I legumi
Con il termine legumi si intendono i semi commestibili delle piante
appartenenti alla famiglia delle leguminose (papilionacee), che possono
essere consumati
allo stato fresco, secco, surgelati e conservati.
Le leguminose più usate in Italia sono: i fagioli, i piselli, le fave, le lenticchie, i
ceci, scarso il consumo di lupini ed eccezionale quello di cicerchie.
I legumi freschi sono semi immaturi, ad elevato
contenuto d'acqua, le cui caratteristiche nutrizionali li
fanno rientrare nel gruppo delle verdure e degli ortaggi.
I legumi secchi sono un'ottima fonte di di proteine, ne
contengono infatti più del doppio dei cereali e più delle
stesse carni, ma di qualità inferiore.
L'associazione legumi-cereali migliora la qualità proteica, questo è il motivo
per cui l'uomo in tutto il mondo ha imparato a preparare piatti come: pasta e
fagioli, riso e piselli ecc.
Alla famiglia delle leguminose appartengono anche le arachidi e la soia, dai
cui semi vengono estratti gli oli di arachide e di soia, per cui vengono
indicate come oleaginose.
Attualmente i consumi di legumi secchi sono estremamente bassi, 4,5
kg/abitante/anno.
Le motivazioni di questi bassi consumi sono da ricercarsi nei lunghi tempi di
ammollo e di cottura, ma probabilmente anche nel fatto che qualcuno li ha
definiti la carne dei poveri.
I bassi consumi di legumi secchi rappresentano un fatto negativo dal punto di
1
vista nutrizionale, ma anche dal punto di vista della salute, in quanto questi
alimenti sono in grado di abbassare la colesterolemia, grazie al buon
contenuto in lecitina.
Caratteristiche nutrizionali dei legumi
LEGUMI
energia
proteine lipidi
glucidi
SECCHI*
Kcal/100 g/100
g/100
g/100
Ceci
316
21
6.3
47
B1 e PP Fe, Ca
Fagioli
293
22
1÷2
47÷51
B1 e PP Fe, Ca
Fave
310
21
3
53
B1 e PP Fe, Ca
Lenticchie 291
23
1
51
B1 e PP Fe, Ca
Piselli
286
22
2
48.2
Soia
407
37
19
23
B1 e PP Fe, Ca
Arachidi
600
29
49
9
B1 e PP Fe, Ca
vitamine minerali
B1, B9 e
PP
Fe, Ca
* il contenuto in proteine, grassi e carboidrati dei legumi secchi è circa
doppio rispetto a quelli freschi (minore % di acqua) che sono però più
ricchi di vitamine e sali minerali
il peso dei legumi secchi aumenta di circa 3 volte con la cottura
L'elevato contenuto glucidico conferisce ai legumi un buon potere
energetico.
Ad eccezione della soia (ricca dei preziosi polinsaturi) i legumi sono poveri di
grassi e particolarmente indicati nelle diete ipolipidiche.
L'elevato contenuto in fibre li rende alimenti sazianti e contribuisce a
prevenire condizioni ai limiti con la patologia quali dislipidemie lievi,
diverticolosi del colon, stitichezza, sovrappeso o altre situazioni patologiche,
come la malattia coronarica, l'aterosclerosi, il diabete, l'obesità e le altre
2
malattie dismetaboliche, i tumori maligni del grosso intestino e la calcolosi
della cistifellea.
I legumi sono tra gli alimenti vegetali più ricchi di calcio.
I legumi sono alimenti plastici con un contenuto proteico paragonabile a
quello della carne (anche se il valore biologico è complessivamente inferiore)
Il contenuto in vitamina B1, Ferro e Potassio è sicuramente apprezzabile;
tuttavia una certa quantità di minerali viene neutralizzata dall'abbondante
presenza di fitati, sostanze "antinutrizionali" che ne riducono l'assorbimento
I legumi sono alimenti economici e "solidali" dato che possono essere
utilizzati al posto della carne risparmiando risorse naturali ed economiche.
