COP21 è la 21° Conferenza delle Parti (in inglese Conference of

COP21 è la 21° Conferenza delle Parti (in inglese Conference of parties - COP) della
Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (in inglese UNFCCC).
Questo accordo universale, che rappresenta il principale trattato internazionale sul clima,
riconosce l'esistenza di un cambiamento climatico di origine umana e dà ai paesi
industrializzati la massima responsabilità nel lottare contro questo fenomeno. Esso è stato
adottato durante il Summit della Terra di Rio de Janeiro nel 1992 e ratificato da 195 Stati
(oltre a cui deve essere aggiunta l'Unione Europea), parti interessate alla Convenzione.
Dalla Conferenza di Berlino (COP1) nel 1995, la Conferenza delle Parti, che è l'organo supremo
della Convenzione, si riunisce ogni anno in una città diversa per un vertice mondiale, in cui
vengono prese decisioni volte ad affrontare il tema della lotta al cambiamento climatico. Le
decisioni possono essere prese solo all'unanimità dalle parti o per consenso.
La 21° COP si è tenuta nella periferia di Parigi dal 29 novembre al 12 dicembre 2015. Ha
riunito più di 40.000 partecipanti, tra delegazioni di 195 Stati, imprese, organizzazioni non
governative, scienziati, autorità locali, popolazioni indigene, e sindacati di tutto il mondo.
L'obiettivo originale di COP21 era di concludere il primo accordo universale e vincolante,
applicabile a partire dal 2020 a 195 paesi, per limitare l'aumento della temperatura globale al
di sotto di 2 °C rispetto all'era preindustriale.
Finora, lo sforzo per ridurre le emissioni di gas a effetto serra - principalmente dalla
combustione di carbone, petrolio e gas - è stato chiesto principalmente ai paesi sviluppati,
considerati come i primi responsabili storici ed attuali delle emissioni.
Nel 1997, durante la COP3 in Giappone, è stato firmato il protocollo di Kyoto (entrato in
vigore nel 2005). Il Protocollo di Kyoto è stato ratificato da 192 Stati aderenti all'UNFCCC (191
Stati e l’Unione europea). Il Protocollo di Kyoto può essere consideratolo strumento operativo
dell’UNFCCC in quanto vincola i paesi industrializzati a stabilizzare le loro emissioni di gas ad
effetto serra in base ai principi dell’UNFCCC (mentre la convenzione stessa gli “incoraggia” solo
a farlo). Per il primo periodo di impegno del Protocollo di Kyoto (2008-2012), 37 membri
(principalmente paesi altamente industrializzati e paesi in fase di transizione verso l'economia
di mercato) e l’Unione europea sono stati sottoposti ad impegni giuridicamente vincolanti di
limitazione e riduzione delle loro emissioni. L’obiettivo del protocollo è stato quello di diminuire
di almeno del 5% le loro emissioni di sei gas ad effetto serra tra il 2008 e il 2012, rispetto ai
livelli del 1990.
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Mentre alcuni Stati hanno rispettato i loro impegni, il limite del protocollo di Kyoto è stato nel
fatto che alcuni paesi, tra i maggiori emettitori di gas ad effetto serra, non si sono impegnati
su obiettivi di riduzione delle emissioni:
 gli Stati Uniti non hanno mai ratificato il protocollo,
 la Cina e l’India, che sono diventati alcuni dei principali emettitori di gas ad effetto
serra, non sono nella lista dei paesi sottoposti ad impegni giuridicamente vincolanti.
A seguito del fallimento della COP15 a Copenaghen nel 2009, durante la quale non si era
raggiunto un accordo al livello internazionale, il Protocollo di Kyoto è stato riavviato per un
secondo periodo, tra il 2013 e il 2020, durante la Conferenza delle Parti di Doha nel 2012.
Ormai obsoleto, il protocollo di Kyoto necessitava di essere sostituito da un accordo applicabile
a partire dal 2020.
Fonte: http://unfccc.int/kyoto_protocol/items/2830.php
A settembre 2013, il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) ha
pubblicato un report nel quale ha sostenuto in modo categorico che il cambiamento climatico è
reale e che l'uomo ne è la causa principale.
