CAP 7 COMPONENTI ELETTROMECCANICHE E PARTI MECCANICHE 1 DOCUMENTAZIONE TECNICA DEI COMPONENTI ELETTROMECCANICI 2 DISPOSITIVI DI COMMUTAZIONE 3 TRASFORMATORI 4 FUSIBILI 5 RELÈ 6 CONNETTORI 1 DOCUMENTAZIONE TECNICA DEI COMPONENTI ELETTROMECCANICI La documentazione dei componenti elettromeccanici è essenzialmente costituita da fogli tecnici che contengono le informazioni seguenti. Descrizione delle caratteristiche peculiari del componente (microdeviatore a subminiatura unipolare, tastiere a tenuta stagna, deviatore a cursore, connettore a inserzione diretta, prese da pannello). • Caratteristiche elettriche. Vengono descritte attraverso: — le tabelle, dove vengono definiti i simboli mnemonici, la descrizione della grandezza elettrica misurata, i valori minimi, tipici e massimi, le unità di misura, il metodo di misura utilizzato per determinare il valore del parametro; — le curve caratteristiche, che mostrano, su un piano cartesiano, le relazioni (in genere di tipo non lineare) esistenti fra le varie grandezze elettriche o meccaniche del dispositivo; per esempio, nei dissipatori di calore, la resistenza termica del dispositivo viene definita per mezzo di una curva che ne mostra la variazione in funzione della lunghezza del profilato di alluminio. • Caratteristiche meccaniche e tecnologiche. Per i dispositivi elettromeccanici riguardano più frequentemente la forma, le quote dimensionali (lunghezza, larghezza, altezza), il peso, il numero massimo di operazioni consentite (per esempio, il massimo numero di commutazioni di un interruttore). La descrizione del dispositivo è completata da informazioni circa i materiali utilizzati per costruire le varie parti che lo compongono e le eventuali lavorazioni speciali effettuate su di esse (per esempio, doratura dei contatti di un connettore). Il dispositivo elettromeccanico viene disegnato in proiezione ortogoM 16 ¥ 0,75 • 17 36,8 3,2 ø3 7 ø 13,6 Figg. 1a, b Quotatura di un connettore volante con attacco a vite: a. vista di fronte; b. vista da sinistra. 1,5 42,1 1a 2 Vol. 1 - MODULO C 66,2 1b Figg. 2a-d Quotatura di un relè con una griglia tarata in decimi di pollice (2,54 mm): a. forma costruttiva del relè; b. vista di fronte e da sinistra; 1 con piedinatura di 3,2 ¥ 30,35 2 piedini bobina 0,6 x 0,9 3 piedini contatti 0,6 x 1,0 28,45 1 16,50 10,16 sfiatatoio 2 3 3,50 3,30 2b 2a 18,90 3,20 A1 c. tracciato del circuito stampato (griglia di 2,54 mm); d. schema delle connessioni (raffigurazione piedini). Ø 1,3 12 14 11 A2 11 A1 12 14 A2 Ø 1,3 3,50 3,5 mm 2c 3,50 3,5 mm 3,20 3,2 mm 3,2 mm 2d nale con una o più viste, con le quote espresse in millimetri e/o in pollici 4 ( Figg. 1a, b ). In alcuni fogli tecnici le quote di ingombro del dispositivo, la posizione dei terminali di collegamento, le quote dei fori di fissaggio sono disegnate direttamente su una griglia tarata con passo in decimi di pollice 0,1¢¢ 4 ( Figg. 2a-d ); le quote devono essere ricavate direttamente dalla griglia. Questo metodo di quotatura consente al disegnatore di risparmiare molto tempo nella realizzazione dei disegni di fabbricazione dei circuiti stampati. In fase di preparazione del master è sufficiente riportare tutte le quote significative dei componenti elettronici ed elettromeccanici impiegati sulla griglia normalizzata o, se si utilizza un CAD, nel modello da inserire nella libreria. • nero 220 Vac nero T1 bianco 12 Vac bianco Fig. 3 Identificazione delle connessioni mediante il colore della guaina del cavo di collegamento. • Schema di collegamento. Viene disegnato utilizzando gli stessi simboli grafici normalizzati impiegati nella stesura degli schemi elettrici ed elettronici. Quando l’individuazione dei terminali di collegamento non è univoca, tutti i reofori dello schema sono opportunamente numerati o identificati da sigle. Per i trasformatori con uscite a filo si identificano in genere i fili di ingresso e di uscita scrivendo accanto al simbolo grafico il colore della guaina di rivestimento del filo dell’avvolgimento 4 ( Fig. 3). Campi di applicazione. In questa sezione del foglio tecnico sono suggerite alcune delle principali applicazioni del componente elettromeccanico. 2 DISPOSITIVI DI COMMUTAZIONE Nelle apparecchiature elettroniche è necessario interrompere o ripristinare la continuità elettrica fra due elementi o parti circuitali. La commutazione fra i due stati circuitali possibili, circuito aperto (connesso), circuito chiuso (sconnesso), viene realizzata utilizzando un meccanismo che avvicina o allontana una lamina conduttrice da due o più morsetti collegati con i conduttori esterni. Il collegamento fatto può essere stabile o instabile. CAP 7 - Componenti elettromeccaniche e parti meccaniche 3 Figg. 4a, b Deviatori a levetta: a. sezione di un deviatore; b. tipi di deviatore. 4a 4b Si ha un collegamento stabile quando la commutazione fra i due stati (da aperto a chiuso e viceversa) si può ottenere solo esercitando una nuova azione sul meccanismo di comando; si ha un collegamento instabile quando la commutazione fra i due stati (da aperto a chiuso o viceversa) permane solo per il tempo durante cui viene esercitata l’azione sul meccanismo di comando. I commutatori che realizzano collegamenti di tipo stabile sono: — interruttori (switch); — deviatori; — selettori, commutatori a più posizioni; — selettori codificati (thumbwheel, leverwheel, pushwheel); — interruttori per circuito stampato (dip switch); — ponti cablati o cavallotti di corto circuito; — selettori di tensione di rete (voltage selector). I commutatori che realizzano collegamenti di tipo instabile sono: — pulsanti (pushbutton); — finecorsa; — tasti (key) e tastiere (keyboard). NA – Normalmente aperto NC – Normalmente chiuso (normally closed) 4 Vol. 1 - MODULO C L’interruttore è un dispositivo a due morsetti; la continuità elettrica è assicurata per mezzo di una lamina metallica che viene avvicinata o allontanata da un meccanismo mosso da un’azione meccanica esterna. Il deviatore è un dispositivo a tre morsetti (4Figg. 4a, b). Un morsetto (detto comune) è sempre collegato con la lamina conduttrice interna; il meccanismo di comando, spostando la lamina, la collega alternativamente con uno degli altri due morsetti. Il deviatore presenta quindi un collegamento normalmente aperto (NA) e uno normalmente chiuso (NC). In particolari applicazioni bisogna eseguire, contemporaneamente, la commutazione di più segnali elettricamente indipendenti; questa azione, per poter essere realizzata, richiede l’utilizzo di un comando meccanico unico (doppio deviatore). Il selettore 4 ( Fig. 5 ) funziona come il deviatore, ma possiede un numero di morsetti maggiore e può assumere più di due posizioni. I morsetti possono essere collegati con il morsetto comune ruotando un Fig. 5 Selettori. BCD – Binary coded decimal albero o muovendo una slitta di comando. Nel tipo rotatorio la rotazione può essere bloccata (da fermi meccanici) a un solo giro, o può essere di tipo libero. I selettori codificati 4 ( Figg. 6a, b) sono formati da una serie di interruttori che hanno un morsetto in comune. Il comando meccanico di ogni interruttore è indipendente e viene fornito da una rotella opportunamente sagomata che chiude o apre gli interruttori. La sagoma della rotella di comando viene realizzata in modo tale che in ogni posizione essa chiuda o apra gli interruttori seguendo un opportuno codice (decimale, binario, BCD, Gray). Questo dispositivo viene largamente usato per permettere l’impostazione dei dati in apparecchiature industriali di tipo digitale. Il selettore della figura 6 è adatto al montaggio sul pannello di comando di un’apparecchiatura, mentre quelli della figura 7 vengono realizzati per essere montati su circuito stampato. Nella figura 8 è riprodotta una sezione del selettore codificato che ne evidenzia le varie parti. Nelle apparecchiature elettroniche, soprattutto in quelle di tipo digitale, nasce talvolta l’esigenza di progettare il circuito elettronico in modo tale che alcune configurazioni o comportamenti circuitali, che dipendono dal tipo di applicazione, possano essere facilmente modifica- Figg. 6a, b Selettori codificati per pannello: a. gruppo di selettori codificati; b. forma costruttiva interna di un selettore codificato. rotella a denti per la commutazione finestra che mostra il numero scelto terminale di ingresso/uscita 6a 6b CAP 7 - Componenti elettromeccaniche e parti meccaniche 5 Fig. 7 Selezione di selettori codificati per circuito stampato. Fig. 8 Sezione di un selettore codificato. rotore custodia anello “O” contatto disco codificato terminale sostegno DIP – Dual in-line package DIL – Dual in-line Fig. 9 DIP switch. 