera crosta continentale, con il suo maggiore spessore, non riesce a inabissarsi, come quando un muro arresta la cosa di un’auto: l’unica possibilità è lo scontro tra due continenti, con conseguente schiacciamento, accartocciamento, impilamento, ispessimento sia delle due croste continentali sia dei depositi marini presenti nell’oceano che prima separava l’India dall’Asia (vedi sul retro disegno numero 5). Guardiamo ora più da vicino com’è la situazione a questo punto. Abbiamo sotto il mare un pesante accumulo di rocce, le quali non aspettano altro che poter risalire in superficie e formare montagne altissime (è la cosiddetta orogenesi), che gli alpinisti battezzeranno poi come i quattordici 8.000 della terra. Per fare questo deve però arrestarsi il movimento che spinge l’India contro l’Asia; solo a questo punto può iniziare a entrare in gioco una nuova forza, che chiameremo isostasia. E’ la stessa forza che regola il galleggiamento di un iceberg: tanto più è alta la parte di iceberg che emerge dall’acqua, tanto più deve essere grande la parte sommersa sotto l’acqua; allo stesso modo, maggiori sono i materiali marini compressi tra India e Asia, maggiori saranno le altezze dei monti che si verranno a formare. Mi sia concesso ora un delicato pensiero per il compianto Lino Lacedelli, che il 31 luglio del 1954 per primo arrivò in cima agli 8.611 metri del K2, la seconda montagna più alta al mondo, ma la prima per difficoltà: mi suscita una certa emozione pensare agli sforzi di questo piccolo grande uomo che, passo dopo passo, fatica dopo fatica, ha percorso l’affascinante storia di una altrettanto affascinante montagna. 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