leggi, scrivi e condividi le tue 10 righe dai libri http://www.10righedailibri.it © 2010 Christopher Knowles Tutti i diritti riservati La riproduzione di parti di questo testo con qualsiasi mezzo e in qualsiasi forma senza autorizzazione scritta è severamente vietata, fatta eccezione per brevi citazioni in articoli o saggi Originariamente pubblicato da PlanningShop, Palo Alto, CA, USA Tutti i diritti riservati Prima edizione: settembre 2011 © 2011 Arcana Edizioni Srl Via Isonzo 34, Roma Tutti i diritti riservati Titolo originale: The Secret History of Rock’n’Roll Traduzione dall’inglese di Alessandro Besselva Averame Copertina: Laura Oliva ISBN: 978-88-6231-186-1 www.arcanaedizioni.com Christopher Knowles Storia segreta del rock Le misteriose origini della musica moderna Traduzione di Alessandro Besselva Averame Questo libro è dedicato a tutti quelli a cui il rock’n’roll ha salvato la vita Indice Introduzione 13 Parte I Una breve preistoria del rock’n’roll 17 Parte II I moderni Misteri del rock’n’roll 91 Vox populi: i nuovi Apollo 95 Elvis Presley Beache Boys Bob Dylan Elton John Eagles Bruce Springsteen Journey Blondie Police U2 Green Day Animali da party: i nuovi dionisiaci 117 Rolling Stones Grateful Dead Doors Led Zeppelin Van Halen Beastie Boys Red Hot Chili Peppers Guns N’Roses Madri della terra: le nuove Eleusine Tina Turner Janis Joplin Linda Ronstadt Heart Chrissie Hynde Pat Benatar Courtney Love Sleater Kinney 137 Gender bender: i nuovi Galloi 147 Little Richard David Bowie New York Dolls Queen Joan Jett Prince Jane’s Addiction Donne stregonesce: i moderni Misteri di Iside 163 Grace Slick Stivie Nicks Patti Smith Kate Bush Siouxie and the Banshees Cocteau Twins Danno artistico: il rock ermetico 173 Pink Floyd Jimi Hendrix King Crimson Brian Eno Talking Heads Peter Gabriel Sonic Youth Radiohead Milizie metalliche: i nuovi Coribanti 185 Kinks Who Cream AC/DC Judas Priest Iron Maiden Motörhead Metallica Andando sottoterra: il rock mitraico 197 MC5 Stooges Ramones Sex Pistols Clash Black Flag Bad Brains Minor Threat Principi dell’oscurità: i nuovi plutoniani 209 Velvet Undergronud Black Sabbath Alice Cooper Kiss Public Image Ltd. Killing Joke Throbbing Gristle Ministry Nine Inch Nails Marilyn Manson Il dolore sono io: i moderni Misteri di Orfeo 231 Neil Young James Taylor Nick Drake Ian Curtis Cure Smiths Rites of Spring Nirvana Coda Una futura storia del rock’n’roll Note Ringraziamenti 243 245 247 253 Storia segreta del rock Introduzione Il ballo e la musica piacciono agli dèi più di riti e preghiere IL NATYA SHASTRA Sono cresciuto circondato dalla musica, mia madre era una musicista professionista e ho passato una buona fetta della mia infanzia in nightclub, sale prove, teatri e vari luoghi di culto. Ma quello era solo un rumore di fondo, il rock’n’roll era l’unica musica di cui mi importasse davvero. Trascorrevo ore seduto a casa di mia nonna, ascoltando su un vecchio cambiadischi automatico i 45 giri dei Beatles, degli Stones e di Elvis che appartenevano alle mie zie e ai miei zii. Dormivo con la radio accesa, stampigliando le buone vecchie Top 40 dei primi anni Settanta nel mio inconscio. Più tardi, dischi come MASTER OF REALITY, HOUSES OF THE HOLY e SHEER HEART ATTACK mi avrebbero fatto conoscere i ricchi mondi fantastici dell’hard rock e del metal. 