I legumi Con il termine legumi si intendono i semi commestibili delle piante appartenenti alla famiglia delle leguminose (papilionacee), che possono essere consumati allo stato fresco, secco, surgelati e conservati. Le leguminose più usate in Italia sono: i fagioli, i piselli, le fave, le lenticchie, i ceci, scarso il consumo di lupini ed eccezionale quello di cicerchie. I legumi freschi sono semi immaturi, ad elevato contenuto d'acqua, le cui caratteristiche nutrizionali li fanno rientrare nel gruppo delle verdure e degli ortaggi. I legumi secchi sono un'ottima fonte di di proteine, ne contengono infatti più del doppio dei cereali e più delle stesse carni, ma di qualità inferiore. L'associazione legumi-cereali migliora la qualità proteica, questo è il motivo per cui l'uomo in tutto il mondo ha imparato a preparare piatti come: pasta e fagioli, riso e piselli ecc. Alla famiglia delle leguminose appartengono anche le arachidi e la soia, dai cui semi vengono estratti gli oli di arachide e di soia, per cui vengono indicate come oleaginose. Attualmente i consumi di legumi secchi sono estremamente bassi, 4,5 kg/abitante/anno. Le motivazioni di questi bassi consumi sono da ricercarsi nei lunghi tempi di ammollo e di cottura, ma probabilmente anche nel fatto che qualcuno li ha definiti la carne dei poveri. I bassi consumi di legumi secchi rappresentano un fatto negativo dal punto di 1 vista nutrizionale, ma anche dal punto di vista della salute, in quanto questi alimenti sono in grado di abbassare la colesterolemia, grazie al buon contenuto in lecitina. Caratteristiche nutrizionali dei legumi LEGUMI energia proteine lipidi glucidi SECCHI* Kcal/100 g/100 g/100 g/100 Ceci 316 21 6.3 47 B1 e PP Fe, Ca Fagioli 293 22 1÷2 47÷51 B1 e PP Fe, Ca Fave 310 21 3 53 B1 e PP Fe, Ca Lenticchie 291 23 1 51 B1 e PP Fe, Ca Piselli 286 22 2 48.2 Soia 407 37 19 23 B1 e PP Fe, Ca Arachidi 600 29 49 9 B1 e PP Fe, Ca vitamine minerali B1, B9 e PP Fe, Ca * il contenuto in proteine, grassi e carboidrati dei legumi secchi è circa doppio rispetto a quelli freschi (minore % di acqua) che sono però più ricchi di vitamine e sali minerali il peso dei legumi secchi aumenta di circa 3 volte con la cottura L'elevato contenuto glucidico conferisce ai legumi un buon potere energetico. Ad eccezione della soia (ricca dei preziosi polinsaturi) i legumi sono poveri di grassi e particolarmente indicati nelle diete ipolipidiche. L'elevato contenuto in fibre li rende alimenti sazianti e contribuisce a prevenire condizioni ai limiti con la patologia quali dislipidemie lievi, diverticolosi del colon, stitichezza, sovrappeso o altre situazioni patologiche, come la malattia coronarica, l'aterosclerosi, il diabete, l'obesità e le altre 2 malattie dismetaboliche, i tumori maligni del grosso intestino e la calcolosi della cistifellea. I legumi sono tra gli alimenti vegetali più ricchi di calcio. I legumi sono alimenti plastici con un contenuto proteico paragonabile a quello della carne (anche se il valore biologico è complessivamente inferiore) Il contenuto in vitamina B1, Ferro e Potassio è sicuramente apprezzabile; tuttavia una certa quantità di minerali viene neutralizzata dall'abbondante presenza di fitati, sostanze "antinutrizionali" che ne riducono l'assorbimento I legumi sono alimenti economici e "solidali" dato che possono essere utilizzati al posto della carne risparmiando risorse naturali ed economiche. Per produrre un chilo di carne bovina occorrono infatti ben 16 chili di grano e soia; l'energia consumata per produrla è dieci volte superiore a quella necessaria per produrre proteine vegetali. Legumi e proteine Le carni ed i latticini contengono proteine di elevata qualità poiché forniscono tutti gli aminoacidi essenziali nelle giuste proporzioni. I protidi di origine vegetale sono invece tendenzialmente carenti di uno o più di questi amminoacidi. Tale deficit può tuttavia essere colmato attraverso la semplice associazione di più vegetali (ad esempio abbinando la pasta con i fagioli, piatto tipico della dieta mediterranea). Sebbene l'organismo sia privo di riserve proteiche, esiste comunque una piccola percentuale di aminoacidi liberi che può essere utilizzata per colmare eventuali carenze dietetiche. Perciò, anche se è una regola importantissima, quella di abbinare i legumi con altri alimenti vegetali non dev'essere vista come una imposizione assoluta. L'importante è seguire una dieta varia evitando di assumere una sola fonte proteica per lunghi periodi di tempo. 