Indice generale

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Indice generale
Presentazione all’edizione italiana
Prefazione XXXIII
Autori e collaboratori XXXV
XXXI
Parte I
Uno sguardo generale
1
Cervello e comportamento . . . . . . . . . . . . . . 5
Eric R. Kandel, A.J. Hudspeth
Sono stati proposti due modi alternativi di concepire le relazioni
esistenti fra cervello e comportamento 6
Il cervello possiede regioni funzionalmente distinte 9
Le prime prove convincenti della localizzazione cerebrale delle facoltà
cognitive sono nate dagli studi delle alterazioni del linguaggio 11
Anche i tratti affettivi sono mediati da sistemi specializzati
a localizzazione cerebrale 16
I processi mentali sono i prodotti finali delle interazioni che si
stabiliscono fra unità elementari di analisi localizzate nel cervello 17
Letture scelte 19
Bibliografia 19
2
Cellule nervose, circuiti nervosi
e comportamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21
Eric R. Kandel, Ben A. Barres, A.J. Hudspeth
Nel sistema nervoso sono presenti due classi di cellule 22
Le cellule nervose costituiscono la fonte dei messaggi trasmessi
dal sistema nervoso 22
Le cellule gliali sono elementi di sostegno 26
Ogni cellula nervosa entra a far parte di un circuito che possiede una o
più funzioni comportamentali specifiche 27
Tutti i neuroni impiegano gli stessi meccanismi per inviare i propri
messaggi 29
L’elemento d’ingresso genera segnali locali graduali 31
000_VII-XXX_Kandel_Indice.indd 7
All’elemento d’innesco spetta la decisione di generare
un potenziale d’azione 31
L’elemento di conduzione propaga un potenziale d’azione
di tutto-o-nulla 33
L’elemento d’uscita libera un neurotrasmettitore 34
Le vie nervose del riflesso da stiramento rappresentano un buon
esempio per illustrare come si modifica il messaggio nervoso
passando da informazione sensitiva a comando motorio 35
Le principali differenze tra le cellule nervose riguardano il loro diverso
corredo molecolare 35
Esistono modelli di reti nervose capaci di simulare i meccanismi in
parallelo impiegati dal cervello per l’analisi delle informazioni 36
Le connessioni nervose possono venire modificate dall’esperienza 37
Letture scelte 38
Bibliografia 38
3
Geni e comportamento . . . . . . . . . . . . . . . . 39
Cornelia I. Bargmann, T. Conrad Gilliam
Geni, analisi genetica ed ereditabilità del comportamento
Natura dei geni
41
41
I geni sono disposti sui cromosomi
Relazione fra genotipo e fenotipo
42
43
I geni vengono conservati attraverso l’evoluzione
45
Il ruolo dei geni nel comportamento può essere studiato su modelli
animali 46
Nel Moscerino, nel Topo e nell’Uomo il ritmo circadiano viene
generato da un oscillatore di trascrizione 47
Nel Moscerino e nelle api i ritmi di attività vengono regolati
da modificazioni naturali di una protein-chinasi 52
In numerose specie animali i comportamenti sociali vengono
regolati da recettori neuropeptidici 54
Studi genetici del comportamento dell’Uomo e delle sue alterazioni 56
I disturbi neurologici presenti nell’Uomo fanno ritenere che le
diverse funzioni cerebrali siano controllate da geni distinti 57
16/09/14 07:46
VIII
Indice generale
La complessità delle basi genetiche dei tratti comportamentali
è ben illustrata dai disturbi correlati all’autismo 58
Le malattie psichiatriche e i tentativi di interpretare le caratteristiche
multigeniche 58
La complessità dei meccanismi ereditari e dell’impronta genetica
nell’Uomo 58
Caratteri multigenici: molte malattie rare o alcune modificazioni
di tipo comune? 59
Una visione d’insieme 62
Glossario 63
Letture scelte 64
Bibliografia 64
Parte II
Biologia cellulare e molecolare del neurone
4
È possibile registrare le correnti dei singoli canali ionici 105
I canali ionici di tutte le cellule hanno numerose caratteristiche
in comune 106
I flussi ionici che attraversano i canali sono passivi 106
L’apertura e chiusura dei canali comporta una serie di
modificazioni della loro conformazione 108
La struttura dei canali ionici può essere desunta da ricerche di tipo
biofisico, biochimico e di biologia molecolare 111
I geni che codificano i canali ionici possono venire raggruppati
in famiglie 113
Le strutture dei canali selettivi per il potassio, allo stato chiuso e
aperto, sono state chiarite da analisi cristallografiche ai raggi X 116
Le basi strutturali della selettività per i cloro ioni mettono in luce
le strette relazioni che intercorrono fra i canali ionici e
i trasportatori di ioni 119
Una visione d’insieme 122
Letture scelte 124
Bibliografia 124
Le cellule del sistema nervoso . . . . . . . . . . 71
James H. Schwartz, Ben A. Barres, James E. Goldman
I neuroni e la glia posseggono molte caratteristiche strutturali
e molecolari in comune 72
Il citoscheletro determina la forma delle cellule 74
Gli aggregati di proteine e gli organuli cellulari sono trasportati
attivamente lungo gli assoni e i dendriti 78
Il trasporto assonale rapido convoglia gli organuli
membranosi 80
Il trasporto assonale lento convoglia le proteine del citosol
e gli elementi del citoscheletro 83
La sintesi delle proteine nei neuroni è analoga a quella che ha luogo
in altre cellule secretorie 84
Le proteine secretorie e di membrana vengono sintetizzate
e modificate nel reticolo endoplasmatico 84
Le proteine secretorie vengono modificate nell’apparato
del Golgi 86
La membrana superficiale e le sostanze di origine extracellulare vengono
riciclate nella cellula 87
Le cellule gliali svolgono diversi ruoli nelle funzioni nervose 88
La glia forma gli strati isolanti degli assoni 88
