20° Festival Internazionale del Teatro Urbano vv Impro isi Urbani Dal 3 Settembre al 1° Ottobre 2014 PROGRAMMA 3-4-5 Settembre Dalle ore 10:00 presso il Teatro di Villa Flora, via Portuense 610: Il fare dell'attore: azione intenzionale e processo creativo Workshop di Mario Biagini, direttore associato del Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards In cosa consiste il fare dell’attore? Qual è il rapporto che esiste tra pensiero, intenzione, impulso e azione nella creazione di una struttura scenica? Possiamo considerare il comportamento come una relazione dinamica tra distinti elementi presenti nella persona che fa: azioni, reazioni, intenzioni, impulsi, vibrazione della voce, flusso di associazioni, temporitmo. Tale relazione articolata in una struttura può essere vista come la base comune delle diverse pratiche sceniche. Come possiamo investigare questo agire da un punto di vista pratico? Durante il workshop, si utilizzeranno gli strumenti a disposizione dell’attore con l’intenzione di avvicinare il seme di una manifestazione organica ed evidente delle potenzialità creative dei partecipanti. Attraverso sessioni di lavoro con canti provenienti dal sud degli Stati Uniti, i partecipanti esploreranno la natura delle proprie azioni, la complessità del comportamento in una situazione performativa e le dinamiche attraverso cui una serie di azioni intenzionali si articola in modo credibile, comprensibile e significativo. Il workshop si rivolge principalmente ad attori e registi professionisti, ma possono prendervi parte anche musicisti, ballerini, studenti di teatro o di danza, drammaturghi. Non ci sono limiti massimi di età, ma se qualcuno ha problemi a svolgere attività fisica va comunicato prima dell’inizio del workshop. I partecipanti devono portare con sé due set di vestiti belli, eleganti anche se non necessariamente formali, e che consentano di muoversi liberamente. Niente vestiti da ginnastica e/o danza. Mario Biagini è Direttore Associato del Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards, ha dato per più di vent’anni un contributo centrale alla ricerca pratica nel campo dell’Arte come Veicolo, partecipando come attuante in diverse opere create al Workcenter. E’ stato inoltre attore e principale regista di spettacoli creati nell’ambito del progetto The Bridge: Developing Theatre Arts. Dal 2007 inizia al Workcenter l’Open Program che continua la spinta investigativa di spettacoli aperti al pubblico che mantengano vivi gli aspetti del sottile processo interiore proprio dell’Arte come Veicolo. Biagini ha approfondito le proprie competenze e capacità pedagogiche assistendo Jerzy Grotowski in incontri pubblici, così come nella traduzione e revisione dei suoi testi. Biagini è regolarmente invitato a parlare del lavoro svolto al Workcenter e a guidare workshop in prestigiose scuole ed istituti artistici in tutto il mondo. 4, 5, 6 e 7 Settembre Alle ore 20.45 nel Giardino degli Aranci - PROLOGO RICORRENTE DELLE GIORNATE DEL FESTIVAL: Un Bagaglio di Idee Letture di Nuovi Drammaturghi Italiani Un quarto d’ora per dare spazio a testi del concorso promosso da Feditart Un bagaglio di Idee per spettacoli dove oggetti di scena e scenografie devono categoricamente entrare all’interno di una valigia da viaggio e che abbiamo un massimo di quattro personaggi. Giovedì 4 Settembre Alle ore 21:00 nel Giardino degli Aranci: Canto alla Luna Spettacolo a cura della Compagnia Residui Teatro (Spagna) regia Gregorio Amicuzi con Viviana Bovino, Paula Pascual de la Torre, Paula Cueto Noguerol Universo femminile in TEMPESTA Il canto alla Luna è la voce di tutte le donne che, da più secoli