13 A un certo punto, intorno al 1978, il punk rock divenne un altro fattore fondamentale dell’equazione, nel momento in cui una stazione Fm locale si reinventò, per un breve periodo, come “Radio New Wave”. Spesi i soldi del mio tredicesimo compleanno comprando NEVER MIND THE BOLLOCKS, GIVE ’EM ENOUGH ROPE e ROCKET TO RUSSIA. Ma ogni cosa entrava a far parte del mio apprendistato. Dopo il battesimo dei megawatt, avvenuto nel 1980 grazie ai Clash, fui iniziato ai Misteri della nascente scena hardcore, grazie alle prime formazioni di leggende del punk di Boston come Gang Green e Jerry’s Kids, che frequentavo a scuola. L’hardcore ispirò una vasta ma invisibile rete di band, club, fanzine ed etichette discografiche. I volantini che annunciavano i concerti hardcore erano del tutto incomprensibili per gli estranei, carichi com’erano di gruppi dai nomi violenti (Minor Threat, SS Decontrol, Negative Approach, ecc.) e arcani simboli geometrici. Gli accessori punk più comuni – chiodi, giacche di pelle, capelli alla mohicana e quant’altro – venivano lasciati ai poseur. Al loro posto c’era una rigorosa uniforme che prevedeva teste rasate, magliette senza maniche (con i loghi delle band disegnati a mano), jeans sbiancati con la candeggina, e scarpe di tela o stivali militari poco costosi. Alcuni appartenenti alla élite hardcore abbracciavano uno stile di vita a base di astinenza e castità noto come straight edge. I ragazzi straight edge si riconoscevano tra loro per via delle x nere disegnate sul dorso delle mani. A prescindere da ciò che sarebbe accaduto in seguito, gli inizi della scena furono magici. (Il migliore album di un gruppo hardcore era in genere il primo). Il genere di concerto hardcore che preferivo era quello che si teneva, letteralmente, nello scantinato di qualcuno, a cui partecipavano i gruppi che suonavano e un gruppetto di amici. Le leggi non erano ancora state scritte e si parlava di un estremamente piccolo “noi” contro un oceano di “loro”. C’era, in effetti, un reale senso di fratellanza. E tuttavia non mi sono reso conto della misura in cui tutto questo fosse già stato fatto in precedenza fino a quando non ho iniziato a studiare gli antichi culti misterici, in particolare i culti legati a Mitra, così popolari presso le legioni romane. Persino la x dello straight edge aveva un precedente mitraico nella “croce di luce” a forma di x. Avevo letto articoli di ogni tipo che paragonavano Woodstock e tutto il resto ai Baccanali dell’antichità, ma ben presto avrei appreso che un gran 14 numero di antichi culti misterici assomigliava in modo impressionante a sottoculture moderne e profane. Quello che trovavo particolarmente scioccante era quanto fosse inconscio questo processo, visti gli inquietanti parallelismi tra antichità e modernità. Ho scritto questo libro per spiegare il perché. Scrivo anche con la speranza che la gente possa riscoprire una cultura e una forma d’arte che troppo spesso viene data per scontata. Il vecchio marchio d’infamia applicato al rock’n’roll non è mai davvero scomparso. Nei gli anni Ottanta e nei primi anni Novanta c’erano dei mediocri critici culturali alla costante ricerca di qualcosa con cui rimpiazzarlo, il che potrebbe avere a che fare con un odio instillato dai loro genitori e insegnanti. Dopo la morte del grunge artisti hip hop, dive della dance e patinati musicisti country sono diventati i beniamini dell’industria musicale, costringendo i nuovi gruppi rock a lottare per ottenere un po’ di attenzione. La pirateria e iTunes hanno portato il formato dell’album a perdere la posizione di leadership. E tuttavia, in un modo o nell’altro, il rock’n’roll è sopravvissuto. Spero di riuscire a convincervi del fatto che continua a sopravvivere, per ragioni che sono molto forti, irrefutabili e fortemente radicate. Sopravvive perché, in una forma o nell’altra, è sempre stato con noi, e sempre lo sarà. 15 PARTE I UNA BREVE PREISTORIA DEL ROCK’N’ROLL PRELUDIO Il rock’n’roll è saltato fuori come una specie di mutante del dopoguerra, emergendo nella sua forma compiuta con la pubblicazione di Rocket 88 o Rock Around The Clock? Avevano ragione i genitori degli anni Cinquanta e Sessanta quando dicevano che si trattava di una specie di intruso degenerato atto a distruggere l’inviolabilità dell’utopia suburbana americana? Oppure il rock’n’roll è qualcosa di molto più antico, intenso e profondo di quei suoni sonnacchiosi, appartenuti ai crooner del Rat Pack1, di cui prese