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© 2010 Christopher Knowles
Tutti i diritti riservati
La riproduzione di parti di questo testo con qualsiasi mezzo e in qualsiasi
forma senza autorizzazione scritta è severamente vietata, fatta eccezione
per brevi citazioni in articoli o saggi
Originariamente pubblicato da PlanningShop, Palo Alto, CA, USA
Tutti i diritti riservati
Prima edizione: settembre 2011
© 2011 Arcana Edizioni Srl
Via Isonzo 34, Roma
Tutti i diritti riservati
Titolo originale: The Secret History of Rock’n’Roll
Traduzione dall’inglese di Alessandro Besselva Averame
Copertina: Laura Oliva
ISBN: 978-88-6231-186-1
www.arcanaedizioni.com
Christopher Knowles
Storia segreta del rock
Le misteriose origini della musica moderna
Traduzione di Alessandro Besselva Averame
Questo libro è dedicato a tutti quelli
a cui il rock’n’roll ha salvato la vita
Indice
Introduzione
13
Parte I
Una breve preistoria del rock’n’roll
17
Parte II
I moderni Misteri del rock’n’roll
91
Vox populi: i nuovi Apollo
95
Elvis Presley Beache Boys Bob Dylan Elton John Eagles Bruce Springsteen Journey Blondie Police U2 Green Day
Animali da party: i nuovi dionisiaci
117
Rolling Stones Grateful Dead Doors Led Zeppelin Van
Halen Beastie Boys Red Hot Chili Peppers Guns N’Roses
Madri della terra: le nuove Eleusine
Tina Turner Janis Joplin Linda Ronstadt Heart Chrissie
Hynde Pat Benatar Courtney Love Sleater Kinney
137
Gender bender: i nuovi Galloi
147
Little Richard David Bowie New York Dolls Queen Joan Jett Prince Jane’s Addiction
Donne stregonesce: i moderni Misteri di Iside
163
Grace Slick Stivie Nicks Patti Smith Kate Bush Siouxie and the Banshees Cocteau Twins
Danno artistico: il rock ermetico
173
Pink Floyd Jimi Hendrix King Crimson Brian Eno Talking Heads Peter Gabriel Sonic Youth Radiohead
Milizie metalliche: i nuovi Coribanti
185
Kinks Who Cream AC/DC Judas Priest Iron Maiden
Motörhead Metallica
Andando sottoterra: il rock mitraico
197
MC5 Stooges Ramones Sex Pistols Clash Black
Flag Bad Brains Minor Threat
Principi dell’oscurità: i nuovi plutoniani
209
Velvet Undergronud Black Sabbath Alice Cooper Kiss
Public Image Ltd. Killing Joke Throbbing Gristle Ministry Nine Inch Nails Marilyn Manson
Il dolore sono io: i moderni Misteri di Orfeo
231
Neil Young James Taylor Nick Drake Ian Curtis Cure Smiths Rites of Spring Nirvana
Coda
Una futura storia del rock’n’roll
Note
Ringraziamenti
243
245
247
253
Storia segreta del rock
Introduzione
Il ballo e la musica piacciono agli dèi
più di riti e preghiere
IL NATYA SHASTRA
Sono cresciuto circondato dalla musica, mia madre era una musicista
professionista e ho passato una buona fetta della mia infanzia in nightclub, sale prove, teatri e vari luoghi di culto. Ma quello era solo un
rumore di fondo, il rock’n’roll era l’unica musica di cui mi importasse
davvero.
Trascorrevo ore seduto a casa di mia nonna, ascoltando su un vecchio cambiadischi automatico i 45 giri dei Beatles, degli Stones e di
Elvis che appartenevano alle mie zie e ai miei zii. Dormivo con la radio
accesa, stampigliando le buone vecchie Top 40 dei primi anni Settanta
nel mio inconscio. Più tardi, dischi come MASTER OF REALITY, HOUSES OF
THE HOLY e SHEER HEART ATTACK mi avrebbero fatto conoscere i ricchi
mondi fantastici dell’hard rock e del metal.
13
A un certo punto, intorno al 1978, il punk rock divenne un altro
fattore fondamentale dell’equazione, nel momento in cui una stazione
Fm locale si reinventò, per un breve periodo, come “Radio New Wave”.
