Improvvisi Urbani. Festival Internazionale del Teatro Urbano

20° Festival Internazionale del Teatro Urbano
vv
Impro
isi Urbani
Dal 3 Settembre al 1° Ottobre 2014
PROGRAMMA
3-4-5 Settembre
Dalle ore 10:00 presso il Teatro di Villa Flora, via Portuense 610:
Il fare dell'attore:
azione intenzionale e processo creativo
Workshop di Mario Biagini, direttore associato del
Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards
In cosa consiste il fare dell’attore? Qual è il rapporto che esiste tra pensiero, intenzione, impulso e azione
nella creazione di una struttura scenica?
Possiamo considerare il comportamento come una relazione dinamica tra distinti elementi presenti nella
persona che fa: azioni, reazioni, intenzioni, impulsi, vibrazione della voce, flusso di associazioni, temporitmo. Tale relazione articolata in una struttura può essere vista come la base comune delle diverse
pratiche sceniche. Come possiamo investigare questo agire da un punto di vista pratico?
Durante il workshop, si utilizzeranno gli strumenti a disposizione dell’attore con l’intenzione di avvicinare il
seme di una manifestazione organica ed evidente delle potenzialità creative dei partecipanti.
Attraverso sessioni di lavoro con canti provenienti dal sud degli Stati Uniti, i partecipanti esploreranno la
natura delle proprie azioni, la complessità del comportamento in una situazione performativa e le
dinamiche attraverso cui una serie di azioni intenzionali si articola in modo credibile, comprensibile e
significativo.
Il workshop si rivolge principalmente ad attori e registi professionisti, ma possono prendervi parte
anche musicisti, ballerini, studenti di teatro o di danza, drammaturghi. Non ci sono limiti massimi di età, ma
se qualcuno ha problemi a svolgere attività fisica va comunicato prima dell’inizio del workshop. I
partecipanti devono portare con sé due set di vestiti belli, eleganti anche se non necessariamente formali,
e che consentano di muoversi liberamente. Niente vestiti da ginnastica e/o danza.
Mario Biagini è Direttore Associato del Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards, ha dato per
più di vent’anni un contributo centrale alla ricerca pratica nel campo dell’Arte come Veicolo, partecipando
come attuante in diverse opere create al Workcenter. E’ stato inoltre attore e principale regista di spettacoli
creati nell’ambito del progetto The Bridge: Developing Theatre Arts. Dal 2007 inizia al Workcenter l’Open
Program che continua la spinta investigativa di spettacoli aperti al pubblico che mantengano vivi gli aspetti
del sottile processo interiore proprio dell’Arte come Veicolo. Biagini ha approfondito le proprie competenze
e capacità pedagogiche assistendo Jerzy Grotowski in incontri pubblici, così come nella traduzione e
revisione dei suoi testi. Biagini è regolarmente invitato a parlare del lavoro svolto al Workcenter e a guidare
workshop in prestigiose scuole ed istituti artistici in tutto il mondo.
4, 5, 6 e 7 Settembre
Alle ore 20.45 nel Giardino degli Aranci - PROLOGO RICORRENTE DELLE
GIORNATE DEL FESTIVAL:
Un Bagaglio di Idee
Letture di Nuovi Drammaturghi Italiani
Un quarto d’ora per dare spazio a testi del concorso promosso da Feditart Un bagaglio di Idee per
spettacoli dove oggetti di scena e scenografie devono categoricamente entrare all’interno di una valigia da
viaggio e che abbiamo un massimo di quattro personaggi.
Giovedì 4 Settembre Alle ore 21:00 nel Giardino degli Aranci:
Canto alla Luna
Spettacolo a cura della Compagnia Residui Teatro (Spagna)
regia Gregorio Amicuzi
con Viviana Bovino, Paula Pascual de la Torre, Paula Cueto Noguerol
Universo femminile in TEMPESTA Il canto alla Luna è la voce di tutte le donne che, da più secoli di quanti
ne possiamo immaginare, chiede di essere ascoltata.