il posto? È possibile tracciare una linea a ritroso nel tempo partendo da un qualsiasi punto: prendete il vostro pezzo o album rock’n’roll preferito e risalite alle sue radici attraversando le varie tipologie di musica da ballo afroamericana o di folk rurale. Vi imbatterete in una parte consistente di quei mattoni che vanno a formare il suono del rock’n’roll. Ma non troverete alcun vero precedente per quanto riguarda l’esplosione psichedelica giovanile dell’era rock. Non troverete la fantasia, le ambizioni rivoluzionarie o le emozioni esasperate dell’Era dell’Acquario nei 19 juke joint2 e nelle bettole di inizio Novecento. Non ci troverete l’intensità esplicitamente “religiosa” che si impossessava di decine di migliaia di ragazzine che sovrastavano con le loro grida i Beatles, i quali facevano fatica a sentirsi a vicenda nell’isteria dello Shea Stadium. No, per poter capire il rock’n’roll dovete risalire – andando fino in fondo – alle origini della civiltà umana. Le droghe, i tamburi, il rumore, i costumi stravaganti, gli spettacoli pirotecnici, le controversie e gli scandali che hanno caratterizzato il rock’n’roll del Ventesimo secolo sono lì ad attendervi, in templi affollati dai vostri antenati arrapati e sballati, convinti che se fossero usciti dalle loro menti, allontanandosi dall’ego, avrebbero potuto davvero incontrare quegli spiriti di cui i loro vicini non potevano che limitarsi a parlare. Nelle pagine che seguiranno apprenderemo i loro segreti e scopriremo una cultura antica e sorprendentemente simile alla nostra. Apprenderemo il modo in cui gli antichi culti si organizzavano intorno ad archetipi specifici, e come quegli stessi temi archetipici sarebbero poi riemersi, perlopiù intatti, nell’era del rock, tra le varie sottoculture e i vari generi sviluppatisi a partire da una forma musicale derivata proprio dalla musica martellante di quegli antichi culti. Il rock’n’roll non è semplicemente un’altra forma di musica, è una parte indelebile dell’esperienza umana. Potrebbe essere addirittura la più antica forma di espressione culturale della storia dell’uomo. Non è spuntato dal nulla negli anni Cinquanta come una specie di mutante dell’Era Atomica, si è semplicemente scrollato di dosso la polvere di secoli di repressione, si è incarnato in un’altra forma e ha proseguito dal punto in cui si era interrotto. INIZIAZIONE Pressoché chiunque sia stato adolescente tra il 1964 e il 1992 ha avuto un concerto che gli ha “cambiato la vita”. Dal momento in cui i Beatles sono atterrati all’aeroporto JFK a quello in cui i Nirvana hanno raggiunto la cima delle classifiche con NEVERMIND, il rock’n’roll ha rappresentato il centro di gravità della cultura giovanile. Al punto che persone di spicco lo descrivevano, un tempo, come una nuova religione. Alcuni critici sociali tiravano in ballo termini quali “dionisiaco” o 20 “Baccanali”, parole che la maggior parte dei fan del rock non era probabilmente in grado di comprendere. Sono due, in realtà, i concerti che mi hanno cambiato la vita. Il primo è stato quello dei Clash in occasione del tour di LONDON CALLING, nel 1980. Essendo un punk rocker di tredici anni, ero rimasto estremamente confuso dall’ascolto dell’album, che si era portato via la mia amata guerra lampo di marca Clash, sostituendola con delle radiofoniche melodie pop-rock. Ma nulla di tutto ciò si manifestò al Boston Orpheum quella sera, e quelle stesse canzoni sembravano in quella occasione lo Sbarco in Normandia. Non avreste trovato alcuna differenza. Successivamente, Joe Strummer avrebbe spiegato che il più delle volte era come se gli accadesse qualcosa sul palco, qualcosa che lo spingeva a smarrire ogni coscienza di sé trascinandolo in un furore sudato e urlante. Uno stato “sciamanico”, direbbero gli antropologi. L’altro concerto che mi cambiò la vita fu una specie di prosecuzione del primo: gli U2 all’Orpheum, nel