Spesi i soldi del mio tredicesimo compleanno comprando NEVER MIND
THE BOLLOCKS, GIVE ’EM ENOUGH ROPE e ROCKET TO RUSSIA. Ma ogni cosa
entrava a far parte del mio apprendistato. Dopo il battesimo dei
megawatt, avvenuto nel 1980 grazie ai Clash, fui iniziato ai Misteri
della nascente scena hardcore, grazie alle prime formazioni di leggende
del punk di Boston come Gang Green e Jerry’s Kids, che frequentavo
a scuola.
L’hardcore ispirò una vasta ma invisibile rete di band, club, fanzine
ed etichette discografiche. I volantini che annunciavano i concerti
hardcore erano del tutto incomprensibili per gli estranei, carichi com’erano di gruppi dai nomi violenti (Minor Threat, SS Decontrol, Negative
Approach, ecc.) e arcani simboli geometrici. Gli accessori punk più
comuni – chiodi, giacche di pelle, capelli alla mohicana e quant’altro –
venivano lasciati ai poseur. Al loro posto c’era una rigorosa uniforme
che prevedeva teste rasate, magliette senza maniche (con i loghi delle
band disegnati a mano), jeans sbiancati con la candeggina, e scarpe di
tela o stivali militari poco costosi. Alcuni appartenenti alla élite hardcore abbracciavano uno stile di vita a base di astinenza e castità noto
come straight edge. I ragazzi straight edge si riconoscevano tra loro per
via delle x nere disegnate sul dorso delle mani.
A prescindere da ciò che sarebbe accaduto in seguito, gli inizi della
scena furono magici. (Il migliore album di un gruppo hardcore era in
genere il primo). Il genere di concerto hardcore che preferivo era quello
che si teneva, letteralmente, nello scantinato di qualcuno, a cui partecipavano i gruppi che suonavano e un gruppetto di amici. Le leggi non erano
ancora state scritte e si parlava di un estremamente piccolo “noi” contro
un oceano di “loro”. C’era, in effetti, un reale senso di fratellanza.
E tuttavia non mi sono reso conto della misura in cui tutto questo
fosse già stato fatto in precedenza fino a quando non ho iniziato a studiare gli antichi culti misterici, in particolare i culti legati a Mitra, così
popolari presso le legioni romane. Persino la x dello straight edge aveva
un precedente mitraico nella “croce di luce” a forma di x. Avevo letto
articoli di ogni tipo che paragonavano Woodstock e tutto il resto ai
Baccanali dell’antichità, ma ben presto avrei appreso che un gran
14
numero di antichi culti misterici assomigliava in modo impressionante a sottoculture moderne e profane. Quello che trovavo particolarmente scioccante era quanto fosse inconscio questo processo, visti gli
inquietanti parallelismi tra antichità e modernità. Ho scritto questo
libro per spiegare il perché.
Scrivo anche con la speranza che la gente possa riscoprire una cultura e una forma d’arte che troppo spesso viene data per scontata. Il
vecchio marchio d’infamia applicato al rock’n’roll non è mai davvero
scomparso. Nei gli anni Ottanta e nei primi anni Novanta c’erano dei
mediocri critici culturali alla costante ricerca di qualcosa con cui rimpiazzarlo, il che potrebbe avere a che fare con un odio instillato dai loro
genitori e insegnanti. Dopo la morte del grunge artisti hip hop, dive
della dance e patinati musicisti country sono diventati i beniamini dell’industria musicale, costringendo i nuovi gruppi rock a lottare per
ottenere un po’ di attenzione. La pirateria e iTunes hanno portato il
formato dell’album a perdere la posizione di leadership.
E tuttavia, in un modo o nell’altro, il rock’n’roll è sopravvissuto.
Spero di riuscire a convincervi del fatto che continua a sopravvivere,
per ragioni che sono molto forti, irrefutabili e fortemente radicate.
Sopravvive perché, in una forma o nell’altra, è sempre stato con noi, e
sempre lo sarà.