3 Carne dei poveri o proteine nobili? Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, grazie all'aumentato tenore di vita della popolazione, i legumi si guadagnarono l'appellativo di "carne dei poveri". Tale termine screditava ingiustamente le loro preziose qualità nutritive e rifletteva la tendenza a consumare sempre più carni, latticini e derivati che venivano considerati "prodotti del benessere". In epoca più recente, dopo averne riscoperto le numerose proprietà ed aver constato i pericoli di un eccessivo consumo di carne e latticini, i legumi sono stati decisamente rivalutati. Per incentivare il loro consumo qualcuno li descrive come alimenti ricchi di proteine nobili, paragonandoli di fatto alla carne. In realtà questo termine viene usato impropriamente in quanto solo gli alimenti di origine animale hanno un profilo aminoacidico degno di tale aggettivo. Se per certi aspetti il valore nutritivo dei legumi è inferiore a quello della carne, per altri è decisamente superiore (anche dal punto di vista della sicurezza e della presenza di sostanze estranee). Legumi e carne devono quindi convivere in una dieta equilibrata, secondo le regole che vedremo nel proseguo dell'articolo. Meglio soli che mal accompagnati Come abbiamo visto uno degli abbinamenti più antichi e più riusciti dal punto di vista nutrizionale è quello di associare cereali e legumi. Per favorire i processi digestivi qualcuno consiglia di utilizzare la seguente proporzione: due parti di cereali e una parte di legumi. La maggior parte dei nutrizionisti non vede invece di buon occhio l'abbinamento di legumi e proteine animali (carne, pesce, latticini o uova). Tali associazioni vengono considerate sfavorevoli poiché la loro composizione in aminoacidi (profilo amioacidico) è piuttosto diversa e come tale potrebbe creare problemi digestivi. 4 Suggerimenti per cuocere i legumi I gonfiori intestinali che molte persone lamentano dopo aver mangiato legumi sono causati da zuccheri indigeribili (raffinosio, stachiosio e verbascosio) che giungono inalterati fino all'intestino crasso dove vengono fermentati dalla flora batterica locale. Il meteorismo e gli altri disturbi digestivi sono la conseguenza di tale fermentazione. Per accelerare la cottura e rendere più digeribili questi alimenti è bene: mettere a mollo i legumi secchi eliminando quelli che vengono a galla e vi rimangono cambiare frequentemente l'acqua di ammollo e buttare la prima acqua di ebollizione (favorisce l'eliminazione di purine, sostanze tossiche ed antinutrienti) aggiungere sale o sostanze acide (come limone o aceto) soltanto quando la cottura è ormai ultimata l'aggiunta di bicarbonato (in genere non superiore ad un grammo per litro di acqua) accelera la cottura ed evita la formazione di composti insolubili tra le proteine ed i sali di calcio presenti soprattutto nelle acque "dure"; il bicarbonato è tuttavia dannoso in quanto impoverisce l'alimento di vitamina B1 (tiamina) per prevenire problemi digestivi: aggiungere all'acqua di cottura una cipolla, una carota e un gambo di sedano pressando i legumi a cottura ultimata si ottiene una purea che riduce meteorismo e fermentazione intestinale migliorando digeribilità ed assorbimento dei nutrienti I nutrizionisti consigliano di consumare almeno tre porzioni di legumi alla settimana 5 Soia Nome Nome volgare: scientifico: Soia Glycine max Famiglia: Fabaceae o leguminose La soia è una pianta erbacea annua che può raggiungere 80100 cm di altezza. Ha un portamento eretto, più o meno cespuglioso, è ricoperta di peli ispidi, da cui il nome originale di soia ispida. Ha foglie composte trifogliate, fiori piccoli, papilionati, di colore dal bianco al rosso al viola a seconda della varietà; il frutto è un baccello di colore violetto contenente da 1 a 5 semi di colore giallognolo chiaro o scuro a seconda delle varietà. La parte impiegata sono i semi, i quali