6 Vol. 1 - MODULO C ti in sede di installazione o di utilizzo. Per esempio, quasi tutte le interfacce per elaboratori richiedono che certe parti, come gli indirizzi o le velocità di trasmissione dei dati, siano adattate alla macchina che si intende collegare al calcolatore. Queste operazioni sono rese possibili da un componente miniaturizzato, detto DIP switch, che raccoglie in un contenitore adatto, per esempio DIL, un gruppo di interruttori (4Fig. 9). Fig. 10 Pulsanti e finecorsa. semplice a lamina levetta a lamina con rotelle Il ponte cablato è un’interruzione del collegamento elettrico fra due punti di un circuito che viene praticamente realizzata (per esempio su un circuito stampato) mediante due piazzole. Se si devono realizzare più ponti è necessario utilizzare un passo costante, in genere in millimetri o in decimi di pollice, al fine di facilitare le operazioni di montaggio. Il collegamento dei due punti può essere: — di tipo fisso, se viene realizzato con un conduttore saldato alle piazzole; — di tipo mobile, se si ricorre ad ancoraggi che permettono di usare fili già cablati su speciali morsetti. 6 4 1 2 3 5 Fig. 11 Sezione di un finecorsa (dimensioni 49,2 x 21,4 x 17,4 mm). 1 2 3 4 5 6 molla piastrina contatto mobile contatto fisso NC contatto fisso NA pulsante Il selettore di tensione di rete serve per commutare, nelle apparecchiature elettroniche, il valore della tensione di rete; è prodotto per il montaggio sia a pannello sia a circuito stampato. Il pulsante, dal punto di vista del funzionamento elettrico, è uguale all’interruttore 4 ( Fig. 10 ). Il meccanismo di comando che agisce sulla lamina conduttrice è provvisto di un elemento elastico, in genere una molla. Quando cessa l’effetto dell’azione esterna che modifica lo stato dell’interruttore, la reazione elastica della molla riporta il dispositivo allo stato iniziale. Per indicare i commutatori elettromeccanici, che si comportano come il pulsante differenziandosi, in pratica, solo per il modo in cui viene applicata l’azione esterna, si ricorre a moltissime denominazioni che caratterizzano il singolo dispositivo. I finecorsa sono pulsanti che hanno il dispositivo di comando sagomato in modo tale che l’azione esterna possa essere fornita da parti meccaniche in movimento 4 ( Fig. 10). Alcune realizzazioni, per esempio, sono provviste di rotelle che favoriscono il movimento relativo di due oggetti, oppure dispongono di dispositivi atti a misurare il livello di un liquido (galleggiante) ecc. La figura 11 mostra il disegno della forma costruttiva interna di un tipico finecorsa. Nelle figure 12a, b, c sono mostrati alcuni esempi di applicazione dei finecorsa. CAP 7 - Componenti elettromeccaniche e parti meccaniche 7 corretto Figg. 12a, b, c Metodi per l’impiego dei microinterruttori e dei finecorsa: a. azionamento per pressione; b. azionamento con eccentrico rotante; c. azionamento con dente in moto lineare. fermo fermo sbagliato corretto sbagliato sbagliato corretto 12a sbagliato corretto sbagliato corretto sbagliato corretto corretto sbagliato corretto sbagliato corretto 12b sbagliato 12c I tasti (keyswitch) sono pulsanti che, assemblati secondo opportune configurazioni, consentono al tecnico di progettare interfacce uomomacchina di facile utilizzo, quali le tastiere (keyboard) utilizzate per l’immissione dei dati nel calcolatore elettronico 4 ( Fig. 13). Fig. 13 Tastiera di un personal computer. Tastiere a membrana Le figure 14a, b mostrano la sezione di una tastiera a membrana. Questi tipi di tastiera offrono molti vantaggi rispetto a quelli elettromeccanici tradizionali: — libertà grafica del design, che può essere eseguito su specifica richiesta del cliente; — intrinseca ermeticità della tastiera e del pannello di cui essa fa parte; — risparmio di spazio grazie allo spessore assai ridotto; — semplicità di manutenzione; — resistenza ad abrasioni, escoriazioni, infiltrazioni di prodotti chimici e liquidi vari che ne rendono possibile l’utilizzo in ambienti sporchi e inquinati. 8 Vol. 1 - MODULO C Figg. 14a, b: sezione di una tastiera a membrana. ricopertura in rilievo 14a 1 2 4 5 6 7 8 9 distanziatore circuito stampato connessioni circuitali cupola 14b In una tipica tastiera a membrana il pannello frontale viene serigrafato sul retro con speciali vernici indelebili. Lo strato sottostante con il circuito di commutazione, lo strato di riempimento, gli spaziatori e lo strato di base con il circuito stampato flessibile, vengono pressati insieme al pannello frontale usando un adesivo acrilico. In questo modo si forma un’unità ermeticamente sigillata, sul cui retro viene posto uno strato adesivo supplementare. Dopo la rimozione del foglio di protezione, la tastiera può essere incollata su qualsiasi superficie piatta con facilità e sicurezza 4 ( Fig. 15). Nelle figure 16a, b sono illustrate due tipiche configurazioni delle tastiere: in linea e a matrice di tasti. La tabella 1 riassume le caratteristiche tecniche delle tastiere a membrana. I principali impieghi di queste tastiere sono: strumentazione di misura, automazione d’ufficio (stampanti, fotocopiatrici), elettrodomestici, impianti di pesatura (bilance digitali), impianti di sicurezza e di allarme. 1 1 Fig. 15 Rappresentazione in esploso di una tastiera a membrana. 3 CL 6 8 R 3 EA AD LO 9 0 – + rivestimento superficiale lato dei contatti mobili spaziatore lato delle piste e degli interruttori lato inferiore area del contatto grafica del simbolo 5 7 1 2 3 4 5 6 7 2 4 2 4 7 6 5 CAP 7 - Componenti elettromeccaniche e parti meccaniche 9 Figg. 16a, b Configurazione delle tastiere: a. in linea; b. a matrice di tasti. 101,6 18,4 21,6 18,4 1 2 3 4 5 6 7 8 28 21,6 101,6 9 10 11 12 13 14 15 16 28 1 2 3 4 5 6 8 7 ground 11 12 10 9 16 15 14 13 1 2 3 4 5 6 1 2 3 4 5 13 14 15 16 9 8 7 6 8 9 10 12 11 ground 11 12 10 9 16 15 15,2 ¥ 15,2 14 13 16a 101,6 18,4 21,6 col. 1 col. 2 col. 3 col. 4 18,4 row 1 1 2 3 4 101,6 row 2 5 row 3 9 row 4 6 7 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 row 1 61 21,6 8 row 2 10 11 12 13 14 15 16 col. 1 col. 2 col. 3 col. 4 17,8 row 1 col. 2 col. 3 col. 4 row 2 row 3 row 4 col. 1 row 3 row 4 15,2 ¥ 15,2 16b Tabella 1 Principali caratteristiche elettriche e meccaniche delle tastiere a membrana DESCRIZIONE VALORE UNITÀ DI MISURA Pressione del tasto 0,2 N Corsa del tasto 0,2 mm Durata 500 h (ore) Durata a shock termico (–40 ∏ 75 °C) 100 cicli Carico (massimo) 21 30 100 gg (giorni) VDC mA Resistenza di contatto 10 W Capacità 10 pF 5 MW Rigidità dielettrica 250 VRMS Tempo di rimbalzo 5 Resistenza di isolamento Vol. 1 - MODULO C cicli Durata a temperatura elevata (a 80 °C) Durata a umidità (95% RH a 40 °C) 10 5 000 000 ms Caratteristiche elettriche e meccaniche del commutatore I principali parametri elettrici utilizzati nella scelta di un commutatore sono: — corrente