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PARTE I
UNA BREVE PREISTORIA
DEL ROCK’N’ROLL
PRELUDIO
Il rock’n’roll è saltato fuori come una specie di mutante del dopoguerra, emergendo nella sua forma compiuta con la pubblicazione di Rocket
88 o Rock Around The Clock? Avevano ragione i genitori degli anni
Cinquanta e Sessanta quando dicevano che si trattava di una specie di
intruso degenerato atto a distruggere l’inviolabilità dell’utopia suburbana americana? Oppure il rock’n’roll è qualcosa di molto più antico,
intenso e profondo di quei suoni sonnacchiosi, appartenuti ai crooner
del Rat Pack1, di cui prese il posto?
È possibile tracciare una linea a ritroso nel tempo partendo da un
qualsiasi punto: prendete il vostro pezzo o album rock’n’roll preferito e
risalite alle sue radici attraversando le varie tipologie di musica da ballo
afroamericana o di folk rurale. Vi imbatterete in una parte consistente
di quei mattoni che vanno a formare il suono del rock’n’roll. Ma non
troverete alcun vero precedente per quanto riguarda l’esplosione psichedelica giovanile dell’era rock. Non troverete la fantasia, le ambizioni rivoluzionarie o le emozioni esasperate dell’Era dell’Acquario nei
19
juke joint2 e nelle bettole di inizio Novecento. Non ci troverete l’intensità esplicitamente “religiosa” che si impossessava di decine di migliaia
di ragazzine che sovrastavano con le loro grida i Beatles, i quali facevano fatica a sentirsi a vicenda nell’isteria dello Shea Stadium.
No, per poter capire il rock’n’roll dovete risalire – andando fino in
fondo – alle origini della civiltà umana. Le droghe, i tamburi, il rumore, i costumi stravaganti, gli spettacoli pirotecnici, le controversie e gli
scandali che hanno caratterizzato il rock’n’roll del Ventesimo secolo
sono lì ad attendervi, in templi affollati dai vostri antenati arrapati e
sballati, convinti che se fossero usciti dalle loro menti, allontanandosi
dall’ego, avrebbero potuto davvero incontrare quegli spiriti di cui i loro
vicini non potevano che limitarsi a parlare. Nelle pagine che seguiranno apprenderemo i loro segreti e scopriremo una cultura antica e sorprendentemente simile alla nostra. Apprenderemo il modo in cui gli
antichi culti si organizzavano intorno ad archetipi specifici, e come
quegli stessi temi archetipici sarebbero poi riemersi, perlopiù intatti,
nell’era del rock, tra le varie sottoculture e i vari generi sviluppatisi a
partire da una forma musicale derivata proprio dalla musica martellante di quegli antichi culti.
Il rock’n’roll non è semplicemente un’altra forma di musica, è una
parte indelebile dell’esperienza umana. Potrebbe essere addirittura la
più antica forma di espressione culturale della storia dell’uomo. Non è
spuntato dal nulla negli anni Cinquanta come una specie di mutante
dell’Era Atomica, si è semplicemente scrollato di dosso la polvere di
secoli di repressione, si è incarnato in un’altra forma e ha proseguito dal
punto in cui si era interrotto.
INIZIAZIONE
Pressoché chiunque sia stato adolescente tra il 1964 e il 1992 ha
avuto un concerto che gli ha “cambiato la vita”. Dal momento in cui i
Beatles sono atterrati all’aeroporto JFK a quello in cui i Nirvana hanno
raggiunto la cima delle classifiche con NEVERMIND, il rock’n’roll ha rappresentato il centro di gravità della cultura giovanile. Al punto che persone di spicco lo descrivevano, un tempo, come una nuova religione.
Alcuni critici sociali tiravano in ballo termini quali “dionisiaco” o
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“Baccanali”, parole che la maggior parte dei fan del rock non era probabilmente in grado di comprendere.
Sono due, in realtà, i concerti che mi hanno cambiato la vita. Il
primo è stato quello dei Clash in occasione del tour di LONDON CALLING, nel 1980. Essendo un punk rocker di tredici anni, ero rimasto
estremamente confuso dall’ascolto dell’album, che si era portato via la
mia amata guerra lampo di marca Clash, sostituendola con delle
radiofoniche melodie pop-rock. Ma nulla di tutto ciò si manifestò al
Boston Orpheum quella sera, e quelle stesse canzoni sembravano in
quella occasione lo Sbarco in Normandia. Non avreste trovato alcuna
differenza. Successivamente, Joe Strummer avrebbe spiegato che il più
delle volte era come se gli accadesse qualcosa sul palco, qualcosa che lo
spingeva a smarrire ogni coscienza di sé trascinandolo in un furore
sudato e urlante. Uno stato “sciamanico”, direbbero gli antropologi.
