Gruppo del Portale di Educazione scientifica dell’ITIS Majorana di Grugliasco (TO) www.itismajo.it/chimica La reazione oscillante di Belousov – Zhabotinsky [Reazione tra bromato e acido malonico catalizzata da Ce(IV)] Esperimenti eseguiti al Majorana di Grugliasco nei giorni 25, 30 novembre e 5 dicembre 2005. Hanno partecipato: Docenti e tecnico : Angelo Cimenis, Marco Falasca, Antonella Martini, Marco Mara, Grazia Rizzo Studenti : Daniele Di Modugno, Giovanni Martucci, Mario Navone, Mirko Moricca, Alessandro Basso, Federica Serratore, Cristina Laurenti, Serena Allena, Andrea Aprile, Giuseppe Naso, Andrea Tritto, Elisa Miletto, Silvia Beltrame, Lidia Panarinfo, Gianluca Criseo Le fotografie specifiche che mostrano il cromatismo della reazione sono state realizzate dal prof. Marco Mara, le due fotografie che presentano il contesto sono state scattate dai ragazzi del portale www.itismajo.it/chimica Traduzione dei testi in inglese : Antonella Martini Editing: Marco Falasca, Angelo Cimenis, Daniele Di Modugno, Giovanni Martucci Fonti bibliografiche Le procedure sperimentali e la riflessione teorica con il meccanismo di reazione sono tratte da : Bassam Z. Shakhashiri – Chemical Demonstrations: A Handbook for Theachers of Chemistry – The University of Wisconsin Press Alcune considerazioni storiche e riflessioni scientifiche generali sono tratte dal contributo di Rinaldo Cervellati, liberamente scaricabile dal sito della Divisione didattica della Società Chimica Italiana: Rinaldo Cervellati: Preistoria e storia delle reazioni chimiche oscillanti, CnS - La Chimica nella Scuola, Marzo - Aprile 1999 La reazione : descrizione sintetica: Due soluzioni, una incolore e l’altra giallo pallido, vengono mescolate con formazione di una soluzione color ambra che, dopo circa un minuto, diviene incolore. A questo punto si aggiunge una soluzione arancione e poi una piccola quantità di soluzione verde. Il colore della soluzione totale, dopo poco più di un minuto, passa gradualmente da verde a blu, per poi diventare violetta e infine rossa. Il colore poi ritorna improvvisamente verde e il ciclo si ripete per più di 20 volte. Il potenziale elettrico della soluzione oscilla durante i cambi di colore e il range di queste variazioni è di circa 200 mV. Materiali 1. 2. 3. 4. 5. 6. 19 g di KBrO3 oppure 17 g di NaBrO3 1,0 L di acqua distillata 16 g di acido malonico CH2(COOH)2 3,5 g di KBr oppure 3,0 g di NaBr 5,3 g di nitrato di ammonio e Ce(IV) Ce(NH4)2(NO3)6 500 mL di H2SO4 2,7 M [Per preparare 1 L di questa soluzione introdurre con attenzione 150 mL di H2SO4 conc. (18 M) in 500 mL di H2O diluendo poi a un litro sempre con acqua] 7. 30 mL di una soluzione al 0,50% di ferroina [Per preparare 100 mL di soluzione sciogliere 0,23 g di solfato ferroso eptaidrato, FeSO4 7H2O, in 100 mL di acqua distillata e, nella soluzione così ottenuta, sciogliere 0,46 g di 1,10 – fenantrolina, C12H8N2 ] 8. 3 beute di Erlenmeyer da 500 mL 9. becher da 2 L (il più alto possibile) 10. agitatore magnetico con sbarretta da 2 pollici Preparazione dei materiali PROCEDIMENTO Preparazione Soluzione A – In una beuta da 500 mL sciogliere 19 g di KBrO3 in 500 mL di acqua distillata. La soluzione di KBrO3 così ottenuta è 0,23 M. Soluzione B – Nella seconda beuta da 500 mL sciogliere 16 g di acido malonico e 3,5 g di KBr in 500 mL di acqua distillata. Questa soluzione ha una concentrazione 0,31 M per quanto riguarda l’acido malonico e 0,059 M per quanto riguarda KBr Soluzione C – Nella terza beuta da 500 mL sciogliere 5,3 g di nitrato di ammonio e cerio (IV) in 500 mL di H2SO4 2,7 M. La soluzione di Ce(NH4)2(NO3)6 è 0,019 M N.B. – Anche tracce di ioni cloruro possono interferire con il meccanismo della reazione di BZ inibendo l’oscillazione; pertanto tutta la vetreria deve essere pulita e l’1,10 – fenantrolina deve essere utilizzata nella forma libera e non come sale idrocloruro. Presentazione Versare le soluzioni A