di quanti ne possiamo immaginare, chiede di essere ascoltata. Voci a volte perse nella ragnatela della ragione o castigate dalle religioni e dal potere degli uomini. Il canto alla Luna è la voce di tutte le donne che rinasce e ritorna a vivere attraverso altri corpi e generazioni. Una donna, è tutte le donne. Nel nome dell'anziana, della giovane e della donna matura. Una donna abitata da generazioni; tutte le donne costrette al silenzio, le donne obbligate, giudicate e tutte coloro che sono riuscite a essere libere. Il corpo di questa donna è la mappa di diverse generazioni. E' una ruga appena nata che grida che la fertilità non è un dovere. Tutto il resto è un rifiuto a ciò che è dato per certo. E' la Tempesta. Il pubblico è invitato a attraversare questo universo sotterraneo generato dalla Tempesta con le vene rotte; perché possa fluire il tempo e l'acqua possa purificarsi. Giovedì 4 Settembre Alle ore 22:00 nel Giardino degli Aranci: FELLINI'S DREAM Viaggio teatrale, musicale e visivo attraverso il mondo, i personaggi, le visioni di Federico Fellini a cura del Teatro Potlach Regia Pino Di Buduo Con Daniela Regnoli, Nathalie Mentha, Gaudi Tione Fanelli, Simona Zanini, Paolo Summaria, Marcus Acauan Drammaturgia: Stefano Geraci Scenografia: Luca Ruzza Video Stage Design: Stefano Di Buduo e Andrea Adriani | AESOP STUDIO Collaborazione musicale: Luca Moretti Gli attori del Teatro Potlach in relazione con un impianto scenografico fatto di luci e videoproiezioni fanno riapparire alcuni dei più famosi personaggi dei film di Federico Fellini, come un immaginario set cinematografico che si materializza davanti agli occhi dello spettatore. Dal mondo dell’avanspettacolo di Luci del varietà due guitti ci ripropongono alcune delle più famose macchiette del tradizionale Teatro di Rivista. E poi ecco Lo sceicco bianco, il celebre personaggio dei fumetti interpretato da Alberto Sordi, ci appare con il suo esotico e affascinante costume bianco per sedurre l’ingenua sposina, accanita lettrice di fotoromanzi, mentre lo scintillante Clown Bianco ed il leggendario Frou Frou dei “Clowns” ci trasportano ancora una volta nella magica atmosfera del circo. Le note di un walzer di Strauss introducono il personaggio interpretato da Pina Bausch nel film E la nave va, una principessa cieca in grado di percepire e di descrivere tutte le sfumature dei colori della musica. E poi ancora la solitudine di Casanova famoso amatore che ormai solo, danza con una bambola contornato dalle maschere veneziane dai neri mantelli rotanti. La fatica di Ginger e Fred, due guitti ormai vecchi che danzano per la televisione ricalcando i passi dei più famosi ed omonimi ballerini del Musical americano. Ed infine Amarcord, con la dignità dell’avvocato in bicicletta depositario degli aneddoti e delle storie della città, lo stupore del vecchio nonno che si perde nella fitta nebbia a pochi passi dalla propria casa e il sogno di Gradisca, bella e seducente parrucchiera che spera ancora di potere un giorno partire e incontrare il grande amore; e per finire l’arrivo del Rex immensa nave transoceanica che appare come in un sogno nel mare di Rimini. I personaggi dopo aver raccontato le loro storie grottesche e commoventi si ritroveranno riuniti tutti nel carosello finale di Fellini 8 e mezzo tra neve vento nebbia, quegli effetti speciali cari al magico mondo del cinema di Fellini. Venerdì 5 Settembre In orari a sorpresa durante la giornata all’interno del Giardino degli Aranci: Invasioni Performance di Teatro Musica Danza a cura della rete di gruppi artistici “I Barbari” Venerdì 5 Settembre Alle ore 21:00 nel Giardino degli Aranci: Una sfida da