Per produrre un chilo di carne bovina occorrono infatti ben 16 chili di grano e
soia; l'energia consumata per produrla è dieci volte superiore a quella
necessaria per produrre proteine vegetali.
Legumi e proteine
Le carni ed i latticini contengono proteine di elevata qualità poiché forniscono
tutti gli aminoacidi essenziali nelle giuste proporzioni. I protidi di origine
vegetale sono invece tendenzialmente carenti di uno o più di questi
amminoacidi. Tale deficit può tuttavia essere colmato attraverso la semplice
associazione di più vegetali (ad esempio abbinando la pasta con i fagioli,
piatto tipico della dieta mediterranea).
Sebbene l'organismo sia privo di riserve proteiche, esiste comunque una
piccola percentuale di aminoacidi liberi che può essere utilizzata per colmare
eventuali carenze dietetiche. Perciò, anche se è una regola importantissima,
quella di abbinare i legumi con altri alimenti vegetali non dev'essere vista
come una imposizione assoluta. L'importante è seguire una dieta varia
evitando di assumere una sola fonte proteica per lunghi periodi di tempo.
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Carne dei poveri o proteine nobili?
Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, grazie all'aumentato
tenore di vita della popolazione, i legumi si guadagnarono l'appellativo di
"carne dei poveri". Tale termine screditava ingiustamente le loro preziose
qualità nutritive e rifletteva la tendenza a consumare sempre più carni,
latticini e derivati che venivano considerati "prodotti del benessere".
In epoca più recente, dopo averne riscoperto le numerose proprietà ed aver
constato i pericoli di un eccessivo consumo di carne e latticini, i legumi sono
stati decisamente rivalutati. Per incentivare il loro consumo qualcuno li
descrive come alimenti ricchi di proteine nobili, paragonandoli di fatto alla
carne. In realtà questo termine viene usato impropriamente in quanto solo gli
alimenti di origine animale hanno un profilo aminoacidico degno di tale
aggettivo.
Se per certi aspetti il valore nutritivo dei legumi è inferiore a quello della
carne, per altri è decisamente superiore (anche dal punto di vista della
sicurezza e della presenza di sostanze estranee).
Legumi e carne devono quindi convivere in una dieta equilibrata, secondo le
regole che vedremo nel proseguo dell'articolo.
Meglio soli che mal accompagnati
Come abbiamo visto uno degli abbinamenti più antichi e più riusciti dal punto
di vista nutrizionale è quello di associare cereali e legumi. Per favorire i
processi digestivi qualcuno consiglia di utilizzare la seguente proporzione:
due parti di cereali e una parte di legumi. La maggior parte dei nutrizionisti
non vede invece di buon occhio l'abbinamento di legumi e proteine animali
(carne, pesce, latticini o uova). Tali associazioni vengono considerate
sfavorevoli poiché la loro composizione in aminoacidi (profilo amioacidico) è
piuttosto diversa e come tale potrebbe creare problemi digestivi.
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Suggerimenti per cuocere i legumi
I gonfiori intestinali che molte persone lamentano dopo aver mangiato legumi
sono causati da zuccheri indigeribili (raffinosio, stachiosio e verbascosio) che
giungono inalterati fino all'intestino crasso dove vengono fermentati dalla
flora batterica locale. Il meteorismo e gli altri disturbi digestivi sono la
conseguenza di tale fermentazione.