L’IPCC ha riaffermato alcuni legami causa-effetto ben conosciuti:
 La concentrazione di gas ad effetto serra nell'atmosfera terrestre è direttamente
collegata alla temperatura media globale sulla Terra;
 La concentrazione di questi gas è stata in costante aumento, come la media delle
temperature globali, sin dai tempi della rivoluzione industriale;
 Il gas ad effetto serra più abbondante, la CO2, è il prodotto della combustione di
combustibili fossili.
I gas ad effetto serra sono presenti in natura e sono essenziali per la sopravvivenza degli
esseri umani e di milioni di altri esseri viventi. Tuttavia, un secolo e mezzo di
industrializzazione, incluso l’abbattimento delle foreste ed alcuni metodi di coltivazione, hanno
fatto crescere la quantità di questi gas nell'atmosfera. Il livello cumulativo di emissioni di gas
serra continua a crescere man mano che aumentano e si sviluppano le economie, le
popolazioni e gli standard di vita.
I lavori dell’IPCC dimostrano che:
 Dal 1880 al 2012, la temperatura media globale è aumentata del 0,85° C. Consideriamo
ad esempio che per ogni grado di aumento della temperatura, le rese dei cereali
diminuiscono di circa il 5%. Mais, grano e altre colture importanti hanno subito
significative riduzioni di rendimento a livello globale di 40 megatonnellate all'anno tra il
1981 e il 2002 a causa di un clima più caldo;
 Gli oceani si sono riscaldati, le quantità di neve e ghiaccio sono diminuiti e il livello del
mare è aumentato. Dal 1901 al 2010, il livello medio globale del mare è aumentato di
19 cm (gli oceani sono aumentati a causa del riscaldamento e dello scioglimento del
ghiaccio);
 Dati i livelli attuali di concentrazioni ed emissioni di gas ad effetto serra, è probabile che
entro la fine di questo secolo, l'aumento della temperatura globale sia superiore a 1,5°C
rispetto al periodo pre-industriale. Con il riscaldamento degli oceani e lo scioglimento
dei ghiacci, l’aumento medio previsto del livello del mare è di 24-30 centimetri entro il
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2065 e 40–63 cm entro il 2100. La maggior parte degli effetti del cambiamento
climatico persisterà per molti secoli, anche se le emissioni venissero fermate.
Secondo la Banca mondiale, oltre 100 milioni di persone potrebbero scendere al di sotto della
soglia di povertà nel 2030. Si prevede che il cambiamento climatico possa portare ad un
aumento degli spostamenti delle popolazioni - quasi 250 milioni di persone potrebbero essere
costrette a spostarsi entro il 2050 - e potrebbe indirettamente aumentare il rischio di conflitti
violenti. I paesi più a rischio sono i più poveri, soprattutto Africa e Asia.
La mappa disponibile al seguente link raffigura gli impatti del cambiamento climatico previsti
dall’IPCC per ogni regione del mondo.
Fonte: http://unfccc.int/essential_background/the_science/items/6064.php
Oltre al tema ambientale, l’accordo raggiunto durante la COP21, di seguito approfondito,
riconosce gli aspetti sociali della lotta al cambiamento climatico (lotta alla povertà,
sicurezza alimentare legata alla vulnerabilità dei sistemi di produzione alimentare, diritto alla
salute, ecc.). Invita i paesi sviluppati a prendere la leadership nella promozione di stili di
vita e modelli di consumo e produzione sostenibili. Infine, l’accordo riconosce
l’importanza del concetto di “giustizia climatica”.