vincere Dopo 20 anni quale festival… Incontro tra personaggi e realtà teatrali e sociali Nei venti anni in cui è stato presentato il Festival Internazionale del Teatro Urbano la compagnia organizzatrice, Abraxa Teatro, ha proposto costantemente spettacoli, eventi e performance. Inoltre il festival ha avuto anche un forte connotato di impegno profuso nell’attenzione alle tematiche più toccanti della realtà attuale in cui è immersa la nostra società. Dopo venti edizioni il direttore artistico del Festival e della compagnia organizzatrice, Emilio Genazzini, vuole promuovere un incontro con il pubblico e con personaggi e realtà appartenenti al mondo dello spettacolo e non solo, che metta un punto su ciò che è stato fatto ma che soprattutto apra e ipotizzi nuovi scenari e prospettive per future nuove edizioni . Venerdì 5 Settembre Alle ore 22:00 all’interno del Giardino degli Aranci: Gente come uno Spettacolo teatrale a cura della compagnia Alma Rosè regia Elena Lolli con Manuel Ferreira luci Andrea Violato Un testimone in scena, lo stesso attore, argentino di Buenos Aires. Un grido di rabbia. Rabbia nel vedere un Paese ricco e abbondante di risorse ritrovarsi oggi privato di tutto. Rabbia nel vedere la gente piegata, senza lavoro, senza casa, senza assistenza medica. Rabbia di vivere nella paura del futuro. Di non sapere più oggi cos’è un popolo una nazione una patria. Stiamo parlando di gente di classe media, “gente come uno”, per usare una espressione convenzionale. Classe media generalizzata, si diceva prima in Argentina, tutti classe media. E adesso? Adesso, chiedersi come si è arrivati fin qui, che cosa bisognava guardare e invece si è girata la testa dall’altra parte. Scoprirsi persone che fino a questo momento hanno sempre chiuso gli occhi, che hanno perso ogni rapporto con la politica, che hanno ignorato quei fatti che avrebbero portato alla situazione attuale, persone distratte, abituate a vivere dentro un benessere apparente. Ma adesso la festa è finita. Finita l’idea di essere un Paese ricco, un Paese all’avanguardia. Adesso in Argentina si muore di fame. E’ difficile da credere, ma è lì davanti agli occhi di tutti, anche di quelli che non hanno mai voluto vedere. Il lavoro che non c’è più, le fabbriche che chiudono, i risparmi bloccati, la violenza della repressione. Impossibile restare ancora chiusi nelle proprie case. La classe media scende per la prima volta in piazza, insieme a tutti gli altri, a battere le pentole. E i quartieri smettono di essere solo quartieri e basta, ma diventano i luoghi in cui la gente si riunisce nelle Assemblee di quartiere, dove si prendono decisioni sulle proteste da organizzare e i problemi concreti da affrontare. Lo sguardo si apre: gli invisibili diventano visibili, come i cartoneros, i poveri che dalla periferia entrano in città a separare e raccogliere la spazzatura, oppure i piqueteros, i disoccupati della provincia, da sempre tenuti distanti e accusati di creare disordine con il blocco delle strade, e ora invece accolti dai commercianti con pane e mate. La gente si mescola, cerca il modo di autorganizzarsi, di autogestirsi, sapendo di potersi salvare solo se uniti, presenti, partecipi tutti di una politica nuova che non è più quella dei politici. Quale il futuro di questa situazione, non si sa. Tante domande, tante paure, una necessità, quella di non distrarsi mai più, quella di non girarsi mai più dall’altra parte. Vigili, presenti, non solo gli argentini ma tutti noi, per evitare che altri luoghi di questo nostro difficile presente possano diventare a “rischio Argentina”. Sabato 6 Settembre Dalle ore 16:00 nel Giardino degli Aranci: