Verso Parigi - COP 21
Introduzione:
Il punto di partenza è l’evidenza scientifica del riscaldamento globale e la responsabilità predominante
dell’attività umana nel determinarlo. Mantenendo invariati gli impegni e le politiche ambientali attuali,
recenti studi paventano il superamento della soglia limite dell’aumento di 2° della temperatura globale,
considerato il punto di non ritorno1. Nell’attuale scenario si palesa, quindi, la necessità di un accordo
ambizioso, legalmente vincolante e globale. L’obiettivo che i governi dovranno porsi a Parigi sarà
l’eliminazione graduale delle emissioni di carbonio entro la fine del secolo, l’Europa si impegnerà a ridurle
almeno del 40% entro il 2030.
Per raggiungere un tale risultato è fondamentale l’istituzione di un programma di lavori a partire dal 2016.
UNFCCC e Protocollo di Kyoto:
La convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) è il trattato internazionale
avente ad oggetto l’ambiente ad avere maggiore legittimità essendo l’adesione virtualmente globale.
Ufficialmente adottato nel 1992, l’accordo, prevedendo un incontro annuale fra le parti (COP-Conference of
the Parties), ha funto da cornice per ogni successiva negoziazione o trattato. Come estensione
dell’UNFCCC, il protocollo di Kyoto, adottato nel 1997, pone limiti vincolanti all’emissione di CO2 da parte
dei firmatari (alcuni paesi occidentali). La prima fase del protocollo si è conclusa nel 2012. La seconda fase
d’impegni (2013-2020), concordata alla conferenza di Doha, non è entrata in vigore a causa del mancato
raggiungimento della soglia minima di ratifiche. Alla conferenza COP21 sarà, quindi, necessario che l’UE, gli
stati membri e i partner internazionali s’impegnino ad una più rapida diminuzione delle emissioni di gas
serra rispetto a quella prevista dalle attuali politiche ambientali.
Punti Chiave:
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Gigattonne/Emissions’ GAP: rappresenta lo scarto fra gli impegni, le norme attualmente in vigore e
la regolamentazione necessaria per scongiurare un aumento della temperatura superiore ai 2° C.
Nella relazione Pargneux2 viene sollecitata l’adozione a Parigi di nuove e più ambiziose misure
prima del 2016. Nello scenario corrente, infatti, si prevede un innalzamento della temperatura
attorno ai 3,6-4,2°C raggiungibili anche prima del termine della seconda fase di Kyoto.
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Divergenza fra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo: i paesi in via di sviluppo attribuiscono la
responsabilità storica dell’inquinamento all’occidente. Nonostante i paesi in via di sviluppo
determinino, oggi, la maggiore quota di emissioni di CO2, essi guardano con scetticismo a impegni
vincolanti che possano in qualche modo limitare la loro crescita industriale. Molti di questi
1 Un aumento superiore innescherebbe un processo irreversibile.
2 Gilles Pargneaux è il rappresentante del parlamento alla conferenza, qui troverete la sua relazione.
condizionano un loro eventuale sforzo in senso ambuentale ad un pacchetto di sostegno finanziario
e alla garanzia di un maggiore accesso tecnologico.
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Flessibilità: l’accordo dovrà predisporre un organismo di revisione e controllo che garantisca allo
stesso la necessaria dinamicità. Gli impegni assunti dovranno, infatti, essere suscettibili di modifica
nel caso le evidenze scientifiche ne richiedano un innalzamento.

G7: per la prima volta i leader del G7 hanno riconosciuto, quest’anno, l’impegno ad eliminare il
consumo di energia fossile entro la fine di questo secolo. Gli stessi si sono, inoltre, impegnati nel
finanziamento di 100 miliardi di dollari annui del Green Climate Fund (GCF) predisposto per favorire
progetti di mitigazione ed adattamento3 nei paesi in via di sviluppo.