Gli astrociti cooperano con i meccanismi sinaptici
di segnalazione 88
Il plesso coroideo e le cellule ependimali producono il liquido
cerebrospinale 95
La microglia cerebrale deriva dal midollo osseo 95
Una visione d’insieme 96
Letture scelte 97
Bibliografia 98
5
ISBN 978-88-08-18445-0
I canali ionici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 100
Steven A. Siegelbaum, John Koester
Nel sistema nervoso il rapido invio di segnali dipende dalla presenza
dei canali ionici 101
I canali ionici sono proteine che attraversano la membrana della cellula
da parte a parte 101
000_VII-XXX_Kandel_Indice.indd 8
6
Il potenziale di membrana e le proprietà
elettriche passive del neurone . . . . . . . . . 126
John Koester, Steven A. Siegelbaum
Il potenziale di membrana di riposo dipende dalla separazione
delle cariche elettriche presenti ai capi della membrana cellulare 127
Il potenziale di membrana di riposo è determinato sia dai canali ionici
passivi che da quelli ad apertura variabile 127
I canali ionici passivi delle cellule gliali sono permeabili soltanto
al potassio 129
Nelle cellule nervose a riposo i canali passivi sono permeabili
a numerose specie di ioni 130
I gradienti elettrochimici del sodio, del potassio e del calcio
si stabiliscono come conseguenza del trasporto attivo di questi
ioni 131
Anche gli ioni cloro vengono trasportati attivamente 134
L’equilibrio dei flussi ionici che dà origine al potenziale di membrana
di riposo scompare nel corso del potenziale d’azione 134
L’equazione di Goldman permette di esprimere in termini quantitativi
il contributo dei diversi ioni al potenziale di membrana di riposo 135
Le proprietà funzionali del neurone possono venire rappresentate
mediante un modello di circuito elettrico equivalente 136
Le proprietà elettriche passive del neurone influenzano i segnali
elettrici 138
La capacità della membrana rallenta l’andamento temporale
dei segnali elettrici 139
Le resistenze della membrana e dell’assoplasma influenzano
l’efficienza della conduzione dei segnali 139
Gli assoni di grandi dimensioni vengono eccitati più facilmente
di quelli piccoli 143
Le proprietà passive della membrana e il diametro dell’assone
influenzano la velocità con la quale si propaga il potenziale
d’azione 144
Una visione d’insieme 145
Letture scelte 147
Bibliografia 147
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Indice generale
ISBN 978-88-08-18445-0
7
I segnali propagati: il potenziale
d’azione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 148
John Koester, Steven A. Siegelbaum
L’insorgenza del potenziale d’azione è dovuta a flussi ionici
che attraversano canali voltaggio-dipendenti 149
Le correnti di sodio e di potassio che passano attraverso i canali
voltaggio-dipendenti vengono misurate con la tecnica di blocco
del voltaggio 149
Le conduttanze voltaggio-dipendenti del sodio e del potassio
si possono calcolare a partire dalle rispettive correnti 153
È possibile ricostruire il potenziale d’azione conoscendo
le proprietà dei canali del sodio e del potassio 155
La presenza di canali voltaggio-dipendenti con proprietà diverse
aumenta l’efficienza con cui i neuroni trasmettono messaggi 158
Il sistema nervoso è in grado di esprimere una ricca gamma
di canali ionici voltaggio-dipendenti 158
I meccanismi d’accesso dei canali ionici voltaggio-dipendenti
possono venire modificati da diversi fattori citoplasmatici 159
Il livello di eccitabilità varia da una zona all’altra
del neurone 159
Il livello di eccitabilità varia a seconda del tipo di neurone 160
I meccanismi che regolano il transito degli ioni e i loro meccanismi
di accesso in funzione del voltaggio sono stati desunti da misure
elettrofisiologiche 162
I canali sodici voltaggio-dipendenti si aprono e si chiudono in
risposta a una redistribuzione delle cariche all’interno dei canali
stessi 162
La selettività del canale voltaggio-dipendente per il sodio dipende
dalle dimensioni, dalla carica e dall’energia di idratazione di questo
ione 164
I canali voltaggio-dipendenti per il potassio, il sodio e il calcio derivano
tutti da un progenitore ancestrale e hanno strutture simili 164
L’analisi cristallografica ai raggi X della struttura dei canali
voltaggio-dipendenti permette di interpretare i meccanismi
della dipendenza dal voltaggio 166
La varietà dei canali voltaggio-dipendenti è dovuta a numerosi
meccanismi genetici 167
Una visione d’insieme 170
Letture scelte 170
Bibliografia 170
Parte III
La trasmissione sinaptica
8
Uno sguardo panoramico sui meccanismi
della trasmissione sinaptica . . . . . . . . . . . 177
Steven A. Siegelbaum, Eric R. Kandel
Le sinapsi possono essere elettriche o chimiche 177
Le sinapsi elettriche assicurano una trasmissione praticamente
istantanea dei segnali 178
Nelle sinapsi elettriche le cellule sono connesse dai canali
delle giunzioni comunicanti 180
La trasmissione elettrica permette la scarica rapida e sincrona
delle cellule interconnesse 183
000_VII-XXX_Kandel_Indice.indd 9
IX
Le giunzioni comunicanti sono importanti per le funzioni
della glia e per le sue alterazioni 184
Le sinapsi chimiche fungono da amplificatori dei segnali 184
I neurotrasmettitori si legano a recettori postsinaptici 185
I recettori postsinaptici regolano l’accesso ai canali ionici
con meccanismi sia diretti che indiretti 186
Letture scelte 187
Bibliografia 188
9
La trasmissione a livello della sinapsi
neuromuscolare: trasmissione sinaptica
diretta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 189
Eric R. Kandel, Steven A. Siegelbaum