L’altro concerto che mi cambiò la vita fu una specie di prosecuzione
del primo: gli U2 all’Orpheum, nel novembre del 1981. Non avevo
preso nulla prima, ma l’eccitazione e il rumore accesero la mia adrenalina e le mie endorfine facendomi andare fuori di testa. La cosa divertente è che a entrambi i concerti riuscivo a malapena a percepire il fatto
di trovarmi in un luogo in compagnia di altre migliaia di persone che
stavano avendo un’esperienza analoga alla mia. Mi trovavo da qualche
altra parte, “dentro” la musica. In seguito mi sarei reso conto di quanto il nome del posto, “Orpheum”, fosse appropriato per un’esperienza
del genere.
Ma c’era qualcos’altro in gioco: i Clash e gli U2 non erano delle
semplici band allora, erano degli eroi, degli “dèi” addirittura. Quei
concerti erano eventi epocali nel calendario della mia gioventù, e quelle band erano al di fuori della parata dei gruppi rock più comuni, poiché promettevano di “cambiare il mondo” attraverso la loro musica.
Qualcos’altro ancora mi toccò nel profondo successivamente, nel corso
di un altro concerto, quello dei Nirvana al vecchio New York Coliseum
di Columbus Circle, nel 1994. C’erano schiere di ragazzi, della stessa età
che avevo io quando avevo visto i Clash e gli U2, che si aggiravano per
l’atrio o si attardavano nei bagni mentre il gruppo rock’n’roll del momento era ad appena una trentina di metri da loro, impegnato a suonare a
tutto volume i suoi più grandi successi. Come mai? I Nirvana stavano
sicuramente facendo la loro parte, eppure mancava qualcosa. Quello che
21
mancava era il “senso”, il motivo che spingeva ad aggirarsi per un’orribile
stalla di calcestruzzo e sopportare il rumore che rimbombava fastidiosamente sul pavimento di piastrelle. Dopo più di un decennio di musica e
video a richiesta, ventiquattro ore al giorno, qualcosa si era perso.
Nel cercare di comprendere che cosa mi fosse accaduto nel 1981, e
che cosa fosse accaduto al rock’n’roll nel 1994, fini per scoprire l’origine dei termini “dionisiaco” e “Baccanali”: le antiche religioni misteriche del Mediterraneo orientale. Con il passare del tempo, sarei arrivato a comprendere che il rock’n’roll è, di fatto, un diretto discendente
dei Misteri, evolutisi e adattatisi ai bisogni e alle usanze della cultura
laica americana del dopoguerra.
Che cosa offrivano i Misteri che altri culti del tempo non potessero
offrire? Quasi “esattamente” ciò che il rock’n’roll avrebbe offerto
migliaia di anni più tardi. Alcol. Droghe. Sesso. Musica ad alto volume. Fragorosi spettacoli pirotecnici. Un senso di trascendenza, lasciare
la propria mente e il proprio corpo per entrare in un altro mondo, carico di misteri e pericoli. Una personale connessione con qualcosa di più
profondo, strano e incredibilmente senza tempo. Un’opportunità per
sfuggire alla opprimente monotonia della vita di ogni giorno e infrangere tutte le regole della buona società. Un luogo in cui indossare
costumi stravaganti, ballare, bere e viaggiare per tutta la notte.
I centri destinati ai culti misterici erano gli antichi corrispettivi dei
club e delle sale da concerto di oggi, motivo per cui, probabilmente,
un così gran numero di antichi nomi pagani di luoghi viene ancora utilizzato: l’“Orpheum”, l’“Apollo”, l’“Academy”, il “Palladium” e via
dicendo. Proprio come nell’Era dell’Acquario degli anni Sessanta, alcuni culti misterici erano più o meno accettabili socialmente (pensate ai
Beatles), mentre altri erano considerati il segno che il mondo stava
andando a rotoli (pensate ai Rolling Stones).
