Comunicato stampa - Fondazione Roma Museo

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a cura di Massimiliano Capella
COMUNICATO STAMPA
La Moda è una componente centrale della cultura contemporanea e nell’ambito delle sempre più frequenti e
reciproche contaminazioni tra Moda e Arte, un nuovo eccezionale evento espositivo, intitolato Il Teatro alla
Moda. Costume di scena. Grandi Stilisti, sarà alla ribalta a Roma, riunendo per la prima volta le creazioni
dei più grandi stilisti italiani, nostra eccellenza nel mondo, per il Teatro, l’Opera e la Danza.
Cento costumi originali, insieme a bozzetti, figurini e a rari documentari video dei relativi spettacoli,
saranno allestiti negli spazi del Museo della Fondazione Roma, in via del Corso, dal 5 novembre al 5
dicembre 2010.
Promossa da Altaroma, dai Musei Mazzucchelli di Brescia, dalla Fondazione Roma, con il contributo
organizzativo di Arthemisia Group, la mostra vede attuarsi una partnership inedita tra mondo dell’arte e
della moda.
La mostra vanta inoltre il Patrocinio della Presidenza del Consiglio, del Ministero per i Beni e le Attività
Culturali, del Ministero degli Esteri, del Ministero del Turismo, dell’Istituto Commercio con l’estero,
dell’Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione del Comune di Roma, e la
collaborazione della Fondazione Cinema per Roma.
Main sponsor a sostegno dell’iniziativa è Barclays Wealth che insieme ai contributi privati di Enel, FPC
Partners LLP ha reso possibile questo straordinario evento nella città di Roma. La serata inaugurale sarà
inoltre un evento charity grazie al coinvolgimento di Agenda Sant’Egidio, un’Associazione senza scopo di
lucro che ha come finalità promuovere e favorire il sostegno di tutte le attività contro la povertà e l’assistenza
promosse dalla Comunità di Sant’Egidio. Infatti una quota dell’importo dei biglietti d’ingresso alla mostra
sarà devoluta all’Associazione.
A cura di Massimiliano Capella, la mostra Il Teatro alla Moda è l’occasione per ammirare abiti e costumi
realizzati per famosissime rappresentazioni teatrali, operistiche e coreutiche, da alcuni tra i più importanti
stilisti italiani, quali Gianni Versace, Roberto Capucci, Emanuel Ungaro, Fendi, Missoni, Giorgio
Armani, Antonio Marras, Romeo Gigli, Alberta Ferretti, Valentino, Enrico Coveri.
Attraverso un’accurata selezione delle loro creazioni, provenienti da prestigiose collezioni teatrali (Teatro
alla Scala e Piccolo Teatro di Milano, Teatro dell’Opera di Roma, Teatro Regio di Parma, Teatro San
Carlo di Napoli, National Opera di Washington DC), oltre che dalle Maison coinvolte e dalle collezioni di
attori e cantanti, si ripercorre uno dei momenti più glamour del teatro internazionale moderno e si intende
valorizzare l’indiscussa qualità artistica del Made in Italy.
Il titolo è un omaggio al testo “Il Teatro alla Moda” di Benedetto Marcello; trattazione nella forma di saporito
commento umoristico del teatro lirico, apparso in prima edizione nel 1720. Si dovrà attendere tuttavia il XX
secolo per assistere all’intreccio tra “mondi” diversi; oltrepassando la settorialità delle discipline a favore
della condivisione delle arti: dalla pittura alla scultura, dall’architettura al design, dal gesto teatrale al canto e
alla danza. Il teatro rappresenta uno dei luoghi privilegiati di questa rivoluzione linguistica e, proprio sul
palcoscenico, gli artisti hanno trovato spazio per esprimere la loro fantasia più libera, al servizio di regie,
scene e costumi innovativi.
Anche l’alta moda, entra nel “luogo teatro” e vi accede già nell’Ottocento con Worth, Poiret e, soprattutto, nel
1924 quando Coco Chanel, su invito di Sergej Pavlovich Diaghilev (1872-1929), disegna i costumi per Le
Train Bleu, di Cocteau. Dopo questo importante debutto, nel corso del XX secolo, l’affascinante liason tra
Moda e Teatro si rafforza. A partire dai primi anni Ottanta nei cartelloni delle più prestigiose compagnie
d’opera e balletto compaiono i nomi dei maggiori stilisti italiani le cui straordinarie creazioni si possono oggi
ammirare nel percorso dell’esposizione romana, divisa in otto sezioni.