La giunzione neuromuscolare costituisce il modello d’elezione
per lo studio della trasmissione sinaptica diretta 189
I motoneuroni eccitano il muscolo aprendo canali ionici attivati
da un ligando a livello della placca motrice 191
Il potenziale sinaptico della placca motrice è determinato
da correnti ioniche che passano attraverso i canali-recettori
dell’acetilcolina 192
Il canale ionico della placca motrice è permeabile sia al sodio
che al potassio 193
La tecnica del patch-clamp permette l’analisi dei flussi di corrente
che passano attraverso singoli canali-recettori dell’acetilcolina 195
Attraverso ogni singolo canale-recettore passa una corrente
unitaria di tutto-o-nulla 195
La corrente di placca è determinata da quattro fattori 197
Conosciamo oggi le proprietà molecolari del canale-recettore
acetilcolinico 198
Una visione d’insieme 203
Appendice: è possibile calcolare la corrente di placca partendo
da un modello di circuito equivalente 205
Letture scelte 208
Bibliografia 208
10
I meccanismi di integrazione sinaptica
nel sistema nervoso centrale . . . . . . . . . . 210
Steven A. Siegelbaum, Eric R. Kandel, Rafael Yuste
I neuroni del sistema nervoso centrale ricevono sia segnali eccitatori
che inibitori 211
Le sinapsi eccitatorie e inibitorie hanno morfologia ultrastrutturale
diversa 211
L’attività sinaptica eccitatoria è mediata da canali-recettori ionotropici
del glutammato permeabili al sodio e al potassio 213
I recettori ionotropici eccitatori attivati dal glutammato sono
codificati da una particolare famiglia di geni 216
I recettori del glutammato sono composti da un gruppo
di moduli 218
I recettori NMDA e AMPA sono organizzati da una rete
di proteine a livello delle densità postsinaptiche 220
In generale, l’attività sinaptica inibitoria è mediata da canali-recettori
ionotropici del GABA e della glicina permeabili ai cloro ioni 222
È possibile registrare le correnti che passano attraverso singoli
canali-recettori del GABA e della glicina 222
29/09/14 11:30
X
Indice generale
Le correnti di cloro ioni dei canali-recettori inibitori GABAA e
della glicina, in generale, inibiscono la cellula postsinaptica 223
I recettori ionotropici del glutammato, del GABA e della glicina
sono proteine integrali di membrana codificate da due diverse famiglie
di geni 225
I recettori ionotropici GABAA e della glicina sono omologhi
ai recettori nicotinici dell’ACh 225
Nel sistema nervoso centrale alcune attività sinaptiche sono
mediate da altri tipi di recettori ionotropici 226
Sia i segnali eccitatori che quelli inibitori vengono integrati dai neuroni
in un’unica risposta 227
I segnali sinaptici vengono integrati in modo da innescare
un potenziale d’azione a livello del segmento iniziale
dell’assone 227
I dendriti sono strutture elettricamente eccitabili in grado
di scaricare potenziali d’azione 228
Le sinapsi dei neuroni del sistema nervoso centrale vengono
classificate a seconda della loro funzione fisiologica 230
Una visione d’insieme 232
Letture scelte 234
Bibliografia 234
11
I meccanismi di modulazione
della trasmissione sinaptica: i sistemi
di secondo messaggero . . . . . . . . . . . . . . 236
Steven A. Siegelbaum, David E. Clapham, James H. Schwartz
La via di secondo messaggero meglio conosciuta è quella dell’AMP
ciclico. Essa comporta una serie di reazioni a cascata che nascono
da recettori accoppiati a proteine G 237
Tutte le vie di secondo messaggero attivate da recettori accoppiati
a proteine G seguono una logica molecolare comune 240
Una famiglia di proteine G attiva diverse vie di secondo
messaggero 240
L’idrolisi di fosfolipidi da parte della fosfolipasi C dà origine a due
importanti secondi messaggeri: l’IP3 e il diacilglicerolo 241
L’idrolisi dei fosfolipidi da parte della fosfolipasi A2 libera
acido arachidonico determinando la comparsa di altri secondi
messaggeri 244
I messaggeri transcellulari sono importanti per la regolazione
delle funzioni presinaptiche 245
Gli endocannabinoidi derivano dall’acido arachidonico 245
L’ossido nitrico e il monossido di carbonio sono secondi
messaggeri gassosi che stimolano la sintesi del GMP ciclico 247
Alcuni effetti dei recettori metabotropici sono mediati da una famiglia
di recettori della tirosin-chinasi 248
Le attività fisiologiche dei recettori ionotropici e metabotropici sono
diverse 249
Le reazioni a cascata di alcuni secondi messaggeri possono aumentare
o diminuire l’apertura di molti tipi di canali ionici 249
Le proteine G possono modulare direttamente i canali ionici 251
La fosforilazione AMP ciclico-dipendente di alcune proteine può
far chiudere canali del potassio 254
Le attività sinaptiche mediate dalla fosforilazione hanno termine
in seguito all’azione di fosfoprotein-fosfatasi 254
I secondi messaggeri possono conferire alla trasmissione sinaptica effetti
di lunga durata 256
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ISBN 978-88-08-18445-0
Una visione d’insieme
Letture scelte 258
Bibliografia 258
257
12 La liberazione dei neurotrasmettitori . . 260
Steven A. Siegelbaum, Eric R. Kandel, Thomas C. Südhof
La liberazione dei neurotrasmettitori è regolata dalla depolarizzazione
delle terminazioni presinaptiche 260
La liberazione dei neurotrasmettitori è innescata dall’ingresso
di calcio 263
Relazione fra concentrazione presinaptica di calcio e liberazione
di neurotrasmettitori 264
Diverse classi di canali del calcio mediano la liberazione
di neurotrasmettitori 264
I neurotrasmettitori vengono liberati in pacchetti unitari detti
quanti 267