Come vedremo, tracce dei Misteri sopravvissero a lungo dopo la loro
eliminazione da parte degli imperatori cristiani, addirittura all’interno
della Chiesa stessa. E nel Diciassettesimo secolo, con l’ascesa del colonialismo e dell’imperialismo, un estratto ancora più puro dei Misteri
sarebbe emerso dalle piantagioni del Nuovo Mondo, incominciando
lentamente a esercitare il proprio dominio sulla musica popolare e la
cultura occidentali. Niente nelle nostre società, religione, cultura e
politica sarebbe più stato come prima.
22
COSTRUIRE UN MISTERO
Mi piace pensare che le origini del rock’n’roll
siano simili alle origini del teatro greco. Il
quale ebbe inizio nelle aie, in stagioni decisive,
e in un primo momento consisteva in un gruppo di accoliti che danzavano e cantavano. Poi,
un giorno, una persona posseduta uscì dalla
folla e incominciò a imitare un dio.
JIM MORRISON
La maggior parte degli storici è convinta che i Misteri abbiano avuto
inizio alla fine dell’età neolitica (conosciuta anche come Nuova Età
della Pietra, all’incirca tra il 9000 e il 4500 a.C.), il che ne fa una delle
più antiche innovazioni culturali note all’umanità. Coincidenti con lo
sviluppo dell’agricoltura, questi rituali avevano lo scopo di appellarsi
alle divinità cerealicole dell’Aldilà recitandone i miti, i quali celebravano i cicli della semina, della crescita e del raccolto. I più antichi Misteri
conosciuti venivano praticati in Egitto, dove la fertilità del suolo
dipendeva dalle annuali inondazioni del Nilo. Questo processo era al
centro degli innumerevoli (e spesso contraddittori) culti regionali che
andavano a costituire quella che oggi viene definita genericamente
“religione egiziana”. Dall’Egitto, i Misteri emigrarono in Asia occidentale e nel bacino del Mediterraneo, e da lì fino ai limiti estremi del
mondo conosciuto.
I Misteri erano conosciuti con molti nomi in Grecia, tra cui mysteria, teletai, bakchoi e orgia (dal quale deriva l’omonimo termine).
Aggettivi quali “indicibile” e “proibito” venivano usati spesso, sommandosi al carattere mistico di tali espressioni. I Misteri si distinguevano in genere dagli altri culti per un certo numero di caratteristiche.
Gli iniziati adoravano degli “dèi sofferenti” e ne sperimentavano le
innumerevoli morti e i drammi attraverso il teatro e la musica rituale.
I miti venivano raccontati più volte e spesso venivano inscenati facendo riferimento a temi agricoli. Questi culti praticavano iniziazioni
segrete che non dovevano essere condivise con gli estranei, pena, in
alcuni casi, la reclusione, o addirittura la morte.
I Misteri erano generalmente incentrati su un solo dio, ma tecnicamente parlando non erano monoteistici. Erano invece “enoteistici”,
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riconoscevano cioè l’esistenza di altri dèi ma concentravano le loro
energie su uno solo. Soprattutto, le religioni misteriche non avevano a
che fare con i dogmi, avevano a che fare con l’esperienza. La musica e
la danza erano elementi essenziali degli stessi riti, che solitamente avevano luogo di notte. E i simboli – o le pratiche – sessuali rappresentavano sovente una parte cruciale del processo.
In genere si pensava che gli dèi dei Misteri provenissero da terre lontane. Gli dèi stranieri hanno sempre avuto un po’ quel fascino esotico,
una variante cosmica dell’adagio secondo cui “l’erba del vicino è sempre più verde”. Questo era particolarmente vero prima dell’arrivo dei
mezzi di comunicazione di massa, ma l’idealizzazione degli dèi altrui
era una pratica diffusa anche nell’Età Vittoriana e negli anni Sessanta.
Nel profondo, la religione ha sempre avuto a che fare con la “fuga”.
Gran parte delle religioni misteriche possedeva un carattere controculturale, poiché proponeva un rapporto con un dio personale e diretto, senza fare ricorso a sacerdoti o intermediari. La loro natura spontanea era radicale per l’epoca, e rifletteva una tendenza orientata complessivamente all’individualismo nella Grecia classica. Se pure prevedevano sfrenati rituali, i Misteri richiedevano un elevato grado di disciplina e devozione. Non parliamo di hippie stonati, e avremo occasione
di rendercene conto: come nel caso degli sciamani dell’America centrale, il rituale misterico rappresentava il culmine di un lungo periodo
di studio, sacrificio e autopurificazione.
