Il primo banchetto dei draghetti nelle Grotte di Postumia Gentili Signore/Signori, siamo lieti di informarvi che la settimana scorsa si sono schiuse con successo tutte le uova dei protei nelle Grotte di Postumia. Ora abbiamo 22 larve, e un’altra bella notizia è che alcune di loro hanno già iniziato a cibarsi autonomamente. Hanno avuto il loro primo banchetto :) Siamo felici di poter condividere con voi la registrazione della camera a raggi infrarossi e alcune foto. Queste sono probabilmente le uniche larve che possono essere, al momento, osservate in qualsiasi parte del mondo. Il Proteo (Proteus anguinus) vive nell’oscurità delle grotte del Carso Dinarico e da nessun’altra parte del mondo. Si è completamente adattato alla vita al buio - è privo di pigmentazione e di occhi. Può vivere fino a 100 anni e sopravvivere senza cibo per un periodo incredibile di 10 anni. Il proteo è cieco. È interessante che le larve sono provviste di occhi, mentre negli esemplari adulti sono coperti da una spessa membrane di pelle e atrofia. Perciò ha sviluppato altri sensi che lo aiutano a muoversi e cercare cibo nel buio completo. Una volta si pensava che il proteo fosse il cucciolo del drago. È l’unico anfibio cavernicolo conosciuto e il più grande animale cavernicolo al mondo. Al contrario di ciò che accade nella maggior parte degli anfibi, le larve non attraversano una metamorfosi per diventare adulti, ovvero, le larve acquatiche respirano con branchie e da adulte non sviluppano polmoni. Raggiunge la maturità sessuale come larva e rimane così per tutta la sua vita. Nessuno è mai riuscito a vedere il proteo a riprodursi in natura finora. I DRAGHETTI HANNO FAME Benché le nostre larve sul loro ventre presentano ancora delle riserve di nutrienti con i quali potrebbero sopravvivere ancora per un po’ di tempo, abbiamo cominciato a somministrargli del cibo. Venerdì abbiamo offerto una vera specialità alle nostre larve più grandi: dei vermicelli squisiti, precisamente quattro, un vermicello per ogni proteo. Sabato mattina ci ha rallegrato la notizia che nel recipiente è rimasto un solo vermicello. La registrazione della camera a raggi infrarossi ha confermato quello che con tanta impazienza stavamo aspettando e ci ha tolto ogni timore circa l’opportunità o meno che le larve riuscissero a cibarsi. Questa non è stata l’unica volta che le larve hanno avuto un piccolo languorino; infatti anche oggi si sono deliziate con una merenda. Perciò si può affermare che almeno tre dei draghetti riescono a cibarsi al momento. In termini di sviluppo questo significa che si è creato il collegamento tra la bocca e il tubo digerente. Questo è uno dei passi cruciali nelle fasi iniziali del loro sviluppo. Alcune larve all’inizio possono essere disturbate dalla presenza di cibo, alcune addirittura ne hanno paura e scappano via. Quando invece alla fine i terribili draghetti sconfiggono la paura e mangiano la preda in un solo boccone, ne siamo più che felici. LA FINE Anche le date del 13 e 14 luglio del 2016 saranno registrate nella storia delle Grotte di Postumia e dei nostri protei. In queste date si sono schiuse le ultime due uova e così la fase della schiusa è terminata. Mercoledì della settimana scorsa, infatti, dopo una titubanza durata alcuni giorni, è nato il nostro “Počasne” (Lento). Sono serviti alcuni giorni affinché questa larva uscisse dalla sua membrana per poi ritornarci, come se si fosse presa un attimo di riflessione per scrutare se fuori tutto andasse bene. Il giorno dopo si è schiuso anche l’ultimo uovo e al piccolino è stato dato il nome di “Yoyo”, perché letteralmente pendeva dalla roccia tramite un sottile filo e si dondolava. È interessante notare che le due ultime larve sono molto simili alle altre che sono nate prima di loro, sia per dimensioni che per evoluzione. Ne possiamo dedurre che hanno “oltrepassato” il termine e hanno proseguito la loro evoluzione all’interno dell’uovo come se fossero già nate. DA UNA COPERTURA IN POLIVINILE A UN LABORATORIO Dalle prime 64 uova sono nate 22 giovani larve. Tutte si trovano presso il nostro laboratorio sotterraneo, che all’inizio operava come un controllato ed improvvisato ambiente realizzato per le uova e che dovevano essere isolate dalle uova contaminate. Pian piano è diventato un vero e proprio laboratorio, adattato alle necessità delle nostre larve e dei nostri biologi. In questo ambiente vengono studiate le larve, da cui riusciamo ad imparare molte cose. Sappiamo, che l’ambiente naturale è il migliore, perciò all’interno di un recipiente con una larva abbiamo collocato una capsula di Petri con il fango prelevato da una delle rare parti incontaminate del fiume Pivka. Alla larva non è stato solo di completo gradimento il fango, in cui si poteva nascondere e muoversi liberamente, ma anche la capsula di Petri, sotto la quale infilarsi. Dato che i protei si sentono più al sicuro a stretto contatto con le rocce, abbiamo cominciato a fornire loro degli sterili nascondigli in vetro. I protei tendono a stare a stretto contatto con le rocce perché li fa sentire più al sicuro. Pensando a ciò, abbiamo iniziato a fornire anche agli altri degli sterili nascondigli in vetro.