I neurotrasmettitori sono custoditi e liberati dalle vescicole
sinaptiche 271
Le vescicole sinaptiche liberano i neurotrasmettitori per esocitosi
e vengono riciclate per endocitosi 272
Le misure di capacità elettrica delle membrane hanno permesso
di capire la cinetica dei processi di esocitosi ed endocitosi 274
I meccanismi di esocitosi comportano la formazione di un poro
transitorio di fusione 274
Il ciclo delle vescicole sinaptiche comporta numerosi passaggi 274
L’esocitosi delle vescicole sinaptiche comporta l’intervento di complessi
meccanismi proteici, altamente conservati dai processi evolutivi 278
Le sinapsine rivestono grande importanza per l’accumulo
e la mobilizzazione delle vescicole sinaptiche 278
Le proteine SNARE catalizzano la fusione delle vescicole
con la membrana plasmatica 278
La liberazione dei neurotrasmettitori è innescata dal legame
del calcio con la sinaptotagmina 281
Il complesso apparato che presiede alla fusione è custodito in una
ben conservata impalcatura proteica a livello delle zone attive 281
La modulazione della liberazione dei neurotrasmettitori sta alla base
della plasticità sinaptica 282
Le variazioni della concentrazione intracellulare del calcio libero,
dovute all’attività neuronale, determinano variazioni di lungo
termine nella liberazione di neurotrasmettitori 283
Le sinapsi asso-assoniche localizzate sulle terminazioni
presinaptiche regolano la liberazione di neurotrasmettitori 284
Una visione d’insieme 285
Letture scelte 287
Bibliografia 287
13
I neurotrasmettitori. . . . . . . . . . . . . . . . . 289
James H. Schwartz, Jonathan A. Javitch
Per entrare nel novero dei neurotrasmettitori i messaggeri chimici
devono soddisfare quattro criteri 289
Soltanto poche sostanze di basso peso molecolare fungono
da neurotrasmettitori 291
Acetilcolina 291
Neurotrasmettitori costituiti da amine biogene 291
Neurotrasmettitori costituiti da catecolamine 292
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Indice generale
ISBN 978-88-08-18445-0
Serotonina 293
Istamina 294
Neurotrasmettitori di natura aminoacidica 294
ATP e adenosina 294
I neurotrasmettitori a basso peso molecolare sono assunti
con meccanismi attivi dalle vescicole 295
Numerosi peptidi neuroattivi possono fungere
da neurotrasmettitori 297
I neurotrasmettitori di natura peptidica e quelli costituiti da sostanze
di basso peso molecolare sono diversi sotto molti aspetti 299
I neurotrasmettitori di natura peptidica e quelli costituiti
da sostanze di basso peso molecolare possono coesistere e venire liberati
contemporaneamente 301
La trasmissione sinaptica ha termine con l’allontanamento
del neurotrasmettitore dalla fessura sinaptica 301
Una visione d’insieme 305
Letture scelte 306
Bibliografia 306
14
I disturbi del nervo e dell’unità
motrice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 307
Robert H. Brown, Stephen C. Cannon, Lewis P. Rowland
È possibile distinguere clinicamente le malattie dei nervi periferici,
della giunzione neuromuscolare e del muscolo 308
Sono numerose le forme morbose che interessano i motoneuroni
e i nervi periferici 309
Le malattie del motoneurone non colpiscono i neuroni
sensitivi 309
Le malattie dei nervi periferici alterano la conduzione
dei potenziali d’azione 310
Sono state definite le basi molecolari di alcune neuropatie
periferiche ereditarie 311
Le malattie della giunzione neuromuscolare hanno cause molteplici 312
La miastenia gravis è l’esempio meglio conosciuto di malattia
della giunzione neuromuscolare 314
Il trattamento della miastenia tende ad alleviarne gli effetti
fisiologici ed è mirato alla patogenesi autoimmune
della malattia 317
Esistono due forme diverse di miastenia gravis congenita 318
La sindrome di Lambert-Eaton e il botulismo sono altre due
alterazioni della trasmissione neuromuscolare 319
Le malattie del muscolo scheletrico possono essere ereditarie
o acquisite 319
La dermatomiosite è il prototipo di una miopatia acquisita 320
Le distrofie muscolari sono le miopatie ereditarie più
comuni 320
Alcune malattie ereditarie del muscolo scheletrico nascono da
alterazioni genetiche dei canali ionici voltaggio-dipendenti 323
La paralisi periodica si accompagna a un’alterata eccitabilità
muscolare e a livelli anormali di potassio serico 325
Una visione d’insieme 326
Appendice: la diagnosi delle alterazioni dell’unità motrice è facilitata
da criteri di laboratorio 326
Letture scelte 329
Bibliografia 329
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XI
Parte IV
Le basi nervose dei processi cognitivi
15
L’organizzazione del sistema nervoso
centrale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 337
David G. Amaral, Peter L. Strick
Il sistema nervoso centrale è composto dal midollo spinale e dal cervello 338
I principali sistemi funzionali cerebrali sono organizzati in modo
simile 343
Le informazioni vengono elaborate a livello di ogni stazione
di ritrasmissione sinaptica 343
I neuroni di ogni stazione di ritrasmissione sinaptica formano
una mappa neurale del corpo 343
Ogni sistema funzionale è organizzato in modo gerarchico 344
I sistemi funzionali di un lato del cervello controllano la parte
contralaterale del corpo 344
La corteccia cerebrale è implicata in funzioni cognitive 344
I neuroni della corteccia cerebrale sono organizzati in strati
e colonne 345
La corteccia cerebrale contiene numerose tipologie di neuroni 348
Le regioni cerebrali sottocorticali sono funzionalmente organizzate
in nuclei 348
La motivazione, le emozioni e la memoria vengono influenzate
da sistemi modulatori cerebrali 350