Sulla natura dei rituali in senso stretto ne sappiamo di meno. Ma
sappiamo che venivano eseguite canzoni e danze, solitamente veloci e
sfrenate, con un gran battere di tamburi e flauti urlanti: in altre parole, rock’n’roll. Spesso venivano usati dei semplici giochi pirotecnici
(torce, a volte trattate con sostanze chimiche per ottenere effetti insoliti) e altrettanto spesso, nei culti più sfrenati, i Baccanali romani ad
esempio, si arrivava a praticare il sesso in pubblico. Come ha scritto l’eminente storico tedesco Walter Burkert, le feste misteriche dovevano
essere “eventi indimenticabili che esercitavano una notevole influenza
sull’intera vita futura, dando vita a esperienze che trasformavano l’esistenza.” (Il che ci riporta al concerto che ci ha cambiato la vita). Gli iniziati contavano pienamente sulla possibilità di conoscere carnalmente i
loro dèi e, a quanto si dice, in genere non restavano delusi. Il filosofo
greco Proclo scriveva che non sempre gli dèi assumevano sembianze
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umane, ma “si manifestavano attraverso molteplici aspetti, assumendo
una gran varietà di forme, a volte apparivano come luce informe, o in
una foggia ancora diversa”.
Come il cristianesimo, qualche tempo più tardi, le religioni misteriche erano incentrate sui concetti di morte e resurrezione. I Misteri preparavano i loro credenti alla morte e alla discesa negli Inferi, dove il dio
prediletto di ciascun credente avrebbe guidato costui nel suo viaggio.
Questo contribuiva al culmine dell’eccitazione. Un’iscrizione sul tempio misterico di Eleusi proclamava: “Davvero meraviglioso è il mistero
che ci viene offerto dai sacri dèi: la morte per i mortali non è più il
male, bensì una benedizione”.
Accanto ai consueti raduni notturni, i culti misterici gestivano templi più tradizionali per i non iniziati, sorprendentemente simili – se
non proprio identici – a quelli del cristianesimo liturgico, visto che
offrivano la comunione e l’acqua santa (importata dal Nilo), e predicavano dottrine quali salvazione, resurrezione e giudizio dei morti.
Questa imbarazzante rassomiglianza è la ragione per cui il cristianesimo delle origini aprì le ostilità con i Misteri nei propri scritti, chiamando demoni i loro dèi e prostitute infernali le loro dee (si veda
l’Apocalisse, 17:5, “Mistero, Babilonia la Grande”). Ma anche quando
la Chiesa divenne il culto ufficiale di Stato e incominciò a spazzare via,
letteralmente, la concorrenza, ci volle parecchio tempo per sradicare i
Misteri. In realtà la Chiesa si limitò ad adottare molti dei loro riti, credenze e pratiche.
Gli storici antichi hanno citato libri e testi sacri utilizzati nei Misteri,
tuttavia ben pochi sembrano essere sopravvissuti, se non attraverso
qualche frammento. Ma esistono estesi archivi di materiali secondari
che descrivono minuziosamente credenze, pratiche e influenza dei
Misteri, offrendo così una chiara immagine della storia e della forza di
questo notevole movimento. E, come accade spesso quando si parla
della civiltà occidentale, la nostra storia incomincia in Egitto.
ISIDE E OSIRIDE
Chiamata Esi o Aset nel linguaggio kemetico3 dell’Antico Egitto,
Iside fa la sua prima comparsa nei testi sacri nel corso del terzo mil25
lennio a.C. Sintesi di molte altre dee più antiche, Iside (il cui nome
significa ‘trono’) divenne una delle Enneadi, le nove divinità principali del pantheon egizio. Tutte queste divinità nascevano dalla masturbazione dell’essere supremo Atum, che successivamente sarebbe diventato Atum-Ra, il quale a sua volta avrebbe assunto approssimativamente
le sembianze di Amon-Ra e infine, a occhio e croce, di Ra-Horakhti,
sintesi di Ra e Horus, entrambi dèi del Sole. A ogni modo, la religione egizia era sottoposta a costanti mutamenti, riflesso delle mutevoli
realtà politiche e delle varie caste sacerdotali soggette all’oscillare del
proprio potere e della propria influenza: una sfida per gli esperti che
procedono tuttora, lentamente, alla sua analisi.