Voci a volte perse nella ragnatela della ragione o castigate dalle religioni e dal potere degli uomini.
Il canto alla Luna è la voce di tutte le donne che rinasce e ritorna a vivere attraverso altri corpi e
generazioni. Una donna, è tutte le donne. Nel nome dell'anziana, della giovane e della donna matura.
Una donna abitata da generazioni; tutte le donne costrette al silenzio, le donne obbligate, giudicate e tutte
coloro che sono riuscite a essere libere. Il corpo di questa donna è la mappa di diverse generazioni. E' una
ruga appena nata che grida che la fertilità non è un dovere.
Tutto il resto è un rifiuto a ciò che è dato per certo.
E' la Tempesta. Il pubblico è invitato a attraversare questo universo sotterraneo generato dalla Tempesta
con le vene rotte; perché possa fluire il tempo e l'acqua possa purificarsi.
Giovedì 4 Settembre Alle ore 22:00 nel Giardino degli Aranci:
FELLINI'S DREAM
Viaggio teatrale, musicale e visivo attraverso il mondo,
i personaggi, le visioni di Federico Fellini a cura del Teatro Potlach
Regia Pino Di Buduo
Con Daniela Regnoli, Nathalie Mentha, Gaudi Tione Fanelli,
Simona Zanini, Paolo Summaria, Marcus Acauan
Drammaturgia: Stefano Geraci
Scenografia: Luca Ruzza
Video Stage Design: Stefano Di Buduo e Andrea Adriani | AESOP STUDIO
Collaborazione musicale: Luca Moretti
Gli attori del Teatro Potlach in relazione con un impianto scenografico fatto di luci e videoproiezioni fanno
riapparire alcuni dei più famosi personaggi dei film di Federico Fellini, come un immaginario set
cinematografico che si materializza davanti agli occhi dello spettatore.
Dal mondo dell’avanspettacolo di Luci del varietà due guitti ci ripropongono alcune delle più famose
macchiette del tradizionale Teatro di Rivista. E poi ecco Lo sceicco bianco, il celebre personaggio dei
fumetti interpretato da Alberto Sordi, ci appare con il suo esotico e affascinante costume bianco per
sedurre l’ingenua sposina, accanita lettrice di fotoromanzi, mentre lo scintillante Clown Bianco ed il
leggendario Frou Frou dei “Clowns” ci trasportano ancora una volta nella magica atmosfera del circo.
Le note di un walzer di Strauss introducono il personaggio interpretato da Pina Bausch nel film E la nave
va, una principessa cieca in grado di percepire e di descrivere tutte le sfumature dei colori della musica.
E poi ancora la solitudine di Casanova famoso amatore che ormai solo, danza con una bambola
contornato dalle maschere veneziane dai neri mantelli rotanti. La fatica di Ginger e Fred, due guitti ormai
vecchi che danzano per la televisione ricalcando i passi dei più famosi ed omonimi ballerini del Musical
americano. Ed infine Amarcord, con la dignità dell’avvocato in bicicletta depositario degli aneddoti e delle
storie della città, lo stupore del vecchio nonno che si perde nella fitta nebbia a pochi passi dalla propria
casa e il sogno di Gradisca, bella e seducente parrucchiera che spera ancora di potere un giorno partire e
incontrare il grande amore; e per finire l’arrivo del Rex immensa nave transoceanica che appare come in
un sogno nel mare di Rimini. I personaggi dopo aver raccontato le loro storie grottesche e commoventi si
ritroveranno riuniti tutti nel carosello finale di Fellini 8 e mezzo tra neve vento nebbia, quegli effetti speciali
cari al magico mondo del cinema di Fellini.
