INDICE
Introduzione ...................................................................................................... 3
Capitolo I
I PRIMI “EUROPEISTI”
1.1.
1.2.
L‟Europa nel pensiero di de Saint Simon, Thierry, Napoleone,
Proudhon e Tocqueville .......................................................................... 6
Il contributo all‟idea di “ Europa Unita” di Mazzini, Cattaneo e
Hugo ........................................................................................................ 7
Capitolo II
ALTIERO SPINELLI – Il padre italiano del Federalismo europeo
2.1. Cenni biografici, l‟esilio di Ventotene e stesura del “Manifesto” ....... 11
2.2. L‟attivismo politico spinelliano e la fondazione del Movimento
Federalista Europeo...................................................................................... 13
2.3. Spinelli parlamentare europeo e il “suo” progetto di Trattato
istitutivo dell‟UE ........................................................................................... 17
Capitolo III
IL PROCESSO DI INTEGRAZIONE EUROPEA
3.1. L‟Europa: teatro del secondo conflitto mondiale ................................. 20
3.2. Il dopoguerra e i primi passi d‟ integrazione europea ........................ 21
3.3. La CEE, la PAC, la crisi petrolifera degli anni „70 e la prima
elezione a suffragio universale del Parlamento europeo ................... 23
3.4. L‟accordo di Schengen e l‟Atto Unico europeo .................................... 27
1
3.5. Il Trattato di Maastricht (istitutivo dell‟Unione Europea), il Trattato
di Amsterdam e la nascita della Banca Centrale Europea (BCE) ................ 29
3.6. Il Consiglio di Nizza, il Trattato che istituisce la Costituzione
europea e i Trattati di Nizza e Lisbona ......................................................... 32
Capitolo IV
STATI UNITI D‟EUROPA: POSSIBILE REALTA‟?
4.1.
Gli Stati Uniti d‟Europa nella visione di alcune figure
istituzionali europee: H.Van Rompuy, M. Barroso, G. Pittella ........ 38
4.2.
Il futuro dell‟ Europa secondo l‟opinione di alte cariche
istituzionali italiane: il Presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano, il senatore ed ex Premier Mario Monti, il Ministro
degli Esteri Emma Bonino, l‟ex Presidente del Consiglio italiano
ed ex Presidente della Commissione europea, Romano Prodi.......... 39
4.3.
Le opinioni sul futuro dell‟Europa dei Primi Ministri Merkel,
Hollande e Letta.................................................................................. 41
4.4.
L‟Europa secondo il Premier inglese Cameron e
l‟euroscetticismo ................................................................................ 43
4.5.
L‟Europa e il nuovo attivismo associazionista. Nascono nuovi
“Manifesti”. Il futuro del Vecchio Continente visto dai suoi
“cittadini” .......................................................................................... 45
Conclusioni...................................................................................................... 48
Allegati ........................................................................................................... 50
Bibliografia...................................................................................................... 70
2
INTRODUZIONE
Gli Stati Uniti d‟America costituiscono il primo esempio, in età
moderna, di Stato Federale.
La Costituzione americana viene varata nel 1787 dalla Convenzione di
Filadelfia.
A questo assetto federale si giunge attraverso un graduale processo di
unificazione che, inizialmente, riguarda le Contee e i villaggi dei coloni
arrivati dalla costa atlantica.
Gli Stati Uniti d‟America proclamano la loro Dichiarazione
d‟Indipendenza dagli inglesi il 4 luglio 1776. Cinque anni più tardi, i
tredici Stati che fanno parte della Confederazione si dotano ciascuno di
una propria Carta costituzionale.
Il passaggio dal modello confederale a quello federale è possibile anche
grazie al sentimento identitario caratterizzato da un comune spirito
religioso e dall‟unità linguistica anglosassone. I nuovi Stati Uniti
d‟America, in realtà, sono il frutto di un compromesso tra chi vuole la
costituzione di uno Stato unitario, mediante l‟unione delle tredici
colonie, e chi invece il mantenimento della Confederazione.
Con la realizzazione dello Stato federale, i singoli Stati cedono alcuni
poteri tra i quali quello di battere moneta e stipulare trattati
internazionali. Il nuovo assetto istituzionale ha tra le finalità principali
anche quella di prevenire i conflitti tra le vecchie colonie britanniche,
oltre alla difesa dagli attacchi esterni1.
Dopo la guerra di secessione i poteri federali si consolidano; si
potenziano i poteri fiscali e, attraverso la riscossione delle imposte a
livello centrale, lo Stato federale riesce a finanziare le attività legate al
welfare.
Oggi la Costituzione americana appare più che mai viva, giacché regola
istituzionalmente una popolazione di oltre 300 milioni di persone che
1
Cfr. G. Sangiuliano, L’Inutile Federalismo, UTET, Milano 2012 , pp.8-10.
3
vivono in 50 Stati diversi, dalla costa atlantica all'Oceano Pacifico,
dall'Alaska alle Hawaii.
Il potere centrale (federale) é articolato e diviso in tre poteri coordinati
ma indipendenti: esecutivo, legislativo e giudiziario.
Ai poteri federali sono riservate le leggi in materia di politica estera, di
difesa, di commercio interno ed esterno e il diritto di fissare ed esigere
imposte federali, l'emissione di moneta e la formazione e gestione del
debito pubblico. Tutti i poteri non delegati espressamente al potere
federale sono di competenza degli Stati che formano la Federazione.
Il principio della "separazione dei poteri" é stabilito con estrema
chiarezza sia per quanto riguarda l'esercizio delle funzioni separatamente
attribuite (al Congresso spetta il potere legislativo; al Presidente quello
esecutivo e alla Corte Suprema quello giudiziario), sia per quanto
riguarda l'indipendenza nei rapporti tra i tre poteri fondamentali.
Lo Stato federale americano è, inoltre, caratterizzato dall‟ avere una
forma di governo presidenziale.
Il Presidente ricopre sia la funzione di Capo dello Stato (equivalente al
nostro Presidente della Repubblica o del Re nel sistema monarchico
inglese) che di Presidente del Consiglio dei Ministri (o Premier inglese).
É, quindi, l 'espressione più compiuta del potere esecutivo2.
Le prime forme di federalismo, in epoca moderna, si riscontrano, quindi,
negli assetti politico-istituzionali degli Stati Uniti d‟America e anche
della Svizzera.
“Il principio costituzionale sul quale si fonda lo Stato federale è la
pluralità di centri di potere sovrani coordinati tra di loro, in modo tale
che al governo federale, competente per l‟intero territorio della
federazione sia conferita una quantità minima di potere indispensabile a
garantire l‟unità politica ed economica, e agli Stati federati, competenti
ciascuno per il proprio territorio, siano assegnati i poteri residui”3.
2
3
Cfr. A. Panzeri, ll federalismo nel pensiero politico e nelle istituzioni , Eured, Milano 1995.
N.Bobbio, N.Matteucci , G.Pasquino, Il Dizionario di Politica , Torino 2004, pp.335-336.
4
Lo scopo principale del federalismo, quindi, è quello di far convivere
diverse entità territoriali in un‟unica struttura istituzionale4.
Attualmente i paesi in cui vige il sistema federale sono : Messico, Stati
Uniti, Svizzera, Bosnia ed Erzegovina, Russia, Nigeria, Somalia, Sudan
del Sud, Sudan, Etiopia, Nepal, Pakistan, India, Malesia, Iraq,
Micronesia, Venezuela, Brasile, Germania, Australia, Canada, Belgio,
Emirati Arabi Uniti.
La prima e più rilevante teorizzazione del federalismo è contenuta nella
raccolta di scritti, Federalist Papers(1788), a cura di A. Hamilton, J.
Jay e J. Madison, indirizzata ai cittadini dello Stato di New York5.
4
5
Cfr. A. Venece, L’Europa possibile, Carocci , Roma 2010, p.26.
http://www.treccani.it/enciclopedia/federalismo_res-3a1a3920-45f4-11e2-8bbb-00271042e8d9/
5
I CAPITOLO
I PRIMI “EUROPEISTI”
I primi anni del XIX sec. sono caratterizzati da significativi eventi
storici.
La sconfitta di Napoleone Bonaparte a Waterloo segna, con il
Congresso di Vienna del 1814, l‟inizio della “Restaurazione”.
In
quest‟occasione si cerca di
ristabilire l‟equilibrio politicoistituzionale preesistente agli eventi rivoluzionari dell‟ultimo ventennio e
di garantire un futuro di stabilità e di pace in Europa6.
Si restaurano le vecchie dinastie monarchiche come, ad esempio, quella
dei Borbone in Italia, di Luigi XVIII in Francia e di Ferdinando VII in
Spagna.
1.1.
l’Europa nel pensiero di de Saint Simon, Thierry, Napoleone,
Proudhon e Tocqueville.
Contemporaneamente al tentativo di riassetto degli equilibri politicoistituzionali in Europa, da un punto di vista culturale, intellettuali come
de Saint Simon e Thierry, in un rilevante saggio intitolato De la
réorganisation de la société européenne, esprimono l‟esigenza di una
maggiore coesione tra le Nazioni, al fine di dare una struttura unitaria
all‟Europa 7.
Anche un grande personaggio della storia come Napoleone Bonaparte,
nelle sue memorie, durante l‟esilio a Sant‟Elena, sostiene che, in quanto
europei: “… Abbiamo bisogno di una legge europea, di una Corte di
Cassazione Europea, di un sistema monetario unico, di pesi e di misure
6
Cfr. G.Sabbatucci, V.Vidotto, STORIA CONTEMPORANEA- L’OTTOCENTO, Laterza, Bari 2010, p.102.
Cfr. L. Scuccimarra, UNA COSTITUZIONE PER L’EUROPA. SAINT-SIMON E LA RÉORGANISATION DE LA
SOCIÉTÉ EUROPÉENNE.
7
6
uguali, abbiamo bisogno delle stesse leggi per tutta Europa. Avrei voluto
fare di tutti i popoli europei un unico popolo…”8.
In Francia, mentre il filosofo Proudhon, considerato il profeta del
federalismo, nel saggio Il principio federativo, auspica la fine dello
Stato nazionale accentrato e si augura un‟Europa riunita in una Società
Federale, Tocqueville, grande ammiratore del modello federale
americano, ritiene invece che questa forma di Governo non possa essere
esportata in Europa.
Concluso il Congresso di Vienna qualche anno dopo in Spagna, Italia,
Portogallo e Grecia, tra il 1820 e il 1821, scoppiano dei moti
rivoluzionari finalizzati alla concessione di una Costituzione da parte dei
regnanti, con esiti per lo più negativi.
1.2.
Il contribuito all’idea di “Europa Unita” di Mazzini, Cattaneo e
Hugo.
Durante questo periodo turbolento, in Italia si distingue il pensiero di
uno dei precursori dell‟idea di unità dei popoli europei. Si tratta di uno
dei padri del Risorgimento italiano: Giuseppe Mazzini.
Animato da un forte sentimento patriottico, cerca attraverso il pensiero e
l‟attivismo politico di contribuire a realizzare l‟indipendenza italiana
dalla dominazione straniera, in una cornice istituzionale repubblicana.
Il suo impegno, tuttavia, non si limita ai confini nazionali. Mosso da
questi ideali, fonda il 15 aprile 1834 l‟associazione segreta “Giovine
Europa”. Questa associazione politica internazionale ha per Mazzini lo
scopo di promuovere gli ideali di indipendenza e libertà all‟interno dei
vari Paesi europei.
Ciò risulta chiaro dall‟Atto di fratellanza della Giovine Europa, ove si
evince che l‟Umanità equivale all‟Associazione dei popoli, e che la
8
Cfr. N.Bonaparte, Memoriale di Sant’Elena 1816.
7
Giovine Europa riunisce le associazioni repubblicane tendenti a un fine
identico che abbraccia l‟Umanità9.
Per il protagonista del Risorgimento italiano, in seguito al
raggiungimento dell‟indipendenza delle Nazioni dal dominio straniero, è
possibile che si formi una grande associazione fra uomini liberi, mentre
nello Statuto della Giovine Europa, si afferma che i popoli, una volta
conquistato il libero esercizio della loro sovranità si potranno associare
in una federazione repubblicana10.
L‟ideale romantico mazziniano di un‟ unità partecipata tra i popoli
europei si riscontra anche nello scritto della Santa alleanza dei popoli,
dove si ipotizza che le nazioni saranno sorelle, libere, indipendenti nella
scelta dei mezzi per il raggiungimento di un fine comune11.
Sempre nello stesso documento si prospetta un‟Europa ordinata, secondo
le vocazioni nazionali, in un certo numero di stati equilibrati sia per
estensione che per popolazione.
Mazzini non si occupa di definire gli aspetti strutturali e organizzativi di
una possibile Europa unita, tuttavia ha in mente la possibile realizzazione
di un consiglio supremo seguito da una serie di consigli nazionali. In
questo organismo ogni popolo viene rappresentato da un individuo con
eguaglianza di voto.
Nel manifesto Ai popoli del Comitato europeo del 20 ottobre 1950,
firmato da Ledru-Rollin, Mazzini, Darasz e Ruge, si afferma che i
delegati dei Comitati Nazionali costituiranno il Comitato centrale della
Democrazia europea. Lo stesso manifesto auspica un futuro Congresso
nel quale le libere Nazioni saranno tutte rappresentate e da cui scaturirà
la “ Costituzione dell‟Umanità”12.
Nel pensiero mazziniano, in definitiva, il principio da difendere è quello
dell‟equilibrio fra Nazioni.
9
Cfr. L. Salvatorelli, Mazzini e gli Stati Uniti d’Europa, La libreria dello Stato, Roma 1959, p.454.
G.Mazzini, Statuto della Giovine Europa.
11
G.Mazzini, La Santa allenza dei popoli, 1849.
12
Op.cit. L.Salvatorelli, p.457.
10
8
Egli non prevede, dunque, in un‟ottica europea, un‟autorità superiore a
quella dei singoli Stati. L‟idea, in definitiva, è quella di costruire una
fratellanza di popoli che vada oltre le conflittualità fra Nazioni.
Il primo in Italia ad ipotizzare, nella fase preunitaria, un‟Italia federata è,
invece, il letterato, economista, giurista e filosofo Carlo Cattaneo.
Il suo modello è quello di una confederazione repubblicana, sul modello
degli Stati Uniti o della Svizzera, che lasci ampia autonomia a tutte le
istanze della vita locale e sia “ la premessa per la costituzione degli Stati
Uniti d‟Europa”13.
Cattaneo al pari di Mazzini ritiene che attraverso le lotte nazionali per la
conquista della libertà e indipendenza si sarebbe avviato il processo di
avvicinamento naturale tra i popoli, preludio alla serena associazione
tra di loro.
Nel 1848 in Europa scoppiano delle rivolte, grazie alle quali vengono
concesse dai regnanti le costituzioni liberali.
In Italia, in particolare, in questo periodo scoppia la prima guerra
d‟indipendenza, che ha come fine quello di liberare i territori dominati
dal Regno austriaco; tuttavia le aspettative dei patrioti italiani vengono
disattese e, di conseguenza, si realizza una seconda Restaurazione.
Il 17 marzo 1848, nel programma del giornale il Cisalpino, Cattaneo
esprime il proprio pensiero circa la possibilità da parte delle Nazioni
libere di vivere pacificamente nel rispetto delle proprie peculiarità.
“ Queste patrie tutte libere, tutte armate, possono vivere l‟una accanto
all‟altra, senza nuocersi e senza impedirsi”14.
Per il filosofo l‟ Italia non può essere libera se non in uno scenario
internazionale come quello europeo. Questa convinzione viene espressa
chiaramente nella lettera scritta ad un amico siciliano nel 1860 dove
afferma che l‟unica forma possibile d‟unità tra liberi popoli è un patto
federale15.
13
Op.cit. G.Sabbatucci, V.Vidotto, p.136.
Cfr. F. Momigliano, Carlo Cattaneo e gli Stati Uniti d’Europa, F.lli Treves, Milano 1919, p.43.
15
Ivi, p.48.
14
9
Cattaneo, inoltre, crede fermamente nel processo storico lento ma
irreversibile di una unità federale sia tra le regioni italiane a livello
nazionale, sia tra gli Stati europei.
Per il letterato la vera pace sarà possibile tra le Nazioni solo attraverso la
costituzione degli Stati Uniti d‟Europa16.