novembre del 1981. Non avevo preso nulla prima, ma l’eccitazione e il rumore accesero la mia adrenalina e le mie endorfine facendomi andare fuori di testa. La cosa divertente è che a entrambi i concerti riuscivo a malapena a percepire il fatto di trovarmi in un luogo in compagnia di altre migliaia di persone che stavano avendo un’esperienza analoga alla mia. Mi trovavo da qualche altra parte, “dentro” la musica. In seguito mi sarei reso conto di quanto il nome del posto, “Orpheum”, fosse appropriato per un’esperienza del genere. Ma c’era qualcos’altro in gioco: i Clash e gli U2 non erano delle semplici band allora, erano degli eroi, degli “dèi” addirittura. Quei concerti erano eventi epocali nel calendario della mia gioventù, e quelle band erano al di fuori della parata dei gruppi rock più comuni, poiché promettevano di “cambiare il mondo” attraverso la loro musica. Qualcos’altro ancora mi toccò nel profondo successivamente, nel corso di un altro concerto, quello dei Nirvana al vecchio New York Coliseum di Columbus Circle, nel 1994. C’erano schiere di ragazzi, della stessa età che avevo io quando avevo visto i Clash e gli U2, che si aggiravano per l’atrio o si attardavano nei bagni mentre il gruppo rock’n’roll del momento era ad appena una trentina di metri da loro, impegnato a suonare a tutto volume i suoi più grandi successi. Come mai? I Nirvana stavano sicuramente facendo la loro parte, eppure mancava qualcosa. Quello che 21 mancava era il “senso”, il motivo che spingeva ad aggirarsi per un’orribile stalla di calcestruzzo e sopportare il rumore che rimbombava fastidiosamente sul pavimento di piastrelle. Dopo più di un decennio di musica e video a richiesta, ventiquattro ore al giorno, qualcosa si era perso. Nel cercare di comprendere che cosa mi fosse accaduto nel 1981, e che cosa fosse accaduto al rock’n’roll nel 1994, fini per scoprire l’origine dei termini “dionisiaco” e “Baccanali”: le antiche religioni misteriche del Mediterraneo orientale. Con il passare del tempo, sarei arrivato a comprendere che il rock’n’roll è, di fatto, un diretto discendente dei Misteri, evolutisi e adattatisi ai bisogni e alle usanze della cultura laica americana del dopoguerra. Che cosa offrivano i Misteri che altri culti del tempo non potessero offrire? Quasi “esattamente” ciò che il rock’n’roll avrebbe offerto migliaia di anni più tardi. Alcol. Droghe. Sesso. Musica ad alto volume. Fragorosi spettacoli pirotecnici. Un senso di trascendenza, lasciare la propria mente e il proprio corpo per entrare in un altro mondo, carico di misteri e pericoli. Una personale connessione con qualcosa di più profondo, strano e incredibilmente senza tempo. Un’opportunità per sfuggire alla opprimente monotonia della vita di ogni giorno e infrangere tutte le regole della buona società. Un luogo in cui indossare costumi stravaganti, ballare, bere e viaggiare per tutta la notte. I centri destinati ai culti misterici erano gli antichi corrispettivi dei club e delle sale da concerto di oggi, motivo per cui, probabilmente, un così gran numero di antichi nomi pagani di luoghi viene ancora utilizzato: l’“Orpheum”, l’“Apollo”, l’“Academy”, il “Palladium” e via dicendo. Proprio come nell’Era dell’Acquario degli anni Sessanta, alcuni culti misterici erano più o meno accettabili socialmente (pensate ai Beatles), mentre altri erano considerati il segno che il mondo stava andando a rotoli (pensate ai Rolling Stones). Come vedremo, tracce dei Misteri sopravvissero a lungo dopo la loro eliminazione da parte degli imperatori cristiani, addirittura all’interno della Chiesa stessa. E nel Diciassettesimo secolo, con l’ascesa del colonialismo e dell’imperialismo, un estratto ancora più puro dei Misteri sarebbe emerso dalle piantagioni del Nuovo Mondo, incominciando lentamente a esercitare il proprio dominio sulla musica popolare e la cultura occidentali. Niente nelle nostre società, religione, cultura e politica sarebbe più stato come prima. 