Il sistema nervoso periferico è anatomicamente distinto dal sistema
nervoso centrale 352
Una visione d’insieme 353
Letture scelte 354
Bibliografia 354
16
L’organizzazione funzionale
della percezione e del movimento . . . . . 356
David G. Amaral
Le modalità di elaborazione delle informazioni sensoriali vengono
illustrate prendendo come esempio il sistema somatosensitivo 357
Le informazioni somatosensitive provenienti dal tronco e
dagli arti vengono convogliate al midollo spinale 357
I neuroni sensitivi primari del tronco e degli arti sono situati
nei gangli delle radici dorsali 358
I rami centrali degli assoni dei neuroni dei gangli delle radici dorsali
sono disposti in modo da formare una mappa della superficie
corporea 360
Ogni submodalità somatica viene analizzata in un subsistema
distinto che va dalla periferia al cervello 360
Il talamo è una stazione di collegamento essenziale fra i recettori
sensoriali e la corteccia cerebrale per tutte le modalità sensoriali
a eccezione dell’olfatto 360
La corteccia cerebrale è la sede dove viene raggiunto il livello più elevato
di elaborazione delle informazioni sensoriali 363
Il movimento volontario è mediato da connessioni dirette
fra la corteccia cerebrale e il midollo spinale 365
Una visione d’insieme 368
Letture scelte 368
Bibliografia 368
16/09/14 07:46
XII
Indice generale
17
Dalle cellule nervose ai processi cognitivi:
le rappresentazioni interne dello spazio e
dell’azione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 370
Eric R. Kandel
Le neuroscienze cognitive hanno come principale obiettivo lo studio
delle rappresentazioni nervose dei processi mentali 371
Il cervello possiede una rappresentazione ordinata dello spazio personale 374
La corteccia cerebrale possiede una mappa della superficie recettiva
per ciascuna delle modalità somatosensitive 375
L’accuratezza dell’esame neurologico dei pazienti si fonda
sull’esistenza di mappe corticali del corpo 375
La rappresentazione interna dello spazio personale può essere
modificata dall’esperienza 377
Lo spazio extrapersonale è rappresentato a livello della corteccia
associativa parietale posteriore 380
I processi mentali sono in larga misura inconsci 382
Lo stato di coscienza è accessibile all’analisi neurobiologica? 384
Il concetto di coscienza pone una serie di interrogativi
fondamentali alle teorie biologiche della mente 384
Le ricerche neurobiologiche sui processi cognitivi non dipendono
da una particolare teoria sulla coscienza 386
Le ricerche sulla rivalità binoculare hanno consentito
di identificare dei circuiti che permettono di passare
dalla percezione visiva inconscia a quella conscia 387
L’attenzione selettiva agli stimoli visivi può essere studiata a livello
cellulare nei primati non umani 387
Come viene codificata l’autoconsapevolezza a livello del sistema
nervoso centrale? 388
Una visione d’insieme 389
Letture scelte 390
Bibliografia 390
18
L’organizzazione dei processi
cognitivi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 392
Carl R. Olson, Carol L. Colby
Le aree corticali che sono funzionalmente correlate sono disposte vicine
fra loro 393
Le informazioni sensoriali vengono elaborate a livello corticale in vie
organizzate in modo seriale 393
Le vie devolute a ciascuna modalità sensoriale disposte in parallelo
si dirigono verso aree associative dorsali e ventrali 396
La via visiva dorsale trasmette informazioni di natura spaziale
e si porta alla corteccia associativa parietale 397
La via visiva ventrale elabora informazioni sulla forma delle
immagini visive e si porta alla corteccia associativa temporale 399
Il comportamento motorio finalizzato è controllato dal lobo frontale 403
La corteccia prefrontale è importante per il controllo esecutivo
del comportamento 403
La corteccia prefrontale dorsolaterale è coinvolta nel controllo
cognitivo del comportamento 404
La corteccia prefrontale orbitale-ventromediale è coinvolta
nel controllo emozionale del comportamento 406
La corteccia associativa limbica è una via d’ingresso al sistema
della memoria che ha sede nell’ippocampo 409
Una visione d’insieme 409
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ISBN 978-88-08-18445-0
Letture scelte 410
Bibliografia 410
19
Le funzioni cognitive dei sistemi
premotori. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 412
Giacomo Rizzolatti, Peter L. Strick
Le connessioni dirette fra la corteccia cerebrale e il midollo spinale
hanno un ruolo fondamentale nell’organizzazione del movimento
volontario 413
Anche le quattro aree premotorie della corteccia dei primati posseggono
connessioni dirette con il midollo spinale 416
L’organizzazione dei circuiti motori deputati alle azioni volontarie
è finalizzata a compiti specifici 418
La mano assume un ruolo fondamentale nel comportamento
dei primati 419
L’attività congiunta dei neuroni della corteccia parietale e di quella
premotoria codifica atti motori potenziali 421
Alcuni neuroni codificano le possibili interazioni con un oggetto 421
I neuroni specchio rispondono alle azioni motorie compiute
da altri soggetti 422
Gli atti motori possibili vengono soppressi o fatti eseguire da centri
di pianificazione motoria 423
Una visione d’insieme 423
Letture scelte 424
Bibliografia 424
20
Visualizzazione funzionale dei processi
cognitivi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 426
Scott A. Small, David J. Heeger
La visualizzazione funzionale è correlata con il fabbisogno metabolico
per lo svolgimento dell’attività nervosa 426
Le tecniche di visualizzazione funzionale hanno come fondamento