A questi stessi principi s‟ispira l‟intellettuale Victor Hugo che, in
occasione della conferenza di pace di Parigi del 1849, esprime con
chiarezza l‟esigenza di istituire gli Stati Uniti d‟Europa, per garantire la
pace e il benessere fra le Nazioni del vecchio Continente: “Avverrà un
giorno in cui le armi vi cadranno dalle mani; verrà un giorno in cui la
guerra vi sembrerà tanto assurda, tanto impossibile fra Parigi e Londra,
fra San Pietroburgo e Berlino, fra Vienna e Torino, quanto non lo sia
oggi fra Rouen e Amiens, fra Boston e Filadelfia. Verrà un giorno in cui
voi (Francia, Russia, Italia, Inghilterra, Germania) tutte le nazioni del
continente senza perdere le vostre qualità distinte e la vostra gloriosa
individualità, vi fonderete in modo stretto in un‟unità superiore,
formerete in modo assoluto la fraternità europea (…) verrà un giorno in
cui non vi saranno campi di battaglia al di fuori dei mercati che si aprono
al commercio e degli spiriti che si aprono alle idee. Verrà un giorno in
cui le pallottole e le bombe saranno sostituite dai voti, dal suffragio
universale dei popoli, dal venerabile arbitrato di un grande senato
sovrano che sarà per l‟Europa ciò che il Parlamento è per l‟Inghilterra,
ciò che l‟assemblea legislativa è per la Francia! Verrà un giorno in cui
esporremo i cannoni nei musei sorprendendoci di ciò che è avvenuto in
passato. Verrà un giorno nel quale l‟uomo vedrà questi due immensi
insiemi, gli Stati Uniti d‟America e gli Stati Uniti d‟Europa, posto l‟uno
di fronte all‟altro tendersi la mano al di sopra dell‟oceano, scambiare fra
loro merci, prodotti, artisti, scienziati (…) non ci vorranno quattrocento
anni per vedere quel giorno poiché viviamo in un tempo rapido”17.
16
Ivi, pp.53-54.
Cfr. V. Hugo, Discorso inaugurale alla Conferenza di pace di Parigi, 1849.
http://host.uniroma3.it/biblioteche/download/Testi%20manifestazione%20Real%20Book.pdf.
17
10
CAPITOLO II
ALTIERO SPINELLI
Il padre italiano del Federalismo europeo
2.1.
Cenni biografici, l’esilio di Ventotene e stesura del "Manifesto"
Nel XX secolo, la figura di spicco, in tema di federalismo europeo, è
senza dubbio quella di Altiero Spinelli.
Figlio di un viceconsole, nasce a Roma nel 1907. Giovanissimo, milita
nel neonato Partito comunista e studia giurisprudenza presso l‟università
di Roma.
Durante il regime mussoliniano, alla sola età di vent‟anni, è condannato
per attività antifascista ad una pena di 16 anni e 8 mesi per cospirazione
contro i poteri dello Stato. I primi dieci anni di detenzione li sconta nei
penitenziari di Roma, Lucca, Viterbo e Civitavecchia; gli ultimi sei è
confinato, prima sull‟isola di Ponza, dal 1937 al 1939, e poi sull‟isola di
Ventotene, dove resta fino all‟agosto del 1943.
Durante questo periodo inizia ad interessarsi alla questione federalista,
scosso anche dagli eventi tragici del secondo conflitto mondiale in atto.
L‟esilio a Ventotene è per Spinelli un momento di fervore intellettuale.
Qui incontra Ernesto Rossi, che è tra i fondatori di Giustizia e Libertà,
con il quale instaura un proficuo rapporto di amicizia e di sinergia
culturale.
Influenzati da alcune letture, tra cui spiccano gli scritti dell‟economista
Luigi Einaudi sulla Società delle Nazioni, Spinelli e Rossi decidono nel
1941 di dar vita all‟opera: Per un Europa libera e unita. Progetto di un
Manifesto, meglio nota come Manifesto di Ventotene.
Molti Stati del Vecchio Continente, fanno l‟esperienza drammatica dei
totalitarismi e anche l‟Italia è soggetta al regime dittatoriale fascista del
duce.
11
Spinelli da antifascista convinto, medita sull‟importanza del valore della
libertà e su quale debba essere il miglior sistema politico istituzionale in
grado di tutelarlo, dal momento che la guerra ha messo in luce la
debolezza della natura degli Stati nazionali, così come erano concepiti
fino a quel momento.
Nel suo pensiero lo Stato non tutela più la libertà dei cittadini. I periodi
di pace sono considerati preludio per la preparazione di altre guerre
inevitabili e “la scuola, la scienza, la produzione, l‟organismo
amministrativo sono principalmente diretti ad aumentare il potenziale
bellico”18.
Nell‟ottica di introdurre un nuovo paradigma culturale ed istituzionale
che superi l‟attuale concezione di Stato-Nazione, Spinelli guarda al
modello federale americano, così come è chiaramente espresso nel
Manifesto: “La trasformazione degli Stati nazionali in Stati membri
della Federazione europea avrebbe aperto la via alla formazione di una
nuova società pacifica, più libera e più giusta, nella quale tutti i livelli
della vita sociale si sarebbero espressi in modo autonomo, secondo una
ridistribuzione più razionale e più democratica del potere, dalle cellule
di base della società, fino al continente e, in prospettiva, al mondo
intero”19.
Le idee spinelliane e rossiane costituiscono un‟importante novità
all‟interno del pensiero federalista internazionale in quanto, per la prima
volta, prevedono un progetto di attuazione concreto che si ispira ad un
modello istituzionale esistente.
Inizialmente nel Manifesto si teorizza in modo evidente la dissoluzione
totale degli Stati nazionali 20.
Per conseguire questo importante obiettivo Spinelli pone le basi per la
realizzazione di un movimento politico che sappia mobilitare tutte le
forze possibili al fine di costituire un nuovo e importante organismo in
Europa, cioè uno Stato federale.
18
Cfr. A.Spinelli, E.Rossi, Il Manifesto di Ventotene.
Cfr. U.Morelli, A. Spinelli, Il pensiero e l’azione per la federazione europea, Giuffrè, Milano 2010,
p.35.
20
Op. Cit. Il Manifesto di Ventotene.
19
12
Un‟organizzazione dotata anche di un‟unica forza armata al posto degli
eserciti nazionali, che non favorisca le autarchie economiche, ma abbia
istituzioni e mezzi sufficienti per far eseguire nei singoli Stati federali le
proprie deliberazioni.
Questo nuovo organismo deve, allo stesso tempo, garantire agli Stati
nazionali, un margine di autonomia per rispettare
le peculiari
21
caratteristiche dei vari popoli .
Nel 1943, in seguito alla caduta del fascismo in Italia, Spinelli, insieme
agli altri confinati, viene liberato dall‟esilio ventotenese.
Il 19 agosto dello stesso anno, uscendo dalla stazione termini di Roma,
dopo aver salutato i compagni di prigionia, il federalista prende
consapevolezza di quale sarà in futuro la sua missione, così come si
evince dalle significative riflessioni contenute nella sua autobiografia: “
Sarei stato io a suscitare dal nulla un movimento nuovo e diverso per
una battaglia nuova e diversa – una battaglia che io, ma probabilmente
per ora solo io, avevo deciso di considerare benché ancora inesistente,
più importante di quella in corso in cui andavano ad impegnarsi tutti gli
altri. Con me non avevo per ora, oltre me stesso, che un Manifesto,
alcune Tesi e tre o quattro amici, i quali attendevano me per sapere se
l‟azione della quale avevo con loro tanto parlato sarebbe veramente
cominciata”22.
2.2.
L’attivismo politico spinelliano e la fondazione del
Movimento Federalista Europeo.
Il progetto di intraprendere una battaglia a favore del federalismo,
iniziato a Ventotene con la stesura del “celebre” Manifesto, continua
con la nascita a Milano del Movimento Federalista Europeo.
Secondo l‟europeista, l‟MFE nasce per realizzare concretamente il
progetto di una Europa unita; il messaggio chiave di questa iniziativa è
contenuto in sei tesi federaliste scritte dallo stesso Spinelli. Nella quarta
viene enunciato, con enfasi, quello che potrebbe essere il modello
21
22
Ibidem.
Cfr. A.Spinelli, Come ho tentato di diventare saggio, Il Mulino , Bologna , 1984, p.343.
13
politico- istituzionale della futura Federazione di Stati europei:
“Militarismo, dispotismo, guerra possono essere eliminati solamente
creando una Federazione Europea alla quale siano trasferiti quei poteri
sovrani che concernono gli interessi comuni di tutti gli Europei e che in
mano agli stati nazionali sono oggi solo strumenti di rovina. Armamenti,
libertà dei traffici internazionali, moneta, delimitazione delle frontiere
nazionali, amministrazione dei territori coloniali ancora incapaci di
governarsi da sé, intervento contro eventuali tentativi di rinascita di
regimi totalitari- in poche parole: l‟amministrazione della pace e della
libertà su tutto il territorio europeo deve essere riservata ai poteri
esecutivi, legislativi e giudiziari della Federazione Europea. Nell‟ambito
in cui vige la sovranità federale gli abitanti dei vari Stati, debbono
possedere, oltre che la loro cittadinanza nazionale, anche la
cittadinanza europea, cioè debbono avere il diritto di scegliere e
controllare i governanti federali ed essere sottoposti direttamente alle
leggi federali”23.
Tra i primi aderenti al movimento troviamo Luigi Einaudi, Adriano
Olivetti, Ignazio Silone, Leo Valiani e alcuni esponenti della resistenza
europea.
Nel 1945 Spinelli organizza, insieme al Mouvement de libération
nationale francese, a Parigi, la prima conferenza internazionale
federalista. In questa occasione, si perfeziona la visione della
Federazione Europea che deve essere fondata su una dichiarazione dei
diritti civili, politici ed economici che garantiscano il libero sviluppo
della persona umana e il normale funzionamento delle istituzioni
democratiche24.
Conclusa la guerra, tuttavia, gli Stati coinvolti, a dispetto di quanto
teorizzato da Rossi e Spinelli, mantengono intatta la sovranità nazionale,
ed è solo gradualmente che cederanno ad un‟ istituzione comunitaria
parte dei loro poteri.
Il processo di integrazione europea è lento e complesso e interessa, sin
dal primo momento, diverse concezioni di pensiero.
23
24
Cfr. La fondazione del MFE, tesi politiche, IV tesi.
Cfr. documento della risoluzione politica del Comitato internazionale per la Federazione europea.
14
La corrente confederalista, supportata da Churchill e De Gaulle, prevede
una vasta collaborazione tra Stati, nel rispetto della loro sovranità
nazionale.
Nel famoso discorso tenuto da W. Churchill all‟Università di Zurigo, nel
settembre del 1946, emerge l‟aspirazione del grande statista in merito
all‟ Europa unita: “La struttura degli Stati Uniti d‟Europa, se costruita
bene e con lealtà, sarà tale da rendere la forza materiale di un singolo
Stato meno importante. Le piccole nazioni avranno la stessa importanza
di quelle grandi e conquisteranno onore con il loro contributo alla
causa comune. Gli Stati e i principati della Germania, liberamente uniti
tra loro per reciproca convenienza in un sistema federale, potranno
avere ciascuno il proprio posto in seno agli Stati Uniti d‟Europa”25.
La concezione federalista, che nel secondo dopoguerra italiano ha tra i
suoi esponenti di spicco, Altiero Spinelli e Adriano Olivetti, prevede
l‟estinzione della sovranità nazionale dei singoli Stati, considerati i
responsabili delle gravi conseguenze innescate dai conflitti mondiali, in
nome della creazione di un unico organismo sovranazionale.
Infine, la posizione funzionalista, sostenuta da Robert Schumann e Jean
Monnet, prevede un‟ integrazione graduale e settoriale tra gli Stati che,
così, non rinunciano del tutto alla loro sovranità 26.
Il francese Monnet ricopre ruoli di spicco nell‟ambito della costruzione
di una comune politica europea: banchiere, abile negoziatore di questioni
internazionali di primaria importanza, segretario generale aggiunto
delle Società delle Nazioni, consigliere del generale Roosvelt, ecc.
Nel 1943, ad Algeri è anche membro del Comitato di liberazione
nazionale ed è in questo periodo che inizia ad intravedere una possibile
federazione per l‟Europa da cui potrebbe scaturire anche un‟unione di
tipo economico.
Nell‟accezione funzionalista il metodo di Monnet, definito anche
“comunitario”, sembra il più indicato per conseguire livelli ottimali di
25
Discorso pronunciato da W. Churchill all’università di Zurigo nel settembre 1946.
http://europa.eu/about-eu/eu-history/founding-fathers/pdf/winston_churchill_it.pdf.
26
Cfr. B.Olivi, R.Santaniello, Storia dell’integrazione europea, Il Mulino, Bologna 2010 , pp.11-18.
15
integrazione tra Stati “europei” e si basa su principi di settorialità,
concretezza e opportunismo”27.
In questa concezione c‟è una condivisione di sovranità fra il potere
intergovernativo, o degli Stati, e il potere sopranazionale della
Comunità destinata a divenire successivamente Unione. L‟interesse
comune così viene rappresentato da un organo indipendente dai Governi
e il potere decisionale è espresso attraverso il voto di maggioranza28 .
Spinelli, dal canto suo, avversa sin da subito il metodo funzionalista, che
di fatto ha segnato tutto il percorso d‟integrazione fino ad oggi. Egli
considera fondamentale che prima dell‟unione economica vi sia quella
politica, mentre per l‟evoluzionista Monnet, come abbiamo constatato,
questo risultato si può raggiungere solo dopo un imprevedibile e lungo
percorso.
Nel 1953 in Sei lezioni federaliste Spinelli non nasconde le possibili
difficoltà a cui potrebbe andare incontro un‟ Europa federata.
Egli afferma, infatti, che il problema centrale della futura Comunità
europea, sarà quello di poggiare la propria ragion d‟essere su basi
strutturali solide e durature, mentre le principali contrapposizioni
ideologiche saranno quelle tra federalisti e nazionalisti 29.
In ogni caso, nonostante le probabili difficoltà ipotizzate, Spinelli
immagina che una volta realizzata l‟unione tra gli Stati, il Governo
federale avrà l‟esclusivo compito di regolare la vita economica europea,
all‟interno di un sistema di giustizia e di sicurezza sociale30 .
Intanto, dopo il fallimento del progetto della CED (Comunità Europea di
Difesa) che aveva come obiettivo quello di creare un esercito europeo,
già tra i piani di Spinelli nel 1954, l‟europeista inaugura un nuovo corso
e dà l‟avvio alla campagna per il Congresso del popolo europeo (CPE).
27
Cfr. L.Angelino , Le forme dell’Europa, Spinelli o della federazione, il melangolo, Genova 2003, p.67.
Ivi, p.64.
29
Lezione di A. Spinelli, Storia e prospettive del Movimento Federalista Europeo, edita dal M.F.E. nel
1953.
30
Ibidem
28
16
Questo organismo, dovrebbe essere composto da delegati eletti dai
cittadini,
con il compito di promuovere la
convocazione di
31
un‟Assemblea costituente europea .
Negli anni 60 Spinelli è consigliere del Governo italiano e fonda
l‟Istituto Affari Internazionali di Roma; in questo periodo, a guidare il
Movimento Federalista Europeo (1962-1995) è Mario Albertini, filoso e
politico italiano che, dal 1975 al 1984, guiderà anche l‟Unione europea
dei federalisti.
La nuova linea politica del MFE s‟incentra sul ruolo che deve assumere
il popolo europeo. Questo progetto si traduce concretamente nel
Censimento volontario del popolo federale europeo, la campagna che
Albertini intraprende insieme ai suoi compagni di Autonomia federalista
nel 1963. Questa iniziativa consiste in una raccolta di adesioni, mediante
la compilazione di una scheda, alla Federazione europea 32.
Per Albertini l‟Unione Europea deve realizzarsi attraverso la
convocazione di un‟ assemblea costituente, quindi nel 1968,
coerentemente con questa concezione, l‟MFE dà inizio ad una campagna
per l‟elezione diretta del Parlamento europeo.
2.3.
Spinelli parlamentare europeo e il “suo” progetto di
Trattato istitutivo dell’UE.
Spinelli intanto, dal 1970 fino al 1976, diventa membro della
Commissione Europea, mentre nel 1979, in occasione della prima
elezione a suffragio universale diretto del Parlamento Europeo, viene
eletto deputato.
Nel 1980, insieme ad altri parlamentari europei, fonda il “ Club del
Coccodrillo”, con lo scopo di ideare un nuovo trattato che viene di fatto
approvato il 14 febbraio 1984 dal Parlamento Europeo. Questo progetto
di riforma dei precedenti trattati non viene alla fine ratificato dai
31
Cfr. C.Malandrino, Un popolo per l’Europa unita. Fra dibattito storico e nuove prospettive teoriche
e politiche, Olschki, Firenze 2004, p.158.
32
Ivi, p.170.
17
Parlamenti nazionali, ma alcuni concetti contenuti nel documento sono
ripresi, in seguito, nei successivi trattati33.
Il progetto, secondo Spinelli, “fa della Commissione un vero esecutivo
politico, mantiene un ruolo legislativo e di bilancio per il Consiglio
dell'Unione, ma lo definisce e lo limita, dà al Parlamento un vero potere
legislativo e di bilancio, che esso divide con il Consiglio dell'Unione. Il
nostro progetto riconosce l'esistenza di una sfera di problemi che
saranno trattati dal Consiglio europeo con il metodo della cooperazione.