LA MOSTRA
PRIMA SEZIONE: Moda, Teatro e Grandi interpreti
Dagli anni Ottanta del Novecento i grandi nomi della moda italiana si uniscono a quelli di registi, scenografi
e, soprattutto, ai grandi interpreti internazionali del teatro: Luciano Pavarotti, Montserrat Caballè, Katia
Ricciarelli, Cecilia Gasdia, Luciana Savignano, Carla Fracci, Kiri te Kanawa, Teresa Stratas, Raina
Kabaivanska, Luciana Serra, Lucia Aliberti, Sesto Bruscantini.
Ogni volta che un creatore di moda si avvicina al teatro vi imprime il proprio marchio di unicità, andando
oltre la ricostruzione filologica propria di un vero costumista. Lo stilista impone la propria griffe e si parla
dunque de Il Flauto Magico di Gigli, della Lucia di Lammermoor di Missoni, del Capriccio e della Salomè di
Versace, del Così fan Tutte di Armani.
In questa sezione si possono ammirare alcuni importanti esempi usciti dall’atelier di Gianni Versace tra cui
spiccano, per il Capriccio di Strauss (in scena a San Francisco, all’Opera House, e a Londra, al Royal
Opera House, nel 1990), l’abito creato per Dame Kiri te Kanava interprete della Contessa, interamente
ricamato con cristalli policromi che formano motivi geometrici ispirati alle grafiche di Sonia Delaunay; e
l’abito ricamato per la ballerina Luciana Savignano interprete di Eva Peron nel Patrice Chéreau, devenu
danceur, règle la rencontre de Michima e Eva Péron di Béjart, presentato al Théatre de la Monnaie di
Bruxelles nel 1988.
Si trovano qui esposti anche i costumi realizzati da Genny per la Ricciarelli, da Capucci per la
Kabaivanska, da Missoni per Pavarotti e di Fendi per la Gasdia.
SECONDA SEZIONE: Fendi. L’opera in Pelliccia
La seconda sezione della mostra è interamente dedicata all’amore delle sorelle Fendi per l’opera lirica.
L’opera si mette in pelliccia: costumi con inserti di pelliccia, manicotti, mantelle; tutta l’eleganza delle Fendi
viene esibita in numerose produzioni, da Verdi a Puccini, da Mozart a Bizet, con una continuità che non ha
eguali.
Uno dei vertici teatrali è rappresentato dal manto in pelliccia rosa color cipria, qui esposto, realizzato nel
1984 e indossato da Raina Kabaivanska per la Traviata di Mauro Bolognini, con i costumi di Piero Tosi, allo
Sferisterio di Macerata. L’impegno operistico più articolato di Fendi è però rappresentato dai sessantatre
costumi (di cui tre esempi in mostra) realizzati per Carmen di Bizet all’Arena di Verona nel 1986, con la
regia di Pier Luigi Pizzi, in una rilettura di forte impatto cromatico, essenziale e moderna. Una storia dove
tutto è danza, passione, movimento e colore, una storia di vita povera e libera, dove i costumi di Fendi
creano una sorprendente modernità: jeans con inserti di pelliccia in una esplosione di colori mischiati.
TERZA SEZIONE: Missoni. Dalle nebbie di Scozia alla luce di Africa
I Missoni si presentano nel 1983 al grande pubblico del Teatro alla Scala con 120 costumi disegnati per
Lucia di Lammermoor di Donizetti, con regia di Pizzi. Sette di questi abiti sono esposti in mostra e rivelano
una suggestiva fusione delle linee e dei materiali impiegati per i modelli con la musica e la storia dell’opera,
tratta da Walter Scott, ambientata tra le nebbie di Scozia. D’altra parte, nelle esperienze teatrali, i Missoni
rispettano sempre la loro essenza creativa. E così avviene nell’happening Africa di Missoni, ideato per
Italia ’90. Ne possiamo ammirare i costumi in cui righe, zig-zag, geometrie primitive, espliciti riferimenti alla
cultura Masai, Mali, Atuna, Dogon, Chad, Senufo, Bantù, si intrecciano a simboli artistici più colti, ispirati a
Klee e alla cultura metafiscia.