gli studi sul flusso ematico 426
La visualizzazione funzionale è correlata con il metabolismo
energetico 428
La visualizzazione funzionale viene utilizzata per lo studio dei processi
cognitivi 432
Visualizzazione dei processi percettivi coscienti e di quelli
inconsci 433
Visualizzazione della memoria cosciente e di quella non cosciente 436
Visualizzazione della modulazione dell’attenzione nella percezione
cosciente 438
La visualizzazione funzionale presenta alcune limitazioni 438
Una visione d’insieme 441
Letture scelte 441
Bibliografia 441
Parte V
La percezione
21
La codificazione sensoriale . . . . . . . . . . . 449
Esther P. Gardner, Kenneth O. Johnson
La psicofisica studia le relazioni che intercorrono fra proprietà fisiche
degli stimoli e sensazioni 451
16/09/14 07:46
Indice generale
ISBN 978-88-08-18445-0
La percezione dell’intensità degli stimoli è regolata da leggi
psicofisiche 451
Le tecniche di misurazione dell’intensità delle sensazioni fanno
uso di protocolli standardizzati 452
Per studiare gli aspetti quantitativi delle sensazioni si fa ricorso
alla statistica probabilistica 454
I tempi delle decisioni sono correlati con i processi cognitivi 454
Gli stimoli fisici sono rappresentati nel sistema nervoso per mezzo
di codici sensoriali 455
I recettori sensoriali rispondono a un unico tipo di energia
dello stimolo 457
A livello di ogni organo di senso sono state identificate numerose
sottoclassi di recettori sensoriali 460
Le caratteristiche della scarica dei neuroni contengono informazioni
sensoriali che vengono trasmesse al sistema nervoso centrale 462
Il campo recettivo di un neurone sensoriale convoglia informazioni
di natura spaziale 464
Nel sistema nervoso centrale vi sono vie a modalità specifica 466
La superficie recettoriale è rappresentata in modo topografico
a livello dei nuclei del sistema nervoso centrale 468
La codificazione sensoriale è regolata da meccanismi
a feedback 469
L’elaborazione delle informazioni sensoriali è influenzata
da meccanismi di apprendimento di tipo gerarchico 470
Una visione d’insieme 472
Letture scelte 473
Bibliografia 473
22
Il sistema somatosensitivo: recettori
e vie centrali. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 475
Esther P. Gardner, Kenneth O. Johnson
I neuroni sensitivi primari del sistema somatosensitivo sono disposti
nei gangli delle radici dorsali 476
Le fibre somatosensitive periferiche conducono i potenziali d’azione
a velocità diverse 477
Il sistema somatosensitivo utilizza molti recettori specializzati 479
I propriocettori rilevano l’attività dei muscoli e le posizioni
delle articolazioni 482
Il dolore è mediato dai nocicettori 484
Le variazioni della temperatura della cute sono rilevate dai recettori
termici 485
Il prurito è una sensazione cutanea particolare 486
Le sensazioni viscerali forniscono una rappresentazione dello stato
dei vari organi interni 487
Le informazioni somatosensitive raggiungono il sistema nervoso
centrale attraverso i nervi cranici e i nervi spinali 488
Le informazioni somatosensitive vengono ritrasmesse dal midollo
spinale al talamo attraverso vie disposte in parallelo 488
Il sistema colonne dorsali-lemnisco mediale ritrasmette
informazioni di natura tattile e propriocettiva 491
Il sistema spinotalamico ritrasmette informazioni di natura nociva,
termica e viscerale 493
Il talamo possiede numerose regioni somatosensitive specializzate 494
Il nucleo ventrale posteriore ritrasmette informazioni di natura
tattile e propriocettiva 494
000_VII-XXX_Kandel_Indice.indd 13
XIII
Le informazioni di natura nociva, termica e viscerale vengono
elaborate da parecchi nuclei talamici 494
Una visione d’insieme 495
Letture scelte 495
Bibliografia 496
23
Il tatto. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 498
Esther P. Gardner, Kenneth O. Johnson
Il tatto attivo e il tatto passivo evocano risposte simili
nei meccanocettori 499
Nella mano sono presenti quattro tipi di meccanocettori 499
I campi recettivi definiscono la zona di sensibilità tattile 502
Con i test di discriminazione di due punti viene stimata la capacità
di rilevare le caratteristiche della superficie degli oggetti 504
Le fibre a lento adattamento rilevano la pressione esercitata
sugli oggetti e la loro forma 504
Le fibre a rapido adattamento rilevano gli stimoli in movimento
e gli stimoli vibratori 508
Sia le fibre a lento adattamento sia quelle a rapido adattamento
sono importanti per il controllo della prensione 509
Le informazioni tattili vengono elaborate dalle regioni del sistema
nervoso centrale devolute al tatto 510
I campi recettivi dei neuroni corticali integrano informazioni
provenienti da recettori vicini fra loro 510
I neuroni della corteccia somatosensitiva sono organizzati
in colonne specializzate dal punto di vista funzionale 513
Le colonne corticali sono organizzate in maniera
somatotopica 516
Lungo le vie del sistema nervoso centrale le informazioni concernenti
il tatto diventano sempre più astratte da una stazione sinaptica
alla successiva 519
I processi cognitivi basati sul tatto sono mediati da neuroni
della corteccia somatosensitiva secondaria 519
Il tatto attivo si avvale del contributo di circuiti sensori-motori
della corteccia parietale posteriore 522
Le lesioni delle aree somatosensitive cerebrali provocano l’insorgenza
di deficit specifici di natura tattile 524
Una visione d’insieme 527
Letture scelte 527
Bibliografia 528
24
Il dolore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 530
Allan I. Basbaum, Thomas M. Jessell
