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27. PIANO DI LAVORO DEL PARTITO D’AZIONE
Autore: Altiero Spinelli
Luogo e data di redazione: Milano, ottobre1944
Prima edizione a stampa: «Quaderni dell’Italia libera» 30, dicembre 1944
Fonte: idem
Quando Spinelli rientrò in Italia dalla Francia, era in pieno svolgimento un dibattito piuttosto
aspro in seno al Partito d’Azione. Il 7 e l’8 agosto 1944 si era tenuto a Cosenza il Congresso delle
organizzazioni meridionali del Partito d’Azione, protagonista del congresso era stato Lussu e le
sue tesi erano prevalse su quelli di Omodeo, La Malfa e Bauer. Le critiche arrivarono soprattutto
dal nord dove L’Esecutivo di Milano guardava con sospetto a quel «partito socialista,
antitotalitario, autonomista e liberale » del quale Lussu si era fatto sostenitore. La valutazione
del Congresso si intrecciava anche con un giudizio negativo e globale della vita politica del
mezzogiorno durante gli ultimi anni di guerra: «[ …] Il Congresso di Cosenza ha rivelato una
deficienza caratteristica della vita politica del mezzogiorno nel quale i partiti politici non sono
stati chiamati ad affrontare l’esperienza dura e tragica ma educativa che invece ha dovuto
affrontare il resto d’Italia e che ha messo a nudo qui la forza dell’iniziativa popolare e posto in
una luce nuova il problema della trasformazione democratica del paese: trasformazione nella
quale meno essenziali, agli effetti rivoluzionari, appaiono i programmi di ricostruzione sociale di
quanto non sia invece la creazione degli organi del potere popolare atti a realizzare le riforme di
struttura, a garantire la continuità e l’aderenza alle esigenze delle masse […] »1 Si rendeva
necessario, dunque, predisporre un “ piano di lavoro” che definisse la strategia del P. d. A. e che
fosse una risposta alle posizioni del partito nel centro-sud. Gli organi di potere dei quali si parla
nell’articolo erano i Cln considerati strumenti tramite i quali al partito sarebbe stato garantito
un posto nello scenario politico italiano. A tali organi, infatti, avendo condotto la guerra di
liberazione, dovevano essere affidati “ il governo e le amministrazioni del paese  impedendo
L’articolo, il cui titolo è Il Congresso meridionale del Partito d’Azione, fu pubblicato su Italia Libera del 30 settembre 1944 e
la citazione fa parte del paragrafo dedicato all’unità del partito, l’articolo non reca firma.
1
in tal modo la ricostituzione dell’antica organizzazione statale centralizzata”, è quanto affermerà
Spinelli nella stesura definita del Piano di lavoro2.
All’inizio si pensò di dare una struttura tematica al piano e l’Esecutivo del P. d. A. incaricò
Altiero Spinelli di preparare una bozza del Piano di Lavoro. L’affidamento dell’incarico al
federalista era dovuto anche al fatto che, con il suo arrivo in Italia, il gruppo dirigente milanese
aveva acquisito un maggiore affiatamento e la produzione di documenti e articoli era
notevolmente aumentata.
Appena qualche settimana dopo il suo arrivo a Milano, Spinelli preparò la prima stesura3 che fu
fatta circolare tra alcuni membri del P. d. A. suscitando alcune osservazioni soprattutto riguardo
il primo capitolo Il problema internazionale. L’affermazione della necessità di una cessione di
sovranità da parte degli stati nazionali è quella che suscitò i maggiori dissensi. Una serie di
risposte critiche, molte delle quali anonime, testimoniavano infatti quanto scarsa fosse la
consapevolezza che solo tramite una rinuncia parziale alla sovranità nazionale sarebbe stato
possibile un autentico processo di unificazione politica dell’Europa. D’altra parte la federazione
europea rimaneva solo un’affermazione di principio anche per molti autorevoli osservatori
politici dell’epoca, fra tutti citiamo Gaetano Salvemini che, in un carteggio epistolare con
Ernesto Rossi di recente pubblicazione4,afferma:”purtroppo la Federazione Europea non è un
problema immediato. Avrai capito dal marzo in qua che né Stalin né i conservatori inglesi ne
vogliono sapere. L’Italia sarà pestata da francesi , yugoslavi, greci e inglesi. Siamo diventati i
parenti poveri di tutti: offrire la Federazione Europea non spetta a noi. Primum vivere deinde
philosophari. Affermiamo il principio, ma badiamo al problema italiano immediato”.