Giochiamo al gamelan Laboratorio gratuito di musica per bambini con strumenti originali del gamelan, l’orchestra dell’isola di Bali Battere con un martelletto le piastre di bronzo, far risonare i grandi e piccoli gong, picchiare tra loro i cembali… il gamelan è un orchestra di percussioni ed è assai divertente per i bambini fare musica con le loro mani e capire che non si fa da soli, ma ascoltando gli altri, per suonare insieme. Il laboratorio è aperto a bambine e bambini di ogni età, ma anche i genitori e gli accompagnatori potranno mettersi alla prova. A Bali “L’sola degli Dei”, la musica, insieme alla danza ed al teatro, interpreta un ruolo fondamentale ed insostituibile nella vita sociale, laddove non esiste quotidianità senza sacralità. I Gamelan risuonano in tutte le numerose feste dell’anno, religiose e sociali: nascite, riti di passaggio, matrimoni, cremazioni… per gli anniversari dei templi, per la nuova luna o la mietitura del riso … ogni qual volta occorra assicurarsi la benedizione degli antenati ed intrattenere degnamente gli Dei in visita alle cerimonie. Tutti, indipendentemente dal rango sociale, imparano così a conoscere fin da piccoli la voce dei suoni e dei ritmi. Sabato 6 Settembre Alle ore 21:00 Giardino degli Aranci: Bali – L’Isola degli Dei Spettacolo di Musica Teatro e Danza a cura dell’ensemble Gamelan Gong Cenik della compagnia The Pirate Ship in coproduzione con l’Ambasciata Indonesiana Gamelan Gong Cenik Rita ColanI Veronica Piccoli Renato Carminati Paolo Cucchi Massimiliano Panza Jos Olivini Maurizio Bolis Luciano Togni Saveria Savidya Enrico Masseroli Gangsa pemade metallofono Gangsa pemade metallofono Suling flauti Reyong metallofono Reyong metallofono Gong Kempli /Kajar Kendang tamburo ceng ceng performer e dir. musicale “...Quest'insieme abbagliante, pieno di scoppi, di fughe, di canali, di diramazioni in tutti sensi della percezione interna ed esterna, compone del teatro un'idea sovrana, che pare conservata nei secoli per insegnarci ciò che il teatro non avrebbe mai dovuto cessare di essere…” (Antonin Artaud da: “Sur le théâtre balinaise” in Le théâtre et son double). Nell'isola di Bali in Indonesia, teatro, musica e danza sono il fulcro dell’intensa vita sociale e religiosa, espressione di una cultura dove estetica e devozione s’intrecciano con sorprendente armonia. Fra le rappresentazioni più antiche e popolari, il Topeng, con le sue maschere, è parte integrante della tradizionale liturgia cerimoniale. La sua rappresentazione celebra, tra mito e storia, le gesta delle antiche corti, offrendo al tempo stesso uno spassoso divertimento per tutti. Un solo attore, cambiando a vista le stupende maschere di legno laccato, interpreta tutti i personaggi. L'ordine delle loro entrate rispecchia l'antica gerarchia feudale ed accosta i multiformi aspetti della vita, dal soprannaturale allo scurrile, fra danze raffinate e lazzi da "Commedia dell'Arte". Innovazione ardita rispetto alla tradizione di Bali, i musici del Gamelan Gong Cenik, partecipano direttamente ad una scena del racconto indossando anche loro maschere comiche. Fra le storie del suo repertorio quella di Siddha Karya rappresenta un conflitto tutt’oggi assai attuale: il rapporto con lo straniero, l’altro, il diverso, lo sconosciuto. Così narra il racconto del XVI secolo: il nobile ed anziano sacerdote Brahmana Sangkya rientra da Giava per partecipare ad una importante cerimonia di pacificazione con i ButhaKala (demoni) presieduta dal re Watu Renggong, monarca dell’età dell’oro balinese. Ne viene però malamente scacciato, perché considerato un pezzente sconosciuto. La sciagura si abbatte immediata sul