Gli agenti lesivi per i tessuti attivano i nocicettori 531
I segnali provenienti dai nocicettori vengono trasmessi a neuroni
del corno dorsale del midollo spinale 534
L’iperalgesia può essere sia di origine periferica che centrale 536
Le informazioni nocicettive vengono ritrasmesse dal midollo spinale
al talamo 541
Le informazioni nocicettive vengono ritrasmesse da cinque vie
ascendenti principali 541
Le informazioni nocicettive vengono ritrasmesse alla corteccia
cerebrale da alcuni nuclei talamici di ritrasmissione 544
Il dolore è controllato da meccanismi corticali 545
16/09/14 07:46
XIV
Indice generale
Le aree del cingolo e dell’insula diventano attive durante
la percezione del dolore 545
La percezione del dolore viene regolata dal rapporto fra l’attività
delle fibre afferenti nocicettive e quella delle fibre afferenti non
nocicettive 545
La stimolazione elettrica di particolari regioni del sistema nervoso
centrale provoca analgesia 546
Nel controllo endogeno del dolore sono implicati peptidi oppioidi 548
Nel sistema di modulazione del dolore sono presenti peptidi
oppioidi endogeni e loro recettori 549
La morfina controlla il dolore mediante l’attivazione di recettori
per gli oppioidi 550
La tolleranza e la tossicomania per gli oppioidi sono fenomeni
diversi 552
Una visione d’insieme 552
Letture scelte 553
Bibliografia 553
25
La natura creativa dell’analisi visiva . . . 556
Charles D. Gilbert
La percezione visiva è un processo creativo 556
La percezione visiva è mediata dalla via genicolo-striata 557
Le forme, i colori, il movimento e il senso della profondità vengono
analizzati in aree diverse della corteccia cerebrale 559
La struttura dei campi recettivi dei neuroni, nelle stazioni successive
di una via afferente, suggerisce quale sia il modo con cui il cervello
analizza le forme visive 564
La corteccia visiva è organizzata in colonne di neuroni specializzati 567
L’informazione nervosa viene rimaneggiata all’interno di singoli circuiti
cerebrali 571
L’informazione visiva è rappresentata da codici nervosi diversi 573
Una visione d’insieme 576
Letture scelte 576
Bibliografia 576
26 Analisi visiva di primo livello: la retina . . 577
Markus Meister, Marc Tessier-Lavigne
Lo strato dei fotorecettori campiona l’immagine visiva 578
Le proprietà ottiche dell’occhio limitano la qualità dell’immagine
visiva 578
Vi sono due tipi di fotorecettori: i bastoncelli e i coni 580
Il meccanismo di fototrasduzione collega l’assorbimento di un fotone
con una variazione della conduttanza di membrana 582
La luce attiva le molecole di pigmento dei fotorecettori 582
L’eccitamento della rodopsina attiva una fosfodiesterasi tramite
la proteina G transducina 583
La cascata di reazioni viene interrotta mediante meccanismi
diversi 583
Le alterazioni della fototrasduzione sono causa di malattie 583
Le cellule gangliari trasmettono al cervello le immagini sotto forma
di segnali nervosi 585
I due tipi principali di cellule gangliari sono le cellule ON e
le cellule OFF 585
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ISBN 978-88-08-18445-0
Molte cellule gangliari forniscono energiche risposte ai contorni
delle immagini 585
Il segnale d’uscita delle cellule gangliari sottolinea le variazioni
temporali degli stimoli 586
Il segnale d’uscita retinico sottolinea il movimento
degli oggetti 587
Parecchi tipi di cellule gangliari proiettano al cervello tramite vie
in parallelo 587
Il segnale d’uscita retinico viene modellato da una rete
di interneuroni 589
Le cellule bipolari danno origine a vie parallele 589
L’inibizione laterale fornisce il filtro spaziale delle immagini 592
Il filtro temporale delle immagini nasce tramite sinapsi e circuiti
a feedback 593
La visione dei colori prende inizio in alcuni circuiti selettivi
dei coni 593
La cecità congenita per i colori può assumere forme diverse 594
I circuiti dei bastoncelli e dei coni confluiscono nella parte più
interna della retina 595
La sensibilità della retina si adatta alle condizioni
dell’illuminazione 596
L’adattamento alla luce risulta evidente nei processi di analisi
retinica e nella percezione visiva 596
Nella retina vi sono diversi meccanismi di controllo del guadagno 597
L’adattamento alla luce modifica le analisi spaziali 599
Una visione d’insieme 599
Letture scelte 600
Bibliografia 600
27
Analisi visiva di livello intermedio
ed elementi visivi primari . . . . . . . . . . . . 601
Charles D. Gilbert
La presenza di modelli interni della struttura geometrica degli oggetti
indirizza il cervello ad analizzarne le forme 603
La percezione del senso di profondità consente la separazione
degli oggetti dallo sfondo 607
Una serie di assunzioni sui movimenti locali permette di definire
la traiettoria degli oggetti e le loro forme 608
Il contesto dello scenario determina la percezione degli stimoli visivi 612
La percezione della luminosità e del colore dipende
dal contesto visivo 612
Le proprietà dei campi recettivi dipendono dal contesto visivo 614
Le connessioni corticali, l’architettura funzionale dei circuiti
e la percezione sono strettamente connesse 614
L’apprendimento percettivo richiede plasticità nelle connessioni
corticali 614
La ricerca visiva degli oggetti si basa sulla rappresentazione
corticale dei loro attributi e delle loro forme visive 617
I processi cognitivi influenzano la percezione visiva
Una visione d’insieme
Letture scelte
Bibliografia
617
618
618
618
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Indice generale
ISBN 978-88-08-18445-0
28