Iside e il fratello/marito Osiride assorbirono le identità di altri dèi
durante il millennio in cui furono oggetto di culto, ma non smisero
mai di essere associati all’agricoltura e alle annuali inondazioni del
Nilo. Osiride era anche signore degli Inferi e giudice dei morti, mentre Iside era la dea della maternità e della magia, e pure dei grani di
cereale, che costituivano la base della dieta egizia. Un altro fratello, Seth,
rappresentava il caldo, le malattie e le tempeste, e sua sorella/moglie
Nefti era associata a notte, pioggia e morte.
Con una trama degna di una soap opera, il dramma di Iside e Osiride
veniva ricostruito nel corso di una rappresentazione teatrale inscenata
ogni anno, in occasione delle festività. Si diceva, a seconda delle versioni, che Seth fosse sterile, impotente o gay, e così Nefti si travestiva da
Iside, faceva ubriacare Osiride e lo seduceva. Nefti rimaneva incinta e
partoriva Anubi, il dio dei morti dalla testa di sciacallo. Seth dava di
matto quando veniva a sapere quello che era successo, e tramava per
uccidere Osiride. Il malefico dio preparava così una cena in onore del
fratello, nel corso della quale esibiva un bellissimo sarcofago che avrebbe donato a chiunque fosse riuscito a entrarvi. Quando Osiride ci entrava dentro, Seth sigillava il coperchio e gettava la bara nel Nilo.
Successivamente Iside si metteva alla ricerca del sarcofago, che nel
frattempo toccava terra a Tiro (nell’odierno Libano), e si spacciava per
bambinaia presso la famiglia reale del luogo, che aveva portato la bellissima bara nella propria casa e la utilizzava come elemento decorativo.
Iside curava ogni sera il giovane principe consumandone la mortalità, e
le cose si mettevano male nel momento in cui la regina scopriva che
Iside stava per gettare il bambino nel focolare, ma a quel punto la dea
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rivelava la propria identità, chiedendo di poter riavere indietro la bara.
La riportava in Egitto e, grazie all’aiuto di Anubi, Osiride ritornava
magicamente in vita. Allora Seth uccideva ancora una volta quest’ultimo, dando ordine che il suo corpo venisse fatto a pezzi e sparso in giro.
Iside, insieme a Toth e Nefti, recuperava tutte le parti tranne il pene, che
ricreava con il legno (oppure la pietra, l’argilla o l’oro, a seconda della
versione). Dopodiché assumeva le sembianze di un uccello e si autofecondava, e così Osiride discendeva ancora una volta agli Inferi, insediandosi nuovamente sul trono.
Con Seth sul sentiero di guerra, Iside fuggiva in una palude salata
dove faceva nascere Arpocrate (“Horus il Giovane”): costui, in quanto
dio del silenzio, veniva considerato la perfetta incarnazione dei Misteri.
Arpocrate, crescendo, diventava il dio del Sole, salvava il mondo sconfiggendo Seth in battaglia e si impossessava nuovamente del trono del
padre. Calate il sipario e accendete le luci.
Le religioni misteriche affascinavano in maniera particolare le donne
e parte dell’interesse nei confronti di queste rappresentazioni dedicate a
Iside risiedeva nel fatto che offrissero un’opportunità di sfogo alle donne
di casa. Rispettabili casalinghe potevano gridare e battersi il petto dopo
la morte di Osiride, e poi cantare e ballare dopo la sua resurrezione. Le
festività di Iside implicavano anche la possibilità di trascorrere una serata avvincente, con tanto di fiaccolate e artisti, musica ad alto volume,
danze e un infinito numero di fusti di birra. (Iside era la patrona dei birrai). Gli egizi, inoltre, possedevano anch’essi le proprie pop star, sotto
forma di sensuali cantanti del tempio, conosciute con l’appellativo di
“l’harem degli dèi”.