Ma, da un lato, esso vieta al metodo intergovernativo di invadere il
campo dell'azione comune e, da un altro lato, apre una porta che rende
possibile il passaggio dalla cooperazione all'azione comune (…) gli
affari di interesse comune possono essere gestiti validamente solo da un
potere veramente comune”34.
Sebbene questo documento non venga preso in considerazione in toto al
momento della realizzazione dell‟Atto Unico europeo, darà un notevole
contributo alla modifica dei Trattati dell‟Unione dal 1984 ad oggi.
Nel 1986 Spinelli, poco tempo prima di morire, propone una nuova
iniziativa: un referendum consultivo da associare alle elezioni europee
del 1989, per l‟attribuzione di un mandato costituente al Parlamento
europeo35.
Purtroppo però, il grande federalista, non potrà assistere alla nascita
ufficiale, attraverso il Trattato di Maastricht del 1992, dell‟Unione
Europea e contribuire in prima persona al dibattito contemporaneo,
riguardo alla possibile realizzazione dei tanto auspicati “ Stati Uniti
d‟Europa”.
Dopo la morte di Spinelli, spetta al MFE di Albertini dar seguito
all‟iniziativa, almeno in Italia.
I federalisti promuovono nel 1988 una raccolta di firme per la
presentazione di un progetto di legge di iniziativa popolare per
l‟indizione della consultazione.
33
Cfr. Altiero Spinelli: un federalista instancabile, dal sito ufficiale della Commissione Europea.
http://europa.eu/about-eu/eu-history/founding-fathers/pdf/altiero_spinelli_it.pdf.
34
Discorso pronunciato da Altiero Spinelli al Parlamento europeo nella seduta plenaria del 14
febbraio 1984. http://ec.europa.eu/italia/attualita/archivio/aff_istituzionali/1107dce9def_it.htm
35
Op.Cit. C.Malandrino , p.179.
18
Il progetto è approvato all‟unanimità dalle due Camere ed al referendum,
che si svolge nel giugno del 1989, l‟88% degli elettori si esprime a
favore dell‟attribuzione del mandato costituente al Parlamento europeo.
E‟ questa l‟ultima battaglia politica di Albertini.
Negli anni 90 infatti, il suo attivismo politico si affievolisce
notevolmente, a causa del peggioramento delle sue condizioni di
salute36.
Ancora oggi il pensiero spinelliano rappresenta un‟importante fonte di
ispirazione per coloro che sono chiamati a costruire la nuova Europa.
Non è quindi un caso che a Bruxelles, in omaggio al grande federalista,
l‟edificio principale del Parlamento Europeo sia intitolato ad Altiero
Spinelli.
36
Ibidem.
19
CAPITOLO III
IL PROCESSO DI INTEGRAZIONE EUROPEA
3.1 . L’Europa: teatro del secondo conflitto mondiale
Il „900, come secolo, è segnato da due tragici conflitti mondiali che
provocano distruzione, ingenti perdite umane e sconvolgimento degli
assetti politici, economici e sociali degli Stati coinvolti. Durante la
seconda guerra, che coinvolge quasi tutti i Paesi del mondo, originata
dalle mire espansionistiche della Germania hitleriana, perdono la vita
oltre cinquanta milioni di persone, di cui trenta nella sola Europa.
A caratterizzare l‟asperità di questo tragico evento, non possiamo non
evidenziare il genocidio (circa sei milioni di esseri umani, tra cui
bambini e anziani) perpetrato nei confronti del popolo ebraico dalla
politica razziale tedesca.
L‟epilogo del conflitto, inoltre, ha come scenario l‟utilizzo, per la prima
volta nella storia, delle bombe atomiche da parte degli Stati Uniti
d‟America. Queste armi di distruzione annientano, nell‟agosto del 1945,
in primis la città di Hiroshima in Giappone e poco dopo la città di
Nagasaki 37.
I trattati di pace di Parigi, San Francisco e le conferenze di Yalta e
Potsdam , segnano il termine di questo logorante conflitto.
Per impedire che in futuro si possano ripetere tali atrocità, la maggior
parte degli Stati usciti dalla guerra, decide di regolare in modo chiaro e
strutturato le relazioni internazionali.
“Tra il 1942 e il 1945 maturava la creazione dell‟Organizzazione delle
Nazioni Unite, la cui Carta istitutiva veniva adottata il 26 giugno 1945
dalla Conferenza di San Francisco. L‟8 agosto successivo era firmato
37
Cfr.G.Sabbatucci, V. Vidotto, Storia Contemporanea. Il Novecento, Laterza, Bari 2010, p.205.
20
l‟Accordo sul Tribunale internazionale di Norimberga, per giudicare i
nazisti responsabili della guerra e dei crimini commessi nel corso di
essa”38.
3.2. Il dopoguerra e i primi passi d’integrazione europea.
L‟Europa post-bellica, in seguito alla spartizione dei territori, stabilita
nelle varie conferenze di pace, vive la rivalità, (guerra fredda) questa
volta soprattutto ideologica e politica, tra le due superpotenze americana
e sovietica, uscite vincitrici dal conflitto.
In questo contesto i Paesi del Benelux, insieme a Francia e Gran
Bretagna, il 17 marzo 1948, firmano un Trattato di “difesa collettiva”,
istituendo l‟UEO (Unione Europea Occidentale), un‟organizzazione
politico-militare che in seguito, nel 1954, accoglierà anche Germania e
Italia. Questo accordo militare è un primo tentativo d‟ integrazione tra
alcuni Paesi del continente europeo, che culminerà nel 1992 con la
nascita, attraverso il Trattato di Maastricht, dell‟ Unione Europea.
Nel maggio del 1949 “ I Governi del Regno del Belgio, del Regno di
Danimarca, della Repubblica Francese, della Repubblica Irlandese,
della Repubblica Italiana, del Gran Ducato di Lussemburgo, del Regno
dei Paesi Bassi, del Regno di Norvegia, del Regno di Svezia e del Regno
Unito di Gran Bretagna e d‟Irlanda del Nord, hanno risolto di
costituire un Consiglio d‟Europa, composto d‟un Comitato di rappresentanti dei Governi e d‟una Assemblea Consultiva (…) allo scopo
d‟attuare un‟unione più stretta fra i Membri per tutelare e promuovere
gli ideali e i principi che sono loro comune patrimonio e per favorire il
loro progresso economico e sociale”39.
Questo tentativo d‟integrazione, tuttavia, non prevede una cessione di
sovranità da parte degli Stati, ma un desiderio di collaborazione per la
realizzazione di obiettivi comuni.
Bisogna arrivare al Trattato di Parigi del 18 aprile 1951, stipulato da
Italia, Francia, Germania e Benelux per vedere la nascita della CECA
38
39
Cfr. S.Marchisio , L’ONU. Il diritto delle Nazioni Unite , Il Mulino, Bologna 2012 , p.29.
Tratto dallo Statuto del Consiglio d’Europa, 5 maggio 1939.
21
(Comunità Europea del Carbone e dell‟Acciaio). Si tratta di mettere in
comune la produzione del carbone e dell‟acciaio franco-tedesca al fine di
ridurre le rivalità esistenti tra questi due Paesi.
Questo organismo nasce dall‟intuizione dell‟allora ministro degli esteri
francese Robert Schumann 40. Nella dichiarazione del 9 maggio 1950 il
politico francese afferma che: “L'Europa non potrà farsi in un una sola
volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni
concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto. L'unione delle
nazioni esige l'eliminazione del contrasto secolare tra la Francia e la
Germania. (…) La fusione della produzione di carbone e di acciaio
assicurerà subito la costituzione di basi comuni per lo sviluppo
economico, prima tappa della Federazione europea, e cambierà il
destino di queste regioni che per lungo tempo si sono dedicate alla
fabbricazione di strumenti bellici di cui più costantemente sono state le
vittime”41.
La CECA eserciterà le sue funzioni per circa cinquant‟anni; è infatti nel
2002 che si estingue il trattato.
Sulla scia dell‟integrazione europea non possiamo non ricordare il
tentativo fallito nel 1954 di istituire la CED (Comunità Europea di
Difesa), allo scopo di garantire una difesa comune europea, anche in
funzione antisovietica. Questa iniziativa, nota come “ Piano Pleven”,
viene lanciata dal Governo francese. “ Il progetto, esposto dal Primo
Ministro René Pleven all‟ Assemblea nazionale francese il 24 ottobre
1950, prevedeva la creazione di forze armate comuni legate alle
istituzioni politiche europee, con un Ministro europeo della difesa
responsabile dinanzi a un‟Assemblea europea, con integrazione delle
forze militari al più basso livello possibile. L‟obiettivo era di evitare
l‟adesione tedesca al Patto atlantico, in un periodo particolarmente teso
e difficile della vita politica francese, quando il dramma dell‟Indocina
cominciava a provocare grandi lacerazioni interne ed esterne”42.
40
Cfr. J.B.Duroselle, Storia diplomatica dal 1919 ai nostri giorni, LED, Milano 1998, p.440 e sgg.
Estratto dal discorso di R. Schuman in occasione della nascita della CECA, 9 maggio 1950.
http://europa.eu/about-eu/basic-information/symbols/europe-day/schumandeclaration/index_it.htm.
42
Op.cit. B.Olivi, pp.25 e sgg.
41
22
La CED, di fatto, è il primo tentativo di costituire un potere politico
europeo unificato.
L‟Italia, in questa occasione, si fa promotrice del progetto di
realizzazione di un esercito europeo e di una politica europea (CPE),
attraverso la proposta dell‟allora Primo Ministro italiano Alcide De
Gasperi, su ispirazione del federalista Altiero Spinelli.
In realtà, la Francia, inizialmente favorevole al progetto, cambia
posizione poiché, in quel determinato momento storico, non ritiene utile
rinunciare alla propria autonomia militare, temendo anche un‟ escalation
di cessioni di parte della sovranità nazionale, in favore di una futura
Europa unita.
Un anno dopo il fallimento della CED, a Messina si tiene un‟importante
conferenza che ha come obiettivo quello di rilanciare il processo
d‟integrazione europea. Successivamente a Bruxelles si istituisce un
comitato presieduto dal ministro belga degli affari esteri Spaak, allo
scopo di verificare la possibile creazione di un mercato unico e di una
comunità dell‟energia atomica. Le discussioni avviate durante le riunioni
del comitato portano alla stipula dei Trattati di Roma del 25 marzo 1957,
istitutivi della CEE (Comunità Economica Europea) e della CEEA
(Comunità Europea Energia Atomica).
3.3.
La CEE, la PAC, la crisi petrolifera degli anni ’70 e la prima
elezione a suffragio universale del Parlamento europeo.
Con la Comunità Economica Europea (CEE) si ha l‟ambizioso obiettivo
di realizzare un‟ unione doganale integrata da una politica agricola
comune e un mercato che preveda la libera circolazione di merci,
persone, capitali e servizi43.
Il primo negoziato significativo che coinvolge la politica della CEE è
quello della PAC (Politica Agricola Comune), varato nel 1962, “per
istituire un mercato unico dei prodotti agricoli e una solidarietà
43
Cfr. S.Pistone, L’Unione dei Federalisti Europei, Guida, Napoli 2008, p.115.
23
finanziaria attraverso il Fondo europeo agricolo di orientamento e
garanzia (FEAOG)”44.
Nel 1967 entra in vigore l‟importante Trattato di fusione di Bruxelles che
prevede la creazione di un'unica Commissione e di un unico Consiglio
per le tre Comunità europee (CEE, Euratom, CECA) abrogato
successivamente dal Trattato di Amsterdam.
L‟anno successivo, il processo integrativo, in campo economico,
procede concretamente attraverso la scomparsa dei dazi doganali
all‟interno del mercato comune. Quindi vengono totalmente unificate le
tariffe doganali esterne dei sei paesi e sostituite da una tariffa doganale
comune45.
Nel 1970 durante i lavori della Conferenza dell‟Aia si prendono
importanti decisioni; si opta per il sistema di finanziamento definitivo
della PAC e, per la prima volta, per la dotazione di risorse proprie della
CEE.
Da un punto di vista politico, il Parlamento europeo, che fino ad allora
aveva svolto solo un ruolo consultivo, acquista un potere decisionale in
materia di bilancio.
Il consiglio dell‟Aia è anche l‟occasione per istituire una nuova
Commissione, composta da 9 membri, tra cui il federalista Altiero
Spinelli, e presieduta dal Ministro italiano Franco Maria Malfatti.
Nell‟ottica di un‟accelerazione del processo integrativo dell‟Europa,
Spinelli, fondatore del Movimento Federalista Europeo, auspica un ruolo
guida per la Commissione e l‟elezione diretta da parte dei cittadini del
Parlamento Europeo.
Questa visione emerge chiaramente in una lettera inviata da Spinelli, nel
1970, al senatore a vita Pietro Nenni, riguardo ad un possibile sviluppo
di una politica industriale comunitaria: “Sarebbe assurdo pensare che
ciò sia possibile con un sistema puramente intergovernativo, senza
istituzioni democratiche e forti, e senza una larga partecipazione dei
44
45
http://europa.eu/about-eu/eu-history/1960-1969/1962/index_it.htm
Op.cit. B.Olivi, R.Santaniello, p.62.
24
popoli e dei lavoratori, senza un Parlamento eletto direttamente e
dotato dei poteri necessari”46.
Nell‟agosto del 1971, intanto, in America, il Presidente Nixon, prende
una decisione che cambierà in modo radicale i parametri su cui, sino a
quel momento, si è basata l‟economia mondiale.
Per la prima volta il sistema del gold standard, su cui si poggia il sistema
dei cambi monetari, viene abolito.
Se prima al dollaro, al marco, alla lira, ecc., corrispondeva una quantità
fissa di oro, da questo momento in poi questo ancoraggio non sussiste
più. Per il presidente americano il dollaro non è più convertibile in oro e
questo fa si che si entri in un nuovo ordine monetario in cui i cambi
diventano flessibili, con tutte le conseguenze economiche che ciò
comporta.
Diventa così possibile assistere ad impennate inflazionistiche dei
mercati, in quanto la moneta può essere messa in circolazione in
quantità non più vincolate dalla corrispondenza aurea, ma dalle politiche
economiche discrezionali dei singoli Stati.
E‟ questo il contesto in cui nel 1972 l‟integrazione economica europea
prevede di arginare forti fluttuazioni monetarie attraverso l‟istituzione
del “ Serpente monetario”, che si può definire l‟antenato del futuro SME
(Sistema Monetario Europeo). Questo sistema prevede un‟oscillazione
massima dei cambi delle monete europee entro la percentuale del 2,25
%. La moneta presa a riferimento è il marco tedesco; l‟iniziativa dura
pochi anni, però, perché alcuni Stati non riescono a rispettare le rigide
regole prefissate come il Regno Unito e l‟Irlanda.
Con lo scoppio nel 1973 della guerra arabo- israeliana il prezzo del
petrolio, inoltre, sale alle stelle, provocando un‟esorbitante inflazione in
tutti quei Paesi, tra cui l‟Italia, che dipendono per il rifornimento
energetico dalla produzione petrolifera dei Paesi Arabi. Il governo
italiano è costretto così a prendere una drastica decisione: quella di
uscire dal serpente monetario per consentire una politica di svalutazione
46
Cfr. D.Pasquinucci estratto dalla lettera inviata da Spinelli a P.Nenni il 4 novembre 1970 in
Europeismo e democrazia. Altiero Spinelli e la sinistra europea: 1950-1986, Il Mulino, Bologna 2000,
p.274.
25
libera della lira, nell‟ottica di rilanciare le esportazioni e risollevare
l‟economia del Paese 47.
Questi avvenimenti provocano un notevole rallentamento del processo di
integrazione economica e monetaria rispetto ai tempi previsti.
Per quanto riguarda l‟aspetto politico del processo di unificazione,
invece, nel 1972 e nel 1974 a Parigi si tengono due importanti vertici
dove, nel primo, si utilizza per la prima volta l‟espressione “ Unione
Europea” e nel secondo, invece, si decide la convocazione del
Consiglio europeo tre volte l‟anno e l‟istituzione del Fondo europeo di
sviluppo regionale.
In questa occasione si consolida, anche, l‟idea spinelliana dell‟elezione
diretta a suffragio universale del Parlamento europeo, che si concretizza
nel giugno del 1979.
All‟indomani delle prime elezioni europee sono disponibili 410 seggi,
distribuiti tra i Paesi membri, mentre i partiti politici che ottengono
maggiore consenso sono quello popolare europeo e quello socialista.
Tra le peculiarità di queste elezioni possiamo constatare il fatto che la
percentuale di componente politica di rappresentanza femminile al
Parlamento europeo è superiore a quella presente nei Parlamenti dei
singoli Stati 48.
Alla guida del neo-eletto Parlamento europeo viene designata Simone
Veil, figura di grande spicco della vita istituzionale, politica e sociale
francese ed europea. Deportata all‟età di 17 anni, in quanto ebrea, nei
campi di concentramento tedeschi, durante il secondo conflitto mondiale,
riesce a sopravvivere alla crudeltà nazista.