e B nel becher da 2 L, posto sull’agitatore magnetico, e regolare l’agitazione in modo da formare un vortice all’interno della soluzione. La soluzione diventerà di color ambra e dopo un minuto incolore. Una volta che è diventata incolore aggiungere la soluzione C e 30 mL della soluzione di ferroina. La composizione molare di questa soluzione per i vari componenti è: BrO3 0,077 M; acido malonico 0.10 M; Br 0,020 M; Ce (IV) 0,0063 M; H2SO4 0,90 M e ferroina 0,17 mM La soluzione diventerà verde, dopo poco più di un minuto, passerà gradualmente da verde a blu, per poi diventare violetta e infine rossa. Il colore poi ritornerà improvvisamente verde e il ciclo si ripeterà per più di 20 volte. Il campo di oscillazione del potenziale in questa soluzione è di circa 200 mV. La reazione sta per iniziare… Guardate nelle pagine seguenti le foto che mostrano i colori che si presentano nelle oscillazioni, è fantastico! Avvertenze e norme di sicurezza L’acido solforico è un acido forte e un potente disidratante e può provocare ustioni: neutralizzare gli spruzzi con un apposito agente, per esempio bicarbonato di sodio, e poi risciacquare bene. L’acido malonico è un forte irritante per la pelle, gli occhi e le mucose. I bromati sono forti agenti ossidanti e l’ingestione di KBrO3 può provocare vomito, diarrea e danni renali. Miscele di bromati con materiali organici, metalli, carbone, finemente suddivisi, o con altri materiali combustibili si incendiano facilmente e possono esplodere. La miscela di reazione dovrebbe essere neutralizzata con bicarbonato di sodio e immessa nelle fognature con abbondante acqua. DISCUSSIONE Considerazioni generali La reazione oscillante, osservata in questa dimostrazione, fa parte di una famiglia di reazioni, la prima delle quali fu scoperta da Belousov nel 1958. Egli mescolò KBrO3, solfato di cerio (IV) e acido citrico in acido solforico diluito scoprendo che il rapporto tra la concentrazione degli ioni Ce (IV) e Ce (III) era oscillante. Zhabotinsky ha studiato in maniera approfondita questa reazione scoprendo che l’oscillazione avveniva anche se l’acido citrico era sostituito da uno qualsiasi degli acidi carbossilici caratterizzati dalla formula generale: O R – C – CH2 – COOH L’oscillazione avviene anche se gli ioni cerio sono sostituiti dagli ioni manganese. Tutte queste trasformazioni, note come reazioni di Belousov – Zhabotinsky (BZ), sono le più studiate e le più comprese reazioni di oscillazione. In questa dimostrazione si verifica l’ossidazione, catalizzata dal cerio, dell’acido malonico da parte degli ioni bromato in ambiente di acido solforico diluito. Gli ioni bromato sono ridotti a ioni bromuro mentre l’acido malonico è ossidato a diossido di carbonio e acqua. La reazione totale può essere scritta: 3 CH2(COOH)2 + 4 BrO3 4 Br + 9 CO2 + 6 H2O Questa equazione rappresenta la trasformazione globale che avviene durante la dimostrazione e la sua differenza di energia libera fra prodotti e reagenti è quella che guida la reazione. Tuttavia questa equazione sicuramente non spiega la maggior parte delle sorprendenti osservazioni che si possono fare durante l’esperimento, quali la ciclica variazione nel colore della soluzione, né spiega l’effetto di catalisi del cerio, né il ruolo giocato dagli ioni bromuro aggiunti all’inizio della reazione. Per poter comprendere i motivi per i quali questa reazione è in grado di produrre i ripetuti cambi di colore è necessario esaminare “in che modo” i reagenti sono trasformati nei prodotti e cioè esaminare il meccanismo di reazione. Documentazione in sequenza fotografica della reazione realizzata al Majorana Le fotografie che seguono sono opera del prof. Marco Mara Osservate i colori che si sono succeduti ritmicamente per più di 10 minuti il 5 -12-05, quando abbiamo utilizzato reattivi preparati la settimana precedente (a seguire potrete leggere il meccanismo di reazione , poi troverete gli aspetti storici