Gli spermatozoi vanno in Paradiso?

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Gli spermatozoi vanno in Paradiso?
di Graziano Dotti
DDL 1514. Norme in materia di procreazione assistita (seconda e penultima parte)
Il figlio: Mamma, gli sperma-tozoi vanno in paradiso o nel limbo?
La mamma: Che dici mai!? Questa domanda sottende un forte turbamento, per altro comprensibile, dati i tuoi
quindici anni, in cui la forte pressione ormonale induce...
In generale vengono però poste alle mamme su questo argomento domande di tipo diverso, che dire?, ad esempio
come mi debbo comportare alla sera quando esco con Loredana...
Il figlio: È che ho letto in Internet il DDL 1514 sulla fecondazione assistita seguendo, mamma, i tuoi consigli
sul fatto che un giovane debba essere informato sulle vicende sociali e politiche del suo paese ed ho inoltre
seguito il dibattito su quando inizia la vita umana. Ora ho le idee confuse perché a me pare che alla fin fine la
vita inizi dai miei spermatozoi e dall’ovocita di Loredana che, Dio non voglia almeno ora, unendosi, uno
spermatozoo cioè unendosi all’ovocita, danno origine allo zigoto, da cui deriverà l’embrione; ora, se l’embrione è giuridicamente protetto, dovrebbero esserlo anche le cellule da cui deriva e così eguale il loro eventuale destino ultraterreno. Un prete, frate Geremia, ha parlato di ciò: del paradiso per gli embrioni morti o
almeno del limbo e allora io...
La mamma: Gesumio figliolo, che caos! Al bando le geremiadi. Penso che avrei fatto meglio a consigliarti di
leggere la Gazzetta dello Sport (un impegno socio-politico precoce genera traumi evidentemente, come peraltro si evince dal tuo linguaggio) o a spronarti ad uscire più spesso con Loredana. Pazienza! Cercherò di darti
una qualche spiegazione. Sarò forse un po’ noiosa, peraltro, oltre che mamma impegnata sono anche professoressa impegnata e le due funzioni fuse creano una miscela di non facile manipolazione, esplosiva per di più
con il catalizzatore impegno. E se, mentre parlo, sarai stanco o colto da sonno, non preoccuparti e dormi
tranquillamente; come professoressa ci sono abituata: tante volte, quando spiego ai miei studenti... (penitet
aliquem votae sterilisque cathedrae). Anzi, se vuoi esci, vai a giocare al football; ti metterò tutto per iscritto, così
anche Loredana potrà essere informata, se leggerete assieme avrete entrambi, speriamolo, le idee più chiare.
Il figlio: Va bene; esco e cerca, se riesci, di essere il più possibile chiara.
Cominciamo da quello che sappiamo, perché per avere una qualche chiarezza rispetto ad ogni tipo di discorso è
necessario rendere esplicito il maggior numero di conoscenze possibili, ricordando che le nostre conoscenze sono
sempre in fieri e che (anche per ciò) quello che è non corrisponde necessariamente a quello che sappiamo.
Circa a metà del ciclo mestruale (tredici giorni prima delle successive mestruazioni) la femmina della specie umana
libera l’ovocita (cellula riproduttiva che porta il corredo cromosomico materno, 23 cromosomi con i rispettivi geni).
Se non raggiunto da alcun spermatozoo, nel giro di circa 15-20 ore degenera e muore; nel caso opposto, se uno
spermatozoo penetra nell’ovocita, portando con il suo nucleo il DNA paterno, distribuito anch’esso su 23 cromosomi, il
nucleo dell’ovocita subisce una divisione (mitosi); uno dei due nuclei così formatisi (nucleo polare) viene espulso, il
nucleo rimasto a questo punto si fonde con il nucleo dello spermatozoo: si ha la fecondazione con la formazione dello
zigoto con un nucleo di 46 cromosomi; lo zigoto è la prima cellula che darà origine ad una nuova vita, ove siano presenti
le opportune condizioni, intrinseche alla struttura dello zigoto ed estrinseche, cioè l’ambiente che, nel caso di fecondazione naturale è rappresentato prima dalle tube uterine e poi dall’utero stesso e, più in generale, dalle condizioni fisiche
della madre. Va rilevato (e ciò è più importante) che la situazione tra la penetrazione dello spermatozoo e la fusione dei
nuclei è di una cellula a due nuclei distinti, non più ovocita o spermatozoo, ma non ancora zigoto; tale stato è chiamato
prezigoto.
In ogni caso, la fecondazione avviene all’inizio delle tube e lo zigoto appena formato comincia a moltiplicarsi attraverso mitosi, passando da monocellulare a multicellulare; la struttura, che via via si va formando, si muove passivamente
lungo le tube spinta da movimenti delle ciglia e contrazioni delle tube stesse verso l’utero, che raggiungerà circa 6-7
giorni dopo la fecondazione e, ove si impianterà, si anniderà.
Il terzo giorno dopo la fecondazione, si ha una struttura compatta di 16 cellule che, per la rassomiglianza al frutto delle
more di rovo, è chiamata morula, le cui cellule continuano a dividersi, a moltiplicarsi formando infine una struttura cava,
tipo pallina da tennis, la blastula (quarto, quinto giorno), circa un centinaio di cellule che come tale si impianta nell’utero,
mediamente intorno al 6°-7° giorno dalla fecondazione. Nella zona dell’impianto si sviluppa una struttura di raccordo tra
blastula e utero, una struttura che permette intensi e regolari scambi nutritivi ed ormonali, che produce un fondamentale
ormone per il proseguimento della gravidanza, l’HCG cioè la gonadotropina corionica umana, che va ad agire sull’ipofisi
della donna bloccando ogni ulteriore ovulazione.