Venerdì 5 Settembre
In orari a sorpresa durante la giornata
all’interno del Giardino degli Aranci:
Invasioni
Performance di Teatro Musica Danza a cura della rete di gruppi artistici “I Barbari”
Venerdì 5 Settembre Alle ore 21:00 nel Giardino degli Aranci:
Una sfida da vincere
Dopo 20 anni quale festival…
Incontro tra personaggi e realtà teatrali e sociali
Nei venti anni in cui è stato presentato il Festival Internazionale del Teatro Urbano la compagnia
organizzatrice, Abraxa Teatro, ha proposto costantemente spettacoli, eventi e performance. Inoltre il
festival ha avuto anche un forte connotato di impegno profuso nell’attenzione alle tematiche più toccanti
della realtà attuale in cui è immersa la nostra società. Dopo venti edizioni il direttore artistico del Festival e
della compagnia organizzatrice, Emilio Genazzini, vuole promuovere un incontro con il pubblico e con
personaggi e realtà appartenenti al mondo dello spettacolo e non solo, che metta un punto su ciò che è
stato fatto ma che soprattutto apra e ipotizzi nuovi scenari e prospettive per future nuove edizioni .
Venerdì 5 Settembre Alle ore 22:00 all’interno del Giardino degli
Aranci:
Gente come uno
Spettacolo teatrale a cura della compagnia Alma Rosè
regia Elena Lolli
con Manuel Ferreira
luci Andrea Violato
Un testimone in scena, lo stesso attore, argentino di Buenos Aires. Un grido di rabbia. Rabbia nel vedere
un Paese ricco e abbondante di risorse ritrovarsi oggi privato di tutto. Rabbia nel vedere la gente piegata,
senza lavoro, senza casa, senza assistenza medica. Rabbia di vivere nella paura del futuro. Di non sapere
più oggi cos’è un popolo una nazione una patria. Stiamo parlando di gente di classe media, “gente come
uno”, per usare una espressione convenzionale. Classe media generalizzata, si diceva prima in Argentina,
tutti classe media. E adesso?
Adesso, chiedersi come si è arrivati fin qui, che cosa bisognava guardare e invece si è girata la testa
dall’altra parte. Scoprirsi persone che fino a questo momento hanno sempre chiuso gli occhi, che hanno
perso ogni rapporto con la politica, che hanno ignorato quei fatti che avrebbero portato alla situazione
attuale,
persone
distratte,
abituate
a
vivere
dentro
un
benessere
apparente.
Ma adesso la festa è finita. Finita l’idea di essere un Paese ricco, un Paese all’avanguardia. Adesso in
Argentina si muore di fame. E’ difficile da credere, ma è lì davanti agli occhi di tutti, anche di quelli che non
hanno mai voluto vedere. Il lavoro che non c’è più, le fabbriche che chiudono, i risparmi bloccati, la
violenza della repressione. Impossibile restare ancora chiusi nelle proprie case. La classe media scende
per la prima volta in piazza, insieme a tutti gli altri, a battere le pentole. E i quartieri smettono di essere solo
quartieri e basta, ma diventano i luoghi in cui la gente si riunisce nelle Assemblee di quartiere, dove si
prendono decisioni sulle proteste da organizzare e i problemi concreti da affrontare.
Lo sguardo si apre: gli invisibili diventano visibili, come i cartoneros, i poveri che dalla periferia entrano in
città a separare e raccogliere la spazzatura, oppure i piqueteros, i disoccupati della provincia, da sempre
tenuti distanti e accusati di creare disordine con il blocco delle strade, e ora invece accolti dai commercianti
con pane e mate. La gente si mescola, cerca il modo di autorganizzarsi, di autogestirsi, sapendo di potersi
salvare solo se uniti, presenti, partecipi tutti di una politica nuova che non è più quella dei politici.
Quale il futuro di questa situazione, non si sa. Tante domande, tante paure, una necessità, quella di non
distrarsi mai più, quella di non girarsi mai più dall’altra parte. Vigili, presenti, non solo gli argentini ma tutti
noi, per evitare che altri luoghi di questo nostro difficile presente possano diventare a “rischio Argentina”.