di questa reazione eccezionale): Foto 1 di 7 Foto 2 di 7 Foto 3 di 7 Foto 4 di 7 Foto 5 di 7 Foto 6 di 7 Foto 7 di 7 Il meccanismo di reazione Il meccanismo implica due differenti percorsi. Il primo, il percorso A, coinvolge ioni e i passaggi sono trasferimenti di due elettroni mentre l’altro, il percorso B, coinvolge radicali e trasferimenti di un elettrone. È la concentrazione degli ioni bromuro a determinare quale di questi due processi prevalga in un determinato momento. Il meccanismo segue il percorso A se la concentrazione degli ioni bromuro è superiore ad un livello critico, mentre il percorso B prevale se la concentrazione degli ioni bromuro scende al di sotto di un certo livello. Le oscillazioni avvengono perché l’iniziale percorso A, consumando gli ioni bromuro, porta alle condizioni che favoriscono il percorso B ma, a sua volta, il processo B, liberando ioni bromuro, fa sì che la reazione torni ad essere controllata dal percorso A. Il percorso A può essere rappresentato dall’equazione ionica: BrO3 + 5 Br + 6H + 3 Br2 + 3 H2O (1) che corrisponde alla riduzione degli ioni bromato da parte degli ioni bromuro attraverso una serie di trasferimenti di ossigeno (riduzioni di due elettroni). Questa è la reazione che avviene quando vengono mescolate le soluzioni A e B e il color ambra che si forma è dovuto alla formazione di bromo elementare. Il colore scompare quando il bromo reagisce con l’acido malonico secondo la reazione: BrCH(COOH)2 + Br + H + Br2 + CH2(COOH)2 Nell’insieme, le due reazioni precedenti comportano una diminuzione della concentrazione degli ioni bromuro e una volta che il percorso A ha prodotto i necessari intermedi e ha consumato la maggior parte degli ioni Br ? , la sua velocità diventa trascurabile e quindi prende il sopravvento il percorso B. La reazione totale del percorso B è descritta dall’equazione: 2 BrO3 + 12 H + + 10 Ce 3+ Br2 + 6 H2O + 10 Ce 4+ Questo processo è iniziato dalle due seguenti reazioni che provocano, per autocatalisi, l’aumento della concentrazione della specie HOBr: BrO3 + HBrO2 + H+ 2 BrO2 + H2O BrO2 + Ce 3+ + H+ HBrO2 + Ce 4+ (2) (3) L’autocatalisi, che sembra essere una caratteristica fondamentale delle reazioni oscillanti, non continua fino a quando i reattivi sono esauriti perché avviene un secondo ordine di decomposizione delle specie autocatalitiche, secondo la reazione: 2 HBrO2 HOBr + BrO3 + H+ Il percorso B forma Ce (IV) e Br2 che, almeno in parte, ossidano il materiale organico con formazione di ioni bromuro. Come aumenta la concentrazione degli ioni Br ? , anche la velocità della reazione 1 aumenta, supera le velocità delle reazioni 2 e 3 e di conseguenza il percorso A riprende il sopravvento. I percorsi A e B si risolvono in una competizione fra gli ioni bromuro (Br ) e gli ioni bromato (BrO3 ) per l’acido bromoso (HBrO2). Quando la concentrazione degli ioni bromuro è alta, quasi tutto l’acido bromoso reagisce con loro, seguendo il percorso A. Durante questo processo la concentrazione degli ioni bromuro diminuisce e quindi gli ioni diventano sempre meno favoriti nella competizione per l’acido bromoso e alla fine prevale il percorso B. Ma questo percorso indirettamente produce ioni bromuro e alla fine la concentrazione dei Br ? diventa sufficientemente grande da provocare il ritorno al percorso A. L’alternanza tra questi due percorsi è la causa delle oscillazioni osservate. Mentre sta avvenendo il percorso A gli ioni cerio sono presenti nella forma ridotta, Ce (III), come risultato della loro reazione con l’acido bromomalonico mentre, durante il percorso B, parte degli ioni Ce (III) sono ossidati a Ce (IV). In questo modo anche il rapporto tra Ce (III) e Ce (IV) oscilla. Il potenziale della coppia Ce (III) – Ce (IV), a 25 °C, è data dall’equazione di Nernst: E = E° - 0,059 log [Ce (III)] / [Ce (IV)] L’oscillazione del potenziale può essere osservata utilizzando l’indicatore redox ferroina [tris 