e tensione massima applicabili fra i contatti (portata fra i contatti); — valore di corrente che può scorrere con continuità fra i contatti senza che si verifichi surriscaldamento; — resistenza ohmica di contatto; — resistenza di isolamento; — rigidità dielettrica. Le principali caratteristiche meccaniche da considerare nella valutazione dei commutatori elettromeccanici sono: — campo di variazione della temperatura di funzionamento; — tempo di vita meccanico ed elettrico espresso in numero di operazioni; — forza minima che deve essere applicata al meccanismo di comando per ottenere la commutazione; — grado di protezione dell’involucro; — grado di schermatura delle inefficienze causate dalle interferenze elettromagnetiche. IP – International protection A basse tensioni (£ 24 V), il valore nominale di commutazione della corrente può essere aumentato senza ridurre in modo significativo la durata in servizio dei commutatori. Se il commutatore, attivandosi, apre un circuito che pilota un carico induttivo (bobina di eccitazione di un relè o di un motore), interrompe il flusso magnetico e l’induttanza genera una fem che fa circolare elevati transitori di tensione e corrente, che si manifestano con scintille e possono danneggiare l’isolamento del commutatore stesso. Se il commutatore, attivandosi, chiude un circuito che pilota un carico capacitivo, il circuito viene percorso da una forte corrente iniziale che usura rapidamente i contatti; il fenomeno di usura si manifesta, per esempio, nel circuito di accensione delle lampadine a filamento perché queste ultime presentano un valore resistivo a freddo molto basso. Con impedenze di carico complesse è necessario stabilire, anche mediante esperimenti nelle effettive condizioni di funzionamento, un fattore di riduzione dei valori nominali di corrente commutabile dichiarati dal costruttore sui fogli tecnici; con carichi induttivi, per esempio, tale riduzione dovrebbe essere almeno del 30%. I valori nominali di commutazione di corrente-potenza (con interruttori ad azione lenta) in corrente continua sono in genere inferiori a quelli in corrente alternata. Un arco di corrente alternata tende infatti a estinguersi da solo poiché la fem cade a zero a ogni semiciclo, mentre un arco di corrente continua tende a permanere fino a quando la distanza tra i contatti è troppo grande in rapporto alla fem. La durata di un commutatore viene misurata su un minimo di 10 000 commutazioni ai valori massimi per un carico puramente resistivo, e si riferisce sia all’usura meccanica sia a quella elettrica. Il grado di protezione (IP) del contenitore del commutatore è un parametro importante per le applicazioni in campo industriale. In questo ambiente si lavora con materiali pericolosi come acidi o sostanze chimiche potenzialmente pericolose (oli, grassi, solventi) o, più semplice- CAP 7 - Componenti elettromeccaniche e parti meccaniche 11 mente, acqua e liquidi refrigeranti. Un eventuale contatto di queste sostanze con il contenitore di un commutatore può provocarne il malfunzionamento o la rottura definitiva. Un metodo adottato per proteggere i commutatori in ambiente industriale è quello di segregarli in cassetti a scomparsa nella struttura della macchina che li impiega. Rappresentazione grafica Simbolo grafico e lettera di identificazione dei commutatori I simboli grafici degli elementi di commutazione riproducono il fenomeno fisico dell’interruzione del conduttore. Possono essere disegnati nelle due posizioni normalmente aperto e normalmente chiuso. Nelle tabelle 2 e 3 sono raccolti i simboli grafici dei commutatori a collegamento stabile e instabile. I commutatori vengono identificati con la lettera S oppure con le due lettere SW 4 ( Fig. 17 ). Sigla commerciale e forme costruttive dei commutatori Le forme costruttive e le dimensioni del contenitore, i materiali utilizzati per la fabbricazione, il tipo e la forma del meccanismo di comando dei commutatori dipendono: — dal tipo di applicazione; — dalle condizioni ambientali di impiego; — dalle grandezze elettriche, corrente e tensione, controllate. Le norme codificano gli standard tecnici di fabbricazione ma non la forma e le dimensioni, per cui la scelta del dispositivo può essere fatta solo consultando i cataloghi tecnici delle case costruttrici. I terminali possono essere del tipo con cavi a saldare o per circuito stampato, realizzati in rame argentato o in argento, oppure placcati in oro. Tabella 2 Simboli grafici dei commutatori a collegamento stabile NUOVO Interruttore monopolare NA NA VECCHIO NA NA NC NC NC NC Deviatore monopolare SW2 RESET Doppio deviatore bipolare Ponticelli Fig. 17 Identificazione di un interruttore. 12 Vol. 1 - MODULO C NA NC NC Tabella 3 Simboli grafici dei commutatori a collegamento instabile NUOVO NA VECCHIO NC NA NC Pulsante generico Finecorsa 3 TRASFORMATORI Il trasformatore è una macchina elettrica statica capace di trasmettere (per induzione elettromagnetica) energia elettrica da un circuito a corrente alternata a un altro. È formato da un avvolgimento primario e un avvolgimento secondario, indipendenti e avvolti su un nucleo caratterizzato da ottime proprietà magnetiche. Un trasformatore può essere usato in un circuito per effettuare una delle seguenti funzioni: — modificare la tensione e la corrente in uscita; — modificare il numero delle fasi o l’angolo di sfasamento; — modificare l’impedenza del circuito; — realizzare un isolamento fra due circuiti o fra circuito e connessione di terra. Affinché la macchina elettrica possa trasmettere potenza da un avvolgimento all’altro occorre creare un flusso magnetico variabile nel tempo: è quindi necessario che il segnale in ingresso vari nel tempo. Ciò, com’è noto, induce nell’altro circuito (che è accoppiato magneticamente) una forza elettromotrice che, se il circuito è stato chiuso su un carico, può fare circolare una corrente. Il segnale di ingresso (tensione o corrente) viene applicato all’avvolgimento primario, mentre il segnale di uscita viene rilevato sul secondario; se il modulo di quest’ultimo segnale è inferiore a quello del segnale di ingresso, il trasformatore viene detto riduttore, nel caso contrario viene detto elevatore. Nelle applicazioni elettroniche il trasformatore viene inserito quasi sempre nell’apparecchiatura elettronica per ottenere l’abbassamento del livello di tensione dal valore di rete a un valore tale da poter essere impiegato nella realizzazione di alimentatori in corrente continua. CAP 7 - Componenti elettromeccaniche e parti meccaniche 13 T1 T1 I parametri che caratterizzano un trasformatore sono: — il tipo (monofase o trifase); — la tensione efficace di ingresso sul primario V1n; — la tensione, o le tensioni, di uscita sul secondario a vuoto V20; — la corrente massima del secondario; — la frequenza nominale o il campo di frequenze di lavoro; — la potenza apparente nominale espressa in voltampere (VA); — il rendimento, ossia il rapporto fra potenza resa e potenza assorbita; — il rapporto di trasformazione a vuoto k0; — la temperatura di funzionamento; — le dimensioni di ingombro; — il peso. 18a T2 18b T3 18c 240 1 220 2 125 3 N 220 4 5 125 6 N 7 T4 8 Delle tensioni e delle correnti vengono forniti i valori efficaci. Il campo 24 Vac di frequenza dei trasformatori utilizzati per ridurre la tensione di rete va da 50 a 60 Hz. La frequenza di 50 Hz viene utilizzata nei paesi euro9 pei, mentre la frequenza di 60 Hz viene utilizzata negli Stati Uniti; per 10 ragioni commerciali è opportuno che l’apparecchiatura che include un trasformatore possa funzionare indifferentemente alle due frequenze. 12 Vac Il campo di frequenza di lavoro è importante in tutte le applicazioni in cui il trasformatore deve trasferire segnali di frequenza elevata. 