Alcuni dei punti chiavi dell’accordo raggiunto il 12 dicembre sono:

Obiettivo di limitazione dell’aumento della temperatura globale: stabilizzare
l'incremento della temperatura media globale ben al di sotto di 2°C rispetto ai livelli
pre-industriali e proseguire gli sforzi per limitare l'aumento della temperatura di 1,5°C
rispetto ai livelli pre-industriali, riconoscendo che ciò ridurrebbe significativamente i
rischi e gli impatti sul cambiamento climatico (Art. 2.1);

Principio di equità e la differenziazione tra Nord e Sud: il testo dell’accordo
mantiene la distinzione di responsabilità, sforzi da compiere e risorse (finanziarie) da
impegnare tra paesi industrializzati (considerati storicamente come maggiormente
responsabili del cambiamento climatico) e paesi in via di sviluppo. Stipula quindi che
l’“accordo sarà attuato in modo da riflettere l'equità e il principio di responsabilità
comuni ma differenziate e di rispettive capacità, alla luce delle diverse situazioni
nazionali” (Art. 2.2);

Riduzione dei gas ad effetto serra (Art. 4):
o
Al fine di raggiungere l'obiettivo di temperatura a lungo termine fissato
dall’accordo, i paesi firmatari sono chiamati a cercare di raggiungere il picco
globale di emissioni di gas ad effetto serra nel più breve tempo possibile
(riconoscendo che i paesi in via di sviluppo necessiteranno di più tempo) e ad
adoperarsi rapidamente per ridurre le loro emissioni, in modo da raggiungere un
equilibrio tra emissioni da fonti antropiche e l’assorbimento tramite pozzi dei gas
ad effetto serra (tra cui foreste) nella seconda metà del secolo;
o
Tutti i paesi firmatari devono predisporre, comunicare e mantenere gli
impegni definiti a livello nazionale (nationally determined contributions) che
intendono raggiungere. Dovranno perseguire, a livello nazionale, delle misure di
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mitigazione con l'obiettivo di raggiungere gli obiettivi a cui si sono impegnati. I
paesi firmatari sono chiamati ad accrescere continuamente i loro impegni in
modo da riflettere la loro massima ambizione, tenendo conto delle responsabilità
e capacità di ciascuno di loro e dei contesti nazionali. Sono invitati a sforzarsi di
elaborare e comunicare delle strategie di riduzione delle emissioni di gas a
effetto serra.
Gli impegni nazionali previsti (intended nationally determined contributions) da
alcuni paesi prima della COP21 sono disponibili al seguente link;

o
I paesi sviluppati devono continuare ad essere leader su questo fronte,
impegnandosi a raggiungere un obiettivo di emissioni nette pari a zero a livello
di intera economia.
o
I paesi in via di sviluppo devono continuare a migliorare i loro sforzi di
mitigazione, e sono incoraggiati a proseguire progressivamente obiettivi di
riduzione o limitazione delle loro emissioni a livello di intera economia;
o
Revisione periodica degli impegni: Ogni 5 anni, i paesi firmatari devono
comunicare gli impegni definiti a livello nazionale (possono modificare tali
impegni, rafforzandone il livello, in qualsiasi momento);
Adattamento: l’accordo stabilisce l’obiettivo di aumentare la capacità adattativa,
aumentare la resilienza e ridurre la vulnerabilità ai cambiamenti climatici, anche a
livello regionale, sub-regionale e locale.
o
Tutti i paesi firmatari sono chiamati ad impegnarsi in processi di pianificazione
in materia di adattamento e di attuazione di azioni, anche attraverso lo sviluppo
o il potenziamento di piani e/o politiche. Se necessario, i paesi dovranno
presentare ed aggiornare periodicamente una comunicazione sull’adattamento,
nella quale includere le loro priorità, esigenze di supporto, piani ed azioni da
intraprendere (Art. 7);

Compensazione dei danni subiti (loss and damage) a causa degli effetti
negativi del cambiamento climatico: l’accordo riconosce l’importanza di evitare,
minimizzare e affrontare i danni subiti a causa degli effetti negativi del cambiamento
climatico. Promuove la cooperazione tra Stati per migliorare la comprensione di questi
fenomeni e delle azioni da intraprendere, in particolare attraverso sistemi di allarme
preventivi (early warning systems), preparazione alle situazioni di emergenza,
valutazione e gestione globale dei rischi, dispositivi per l’assicurazione dei rischi,
condivisione dei rischi climatici ed altre soluzioni assicurative (Art. 8);

Finanziamento (Art. 9):
o
I paesi sviluppati devono fornire le risorse finanziarie per assistere i paesi in
via di sviluppo in materia di mitigazione e di adattamento. Sono chiamati a
continuare ad avere una leadership sulla mobilitazione dei fondi per il clima a
partire da una varietà di fonti, strumenti, canali, oltre a quanto fatto
precedentemente. I fondi pubblici devono avere un ruolo significativo;
o
Gli altri paesi sono incoraggiati a fornire o a continuare a fornire in modo
volontario un supporto finanziario.