QUARTA SEZIONE: Roberto Capucci e le primedonne del belcanto
La sezione illustra l’attività teatrale di Roberto Capucci che nel 1986 debutta sulla scena operistica
dell’Arena di Verona, con i suoi 500 metri di taffetà bianco, argento e ghiaccio, utilizzati per i 12 costumi
delle vestali in sfilata solenne sulle note di Casta Diva, un omaggio a Maria Callas.
La teatralità delle creazioni di Capucci diventa segno imprescindibile delle primadonne del belcanto che
indossano i suoi abiti in occasione di importanti recital. Abiti plasmati sul carattere delle interpreti, sul loro
repertorio e sui loro atteggiamenti in scena: l’eleganza dell’attrice-cantante Kabaivanska, la soavità della
purezza vocale della Ricciarelli, l’aerea leggerezza della Bonfadelli e la solennità della tragedienne
Antonacci.
Nel 2002 vengono presentati al Teatro San Carlo di Napoli due costumi realizzati per un nuovo Capriccio di
Strauss, con le scene di Arnaldo Pomodoro. June Anderson indossa nel primo atto un costume in taffetas
plissé in nove toni di rosso e nel secondo atto un costume-manto in taffetas e lamé in nove sfumature dal
giallo, al beige, all'oro. È questo uno dei rari casi in cui moda, teatro, arte e musica si fondono
magistralmente e naturalmente viene messa in scena la capacità espressiva e comunicativa dell’abitocostume che, attraverso l’eloquenza delle stoffe, descrive un carattere, suggerisce e costruisce un
personaggio femminile capace di essere unico.
QUINTA SEZIONE: Armani
Il primo impegno di Giorgio Armani come costumista teatrale risale al 1980. Per Janis Martin in Erwartung
di Schonberg al Teatro alla Scala, disegna un abito-tunica bianco, segno luminoso in una scena buia e
spoglia. Negli impegni teatrali successivi lo stilista lavora come puro creatore di moda, con adattamenti
cromatici dei suoi abiti alle scene. Segni della sua produzione si trovano nell’Elektra di Richard Strauss per il
Teatro alla Scala nel 1994, in Les Contes D'Hoffmann Offenbach sempre per la Scala nel 1995, nel
Rigoletto di Verdi alla Los Angeles Opera nel 2000 con la regia del cineasta Bruce Beresford e, soprattutto,
nel Così fan Tutte di Mozart, presentata il 18 gennaio 1995 alla Royal Opera House Covent Garden di
Londra e il mese seguente a Roma.
La produzione teatrale di Armani trova tuttavia il suo terreno d’elezione nella danza e nel musical com’è ben
dimostrato dai costumi per Bernstein Dances di Neumeier, per Tosca Amore Disperato (2003) di Lucio
Dalla, liberamente ispirata all'opera di Giacomo Puccini, e soprattutto dalla spettacolare Bata de Cola
indossata da Joaquin Cortes in Joaquin Cortes Show (2002), mai esposta in Italia prima d’ora.
SESTA SEZIONE: Marras da Sogno
Le suggestioni, il mistero e la magia del teatro shakespeariano inducono Antonio Marras a creare nel 2008
i costumi, qui esposti, per il Sogno di una notte di mezza estate, allestito al Piccolo Teatro di Milano con la
regia di Luca Ronconi e le scene di Margherita Palli. La storia, intrisa di libertà e fantasia, dell’amore di
Titania e Oberon, di Elena, Lisandro, Ermia e Demetrio, viene trasposta da Ronconi in una sorta di scenario
urbano, un bosco-città, una foresta incantata, dove i costumi dello stilista sollecitano il mondo visionario del
testo, alternano il tulle oscuro delle fate e la garza bianca stropicciata dei quattro amanti, divise eleganti e,
per gli elfi, un look stile vittoriano-dark.