11 18d 1 T5 8 2 3 9 10 4 5 6 18e 7 11 Figg. 18a-e Simboli grafici del trasformatore: a. con nucleo magnetico; b. in aria; c. con due avvolgimenti secondari simmetrici; d. con più tensioni al primario e al secondario; e. con avvolgimento secondario con fili avvolti in modo opposto. IEC – International electrotechnical commission VDE – Verein Deutscher Elektrotechniker 14 Caratteristiche elettriche e meccaniche del trasformatore Vol. 1 - MODULO C Simbolo grafico e lettera di identificazione del trasformatore Il trasformatore viene rappresentato dal disegno di due avvolgimenti (primario e secondario) separati da due linee (4Figg. 18a, b). Se il circuito prevede più valori, e quindi più fili di collegamento, per la tensione di ingresso al primario oppure di uscita del secondario, occorre indicare in modo chiaro tutti gli ingressi e tutte le uscite (4Figg. 18c, d ). Se gli avvolgimenti sono stati fatti arrotolando i fili in modo opposto, per cui diventa importante il verso della forza elettromotrice indotta del circuito secondario, è necessario identificare con un punto la polarità della connessione 4 ( Fig. 18e). Il trasformatore viene identificato con la lettera T 4 ( Fig. 19 ). Sigla commerciale e forme costruttive del trasformatore Non esiste un metodo univoco per identificare i trasformatori: ogni ditta ne utilizza uno proprio, per cui il metodo migliore per definire un trasformatore è quello di rilevare la tensione primaria e secondaria, la corrente del secondario e la potenza apparente. Questi dati, come lo schema dei collegamenti, sono in genere rilevabili da una targhetta che il costruttore applica sul corpo del contenitore; in qualche caso viene invece fornita solo una sigla alfanumerica, che deve essere decodificata con l’aiuto dei manuali tecnici della ditta costruttrice. I trasformatori vengono costruiti in conformità alle norme IEC 76 (normativa internazionale), CEI 14 (normativa italiana), VDE 550 (normativa tedesca). La forma e le dimensioni di un trasformatore 4 ( Fig. 20 ) dipendono: — dai parametri elettrici che lo caratterizzano e dal numero di spire che ne costituiscono l’avvolgimento; T1 220 Vac 12 Vac 10 VA Fig. 19 Identificazione di un trasformatore. Fig. 20 Forma costruttiva del trasformatore (fonte: ERC). — dal metodo scelto per il fissaggio al contenitore o alla scheda; — dal modo con cui i terminali sono collegati al resto dell’apparecchiatura; — dal tipo di processo produttivo adottato; — dalle esigenze di carattere termico ed elettrico dell’apparecchiatura che lo impiega. Le caratteristiche termiche ed elettriche del trasformatore vengono migliorate impregnandolo completamente (avvolgimento, nucleo e supporto di fissaggio), sottovuoto, con resina poliestere termoindurente di classe F. L’impregnazione protegge anche il trasformatore dagli agenti atmosferici, consentendone l’installazione in climi tropicali senza ulteriori trattamenti. Tutti i trasformatori devono essere provvisti di una presa per la messa a terra del nucleo (classe I, normativa CEI). Di norma sono in esecuzione aperta con grado di protezione IP00; ma possono essere anche provvisti di un contenitore in lamiera di acciaio con grado di protezione IP54; in questo caso, però, affinché la sovratemperatura degli avvolgimenti resti entro i limiti prescritti dalle norme, la potenza utilizzata non deve superare l’80% della potenza nominale riportata in targa. Le connessioni degli avvolgimenti del trasformatore possono essere: a filo; con terminali a saldare in ottone stagnato; con terminali stagnati a caldo per il montaggio su schede a circuito stampato. Il metodo più usato per il fissaggio dei trasformatori alle scatole o ai contenitori è quello consistente nell’avvolgere il pacco dei lamierini del nucleo con una banda di lamiera stagnata. Il fissaggio può avvenire per mezzo di due viti o bulloncini alloggiati in fori predisposti nella banda stagnata, oppure torcendo due o più linguette ricavate nella banda stessa e infilate in fessure o fori praticati nel circuito stampato o nel contenitore. Il trasformatore viene realizzato anche su nuclei a forma toroidale. I trasformatori producono, nell’ambiente circostante, campi magnetici che possono concatenarsi con i componenti vicini, e sono, a loro volta, influenzati dai campi magnetici esterni. Quando questa emissione rappresenta un problema, si ricorre alla schermatura elettrostatica e magnetica del trasformatore. La schermatura elettrostatica, che riduce le correnti parassite, viene ottenuta coprendo gli avvolgimenti con nastri o conduttori, isolati, di alluminio o rame. La schermatura magnetica riduce gli effetti dei campi magnetici grazie alle correnti di Foucault, e consiste nel racchiudere il trasformatore in una custodia di materiale magnetico (permalloy). Applicazioni dei trasformatori I trasformatori sono impiegati in molte applicazioni. Esistono: — trasformatori di rete negli alimentatori; — trasformatori audio negli stadi di potenza degli amplificatori; — trasformatori di media frequenza nei ricevitori; — trasformatori adattatori di impedenza; — trasformatori di potenza nei convertitori a corrente continua; — trasformatori di impulsi (trasformatori caratterizzati da un rapporto spire unitario, utilizzati per trasferire un impulso al circuito di comando di un tiristore ottenendo, però, un valore elevato di isolamento fra circuito di controllo e circuito di attuazione). CAP 7 - Componenti elettromeccaniche e parti meccaniche 15 4 FUSIBILI Il fusibile è costituito da un filo elettrico (elemento fusibile) che ha dimensioni geometriche (sezione e lunghezza) calcolate in modo tale da fondere quando la corrente che lo attraversa supera, per un certo tempo, un valore predeterminato. La fusione dell’elemento fusibile interrompe la conduzione nel ramo del circuito in cui lo stesso è stato inserito, per cui la sua efficacia dipende dalla sua posizione nel circuito. I metalli utilizzati per realizzare gli elementi fusibili sono, di solito, il piombo o leghe di piombo e stagno per correnti e tensioni basse, l’argento o leghe di argento e platino per correnti e tensioni elevate. In funzione della rapidità di intervento i fusibili vengono suddivisi in: ultrarapidi (FF), rapidi (F), semirapidi (M), ritardati (T), extraritardati (TT). I diversi tempi di intervento sono necessari in quanto, in alcune apparecchiature, per evitare che anche brevi sovraccarichi provochino guasti o malfunzionamenti l’interruzione deve essere pronta ed efficace (per cui è richiesto l’uso di fusibili ultrarapidi o rapidi); in altre apparecchiature un breve istante di sovraccarico, dovuto a commutazioni di dispositivi di potenza, fa parte del normale e corretto funzionamento, per cui sono necessari fusibili semiritardati o ritardati. Caratteristiche elettriche del fusibile I parametri da considerare nella scelta del fusibile sono: — la massima corrente che può sopportare con continuità senza fondersi; — il potenziale di interruzione, cioè il valore di corrente che a una certa tensione interrompe sicuramente il collegamento; il potere di interruzione dei fusibili viene indicato da una lettera di classificazione 4 ( Tab. 4); — la tensione nominale, cioè il valore limite superiore della tensione applicabile, che deve essere uguale o maggiore a quella di esercizio dell’apparecchio di cui il fusibile deve garantire la protezione; — la caduta di tensione dovuta al fusibile, che all’intensità di corrente nominale non deve superare i massimi consentiti dalla normativa; — la resistenza elettrica del fusibile (circa 0,3 W); — il tempo di intervento alla corrente di guasto e, nel caso di componenti semiconduttori (diodi, tiristori), l’i2t del fusibile, che dovrà essere minore di