Per accelerare la cottura e rendere più digeribili questi alimenti è bene:
mettere a mollo i legumi secchi eliminando quelli che vengono a galla e vi
rimangono
cambiare frequentemente l'acqua di ammollo e buttare la prima acqua di
ebollizione (favorisce l'eliminazione di purine, sostanze tossiche ed
antinutrienti)
aggiungere sale o sostanze acide (come limone o aceto) soltanto quando la
cottura è ormai ultimata
l'aggiunta di bicarbonato (in genere non superiore ad un grammo per litro di
acqua) accelera la cottura ed evita la formazione di composti insolubili tra le
proteine ed i sali di calcio presenti soprattutto nelle acque "dure"; il
bicarbonato è tuttavia dannoso in quanto impoverisce l'alimento di vitamina
B1 (tiamina)
per prevenire problemi digestivi:
aggiungere all'acqua di cottura una cipolla, una carota e un gambo di sedano
pressando i legumi a cottura ultimata si ottiene una purea che riduce
meteorismo
e
fermentazione
intestinale
migliorando
digeribilità
ed
assorbimento dei nutrienti
I nutrizionisti consigliano di consumare almeno tre porzioni di legumi alla
settimana
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Soia
Nome
Nome
volgare:
scientifico:
Soia
Glycine
max
Famiglia: Fabaceae o leguminose
La soia è una pianta erbacea annua che può raggiungere 80100 cm di altezza. Ha un portamento eretto, più o meno
cespuglioso, è ricoperta di peli ispidi, da cui il nome originale di
soia ispida. Ha foglie composte trifogliate, fiori piccoli,
papilionati, di colore dal bianco al rosso al viola a seconda
della varietà; il frutto è un baccello di colore violetto contenente da 1 a 5 semi
di colore giallognolo chiaro o scuro a seconda delle varietà.
La parte impiegata sono i semi, i quali contengono un'elevata quantità di
proteine, lipidi polinsaturi e glucosidi che comprendono isoflavoni e
saponine.
Pianta originaria dell'estremo oriente (Manciuria), coltivata da 5000 anni in
Cina, la soia arriva in Occidente tra l'800 ed il 900. Diventa il prodotto di
punta nell'agricoltura statunitense durante la seconda guerra mondiale.
Coltivata su vasta scala in Cina, Giappone ed Indocina oggi anche nel sud
America e negli Stati Uniti dove le varietà più produttive sono state
manipolate geneticamente in modo da ottenere un prodotto qualitativamente
e quantitativamente eccellente (OGM). La cultura della soia si è diffusa
anche in alcuni Paesi europei come l'Italia, dove per legge non esistono
coltivazioni di soia geneticamente modificata.
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VALORI NUTRIZIONALI:
La soia è una leguminosa come i fagioli, i ceci o le lenticchie, e come tutti i
legumi è ricca di vitamine del gruppo B, di ferro e di potassio. A differenza
degli altri legumi la soia è però più digeribile e ricca di proteine e di lipidi
(monoinsaturi, polinsaturi e fosfolipidi come la lecitina). Le proteine della soia
hanno un discreto profilo aminoacidico con un valore biologico inferiore a 75,
ed un rapporto di efficienza proteica di 2,1.
L'interesse per le proprietà benefiche della soia ebbe inizio quando alcuni
studi epidemiologici condotti su popolazioni asiatiche misero in luce una
minore incidenza di alcune forme tumorali come il cancro alla mammella
(vedi: Dieta e cancro), al colon e alla prostata. Si osservò inoltre che le
donne orientali avevano una menopausa più serena rispetto alle donne
occidentali ed il rischio di osteoporosi e malattie cardiovascolari era ridotto.
Si ipotizzò quindi l'esistenza di una relazione tra consumo di soia e ridotta
incidenza di questi disturbi e patologie. Per confermare tale ipotesi furono
condotti numerosi studi che ancora oggi vengono effettuati con insistenza
per scoprire nuove proprietà e valutarne gli effetti positivi sulla salute.
I presunti effetti benefici della soia sono legati alla presenza di fitoestrogeni
(sostanze naturali contenute nelle piante con azione estrogeno-similie) ed
isoflavoni
(sostanze
molto
efficaci
nel
contrastare
i
disturbi
della
menopausa). Per essere assorbiti gli isoflavoni devono essere convertiti in
agliconi (daidzeina e genisteina) ad opera della flora batterica intestinale.
