il masterplan e l’architettura della città. umberto trame collegio docenti romano burelli, icar/14, composizione architettonica e urbana, professore ordinario adriano cornoldi, icar/14, composizione architettonica e urbana, professore ordinario enzo siviero, icar/09, tecnica delle costruzioni, professore ordinario enrico da re, collaboratore periodo prescelto dal 30 agosto al 15 settembre 2004 obiettivi operatività e adattabilità del masterplan come strumento di governo della forma della città. il caso di verona. contenuti la questione che si intende affrontare è insieme teorica e pratica e riguarda uno degli aspetti decisivi nei processi di costruzione della città e del territorio: quella del passaggio dal “piano” in quanto complesso di norme e di indicazioni prive di una forma, all’architettura, alla forma dei luoghi e dei manufatti, all’idea stessa della città costruita e dei sistemi urbani che ne inverano le parti. va subito detto che questo passaggio, nella complessità e nella astrazione che ha assunto nella prassi italiana, rappresenta una questione propria della cultura del novecento che ha visto progressivamente e definitivamente separarsi i modi di operare dell’architettura e dell’urbanistica come se ciò costituisse un portato necessario del moderno, una conseguenza ineliminabile della contemporaneità. il nostro pensare, il nostro agire, il nostro costruire è necessariamente discontinuo perché contemporaneo. ora, senza entrare nel merito delle questioni più generali che sostengono il pensiero della discontinuità dei luoghi e dei manufatti, occorre osservare che questa separazione tra piano e architettura ha portato alla formazione di due linguaggi di controllo dello sviluppo urbano che per agire sulla complessità degli attuali processi di trasformazione urbana hanno di fatto rinunciato ad una qualsiasi forma di interrelazione, ma soprattutto hanno rinunciato a costruire un pensiero generale della forma dei luoghi entro il quale la città si riconosca e progredisca. ciò a cui si è rinunciato non è tanto alla necessità di costruire un’idea generale della città e del territorio che è sempre più difficile esprimere, e forse sempre meno necessario, quanto alla necessità di considerare entro il territorio urbano la naturale continuità fisica dei luoghi e manufatti, la loro percezione visiva, unitaria e continua, e quindi di riferirsi al sentimento esteso della loro forma come ad un portato insieme del piano e dell’architettura. se dobbiamo qui esprimere una tesi, prendere posizione, innalzare una bandiera, ebbene questa è per l’unità di luoghi e manufatti, per la loro continuità storica e culturale, che è anche continuità fisica, naturale della forma urbana. gli strumenti che dal punto di vista teorico e procedurale sostengono questi obiettivi sono il piano direttore e il masterplan. il piano direttore è per sua natura un piano quadro nel quale si definiscono alcune scelte generali che non si presentano sotto forma di zoning, ma riguardano piuttosto i caratteri principali di una struttura urbana da raggiungere, i livelli di complessità funzionale prefigurata per alcune aree, la forma possibile di una parte di città in un arco di tempo determinato. al piano direttore corrisponde l’idea generale di un luogo in quanto città. ma la sua costruzione, e cioè l’attuazione del piano direttore non può che appartenere ad una procedura per varianti, che nelle singole parti, area per area, verifichi il senso di alternative architettoniche definite attraverso dei masterplan. il masterplan è l’unico strumento in grado di mostrare coerentemente il senso di un’alternativa nella costruzione di una parte di città. non ci sono descrizioni, per quanto articolate, in grado di sostituire la chiarezza e la perentorietà con la quale si presenta una proposta definita da un masterplan. il masterplan introduce l’idea di città e di architettura della città sin dall’inizio del processo di progettazione che esso concepisce ed avvia. esso è il ponte gettato nel vuoto che si produce sempre tra il piano urbanistico ed il progetto architettonico. essendo il masterplan un vero progetto architettonico di scala urbana, esso individua una forma, che come ogni forma articolata e precisa diviene un insieme di norme senza bisogno di norme. il masterplan definisce la forma architettonica di quella parte di città che intende trasformare. tutte le decisioni sulle infrastrutture, sui percorsi, sulle dimensioni degli edifici, sui loro rapporti, sugli spazi pubblici e privati, sono già definiti dalla sua forma. il masterplan è un processo di progettazione continua, ma non necessariamente deduttiva. ma attuare questa procedura significa anche togliere al piano generale quel significato demiurgico che spesso gli veniva assegnato, riconoscendo al contrario che la costruzione di una parte di città costituisce un atto complesso, possibile di varianti e attuabile solo con il contributo di un insieme di soggetti che non si ritrovano tutti entro le stanze del piano. occorre riconoscere insomma che nessuno è depositario dell’idea di un luogo o di una parte di città e che questa idea solo in parte è contenuta entro il piano direttore piano direttore e masterplan sono i passaggi operativi per giungere alla costruzione di un luogo urbano, di una parte di città, definendone nel contempo l’idea e la forma architettonica. il laboratorio si propone di approfondire dal punto di vista teorico gli elementi e la natura tecnica operativa di questa procedura (sulla scorta di esempi predisposti in molte città europee) e di riconoscerne la sua modernità è utilità. inoltre, con riferimento ad un luogo specifico ed ad un programma funzionale definito, il laboratorio si propone attraverso l’attività di workshop di verificare dentro il progetto la natura del tema posto. vogliamo pensare al programma del laboratorio come al programma di una ricerca applicata, di uno studio cioè che pur indagando sugli aspetti teorici e sugli elementi costitutivi del masterplan, abbia come obiettivo conclusivo l’applicazione di tale principio al progetto di una parte di città nella situazione contemporanea ed in una località definita. intorno a questo progetto abbiamo ricercato un coordinamento con docenti di altre università ugualmente interessati allo sviluppo del programma. con questi intendiamo svolgere un lavoro in parte comune, in parte autonomo. il lavoro comune riguarda la messa a punto degli aspetti teorici e documentativi degli elementi e degli esempi relativi ai temi del piano direttore e del masterplan. il lavoro autonomo riguarda la predisposizione dei progetti di laboratorio. il laboratorio si conclude con la predisposizione dei progetti di laboratorio, ma può costituire la premessa alla configurazione di un vero e proprio laboratorio di laurea attivo durante l’intero anno accademico. bibliografia essenziale di riferimento