All‟ età di soli 29 anni diventa magistrato. E‟ la prima donna ad entrare
nel CdA dell‟ente radiotelevisivo francese ORTF, diventa anche
segretario generale del Consiglio Superiore della Magistratura, ministro
della salute e parlamentare europea fino al 1993. Dal 1998 al 2007 è
47
Cfr. A.Varsori, La Cenerentola d’Europa, l’Italia e l’integrazione europea dal 1947 ad oggi,
Rubbettino, Soveria Mannelli 2010, p.260.
48
Cfr. Notiziario dall’Europa, Numero speciale /1. Il Parlamento europeo: 30 anni di elezioni a
suffragio universale ( 1979-2009) http://www.puntoeuropa.it/notiziario/2009/tematico1parleur.pdf
26
componente della Corte Costituzionale e dal 1995 al 2007 è Presidente
della Fondazione per la Memoria per la Shoah.
Molti sono i premi che riceve per il suo instancabile impegno a favore
delle categorie più deboli della società come il “ Prince des Asturies”
per la cooperazione internazionale. Si occupa a vari livelli di promuovere
i diritti delle donne e degli immigrati. Come europeista inizialmente
supporta il metodo d‟integrazione federalista, ma successivamente, dopo
30 anni di impegno nelle istituzioni europee, comprende che la visione di
un‟Europa federale è difficilmente realizzabile, dal momento che gli
Stati nazionali non sono disposti a cedere gran parte della loro sovranità,
per un modello politico europeo di stampo spinelliano49.
Nel 1979 il Consiglio europeo di Parigi decide anche l‟entrata in vigore
dello SME (Sistema Monetario Europeo), ovvero un sistema che prevede
la fissazione di determinate regole per evitare un‟eccessiva fluttuazione
dei cambi monetari negli scambi fra i Paesi membri.
3.4 . L’ accordo di Schengen e l’Atto Unico europeo.
Riguardo alla libera circolazione delle persone, a Schengen nel 1985
viene siglato un accordo intergovernativo tra Francia, Germania, Paesi
del Benelux, Italia, Spagna e Portogallo che prevede che: “a decorrere
dal 15 giugno 1985, le autorità di polizia e di dogana effettuano di
norma, nell'ambito della circolazione delle persone, una semplice
sorveglianza visiva dei veicoli da turismo che attraversino la frontiera
comune a velocità ridotta senza determinare l'arresto di detti veicoli” 50.
Alcuni anni dopo, precisamente nel 1986, con l‟ Atto unico europeo
(AUE), siglato
a Lussemburgo il 17 febbraio,
il processo di
integrazione è protagonista di una svolta significativa, poiché si ha, per
la prima volta, una modifica sostanziale dei Trattati di Roma del 1957.
Uno degli obiettivi dell‟Atto unico europeo del 1986, come recita l‟art.8,
è quello di ottimizzare il processo di realizzazione del mercato interno,
49
Cfr. B. Pisa, L’Europa di Simone Veil fra i diritti umani e “ grande politica”, nella collana Donne per
l’Europa, a cura di L. Passerini e F. Turco, Rosenberg & Sellier, Torino 2013, pp. 36-56.
50
Cfr.art.2 del Trattato di Schengen tratto dalla Gazzetta ufficiale delle Comunità europee.
27
"spazio senza frontiere interne, nel quale è assicurata la libera
circolazione delle merci, delle persone, dei servizi e dei capitali secondo
le disposizioni del presente trattato"51.
Il titolo I dell‟Atto Unico contiene le disposizioni comuni alla
cooperazione politica e alle Comunità europee; il titolo II riguarda le
modifiche dei trattati istitutivi delle Comunità europee; il titolo III la
cooperazione europea in materia di politica estera, infine il titolo IV
contiene le disposizioni generali e finali.
I poteri del Parlamento sono potenziati con l‟adozione dell‟ Atto che
conferisce ad esso la possibilità di una doppia lettura delle proposte
legislative, soprattutto in materia ambientale.
Per quanto riguarda la Commissione, le sue competenze sono potenziate,
così come si evince dall‟articolo 10 dell‟Atto: “L'articolo 145 del
trattato CEE è completato dalle disposizioni seguenti: « - conferisce alla
Commissione, negli atti che esso adotta, le competenze di esecuzione
delle norme che stabilisce. Il Consiglio può sottoporre l'esercizio di tali
competenze a determinate modalità. Il Consiglio può anche riservarsi, in
casi specifici, di esercitare direttamente competenze di esecuzione. Le
suddette modalità devono rispondere ai principi e alle norme che il
Consiglio, deliberando all'unanimità su proposta della Commissione
previo parere del Parlamento europeo, avrà stabilito in via preliminare
»52.
Oltre ad occuparsi di politiche comuni ambientali, economiche e sociali,
l‟Atto si occupa nell'articolo 30, anche di affrontare una tematica
delicata come quella della politica estera: “la cooperazione europea in
materia di politica estera disciplinata dalle seguenti disposizioni:
1. Le Alte parti contraenti, membri delle Comunità europee, si
adoperano per definire e attuare in comune una politica estera europea.
2. a) Le Alte parti contraenti s'impegnano ad informarsi reciprocamente
e a consultarsi in merito ad ogni problema di politica estera di interesse
generale, per assicurare che la loro influenza congiunta si eserciti nel
modo più efficace attraverso la concertazione, la convergenza delle loro
posizioni e la realizzazione di azioni comuni.
51
Cfr. art. 8 dell’ Atto unico europeo - Trattato, Lussemburgo, 17 febbraio 1986 e L'Aja, 28 febbraio
1986 - Gazzetta ufficiale n. L 169 del 29 giugno 1987.
52
Cfr. art. 10 dell’ Atto unico europeo - Trattato, Lussemburgo, 17 febbraio 1986 e L'Aja, 28 febbraio
1986 - Gazzetta ufficiale n. L 169 del 29 giugno 1987.
28
b) Le consultazioni hanno luogo prima che le Alte parti contraenti
stabiliscano la loro posizione definitiva”53.
3.5 . Il Trattato di Maastricht (istitutivo dell’Unione Europea), il
Trattato di Amsterdam e la nascita della Banca Centrale
Europea (BCE).
Nel 1992 nella città di Maastricht, viene firmato dai 12 Stati membri il
Trattato istitutivo dell‟Unione Europea, (entrato in vigore nel 1993) che
nell‟art. A emblematicamente recita: “Con il presente trattato, le Alte
Parti Contraenti istituiscono tra loro un'Unione europea, in appresso
denominata «Unione».
Il presente trattato segna una nuova tappa nel processo di creazione di
un'unione sempre più stretta tra i popoli dell'Europa, in cui le decisioni
siano prese il più vicino possibile ai cittadini.
L'Unione è fondata sulle Comunità europee, integrate dalle politiche e
forme di cooperazione instaurate dal presente trattato. Essa ha il
compito di organizzare in modo coerente e solidale le relazioni tra gli
Stati membri e tra i loro popoli”54.
Il Trattato, che comprende 252 articoli nuovi, unifica nella Comunità
Europea ( CE) le tre precedenti istituzioni comunitarie: CEE, CECA e
CEEA; istituisce la PESC (politica estera e di sicurezza comune); infine
definisce la politica di cooperazione in materia di polizia, nel campo
giudiziario e penale.
Per la prima volta nasce, anche, il concetto di “cittadinanza europea”: “È
istituita una cittadinanza dell'Unione. È cittadino dell'Unione chiunque
abbia la cittadinanza di uno Stato membro. I cittadini dell'Unione
godono dei diritti e sono soggetti ai doveri previsti dal presente trattato.
53
54
Ibidem.
Cfr. art.8-8A TRATTATO SULL'UNIONE EUROPEA Gazzetta ufficiale n. C 191 del 29 luglio 1992
29
Ogni cittadino dell'Unione ha il diritto di circolare e di soggiornare
liberamente nel territorio degli Stati membri”55.
Come aveva auspicato e teorizzato Spinelli, vengono ulteriormente
potenziate le funzioni del Parlamento Europeo, che acquista il potere di
“codecisione”, ovvero la prerogativa di approvare, insieme al Consiglio,
gli atti legislativi comunitari.
Per quanto riguarda la materia economico-finanziaria, il Trattato innova
in modo significativo il precedente assetto, prevedendo la creazione di
una moneta unica europea e di una Banca Centrale, attraverso una serie
di misure economiche concrete a cui devono per tempo ottemperare gli
Stati membri (ad es. il rapporto tra deficit pubblico e prodotto interno
lordo non può essere superiore al 3%).
Nel Trattato di Amsterdam del 1997, invece, L‟Unione si occupa di
rafforzare le politiche comunitarie in materia di occupazione, libera
circolazione delle persone e sviluppo sociale 56.
Per favorire una migliore integrazione economica tra gli Stati membri, il
primo giugno 1998, si istituisce a Francoforte la Banca Centrale
Europea.
Il pensiero di Tommaso Padoa Schioppa, membro del Comitato
esecutivo della BCE, riassume l‟utilità di questa nuova istituzione
europea: “È la prima volta che Stati sovrani rinunciano alla sovranità
monetaria spontaneamente e realizzano un'unione monetaria prima di
una piena unione politica. (…) evento nuovo per gli Stati, che avevano
sempre considerato propria prerogativa il battere moneta"57.
Tutti gli Stati membri dell‟UE fanno parte dell‟Unione economica e
monetaria (UEM). La politica di bilancio (tassazione e spesa) resta di
competenza dei singoli Governi nazionali, anche se questi debbono
55
Ibidem.
Cfr. TRATTATO DI AMSTERDAM CHE MODIFICA IL TRATTATO SULL'UNIONE EUROPEA, I TRATTATI
CHE ISTITUISCONO LE COMUNITÀ EUROPEE E ALCUNI ATTI CONNESSI Gazzetta ufficiale n. C 340 del
10 novembre 1997.
56
57
Cfr. T. Padoa-Schioppa, Che cosa ci ha insegnato l'avventura europea, Il Mulino, Bologna 1998, pp.
17-18.
30
conformarsi alle norme approvate di comune accordo in materia di
finanze pubbliche e consolidate nel cosiddetto Patto di stabilità e
crescita.
I governi nazionali conservano la piena sovranità sulle politiche
strutturali (lavoro, pensioni, mercati dei capitali) anche se accettano di
coordinarle al fine di conseguire gli obiettivi comuni di stabilità, di
crescita e occupazione 58.
L‟euro introdotto nel 1999, rappresenta concretamente il primo segno
tangibile di identità comunitaria, tanto che ad oggi circa 330 milioni di
abitanti europei la utilizzano quotidianamente diventando, dopo il
dollaro, la seconda valuta a livello internazionale.
Il nuovo conio utilizzato attualmente da 17 Stati membri (Belgio,
Germania, Irlanda, Spagna, Francia, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi,
Austria, Portogallo, Finlandia, Grecia, Slovenia, Cipro, Malta,
Slovacchia, Estonia), entra in circolo sotto forma cartacea e metallica
solo nel 2002.
Una delle peculiarità della moneta comunitaria è che sulle due facce
sono raffigurati i simboli rappresentativi dei vari paesi dell‟eurozona.
Intorno alla novità dell‟adozione della moneta unica in Italia si
percepisce un clima di relativa fiducia che si evince anche dal pensiero
dell‟allora Presidente della Repubblica italiana Carlo Azeglio Ciampi:
“L'introduzione materiale dell'euro, che abbiamo vissuto in queste
ultime settimane, si è rivelata un successo superiore ad ogni
aspettativa. Illumina il sentimento della popolazione europea.
Accettando con tale spontaneità, facilità e fiducia la nuova moneta, i
cittadini dei 12 Paesi hanno espresso non solo la loro approvazione per
la riforma monetaria, ma anche volontà ed attesa per ulteriori progressi
verso_l'integrazione.
Con la creazione della moneta unica, gestita da una istituzione europea
e federale - la Banca Centrale Europea - abbiamo puntato alto.
Dobbiamo ora portare a compimento con determinazione l'opera
avviata.
58
Cfr. Sito ufficiale dell’Unione Europea. http://ec.europa.eu/economy_finance/euro/index_it.htm.
31
Mai come adesso la collaborazione internazionale incalza ed è decisiva
per il futuro di tutti noi”59.
3.6 . Il Consiglio di Nizza, il Trattato che istituisce la Costituzione
europea e i Trattati di Nizza e di Lisbona.
L‟8 dicembre del 2000 si tiene a Nizza un Consiglio europeo in cui
viene “proclamata” la Carta dei diritti fondamentali, che inizialmente
servirà a dare rilievo all‟interno dell‟Unione alla questione dei diritti
umani; si definisce anche in questa occasione l‟ Agenda sociale europea,
un documento che fissa l‟attività europea per i cinque anni successivi in
materia di politica sociale. Dal punto di vista delle riforme istituzionali si
decide che il Presidente della Commissione sarebbe stato eletto
attraverso una maggioranza qualificata dei Capi di Stato e di Governo.
Il potere del Presidente viene rafforzato, in quanto ha il compito di
ripartire le risorse economiche da destinare ai commissari e di nominare i
Vicepresidenti.
Ogni Stato membro esprime un unico commissario e si decide per
l‟ingresso dell‟ Unione ad altri Paesi60.
L‟idea di istituire una Convenzione che desse origine ad un “Progetto
di Trattato che istituisce una Costituzione per l‟ Europa” è proposta dal
primo ministro belga al vertice di Laeken 61 . Il Presidente della
Convenzione, composta da 105 membri, è Giscard d‟ Estaing, mentre i
Vicepresidenti sono l‟ italiano Giuliano Amato e il belga Jean- Luc
Dehaene. I lavori iniziano nel 2002 e danno origine all‟ idea della
nascita di un Congresso dei popoli europei, mai realizzata e alla
realizzazione dell‟istituzione del Presidente del Consiglio europeo,
successivamente compiuta.
59
18-2-2002 Intervento del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in occasione
dell'incontro con i vincitori del Concorso nazionale per le scuole "I giovani, l'integrazione europea e
l'euro" Palazzo del Quirinale.
60
Op.cit. B.Olivi, R.Santaniello, pp.282-283.
61
Cfr. J. Ziller, La nuova Costituzione europea, Il Mulino, Bologna 2003, p.94.
32
Significativo è il progetto di trattato costituzionale
(Penelope),
presentato dall‟allora Presidente della Commissione europea Romano
Prodi, che ha un‟influenza notevole sui lavori della Convenzione62.
Il 18 luglio 2003, a Roma, il Presidente della Convenzione presenta il
Trattato istituente la Costituzione europea. L‟anno successivo, nella
stessa città , questo documento viene siglato e prevede la ratifica di
tutti gli Stati dell‟ Unione. La Carta fondamentale, tuttavia, non si attua
a causa del fallimento del referendum consultivo in Francia e Paesi
Bassi.
La Costituzione, mai entrata in vigore, è composta da un preambolo,
quattro parti, vari protocolli allegati e un Atto finale.
Il contenuto è vasto e riguarda la definizione completa della struttura
istituzionale dell‟Unione, l‟enunciazione dei diritti, principi e valori
fondanti l‟Europa, le relazioni tra l‟Unione e gli Stati membri ecc.
Per favorire un senso di appartenenza comunitaria da parte dei cittadini
europei, s‟indicano i “simboli” dell‟identità europea come la bandiera
dell'Unione, rappresentata da un cerchio di dodici stelle dorate su
sfondo blu; l'inno tratto dall'«Inno alla gioia» della Nona sinfonia di
Ludwig van Beethoven; il motto «Unita nella diversità»; l'euro, la
moneta unica e infine la giornata dell'Europa, da celebrarsi il 9 maggio.
Durante la fase preparatoria della realizzazione della Costituzione
europea, sorge un acceso dibattito, in merito alla questione
dell‟inserimento o meno, all‟interno di questa, delle radici giudaicocristiane, al fine di definire in modo più compiuto l‟identità dell‟Unione
Europea.
Il Pontefice Giovanni Paolo II interviene più volte per esortare a
riconoscere le radici cristiane all‟interno della Costituzione.
Ricordiamo un suo significativo intervento: “Oltre che un luogo
geografico, l'Europa è "un concetto prevalentemente culturale e
storico", caratterizzatosi come Continente grazie alla forza unificante
del cristianesimo, che ha saputo integrare tra loro popoli e culture”63.
62
63
Op. cit. B.Olivi, R. Santaniello , pp.292-293.
Cfr. Giovanni Paolo II, discorso in occasione dell’Angelus del 17 agosto 2003.
33
Questa autorevole opinione, però, non incontra il favore di chi fa
coincidere l‟unità europea con un‟eredità umanistico-rinascimentale o
con le correnti culturali dell‟Illuminismo, del Classicismo e del
Romanticismo64.
In definitiva si sceglie di non menzionare esplicitamente le radici
culturali che si riferiscono al cristianesimo, ma di introdurre i valori di
libertà e tolleranza religiosa all‟interno del documento della Carta dei
Diritti fondamentali dell‟Unione Europea, del 2000.