paese: disastri, malattie, violenze. Il re, dovendo trovare, secondo il ruolo che gli compete, la causa del malanno, si ricorda di quel vecchio bastonato e lo fa cercare. Scopre così che si tratta in realtà del suo fratello spirituale, figlio di quel sacerdote che aiutò suo padre a salire al trono. Lo “straniero riconosciuto”, accettate le scuse, ristabilisce l’armonia portando a compimento la cerimonia interrotta (getta chicchi di riso di diverso colore nelle quattro direzioni). Chiaro il monito morale: un popolo non può vivere felice e in pace se scaccia come un nemico lo straniero. Una società che non riesce a incorporare positivamente ciò che appare potenzialmente distruttivo, è vulnerabile. “L’altro” è nostro fratello. Da allora in poi la sua figura divinizzata con il nome di “Siddha Karya” - letteralmente: “colui che ha il potere di portare a compimento l’opera (il rito)” - sarà necessaria alla conclusione di ogni Topeng cerimoniale. La sua maschera, dai grandi occhi sporgenti e dalle lunghe unghie, è temuta e allo stesso tempo attesa dai bambini: chi ne è afferrato riceverà caramelle o monetine. La sua danza vigorosa e scomposta suscita l’ilare stupore degli spettatori e l’attenzione dei demoni, permettendo così all’alto sacerdote - che nel tempio balinese opera lì accanto - di concludere indisturbato il suo rituale di preghiera per la santificazione dell’acqua. Enrico Masseroli, direttore artistico dell’ensemble teatrale internazionale The Pirate Ship, inizia lo studio del Teatro di Bali nel 1979 sotto la guida del maestro I Made Djimat, celebre in tutto il mondo. Dal 1982 interpreta e diffonde la cultura balinese con lo spettacolo “Dharma Shakti” e successivamente dal ’96 presenta le maschere del Topeng ne “L’incredibile storia del re Bedahulu”. Ha accompagnato le sue rappresentazioni con workshop, stage e conferenze in tutto il mondo. Danza con i gamelan europei “Cara Bali” di Monaco di Baviera e “Anggur Jaya” di Basilea/Friburgo. Gamelan Gong Cenik : Gamelan significa gruppo musicale, il gong è il cuore dell’orchestra, per tipologia la nostra è un gamelan gong kebyar. Cenik significa piccolo/a, Ni Ketut Cenik si chiamava la celebre danzatrice, madre del Maestro I Made Djimat, scomparsa nel 2010. In suo onore ed in considerazione del fatto che un normale gamelan conta 25/30 elementi, abbiamo scelto, al debutto nel 2010, questo nome. A differenza del teatro europeo, a Bali la musica e il ritmo ricoprono un ruolo drammaturgicamente fondamentale, in continuo dialogo e contrappunto con il performer che le dirige. Per questo un’esibizione con musica registrata ne snatura del tutto lo spirito. Il gruppo si è arricchito di un nuovo e fondamentale impulso nella primavera del 2013, grazie ai 40 giorni trascorsi con i Maestri Djimat e Koplin. Sabato 6 Settembre Alle ore 22:00 Giardino degli Aranci: Orunà. La Luce Spettacolo di teatro, danza e musica a cura del gruppo Milon Mela di Calcutta (India) Canti, musiche, danze e acrobazie. Lo spettacolo, diretto da Abani Biswas, è nato dall' incontro di lavoro fra artisti e maestri di diverse discipline performative dell'India - musicisti Baul del Bengala, maestri dell'arte marziale il Kalaripayattu del Kerala e danzatori tribali Chhau del Bhiar - e narra la storia della Grande Madre Durga, simbolo della vittoria sulle forze distruttive. In scena canti, musiche e danze dei Baul del Bengala (strumenti a corde, percussioni, cimbali), forme di saluto e combattimenti dei Kalaripayattu (bastoni, spade e scudi, coltelli ecc.) Le danze Chhau con le magnifiche maschere, le acrobazie ed un ricco repertorio di storie tratte dai Purana, dal Mahabharattha