Sabato 6 Settembre
Dalle ore 16:00 nel Giardino degli Aranci:
Giochiamo al gamelan
Laboratorio gratuito di musica per bambini
con strumenti originali del gamelan, l’orchestra dell’isola di Bali
Battere con un martelletto le piastre di bronzo, far risonare i grandi e piccoli gong, picchiare tra loro i
cembali… il gamelan è un orchestra di percussioni ed è assai divertente per i bambini fare musica con le
loro mani e capire che non si fa da soli, ma ascoltando gli altri, per suonare insieme.
Il laboratorio è aperto a bambine e bambini di ogni età, ma anche i genitori e gli accompagnatori potranno
mettersi alla prova.
A Bali “L’sola degli Dei”, la musica, insieme alla danza ed al teatro, interpreta un ruolo fondamentale ed
insostituibile nella vita sociale, laddove non esiste quotidianità senza sacralità. I Gamelan risuonano in tutte
le numerose feste dell’anno, religiose e sociali: nascite, riti di passaggio, matrimoni, cremazioni… per gli
anniversari dei templi, per la nuova luna o la mietitura del riso … ogni qual volta occorra assicurarsi la
benedizione degli antenati ed intrattenere degnamente gli Dei in visita alle cerimonie.
Tutti, indipendentemente dal rango sociale, imparano così a conoscere fin da piccoli la voce dei suoni e dei
ritmi.
Sabato 6 Settembre
Alle ore 21:00 Giardino degli Aranci:
Bali – L’Isola degli Dei
Spettacolo di Musica Teatro e Danza a cura dell’ensemble Gamelan Gong Cenik della
compagnia The Pirate Ship in coproduzione con l’Ambasciata Indonesiana
Gamelan Gong Cenik
Rita ColanI
Veronica Piccoli
Renato Carminati
Paolo Cucchi
Massimiliano Panza
Jos Olivini
Maurizio Bolis
Luciano Togni
Saveria Savidya
Enrico Masseroli
Gangsa pemade metallofono
Gangsa pemade metallofono
Suling flauti
Reyong metallofono
Reyong metallofono
Gong
Kempli /Kajar
Kendang tamburo
ceng ceng
performer e dir. musicale
“...Quest'insieme abbagliante, pieno di scoppi, di fughe, di canali, di diramazioni in tutti sensi della percezione interna
ed esterna, compone del teatro un'idea sovrana, che pare conservata nei secoli per insegnarci ciò che il teatro non
avrebbe mai dovuto cessare di essere…” (Antonin Artaud da: “Sur le théâtre balinaise” in Le théâtre et son double).
Nell'isola di Bali in Indonesia, teatro, musica e danza sono il fulcro dell’intensa vita sociale e religiosa,
espressione di una cultura dove estetica e devozione s’intrecciano con sorprendente armonia. Fra le
rappresentazioni più antiche e popolari, il Topeng, con le sue maschere, è parte integrante della
tradizionale liturgia cerimoniale. La sua rappresentazione celebra, tra mito e storia, le gesta delle antiche
corti, offrendo al tempo stesso uno spassoso divertimento per tutti. Un solo attore, cambiando a vista le
stupende maschere di legno laccato, interpreta tutti i personaggi. L'ordine delle loro entrate rispecchia
l'antica gerarchia feudale ed accosta i multiformi aspetti della vita, dal soprannaturale allo scurrile, fra
danze raffinate e lazzi da "Commedia dell'Arte". Innovazione ardita rispetto alla tradizione di Bali, i musici
del Gamelan Gong Cenik, partecipano direttamente ad una scena del racconto indossando anche loro
maschere comiche.