Lima COP-20 – Lima call for climate action:
Pur fallendo nel realizzare un accordo globale e legalmente vincolante, la conferenza di Lima è stata utile
nell’elaborare una serie di punti accettati da tutte le parti che indirizzeranno la conferenza di Parigi.
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CBDR: common but differentiated responsibilities and respective capabilities. L’accordo dovrà
riconoscere le differenti capacità nazionali e le diverse responsabilità nei confronti del
riscaldamento globale. L’accordo avrà il compito di porre un piano vincolate di lungo periodo in
modo da rispondere alla tardiva responsività delle politiche di mitigazione. Lo stesso dovrà, altresì,
riconoscere le diverse esigenze evolutive e le differenti capacità di ogni parte con il fine ultimo di
assicurare il raggiungimento dei target posti.
Pacchetto Finanziario: particolarmente caro ai “Small Island Developing States” (SIDS), la cui
responsabilità nei confronti del cambiamento climatico è nulla ed i primi a doverne affrontare gli
effetti, il fondo sarà una pietra miliare dell’accordo. Basato in Corea del Sud il fondo ha già ricevuto
diversi finanziamenti anche da 8 paesi emergenti (assente la Cina che sostiene che il fondo debba
ricevere liquidità esclusivamente dalle potenze occidentali). La più grande contirbutrice è stata
l’Unione attraverso investimenti operati da 12 stati membri.
INDCs: intended national determined contributions. Rappresentano le misure che i governi
intendono adottare per limitare il cambiamento climatico. Impegni che devono essere più ambiziosi
di quelli attuali e da sottoporre all’UNFCCC prima dell’inizio di COP 21.
Ostacoli:
Tutti gli ostacoli incontrati a Lima dipendono dalla distanza di vedute fra paesi in via di sviluppo e quelli
sviluppati.
INDCs: il testo finale della conferenza di Lima non ne chiarisce lo scopo, non fissa una deadline formale4,
non ne definisce la forma tecnica (sta ai singoli governi decidere cosa e come pubblicare), non predispone
3 Mitigazione=misure che limitano l’emissione di CO2. Adattamento=misure che limatino gli effetti del
riscaldamento globale.
4 57 piani presentati (70% delle emissioni coperte)
alcun organismo di analisi degli stessi in grado di garantire che lo sforzo globale sia sufficiente (come
richiesto dal blocco dei paesi sviluppati). I paesi occidentali chiedono che gli sforzi determinati negli INDCs
si riferiscano alle sole politiche di mitigazione, al contrario quelli in via di sviluppo chiedono che
comprendano le politiche di adattamento e definiscano i contributi al Green Climate Fund (GCF).
 Pacchetto Finanziario: I partner occidentali chiedono risultati nell’ambito della mitigazione prima di
predisporre i flussi. Questa posizione ha minato la fiducia dei paesi in via di sviluppo su una effettiva
erogazione degli stessi.
La posizione europea – una sola voce:
Target UE 2030/Relazione Pargneaux:
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Riduzione delle emissioni di CO2 del 40% rispetto ai livelli del 19905
Aumento del 40% dell’efficienza energetica (anche a livello globale)
Aumento del 30% della produzione del consumo finale complessivo di energia da fonti
rinnovabili
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Riduzione del 79% dell’utilizzo di idro-fluorocarburi
Potenziamento Attività Diplomatica:
Durante i negoziati è di basilare importanza che l’Europa parli con una sola voce. L’Unione deve rafforzare
gli impegni già assunti per rinvigorire la propria posizione negoziale. I contatti diplomatici con i partner
internazionali dovrebbero intensificarsi per rendere partecipi le controparti del successo Europeo: nel
segmento 1990-2012 si è registrata una diminuzione del 19% delle emissioni a fronte di aumento del PIL del
40%. Questo risultato evidenzia il parallelismo fra crescita economica e miglioramento della performance
ambientale.
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Il Consiglio Europeo dell’Ambiente, riunitosi il 18 Settembre, sostiene che l’obbiettivo per i paesi occidentali
dovrà essere una riduzione fra l’80% ed il 95% entro il 2050.