commentary «Q Commentary,12gennaio2014 GLI AMERICANI FARANNO A MENO DI ALCUNE BASI MILITARI EUROPEE DAVIDE BORSANI L ©ISPI2014 o European Infrastructure Consolidation (Eic), il nuovo piano di riorganizzazione delle Forze Armate americane in Europa centro-occidentale, è da ritenersi aspetto complementare di un altro piano, lo European Reassurance Initiative (Eri), annunciato dall’amministrazione Obama nel giugno scorso per rassicurare i paesi dell’Europa centro-orientale a fronte dell’annessione russa della Crimea. L’Eic, in breve, prevede la revisione della presenza militare degli Stati Uniti nell’Europa centro-occidentale in un’ottica di contenimento dei costi. Il Pentagono dismetterà una quindicina di basi logistiche necessarie durante la Guerra fredda, ma divenute nel 2015 strategicamente obsolete – ad esempio quella di Lajes Field nelle Azzorre portoghesi e di Mildenhall nel Regno Unito. Tali basi saranno riconsegnate nelle mani delle host nation. Verrà riorganizzato, poi, il personale militare: un piccolo manipolo sarà richiamato in patria, un altro sarà riallocato nella stessa Europa. La ratio, come ammesso dal generale americano Philip Breedlove, Supreme Allied Commander Europe della Nato, è quella di ricavare denaro rinunciando a infrastrutture superflue (si stima annualmente un risparmio di 500 milioni di dollari), necessità oggi quanto mai impellente per la Potenza a debito americana, per poterlo reinvestire in altri ambiti, come quello della readiness e delle capability, e in altre aree (o sub-aree) geografiche strategicamente più rilevanti, probabilmente nella stessa Europa. In effetti non è difficile immaginare che quei 500 milioni saranno probabilmente destinati – direttamente o indirettamente – all’ala Est della Nato. Il già menzionato Eri, che porterà nuove forze Usa verso il limes orientale dell’Alleanza, prevede difatti un esborso di circa un miliardo di dollari e – è lecito supporre – avrà nei fondi provenienti dall’Eic la sua fonte di sostentamento primario. Se, da un lato, l’Eic è l’evidente prosecuzione del ritiro americano dalla pacificata Europa occidentale, dall’altro la Reassurance Initiative va nel senso opposto, ossia verso l’incremento del peso militare statunitense nell’Europa centro-orientale, in particolare in Polonia e nei Paesi Baltici, per frenare i timori qui generatisi dalle rinnovate ambizioni della Russia. L’Eic non è perciò da leggersi come un segno del disimpegno tout court degli Stati Uniti dal continente europeo, quanto come la (ri)conferma dello shift nelle loro priorità strategiche all’interno dell’Europa stessa. Dopo il primo appannamento negli anni dell’Obama I, la ‘Nuova Europa’ – quella che fu al di là della Cortina di Ferro – è tornata a ricoprire un ruolo rilevante nella grand strategy americana a discapito degli storici alleati della Guerra fredda, che, rispetto al passato, ve- Davide Borsani, è PhD Candidate in Storia delle Relazioni e delle Istituzioni Internazionali (Università Cattolica del Sacro Cuore). Le opinioni espresse sono strettamente personali e non riflettono necessariamente le posizioni dell’ISPI. Le pubblicazioni online dell’ISPI sono realizzate anche grazie al sostegno della Fondazione Cariplo. 1 commentary le operazioni di manutenzione nello stabilimento italiano di Cameri. In Gran Bretagna, insomma, il personale americano passerà da 8700 militari a 6700. Di questi duemila, alcune centinaia saranno per il momento rimpatriate, altre faranno rotta verso l’Italia e la Germania, quest’ultima la nazione più coinvolta dall’Eic in quanto cerniera tra l’Europa occidentale e quella orientale. Qui il Pentagono interverrà in profondità da una parte dismettendo o sguarnendo basi che costituiscono dei ‘relitti’ della Guerra fredda e dall’altra rafforzando alcune infrastrutture dove si concentrano molte delle attività militari dell’Alleanza Atlantica, a partire dall’Allied Air Command della Nato di Ramstein. In