quello del componente da proteggere. Tabella 4 POTERE DI INTERRUZIONE POTERE DI INTERRUZIONE LETTERA a 250 VDC a 250 VAC DI CLASSIFICAZIONE 12,5 20 75 250 750 16 Vol. 1 - MODULO C Potere di interruzione di alcuni fusibili A A A A A 50 80 300 1000 1500 A A A A A B C D E G Il tempo di intervento di un fusibile può essere suddiviso in due periodi: un primo periodo necessario per la fusione dell’elemento fusibile e un secondo periodo per la durata dell’arco che si innesca al momento della fusione. L’energia dissipata da un circuito, durante il periodo di tempo in cui il fusibile sta fondendo, è data da dove: R è la resistenza totale del circuito (il fusibile e l’elemento controllato) Tutti gli elementi connessi in serie al circuito hanno in comune l’integrale i2t; affinché il fusibile possa espletare la sua funzione protettiva è quindi necessario che l’energia dissipata per interrompere il fusibile sia inferiore a quella che danneggia il componente da proteggere. La curva caratteristica tempo di fusione-corrente, rappresentata nella figura 21, permette di dimensionare correttamente un fusibile. Noti il valore della corrente che deve provocare l’interruzione dell’ele- 10 000 1,5 A 2A 3A 4A 5A 7A 8A 10 A 1A 1000 500 mA 30 200 mA 300 mA 100 mA min 60 10 5 2 1 min 100 10 tempo (s) Fig. 21 Curva caratteristica tempo di fusione-corrente di un fusibile. 1 0,1 0,01 0,001 0,01 1 1 10 corrente (A) 100 1000 CAP 7 - Componenti elettromeccaniche e parti meccaniche 17 mento fusibile e il tempo di intervento desiderato, si può ricavare il tipo di fusibile da utilizzare. Simbolo grafico e lettera di identificazione del fusibile Il simbolo grafico del fusibile riproduce la sua forma geometrica e il suo principio di funzionamento 4 ( Fig. 22 ). Il fusibile viene identificato per mezzo della lettera F 4 ( Fig. 23). Sigla commerciale e forme costruttive del fusibile Fig. 22 Simboli grafici del fusibile. F1 1A 250 V Fig. 23 Identificazione di un fusibile. I fusibili vengono siglati con una scritta sul corpo del rivestimento o stampabile sul morsetto di connessione. La sigla riporta i valori della corrente e della tensione nominale, per esempio: 2 A-250 VT fusibile ritardato con potenziale di interruzione di 2 A misurato a 250 Vac. Un metodo alternativo di codificazione utilizza il codice a colori (norme IEC 127) riportato nella tabella 5. Il contenitore più comune per i fusibili per apparecchiature elettroniche ha la forma di un cilindro di vetro o di ceramica con i due morsetti applicati alle due estremità. Il filo conduttore che costituisce l’elemento fusibile è collocato all’interno del cilindro in un materiale inerte o nel Tabella 5 Codice a colori per i fusibili (norme IEC 127) POTERE BANDA BANDA BANDA DI INTERRUZIONE A B C arancio giallo verde azzurro grigio marrone marrone marrone rosso rosso arancio giallo verde azzurro grigio marrone marrone marrone rosso rosso arancio giallo verde azzurro rosso nero nero arancio nero nero rosso azzurro nero verde marrone nero nero arancio nero nero rosso azzurro nero verde marrone nero nero arancio nero nero nero nero nero nero nero marrone marrone marrone marrone marrone marrone marrone marrone marrone marrone rosso rosso rosso rosso rosso rosso rosso rosso rosso rosso arancio 32 40 50 63 80 100 125 160 200 250 315 400 500 630 800 1 1,25 1,6 2 2,5 3,15 4 5 6,3 8 10 mA mA mA mA mA mA mA mA mA mA mA mA mA mA mA A A A A A A A A A A A 쑺쑺 18 Vol. 1 - MODULO C 쑺쑺 Tabella 5 Codice a colori per i fusibili (norme IEC 127) BANDA TIPO DESCRIZIONE FUSIBILE FF F M T TT extrarapidi rapidi semiritardati ritardati extraritardati D Nero Rosso Giallo Azzurro Grigio vuoto fra i due morsetti. I fusibili sono inseriti in appositi accessori detti portafusibili, realizzati sia per i montaggi su pannello sia per quelli su circuito stampato (4Fig. 24). La normativa italiana sui fusibili fa riferimento alla norma CEI 32.6, che concorda sostanzialmente con quelle internazionali IEC 127 (Cartucce fusibili miniatura) e IEC 257 (Portafusibili per cartucce fusibili miniatura). Fig. 24 Fusibile e portafusibile da pannello e per circuiti stampati. Applicazioni dei fusibili Il fusibile è il componente elettromeccanico più utilizzato per proteggere le apparecchiature da malfunzionamenti o da manovre errate compiute dagli utenti. PER FISSARE I CONCETTI 1. 2. 3. 4. 5. 6. 8. 9. 10. Quali sono i principali tipi di commutatore? Descrivi le loro caratteristiche elettriche e meccaniche più importanti. Che cosa vuol dire che un collegamento è instabile? Cita quattro commutatori che realizzano collegamenti di tipo stabile. A che cosa serve il trasformatore? Quando un trasformatore viene detto riduttore? A che cosa serve l’impregnazione di un commutatore? Cita le applicazioni dei trasformatori. Qual è la funzione di un fusibile in un ramo circuitale? Come vengono classificati i fusibili in funzione del loro tempo di intervento? Quali valori riporta la sigla del fusibile? 5 RELÈ Il relè (relay) è un dispositivo elettromeccanico che completa o interrompe un circuito attraverso lo spostamento fisico di un contatto elettrico. È costituito da una bobina di eccitazione e da uno o più commutatori (contatti). La bobina, quando viene percorsa da una corrente elettrica di valore adeguato, genera un campo elettromagnetico che provoca il movimento (attrazione) di un meccanismo (àncora) che chiude o apre dei commutatori. Il meccanismo di comando può controllare sia CAP 7 - Componenti elettromeccaniche e parti meccaniche 19 SPDT – Single pole double throw NO – Normally open SCR – Silicon-controlled rectifier TRIAC – Triode ac semiconductor GTO – Gate turn-off deviatori (scambi, SPDT) sia interruttori; questi ultimi possono essere di chiusura (NA o NO) oppure di apertura (NC). Il relè può quindi sfruttare la variazione di corrente in un circuito per modificare le connessioni e il funzionamento di un altro circuito. La potenza necessaria per aprire o chiudere i contatti è molto minore della potenza che questi ultimi possono far transitare. In base al tipo di commutazione, i relè possono essere classificati in: — neutri, commutano i contatti qualsiasi sia il verso della corrente di eccitazione della bobina; — polarizzati, commutano i contatti solo se nella bobina la corrente circola nella direzione prevista; — monostabili, la commutazione dei contatti si mantiene finché la bobina rimane eccitata; — bistabili, i contatti commutano dopo una prima eccitazione e rimangono in quella posizione; per farli tornare nella posizione di partenza è necessaria una nuova eccitazione. Rispetto ai tiristori a semiconduttore (SCR, TRIAC, GTO), i relè elettromeccanici presentano il vantaggio di operare su più vie; presentano però anche inconvenienti quali una scarsa velocità di commutazione, produzione di archi voltaici e di rimbalzi fra i contatti, rapidità di usura (richiedono quindi manutenzione), sensibilità alle sollecitazioni meccaniche (vibrazioni, urti, trasporto). Caratteristiche elettriche e meccaniche del relè I principali parametri che caratterizzano un relè sono: — tensione che agisce sul circuito di eccitazione (continua o alternata); — tensione nominale, tensione massima di intervento e minima di rilascio della bobina per la quale i contatti tornano nella posizione di riposo; — tensione (corrente) di non operatività, e cioè valore di tensione (corrente) a cui il relè non è in grado di eccitarsi; — resistenza della bobina; — potenza massima di eccitazione della bobina; — corrente e tensione massima applicabili fra i contatti; — valore di corrente che può scorrere con continuità senza surriscaldare il relè stesso (Ith); — resistenza ohmica di contatto; — resistenza di isolamento fra contatto e contatto e fra contatto e bobina; — campo di variazione della temperatura di funzionamento; — tempo di attrazione, di rilascio e di rimbalzo; — rigidità dielettrica fra bobina e contatti e fra gli stessi contatti; — temperatura di funzionamento; — tempo di vita meccanico ed elettrico espresso in numero di operazioni; — resistenza agli urti. La corrente e la tensione massima applicabile fra i contatti vengono talvolta definite tramite una curva limite della potenza dissipabile dei contatti come quella della figura 25. 