Una volta assorbite queste sostanze vengono rielaborate dal fegato che le
metabolizza producendo derivati con attività estrogena.
In fitoterapia si sfruttano tali caratteristiche per attenuare la sindrome
climaterica (insieme di disturbi fisici associati a menopausa come vampate di
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calore, insonnia, palpitazione, osteoporosi e secchezza vaginale). Queste
sostanze si sono dimostrate efficaci anche nel placare i disturbi della sfera
emotiva riducendo ansia, irritabilità, depressione ed instabilità umorale. La
soia protegge inoltre l'organismo femminile dalle malattie cardiovascolari
abbassando la pressione arteriosa ed il colesterolo, migliorando l'elasticità
delle arterie e combattendo i radicali liberi. Purtroppo tutti questi effetti
benefici sono ancora in attesa di conferma, e molti ricercatori mettono in
guardia da eccessivi entusiasmi verso la soia; a dosi elevate, infatti, i prodotti
alimentari e gli integratori derivati potrebbero non solo rivelarsi inefficaci, ma
addirittura pericolosi per la salute. Della soia si può parlare gran bene o gran
male, dipende sempre dalla letteratura presa in esame, composta da molti
studi favorevoli ma anche da molti altri nettamente contrari al suo consumo a
fini curativi/preventivi.
In campo nutrizionale dai semi della soia, molto ricchi di proteine e grassi
insaturi, si ottengono numerosissimi prodotti come: latte, tofu, miso, olio,
farina e fiocchi, lecitina di soia, pane di soia, carne di soia, tamari e shoyu.
La lecitina di soia è una sostanza naturale che fu isolata per la prima volta
dal rosso d'uovo nel 1850 da Maurice Gobley. La lecitina ha una
composizione chimica molto complessa e le sue proprietà emulsionanti le
permettono di formare una sospensione di colesterolo nel sangue
diminuendo significativamente il rischio di aterosclerosi, infarto ed ictus
cerebrale.
La lecitina viene inoltre impiegata in campo alimentare come emulsionante
ed esaltatore di aromi (gelati, biscotti, dolciumi ecc.) e in campo industriale
come ingrediente per la produzione di vernici e di gasolio ecologico. Le
proteine di soia vengono aggiunte anche in alcuni salumi per aumentare il
contenuto proteico, le qualità organolettiche e per prolungare i tempi di
conservazione. Nei prodotti da forno l'aggiunta di farina di soia migliora i
valori nutrizionali aumentando il contenuto in fibre e proteine.
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Utilizzazioni particolari della lecitina di soia si hanno nell'industria dei prodotti
petroliferi ed in quella farmaceutica, per la produzione di specialità per la
cura di malattie del fegato, del cuore, del sistema nervoso, del metabolismo,
dei lipidi ed in molti altri casi. Le lecitine sono infatti una fonte di fosforo
organico e di colina.
In ambito cosmetico si utilizzano diverse sostanze contenute nella soia. Gli
acidi
grassi
polinsaturi,
oltre
ad
essere
particolarmente
efficaci
nell'abbassare il colesterolo, migliorano infatti il trofismo e l'elasticità della
cute. L'olio di soia viene impiegato per produrre saponi e prodotti cosmetici
in associazione a quello di avocado.
Le proteine della soia, oltre ad essere vendute come integratore proteico,
rientrano nella composizione di molti preparati per cute e capelli. Gli
isoflavoni hanno dimostrato un'azione protettiva sulla cartilagine articolare e
sulla cute, stimolando i fibroblasti a produrre collagene e acido ialuronico.
Grazie a queste sostanze è dunque possibile contrastare l'invecchiamento
della pelle e delle articolazioni.