contengono un'elevata quantità di proteine, lipidi polinsaturi e glucosidi che comprendono isoflavoni e saponine. Pianta originaria dell'estremo oriente (Manciuria), coltivata da 5000 anni in Cina, la soia arriva in Occidente tra l'800 ed il 900. Diventa il prodotto di punta nell'agricoltura statunitense durante la seconda guerra mondiale. Coltivata su vasta scala in Cina, Giappone ed Indocina oggi anche nel sud America e negli Stati Uniti dove le varietà più produttive sono state manipolate geneticamente in modo da ottenere un prodotto qualitativamente e quantitativamente eccellente (OGM). La cultura della soia si è diffusa anche in alcuni Paesi europei come l'Italia, dove per legge non esistono coltivazioni di soia geneticamente modificata. 6 VALORI NUTRIZIONALI: La soia è una leguminosa come i fagioli, i ceci o le lenticchie, e come tutti i legumi è ricca di vitamine del gruppo B, di ferro e di potassio. A differenza degli altri legumi la soia è però più digeribile e ricca di proteine e di lipidi (monoinsaturi, polinsaturi e fosfolipidi come la lecitina). Le proteine della soia hanno un discreto profilo aminoacidico con un valore biologico inferiore a 75, ed un rapporto di efficienza proteica di 2,1. L'interesse per le proprietà benefiche della soia ebbe inizio quando alcuni studi epidemiologici condotti su popolazioni asiatiche misero in luce una minore incidenza di alcune forme tumorali come il cancro alla mammella (vedi: Dieta e cancro), al colon e alla prostata. Si osservò inoltre che le donne orientali avevano una menopausa più serena rispetto alle donne occidentali ed il rischio di osteoporosi e malattie cardiovascolari era ridotto. Si ipotizzò quindi l'esistenza di una relazione tra consumo di soia e ridotta incidenza di questi disturbi e patologie. Per confermare tale ipotesi furono condotti numerosi studi che ancora oggi vengono effettuati con insistenza per scoprire nuove proprietà e valutarne gli effetti positivi sulla salute. I presunti effetti benefici della soia sono legati alla presenza di fitoestrogeni (sostanze naturali contenute nelle piante con azione estrogeno-similie) ed isoflavoni (sostanze molto efficaci nel contrastare i disturbi della menopausa). Per essere assorbiti gli isoflavoni devono essere convertiti in agliconi (daidzeina e genisteina) ad opera della flora batterica intestinale. Una volta assorbite queste sostanze vengono rielaborate dal fegato che le metabolizza producendo derivati con attività estrogena. In fitoterapia si sfruttano tali caratteristiche per attenuare la sindrome climaterica (insieme di disturbi fisici associati a menopausa come vampate di 7 calore, insonnia, palpitazione, osteoporosi e secchezza vaginale). Queste sostanze si sono dimostrate efficaci anche nel placare i disturbi della sfera emotiva riducendo ansia, irritabilità, depressione ed instabilità umorale. La soia protegge inoltre l'organismo femminile dalle malattie cardiovascolari abbassando la pressione arteriosa ed il colesterolo, migliorando l'elasticità delle arterie e combattendo i radicali liberi. Purtroppo tutti questi effetti benefici sono ancora in attesa di conferma, e molti ricercatori mettono in guardia da eccessivi entusiasmi verso la soia; a dosi elevate, infatti, i prodotti alimentari e gli integratori derivati potrebbero non solo rivelarsi inefficaci, ma addirittura pericolosi per la salute. Della soia si può parlare gran bene o gran male, dipende sempre dalla letteratura presa in esame, composta da molti studi favorevoli ma anche da molti altri nettamente contrari al suo consumo a fini curativi/preventivi. In campo nutrizionale dai semi della soia, molto ricchi di proteine e grassi insaturi, si ottengono numerosissimi prodotti come: latte, tofu, miso, olio, farina e fiocchi, lecitina di soia, pane di soia, carne di soia, tamari e shoyu. La lecitina di soia è una sostanza naturale che fu isolata per la prima volta dal rosso d'uovo nel 1850 da Maurice Gobley. La lecitina ha una composizione chimica molto complessa e le sue proprietà emulsionanti le permettono di formare una sospensione di colesterolo nel sangue diminuendo significativamente il rischio di aterosclerosi, infarto ed ictus cerebrale. La lecitina viene inoltre impiegata in campo alimentare come emulsionante ed esaltatore di aromi (gelati, biscotti, dolciumi ecc.) e in campo industriale come ingrediente per la produzione di vernici e di gasolio ecologico. Le proteine di soia vengono aggiunte anche in alcuni salumi per aumentare il contenuto proteico, le qualità organolettiche e per prolungare i tempi di conservazione. Nei prodotti da forno l'aggiunta di farina di soia migliora i valori nutrizionali aumentando il contenuto in fibre e proteine. 