L‟art.10 recita infatti: “1. Ogni individuo ha diritto alla libertà di
pensiero, di coscienza e di religione. Tale diritto include la libertà di
cambiare religione o convinzione, così come la libertà di manifestare la
propria religione o la propria convinzione individualmente o
collettivamente, in pubblico o in privato, mediante il culto,
l'insegnamento, le pratiche e l'osservanza dei riti.
2. Il diritto all'obiezione di coscienza è riconosciuto secondo le leggi
nazionali che ne disciplinano l'esercizio”65.
Il Trattato di Lisbona, firmato il 13 dicembre 2007 ed entrato in vigore il
1 dicembre 2009, è l‟atto più recente, di grande rilievo, che perfeziona il
percorso realizzato dai precedenti Trattati. Una delle novità senz‟altro
più rilevanti riguarda la definizione dei principi su cui si basa il potere
decisionale dell‟ Unione ovvero il principio di attribuzione, di
proporzionalità e di sussidiarietà.
Il principio di attribuzione prevede che l‟Unione disponga soltanto delle
competenze che le sono attribuite dai trattati; quello di proporzionalità
dispone che l‟esercizio delle competenze dell‟Unione si limiti a
quanto necessario per il conseguimento degli obiettivi dei trattati; infine
il principio di sussidiarietà afferma che in caso di competenze
concorrenti, l‟UE possa intervenire solamente se è in grado di agire in
modo più efficace rispetto agli Stati membri.
Il Trattato garantisce la libertà e i principi sanciti dalla Carta dei diritti
fondamentali, enunciati nel Trattato di Nizza del 2000, rendendoli
giuridicamente vincolanti.
64
65
Cfr. A.Venece, l’Europa possibile, Carocci, Roma 2010, p.15.
Cfr. art. 10.1e2. della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.
34
Nell‟art. 1bis si enunciano i principali valori che accomunano i cittadini
dell‟Unione: “L 'Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità
umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di
diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone
appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni agli Stati membri
in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione,
dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra
donne e uomini”66.
Importante in materia di pari opportunità è anche il contenuto dell‟art.2
in cui si combatte l‟esclusione sociale e la discriminazione, si promuove
la giustizia, la parità tra donne e uomini, la solidarietà tra le generazioni
e i diritti del minore67.
Il Trattato prevede, anche, il rafforzamento del potere codecisionale
insieme al Consiglio (dove sono rappresentati gli Stati membri) del
Parlamento Europeo, composto da 751 deputati, che si esplica in materie
come: agricoltura e pesca, immigrazione, cooperazione giudiziaria in
materia penale e di polizia, politica monetaria, fondi strutturali, energia,
promozione dell'integrazione, sanità pubblica, sport, attuazione dello
spazio di ricerca europeo e turismo 68.
Con l‟accordo di Lisbona il Ministro degli affari esteri dell‟Unione viene
“rinominato” Alto Rappresentante dell‟Unione per gli affari esteri e la
politica di sicurezza, oltre a ricoprire il ruolo di vicepresidente della
Commissione, conferendo all‟Unione un maggior rilievo nelle relazioni
internazionali. Un‟altra figura introdotta nelle istituzioni europee è
quella del Presidente del Consiglio europeo, eletto per un mandato di
due anni e mezzo.
Attraverso il Trattato, inoltre, si conferisce la “personalità giuridica
unica” all‟Unione e si stabilisce la possibilità, per la prima volta, per gli
Stati membri di recedere dall‟Unione Europea.
66
Ivi,. art. 1.
Cfr. P.Bilancia, M.D’Amico, La nuova Europa dopo il trattato di Lisbona, Giuffrè, Milano 2009, p.79.
68
Cfr. Trattato di Lisbona che modifica il Trattato sull'Unione europea e il Trattato che istituisce la
Comunità europea, firmato a Lisbona il 13 dicembre 2007, Gazzetta ufficiale C 306
dell’Unione europea.
67
35
Attualmente i Paesi dell‟Eurozona attraversano una profonda crisi
economica, riflesso di quella che ha avuto origine negli Stati Uniti
d‟America nel 2008.
La grave recessione economica europea, derivata da uno spregiudicato
utilizzo delle transazioni finanziarie oltreoceano, provoca in pochi anni
serie conseguenze in termini di disoccupazione, impoverimento sociale,
forte aumento dell‟indebitamento pubblico dei vari Stati e
destabilizzazioni politiche.
Tra le prime misure prese dall‟UE per combattere questa imponente
crisi, nel marzo 2011, vi è l‟istituzione di un fondo salva-Stati
permanente, l‟Esm, che, a partire dal 2013, è in grado di concedere
prestiti fino a 500 miliardi come garanzia per i Paesi membri in
difficoltà69. Nel 2012, inoltre, si adotta il “cosiddetto “Fiscal Compact”,
un vincolo legislativo che impone un limite, pari allo 0.5 % del Pil, al
valore massimo del deficit strutturale di bilancio che un paese membro
può registrare, un vincolo che impedirà di fatto ai paesi di adottare in
futuro politiche fiscali espansive (…)70. Nello stesso periodo, la Banca
Centrale Europea avvia un‟Operazione di Finanziamento a Lungo
Termine con la quale fornisce un prestito alle banche commerciali di
1.000 miliardi di euro.
Col perdurare degli effetti della crisi, si sente la necessità di fornire, a
livello comunitario, entro un termine prefissato, nuovi strumenti adatti ad
affrontare nuove e complesse sfide. E‟ per questo che nel marzo 2010 la
Commissione presenta la strategia “Europa 2020”. Gli obiettivi di questa
strategia sono chiaramente illustrati dal Presidente della Commissione
europea Manuel Barroso, nella Comunicazione della Commissione: “Per
conseguire un futuro sostenibile, dobbiamo sin d‟ora guardare oltre il
breve termine. L‟Europa deve ritrovare la strada giusta e non deve più
perderla. È questo l‟obiettivo della strategia Europa 2020: più posti di
lavoro e una vita migliore. Essa dimostra che l‟Europa è capace di
69
Cfr. A.Cerretelli, Unione e disunione, Il Sole 24 Ore, Milano 2012, p.11.
70
Unione europea: la crisi è più grave, il cambiamento più urgente Da Sbilanciamoci.info la sintesi di
EuroMemorandum 2013 http://www.globalproject.info/it/in_movimento/unione-europea-la-crisi-epiu-grave-il-cambiamento-piu-urgente/13095.
36
promuovere una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, trovare il
modo di creare nuovi posti di lavoro e offrire un orientamento alle
nostre società (…) la Commissione propone per il 2020 cinque obiettivi
misurabili dell‟UE, che guideranno il processo e verranno tradotti in
obiettivi nazionali. Tali obiettivi, che riguardano l‟occupazione, la
ricerca e l‟innovazione, il cambiamento climatico e l‟energia,
l‟istruzione e la lotta contro la povertà, rappresentano la direzione da
seguire e ci consentiranno di valutare la nostra riuscita (…) la via del
successo consiste in una vera titolarità dei leader e delle istituzioni
europei. Il nostro nuovo programma richiede una risposta coordinata a
livello europeo, anche con le parti sociali e la società civile. Se agiremo
insieme potremo reagire e uscire più forti dalla crisi. Abbiamo i nuovi
strumenti e una rinnovata ambizione. Ora dobbiamo trasformare i nostri
obiettivi in realtà”71.
71
Comunicazione della Commissione Europa 2020, Una strategia per una crescita intelligente,
sostenibile e inclusiva.
37
CAPITOLO IV
STATI UNITI D’EUROPA: POSSIBILE REALTA’?
Nei primi anni del 2000 l‟Europa contribuisce notevolmente allo
sviluppo dei Paesi poveri, infatti, “Nel periodo 2000-06 l‟Unione
Europea ha concesso solo ai paesi del Mediterraneo finanziamenti per un
totale di 5, 3 miliardi di euro”72.
L‟Unione monetaria introdotta in Europa nel 2002, in realtà, dimostra la
sua insufficienza nel risolvere i problemi che scaturiscono dalla
globalizzazione economica; è infatti nel 2008, in seguito alla crisi
economica, importata dall‟America, tutt‟ora in corso, che si
comprendono i limiti comunitari di non aver introdotto, nello stesso
momento, l‟unione politica insieme a quella monetaria.
4.1.
Gli Stati Uniti d’Europa nella visione di alcune figure
istituzionali europee: H.Van Rompuy, M. Barroso, G. Pittella.
Secondo il pensiero del Presidente del consiglio europeo H.Van
Rompuy “occorre rafforzare l‟unione monetaria attraverso un‟ulteriore
integrazione bancaria, fiscale, economica, migliorando il governo e la
legittimità democratica”73.
Per l‟attuale presidente della Commissione europea José Manuel Barroso
la soluzione per governare le problematiche sempre più complesse che
attanagliano il Vecchio Continente passa per la costituzione di StatiNazioni: “ Non sarà un super Stato. Ma una federazione democratica di
Stati-Nazione, che possa risolvere i nostri problemi comuni attraverso la
72
Op. cit. A. Venece, p.18.
Servono maggiore integrazione e una cessione di sovranità, dal Manifesto per gli Stati Uniti
d’Europa de “Il Sole 24 Ore”, 11 giugno 2012, p.11.
73
38
condivisione della sovranità, così che ogni Nazione e ogni cittadino
siano più preparati ad affrontare il proprio destino”74.
Nella visione dell‟economista Fazi e del vicepresidente del Parlamento
Europeo Pittella, gli ingredienti per una buona integrazione politica
europea, ci sono tutti: cooperazione, democrazia e generosità. “ Vanno
innaffiati e coltivati, vanno additati e discussi insieme all‟opinione
pubblica europea. E tutti questi semi provengono da una radice comune:
il rispetto della dignità umana, che è il filamento più solido del nostro
DNA”75.
4.2.
Il futuro dell’ Europa secondo l’opinione di alte cariche
istituzionali italiane: il Presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano, il senatore ed ex Premier Mario Monti, il
Ministro degli Esteri Emma Bonino, l’ex Presidente del
Consiglio italiano ed ex Presidente della Commissione europea,
Romano Prodi.
Nella visione del
Presidente della Repubblica italiana Giorgio
Napolitano “ Sul piano istituzionale, l'Unione europea dovrebbe
tendere a una forma federale multi-livello, a una sorta - secondo
l'espressione di Dahl- di "poliarchia transnazionale".
Essa non negherebbe, ma continuerebbe a considerare una ricchezza le
diversità- culturali, ambientali, umane - che l'Europa ha sprigionato nel
corso della sua storia.
Sul piano istituzionale e politico, l'Unione federale si nutrirebbe di
solidarietà, di sussidiarietà - in una corretta, non subdola accezione del
termine - di confronto e cooperazione tra istituzioni sovranazionali,
nazionali, regionali e locali, fatto salvo il potere decisionale supremo
riservato alle istanze europee nella definizione e nell'attuazione
dell'interesse_comune.
74
L. Offeddu, Barroso dà la rotta : Una federazione degli Stati nazionali, “Corriere della Sera” , 13
settembre 2012, p.12.
75
Cfr. E.Fazi, G.Pittella, Breve storia del futuro degli Stati Uniti d’Europa, Fazi Editore, Roma 2013,
p.187.
39
In questo quadro, una particolare importanza assumerebbe, per il suo
potenziale democratico, la componente parlamentare, comprendente
insieme il Parlamento europeo e i Parlamenti nazionali, che senza
sovrapporsi nell'esercizio delle loro distinte funzioni, condividerebbero
l'esercizio del potere costituente nell'Unione, concorrerebbero a
garantire il rapporto tra elettori ed eletti nel vasto territorio europeo, e
collaborerebbero in molteplici campi e modi concreti” 76.
Per l‟ex Premier e senatore a vita Mario Monti, per “La democrazia in
Europa”, occorre guardare lontano: “Le decisioni vanno prese in
comune, perché Paesi che condividono la stessa moneta non possono
accontentarsi di iniziative nazionali, ma esigono politiche comuni,
sostenute da un bilancio (…) troppo spesso la democrazia nazionale,
prigioniera di prospettive a breve termine, ha sacrificato gli interessi
delle generazioni future: la vita politica, lacerata da eterni conflitti, si
preoccupa poco dell‟interesse generale. Instaurare una democrazia più
vitale in sede europea dovrebbe servire non a riprodurre questi difetti a
un livello più ampio ma, al contrario, a riconciliare le generazioni”77.
Sempre secondo il senatore, rimanendo in tema di partecipazione
democratica da parte dei “ cittadini europei” alle istituzioni comunitarie,
nelle elezioni parlamentari europee, che si terranno nel 2014, si è
introdotta un‟importante novità: ogni partito europeo, secondo le
indicazioni contenute nel Trattato di Lisbona, dovrebbe indicare sulla
scheda il proprio candidato alla presidenza della Commissione, nonché
una possibile formazione di Governo europeo78.
Per la Ministra degli esteri Emma Bonino è evidente che il processo di
integrazione “ si è fossilizzato sulla moneta unica (…) al punto che ci si
è dimenticati di andare avanti con le altre parti finchè siamo sprofondati
nella crisi”. Riguardo alla difesa comune, inoltre, considera inutile
mantenere ancora 27 eserciti nazionali che costano 250 miliardi di euro.
In definitiva, l‟idea di Federazione leggera prevede un bilancio di appena
il 5% del PIL europeo e la messa in comune di 4 o 5 settori, “nulla a che
vedere col Superstato (…) insieme dobbiamo fare solo le cose che
76
Intervento del Presidente Napolitano alla Fondazione Pellicani, Mestre, 6 settembre 2012.
77
Cfr. S.Goulard, M.Monti, La democrazia in Europa, Rizzoli, Milano 2012, pp.208-209.
Cfr. http://www.lettera43.it/politica/elezioni-europee-2014-il-presidente-sara-scelto-daicittadini_4367599218.htm
78
40
contano: esteri, difesa, sicurezza, fiscalità, tesoro, ricerca, infrastrutture
e immigrazione”79.
L‟ex premier ed economista italiano Romano Prodi ha assunto, in
passato, un ruolo istituzionale significativo in Europa. E‟ stato Presidente
della Commissione europea. Riguardo al processo d‟integrazione,
l‟obiettivo da raggiungere per lui è “un‟Europa federale con un potere
sopra le nazioni. Un potere forte, condiviso e democraticamente eletto.
Un modello federale che potrebbe ricalcare quello degli Usa, ma con un
livello di autonomia maggiore per gli stati. E questo perché abbiamo
una storia profondamente diversa dagli Stati Uniti, abbiamo lingue
diverse e culture diverse. E‟ chiaro che dovrà essere in vigore in Europa
il concetto della sussidiarietà, dove tutte le decisioni vengono fatte a
livello periferico, ossia decise e vicine ai cittadini, mentre le grandi
decisioni economiche devono essere prese in comune”80.
4.3.
Le opinioni sul futuro dell’Europa dei Primi Ministri Merkel,
Hollande e Letta.
L‟unione politica attualmente è auspicata anche da uno Stato forte come
quello tedesco, che attraverso il pensiero della cancelliera Merkel, si
esprime in questi termini: “Nel corso di un lungo processo, trasferiremo
sempre più competenze alla Commissione, che poi, per le competenze
europee funzionerà come un governo europeo. In questo quadro rientra
un Parlamento forte. La seconda camera è costituita praticamente dal
Consiglio con i Capi di Governo. Ed infine abbiamo la Corte di
Giustizia europea quale corte suprema. Questo potrebbe essere l‟assetto
futuro dell‟Unione dell‟Europa, in un prossimo futuro, come ho già
detto, e dopo molti passi intermedi”81.
Per il politico tedesco Bendit “in effetti, parlare di moneta unica
omettendo l‟Europa integrata è un non senso. L‟una non va senza
l‟altra. Quindi, non è possibile conservare l‟euro senza cambiare gli
79
P.Valentino, L’Europa federale? Ora o mai più, “Corriere della Sera”, 19 maggio 2013, p.11.
D.Agazzi, Europa unita o sarà un lungo declino .Ora Tobin Tax e Eurobond, intervista a Romano
Prodi , 24 giugno 2012, http://www.bergamonews.it/economia/prodi-europa-unita-o-sar%C3%A0un-lungo-declino-ora-tobin-tax-e-eurobond-161904.
80
81
Merkel: il futuro dell’Europa è l’unione politica , intervista rilasciata dalla cancelliera Angela
Merkel al quotidiano “La Stampa” , 25 gennaio 2012.
41
Stati-Nazione, almeno nella loro forma attuale. O nasce uno Stato
federale europeo, un‟Europa politica post-nazionale, oppure la moneta
unica scomparirà”82.
La Francia sino a questo momento assume una posizione intermedia, nel
dibattito europeista, tra l‟estremo euroscetticismo inglese e il federalismo
italiano di ispirazione spinelliana.