Fra le storie del suo repertorio quella di Siddha Karya rappresenta un conflitto tutt’oggi assai attuale: il
rapporto con lo straniero, l’altro, il diverso, lo sconosciuto. Così narra il racconto del XVI secolo: il nobile ed
anziano sacerdote Brahmana Sangkya rientra da Giava per partecipare ad una importante cerimonia di
pacificazione con i ButhaKala (demoni) presieduta dal re Watu Renggong, monarca dell’età dell’oro
balinese. Ne viene però malamente scacciato, perché considerato un pezzente sconosciuto. La sciagura si
abbatte immediata sul paese: disastri, malattie, violenze. Il re, dovendo trovare, secondo il ruolo che gli
compete, la causa del malanno, si ricorda di quel vecchio bastonato e lo fa cercare. Scopre così che si
tratta in realtà del suo fratello spirituale, figlio di quel sacerdote che aiutò suo padre a salire al trono. Lo
“straniero riconosciuto”, accettate le scuse, ristabilisce l’armonia portando a compimento la cerimonia
interrotta (getta chicchi di riso di diverso colore nelle quattro direzioni). Chiaro il monito morale: un popolo
non può vivere felice e in pace se scaccia come un nemico lo straniero. Una società che non riesce a
incorporare positivamente ciò che appare potenzialmente distruttivo, è vulnerabile. “L’altro” è nostro
fratello. Da allora in poi la sua figura divinizzata con il nome di “Siddha Karya” - letteralmente: “colui che
ha il potere di portare a compimento l’opera (il rito)” - sarà necessaria alla conclusione di ogni Topeng
cerimoniale. La sua maschera, dai grandi occhi sporgenti e dalle lunghe unghie, è temuta e allo stesso
tempo attesa dai bambini: chi ne è afferrato riceverà caramelle o monetine. La sua danza vigorosa e
scomposta suscita l’ilare stupore degli spettatori e l’attenzione dei demoni, permettendo così all’alto
sacerdote - che nel tempio balinese opera lì accanto - di concludere indisturbato il suo rituale di preghiera
per la santificazione dell’acqua.
Enrico Masseroli, direttore artistico dell’ensemble teatrale internazionale The Pirate Ship, inizia lo studio
del Teatro di Bali nel 1979 sotto la guida del maestro I Made Djimat, celebre in tutto il mondo. Dal 1982
interpreta e diffonde la cultura balinese con lo spettacolo “Dharma Shakti” e successivamente dal ’96
presenta le maschere del Topeng ne “L’incredibile storia del re Bedahulu”. Ha accompagnato le sue
rappresentazioni con workshop, stage e conferenze in tutto il mondo. Danza con i gamelan europei “Cara
Bali” di Monaco di Baviera e “Anggur Jaya” di Basilea/Friburgo.
Gamelan Gong Cenik : Gamelan significa gruppo musicale, il gong è il cuore dell’orchestra, per tipologia
la nostra è un gamelan gong kebyar. Cenik significa piccolo/a, Ni Ketut Cenik si chiamava la celebre
danzatrice, madre del Maestro I Made Djimat, scomparsa nel 2010. In suo onore ed in considerazione del
fatto che un normale gamelan conta 25/30 elementi, abbiamo scelto, al debutto nel 2010, questo nome. A
differenza del teatro europeo, a Bali la musica e il ritmo ricoprono un ruolo drammaturgicamente
fondamentale, in continuo dialogo e contrappunto con il performer che le dirige. Per questo un’esibizione
con musica registrata ne snatura del tutto lo spirito.
Il gruppo si è arricchito di un nuovo e fondamentale impulso nella primavera del 2013, grazie ai 40 giorni
trascorsi con i Maestri Djimat e Koplin.
Sabato 6 Settembre Alle ore 22:00 Giardino degli Aranci:
Orunà. La Luce
Spettacolo di teatro, danza e musica a cura del gruppo Milon Mela di Calcutta (India)
Canti, musiche, danze e acrobazie. Lo spettacolo, diretto da Abani Biswas, è nato dall' incontro di lavoro
fra artisti e maestri di diverse discipline performative dell'India - musicisti Baul del Bengala, maestri dell'arte
marziale il Kalaripayattu del Kerala e danzatori tribali Chhau del Bhiar - e narra la storia della Grande
Madre Durga, simbolo della vittoria sulle forze distruttive. In scena canti, musiche e danze dei Baul del
Bengala (strumenti a corde, percussioni, cimbali), forme di saluto e combattimenti
dei Kalaripayattu (bastoni, spade e scudi, coltelli ecc.) Le danze Chhau con le magnifiche maschere, le
acrobazie ed un ricco repertorio di storie tratte dai Purana, dal Mahabharattha e dal Ramayana. I danzatori
sono accompagnati da grandi tamburi (Nagra e Dhol), dallo Shenai (piffero) e dai cimbali. La raffinata
danza classica Gotipua sembra condurci fra le Devadasi all’interno de più antichi templi induisti, dove si
respira pace e armonia e si è circondati da un profondo senso d’equilibrio estetico e interiore.