1,10 – fenantrolina solfato di ferro (II)]. Come il rapporto tra le concentrazioni di Ce (III) e Ce (IV) diminuisce, ovvero aumenta la concentrazione di Ce (IV), il Ce (IV) ossida il Fe (II) della ferroina a Fe (III). Poiché il complesso della ferroina con il Fe (II) è rosso mentre quello con il Fe (III) è blu, il colore della soluzione cambia per tornare al colore originario quando il rapporto tra le concentrazioni di Ce (III) e Ce (IV) aumenta e di conseguenza il Fe (III) è ridotto a Fe (II). I cambiamenti di colore che avvengono in questa dimostrazione sono più complessi che una semplice oscillazione rosso – blu perché contemporaneamente avviene anche un cambiamento di colore dovuto agli stessi ioni cerio: Ce (III) è incolore mentre il Ce (IV) è giallo. Aspetti storici relativi alla reazione di Belousov – Zhabotinsky e cenni sull’importanza delle reazioni oscillanti in ambito biologico Selezioni dall’articolo : Rinaldo Cervellati: Preistoria e storia delle reazioni chimiche oscillanti, CnS - La Chimica nella Scuola, Marzo - Aprile 1999 Attorno al 1950 il chimico sovietico Boris Pavlovich Belousov (capo del Laboratorio di Biofisica del Ministero Sovietico della Sanità, secondo A.T. Winfree ; capo del laboratorio di chimica analitica di un Istituto di Ricerche Mediche, secondo A.M. Zhabotinsky ), particolarmente interessato alla biochimica, era impegnato nel tentativo di studiare il meccanismo catalitico del ciclo di Krebs. Il ciclo di Krebs è una parte fondamentale e universale del metabolismo cellulare di ossidazione dei residui acetilici a CO2 nei mitocondri. Esso è chiamato “ciclo” non perché conduca a oscillazioni di concentrazioni nel tempo, quanto perché la sequenza di reazioni conduce a un ciclo, come accade ad esempio nei cicli geochimica (ciclo dell’azoto, dell’acqua, ecc.) Per simulare in provetta il ciclo di Krebs, Belousov pensò di utilizzare come ossidanti gli ioni bromato in ambiente acido e come catalizzatore per l’ossidazione dell’acido citrico, lo ione metallico Ce(IV) anziché i complessi proteina-ione metallico che catalizzano il ciclo nelle cellule degli organismi viventi. Con molta sorpresa di Belousov, la sua simulazione chimica del ciclo di Krebs, e cioè una soluzione acquosa di acido citrico addizionata di una soluzione acidificata di bromato di potassio come agente ossidante e contenente ioni cerici, colorati intensamente in giallo, come catalizzatori, diventava incolore e tornava a diventare gialla periodicamente. Il fenomeno continuò per più di un’ora (a temperatura ambiente) mentre si sviluppava la CO2 . Ciò mostrava chiaramente che la concentrazione degli ioni Ce(IV), (come pure quella degli ioni Ce(III), incolori), variava periodicamente nel tempo. Belousov intraprese seri studi su questo “stravagante” fenomeno misurando, ad esempio, gli effetti della temperatura e dell’acidità sul periodo di oscillazione. Egli notò che la reazione smetteva di “oscillare” quando o l’ossidante (bromato) o il substrato organico (acido citrico) venivano rimossi, e ricominciava quando si riaggiungeva la sostanza mancante. Egli propose anche un tentativo di schema per il meccanismo di reazione. Il suo collega Safronov gli suggerì poi di perfezionare la “ricetta” sostituendo gli ioni cerici col complesso ferro-fenantrolina, che funzionava meglio sia come catalizzatore che come “indicatore” delle oscillazioni: la forma ridotta del complesso (ferroina, Fe(phen)3 2+) è rossa, quella ossidata (ferrina, Fe(phen)3 3+ ) è blu. In seguito fu osservato che si poteva efficacemente sostituire l’acido citrico con composti partecipanti al ciclo di Krebs o strettamente analoghi (ad es. l’acido malonico e suoi derivati variamente sostituiti). Purtroppo la rivista di chimica (russa) a cui Belousov inviò un primo dettagliato articolo nel 1951, lo rifiutò. L’articolo era corredato di fotografie della reazione a vari tempi, misurati da un cronometro e anche da