8 Utilizzazioni particolari della lecitina di soia si hanno nell'industria dei prodotti petroliferi ed in quella farmaceutica, per la produzione di specialità per la cura di malattie del fegato, del cuore, del sistema nervoso, del metabolismo, dei lipidi ed in molti altri casi. Le lecitine sono infatti una fonte di fosforo organico e di colina. In ambito cosmetico si utilizzano diverse sostanze contenute nella soia. Gli acidi grassi polinsaturi, oltre ad essere particolarmente efficaci nell'abbassare il colesterolo, migliorano infatti il trofismo e l'elasticità della cute. L'olio di soia viene impiegato per produrre saponi e prodotti cosmetici in associazione a quello di avocado. Le proteine della soia, oltre ad essere vendute come integratore proteico, rientrano nella composizione di molti preparati per cute e capelli. Gli isoflavoni hanno dimostrato un'azione protettiva sulla cartilagine articolare e sulla cute, stimolando i fibroblasti a produrre collagene e acido ialuronico. Grazie a queste sostanze è dunque possibile contrastare l'invecchiamento della pelle e delle articolazioni. In campo alimentare le proteine della soia sono un ottimo sostituto della carne, poiché prive di colesterolo e con un discreto valore biologico (come tutti gli altri legumi, anche le proteine della soia sono carenti di aminoacidi solforati ed in particolare di metionina). Il contenuto proteico della soia secca, seppure inferiore dal punto di vista qualitativo, è superiore dal punto di vista quantitativo. Persino il sapore di alcuni prodotti come le polpette di soia è del tutto simile a quello della carne. L'unica limitazione riguarda il loro contenuto in fitati, sostanze che inibiscono l'assorbimento di alcuni minerali come lo zinco. Vi è poi un discorso legato alla digeribilità di queste proteine, dato che 9 in alcuni soggetti predisposti la farina di soia potrebbe causare un'eccessiva produzione di gas intestinali. Per tutti questi motivi le proteine della soia non possono sostituire completamente quelle della carne e del pesce (massimo 20% del fabbisogno proteico). L'apporto di metionina può invece essere riequilibrato semplicemente consumando dei cereali come il riso insieme alla soia (non a caso si tratta di un abbinamento tipico dei Paesi orientali). Inoltre sostituendo le proteine della carne con quelle della soia si dà una mano anche alla sostenibilità ambientale, dato che per ottenere cento grammi di proteine derivanti dalla carne bovina si devono utilizzare più di 5 volte le risorse ambientali necessarie per produrre 100 grammi di proteine della soia. Grazie al buon contenuto di vitamina E e di acidi grassi mono e polinsaturi l'olio di soia è utile per prevenire le malattie cardiovascolari, soprattutto se utilizzato in sostituzione di burro, margarina ed oli tropicali (bastano 20 grammi di olio di soia non raffinato per soddisfare il fabbisogno giornaliero di grassi essenziali). Il punto di fumo piuttosto basso lo rende invece inadatto per la frittura. Il latte di soia si ottiene attraverso le seguenti fasi: pulizia, sbucciatura, frantumazione e spremitura dei semi preventivamente messi a bagno; ebollizione dell'estratto liquido, centrifugazione ed addizione di nutrienti per equilibrare il valore nutritivo (zuccheri, grassi, vitamine e sali minerali) segue l'omogeneizzazione finale. Tra i maggiori pregi del latte di soia troviamo l'elevata digeribilità (evita gli effetti fastidiosi dell'intolleranza al lattosio e alla caseina), il contenuto nullo di colesterolo e la contemporanea presenza di lecitina ed acidi grassi polinsaturi. E' inoltre più ricco di proteine ma privo di vitamina D e calcio che spesso, come abbiamo visto, vengono aggiunte artificialmente per bilanciarlo dal punto di vista nutrizionale. Il contenuto in ferro è superiore, anche se è presente in una forma meno assorbibile. 