20 Vol. 1 - MODULO C U (V) 250 Fig. 25 Curva limite della potenza commutabile dei contatti di un relè serie E (fonte: Siemens). 2 200 1 150 200 W 100 1 contatti in argento e oro 2 contatti in argento e/o ossidi di cadmio 100 W 50 40 1 30 40 W 2 20 10 0,1 2 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 1 2 3 4 5 6 10 15 I (A) Simbolo grafico e lettera di identificazione del relè 26b Il simbolo grafico formato da un rettangolo attraversato da una linea trasversale o dal segno grafico di un’induttanza che rappresenta la bobina di eccitazione 4 ( Fig. 26a), e dalla rappresentazione schematica dei contatti. Una linea tratteggiata collega la bobina con i contatti per indicare l’azione meccanica esercitata dal campo elettromagnetico 4 ( Fig. 26b). La lettera di identificazione dei relè è la K. I relè vengono realizzati con uno o più scambi: il meccanismo di attrazione può agire contemporaneamente su uno o più contatti elettricamente indipendenti. Questi contatti possono funzionare o da interruttori o da deviatori 4 ( Figg. 27a, b). Figg. 26a, b: simboli grafici del relè. Sigla commerciale e forme costruttive del relè K1 26a K1 K1 27a K2 27b Figg. 27a, b: collegamenti dei contatti dei relè. 00 Le sigle commerciali, essendo diverse da costruttore a costruttore, richiedono, per essere interpretate, la consultazione dei fogli tecnici del componente; in genere la sigla viene stampigliata sul corpo del contenitore. La sigla contiene le seguenti informazioni: identificatore alfanumerico della serie, numero dei commutatori e valore della tensione di eccitazione della bobina. Per i relè è previsto il montaggio verticale e orizzontale 4 ( Figg. 28a, b, c ). In alcuni modelli viene incluso il diodo di ricircolazione, che protegge il circuito di comando dalla corrente di induzione scaricata dalla bobina quando la conduzione viene interrotta. In questo caso occorre prestare attenzione al modo con cui si collega la bobina nel circuito in quanto, per ottenere il normale funzionamento del relè, è necessario polarizzare il diodo inversamente. I terminali della bobina sono comunque contrassegnati 4 ( Figg. 29a, b, c ) con il segno grafico del più (+) e del meno (–). CAP 7 - Componenti elettromeccaniche e parti meccaniche 21 Figg. 28a, b, c Relè: a. a montaggio verticale; b. a montaggio orizzontale; c. forma costruttiva interna. 28a 28b intelaiatura molla di contatto terminale della bobina 28c rocchetto della bobina supporto interno coperchio rocchetto terminale di riposo bobina 14 13 12 11 10 Figg. 29a, b, c Relè polarizzati: a. monopolare normalmente aperto (contatto A); b. deviatore monopolare (contatto C); c. contenitore DIL a 14 terminali (quote in mm). perno dell’ancorina terminale di lavoro + 1 2 3 4 5 ancorina molla di ritorno 14 13 12 11 10 9 8 6 7 – + 1 29a 2 3 4 5 9 8 6 7 – 29b 6,99 19,5 9 10 11 12 13 14 7,24 max 8 0,38 max 3,12 tip. 0,51 tip. 2,54 tip. 29c Altri tipi di relè 22 Vol. 1 - MODULO C 15,24 0,25 tip. 7,62 8,13 Un particolare tipo di relè è quello a lamina o relè reed; incapsulato in un contenitore DIL in resina epossidica 4 ( Figg. 30a, b) e molto utilizzato nelle costruzioni elettroniche per le sue dimensioni contenute. Un altro tipo di relè differente da quelli elettromeccanici già descritti è il relè statico o relè allo stato solido, che utilizza come elemento di commutazione un particolare dispositivo a semiconduttore: il Triac Figg. 30a, b Relè reed: a. forma del contenitore; a. forma costruttiva interna. 30a lamina magnetica atmosfera inerte bobina di azionamento 30b LED – Light emitting diode Figg. 31a, b Relè statico: a. circuito elettrico; b. forma del contenitore. contatti involucro di vetro tubetto 4 ( Fig. 31a). È in grado di commutare correnti molto elevate ed è racchiuso in un contenitore come quello mostrato nella figura 31b. Lo stato di conduzione (chiusura, on) o di interdizione (apertura, off) viene controllato attivando l’emissione luminosa del diodo LED all’infrarosso. 1 2 3 4 31a 31b CAP 7 - Componenti elettromeccaniche e parti meccaniche 23 Il contattore 6 1 7 2 8 3 4 9 5 10 11 12 I contattori (o teleruttori) sono dispositivi elettromeccanici di manovra con i contatti normalmente aperti in grado di stabilire, sostenere e interrompere forti correnti sia in normale funzionamento sia in condizioni di sovraccarico. Possono essere elettromeccanici, pneumatici o elettropneumatici: — nei contattori elettromeccanici la commutazione dei contatti avviene alimentando un’apposita bobina di eccitazione (come nei relè); — nei contattori pneumatici i contatti si chiudono grazie al movimento di un dispositivo meccanico azionato ad aria compressa o a olio; — nei contattori elettropneumatici è un dispositivo elettromeccanico, un’elettrovalvola, che permette il passaggio dell’aria compressa o dell’olio e la conseguente commutazione dei contatti. 13 14 Fig. 32 Contattore elettromeccanico. 1 base di fissaggio 2 contatto fisso di entrata della linea 3 contatto mobile 4 contatti ausiliari 5 contatto fisso di uscita della linea 6 bobina del complesso magnetico di attrazione 7 morsetti di entrata della linea 8 supporto mobile 9 diaframma separatore 10 pulsante di ricarica del relè termico 11 spirale del relè termico (va posto in serie con una fase della linea di alimentazione principale) 12 leva per la taratura del relè termico 13 lamina bimetallica del relè termico 14 morsetti di uscita della linea bobina di contatti di eccitazione potenza contatti ausiliari K1 Fig. 33 Simbolo grafico del contattore. 24 Vol. 1 - MODULO C La figura 32 mostra un contattore del tipo elettromeccanico. Esso è costituito da un elettromagnete di comando, da contatti fissi (connessi alla struttura dell’apparecchiatura) e da contatti mobili che si muovono trascinati dalla parte mobile del nucleo della bobina quando viene eccitata. Fra i contatti vengono interposti appositi separatori, costituiti da materiale isolante, che provvedono a delimitare l’arco voltaico che si crea fra i contatti quando commutano. Oltre ai contatti principali (di potenza), destinati a interrompere forti correnti, i contattori possiedono contatti ausiliari che possono essere usati per realizzare l’autoritenuta (autoalimentazione) o comandare lampade di segnalazione. Il simbolo grafico del contattore è illustrato nella figura 33. I contattori possono essere alimentati sia in corrente continua sia in corrente alternata, e i parametri che li caratterizzano sono sostanzialmente gli stessi dei relè. La tensione di alimentazione può essere pari a quella di rete, ma è buona norma alimentare la bobina con tensioni più basse (di solito 24 V), ottenute mediante trasformatore, conseguendo così due risultati: 1. il circuito di comando viene isolato dalla rete elettrica; 2. si opera con tensioni non pericolose per le persone. Per dimensionare correttamente il trasformatore occorre ricercare il consumo delle bobine di eccitazione sui cataloghi tecnici. I contattori funzionanti in corrente continua assorbono una forte corrente allo spunto, dovuta al fatto che la stessa è limitata solo dalla resistenza della bobina; a eccitazione avvenuta, mediante contatti ausiliari viene inserita una resistenza detta di risparmio, che permette la circolazione di una corrente pari a quella di