Una svolta riguardo a questa scelta, si ha nel maggio 2013, in occasione
di una conferenza stampa all‟Eliseo, quando il presidente francese
Hollande esprime un parere innovativo circa un‟unione politica europea
ed un unico Governo economico europeo da realizzarsi entro due anni.
Questo il suo pensiero: “1) Instaurare con i Paesi della zona euro un
governo economico che si riunirà tutti i mesi intorno a un presidente
previsto per questo solo incarico. Tale governo dovrebbe affrontare le
principali decisioni di politica economica, armonizzare il Fisco e le
politiche sociali e lottare contro l‟evasione fiscale.
2) Un‟azione europea rivolta alle generazioni future con un piano per
l‟inserimento dei giovani nel mondo del lavoro.
3) Una Comunità europea dell‟energia. Per la prima volta, così, la
Francia considera l‟unione politica europea un‟urgenza e auspica la
dotazione di un bilancio comune” 83.
Nelle considerazioni del Premier italiano Letta pesa il significativo
riconoscimento attribuito recentemente all‟Europa, finalmente
considerata terra di pace e non di guerra: “il Nobel non è alla memoria.
L‟Europa non è il passato, è il viaggio nel quale ci siamo imbarcati per
arrivare nel futuro. L‟Europa è lo spazio politico con cui rilanciare la
speranza che ha animato la nostra società nella ricostruzione del
dopoguerra. È lo spazio politico con cui mettere fine a questa guerra di
stereotipi, di sfiducia e di timidezza, mentre la tragedia della
disoccupazione giovanile mette un‟intera generazione in trincea.
82
Cfr. D.Cohn-Bendit, G. Verhofstadt, Per l’Europa! Manifesto per una rivoluzione unitaria,
Mondadori, Milano 2012, p.9.
83
S.Montefiori , Il Manifesto Hollande, Governo economico per i paesi dell’euro, “Corriere della
Sera”, 17 maggio 2013, p.6.
42
L‟Europa esiste solo al presente e al futuro, solo se alla storia scritta dai
nonni e dai padri si affiancano le azioni dei figli e dei nipoti”84.
4.4.
L’Europa secondo
l’euroscetticismo.
il
Premier
inglese
Cameron
e
L‟euroscetticismo, che si va sempre più rafforzando, in un contesto di
grave crisi economica, tradizionalmente vede il Regno Unito come il
Paese più riluttante nei confronti di un‟accelerazione del processo di
integrazione.
Già nel 1988 l‟allora primo ministro britannico Margaret Thatcher
boccia l‟ipotesi di delegare ad un‟autorità europea gran parte delle
politiche sociali ed economiche interne; afferma, infatti: “credo che
alcuni pecchino di estrema superficialità quando dicono che se ci sono
gli Stati Uniti d‟America, perché non creare quelli d‟Europa? Ma gli
Stati Uniti sono diversi dall‟Europa, perché l‟Europa ha una storia
completamente diversa, una storia di molte culture e di molte lingue
diverse. Ecco perché non è possibile creare gli Stati Uniti d ‟Europa;
quello che è possibile è che i dodici paesi membri della CEE operino a
contatto sempre più stretto nelle cose che sappiamo fare meglio insieme
in modo da poter commerciare meglio”85.
Attualmente il Premier britannico David Cameron ha intenzione di
realizzare nel 2017 un referendum popolare riguardo ad un‟ eventuale
uscita della Gran Bretagna dall‟Unione. La sua idea di Europa prevede
quattro considerazioni importanti: “… al primo punto della sua agenda
c'è la competitività dei Ventisette in un mondo che cambia sotto la
pressione della globalizzazione. E questo significa completamento del
single market, strutture comunitarie meno sclerotiche, meno burocrazia,
meno spese. Al secondo punto un 'Europa a più velocità con diversi
livelli di integrazione perché questo «non significa smantellare l'Ue ma
rafforzarla» nel rispetto delle diverse esigenze nazionali. Al terzo punto
84
E.Letta, Lavoriamo per gli Stati Uniti d’Europa, 7 maggio 2013,
http://www.enricoletta.it/proposte/lavoriamo-per-gli-stati-uniti-deuropa/.
85
Cfr. messaggio di Margaret Thatcher , Ansa Londra, 27 luglio 1988.
43
pone una dinamica dell'integrazione capace, qualora necessario, di
ridare poteri alle nazioni non solo di delegarli a Bruxelles. Al quarto
punto dell'Europa made in Britain c'è la risoluzione del deficit
democratico che Londra, nelle parole del suo premier, risolve così: non
esiste un demos europeo, i poteri vanno nuovamente concentrati nei
parlamenti nazionali”86.
L‟euroscetticismo, si riscontra anche nel contenuto ideologico di alcuni
partiti e movimenti d‟opinione. Fra i tanti citiamo: il Bnp inglese; i
Democratici svedesi; i greci di Alba dorata; gli ungheresi di Jobbik; la
destra populista nordica del Partito del popolo danese; la FPÖ postHaider; il KKE greco e infine Alternative für Deutschland87.
4.5.
L’Europa e il nuovo attivismo associazionista. Nascono nuovi
“Manifesti”. Il futuro del Vecchio Continente visto dai suoi
“cittadini”.
Da un punto di vista culturale oggi il dibattito sul futuro dell‟Unione
Europea verte su due posizioni: da un lato c‟è quella federalista che
auspica un‟ Europa più politica a cui fanno riferimento Paesi come l‟
Italia, il Belgio, il Lussemburgo e la Germania, dall‟altro quella degli
euroscettici (Regno Unito, Paesi Scandinavi, Irlanda, Grecia, Polonia,
Repubbliche Ceca e Slovacca), che considerano l‟Europa solamente
uno “spazio economico”88.
Nel 2012, dopo quattro anni di una crisi economica che ha provocato,
inevitabilmente, forti scontenti sociali, molti Stati dell‟Unione prendono
coscienza dell‟urgenza di procedere speditamente verso un‟accelerazione
d‟integrazione politica, e quindi non solo economica dell‟Europa.
Come constatato, sono
innumerevoli i benefici che la nascita
dell‟Unione Europea ha apportato ai suoi “cittadini” fino ad oggi;
pensiamo innanzitutto alla cessazione, negli ultimi decenni, dei conflitti
86
L.Maisano, Il referendum di Cameron: Dentro o fuori dall’UE entro il 2017, “ Il Sole 24 Ore”, 17
Aprile 2012.
87
Cfr. G.De Franceschi, La famiglia euroscettica ha parenti in molti Paesi, “Il Sole 24 Ore”, 17 Aprile
2012.
88
Op.cit. A.Venece , p.128.
44
armati (motivo per cui nel 2013 viene conferito all‟Unione il Premio
Nobel per la pace); all‟abbattimento delle frontiere nazionali degli Stati
membri e quindi alla possibilità per i loro abitanti di circolare
liberamente in tutto il continente europeo, di lavorare in qualsiasi
territorio nazionale, di poter commerciare senza dazi doganali ed
equiparare i titoli di studio accademici, ecc.
In realtà, ipotizzando che l‟Europa sia già un vero Stato federale,
rispetto agli USA, avrebbe un debito pubblico inferiore di tredici punti
percentuali sul PIL e metà del deficit 89.
Tra i fautori della realizzazione di uno Stato Federale europeo, vi è anche
il Consiglio dei comuni e delle regioni d‟Europa. Questa istituzione,
infatti, rilancia la necessità di “rivedere i Trattati che hanno istituito
l‟Unione Europea, per adeguarli al contesto di globalizzazione
odierno”90.
Molte sono attualmente le iniziative, anche popolari, a favore
dell‟integrazione politica europea.
Il Forum delle persone e delle Associazioni di ispirazione cattolica nel
mondo del lavoro, il 25 giugno 2012 a Roma, attraverso la promozione
del congresso “Costruiamo gli Stati Uniti d‟Europa” in cui hanno
partecipato diversi esponenti del mondo accademico e sindacale italiano,
dà origine ad un documento che viene presentato come un vero e proprio
manifesto a favore della realizzazione degli “ Stati Uniti d‟Europa”.
L‟idea è quella che: “Senza gli Stati Uniti d‟Europa non solo si accresce
il rischio di implosione delle economie dei Paesi aderenti, ma è anche
impossibile immaginare un‟evoluzione positiva delle relazioni
internazionali ” 91.
A lanciare un “Manifesto per una rivoluzione unitaria per l‟Europa” ci
pensano anche Cohn-Bendit, politico, scrittore e cofondatore di Europe
Ecologie e Guy Verhofstadt, primo ministro del Belgio dal 1999 al 2008
e Presidente del gruppo Alleanza dei Democratici e dei Liberali per
l‟Europa.
89
M.Longo, Stati Uniti d’Europa meglio degli USA, 28 dicembre 2012, “Il Sole 24 Ore”, p.1.
Comuni: AICCRE, Stati Uniti d’Europa attraverso federalismo , messaggio agenzia ANSA, 29 ottobre
2012.
91
Cfr. Il Manifesto: La Buona Politica per tornare a crescere, http://www.forumlab.org/manifesto/.
90
45
Questi due europeisti vedono nell‟elezioni del 2014 un momento
significativo per definire una grande assemblea costituente. Essi credono
fermamente in un Presidente eletto direttamente dai cittadini o dal
Parlamento europeo che, come istituzione, deve rendere conto del suo
operato solo ai cittadini europei. Il Senato europeo, in questa visione,
dovrebbe essere composto dai rappresentati degli Stati membri.
Questa Europa inoltre dovrebbe essere finanziata attraverso il
versamento delle imposte, in modo diretto, da parte dei cittadini
comunitari. In definitiva si pensa alla costituzione di un‟Unione Europea
federale92.
Un‟altra interessante iniziativa, verso la definizione di un Europa
federale, è quella definita dal Movimento europeo che il 9 maggio 2012
lancia un memorandum in cui ribadisce l‟importanza delle elezioni del
Parlamento europeo del 2014 per definire un‟assemblea costituente “ai
cui lavori possano contribuire leader nazionali ed europei ed il cui
risultato venga sottoposto ad un referendum paneuropeo”93.
Il 2013 è stato proclamato dalla Commissione europea, “l‟Anno europeo
dei cittadini”, al fine di suscitare nei cittadini europei maggiore
consapevolezza circa i propri diritti nell‟Unione e prepararli alle
prossime elezioni parlamentari europee del 2014 94.
Ma realmente oggi, cosa ne pensano i cittadini comunitari dell‟Unione
Europea?
Secondo un recente sondaggio, effettuato dal Pew center di Washington,
un'organizzazione indipendente specializzata in ricerche e sondaggi a
livello internazionale, dal 2012 al 2013, cala dal 60 % al 45 % la fiducia
dei cittadini europei di otto paesi: Germania, Francia, Inghilterra, Italia,
Spagna, Grecia, Polonia e Repubblica Ceca. Ciononostante, la moneta
unica non viene messa in discussione anche nei paesi più colpiti dalla
crisi, come la Spagna e la Grecia. Nel nostro Paese, ad esempio, i
92
Op.Cit. D.Cohn-Bendit, G.Verhofstadt, pp.62-63.
P.V.Dastoli, Presidente del Movimento Europeo,I partiti innovatori scelgano la via degli Stati Uniti
d’Europa, “l’Unità” 10 luglio 2012, p.16.
94
2013: la Commissione europea inaugura l'"Anno europeo dei cittadini",
http://ec.europa.eu/italia/attualita/primo_piano/comunicazione/inaugurato_2013_anno_europeo_
cittadini_it.htm
93
46
favorevoli all‟Unione sono il 58% del campione, in calo rispetto al 2012
quando erano il 66% 95.
Questo significativo calo di fiducia avutosi, da parte dei cittadini
europei, nell‟arco di un solo anno è principalmente dovuto alla crisi
economica che attanaglia l‟Europa dal 2008, quando in America scoppia
il fenomeno della bolla immobiliare e dello scandalo dei titoli derivati.
Titoli presenti anche nei portafogli delle banche europee che, per evitare
il default, chiedono garanzie di protezione, se non proprio risanamenti di
capitale, agli Stati. La grave crisi finanziaria si sposta ben presto sul
piano dell‟economia reale. Gli effetti sono drammatici: cadute forti dei
PIL nazionali, aumento del disagio sociale e disoccupazione. I Governi
europei così,
pur non essendo ancora riuniti in unico progetto
istituzionale, economico e politico, devono attuare, politiche di rigore
per contenere debiti pubblici fuori controllo e favorire la ripresa
economica.
La Germania è tra i pochi Paesi Europei ad aver sofferto con minor
intensità la crisi economica ed è la più strenua sostenitrice di una politica
europea improntata sul rigore economico dei conti pubblici degli Stati
membri.
Meno intransigente è, invece, la posizione italiana al riguardo. Prima con
l‟ex Premier Monti ed ora con l‟attuale Presidente del Consiglio Enrico
Letta, l‟Italia ha avuto il merito di inserire nell‟agenda europea il tema
cruciale della “crescita” economica e dello sviluppo occupazionale, da
affiancare alla necessaria politica di risanamento della spesa pubblica
degli Stati europei.
95
UE: italiani dicono si agli Stati Uniti d’Europa, sondaggio ANSA EUROPA, 6 settembre 2012.
47
CONCLUSIONI
A mio parere, dopo aver approfondito l‟argomento del processo di
nascita di una federazione europea e aver analizzato, in merito, le varie
opinioni di europeisti, politici, giornalisti, ecc., ritengo che
la
realizzazione concreta dei cosiddetti “Stati Uniti d‟Europa”, non possa
essere prevista nell‟immediato, ma solo dopo una sentita
sensibilizzazione popolare verso questa e di una sincera convinzione da
parte dei leader europei al riguardo.
E‟ necessaria, sempre secondo la mia opinione, una maggiore
legittimazione democratica nei confronti dei cittadini europei, che
devono poter contribuire, con il loro voto, ad eleggere, non i solo i
parlamentari europei, ma anche il Presidente del nuovo organismo
federale.
Il modello ideale di integrazione auspicabile, quindi, è quello di una
federazione di Stati, simile a quella americana, nel rispetto della storia,
delle religioni, dei costumi e delle tradizioni dei singoli Stati membri. Il
principio di sussidiarietà consentirebbe il rispetto della sfera decisionale
dei singoli Paesi della federazione europea. Il ruolo chiave del nuovo
modello istituzionale dovrebbe essere esercitato dalla significativa
figura del “ Presidente degli Stati Uniti d‟Europa”, eletto direttamente
dai cittadini, con ampi poteri decisionali. Il Presidente, inoltre, si
avvarrebbe della stretta collaborazione di un “Segretario di Stato
Europeo”, specialmente riguardo alle relazioni internazionali e
diplomatiche. In caso di gravi inadempienze (violazione dei diritti
umani, violazione dei principi costituzionali europei, azioni
complottistiche ai danni dell‟Europa, ecc.), i due terzi dei membri del
Parlamento e della Commissione sarebbero autorizzati a destituirlo
dall‟incarico.
Il Parlamento, eletto sempre a suffragio universale diretto, in
concomitanza con l‟elezione del Presidente degli Stati Uniti d‟Europa,
esplicherebbe la funzione legislativa mantenendo l‟attuale sistema
codecisionale con il Consiglio.
48
La Commissione europea eserciterebbe il potere esecutivo, mantenendo
la prerogativa di iniziativa legislativa e sarebbe composta dai Ministri
dell‟Unione, scelti dai Governi nazionali; in questo modo assorbirebbe
le funzioni dell‟attuale Consiglio dei Ministri europei. Il ruolo, invece,
che spetta all‟attuale Consiglio europeo verrebbe espletato da un nuovo
organo istituzionale denominato “ Consiglio degli Stati federali europei”,
composto dai capi di Stato e di Governo, che si riunirebbero
periodicamente, per definire l‟agenda politica e le priorità dell‟attività
legislativa e governativa.
Il potere giudiziario verrebbe esercitato sia a livello federale, (Corte
Federale di Giustizia europea ) , sia a livello nazionale ( nei tribunali dei
singoli Stati, nel rispetto del principio di sussidiarietà).
Dal punto di vista economico, sarebbe auspicabile la nascita di una
“Banca Federale europea”, con il potere di intervenire, con politiche
mirate, alla gestione delle principali questioni economiche europee; di
un bilancio unico europeo, di un sistema unico di riscossione di tasse
federali e di un‟emissione di titoli di Stato europei (Eurobond).
Per realizzare, infine, una completa integrazione sarebbe necessario
oltre all‟istituzione di un esercito comune europeo, adottare una
Costituzione europea, (che enunci i valori, i diritti e i doveri oltre che
le libertà fondamentali dei cittadini dei singoli Stati membri) da
ratificare, in tutti i Paesi federali , attraverso dei referendum popolari.
Le sfide che i futuri Stati Uniti d‟Europa, così concepiti, saranno
chiamati ad affrontare, sia nel breve che nel lungo termine, sono
significative per le prossime generazioni: l‟occupazione giovanile,
l‟abbattimento della povertà, la coesione sociale, la sostenibilità
ambientale, l‟immigrazione, la crescita, l‟istruzione, l‟innovazione
tecnologica ecc.