registrazioni oscillografiche che mostravano dettagli degli andamenti oscillanti ad alta risoluzione. Era pure riportata l’evidenza di un gradiente verticale del periodo di un oscillatore locale in un cilindro graduato e la sua autoorganizzazione in strati orizzontali di colore alternato. L’editore della rivista gli scrisse che la sua “supposta scoperta” era praticamente impossibile perché “in contrasto con la teoria esistente” (apparentemente quindi senza neppure aver sperimentato la “ricetta”) e che quindi l’articolo avrebbe potuto essere pubblicato solo se accompagnato da una dimostrazione che la teoria esistente (in particolare il II Principio della Termodinamica) fosse invalidata dalla scoperta. Nel 1951 Belousov aveva circa 57 anni. La scelta di Belousov fu allora di tornare in laboratorio per effettuare ulteriori esperimenti al fine di decifrare con cura il meccanismo di reazione. Sei anni dopo Belousov sottopose uno studio ancora più dettagliato della reazione a un’altra rivista di chimica, sempre russa, ottenendo praticamente un altro rifiuto. Infatti l’editore gli raccomandò di accorciare l’articolo troncandolo fino alla forma di lettera all’editore”, cancellando le nuove e convincenti evidenze dell’esistenza del fenomeno oscillatorio. Decisamente infuriato, Belousov, allora sessantaquattrenne, decise di non pubblicare nulla e smise di occuparsi della sua scoperta. Conservò tuttavia i manoscritti originali degli articoli. Inoltre, stranamente ma fortunatamente, la “ricetta” per effettuare la reazione di Belousov circolò nelle Università e negli Istituti di ricerca di alcune città della Russia sovietica, senza però che se ne conoscesse l’origine per molti anni. Come si è detto, la “ricetta” di Belousov circolò nella Facoltà di Fisica dell’Università di Mosca e nell’Istituto di Biofisica dell’Accademia Sovietica delle Scienze nella città di Puschino. Ma sembrava che nessuno ne conoscesse l’origine. Nel 1961 Anatol M. Zhabotinsky, dopo aver ottenuto il diploma universitario in biofisica presso l’allora nuovo e molto attivo Dipartimento di Biofisica1 dell’Università Statale di Mosca, intendeva continuare gli studi e intraprendere ricerche per il dottorato in biofisica. Egli preparò un progetto di ricerca riguardante la risonanza biochimica, cioè il rafforzamento delle oscillazioni metabolic e causate da forze periodiche esterne, sulla base di alcune pubblicazioni che riportavano l’osservazione di oscillazioni smorzate nel processo della glicolisi enzimatica. Zhabotinsky presentò questo progetto al suo professore di biochimica, Simon. E. Schnoll, il quale trovò interessante il progetto, ma di difficile realizzazione per la mancanza delle necessarie apparecchiature e dei costosissimi enzimi. Schnoll gli suggerì piuttosto di occuparsi di reazioni chimiche oscillanti, in particolare di quella strana “ricetta” (che Schnoll sapeva essere di Belousov). Nella primavera del 1962 Zhabotinsky discusse i suoi risultati con Schnoll, e decise di inviare una copia di un manoscritto a Belousov prima di sottoporlo a una rivista per la pubblicazione. Belousov rispose con una lettera molto gentile, esprimendo la sua soddisfazione per lo sviluppo di quel suo lavoro originalee accluse una copia del suo manoscritto non pubblicato e una copia di un breve resoconto che aveva stampato nel 1959 in un volumetto dell’Istituto Medico in cui lavorava (secondo Zhabotinsky ) o negli Atti di un Congresso di medicina delle radiazioni tenutosi nel 1958 (secondo Winfree ). Queste due paginette riportavano la “ricetta” con poche scarne congetture sul meccanismo dir reazione senza alcuna dimostrazione dell’attività oscillante e senza citazioni bibliografiche. Zhabotinsky ritrovò in una biblioteca il volume intitolato “Short Communications on Radiation Medicine” (in russo), contenente l resoconto di Belousov, inserì questa citazione nel suo manoscritto e lo inviò alla rivista russa iofizika, che