22 COSTRUIRE UN MISTERO Mi piace pensare che le origini del rock’n’roll siano simili alle origini del teatro greco. Il quale ebbe inizio nelle aie, in stagioni decisive, e in un primo momento consisteva in un gruppo di accoliti che danzavano e cantavano. Poi, un giorno, una persona posseduta uscì dalla folla e incominciò a imitare un dio. JIM MORRISON La maggior parte degli storici è convinta che i Misteri abbiano avuto inizio alla fine dell’età neolitica (conosciuta anche come Nuova Età della Pietra, all’incirca tra il 9000 e il 4500 a.C.), il che ne fa una delle più antiche innovazioni culturali note all’umanità. Coincidenti con lo sviluppo dell’agricoltura, questi rituali avevano lo scopo di appellarsi alle divinità cerealicole dell’Aldilà recitandone i miti, i quali celebravano i cicli della semina, della crescita e del raccolto. I più antichi Misteri conosciuti venivano praticati in Egitto, dove la fertilità del suolo dipendeva dalle annuali inondazioni del Nilo. Questo processo era al centro degli innumerevoli (e spesso contraddittori) culti regionali che andavano a costituire quella che oggi viene definita genericamente “religione egiziana”. Dall’Egitto, i Misteri emigrarono in Asia occidentale e nel bacino del Mediterraneo, e da lì fino ai limiti estremi del mondo conosciuto. I Misteri erano conosciuti con molti nomi in Grecia, tra cui mysteria, teletai, bakchoi e orgia (dal quale deriva l’omonimo termine). Aggettivi quali “indicibile” e “proibito” venivano usati spesso, sommandosi al carattere mistico di tali espressioni. I Misteri si distinguevano in genere dagli altri culti per un certo numero di caratteristiche. Gli iniziati adoravano degli “dèi sofferenti” e ne sperimentavano le innumerevoli morti e i drammi attraverso il teatro e la musica rituale. I miti venivano raccontati più volte e spesso venivano inscenati facendo riferimento a temi agricoli. Questi culti praticavano iniziazioni segrete che non dovevano essere condivise con gli estranei, pena, in alcuni casi, la reclusione, o addirittura la morte. I Misteri erano generalmente incentrati su un solo dio, ma tecnicamente parlando non erano monoteistici. Erano invece “enoteistici”, 23 riconoscevano cioè l’esistenza di altri dèi ma concentravano le loro energie su uno solo. Soprattutto, le religioni misteriche non avevano a che fare con i dogmi, avevano a che fare con l’esperienza. La musica e la danza erano elementi essenziali degli stessi riti, che solitamente avevano luogo di notte. E i simboli – o le pratiche – sessuali rappresentavano sovente una parte cruciale del processo. In genere si pensava che gli dèi dei Misteri provenissero da terre lontane. Gli dèi stranieri hanno sempre avuto un po’ quel fascino esotico, una variante cosmica dell’adagio secondo cui “l’erba del vicino è sempre più verde”. Questo era particolarmente vero prima dell’arrivo dei mezzi di comunicazione di massa, ma l’idealizzazione degli dèi altrui era una pratica diffusa anche nell’Età Vittoriana e negli anni Sessanta. Nel profondo, la religione ha sempre avuto a che fare con la “fuga”. Gran parte delle religioni misteriche possedeva un carattere controculturale, poiché proponeva un rapporto con un dio personale e diretto, senza fare ricorso a sacerdoti o intermediari. La loro natura spontanea era radicale per l’epoca, e rifletteva una tendenza orientata complessivamente all’individualismo nella Grecia classica. Se pure prevedevano sfrenati rituali, i Misteri richiedevano un elevato grado di disciplina e devozione. Non parliamo di hippie stonati, e avremo occasione di rendercene conto: come nel caso degli sciamani dell’America centrale, il rituale misterico rappresentava il culmine di un lungo periodo di studio, sacrificio e autopurificazione. Sulla natura dei rituali in senso stretto ne sappiamo di meno. Ma sappiamo