In conclusione, spero che negli anni a venire, tutti coloro che saranno
chiamati, a vario titolo, a contribuire al processo di integrazione europea
si impegnino con convinzione e dedizione a tradurre il bellissimo sogno
degli “ Stati Uniti d‟Europa” in una realtà che coinvolgerà tutti noi in
quanto “cittadini europei”.
49
ALLEGATI
Contributi gentilmente inviati dagli autori su richiesta della candidata
come arricchimento alla sua tesi.
1) Il futuro dell‟Europa di
A. Pignatti Morano di Custoza
2) Per un‟Europa federale di
A. de Franchis
3) Il cammino verso un‟integrazione europea più avanzata: la crisi
economica come un‟opportunità di
V. Celeste
4) La risposta europea alla crisi come base per una “nuova tappa
intermedia” nel percorso dell‟integrazione europea di F. Sciaudone
5) Lo Stato dell‟Unione di
6) La nuova Europa di
7) Stati Uniti per il Rinascimento dell‟Europa di
E. Bonino
E. Letta
G.Pittella
8) Intervento del Presidente G. Napolitano all‟incontro dei Presidenti
(Uniti per l‟Europa)
50
IL FUTURO DELL’EUROPA
La crisi economica e finanziaria in cui si dibatte oggi l‟Europa ha fatto
emergere con evidenza le lacune dell‟architettura istituzionale
dell‟Unione e la sua capacità di rispondere a sfide complesse in un
contesto internazionale fortemente competitivo. Il Trattato di Lisbona,
entrato in vigore nel dicembre 2009 dopo non poche vicissitudini, ha
mostrato le proprie insufficienze in particolare nella parte dell‟Unione
Economica e Monetaria e della “governance economica”. L‟Europa di
Lisbona e del Trattato Costituzionale da cui deriva era frutto di una
visione ottimistica dello sviluppo del continente europeo e del mondo.
Non ha retto alla prova della crisi e alla necessità di dare risposte forti di
fronte agli attacchi dei mercati. Quella innescata dai debiti “sub prime” è
diventata una crisi finanziaria, poi del debito sovrano, quindi economica
e dell‟economia reale, e ora sociale. Ulteriori accordi, ed in primo luogo
il cosiddetto “Fiscal Compact” e altre misure adottate a livello europeo,
prima di tutto in materia di coordinamento delle politiche economiche e
di sorveglianza bancaria, sono state necessarie per far fronte agli aspetti
più immediati. La Banca Centrale Europea diretta da Mario Draghi ha
messo in campo ulteriori misure coraggiose che suppliscono alle capacità
limitate di intervento riconosciute dai Trattati alla BCE. Rimane però
chiaro il convincimento che occorre completare il lavoro, facendo
progredire oltre il concetto di integrazione europea, a partire dalla zona
euro. La crisi spinge verso l‟Unione Politica e verso un maggiore livello
di integrazione, a cominciare dal nucleo di Paesi che si riconosce nella
moneta comune.
2. Allo stesso tempo, è ormai maturata la consapevolezza che, accanto
alle misure di consolidamento finanziario, occorre affiancare
provvedimenti per la crescita e l‟occupazione, e in particolare
l‟occupazione giovanile. Saper coniugare misure immediate per la
crescita con la visione del futuro dell‟Europa rappresenta la sfida
principale dell‟Europa nei prossimi mesi.
Il Consiglio Europeo di fine giugno sarà chiamato a dare prime risposte a
queste esigenze: riaffermare gli impegni in materia di Unione Bancaria;
dare concretezza al Semestre europeo e forme più efficaci di
coordinamento delle politiche economiche; misure immediate per
l‟occupazione, in particolare giovanile, e per ridare slancio all‟industria
51
europea; fare ulteriori progressi nel campo dell‟Unione economica e
Monetaria; avanzare proposte sulla legittimità democratica.
Quest‟ultimo punto acquista particolare rilevanza. I cittadini europei si
riconoscono sempre meno del disegno dell‟Unione Europea. In vista
delle elezioni del Parlamento Europeo dell‟anno prossimo, occorre ridare
slancio al progetto europeo e saper dimostrare che l‟Europa rimane un
valore aggiunto per i cittadini dell‟Unione. L‟obiettivo di tenere insieme
mezzo miliardo di cittadini con lingue, culture e costumi diversi potrà
difficilmente essere raggiunto al di fuori di un progetto che riavvicini i
cittadini alle istituzioni europee e mostri chiaramente quale Europa
vogliamo costruire. Un progetto di Unione Politica che deve peraltro
essere ancora declinato in dettaglio in tutti i suoi elementi. Non si tratta
solamente di una questione di assetto istituzionale. E‟ una questione di
democrazia. Occorre riscoprire i vantaggi per i paesi europei di mettere
in comune alcune politiche per raggiungere i migliori risultati nel mondo
globale di oggi. E questo vantaggio deve essere percepito come un “più”
dai Paesi membri e nel contesto mondiale.
Oggi, invece, sembrano prevalere le divisioni, sia nel campo interno che
nel campo internazionale. L‟Europa appare incapace di dare quelle
risposte all‟altezza delle sfide. Occorre invece dare risposte concrete ai
problemi dell‟occupazione e della crescita, della capacità dell‟Europa di
affermarsi come attore autorevole in campo internazionale, per disegnare
una Europa come modello fondato sui valori di democrazia di cui
l‟Unione Europea è portatrice. Risposte che debbono essere allo stesso
tempo a livello europeo e a livello nazionale, in una complementarietà di
obiettivi e intenti che troppo spesso è mancata. L‟Unione Politica è un
progetto che va costruito pezzo per pezzo, partendo dalla rinnovata
fiducia nei suoi cittadini. E partendo senz‟altro dal nucleo originario dei
Paesi della zona euro, che, necessariamente, se vogliono dare solide
fondamenta alla moneta unica, debbono prefiggersi più elevati livelli di
integrazione fra loro.
3. Misure urgenti per la crescita, rafforzamento dell‟Unione Economica e
Monetaria, legittimità democratica, Unione Politica, queste le tappe per
ridare senso all‟Europa. Elezioni Europee del maggio 2014 e Presidenza
52
italiana nel secondo semestre del prossimo anno rappresentano due
momenti importanti in cui l‟Italia potrà dare il proprio contributo. Esse
sono l‟opportunità per un grande dibattito democratico sulla visione che
abbiamo del futuro dell‟Europa.
In questo quadro, occorre senz‟altro liberarsi dal timore iniziale di una
perdita di sovranità nazionale e considerare l'idea di una federazione di
Stati europei in maniera concreta e propositiva. D‟altra parte,
immaginare gli Stati Uniti d‟Europa non significa andare nella direzione
del “Superstato“ da molti temuto. Sulla scia di quanto avviene già ora,
non potrà infatti che trattarsi di una federazione “leggera”, cioè di un
sistema in cui solo alcune funzioni vengono affidate al governo centrale
europeo. Ma vi deve essere il chiaro senso del valore aggiunto del
delegare al centro queste politiche, come nel campo della politica
economica e monetaria, di una capacità di bilancio dell‟Unione, della
difesa, della politica commerciale, della politica estera. E assicurare il
chiaro coordinamento con le politiche che rimangono a livello nazionale,
o, in alcuni Paesi, a livello regionale o locale. Una struttura complessa,
che deve mantenere il cittadino europeo chiaramente al centro
dell‟edificio, e che non deve perdere di vista gli obiettivi da perseguire.
L‟Europa deve riacquistare il senso dell‟importanza e dei vantaggi di un
progetto condiviso, avere chiara la visione dell‟Europa che vogliamo,
coniugare le aspirazioni di progresso e solidarietà che sono stati alla base
del progetto europeo con le sfide del mondo globalizzato di oggi.
Si tratta di idee forse non ancora prevalenti, in un continente oggi più
che mai percorso da fermenti euroscettici. Nella patria di Altiero
Spinelli, però, tali idee hanno posto solide radici e sono state
recentemente riproposte, con grande forza, dal Presidente del Consiglio
Letta e dal Ministro degli Esteri Bonino. Il Ministero degli Esteri è
impegnato, con grande convinzione, nell‟attuazione di tali direttive.
Ambasciatore Alessandro Pignatti Morano di Custoza
53
PER UN’EUROPA FEDERALE
E‟ stato osservato (“Le Monde” del 17 maggio 2013) che questi
giorni non sono certo di “festa per l‟Europa”. A molti europei il progetto
dell‟Unione non piace più o comunque piace meno di prima poiché viene
considerato in larga misura all‟origine della grave crisi che in un modo o
nell‟altro affligge la maggioranza dei paesi membri. Emma Bonino
afferma: “per mio nonno, per mio padre e per me l‟Europa è stato un
sogno; per la generazione dei giovani italiani di oggi è un incubo”.
Ma é colpa dell‟Unione se essa conta più di 28 milioni di disoccupati,
di cui oltre 19 nella zona euro?
La risposta, a mio parere, è no. E‟ il processo di globalizzazione, con
i conseguenti mutamenti geopolitici, tecnologici e demografici a livello
planetario, che ha drasticamente minato la posizione di vantaggio della
quale hanno fino a pochi lustri fa goduto i paesi europei.
Come reagire per impedire di venire travolti dagli eventi? Va
innanzitutto premesso che l‟ipotesi, talvolta ventilata, di una messa in
discussione dell‟Unione e di un ritorno alla dimensione nazionale, ad un
supposto “bel tempo passato”, non risolverebbe i problemi odierni. Anzi
li amplificherebbe in quanto la mondializzazione è ormai irreversibile e,
come affermato recentemente dal nostro Ministro degli Esteri: “nessuno
di noi da solo ha le risorse o le economie di scala per riuscire a garantirsi
un futuro per le proprie generazioni”.
Ma non possiamo limitarci a respingere l‟ipotesi di avere “meno
Europa”. Occorre andare avanti e decisamente puntare a realizzare “più
Europa”, cioè gli “Stati Uniti d‟Europa”, una entità federale che
compatti ulteriormente l‟Unione e le dia la coesione necessaria per
competere ed affermarsi nel mondo.
Si potrà obiettare che vari paesi dell‟Unione hanno più d‟una volta
mostrato scarsa disponibilità a cedere quote di sovranità. Ma negli ultimi
tempi, a fronte dell‟attuale peggiorata situazione, sia Francia che
Germania, i due “pilastri” del progetto europeo, hanno indicato maggiore
apertura ad una sua “rivisitazione” in senso più vincolante. Dobbiamo
54
sperare che questi segnali corrispondano ad un autentico rilancio di
volontà politica.
E‟ interesse dell‟Italia promuovere attivamente il progetto federalista.
Naturalmente l‟Europa federale non dovrebbe occuparsi di tutto alla
stregua di un “superstato”. Vi sono molti campi che gli stati, o anche
eventualmente le regioni, sono capaci di gestire adeguatamente. In altri
termini, si dovrebbe applicare il principio di sussidiarietà, riservando agli
organi federali unicamente le competenze nevralgiche quali, ad esempio,
le relazioni internazionali, la difesa, l‟economia, l‟immigrazione.
Il progetto degli Stati Uniti d‟Europa è di importanza vitale per la
nostra prosperità e la nostra sicurezza. Il realizzarlo potrà consentire a
noi europei di svolgere quel ruolo di stabilità e pace che ci compete nel
mondo.
Andiamo avanti con determinazione ed ottimismo e chiediamoci,
parafrasando una celebre espressione di John Kennedy, non già quello
che l‟Europa possa fare per noi ma quello che noi possiamo fare per
l‟Europa.
Ambasciatore Amedeo de Franchis
55
IL CAMMINO VERSO UN’INTEGRAZIONE EUROPEA PIU’
AVANZATA:
LA
CRISI
ECONOMICA
COME
UN’OPPORTUNITA’
La storia dell‟Unione europea trova il suo principale motore di
attivazione
nell‟esigenza di risposta ai momenti di crisi che storicamente hanno
sfidato l‟Europa.
E l‟integrazione è normalmente graduale nel tempo. Le sfide fanno
individuare le possibili leve di risposta che richiedono architetture
istituzionali e decisionali specifiche che attivano il processo di riforma e
la successiva sedimentazione nel meccanismo di funzionamento.
Uno degli effetti collaterali, in un certo senso paradossalmente positivi,
della crisi economica che ha colpito l‟Europa a partire dal 2008, è stato il
riavvio, e in certa misura l‟accelerazione, del processo di integrazione
europea.
Nata nel 2008 nel settore finanza privata, la crisi si è trasformata
successivamente in un attacco alla moneta unica, attraverso la
speculazione dei mercati finanziari mondiali contro i titoli di debito
sovrano di alcuni Stati Membri. Il tutto ha poi innescato una gravissima
stretta creditizia sull‟economia reale che sta provocando una evidente
recessione in molti Paesi, con un conseguente drammatico incremento
dei livelli di disoccupazione, soprattutto giovanile , a livelli mai registrati
in passato.
Sul versante dell‟Unione europea, la crisi ha soprattutto messo a nudo le
debolezze intrinseche di una costruzione a metà del guado.
L‟integrazione monetaria non è stata sostenuta da una necessaria e
complementare integrazione delle scelte di politica economica, né delle
scelte di bilancio dei singoli Stati membri della zona euro. Tanto meno è
stata protetta dalla creazione di meccanismi di salvaguardia che esistono
ad esempio nei sistemi federali (quando la California fallisce nessuno
mette in dubbio la tenuta del dollaro, quando è la Grecia che minaccia di
fallire, rischia di trascinare con sé tutto il sistema Euro).
56
I primi interventi di contenimento della crisi sono stati mirati alla
creazione di strumenti di salvataggio per gli Stati membri
immediatamente colpiti dagli attacchi speculativi dei mercati. Vi è stata
quindi l‟istituzione prima del Fondo europeo di stabilità finanziaria e poi
la creazione del Meccanismo europeo di stabilità. Questi interventi sono
stati accompagnati dall‟introduzione di nuove regole nel segno di un
forte rafforzamento della disciplina di bilancio, con un ruolo accresciuto
e maggiormente intrusivo delle Istituzioni europee nella gestione
nazionale degli Stati membri (ad es. i provvedimenti del c.d. Six Pack e
il Trattato sul c.d. Fiscal Compact).
E‟ però presto subentrata la consapevolezza di dover disegnare un
contesto più complessivo. Ne è derivata la decisione del Consiglio
europeo di affidare al Presidente Van Rompuy questo compito. Assieme
ai Presidenti della Commissione Europea, dell‟Eurogruppo e della Banca
Centrale Europea, Van Rompuy ha messo a punto il rapporto “Verso
un‟autentica unione economica e monetaria” adottato al Consiglio
europeo di dicembre 2012.
Nel rapporto dei quattro Presidenti si individuano tre settori di intervento
sui quali costruire (tre building blocks) un‟integrazione più avanzata.
Essi fanno parte del tradizionale volet del rafforzamento della
governance economica. Si tratta rispettivamente: dell‟unione bancaria;
l‟unione fiscale; l‟unione economica. Il rapporto ha poi individuato un
quarto, cruciale volet, quello dell‟unione politica che abbraccia la
legittimità e responsabilità democratica dell‟UE.
Il rapporto costruisce un‟architettura bilanciata. Agli interventi sulla
governante economica si affianca infatti l‟esigenza di rafforzare la
legittimità democratica del processo decisionale attraverso un ruolo più
incisivo del Parlamento Europeo e dei Parlamenti nazionali, proprio nel
momento in cui l‟azione di controllo delle Istituzioni europee è diventata
più invasiva.
Si sta riflettendo
democratizzazione
su
come
articolare
questo
processo
di
dell‟Unione europea che necessariamente va a nutrire un dibattito di
antica origine, ed oggi ritornato in pieno vigore, quello sulla nascita di
una Unione Europea a matrice federale.
57
La proposta federale resta in realtà sullo sfondo, come punto di arrivo
ideale di una maturazione dell‟attuale soggetto europeo, anche nella
piena consapevolezza che molta strada resta da compiere.
Vincenzo Celeste
Capo Missione Ambasciata italiana a Londra
già Consigliere diplomatico del Ministro italiano per gli affari Europei
58
LA RISPOSTA EUROPEA ALLA CRISI COME BASE PER UNA
“NUOVA
TAPPA
INTERMEDIA”
NEL
PERCORSO
DELL’INTEGRAZIONE EUROPEA
Nella sua celebre Dichiarazione del 9 maggio 1959, Robert Schuman
affermava che “L‟Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà
costruita tutta insieme”; che “essa sorgerà da realizzazioni concrete che
creino anzitutto una solidarietà di fatto”; che la messa in comune della
produzione franco-tedesca di carbone ed acciaio (il progetto di CECA), e
più in generale l‟unificazione economica, sarebbe stata solo la “prima
tappa della Federazione europea”, ritenuta indispensabile per il
mantenimento della pace e la prosperità delle Nazioni d‟Europa.