Abani Biswas, 62 anni, vive e lavora nella sua Theater House a pochi chilometri da Santiniketan-Bolpur,
vicino a Calcutta e ogni anno porta in Europa per una tournèe estiva di seminari e spettaco i suoi Milon
Mela (nome che in bengalese significa “La festa degli incontri”). Il gruppo nasce dal lavoro di ricerca di
Biswas - dopo l'esperienza fatta con Grotowski negli anni '70 col Teatro delle Sorgenti – che ha recuperato
i riti degli antichi villaggi indiani.
Un teatro senza parole che ha nella magica forza del rito e del ritmo la capacità di gettare un ponte tra
diverse culture
Domenica 7 Settembre Alle ore 21:00 nel Giardino degli Aranci:
Le Parole Nascoste
Spettacolo dell'Open Program del Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards
regia Mario Biagini
con Mario Biagini, Lloyd Bricken, Robin Gentien,
Agnieszka Kazimierska, Felicita Marcelli, Luciano Mendes de Jesus,
Ophelie Maxo, Alejadro Tomás Rodriguez, Graziele Sena Da Silva, Suellen Serrat
Le parole nascoste, un nuovo lavoro dell’Open Program del Workcenter of Jerzy Grotowski, presentato in
forma di studio, è un’esplorazione creativa dell’interazione fra canti del Sud degli Stati Uniti, canti
appartenenti alla tradizione degli schiavi, e testi legati all’origine della Cristianità, tradotti principalmente dal
copto, provenienti dall’attuale Egitto e dal Medio Oriente.
I canti liturgici della tradizione nera posseggono qualità che aprono possibilità di riscoprire vie di
trasformazione e contatto. Le parole nascoste interroga i testi e i canti. Quale può essere al giorno d’oggi la
funzione di questi canti e di questi testi, che stanno entrambi alla radice della nostra cultura
contemporanea, in modi diversi? Quale può essere la natura e il senso dei processi che essi mettono in
moto e dell’evento cui danno vita? Come può la qualità di questi processi circolare e toccare le persone
che ci stanno intorno?
Le possibilità che questo lavoro esplora si manifestano attraverso elementi semplicissimi e condivisibili:
azione, contatto, parola, canto, danza. Intuiamo che la natura di questo nuovo lavoro possa creare le
condizioni perché un incontro possa avere luogo, sotto il segno di un bisogno forse condiviso e senza
nome.
2a FASE
Lunedì 29 Settembre
Dalle ore 18:00 a Villa Flora:
Dopo i cinquanta: cos’altro?