Probabilmente Salvemini non aveva letto il Piano di lavoro, ma la sua affermazione è in linea con
quanto anche gran parte degli azionisti pensavano: l’idea della costruzione di un nuovo modello
di stato nazionale era prevalente sull’idea federalista dell’Europa.5
D’altronde secondo il documento, la politica azionista si doveva differenziare da quella degli
altri partiti di sinistra e il ragionamento di Spinelli volgeva tutto sulla questione della
democrazia internazionale. Solo una autentica federazione europea poteva garantire una solida
democrazia interna allo stato e il ruolo del P. d. A., pertanto, doveva collaborare alla nascita di
2
Il testo definitivo del Piano di Lavoro è riportato in E. Paolini, Appunti per una biografia…op.cit. p. 436
Il testo datato ottobre 1944, è contenuto in AHCE, FS, Dep. 1-5 ed è stato pubblicato integralmente in La rivoluzione
federalista a cura di Piero Graglia, Bologna, 1996.
3
Mimmo Franzinelli (a cura di), Ernesto Rossi-Gaetano Salvemini. Dall’esilio alla Repubblica. Lettere 1944-1957,
Torino, 2004.
4
sulle critiche pervenute alla prima stesura del Piano di lavoro si veda Piero Graglia, Unità europea e federalismo, Bologna,
1996, pp. 211-221
5
un movimento federalista europeo “capace di imporre la realizzazione degli ideali di giustizia e
libertà anche nel campo internazionale”.
Le critiche giunte alla prima stesura del Piano di lavoro, indussero Spinelli ad elaborare un
secondo testo nel quale tenne conto solo in parte delle osservazioni che gli erano state mosse,
difatti, rispetto al testo provvisorio, nel documento definitivo, il capitolo dedicato al problema
internazionale fu spostato per la «convenienza di partire dal concreto»6, tuttavia il suo contenuto
rimase invariato.
La vicenda del Piano di lavoro è dunque significativa delle difficoltà che le istanze federaliste
europee incontravano proprio in quel partito che Spinelli inizialmente aveva visto come “ il più
ricco di intellettuali ansiosi di liberarsi delle ideologie dei vecchi partiti, il più aperto a idee
nuove, che fossero valide alternative tanto ai sogni di restaurazione conservatrice quanto a quelli
di rivoluzione comunista”7.
Nota sulla fonte. Il 10 ottobre 1944 Spinelli fu incaricato dall’Esecutivo del PdA di redigere
una bozza di Piano di lavoro e come riporta Edmondo Paolini, la prima stesura dattiloscritta,
porta in calce manoscritta da Spinelli “Italia Settentrionale-ottobre 1944”. Il testo definitivo del
Piano fu pubblicato sui «Quaderni d’Italia libera», dicembre 1944, come «proposta di
discussione»e si presenta suddiviso in una parte introduttiva e quattro capitoli: La rinascita
democratica; Il problema internazionale; Il problema della democrazia italiana (Gli
organi di autogoverno); Appendice al capitolo III (Rapporto fra stato e chiesa); Il piano
economico della democrazia italiana.
Cap. II
IL PROBLEMA INTERNAZIONALE
La federazione europea
La seconda guerra mondiale ha mostrato a tutti i popoli della terra, e l’avventura
fascista, che ha precipitato il nostro paese nella rovina, ha in particolare mostrato al
popolo italiano, a quali conseguenze approdi la politica nazionalistica. Libertà,
giustizia, pace, benessere, amor patrio non sono più conciliabili in Europa con la
permanenza di venti o trenta Stati anarchicamente sovrani. Ciascuno di essi, pensando
6
7
P.Graglia, Unità europea e federalismo…op. cit., p 221
A. Spinelli, Come ho tentato di diventare saggio, Bologna, 1988, p. 401
esclusivamente ai propri interessi nazionali, ha dovuto trasformarsi in potenza
militarista e reazionaria; e ciononostante alla prova suprema ciascuno di essi ha
mostrato di non essere in alcun modo capace di salvaguardare la propria nazione e la
propria assoluta sovranità. Il crollo di tutti gli Stati europei, a cominciare con la Polonia
e finendo con la Germania, che si era illusa di poter dominare il continente con il
terrore, è la condanna definitiva ed irrevocabile del sistema europeo dell’equilibrio fra
potenze sovrane.