Come aveva previsto Schuman, la storia della costruzione europea ruota
intorno ad alcune tappe particolarmente significative, che hanno
impresso un‟importante accelerazione all‟integrazione economica e a
quella politica. Basti pensare al Trattato di Maastricht, alla conseguente
adozione della moneta unica, o all‟ingresso nell‟Unione dei Paesi
dell‟Europa centrale ed orientale. In tal senso, la storia dell‟integrazione
europea può essere letta anche come una storia di “risposte”, che i Paesi
della Comunità prima, e dell‟Unione poi, hanno saputo dare per
affrontare e superare le crisi del passato.
La crisi attuale – nei suoi risvolti finanziari, economici, sociali – è ben
nota a tutti. Per complessità e durata, essa impone (ancora una volta)
“risposte” adeguate a livello europeo. Il Consiglio europeo del 27/28
giugno 2013 testimonia l‟adozione di concrete iniziative nei principali
settori d‟intervento: stabilità finanziaria, unione bancaria, crescita
economica e competitività. Soprattutto, si individuano gli strumenti per
combattere la disoccupazione giovanile e si prevede che ogni ulteriore
progresso diretto a rinforzare la governance economica nell‟ambito
dell‟Unione Economica e Monetaria, dovrà essere associato ad un
corrispondente incremento della “legittimità democratica” dei
meccanismi decisionali.Se si vuole continuare il percorso tracciato dai
Padri fondatori, occorre partire da qui. È difficile immaginare che la via
d‟uscita dalla crisi odierna possa passare soltanto – per fare alcuni
esempi – per il “Fiscal Compact” o per i poteri della BCE. Tali iniziative
59
dovranno essere accompagnate da misure altrettanto efficaci nella
prospettiva di recuperare il “consenso” (se non l‟entusiasmo) dei
cittadini dei 28 Paesi nei confronti delle Istituzioni europee. Un consenso
che, nella situazione attuale, necessita di interventi diretti ad invertire
l‟andamento
dell‟economia
reale,
soprattutto
a
beneficio
dell‟occupazione giovanile, e non può prescindere da una maggiore (o
migliore) democratizzazione delle Istituzioni e delle procedure
decisionali.
Solo in questo modo, la risposta europea alla crisi potrà rappresentare –
ancora una volta! – la base per una nuova tappa nel cammino
dell‟integrazione europea. Quanto maggiore sarà il successo delle
Istituzioni europee nel portare i 28 Paesi (e soprattutto i loro cittadini)
fuori dalla crisi, tanto maggiore sarà la propensione di questi cittadini a
riconoscere i vantaggi dell‟idea di “più Europa”. Una più profonda
integrazione che, inevitabilmente, riguarda non soltanto i meccanismi
economico-finanziari, ma sempre più gli aspetti sociali e politici
dell‟Unione europea.
A queste condizioni, sembra quindi possibile immaginare una “nuova
tappa intermedia” nel percorso verso la Federazione europea prefigurata
da Schuman.
Avv. Francesco Sciaudone
Esperto diritto comunitario
Studio internazionale Grimaldi e Associati
60
LO STATO DEL’UNIONE
Ho speso molto tempo, passione ed energia a sostenere la creazione di
una Europa federale; non per ideologia ma semplicemente perché non
conosco un altro sistema in grado di consentire a 500 milioni di persone che appartengono a differenti nazioni, culture e religioni e che parlano
una moltitudine di linguaggi- di vivere insieme nella libertà e nella
diversità nel 21° secolo.
I leader politici cominciano a vedere il federalismo come una necessità.
In realtà, questo sviluppo fu preconizzato da Margaret Thatcher.
Nel 1990, la “lady di ferro” dichiarò al Parlamento britannico che
“l‟unione economica e monetaria è in realtà l‟anticamera per un‟Europa
federale”. Non posso che concordare con le sue parole. Ma con una
enorme differenza: ciò che per lei era un allarme, per me costituisce
l‟obiettivo della vita.
Federalismo non significa che il governo centrale europeo debba
diventare un Leviatano, come lasciano intendere le terrificanti parole
degli eurofobici.
Un paio di anni fa, molto prima che assumessi l‟incarico di Ministro
degli Esteri, proposi una “Federazione leggera”, un modello istituzionale
che assorbisse non più del 5% del prodotto interno lordo europeo, in
modo da finanziare precise funzioni governative quali la politica estera e
la sicurezza, la ricerca scientifica, le reti transeuropee, la sicurezza delle
transazioni commerciali.
Consentitemi di fornire solo due esempi. In che modo i governi europei
possono fornire una adeguata sicurezza con minori risorse finanziarie?
Solo una difesa europea pienamente condivisa, con forze armate comuni
ed integrate, ci consentirebbe di uscire dall‟angolo in cui ci stanno
confinando le rigide restrizioni di budget.
I governi europei sono riluttanti a prendere provvedimenti decisivi
finalizzati a questo obiettivo.
61
Le conseguenze di tale riluttanza sono iniziative frammentate, risorse
sprecate ed una crescente inconsistenza dell‟influenza europea sulla
scena mondiale.
La medesima situazione si verifica nella ricerca scientifica, un settore in
cui i programmi nazionali sono spesso troppo circoscritti per essere
produttivi e per competere con successo con gli ingenti progetti delle
altre potenze mondiali.
Le elezioni del 2014 per il Parlamento europeo saranno un test
significativo. Se vogliamo prevenire il rischio di una sovrarappresentanza dei partiti populisti, abbiamo bisogno di porre l‟Europa
federale al centro della campagna elettorale.
I gruppi politici filoeuropei devono presentare i propri candidati per la
Presidenza della Commissione europea e proporre programmi politici
per il futuro dell‟Europa, evidenziando che una soluzione federale
consentirebbe di risparmiare ingenti risorse finanziarie.
In questo modo, la prospettiva federalista potrebbe assumere un
significato concreto per tutti i cittadini, evitando il rischio di essere
percepita come una questione giuridica astratta.
Nel 2014, esattamente un secolo dopo l‟assassinio di Francesco
Ferdinando a Sarajevo che condusse alla distruzione dell‟Europa,
avremo un‟altra opportunità per dare un nuovo impulso al progetto
federale sotto la Presidenza italiana dell‟Unione Europea. E, dopo il
2014, una revisione dei Trattati potrebbe dare ai cittadini europei un
maggiore senso di appartenenza alle nostre istituzioni comuni ed
assicurare una coesistenza più facile tra i Paesi dell‟Eurozona e gli altri
Stati membri.
La Storia è il miglior sistema di allarme. Non dimentichiamo mai cosa
accadde ai nostri Paesi quando il nazionalismo e la demagogia presero il
sopravvento. Se l‟Europa non risolve i propri problemi di recessione e
populismo, potremmo perdere tutto quello che abbiamo ottenuto dagli
anni ‟50 a oggi, e nessuno può sapere quanto tempo occorrerebbe per
riconquistare lo stesso livello di democrazia, prosperità e stabilità di
prima.
62
Ma se noi adottiamo una nuova visione, coinvolgiamo i nostri cittadini e
uniamo i nostri governi, possiamo inaugurare una nuova fase di impulso
alla crescita che favorisca la legittimazione democratica e
l‟autorevolezza a livello mondiale.
Emma Bonino
Ministro degli Esteri della Repubblica Italiana
63
LA NUOVA EUROPA
Rappresentare l‟intera nazione oggi significa prima di tutto sapere e
ribadire che le sorti dell‟Italia sono intimamente correlate a quelle
dell‟Unione europea. Due destini che si uniscono. Nel 2012 tutti noi
abbiamo vinto il premio Nobel anche se forse non ce ne siamo
pienamente accorti. L‟Unione Europea è stata premiata per un‟alchimia
politica senza precedenti: la trasformazione delle macerie di un
continente di guerra in uno spazio di pace. Allora i nemici decisero di
vivere insieme. Dopo insieme abbiamo promosso la democrazia e
riunificato il continente dalle ferite della cortina di ferro. Insieme
abbiamo dato vita al mercato unico. Insieme abbiamo concepito la
cooperazione allo sviluppo, di cui siamo leader al mondo. Insieme ai
ragazzi partiti nel 1987 per il primo Erasmus, abbiamo scoperto di avere
nuove case e nuove famiglie. E insieme, nella crisi, dobbiamo ripartire
da alcune verità, perché della verità non bisogna mai avere paura. Primo:
il Nobel non è alla memoria. L‟Europa non è il passato, è il viaggio nel
quale ci siamo imbarcati per arrivare nel futuro. L‟Europa è lo spazio
politico con cui rilanciare la speranza che ha animato la nostra società
nella ricostruzione del dopoguerra. È lo spazio politico con cui mettere
fine a questa guerra di stereotipi, di sfiducia e di timidezza, mentre la
tragedia della disoccupazione giovanile mette un‟intera generazione in
trincea. L‟Europa esiste solo al presente e al futuro, solo se alla storia
scritta dai nonni e dai padri si affiancano le azioni dei figli e dei nipoti.
Secondo: l‟Europa è il nostro viaggio. La sua storia non è scritta
malgrado noi. È scritta da noi. L‟orizzonte è europeo, con le università
che devono diplomare laureati in grado di lavorare ovunque in Europa, e
le imprese che devono inventare prodotti che siano competitivi a livello
continentale se non globale. Pensare l‟Italia senza l‟Europa è la vera
limitazione della nostra sovranità, perché porta alla svalutazione più
pericolosa, quella di noi stessi. Vivere in questo secolo vuol dire non
separare le domande italiane e le risposte europee, nella lotta alla
disoccupazione e alla disuguaglianza, nella difesa e nella promozione di
tutti i diritti. E soprattutto, l‟abbattimento dei muri tra il Nord e il Sud
del continente, così come tra il Nord e il Sud dell‟Italia.Terzo: il porto a
cui il nostro viaggio è rivolto sono gli Stati Uniti d‟Europa e la nostra
nave si chiama democrazia. Guardiamo con ammirazione lo sviluppo
delle altre nazioni, in particolare in Asia e in Africa, ma non vogliamo
sognare i sogni degli altri. Abbiamo il diritto a sogno che si chiama
Unione Politica e abbiamo il dovere di renderlo più chiaro. Possiamo
avere «più Europa» soltanto con «più democrazia»: con partiti europei,
64
con l‟elezione diretta del Presidente della Commissione, con un bilancio
coraggioso e concreto come devono essere i sogni che vogliono
diventare realtà.L‟Italia vive in un mondo sempre più grande,
caratterizzato dall‟arrivo sulla scena di nuove potenze emergenti che
stanno modificando gli equilibri mondiali. Di fronte a giganti come Cina,
India e Brasile, i singoli Stati europei non possono che sviluppare una
politica comune per raggiungere la massa critica necessaria ad interagire
con questi nuovi attori e influire sui processi globali. Questo significa un
rinnovato impegno per una politica estera e di difesa comuni, tese a
rinnovare l‟impegno per il consolidamento dell‟ordine internazionale.
On. Enrico Letta
Presidente del consiglio dei Ministri (Repubblica Italiana)
65
STATI UNITI PER IL RINASCIMENTO DELL’EUROPA
Oggi i Governi nazionali non hanno alcun potere sul sistema finanziario
internazionale, che è al di fuori di ogni controllo e dovrà essere riformato
al più presto. Nel 2012 l‟Europa ha mosso i primi passi concreti verso
l‟unione politica, un processo che porterà in un arco di tempo più o meno
breve agli Stati Uniti d‟Europa. Il nostro continente è oggi l‟unica entità
che ha il dovere e il diritto, essendo l‟area più globalizzata al mondo in
termini di esportazioni e importazioni, di imporre agli Stati Uniti una
nuova conferenza economica simile a quella di Bretton Woods.
Solitamente, conferenze come quella sono all‟origine, o alla conclusione,
delle guerre. L‟Europa, deve trovare la forza per arrivare pacificamente a
una nuova Bretton Woods. Il nuovo Rinascimento dell‟Europa deve
necessariamente passare da lì. La profonda crisi che stiamo vivendo
rappresenta anche una grande opportunità: quella di avviare un vero
mutamento dell‟economia internazionale.
Se nell‟Ottocento e nel Novecento si è affermata la diversità di ogni
nazione attraverso la rappresentanza dello Stato nazionale, ora non
dobbiamo più concentrarci su quello che ci divide, bensì su quello che ci
unisce, e creare legami nuovi tra le varie comunità sparse in Europa.
L‟obiettivo è prima di tutto gestire insieme una valuta comune, e poi uno
spazio collettivo. Inutile tracciare confini tra Stati, mercati e società. In
realtà, per le grandi istituzioni finanziarie private questi confini non
esistono più da tempo. Nessuno oggi è in grado di controllare queste
istituzioni, le cui decisioni hanno spesso più peso di quelle dei Governi
democratici, se non si affida il compito di vigilare sulla finanza a un
organismo internazionale, nuovo o scelto tra uno di quelli esistenti. La
66
battaglia tra la democrazia globale e la barbarie della finanza sregolata è
il nuovo asse che strutturerà la politica europea e mondiale nei prossimi
decenni.
Oggi nei vari Paesi si dovrebbe creare un movimento che coinvolga
diversi attori, politici, economisti e semplici cittadini, che condividono
questa opinione. Ci si dovrebbe coordinare meglio gli uni con gli altri,
anche attraverso la tecnologia che può diventare uno strumento
fondamentale per costruire un governo aperto, orizzontale e trasparente..
Dobbiamo ri-organizzare le forze strategicamente con grande rapidità,
creando uno spazio politico sovranazionale europeo, in cui ci si
riconosca per l‟affinità delle idee e non per la nazionalità, lasciando
campo ai cittadini, oltre che alle forze istituzionali. Il Parlamento
Europeo costituisce sin da ora il germe di quello spazio politico
sovranazionale europeo che dobbiamo creare.
Le prossime elezioni europee saranno pertanto il banco di prova per
costruire un nuovo processo costituente per dare forza e legittimità all'
Europa. E' importante che le principali forze politiche europee presentino
un programma europeo e indichino per la prima volta nella storia, un
loro candidato per la presidenza della Commissione Europea."
On. Gianni Pittella
vicepresidente Parlamento Europeo
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INTERVENTO DEL PRESIDENTE GIORGIO NAPOLITANO
ALL’INCONTRO DEI PRESIDENTI ( UNITI PER L’EUROPA)
Il mondo è radicalmente cambiato. Il baricentro dello sviluppo si è
allontanato dall‟Europa. Che ci piaccia o no dobbiamo riconoscerlo. E lo
riconosciamo. Ma esitiamo a trarne le conseguenze, ad agire
coerentemente verso una maggiore integrazione. Abbiamo dovuto
affrontare una fase caratterizzata da preoccupazioni e incertezze, e
infine, positivamente, da cambiamenti. Ma occorrono altri cambiamenti.
L‟Europa non è solo l‟Euro. E‟ molto di più. La interconnessione è così
profonda da \rendere inimmaginabile una sua dissoluzione. Essenziale è
misurarci con tutti i cambiamenti necessari.
E‟ stato un bene che si sia proceduto a una maggiore integrazione fiscale.
Ciascun paese deve assumersi le sue responsabilità. L‟Italia lo sta
facendo con decisioni difficili e duri sacrifici, in particolare per ridurre
l‟enorme debito pubblico, per non lasciare che gravi sulle giovani
generazioni e sappiamo anche che ci sono nuovi fenomeni di povertà.
Per tradurre in fatti reali la formula adottata dal Consiglio Europeo,
“Consolidamento dei conti favorendo la crescita”, dobbiamo andare oltre
il mero coordinamento delle politiche economiche nazionali, che ha
causato il fallimento della Strategia di Lisbona. Abbiamo bisogno di
decisioni e iniziative comuni per la produttività e la competitività.
Siamo stati concentrati sulla difesa dell‟Euro mentre abbiamo bisogno di
Europa in tutti i campi, e anche in quello della politica estera e di
sicurezza comune.
Fuori d‟Europa c‟è domanda di più Europa, ma di un‟Europa che abbia
una voce sola.
Si sono frapposti ostacoli, durante la crisi dell‟Eurozona, al principio di
solidarietà. Si è diffusa la falsa convinzione che alcuni Paesi hanno avuto
solo vantaggi dall‟Euro mentre altri hanno solo pagato il conto. Ma
insieme, con rigore, occorre che operi proprio i principi di solidarietà,
come è stato in altre fasi per vari Paesi.
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Nessun Paese da solo, per quanto grande e competitivo, può agire con
capacità sufficiente per contare davvero nel nuovo contesto globale. Solo
l‟Europa unita può essere una risposta a rischio di declino. Possiamo
farcela. Se c‟è chi pensa che si può essere al sicuro tornando al passato,
si colloca fuori della realtà. Dobbiamo esprimere più orgoglio e più
fiducia. Abbiamo realizzato qualcosa di originale, di unico, non
un‟alleanza tradizionale. E ai nostri cittadini dobbiamo saper comunicare
meglio ciò che siamo e vogliamo sempre più essere.
Giorgio Napolitano
Presidente della Repubblica italiana
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