lo pubblicò due anni dopo, nel 1964 . Nell’intervista già citata, Zhabotinsky dice di non aver vuto problemi per la pubblicazione che il ritardo di due anni era comune a quei tempi, a meno di non conoscere ualcuno del comitato editoriale. A proposito del rifiuto degli articoli di Belousov, Zhabotinsky sostiene, nella stessa intervista, che, all’epoca, i chimici ritenevano che comportamenti oscillanti in sistemi omogenei fossero in contraddizione con il II Principio della Termodinamica, mentre i biofisici “erano inconsapevoli di ciò” e quindi non fecero alcuna difficoltà ad accettare il suo articolo in una loro rivista. Nel suo primo lavoro Zhabotinsky, oltre a riprodurre i risultati di Belousov, modificò il sistema per renderlo più conveniente da studiare sperimentalmente e determinò alcuni stadi chiave del meccanismo di reazione. Successive ricerche lo condussero a proporre uno schema per l’ultima parte del meccanismo, ciò che fornì una interpretazione qualitativa della chimica coinvolta nell’intero meccanismo e individuò tutta una serie di substrati organici e catalizzatori che davano luogo a comportamenti oscillanti in presenza di bromato acido. Scrisse quindi un secondo articolo che fu pubblicato pure nel 1964 negli Atti dell’Accademia Sovietica delle Scienze (in russo). In questo caso i tempi di pubblicazione furono rapidissimi (tre mesi) perchè, dice Zhabotinsky, il lavoro fu presentato da un noto chimico fisico, Frumkin, facente parte dell’Accademia delle Scienze. Zhabotinsky tenne costantemente informato per lettera Belousov dei progressi delle sue ricerche e tentò molte volte di combinare un incontro, che però Belousov declinò sempre con diverse scuse. I due non si incontrarono mai. Furono pubblicati su riviste russe almeno dieci articoli sulla reazione oscillante, da chimici e fisici russi, prima che ne comparissero un paio del biochimico danese H. Degn, uno dei quali sull’importante rivista inglese Nature. Molte altre ricerche furono fatte e i risultati pubblicati, dopo il Congresso sugli Oscillatori Biologici e Biochimici, tenutosi a Praga nel 1968 a cui parteciparono Zhabotinsky e i suoi colleghi, ma non Belousov. Questo fatto fece sì che il nome “reazione di Zhabotinsky” diventasse comune nella letteratura scientifica occidentale e cambiò in reazione di Belousov- Zhabotinsky (reazione BZ) solo dopo alcuni anni. Come riportato nel riquadro, Belousov morì nel 1973, troppo presto per poter godere appieno del riconoscimento della sua principale scoperta. In seguito, il suo articolo rifiutato è stato stampato sia in russo sia in inglese su diverse riviste e libri specialistici . Come hanno potuto i chimici e i chimico- fisici rifiutarsi di riconoscere l’esistenza di fenomeni chimici oscillanti per tanto tempo? Per quanto riguarda la reazione di Bray occorre riconoscere che il sistema non era facilmente riproducibile ed era quindi comprensibile per gli scettici considerare le oscillazioni come “accidenti” dovuti a impurezze di vario genere presenti in soluzione. E’ più incredibile che si sia voluto chiudere gli occhi davanti a un lavoro così documentato come quello di Belousov. Ciò dipese probabilmente dal fatto che un sistema oscillante sembrò inizialmente un fenomeno che contraddiceva il II Principio della Termodinamica, secondo il quale l’entropia di un sistema isolato deve aumentare durante l’evoluzione spontanea di un processo. Pertanto, in base all’interpretazione classica di tale Principio, il verificarsi di una oscillazione implica che l’evoluzione spontanea del processo si alterni con l’evoluzione inversa, durante la quale si scambiano i ruoli di stato iniziale e finale del sistema. Essendo l’entropia una funzione di stato, la sua variazione globale risulterebbe perciò nulla, in contrasto con il II Principio. Furono Ilya Prigogine e collaboratori ] i primi a riconoscere che l’interpretazione classica richiede non solo che i sistemi