In ogni paese le forze progressiste della rinascita democratica di rendono sempre più
conto che la loro solidarietà va molto al di là della comune lotta contro l’invasore e
l’oppressore nazi-fascista. Non sarà possibile costruire in nessun paese comunità nazionali
democratiche, se esse non si uniranno in una federazione europea democratica, nel quadro della
più ampia ma meno impegnativa organizzazione mondiale di sicurezza, e con la
collaborazione e partecipazione della grandi potenze mondiali che hanno abbattuto il
nazismo.
Questa federazione, senza ledere il diritto di ciascuno dei paesi membri di risolvere i
suoi particolari problemi in modo conforme alle sue caratteristiche etniche e culturali,
deve essere fornita di poteri democratici, legislativi, amministrativi, e giudiziari,
sufficienti per svolgere quelle funzioni che sorpassano la sfera nazionale ed interessano
l’intera comunità dei popoli europei. Ad essa vanno trasferiti irrevocabilmente gli
attributi della sovranità concernenti la difesa territoriale, i rapporti diplomatici con le
potenze esterne alla federazione, la politica monetaria e doganale, le comunicazioni
internazionali, la amministrazione dei territori ancora incapaci di autogoverno.
La federazione europea può sorgere solo se le forze progressiste europee, potenziando la
solidarietà formatasi nel corso della guerra, ne imporranno di comune accordo l’attuazione
ai rispettivi Stati. Il P. d. A. si propone perciò anzitutto di convogliare le forze della
rinascita democratica italiana alla attiva partecipazione a tutti i tentativi aventi lo scopo
di stringere legami fra i movimenti progressisti dei diversi paesi e di unificare la loro
azione in senso federalista europeo. Il P. d. A. non vuole assistere indifferente agli
sviluppi internazionali, ma è fermamente deciso a dare tutta la sua collaborazione onde
sorga un movimento federalista europeo capace di imporre la realizzazione degli ideali
di giustizia e libertà anche nel campo internazionale.
Nel partecipare alla ricostruzione dello Stato democratico italiano il P. d. A. intende
opporsi recisamente fin dagli inizi al riapparire di qualsiasi politica estera dello Stato
italiano la quale, senza preoccuparsi delle esigenze di collaborazione fra le nazioni, stia
solo attenta a sfruttare tutti gli eventuali contrasti, mirando esclusivamente ad ottenere
vantaggi nazionalistici. Con una tale politica l’Italia ha contribuito per il passato e
tornerebbe a contribuire per il futuro alla accumulazione di contrasti internazionali e di
motivi di guerra.
In conseguenza il P. d. A. si impegna ad esigere che il nuovo Stato democratico italiano
all’atto stesso della sua nascita inserisca nella sua costituzione i seguenti solenni
impegni che segnino l’indirizzo di tutta la sua successiva politica estera:
1) Lo Stato italiano considera la sovranità assoluta di cui dispone, come provvisoria, ed
è pronto a trasferire le funzioni sovrane di interesse supernazionale alla futura
federazione democratica europea, in cui gli italiani acquistino tutti i doveri e tutti i
diritti di cittadini federali.
2) Lo Stato italiano non prenderà nel campo economico, politico e diplomatico alcun
provvedimento che, pregiudicando in senso nazionalista la posizione dello Stato,
possa rendere più difficile la sua adesione ad una federazione.
3) Lo Stato italiano parteciperà volenterosamente e senza rancori a tutte le iniziative capaci di
condurre ad una unione federale tra gli Stati europei
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