In campo alimentare le proteine della soia sono un ottimo sostituto della
carne, poiché prive di colesterolo e con un discreto valore biologico (come
tutti gli altri legumi, anche le proteine della soia sono carenti di aminoacidi
solforati ed in particolare di metionina). Il contenuto proteico della soia secca,
seppure inferiore dal punto di vista qualitativo, è superiore dal punto di vista
quantitativo. Persino il sapore di alcuni prodotti come le polpette di soia è del
tutto simile a quello della carne. L'unica limitazione riguarda il loro contenuto
in fitati, sostanze che inibiscono l'assorbimento di alcuni minerali come lo
zinco. Vi è poi un discorso legato alla digeribilità di queste proteine, dato che
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in alcuni soggetti predisposti la farina di soia potrebbe causare un'eccessiva
produzione di gas intestinali.
Per tutti questi motivi le proteine della soia non possono sostituire
completamente quelle della carne e del pesce (massimo 20% del fabbisogno
proteico).
L'apporto
di
metionina
può
invece
essere
riequilibrato
semplicemente consumando dei cereali come il riso insieme alla soia (non a
caso si tratta di un abbinamento tipico dei Paesi orientali). Inoltre sostituendo
le proteine della carne con quelle della soia si dà una mano anche alla
sostenibilità ambientale, dato che per ottenere cento grammi di proteine
derivanti dalla carne bovina si devono utilizzare più di 5 volte le risorse
ambientali necessarie per produrre 100 grammi di proteine della soia.
Grazie al buon contenuto di vitamina E e di acidi grassi mono e polinsaturi
l'olio di soia è utile per prevenire le malattie cardiovascolari, soprattutto se
utilizzato in sostituzione di burro, margarina ed oli tropicali (bastano 20
grammi di olio di soia non raffinato per soddisfare il fabbisogno giornaliero di
grassi essenziali). Il punto di fumo piuttosto basso lo rende invece inadatto
per la frittura.
Il latte di soia si ottiene attraverso le seguenti fasi: pulizia, sbucciatura,
frantumazione e spremitura dei semi preventivamente messi a bagno;
ebollizione dell'estratto liquido, centrifugazione ed addizione di nutrienti per
equilibrare il valore nutritivo (zuccheri, grassi, vitamine e sali minerali) segue
l'omogeneizzazione finale.
Tra i maggiori pregi del latte di soia troviamo l'elevata digeribilità (evita gli
effetti fastidiosi dell'intolleranza al lattosio e alla caseina), il contenuto nullo di
colesterolo e la contemporanea presenza di lecitina ed acidi grassi
polinsaturi. E' inoltre più ricco di proteine ma privo di vitamina D e calcio che
spesso, come abbiamo visto, vengono aggiunte artificialmente per bilanciarlo
dal punto di vista nutrizionale. Il contenuto in ferro è superiore, anche se è
presente in una forma meno assorbibile.
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L'utilizzo del latte di soia è in continuo aumento, sia per i sempre più
frequenti casi di intolleranza al lattosio, sia per il suo effetto protettivo sul
sistema cardiovascolare. L'indice glicemico piuttosto basso (è paragonabile
a quello del latte tradizionale, circa 30) abbinato al contenuto ridotto di acidi
grassi saturi rende inoltre il latte di soia particolarmente indicato per i
diabetici.
Se si fa rapprendere il latte di soia si ottiene il tofu, un po' come il formaggio
ottenuto facendo coagulare la caseina del latte vaccino. Il tofu ha un sapore
molto delicato, quasi insipido, che migliora con la cottura.
I germogli di soia (di sapore vagamente simile al burro) si ricavano dalla
pianta appena nata e dal punto di vista nutrizionale hanno caratteristiche
nutrizionali comuni sia ai legumi che alle verdure.
Hanno un basso contenuto calorico e sono più digeribili dei semi di soia in
quanto la germinazione trasforma parzialmente l'amido e i grassi contenuti
nel chicco. Hanno un discreto contenuto in proteine, vitamina C, vitamine del
gruppo B, ferro, calcio, zinco. Sono inoltre ricchi di acido folico, una vitamina
molto importante per le gestanti e per contrastare gli effetti negativi
dell'omocisteina.