mantenimento. Il valore della resistenza di risparmio viene indicato dal costruttore nei fogli tecnici. Le figure 34a, b mostrano una tipica applicazione dei contattori: lo schema di connessione di un circuito di comando che effettua l’inversione del senso di rotazione di un motore asincrono trifase scambiando due fasi di alimentazione sul motore. L’attivazione del pulsante di marcia PM1 provoca l’eccitazione della bobina K1 e la chiusura del contatto ausiliario di autoritenuta (che ha la funzione di mantenere la bobina eccitata anche quando il pulsante viene rilasciato), la chiusura dei contatti di potenza e l’aper- Figg. 34a, b Circuito di comando di una serranda realizzato con contattori: a. schema elettrico di comando; b. schema elettrico di potenza. L1 L2 L3 N 24 V K1 PM2 PM1 K2 K2 K1 PS1 PS1 K1 K1 K2 U V W 0V 34a K2 34b M 3~ tura del contatto ausiliario normalmente chiuso K2 sulla linea di alimentazione della bobina. Quest’ultimo è detto contatto di interblocco; la sua apertura rende inattivo il pulsante di marcia PM2, per cui diventa impossibile eccitare contemporaneamente i due contattori K1 e K2. Analoga funzione ha il contatto ausiliario K2 sulla linea di alimentazione della bobina K1. Il contattore si diseccita attivando il pulsante, normalmente chiuso, di stop PS. Per essere utilizzato praticamente, il circuito proposto dovrebbe prevedere anche l’utilizzo di due relè di protezione termica e magnetica che, tramite due contatti NC in serie a entrambi i circuiti di comando delle bobine, provvedano ad aprirsi in presenza di surriscaldamenti, di cortocircuiti o di sovraccarichi repentini. Talvolta le protezioni termiche e magnetiche sono montate contemporaneamente sullo stesso contattore allo scopo di ottenere una maggiore velocità di intervento nei confronti dei sovraccarichi. 6 CONNETTORI Fig. 35 Presa e spina per apparecchiature audio. I connettori sono formati da conduttori sagomati, fissati in opportune forme di materiale plastico. Devono possedere un contatto caratterizzato da bassa impedenza, non devono attenuare né distorcere i segnali ad alta frequenza né introdurre disturbi. La presentazione di una sintesi esaustiva di tutte le tecniche utilizzate per connettere le varie parti (schede elettroniche, componenti elettromeccanici) che compongono un’apparecchiatura elettronica è molto complessa. Le connessioni che si realizzano fra apparecchiatura e ambiente esterno vengono in genere realizzate con un collegamento del tipo presa e spina. Tale connessione può essere di tipo unipolare o multipolare, schermata e non schermata. La presa può essere del tipo a pannello o volante, mentre la spina è quasi sempre del tipo volante 4 ( Figg. 35 e 36a, b, c). L’accoppiamento fra una spina e una presa, entrambi volanti, è CAP 7 - Componenti elettromeccaniche e parti meccaniche 25 Figg. 36a, b, c Presa e spina: a. spina coassiale; b. spina per prese jack da 6,3/3,5/2,5 mm; c. spina per presa jack stereo da 6,3 mm. terminale punto caldo 36a massa terminale punto caldo massa 36b destro massa 36c BNC – Bayonet network connector sinistro detto cavo di connessione 4 ( Fig. 37 ); in genere lo si utilizza per trasferire i segnali elettrici fra apparecchiature o fra apparecchiature e dispositivi utilizzatori. Un accoppiamento particolare presa-spina è quello utilizzato per alimentare l’apparecchiatura con la tensione di rete; in questo caso, per ragioni di sicurezza, la spina deve essere montata sul pannello di comando dell’apparecchiatura 4 ( Figg. 38 a, b). I connettori coassiali BNC con attacco a baionetta vengono utilizzati soprattutto nella strumentazione elettronica. Il collegamento è assicurato per mezzo di una ghiera che può bloccare il filo di collegamento in modo tale da assicurare una connessione di ottima qualità 4 ( Fig. 39 ). Le connessioni fra più schede appartenenti alla stessa apparecchiatura vengono realizzate in genere impiegando due connettori: uno maschio (spina) e uno femmina (presa). Questi connettori sono di tipo mul- Fig. 37 Cavo di connessione. Figg. 38a, b: a. presa di rete; b. spina. 38a Fig. 39 BNC. 26 Vol. 1 - MODULO C 38b 2,03 C Fig. 40 Quote di un connettore a inserzione diretta. 3,18 3,60 D B A 7,93 7,14 10,72 terminale 1,32 6,60 E dettaglio DIMENSIONI (mm) CONTATTI 16 24 32 A B C D E 43,18 63,50 83,82 46,74 67,06 87,38 53,34 73,66 93,98 8,71 8,71 9,25 60,95 81,28 101,60 Fig. 41 Selezione di connettori utilizzati per realizzare interconnessioni fra schede. tipolare. La distanza fra ogni polo e tra ogni riga di poli è fissata dal supporto isolante in materiale plastico che separa i terminali. Le quote di queste distanze sono in genere espresse in millimetri o in decimi di pollice 4 ( Fig. 40 ). È un tipo di connessione usato nelle realizzazioni di tipo modulare e a bus 4 ( Fig. 41). Nei connettori femmina a inserzione diretta, il connettore maschio viene ricavato direttamente sulla scheda quando si realizza il circuito stampato 4 ( Fig. 42 ). Un altro tipo di connessione molto utilizzato nelle apparecchiature digitali è quello che utilizza i cavi piatti, formati da una striscia di cavi assemblati uno accanto all’altro con passo 1,27 mm 4 ( Fig. 43 ); il materiale plastico è tale da autospellarsi quando viene inserito in con- CAP 7 - Componenti elettromeccaniche e parti meccaniche 27 Fig. 42 Connettore a inserzione diretta ricavato sul circuito stampato. nettori a perforatore di isolante 4 ( Fig. 44 ). Per facilitarne il cablaggio, il cavo piatto è contrassegnato, su un lato, con una o più bande colorate. I connettori per cavo piatto sono di tre tipi 4 ( Figg. 45a, b, 46 e 47 ): — multipolare a inserzione diretta; — DIL; — a vaschetta. Fig. 43 Cavo piatto. Il montaggio dei cavi piatti e dei relativi connettori a inserzione diretta viene eseguito con l’ausilio di speciali attrezzature (presse, taglierine, separatori per i fili). Quando la tensione e la corrente che interessano il connettore sono elevate occorre ricorrere a connettori di forma lamellare 4 ( Fig. 48). Molto diffusi sono anche i connettori a vaschetta serie subminiatura (sub-D), nelle versioni per montaggio su pannello e volante 4 ( Figg. 49a, b). Per il cablaggio delle prese e delle spine volanti dei connettori a vaschetta vengono realizzati appositi gusci che ne facilitano l’impiego. Fig. 44 Inserzione del cavo piatto nel connettore. conduttore cavo piatto primo spigolo di taglio contatto a U secondo spigolo di taglio fessura di precisione isolante conduttore isolamento residuo 28 Vol. 1 - MODULO C connessione stabile Figg. 45a, b: a. connettori per cavo piatto; b. attrezzatura per il cablaggio. 45a 45b Fig. 46 Connettore per cavo piatto (tipo a 64 poli). CAP 7 - Componenti elettromeccaniche e parti meccaniche 29 Fig. 47 Connettore a vaschetta per cavo piatto. Fig. 48 Connettori a forma lamellare. Figg. 49a, b: a. connettori sub-D a vaschetta; b. accessori. 49a 49b Nella figura 50 è mostrato un tipo di connettore molto utilizzato nei circuiti stampati di tipo digitale: il connettore maschio diritto o con terminali piegati a 90° viene saldato sulla scheda del circuito stampato, mentre il connettore femmina viene preparato fissando a un morsetto il filo di collegamento con un apposito attrezzo e inserendo poi il morsetto nell’apposita sede. Questi connettori sono commercializzati in strisce che possono essere separate per formare connettori di qualsiasi lunghezza. Utilizzando un connettore femmina per circuito stampato è possibile collegare più schede fra loro senza usare alcun filo di connessione 4 ( Fig. 51). 