Incontro pubblico con Eugenio Barba
Eugenio Barba , 1936, cresce a Gallipoli nel Salento. Dopo la licenza liceale, nel 1954, viaggia a lungo in
autostop nei paesi del Nord. Si stabilisce a Oslo. Lavora come lattoniere e saldatore nell'officina di Eigil
Winnje. Nel 1956 e nel 1957 è mozzo addetto alle macchine su un cargo e una petroliera norvegesi con
scali in Africa, Asia, America Latina e America del Nord. Rientrato a Oslo si iscrive all'università che
termina diplomandosi in Letteratura Francese e Norvegese e Storia delle Religioni. Riprende il proprio
lavoro d'operaio e si lega agli ambienti della sinistra studentesca. Nel 1960 vive sei mesi in un kibbutz in
Israele. Ottiene una borsa di studio per la Scuola Teatrale di Varsavia, corso di regia. La abbandona nel
1961 per lavorare con un piccolo teatro sperimentale nella cittadina di Opole, diretto dal giovane e
sconosciuto regista Jerzy Grotowski e dal noto critico Ludwik Flaszen. Vi resta fino all'aprile del 1964,
alternando il lavoro d'aiuto regista con viaggi in Europa - per diffondere le notizie sull'attività di Grotowski e un soggiorno nel sud dell'India per studiare il Kathakali. Nell'ottobre del 1964 fonda a Oslo l'Odin
Teatret. Due anni dopo, con il suo teatro emigra in Danimarca, nella piccola città di Holstebro. In
cinquant'anni di attività, l'Odin Teatret ed Eugenio Barba sono divenuti una leggenda del teatro
contemporaneo. Un pugno di persone che si sono guadagnate l'influenza di un'indipendente tradizione
teatrale. Creano un proprio modo di trasmettere le esperienze sia in pratica (con un'intensa attività di
seminari e stage), che pubblicando libri e documenti filmati. Contribuiscono in maniera innovativa alla
crescita della "scienza del teatro": nel 1979, Eugenio Barba fonda l'ISTA, International School of Theatre
Anthropology, e nel 2002 il Centre for Theatre Laboratory Studies.
Al cuore di questa imponente attività d'autonoma politica culturale, a darle il senso e il valore d'una
conquistata differenza, vi è l'incandescenza degli spettacoli che Eugenio Barba ha creato con il suo
piccolo gruppo di attori, spettacoli (come Ferai , Las casa del padre , Ceneri di Brecht , Il Vangelo di
Oxyrhincus , Itsi Bitsi , Dentro lo scheletro della balena , Il sogno di Andersen ) che affrontano l'orrore
della Storia e si fissano potentemente nella memoria e nella coscienza di migliaia di spettatori sparsi qua
e là per il mondo.
Lunedì 29 Settembre
Alle ore 21:00 presso il Teatro di Villa
Flora:
Ave Maria
La Morte si sente sola. Cerimonia per l’attrice María Cánepa
Spettacolo teatrale a cura di Julia Varley dell’Odin Teatret
attrice Julia Varley | regia Eugenio Barba | assistente alla regia Pierangelo Pompa | testo Odin
Teatret e citazioni da Gonzalo Rojas e Pablo Neruda
Trecento scalini in pochi istanti.
Pelle di pietra sopra la mia testa.
I morti e le mosche trasparenti
che sono? Ed io che conto?
Forse la morte non porta via tutto.
Questi versi del poeta italiano Antonio Verri riassumono lo spettacolo. L’attrice inglese Julia Varley evoca
l’incontro e l’amicizia con l’attrice cilena María Cánepa. È la Morte a celebrare la fantasia creativa e la
dedizione di María che seppe lasciare una traccia dopo la sua partenza.
Martedì 30 Settembre e mercoledì 1 Ottobre
Alle ore 21:00 presso il Teatro di Villa Flora:
Memoria
Spettacolo teatrale a cura di Else Marie Laukvik e Frans Winther dell’Odin Teatret
Attori: Else Marie Laukvik e Frans Winther
Testo: Else Marie Laukvik, Eugenio Barba e Frans Winther
Musica: Frans Winther e canzoni popolari jiddish
Drammaturgia e regia: Eugenio Barba
Due storie a lieto fine dai campi di sterminio nel cuore dell'Europa.
Il peso e l'obbligo della memoria, il ricordo di una terra a cui tornare e uno straniero che canta sotto un
albero e piange. Uno "spettacolo da camera" con musica e canti. Memoria tratta del peso dei ricordi e della
missione di non dimenticare. Lo spettacolo è dedicato a due scrittori che si sono suicidati: Primo Levi e
Jean Amery.
Le storie di moshe e Stella provengono dal libro di Yaffa Eliach: Hasidic Tales of the Holocaust.
Produzione: Teatro Tascabile di Bergamo e Nordisk Teaterlaboratorium
Ingresso libero
Info
www.abraxa.it www.facebook.com/pages/Abraxa-Teatro/156882004395083
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