e dal Ramayana. I danzatori sono accompagnati da grandi tamburi (Nagra e Dhol), dallo Shenai (piffero) e dai cimbali. La raffinata danza classica Gotipua sembra condurci fra le Devadasi all’interno de più antichi templi induisti, dove si respira pace e armonia e si è circondati da un profondo senso d’equilibrio estetico e interiore. Abani Biswas, 62 anni, vive e lavora nella sua Theater House a pochi chilometri da Santiniketan-Bolpur, vicino a Calcutta e ogni anno porta in Europa per una tournèe estiva di seminari e spettaco i suoi Milon Mela (nome che in bengalese significa “La festa degli incontri”). Il gruppo nasce dal lavoro di ricerca di Biswas - dopo l'esperienza fatta con Grotowski negli anni '70 col Teatro delle Sorgenti – che ha recuperato i riti degli antichi villaggi indiani. Un teatro senza parole che ha nella magica forza del rito e del ritmo la capacità di gettare un ponte tra diverse culture Domenica 7 Settembre Alle ore 21:00 nel Giardino degli Aranci: Le Parole Nascoste Spettacolo dell'Open Program del Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards regia Mario Biagini con Mario Biagini, Lloyd Bricken, Robin Gentien, Agnieszka Kazimierska, Felicita Marcelli, Luciano Mendes de Jesus, Ophelie Maxo, Alejadro Tomás Rodriguez, Graziele Sena Da Silva, Suellen Serrat Le parole nascoste, un nuovo lavoro dell’Open Program del Workcenter of Jerzy Grotowski, presentato in forma di studio, è un’esplorazione creativa dell’interazione fra canti del Sud degli Stati Uniti, canti appartenenti alla tradizione degli schiavi, e testi legati all’origine della Cristianità, tradotti principalmente dal copto, provenienti dall’attuale Egitto e dal Medio Oriente. I canti liturgici della tradizione nera posseggono qualità che aprono possibilità di riscoprire vie di trasformazione e contatto. Le parole nascoste interroga i testi e i canti. Quale può essere al giorno d’oggi la funzione di questi canti e di questi testi, che stanno entrambi alla radice della nostra cultura contemporanea, in modi diversi? Quale può essere la natura e il senso dei processi che essi mettono in moto e dell’evento cui danno vita? Come può la qualità di questi processi circolare e toccare le persone che ci stanno intorno? Le possibilità che questo lavoro esplora si manifestano attraverso elementi semplicissimi e condivisibili: azione, contatto, parola, canto, danza. Intuiamo che la natura di questo nuovo lavoro possa creare le condizioni perché un incontro possa avere luogo, sotto il segno di un bisogno forse condiviso e senza nome. 2a FASE Lunedì 29 Settembre Dalle ore 18:00 a Villa Flora: Dopo i cinquanta: cos’altro? Incontro pubblico con Eugenio Barba Eugenio Barba , 1936, cresce a Gallipoli nel Salento. Dopo la licenza liceale, nel 1954, viaggia a lungo in autostop nei paesi del Nord. Si stabilisce a Oslo. Lavora come lattoniere e saldatore nell'officina di Eigil Winnje. Nel 1956 e nel 1957 è mozzo addetto alle macchine su un cargo e una petroliera norvegesi con scali in Africa, Asia, America Latina e America del Nord. Rientrato a Oslo si iscrive all'università che termina diplomandosi in Letteratura Francese e Norvegese e Storia delle Religioni. Riprende il proprio lavoro d'operaio e si lega agli ambienti della sinistra studentesca. Nel 1960 vive sei mesi in un kibbutz in Israele. Ottiene una borsa di studio per la Scuola Teatrale di Varsavia, corso di regia. La abbandona nel 1961 per lavorare con un piccolo teatro sperimentale nella cittadina di Opole, diretto dal giovane e sconosciuto regista Jerzy Grotowski e dal noto critico Ludwik Flaszen. Vi resta fino all'aprile del 1964, alternando il lavoro d'aiuto