10 L'utilizzo del latte di soia è in continuo aumento, sia per i sempre più frequenti casi di intolleranza al lattosio, sia per il suo effetto protettivo sul sistema cardiovascolare. L'indice glicemico piuttosto basso (è paragonabile a quello del latte tradizionale, circa 30) abbinato al contenuto ridotto di acidi grassi saturi rende inoltre il latte di soia particolarmente indicato per i diabetici. Se si fa rapprendere il latte di soia si ottiene il tofu, un po' come il formaggio ottenuto facendo coagulare la caseina del latte vaccino. Il tofu ha un sapore molto delicato, quasi insipido, che migliora con la cottura. I germogli di soia (di sapore vagamente simile al burro) si ricavano dalla pianta appena nata e dal punto di vista nutrizionale hanno caratteristiche nutrizionali comuni sia ai legumi che alle verdure. Hanno un basso contenuto calorico e sono più digeribili dei semi di soia in quanto la germinazione trasforma parzialmente l'amido e i grassi contenuti nel chicco. Hanno un discreto contenuto in proteine, vitamina C, vitamine del gruppo B, ferro, calcio, zinco. Sono inoltre ricchi di acido folico, una vitamina molto importante per le gestanti e per contrastare gli effetti negativi dell'omocisteina. La soia geneticamente modificata proveniente d'oltre oceano non dovrebbe destare particolari preoccupazioni al consumatore. Nonostante la comunità scientifica sia ancora prudente in materia gli studi condotti finora confermano la sicurezza di questa classe di alimenti. Fitoestrogeni I fitoestrogeni, o estrogeni vegetali, sono sostanze naturali ad attività similestrogenica. Più precisamente, grazie alla loro particolare struttura chimica, sono in grado di legarsi ai recettori degli estrogeni ed espletare, 11 così, attività biologiche di tipo estrogenico od antiestrogenico. La diversificazione di questo effetto dipende dalla loro concentrazione, da quella degli estrogeni prodotti dall'organismo e da alcune caratteristiche individuali (concentrazione tissutale di recettori ed enzimi coinvolti nel metabolismo di questi ormoni). In ogni caso, il potere di stimolo sul recettore occupato risulta da 100 a 1000 volte inferiore rispetto alla loro controparte endogena. I fitoestrogeni sono comunemente divisi in tre classi principali: isoflavoni, cumestani e lignani (una quarta categoria, costituita dai lattoni, ha scarsa valenza terapeutica) Nel mondo vegetale sono ubiquitari (presenti in almeno 300 varietà di piante, di cui poche risultano commestibili). Tra le fonti alimentari ricordiamo la soia, i legumi e, anche se in quantità minore, molti tipi di frutta, verdure e cereali integrali. La soia, i suoi derivati (farina, latte di soia, tofu) ed il trifoglio rosso, rappresentano le principali fonti commerciali di fitoestrogeni. PRINCIPALI CLASSI DI FITOESTROGENI E LORO CONTENUTO NEI VEGETALI ISOFLAVONI alimenti Genisteina soia e derivati Daidzeina legumi Gliciteina trifolgio Biocanina A Formononetina cereali integrali CUMESTANI alimenti LIGNANI alimenti semi di lino Cumestrolo fagioli, germogli Enterodiolo e di sesamo 4metossicumestrolo chiodi garofano Enterolattone soia germogli di soia trifoglio rosso semi di girasole luppolo frutta e verdura cereali 12 FUNZIONI E PROPRIETA' DEI FITOESTROGENI Considerati i presupposti biologici, i campi di applicazione dei fitoestrogeni sono molteplici. Queste sostanze, infatti, presentano una duplice proprietà: antiossidante da un lato ed estrogenica dall'altro (riducono sia i disturbi dovuti a carenza di estrogeni, sia quelli imputabili ad un loro eccesso). Il ruolo nutrizionale e terapeutico degli alimenti o dei supplementi dietetici ricchi in fitoestrogeni è stato indagato, prima di tutto, sulla base di semplici osservazioni epidemiologiche sulle popolazioni asiatiche (la cui alimentazione è particolarmente ricca di soia). Dall'esame di questi dati, e dal loro confronto con i corrispettivi occidentali, è emersa una minore incidenza dei disturbi associati alla menopausa, un minor rischio cardiovascolare, un minor