30 Vol. 1 - MODULO C Fig. 50 Connettori in striscia. Sono infine abbastanza diffusi i connettori a morsetto a vite, costituiti da un morsetto incluso in un supporto plastico fissato alla scheda mediante un terminale che realizza i collegamenti meccanico ed elettrico. Il collegamento esterno viene realizzato inserendo un conduttore nel morsetto e serrando la vite 4 ( Figg. 52 e 53). I connettori vengono scelti anche in funzione del tipo di cablaggio che richiedono. Le tecniche di cablaggio più utilizzate sono: a saldare, per circuito stampato (diritti e a 90°); per tecnica di montaggio wirewrap; a perforatore di isolante o per cavo piatto; con attacchi Faston. Il numero di connessioni realizzabili, e quindi il numero di poli di un connettore, dipende dal tipo di morsetto o connettore prescelto. I modelli con morsetto a vite vengono realizzati in moduli da 2, 3 e 4 poli, che sono componibili e consentono di ottenere connettori con un numero di poli qualsiasi. I connettori a vaschetta di tipo D sono disponibili a 9, 15, 25 e 37 poli. Negli ultimi anni, nell’ambiente industriale si stanno diffondendo i connettori con chiusura a molla. Mediante un attrezzo si forza l’apertura del morsetto, s’infila il cavo di rame spellato e poi si toglie l’attrezzo; il contatto elettrico e la resistenza meccanica allo sfilamento del filo vengono assicurati da molle che esercitano una fortissima pressio- Fig. 51 Uso dei connettori in striscia per interconnessioni fra due schede a circuito stampato (quote in pollici). circuito stampato 2,000 0,100 0,095 2,000 circuito stampato 0,100 TYP 0,095 CAP 7 - Componenti elettromeccaniche e parti meccaniche 31 Fig. 52 Connettori con morsetto di serraggio a vite. Fig. 53 Connettori con morsetto di serraggio a vite di potenza. ne. Alcuni modelli sono dotati di un’apposita levetta che provvede ad aprire e chiudere il morsetto. Il connettore a molla offre il vantaggio di velocizzare le operazioni di cablaggio, di rendere più sicuro il contatto in presenza di vibrazioni e più stabile la connessione nel tempo. Il morsetto a vite trattiene il cavo sfruttando la reazione elastica che quest’ultimo esercita sulla vite di serraggio: il passaggio della corrente elettrica nel morsetto genera, a causa della resistenza di contatto, una certa dissipazione di calore che lo riscalda, mentre al cessare del passaggio della corrente il morsetto si raffredda; si ha quindi, nel morsetto, un ciclo termico che provoca la dilatazione delle parti metalliche. Con il passare del tempo, i continui cicli di dilatazione e contrazione del metallo del morsetto e della vite (che sono, in genere, fatti di materiali differenti, e quindi con coefficienti di dilatazione diversi) possono provocare l’allentamento del morsetto, l’aumento della resistenza di contatto, l’aumento del calore dissipato e una maggiore dilatazione termica dei metalli, fino a interrompere la connessione. Nei morsetti a molla la chiusura del contatto dipende da quest’ultima che, riscaldandosi, aumenta la pressione, e quindi non peggiora la qualità della connessione, e quando si raffredda si contrae mantenendo la forte pressione iniziale. Caratteristiche tecniche del connettore Le — — — — — principali caratteristiche elettriche dei connettori sono: massima corrente ammessa; massima tensione di esercizio; resistenza di isolamento; resistenza di contatto; temperatura di lavoro. La massima corrente di funzionamento è determinata dai limiti di temperatura dei materiali costitutivi. In genere i costruttori forniscono una curva caratteristica corrente-temperatura che permette di valutare il valore ottimale di corrente in funzione delle condizioni di lavoro 4 ( Fig. 54). 32 Vol. 1 - MODULO C sezione del contatto (0,5 mm2) Fig. 54 Curva caratteristica corrente-temperatura per un connettore sub-D a vaschetta a 25 contatti torniti. 8 7 corrente (A) 6 5 4 3 2 1 0 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 110 120 130 temperatura ambiente (°C) Le caratteristiche tecnologiche dei materiali riguardano il corpo, i contatti e la superficie di questi ultimi; il polimero termoplastico che separa i terminali del connettore deve possedere proprietà autoestinguenti. Le caratteristiche meccaniche più importanti sono: — dimensioni di ingombro; — diametro di foratura per i terminali; — passo e numero dei poli; — forza di inserzione e di estrazione; — pressione di contatto; — estensione dell’area di contatto; — tempo di vita espresso in numero di inserzioni. Materiali per connettori I materiali plastici utilizzati per realizzare i vari tipi di connettore possono essere sia del tipo termoplastico sia del tipo termoindurente; devono possedere un’elevata resistività di volume e non devono essere igroscopici né sensibili alle sostanze corrosive ambientali. I morsetti dei connettori, di solito stampati o torniti, sono generalmente realizzati in leghe di rame, ottone, bronzo, bronzo fosforoso, nichel, lega di alluminio. I contatti dei morsetti sono rifiniti per mezzo di trattamenti superficiali quali la placcatura in oro su substrato di nichel nei punti di contatto e la stagnatura (sempre su substrato di nichel) nei punti di ancoraggio o nella zona di saldatura. Viene utilizzato l’oro in quanto è un buon conduttore di calore e di elettricità, ed è chimicamente inerte. Per la placcatura, poiché l’argento tende a rivestirsi di una pellicola di solfuro, anziché utilizzarlo allo stato puro si impiegano le sue leghe con oro o palladio. CAP 7 - Componenti elettromeccaniche e parti meccaniche 33 Rappresentazione grafica dei connettori Il simbolo grafico usato per indicare i connettori è quello mostrato nella figura 55a; questo simbolo viene usato di solito per connessioni tipo presa-spina. In qualche disegno, soprattutto di tipo digitale, questo simbolo non risulta sufficientemente chiaro, per cui in alcuni casi si utilizzano anche rettangoli, quadrati e romboidi 4 ( Fig. 55b ). La lettera di identificazione utilizzata per i connettori è la J 4 ( Figg. 56a, b). 55a 55b Connettori per fibre ottiche Le fibre ottiche consentono un collegamento affidabile, veloce e con isolamento elettrico fra calcolatori e periferiche (strumentazione industriale, altri elaboratori collegati in rete); grazie alla loro ampia larghezza di banda possono trasmettere simultaneamente più canali utilizzando portanti diverse. La trasmissione è esente da interferenze elettromagnetiche e da rischi di intercettazione. I connettori per fibre ottiche sono più complessi di quelli tradizionali utilizzati per i cavi elettrici; in molti casi contengono all’interno elementi attivi a semiconduttore che rigenerano i segnali ottici trasmessi, nonché forme sagomate che operano l’autoallineamento delle fibre. La connessione tra fibre ottiche è un’operazione molto delicata, per la fragilità del materiale (se di vetro) e perché bisogna preoccuparsi di ridurre al minimo l’attenuazione del segnale trasmesso. Viene realizzata effettuando le seguenti operazioni in sequenza: — taglio della fibra; — levigatura della superficie del taglio; — allineamento delle due estremità; — saldatura, normalmente per fusione. Figg. 55a, b Simboli grafici dei connettori: a. prese e spine; b. forme generiche. L’allineamento delle fibre si ottiene operando spostamenti micrometrici delle superfici delle due parti da unire, in modo da trovare la posizione in cui l’attenuazione è minima. Figg. 56a, b Identificazione di un connettore: a. J1; b. J4 (RS-422). ACK 1 RES 2 PL 3 GND 4 +12V 5 56a SIG GND + RTS – RTS + TX DATA – TX DATA 1 2 3 4 5 6 7 8 9 CTS CTS RXDATA + RXDATA – 56b PER FISSARE I CONCETTI 1. 2. 3. 4. 5. 6. 34 Vol. 1 - MODULO C Come funziona un relè? Quali sono le principali caratteristiche elettriche e meccaniche di un relè? Che cos’è un contattore? In quali applicazioni elettromeccaniche si usa un contattore? A che cosa serve un connettore? Quali sono le principali caratteristiche elettriche e meccaniche di un connettore