regista con viaggi in Europa - per diffondere le notizie sull'attività di Grotowski e un soggiorno nel sud dell'India per studiare il Kathakali. Nell'ottobre del 1964 fonda a Oslo l'Odin Teatret. Due anni dopo, con il suo teatro emigra in Danimarca, nella piccola città di Holstebro. In cinquant'anni di attività, l'Odin Teatret ed Eugenio Barba sono divenuti una leggenda del teatro contemporaneo. Un pugno di persone che si sono guadagnate l'influenza di un'indipendente tradizione teatrale. Creano un proprio modo di trasmettere le esperienze sia in pratica (con un'intensa attività di seminari e stage), che pubblicando libri e documenti filmati. Contribuiscono in maniera innovativa alla crescita della "scienza del teatro": nel 1979, Eugenio Barba fonda l'ISTA, International School of Theatre Anthropology, e nel 2002 il Centre for Theatre Laboratory Studies. Al cuore di questa imponente attività d'autonoma politica culturale, a darle il senso e il valore d'una conquistata differenza, vi è l'incandescenza degli spettacoli che Eugenio Barba ha creato con il suo piccolo gruppo di attori, spettacoli (come Ferai , Las casa del padre , Ceneri di Brecht , Il Vangelo di Oxyrhincus , Itsi Bitsi , Dentro lo scheletro della balena , Il sogno di Andersen ) che affrontano l'orrore della Storia e si fissano potentemente nella memoria e nella coscienza di migliaia di spettatori sparsi qua e là per il mondo. Lunedì 29 Settembre Alle ore 21:00 presso il Teatro di Villa Flora: Ave Maria La Morte si sente sola. Cerimonia per l’attrice María Cánepa Spettacolo teatrale a cura di Julia Varley dell’Odin Teatret attrice Julia Varley | regia Eugenio Barba | assistente alla regia Pierangelo Pompa | testo Odin Teatret e citazioni da Gonzalo Rojas e Pablo Neruda Trecento scalini in pochi istanti. Pelle di pietra sopra la mia testa. I morti e le mosche trasparenti che sono? Ed io che conto? Forse la morte non porta via tutto. Questi versi del poeta italiano Antonio Verri riassumono lo spettacolo. L’attrice inglese Julia Varley evoca l’incontro e l’amicizia con l’attrice cilena María Cánepa. È la Morte a celebrare la fantasia creativa e la dedizione di María che seppe lasciare una traccia dopo la sua partenza. Martedì 30 Settembre e mercoledì 1 Ottobre Alle ore 21:00 presso il Teatro di Villa Flora: Memoria Spettacolo teatrale a cura di Else Marie Laukvik e Frans Winther dell’Odin Teatret Attori: Else Marie Laukvik e Frans Winther Testo: Else Marie Laukvik, Eugenio Barba e Frans Winther Musica: Frans Winther e canzoni popolari jiddish Drammaturgia e regia: Eugenio Barba Due storie a lieto fine dai campi di sterminio nel cuore dell'Europa. Il peso e l'obbligo della memoria, il ricordo di una terra a cui tornare e uno straniero che canta sotto un albero e piange. Uno "spettacolo da camera" con musica e canti. Memoria tratta del peso dei ricordi e della missione di non dimenticare. Lo spettacolo è dedicato a due scrittori che si sono suicidati: Primo Levi e Jean Amery. Le storie di moshe e Stella provengono dal libro di Yaffa Eliach: Hasidic Tales of the Holocaust. Produzione: Teatro Tascabile di Bergamo e Nordisk Teaterlaboratorium Ingresso libero Info www.abraxa.it www.facebook.com/pages/Abraxa-Teatro/156882004395083 INFO PER IL PUBBLICO Web www.estateromana.comune.roma.it www.turismoroma.it www.060608.it Tel 060608 (tutti i giorni ore 9-21) Facebook www.facebook.com/EstateRomanaRomaCapitale Twitter twitter.com/estateromana #estateromana2014 Instagram instagram.com/estateromana #estateromana2014 App Estate Romana 2014 Ufficio stampa Carla Romana Antolini 393 9929813 [email protected] In collaborazione con Mediapartner