Il Segretariato della UNFCCC ha raccolto informazioni sugli impegni finanziari annunciati
dai diversi Stati ed organizzazioni nel corso della COP21 e le ha rappresentate in un
grafico disponibile al seguente link che verrà aggiornato nel tempo. Nella proposta di
adozione dell’accordo, viene stipulato che prima del 2025, la Conferenza delle Parti
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dovrà stabilire un nuovo obiettivo quantitativo collettivo a partire da una soglia di $ 100
miliardi che i paesi sviluppati si sono impegnati a mobilizzare per supportare i paesi in
via di sviluppo.


Trasparenza nella comunicazione e rendicontazione delle attività svolte:
L’accordo riconosce l’importanza di accrescere il livelli di trasparenza per garantire la
fiducia tra i firmatari e promuovere un’effettiva implementazione dei contenuti del testo
(Art. 13).
o
Gli impegni definiti a livello nazionale in materia di riduzione delle emissioni
verranno inseriti in un registro pubblico. I paesi firmatari devono rendicontare
tali impegni, promuovendo trasparenza, accuratezza, completezza, comparabilità
e
consistenza,
utilizzando
le
metodologie
riconosciute
dal
gruppo
intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC). Dovranno inoltre fornire
informazioni sui progressi realizzati (Art. 4 e 13);
o
Ogni due anni, i paesi sviluppati dovranno comunicare informazioni quantitative
e qualitative sulle risorse finanziarie che intendo allocare per la mitigazione e
l’adattamento, incluso se disponibile, i livelli previsti di risorse finanziarie
pubbliche da mettere a disposizione dei paesi in via di sviluppo. Gli altri paesi
sono invitati a farlo, su base volontaria (Art. 9 e 13);
Trasferimento di tecnologie, capacity-building e formazione/educazione come
necessari fattori facilitanti:
o
l’accordo riconosce il carattere fondamentale dell’accelerare, incoraggiare e
favorire l’innovazione per fornire un’efficace risposta globale a lungo termine al
cambiamento climatico e promuovere la crescita economica e lo sviluppo
sostenibile (Art. 10);
o
Il rafforzamento delle capacità (capacity-building) dei paesi in via di sviluppo
dovrebbe essere implementato basandosi sulle esigenze specifiche di ciascun
paese e favorendo l’appropriazione del processo da parte del paese, a livello
nazionale, regionale e locale. I paesi sviluppati sono chiamati a rafforzare le loro
azioni di rafforzamento delle capacità dei paesi in via di sviluppo. Questi ultimi
dovranno
rendicontare
periodicamente
i
progressi
compiuti
nell’implementazione dei piani, politiche ed azioni di capacity-building (Art.
11);
o
Gli Stati sono invitati a collaborare per l’adozione di misure volta a migliorare
l'istruzione, la formazione, la sensibilizzazione del pubblico e l'accesso alle
informazioni sul cambiamento climatico (Art. 12).
Per quanto riguarda il periodo precedente al 2020, occorre sottolineare che l’accordo sollecita i
paesi che non l’hanno ancora fatto a ratificare il Protocollo di Kyoto e ad attuare
l’emendamento adottato a Doha nel 2012.
La Conferenza delle Parti si riunirà periodicamente per fare il punto sull’attuazione del presente
accordo, valutare i progressi fatti nel conseguirne gli scopi e raggiungerne gli obiettivi a lungo
termine. L’accordo parla di bilancio globale (“global stocktake”): il primo è previsto per 2023,
successivamente verrà effettuato ogni 5 anni. L’obiettivo di questo bilancio periodico sarà di
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fornire informazioni ai paesi firmatari per aggiornare ed incrementare i loro impegni nazionali
(Art. 14).