che venivano eseguite canzoni e danze, solitamente veloci e sfrenate, con un gran battere di tamburi e flauti urlanti: in altre parole, rock’n’roll. Spesso venivano usati dei semplici giochi pirotecnici (torce, a volte trattate con sostanze chimiche per ottenere effetti insoliti) e altrettanto spesso, nei culti più sfrenati, i Baccanali romani ad esempio, si arrivava a praticare il sesso in pubblico. Come ha scritto l’eminente storico tedesco Walter Burkert, le feste misteriche dovevano essere “eventi indimenticabili che esercitavano una notevole influenza sull’intera vita futura, dando vita a esperienze che trasformavano l’esistenza.” (Il che ci riporta al concerto che ci ha cambiato la vita). Gli iniziati contavano pienamente sulla possibilità di conoscere carnalmente i loro dèi e, a quanto si dice, in genere non restavano delusi. Il filosofo greco Proclo scriveva che non sempre gli dèi assumevano sembianze 24 umane, ma “si manifestavano attraverso molteplici aspetti, assumendo una gran varietà di forme, a volte apparivano come luce informe, o in una foggia ancora diversa”. Come il cristianesimo, qualche tempo più tardi, le religioni misteriche erano incentrate sui concetti di morte e resurrezione. I Misteri preparavano i loro credenti alla morte e alla discesa negli Inferi, dove il dio prediletto di ciascun credente avrebbe guidato costui nel suo viaggio. Questo contribuiva al culmine dell’eccitazione. Un’iscrizione sul tempio misterico di Eleusi proclamava: “Davvero meraviglioso è il mistero che ci viene offerto dai sacri dèi: la morte per i mortali non è più il male, bensì una benedizione”. Accanto ai consueti raduni notturni, i culti misterici gestivano templi più tradizionali per i non iniziati, sorprendentemente simili – se non proprio identici – a quelli del cristianesimo liturgico, visto che offrivano la comunione e l’acqua santa (importata dal Nilo), e predicavano dottrine quali salvazione, resurrezione e giudizio dei morti. Questa imbarazzante rassomiglianza è la ragione per cui il cristianesimo delle origini aprì le ostilità con i Misteri nei propri scritti, chiamando demoni i loro dèi e prostitute infernali le loro dee (si veda l’Apocalisse, 17:5, “Mistero, Babilonia la Grande”). Ma anche quando la Chiesa divenne il culto ufficiale di Stato e incominciò a spazzare via, letteralmente, la concorrenza, ci volle parecchio tempo per sradicare i Misteri. In realtà la Chiesa si limitò ad adottare molti dei loro riti, credenze e pratiche. Gli storici antichi hanno citato libri e testi sacri utilizzati nei Misteri, tuttavia ben pochi sembrano essere sopravvissuti, se non attraverso qualche frammento. Ma esistono estesi archivi di materiali secondari che descrivono minuziosamente credenze, pratiche e influenza dei Misteri, offrendo così una chiara immagine della storia e della forza di questo notevole movimento. E, come accade spesso quando si parla della civiltà occidentale, la nostra storia incomincia in Egitto. ISIDE E OSIRIDE Chiamata Esi o Aset nel linguaggio kemetico3 dell’Antico Egitto, Iside fa la sua prima comparsa nei testi sacri nel corso del terzo mil25 lennio a.C. Sintesi di molte altre dee più antiche, Iside (il cui nome significa ‘trono’) divenne una delle Enneadi, le nove divinità principali del pantheon egizio. Tutte queste divinità nascevano dalla masturbazione dell’essere supremo Atum, che successivamente sarebbe diventato Atum-Ra, il quale a sua volta avrebbe assunto approssimativamente le sembianze di Amon-Ra e infine, a occhio e croce, di Ra-Horakhti, sintesi di Ra e Horus, entrambi dèi del Sole. A ogni modo, la religione egizia era sottoposta a costanti mutamenti, riflesso delle mutevoli realtà politiche e delle varie caste sacerdotali soggette all’oscillare del proprio potere e della propria influenza: una sfida per gli esperti che procedono tuttora, lentamente, alla sua analisi. Iside e il