La soia geneticamente modificata proveniente d'oltre oceano non
dovrebbe destare particolari preoccupazioni al consumatore. Nonostante la
comunità scientifica sia ancora prudente in materia gli studi condotti finora
confermano la sicurezza di questa classe di alimenti.
Fitoestrogeni
I fitoestrogeni, o estrogeni vegetali, sono sostanze naturali ad attività
similestrogenica. Più precisamente, grazie alla loro particolare struttura
chimica, sono in grado di legarsi ai recettori degli estrogeni ed espletare,
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così, attività biologiche di tipo estrogenico od antiestrogenico. La
diversificazione di questo effetto dipende dalla loro concentrazione, da quella
degli estrogeni prodotti dall'organismo e da alcune caratteristiche individuali
(concentrazione tissutale di recettori ed enzimi coinvolti nel metabolismo di
questi ormoni). In ogni caso, il potere di stimolo sul recettore occupato risulta
da 100 a 1000 volte inferiore rispetto alla loro controparte endogena.
I fitoestrogeni sono comunemente divisi in tre classi principali:
isoflavoni, cumestani e lignani
(una quarta categoria, costituita dai lattoni, ha scarsa valenza terapeutica)
Nel mondo vegetale sono ubiquitari (presenti in almeno 300 varietà di piante,
di cui poche risultano commestibili). Tra le fonti alimentari ricordiamo la soia,
i legumi e, anche se in quantità minore, molti tipi di frutta, verdure e cereali
integrali.
La soia, i suoi derivati (farina, latte di soia, tofu) ed il trifoglio rosso,
rappresentano le principali fonti commerciali di fitoestrogeni.
PRINCIPALI CLASSI DI FITOESTROGENI E LORO CONTENUTO NEI VEGETALI
ISOFLAVONI alimenti
Genisteina
soia e
derivati
Daidzeina
legumi
Gliciteina
trifolgio
Biocanina A
Formononetina
cereali
integrali
CUMESTANI
alimenti
LIGNANI
alimenti
semi di lino
Cumestrolo
fagioli, germogli Enterodiolo
e
di
sesamo
4metossicumestrolo
chiodi garofano Enterolattone soia
germogli di soia
trifoglio rosso
semi di girasole
luppolo
frutta
e verdura
cereali
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FUNZIONI E PROPRIETA' DEI FITOESTROGENI
Considerati i presupposti biologici, i campi di applicazione dei fitoestrogeni
sono molteplici. Queste sostanze, infatti, presentano una duplice proprietà:
antiossidante da un lato ed estrogenica dall'altro (riducono sia i disturbi
dovuti a carenza di estrogeni, sia quelli imputabili ad un loro eccesso).
Il ruolo nutrizionale e terapeutico degli alimenti o dei supplementi dietetici
ricchi in fitoestrogeni è stato indagato, prima di tutto, sulla base di semplici
osservazioni
epidemiologiche
sulle
popolazioni
asiatiche
(la
cui
alimentazione è particolarmente ricca di soia). Dall'esame di questi dati, e dal
loro confronto con i corrispettivi occidentali, è emersa una minore incidenza
dei disturbi associati alla menopausa, un minor rischio cardiovascolare, un
minor tasso di tumori alla mammella, all'endometrio e all'ovaio, nonché una
minore percentuale di fratture osteoporotiche dell'anca.
Da qui, la proposta di utilizzare un'integrazione alimentare di fitoestrogeni
nella:
prevenzione e cura dei sintomi (vampate di calore, secchezza dei genitali,
rughe, fragilità dei capelli) e delle malattie correlate alla menopausa
(alternative naturali alla terapia ormonale sostitutiva);
prevenzione della sindrome premestruale e dell'invecchiamento (grazie
all'azione antiossidante);
terapia della mastodinia (dolore nevralgico alla mammella);
prevenzione delle malattie cardiovascolari (riduzione della pressione
arteriosa e miglioramento dell'assetto lipidico, ↑ colesterolo HDL ↓
colesterolo totale ↓ LDL ↓ trigliceridi);
miglioramento del metabolismo osseo;
potenzialità antineoplastiche.