Al di là di questo bilancio periodico, un comitato tecnico composto da esperti sarà incaricato di
rendicontare ogni anno alla Conferenza delle Parti il rispetto e l’implementazione delle clausole
dell’accordo (Art. 15).
L’accordo sarà aperto alla firma e soggetto alla ratifica, accettazione o approvazione degli Stati
e delle organizzazioni regionali aderenti alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui
cambiamenti climatici (UNFCCC) dal 22 aprile 2016 al 21 aprile 2017 presso la sede delle
Nazioni Unite a New York. Dal giorno seguente, l’accordo sarà aperto all’adesione di altri Stati
(Art. 20).
Per entrare in vigore, l’accordo dovrà essere ratificato da almeno 55 Stati aderenti alla UNFCCC
e che rappresentino in totale almeno circa il 55% del totale delle emissioni globali di gas ad
effetto serra (Art. 21). A partire dai 3 anni successivi all’entrata in vigore dell’accordo, un
paese firmatario potrà chiedere il recesso (Art. 28).
La prossima Conferenza delle Parti (COP 22) si terrà dal 7 al 18 novembre 2016 à Marrakech,
in Marocco.
Nonostante il testo dell’accordo di Parigi non faccia specificamente riferimento alle imprese,
queste ultime hanno senza dubbio un ruolo fondamentale in questo processo, sia per la spinta
all’innovazione che possono favorire fornendo nuove soluzioni per la lotta al cambiamento
climatico, sia per il contributo che possono dare nel raggiungimento degli obiettivi dell’accordo
agendo sulle loro attività stesse riducendone l’impatto ambientale.
L’8 dicembre 2015, nell’ambito di “Caring for Climate, una serie di eventi organizzati da UN
Global Compact all’interno della COP21, 114 aziende hanno annunciato che si impegnano a
fissare obiettivi di riduzione delle loro emissioni, in linea con quello che gli scienziati
considerano sia necessario per mantenere il riscaldamento globale sotto la soglia dei 2°C. Le
emissioni annue cumulate di queste 114 aziende rappresentano almeno 476 milioni di
tonnellate di CO2, l’equivalente alle emissioni annuali del Sud Africa o di 125 centrali elettriche
a carbone.
Queste 114 aziende (tra cui Ikea, Coca-Cola Enterprises, Walmart e Kellogg) hanno aderito
all’iniziativa “Science based targets”. Si tratta di un progetto congiunto tra Carbon Disclosure
Project, World Resources Institue, WWF e UN Global Compact, che mira a coinvolgere le
aziende per impostare obiettivi di emissioni su base scientifica e approva solo obiettivi
aziendali che soddisfano questi rigorosi criteri.
Gli obiettivi di 10 aziende sono già stati approvati tra cui: Coca-Cola Enterprises, Dell, Enel,
General Mills, Kellogg, NRG Energy, Procter & Gamble, Sony e Thalys. Considerate nel loro
insieme, queste 10 aziende ridurranno le emissioni delle loro operazioni di 799 milioni di
tonnellate di CO2 per tutta la durata degli obiettivi. Queste aziende inoltre hanno assunto
impegni ambiziosi di riduzione delle emissioni indirette in tutta la catena del valore.
Link:
http://sciencebasedtargets.org/2015/12/08/114-companies-commit-to-set-ambitiousscience-based-emissions-reduction-targets-surpassing-goal/
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Convenzione
quadro
delle
Nazioni
Unite
sui
cambiamenti
climatici:
http://newsroom.unfccc.int/about/
Testo
dell’accordo
raggiunto durante la COP21
il
12
dicembre 2015:
http://unfccc.int/resource/docs/2015/cop21/eng/l09r01.pdf
http://www.cop21paris.org/about/cop21
http://www.un.org/sustainabledevelopment/climate-change/
http://www.cop21.gouv.fr/en/learn/what-is-cop21/cop21-the-stakes/
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