siano isolati, ma anche che siano vicini al loro stato di equilibrio. Per sistemi isolati e prossimi all’equilibrio non sono perciò possibili comportamenti oscillanti, mentre per i sistemi lontani dall’equilibrio questi comportamenti sono possibili. Infatti la variazione nulla di entropia causata dalle variazioni periodiche nelle concentrazioni degli intermedi è più che compensata all’aumento di entropia dovuto ad altri processi che avvengono contemporaneamente quindi la variazione totale di entropia del sistema isolato è sempre positiva, come richiesto dal II Principio. Una spiegazione più rigorosa della precedente si trova nel libro Termodinamica e Sistemi Complessi, di A.M. Liquori. Un meccanismo della reazione di Belousov-Zhabotinsky che rende conto in modo soddisfacente delle oscillazioni di intermedi e catalizzatore fu proposto nel 1972 da R.J. Field, E. Körös e R.M. Noyes , per il sistema bromato in ambiente acido/acido malonico catalizzato dalla coppia Ce(IV)/Ce(III). Verso la fine degli anni ‘80 è stato messo a punto un metodo per l’individuazione sistematica di sistemi chimici oscillanti: sono oggi note molte “famiglie” di oscillatori chimici . Quindi, dal 1970 a tutt’oggi le ricerche sulle reazioni oscillanti si sono moltiplicate in modo impressionante, al punto tale che vengono periodicamente pubblicate ampie reviews che tengono aggiornati i ricercatori sullo “stato dell’arte” in questo campo. UN ESEMPIO DI REAZIONE BIOCHIMICA OSCILLANTE Una reazione biochimica molto studiata è senza dubbio la glicolisi enzimatica, che consiste nella demolizione del glucosio a piruvato nella maggior parte delle cellule viventi. Nella reazione sono coinvolti l’ATP (adenosina trifosfato), l’ADP (adenosina difosfato), le forme ridotta e ossidata della nicotinammide adenina dinucleotide (rispettivamente NADH e NAD+), nonchè numerosi intermedi le cui reazioni vengono accelerate o inibite da altrettanto numerosi enzimi. Nel 1964, A. Gosh e B. Chance . furono i primi a osservare, in modo inequivocabile che sospensioni di cellule di lievito presentavano, sotto certe condizioni, oscillazioni smorzate nella concentrazione della forma ridotta della nicotinammide adenina dinucleotide. Successivamente, Chance et al. trovarono che oscillazioni simili potevano aver luogo in estratti di lievito privi di cellule e, in opportune condizioni, queste oscillazioni persistevano nel tempo. Divenne presto chiaro che le oscillazioni sono una caratteristica del sistema glicolitico enzimatico e fu osservato che, in effetti, la concentrazione di tutti i metaboliti glicolitici, nonchè il pH, mostravano andamenti oscillanti. Un’altra reazione biochimica molto studiata è l’ossidazione aerobica in vitro della forma ridotta della NADH a NAD+, catalizzata dall’enzima perossidasi (HRP, estratto dalla Cochlearia armoracia, una pianta comunemente nota come rafano o barbaforte, della famiglia delle Crocifere o Brassicacee), ed è il primo sistema a singolo enzima che ha mostrato un comportamento periodico. Gli andamenti oscillanti in questo sistema furono individuati per la prima volta nel 1965 da I. Yamazaki et al. Questa reazione viene anche chiamata reazione perossidasi-ossidasi o reazione PO. Nel 1969, H. Degn e D. Mayer proposero il primo schema di meccanismo per la reazione PO. Oggi sono oggetto di studi sperimentali e meccanicistici moltissimi processi biochimici a livello cellulare e subcellulare, tali studi hanno anche un notevole interesse farmacologico: qui accenno soltanto alla scoperta che andamenti oscillanti degli stati redox del citocromo b, delle piridine nucleotidi, delle flavoproteine e della luce diffusa in un processo biochimico a livello di mitocondri, sono influenzati dall’aggiunta di un antibiotico ionoforico, la valinomicina. Le ricerche sui sistemi biochimici oscillanti sono attualmente svolte in collaborazione fra biologi, biochimici, biofisici, chimico-fisici e matematici.