Gli studiosi ancora discutono chiedendosi se le prostitute del tempio e il sesso sacro fossero pratica comune nei santuari dedicati a Iside,
tuttavia in centri di culto, come Abydos, sono stati rinvenuti simboli
sessualmente espliciti. In Ancient Egypt (1886), lo storico britannico
George Rawlinson storceva il naso: “Le sculture religiose degli egizi
erano scandalosamente oscene; le loro feste religiose erano indecenti;
comprendevano orge falliche… orge volgari”. Ma tutto ciò faceva parte
di una cultura religiosa antica e fortemente strutturata, all’interno della
quale la sessualità ricopriva un ruolo importante. Non si trattava certamente di quel genere di edonismo gratuito che era possibile osservare nella Roma imperiale del primo periodo.
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Nonostante questo, la Festa dell’Ebbrezza andava piuttosto forte in
settori quali sesso, bevute e rock’n’roll. Durante questa abbuffata, organizzata in onore della dea Sekhmet nell’antica città di Luxor, gli egizi
si ubriacavano il più possibile e “attraversavano le paludi” (leggi: scopavano) guidati da una musica travolgente, suonata ad alto volume. Il
tutto intendeva celebrare la salvezza dell’umanità dall’ira della dea
guerriera dalla testa di leone Sekhmet, la quale veniva ingannata e
costretta a bere birra tinta di rosso, che scambiava per sangue umano.
Al risveglio si incarnava in Hathor, la dea – indovinate un po’ – del
sesso, delle bevute e della musica.
C’era poi la Festa di Bast, in buona sostanza la versione egizia delle
moderne vacanze di primavera studentesche4. Lo storico greco Erodoto
riferiva di regate festive sul Nilo, osservando che “uomini e donne navigavano insieme, e in ogni barca c’era lo stesso numero di individui per
ciascun sesso. Alcune donne facevano rumore con dei sonagli, e alcuni
uomini suonavano flauti, per tutto il tragitto, mentre altri ancora,
uomini e donne, cantavano e battevano le mani”. Quando facevano
tappa in una città che si trovava lungo il percorso, le donne assumevano un comportamento più consono al Mardi Gras o a un video della
serie Girls Gone Wild5 che a una moderna festività religiosa. Erodoto
scrive che le ragazze “fanno il verso alle donne del posto, altre si alzano
e si tirano su le gonne, altre ancora ballano e si cacciano nei guai. Lo
fanno in tutte le città lungo il corso del Nilo; ma quando raggiungono
Bubastis fanno una festa che prevede grandi offerte e sacrifici, e inoltre
durante questa festa si beve più vino di quanto se ne consumi durante
il resto dell’anno”.
L’Egitto è sempre stato una fonte di fascinazione per il resto del
mondo, in particolare nei tempi antichi. Il culto di Iside si diffuse a macchia d’olio in tutto il mondo ellenistico in seguito alla conquista
dell’Egitto da parte di Alessandro Magno, nel 332 a.C. Vennero costruiti santuari ad Atene, Delfi, in Sicilia e in Spagna, e, arrivando a Nord,
addirittura in Germania e Gallia. Ma è con il suo arrivo a Roma che la
dea fu sul punto di conquistare l’intero Occidente. Ne riparleremo in
seguito.
28
NOTE
1. Nome collettivo che identifica un gruppo di artisti newyorchesi
degli anni Cinquanta comprendente, tra gli altri, Frank Sinatra, Dean
Martin e Sammy Davis jr.
2. Termine gergale degli Stati Uniti sudorientali diffuso a partire
dalla fine del Diciannovesimo secolo, che indica un genere di locale in
cui si balla, si consumano alcolici, si scommette e si ascolta musica (da
un certo punto in poi attraverso il juke box).
3. Kemet, nella lingua egiziana antica, significava ‘Terra nera’, espressione che indica lo stesso Egitto. Il Kemetismo è una moderna religione neopagana ispirata al paganesimo egizio, mentre qui l’aggettivo
“kemetico” viene presumibilmente utilizzato dall’autore in riferimento
alla terminologia utilizzata nel corso degli antichi culti egizi.
4. Il termine spring break, utilizzato nel testo originale, indica, in
particolare, la settimana di vacanza tradizionalmente a disposizione
degli studenti americani al principio della primavera.
5. Letteralmente ‘ragazze scatenate’. Celebre serie di video a carattere semi-pornografico, girati, per l’appunto, in occasione di eventi o
festività quali il Mardi Gras o le vacanze studentesche di primavera.
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