Si crea una simbiosi profonda di forte impatto neuroormonale e quindi comportamentale e psicologico.
La blastula così impiantata prosegue il suo sviluppo trasformandosi in gastrula, formazione sacciforme costituita da
tre strati di cellule: la superficie esterna l’ectoderma, quella interna l’endroderma e fra le due il mesoderma. Da questi
tre strati o meglio foglietti embrionali deriveranno tutti gli organi dell’individuo, le cellule cioè vanno incontro a
specializzazione perdendo la precedente totipotenza. In parole diverse, prima di questo stadio una qualsivoglia cellula
potrebbe, può dare origine ad un individuo completo, ad esempio ove le 16 cellule della morula fossero separate si
potrebbero generare 16 gemelli. Dalla gastrula in poi ciò non è più possibile, le cellule dei tre foglietti embrionali possono
dare origine solo ad organi ben determinati, più organi e strutture per ogni foglietto; dalla totipotenza si è passati alla
multipotenza.
Da queste cellule, per successiva diversificazione, si originano elementi pluripotenti, le cellule staminali che potranno
differenziarsi in una sola direzione; chiarendo meglio, dallo zigoto derivano per successive divisioni cellulari l’ectoderma,
il mesoderma, l’endroderma, foglietti embrionali dai quali si formano tutte le strutture; dal mesoderma si sviluppano le
cellule che formeranno il derma della pelle, i muscoli, lo scheletro, l’apparato urogenitale, il sangue. Dalle cellule
staminali emopoietiche derivano solo i diversi tipi di cellule del sangue: globuli rossi, bianchi e piastrine.
Prima della gastrula e dalla gastrula in poi, gastrula compresa, è un salto netto e significativo: prima della gastrula,
ogni cellula può dare origine in linea teorica e spesso di fatto ad un individuo completo, gli stessi singoli gameti in alcuni
animali, ad esempio molti insetti e crostacei, possono senza alcuna fecondazione dare origine ad un individuo completo,
nascita partenogenetica. La partenogenesi, peraltro, può essere indotta anche in animali più complessi; dopo la
gastrulazione no, almeno naturalmente. Per questa ragione, prima della gastrulazione si parla di preembrione: si tratta
cioè di un gruppo di cellule che può dare origine ad uno o più individui; non vi è alcuna precisa individualizzazione. Dopo
la gastrulazione si ha l’embrione, perché appunto da quella gastrula potrà derivare solo quel determinato individuo. La
fase embrionale dura fino al novantesimo (alcuni affermano “novantottesimo”) giorno dalla fecondazione; segue poi la
fase fetale.
La separazione fra fase embrionale e fase fetale deriva dal fatto che solo attorno al novantesimo giorno l’individuo
assume le complessive caratteristiche della specie; infatti, durante lo sviluppo embrionale vengono velocemente ripercorse
le principali tappe evolutive e ciò di solito viene pomposamente espresso con “l’ontogenesi ricapitola la filogenesi”. Per
esplicitare ulteriormente, l’individuo e le sue strutture, durante lo sviluppo embrionale, passano attraverso stadi
evolutivamente precedenti: monocellulare, lo zigoto, caratteristico dei protozoi; pluricellulare indifferenziato, la morula,
tipica dei poriferi; la gastrula, caratteristica (sostanzialmente) dei celenterati, i quali si bloccano a questo livello.
Ancora: il cuore dei mammiferi, e quindi anche quello dell’Homo sapiens fino ad un certo punto dello sviluppo
embrionale, ha la parte destra in comunicazione con la sinistra, tipica anatomia degli anfibi e dei rettili. I mammiferi,
salvo patologie, anzi, pena patologie, superano questa situazione completando il setto che separa i due ventricoli; anfibi
e rettili, animali meno evoluti, bloccano invece il loro sviluppo allo stato precedente.
Si ha dunque: gameti (ovocita e spermatozoi) - si tenga presente la partenogenesi -, prezigoto, zigoto, preembrione,
embrione, feto, nascita dell’individuo (attorno al 265° giorno dalla fecondazione) e successiva graduale acquisizione
dell’autocoscienza.
È da notare che il processo, anche ben oltre la gastrula, si può sviluppare in vitro, ovviamente in questo caso senza
rapporti anatomo-fisiologici con la madre, con tutte le implicazioni personali che si determinano.
In ogni caso, ognuno degli stadi descritti è vita, ma vita biologicamente diversa: il prezigoto è due DNA, di due
individui diversi in una sola cellula; lo zigoto è la cellula di partenza di uno o più individui; il preembrione può diventare
un individuo o più; l’embrione invece è solo quel soggetto, anche se evolutivamente non ancora nelle condizioni della
sua specie. E se è vita biologicamente diversa, il nostro rapporto concettuale con essa non può che essere differenziato
e, quando i casi lo richiedano, anche quello etico.
Insomma, un embrione, gli spermatozoi, il soldato Tobìa, i capelli del soldato Tobìa, sono enti assolutamente diversi.
Senza giudizi di valore: è che spesso si verifica che alcuni amano molto gli embrioni e poco o per niente il soldato
Tobìa.
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