fratello/marito Osiride assorbirono le identità di altri dèi durante il millennio in cui furono oggetto di culto, ma non smisero mai di essere associati all’agricoltura e alle annuali inondazioni del Nilo. Osiride era anche signore degli Inferi e giudice dei morti, mentre Iside era la dea della maternità e della magia, e pure dei grani di cereale, che costituivano la base della dieta egizia. Un altro fratello, Seth, rappresentava il caldo, le malattie e le tempeste, e sua sorella/moglie Nefti era associata a notte, pioggia e morte. Con una trama degna di una soap opera, il dramma di Iside e Osiride veniva ricostruito nel corso di una rappresentazione teatrale inscenata ogni anno, in occasione delle festività. Si diceva, a seconda delle versioni, che Seth fosse sterile, impotente o gay, e così Nefti si travestiva da Iside, faceva ubriacare Osiride e lo seduceva. Nefti rimaneva incinta e partoriva Anubi, il dio dei morti dalla testa di sciacallo. Seth dava di matto quando veniva a sapere quello che era successo, e tramava per uccidere Osiride. Il malefico dio preparava così una cena in onore del fratello, nel corso della quale esibiva un bellissimo sarcofago che avrebbe donato a chiunque fosse riuscito a entrarvi. Quando Osiride ci entrava dentro, Seth sigillava il coperchio e gettava la bara nel Nilo. Successivamente Iside si metteva alla ricerca del sarcofago, che nel frattempo toccava terra a Tiro (nell’odierno Libano), e si spacciava per bambinaia presso la famiglia reale del luogo, che aveva portato la bellissima bara nella propria casa e la utilizzava come elemento decorativo. Iside curava ogni sera il giovane principe consumandone la mortalità, e le cose si mettevano male nel momento in cui la regina scopriva che Iside stava per gettare il bambino nel focolare, ma a quel punto la dea 26 rivelava la propria identità, chiedendo di poter riavere indietro la bara. La riportava in Egitto e, grazie all’aiuto di Anubi, Osiride ritornava magicamente in vita. Allora Seth uccideva ancora una volta quest’ultimo, dando ordine che il suo corpo venisse fatto a pezzi e sparso in giro. Iside, insieme a Toth e Nefti, recuperava tutte le parti tranne il pene, che ricreava con il legno (oppure la pietra, l’argilla o l’oro, a seconda della versione). Dopodiché assumeva le sembianze di un uccello e si autofecondava, e così Osiride discendeva ancora una volta agli Inferi, insediandosi nuovamente sul trono. Con Seth sul sentiero di guerra, Iside fuggiva in una palude salata dove faceva nascere Arpocrate (“Horus il Giovane”): costui, in quanto dio del silenzio, veniva considerato la perfetta incarnazione dei Misteri. Arpocrate, crescendo, diventava il dio del Sole, salvava il mondo sconfiggendo Seth in battaglia e si impossessava nuovamente del trono del padre. Calate il sipario e accendete le luci. Le religioni misteriche affascinavano in maniera particolare le donne e parte dell’interesse nei confronti di queste rappresentazioni dedicate a Iside risiedeva nel fatto che offrissero un’opportunità di sfogo alle donne di casa. Rispettabili casalinghe potevano gridare e battersi il petto dopo la morte di Osiride, e poi cantare e ballare dopo la sua resurrezione. Le festività di Iside implicavano anche la possibilità di trascorrere una serata avvincente, con tanto di fiaccolate e artisti, musica ad alto volume, danze e un infinito numero di fusti di birra. (Iside era la patrona dei birrai). Gli egizi, inoltre, possedevano anch’essi le proprie pop star, sotto forma di sensuali cantanti del tempio, conosciute con l’appellativo di “l’harem degli dèi”. Gli studiosi ancora discutono chiedendosi se le prostitute del tempio e il sesso sacro fossero pratica comune nei santuari dedicati a Iside, tuttavia in centri di culto, come Abydos, sono stati rinvenuti simboli sessualmente espliciti. In Ancient Egypt (1886), lo storico britannico George Rawlinson storceva il naso: “Le sculture religiose degli egizi erano scandalosamente oscene; le loro feste religiose erano indecenti; comprendevano orge falliche… orge volgari”. Ma tutto ciò faceva parte di una cultura religiosa antica e fortemente strutturata, all’interno della quale la sessualità ricopriva un ruolo importante. Non si trattava certamente di quel genere di edonismo gratuito che era possibile osservare nella Roma imperiale del primo periodo. 