termini complessivi, l’Eic ridurrà di poco gli attuali 67mila militari statunitensi dispiegati in Europa portandoli a 65800. dranno indebolirsi ancor più la propria posizione geostrategica nei rapporti con gli Usa. Non tutti, però. ©ISPI2014 L’Eic, infatti, rivede la postura europea degli Stati Uniti anche in funzione di un’altra direttrice non certo trascurabile per Washington e molti membri dell’Alleanza Atlantica: quella mediterranea. Tra i paesi che trarranno beneficio dall’Eic vi è l’Italia. È vero che la base logistica di Camp Derby, nei pressi di Livorno, sarà ridimensionata e riconvertita in un semplice magazzino, tuttavia il territorio italiano sarà meta privilegiata dalla riallocazione del personale statunitense. Saranno con molta probabilità (il Pentagono non ha comunicato ufficialmente nulla in proposito) la base di Sigonella, da cui partono i droni per le missioni in Nord Africa, e la sede a Vicenza dell’US Army Africa, componente terrestre dell’Africom, a essere potenziate. A prescindere dalla destinazione dei militari americani, ciò è un’ulteriore dimostrazione che la penisola e la sua posizione geografica non sono irrilevanti nei piani americani. Questo a detrimento di altri paesi dell’Europa meridionale, come il Portogallo, che viceversa è stato penalizzato dall’EIC e dalla recente revisione della rete di comando della Nato (2012). Non a caso il governo portoghese ha fortemente protestato nei confronti di Washington dichiarando che la chiusura unilaterale di Lajes Field, a detta del ministro degli Esteri portoghese, Rui Machete, potrebbe persino pregiudicare le relazioni bilaterali. Differente, secondo fonti italiane, il trattamento riservato a Roma, con il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, che in proposito ha avuto colloqui telefonici con il segretario alla Difesa, Chuck Hagel, e con il suo successore in pectore, Ashton Carter. Quali conseguenze, in conclusione, avranno i piani del Pentagono per l’Europa? Con l’Eri e l’Eic, due facce di una stessa medaglia, gli Stati Uniti hanno interrotto il processo di disimpegno militare dall’intero continente europeo che la prima amministrazione Obama era orientata a portare avanti in favore del pivot to Asia. Un processo, questo, che, riallocando le risorse, non a caso si è svolto in parallelo con quanto è avvenuto a Bruxelles, dove la Nato, alla luce dei fatti ucraini, ha rivisto i propri compiti tornando a focalizzarsi sulla difesa collettiva a discapito delle più ampie sfide di sicurezza internazionale. Parimenti la minaccia del jihadismo proveniente dai paesi che si affacciano sul Mediterraneo, oggi in primis la Libia e la Siria, sono aspetti che né la Nato né gli Stati Uniti paiono voler ignorare nel medio-lungo periodo: l’Eic ha voluto rispondere anche a tale esigenza. Ciò che ne deriva è che, grazie all’Eri e all’Eic, i paesi dell’Europa centro-orientale, la Germania e l’Italia vedranno rafforzata la propria rilevanza geopolitica – almeno in termini relativi – nella grand strategy statunitense, la quale comunque, allo stato delle cose, pare ancora non essersi lasciata del tutto alle spalle la fase di incertezza post-crisi economica. Le relazioni transatlantiche non saranno oggi più floride che mai, ma il 2014 le ha rivitalizzate mostrando, ancora una volta, che le due sponde dell’Atlantico sono strategicamente inseparabili. L’Eic riguarderà, come detto, anche la Gran Bretagna e la Germania. La riorganizzazione prevede una riduzione del personale statunitense nelle basi britanniche pari a 3200 unità dovuta anzitutto alla chiusura della base aerea di Mildenhall. Comunque 1200 di questi militari saranno dislocati nel sud dell’Inghilterra, a Lakenheath nella contea del Suffolk. Il Pentagono ha intenzione, in nome della ‘relazione speciale’ che lega i due paesi, di fare di Lakenheath la prima base in Europa che ospiterà i controversi caccia F-35, i quali – giova ricordarlo – effettueranno poi 2