SETTIMA SEZIONE: Il Made in Italy diventa teatro
A partire dalla metà degli anni Novanta, accanto a stilisti che mantengono una continuità nell’impegno
teatrale, si registrano apparizioni solitarie, ma sorprendenti, come nel caso di Romeo Gigli che disegna nel
1995 i costumi per Die Zauberflöte di Mozart al Teatro Regio di Parma, esposti in questa sezione; in un
gioco di intrecci tra colori, fogge surreali, con riferimenti al passato e a un’idea di futuro, lo stilista mette in
risalto il tema della trasformazione dello spirito umano, amplificato dal movimento dei danzatori e dalla voce
umana.
Nel segno di Carmen è l’esperienza teatrale di Alberta Ferretti che nel 2001 disegna 490 costumi di scena
(di cui cinque magnifici esempi in mostra) per l’opera di Bizet alle terme di Caracalla a Roma, dove
reinventa una Spagna essenziale, tutta giocata sui colori bianco, rosso e nero.
Il clima degli anni Venti del Novecento, con riferimenti all’art déco, alla cultura del jazz e del charleston, è
rievocato invece nei costumi di Enrico Coveri per i protagonisti di Il Grande Gatsby, andato in scena nel
2000 al Teatro alla Scala e, soprattutto, nei costumi creati da Valentino per l’opera contemporanea in due
atti The Dream of Valentino, presentata nel 1994 in prima mondiale al Kennedy Center di Washington DC.
La storia di Rodolfo Valentino viene ripercorsa nella sua fase americana, tra il 1913 e il 1926, con creazioni
che spaziano dalla rievocazione settecentesca per i costumi à la française di Monsieur Beaucaire, al
modello da gaucho per la citazione del film Sangue e Arena, ai modelli femminili che rimandano alle linee e
alle decorazioni tipiche degli anni Venti.
OTTAVA SEZIONE: Versace Teatro
“Il teatro è il mio vero amore...” così affermava Gianni Versace parlando della sua passione per l’opera e
per la danza. Il teatro per la maison Versace è un impegno continuo, con la creazione di costumi che
esprimono pienamente il trionfo del suo gusto barocco, in un’accezione di pura teatralità seicentesca. Lo
sguardo di Versace si apre ad una libertà totale di inventiva e la collaborazione con Maurice Béjart, Bob
Wilson, Roland Petit, John Cox, William Forsythe e Twyla Tharp gli offre la possibilità di reinventare il
passato coniugandolo con il presente.
Si trovano qui riuniti capolavori assoluti, dai costumi per il balletto Josephlegende di Richard Strauss, in
scena al Teatro alla Scala nel 1982, a quelli per il Don Pasquale di Gaetano Donizetti del 1984; anno in cui
incontra anche il coreografo Maurice Béjart e realizza i costumi del balletto Dionysos. E soprattutto quelli
creati nel 1987 per Salomé di Strauss, messa in scena da Bob Wilson al Teatro alla Scala di Milano, in cui
raggiunge uno dei suoi vertici creativi: velluto, taffetàs e crêpe de chine di seta, organza, raso, cordoni di fili
di seta, con un chiaro omaggio a Elsa Schiaparelli, nelle fogge anni Quaranta, e a Roberto Capucci per le
maniche a scatola. La regia sdoppiò i personaggi su due piani, i cantanti con modelli altamente scenografici,
e i mimi e i ballerini, rivestiti da strutture che sintetizzavano lo spirito del costume principale.
Gli impegni per il teatro diventano per Versace sempre più numerose; lavora moltissimo con Bejart, ma
anche con Roland Petit e l’American Ballet Theatre. L’intreccio tra arte e moda raggiunge l’apice nel 1989
nelle invenzioni per Doktor Faustus, presentato al Teatro alla Scala con la regia di Bob Wilson: intreccio di
combinazioni cromatiche e libertà informali delle linee, abiti e copricapi sculture, con segni grafici arditi, netti,
ispirati alle invenzioni di Mirò.
Ogni sezione è corredata da un video con immagini tratte dalle principali rappresentazioni teatrali, in
cui i costumi ideati dagli stilisti si possono vedere indossati dagli interpreti, godendo così a pieno
della bellezza e dell’arte di queste creazioni nel contesto per cui sono nate.
Uffici Stampa mostra
Arthemisia Group
Alessandra Zanchi
M +39 3495691710 - [email protected]
Ilaria Bolognesi
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T +39 026596888 T +39 0721370956
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Altaroma
Consuelo Aranyi
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