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L'ultimo punto risulta alquanto delicato; nonostante l'interesse dei ricercatori
sia elevato, mancano ancora certezze sulle possibili attività antitumorali dei
fitoestrogeni.
Anche l'azione favorevole sulle vampate di calore non sembra avere grande
rilevanza clinica. Sembrano invece ormai certi gli effetti positivi sulla
concentrazione plasmatica delle lipoproteine (ma non è ancora chiaro se i
composti attivi implicati nella protezione dal rischio cardiovascolare siano gli
isoflavoni od altre sostanze contenute nella soia).
Il ruolo protettivo dei fitoestrogeni nella comparsa dell'osteoporosi è in attesa
di conferme cliniche, ma gode già di ottimi presupposti epidemiologici e
sperimentali.
MECCANISMO D'AZIONE
Come anticipato, pur non essendo dotati di una struttura steroidea, i
fitoestrogeni presentano numerose analogie strutturali con gli estrogeni
prodotti dall'ovaio e con i farmaci antiestrogenici (tamoxifene). Queste
particolari caratteristiche gli permettono di interagire con i recettori degli
estrogeni.
Grazie alla loro ambivalenza strutturale, i fitoestrogeni possono esercitare sia
effetti estrogenici che anti-estrogenici, in relazione al recettore attivato, al
tessuto considerato ed ai livelli degli estrogeni circolanti. Più in particolare,
quando gli estrogeni endogeni, quindi prodotti dall'organismo, sono elevati, i
fitoestrogeni esercitano azioni antagoniste (ne rallentano l'attività). Al
contrario, quando il livello degli estrogeni endogeni è basso, i fitoestrogeni ne
esaltano l'azione, occupando e stimolando, anche se debolmente, i loro
specifici recettori.
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L'azione antiestrogenica è favorita, oltre che dal blocco recettoriale, anche
dall'inibizione dell'enzima aromatasi (minore conversione degli androgeni in
estrogeni) e dall'aumentata sintesi epatica di SHBG (con conseguente
riduzione della quota di estradiolo libero).
L'azione biologica di questi "ormoni vegetali" è molto importante, dal
momento
che
gli
estrogeni
prodotti
dall'organismo
sono
implicati
nell'insorgenza di vari disturbi e patologie. Più in particolare:
se presenti in eccesso, gli ormoni sessuali ed in particolar modo gli
estrogeni, possono accrescere l'incidenza e favorire il progresso di alcuni tipi
di cancro, come quello al seno, alla prostata, all'utero e alle ovaie.
Le vampate e gli altri disturbi associati al climaterio sono una conseguenza
degli squilibri ormonali (calo degli estrogeni ed alterazioni del rilascio di
gonadotropine ipofisarie).
Gli estrogeni proteggono dalle malattie cardiovascolari e dall'osteoporosi.
Per quanto riguarda l'azione antiossidante, questa è particolarmente elevata
per gli isoflavoni genisteina e dadzeina (contenuti soprattutto in soia e
derivati). Tali sostanze sono in grado di neutralizzare i radicali liberi e
prevenire il danno ossidativo.
FITOESTROGENI E DIETA: assunzione ed assorbimento
La quantità di fitoestrogeni assunta con la dieta varia enormemente da
soggetto a soggetto, in relazione al consumo di determinati alimenti. E'
risaputo, ad esempio, che nelle popolazioni asiatiche il consumo di
fitoestrogeni
è
particolarmente
elevato,
grazie
ad
un'alimentazione
tradizionalmente ricca di soia e derivati. Proprio questa particolare abitudine
alimentare è stata messa in relazione con la minore incidenza di cancro alla
mammella e dei sintomi menopausali registrata nelle donne asiatiche.
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