tasso di tumori alla mammella, all'endometrio e all'ovaio, nonché una minore percentuale di fratture osteoporotiche dell'anca. Da qui, la proposta di utilizzare un'integrazione alimentare di fitoestrogeni nella: prevenzione e cura dei sintomi (vampate di calore, secchezza dei genitali, rughe, fragilità dei capelli) e delle malattie correlate alla menopausa (alternative naturali alla terapia ormonale sostitutiva); prevenzione della sindrome premestruale e dell'invecchiamento (grazie all'azione antiossidante); terapia della mastodinia (dolore nevralgico alla mammella); prevenzione delle malattie cardiovascolari (riduzione della pressione arteriosa e miglioramento dell'assetto lipidico, ↑ colesterolo HDL ↓ colesterolo totale ↓ LDL ↓ trigliceridi); miglioramento del metabolismo osseo; potenzialità antineoplastiche. 13 L'ultimo punto risulta alquanto delicato; nonostante l'interesse dei ricercatori sia elevato, mancano ancora certezze sulle possibili attività antitumorali dei fitoestrogeni. Anche l'azione favorevole sulle vampate di calore non sembra avere grande rilevanza clinica. Sembrano invece ormai certi gli effetti positivi sulla concentrazione plasmatica delle lipoproteine (ma non è ancora chiaro se i composti attivi implicati nella protezione dal rischio cardiovascolare siano gli isoflavoni od altre sostanze contenute nella soia). Il ruolo protettivo dei fitoestrogeni nella comparsa dell'osteoporosi è in attesa di conferme cliniche, ma gode già di ottimi presupposti epidemiologici e sperimentali. MECCANISMO D'AZIONE Come anticipato, pur non essendo dotati di una struttura steroidea, i fitoestrogeni presentano numerose analogie strutturali con gli estrogeni prodotti dall'ovaio e con i farmaci antiestrogenici (tamoxifene). Queste particolari caratteristiche gli permettono di interagire con i recettori degli estrogeni. Grazie alla loro ambivalenza strutturale, i fitoestrogeni possono esercitare sia effetti estrogenici che anti-estrogenici, in relazione al recettore attivato, al tessuto considerato ed ai livelli degli estrogeni circolanti. Più in particolare, quando gli estrogeni endogeni, quindi prodotti dall'organismo, sono elevati, i fitoestrogeni esercitano azioni antagoniste (ne rallentano l'attività). Al contrario, quando il livello degli estrogeni endogeni è basso, i fitoestrogeni ne esaltano l'azione, occupando e stimolando, anche se debolmente, i loro specifici recettori. 14 L'azione antiestrogenica è favorita, oltre che dal blocco recettoriale, anche dall'inibizione dell'enzima aromatasi (minore conversione degli androgeni in estrogeni) e dall'aumentata sintesi epatica di SHBG (con conseguente riduzione della quota di estradiolo libero). L'azione biologica di questi "ormoni vegetali" è molto importante, dal momento che gli estrogeni prodotti dall'organismo sono implicati nell'insorgenza di vari disturbi e patologie. Più in particolare: se presenti in eccesso, gli ormoni sessuali ed in particolar modo gli estrogeni, possono accrescere l'incidenza e favorire il progresso di alcuni tipi di cancro, come quello al seno, alla prostata, all'utero e alle ovaie. Le vampate e gli altri disturbi associati al climaterio sono una conseguenza degli squilibri ormonali (calo degli estrogeni ed alterazioni del rilascio di gonadotropine ipofisarie). Gli estrogeni proteggono dalle malattie cardiovascolari e dall'osteoporosi. Per quanto riguarda l'azione antiossidante, questa è particolarmente elevata per gli isoflavoni genisteina e dadzeina (contenuti soprattutto in soia e derivati). Tali sostanze sono in grado di neutralizzare i radicali liberi e prevenire il danno ossidativo. FITOESTROGENI E DIETA: assunzione ed assorbimento La quantità di fitoestrogeni assunta con la dieta varia enormemente da soggetto a soggetto, in relazione al consumo di determinati alimenti. E' risaputo, ad esempio, che nelle popolazioni asiatiche il consumo di fitoestrogeni è particolarmente elevato, grazie ad un'alimentazione tradizionalmente ricca di soia e derivati. Proprio questa particolare abitudine alimentare è stata messa in relazione con la minore incidenza di cancro alla mammella e dei sintomi menopausali registrata nelle donne asiatiche. 15