27 Nonostante questo, la Festa dell’Ebbrezza andava piuttosto forte in settori quali sesso, bevute e rock’n’roll. Durante questa abbuffata, organizzata in onore della dea Sekhmet nell’antica città di Luxor, gli egizi si ubriacavano il più possibile e “attraversavano le paludi” (leggi: scopavano) guidati da una musica travolgente, suonata ad alto volume. Il tutto intendeva celebrare la salvezza dell’umanità dall’ira della dea guerriera dalla testa di leone Sekhmet, la quale veniva ingannata e costretta a bere birra tinta di rosso, che scambiava per sangue umano. Al risveglio si incarnava in Hathor, la dea – indovinate un po’ – del sesso, delle bevute e della musica. C’era poi la Festa di Bast, in buona sostanza la versione egizia delle moderne vacanze di primavera studentesche4. Lo storico greco Erodoto riferiva di regate festive sul Nilo, osservando che “uomini e donne navigavano insieme, e in ogni barca c’era lo stesso numero di individui per ciascun sesso. Alcune donne facevano rumore con dei sonagli, e alcuni uomini suonavano flauti, per tutto il tragitto, mentre altri ancora, uomini e donne, cantavano e battevano le mani”. Quando facevano tappa in una città che si trovava lungo il percorso, le donne assumevano un comportamento più consono al Mardi Gras o a un video della serie Girls Gone Wild5 che a una moderna festività religiosa. Erodoto scrive che le ragazze “fanno il verso alle donne del posto, altre si alzano e si tirano su le gonne, altre ancora ballano e si cacciano nei guai. Lo fanno in tutte le città lungo il corso del Nilo; ma quando raggiungono Bubastis fanno una festa che prevede grandi offerte e sacrifici, e inoltre durante questa festa si beve più vino di quanto se ne consumi durante il resto dell’anno”. L’Egitto è sempre stato una fonte di fascinazione per il resto del mondo, in particolare nei tempi antichi. Il culto di Iside si diffuse a macchia d’olio in tutto il mondo ellenistico in seguito alla conquista dell’Egitto da parte di Alessandro Magno, nel 332 a.C. Vennero costruiti santuari ad Atene, Delfi, in Sicilia e in Spagna, e, arrivando a Nord, addirittura in Germania e Gallia. Ma è con il suo arrivo a Roma che la dea fu sul punto di conquistare l’intero Occidente. Ne riparleremo in seguito. 28 NOTE 1. Nome collettivo che identifica un gruppo di artisti newyorchesi degli anni Cinquanta comprendente, tra gli altri, Frank Sinatra, Dean Martin e Sammy Davis jr. 2. Termine gergale degli Stati Uniti sudorientali diffuso a partire dalla fine del Diciannovesimo secolo, che indica un genere di locale in cui si balla, si consumano alcolici, si scommette e si ascolta musica (da un certo punto in poi attraverso il juke box). 3. Kemet, nella lingua egiziana antica, significava ‘Terra nera’, espressione che indica lo stesso Egitto. Il Kemetismo è una moderna religione neopagana ispirata al paganesimo egizio, mentre qui l’aggettivo “kemetico” viene presumibilmente utilizzato dall’autore in riferimento alla terminologia utilizzata nel corso degli antichi culti egizi. 4. Il termine spring break, utilizzato nel testo originale, indica, in particolare, la settimana di vacanza tradizionalmente a disposizione degli studenti americani al principio della primavera. 5. Letteralmente ‘ragazze scatenate’. Celebre serie di video a carattere semi-pornografico, girati, per l’appunto, in occasione di eventi o festività quali il Mardi Gras o le vacanze studentesche di primavera. 247