Analisi visive di livello superiore:
le influenze cognitive . . . . . . . . . . . . . . . . 620
Thomas D. Albright
Le analisi visive di livello superiore sono tese al riconoscimento
degli oggetti 620
La corteccia inferotemporale è il centro primario di riconoscimento
degli oggetti 621
Le esperienze cliniche indicano la corteccia inferotemporale come
il centro primario per il riconoscimento degli oggetti 622
I neuroni della corteccia inferotemporale codificano stimoli visivi
complessi 624
I neuroni della corteccia inferotemporale sono organizzati
in colonne funzionali 625
La corteccia inferotemporale fa parte di una rete di aree corticali
implicate nel riconoscimento degli oggetti 626
Il riconoscimento degli oggetti si basa sulla costanza
delle percezioni 626
La percezione della categoria alla quale appartengono i singoli oggetti
contribuisce a semplificare il comportamento 627
La memoria visiva è parte attiva delle analisi visive di ordine
superiore 630
L’apprendimento visivo implicito è in grado di modificare
la selettività delle risposte neuronali 630
L’apprendimento visivo esplicito dipende dalle connessioni
fra il sistema visivo e i centri di formazione della memoria
dichiarativa 631
Il richiamo associativo di memorie visive dipende dall’attivazione, in senso
discendente, dei neuroni corticali che analizzano gli stimoli visivi 633
Una visione d’insieme 634
Letture scelte 636
Bibliografia 636
29
L’apparato idrodinamico e meccanico della coclea trasmette stimoli
meccanici alle cellule recettrici 657
La membrana basilare funge da analizzatore meccanico
delle frequenze acustiche 657
L’organo del Corti è il sito della coclea dove avviene la trasduzione
meccanoelettrica 659
Le cellule ciliate trasformano l’energia meccanica in segnali
nervosi 663
La deflessione del fascio di ciglia dà inizio alla trasduzione
meccanoelettrica 663
La forza meccanica apre direttamente i canali preposti
alla trasduzione 664
La trasduzione meccanoelettrica è un processo rapido 665
La capacità delle cellule ciliate di rispondere a particolari frequenze
temporali determina la loro sensibilità 666
Le cellule ciliate si adattano a una stimolazione prolungata 667
Le cellule ciliate sono sintonizzate per stimoli di particolari
frequenze 668
L’energia del suono viene amplificata meccanicamente
nella coclea 671
Le cellule ciliate impiegano particolari sinapsi a nastro 673
Il flusso delle informazioni uditive prende inizio dal nervo
cocleare 674
I neuroni bipolari del ganglio spirale innervano le cellule ciliate
della coclea 674
Le fibre del nervo cocleare codificano sia la frequenza che
l’intensità degli stimoli 675
La perdita sensoriale dell’udito è un disturbo assai diffuso cui è spesso
possibile porre rimedio 677
Una visione d’insieme 677
Letture scelte 679
Bibliografia 679
Analisi visiva e attività motoria . . . . . . . 637
Michael E. Goldberg, Robert H. Wurtz
La nostra attenzione, all’interno del campo visivo, viene focalizzata
da fissazioni successive 638
L’attenzione seleziona gli oggetti che riteniamo utile esaminare
ulteriormente 638
L’attività nervosa del lobo parietale è correlata con l’attenzione
che prestiamo ai diversi oggetti 639
La scena visiva resta stabile nonostante i continui spostamenti
delle immagini retiniche 641
La visione viene meno nel corso dei movimenti saccadici 646
Il lobo parietale trasmette informazioni visive al sistema motorio 648
Una visione d’insieme 651
Letture scelte 651
Bibliografia 652
30
XV
La funzione uditiva: l’orecchio
interno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 653
A. J. Hudspeth
L’orecchio comprende tre parti funzionalmente distinte 654
La funzione uditiva ha inizio con la concentrazione dell’energia sonora
da parte dell’orecchio 655
000_VII-XXX_Kandel_Indice.indd 15
31
Analisi della funzione uditiva
nel sistema nervoso centrale . . . . . . . . . . 681
Donata Oertel, Allison J. Doupe
Nel suono sono presenti diversi tipi di informazioni 682
La rappresentazione neurale del suono prende inizio nei nuclei
cocleari 684
Il nervo cocleare determina l’organizzazione tonotopica dei nuclei
cocleari e distribuisce le informazioni acustiche tramite vie disposte
in parallelo 684
Il nucleo cocleare ventrale estrae le informazioni che riguardano
la natura spettrale e temporale dei suoni 684
Il nucleo cocleare dorsale integra le informazioni acustiche
con quelle somatosensitive impiegando elementi spettrali
per la localizzazione dei suoni 687
Nei mammiferi, il complesso olivare superiore contiene circuiti diversi
per rilevare le differenze interaurali di tempo e di intensità 689
L’oliva mediale superiore dà origine a una mappa delle differenze
interaurali di tempo 690
L’oliva laterale superiore rileva le differenze interaurali
di intensità 692
I segnali efferenti che provengono dal complesso olivare superiore
assicurano informazioni a feedback per la coclea 693
16/09/14 07:46
XVI
Indice generale
Le vie del tronco dell’encefalo convergono nel collicolo
inferiore 693
Le informazioni sulla localizzazione dei suoni che provengono
dal collicolo inferiore creano una mappa spaziale acustica
nel collicolo superiore 695
Le vie della localizzazione dei suoni del mesencefalo sono sensibili
alle esperienze fatte nella prima infanzia 695
Il collicolo inferiore trasmette informazioni uditive alla corteccia
cerebrale 699
La corteccia uditiva contiene una mappa di diversi aspetti
del suono 699
Le informazioni acustiche vengono analizzate in diverse aree
corticali 700
I pipistrelli insettivori posseggono aree corticali specializzate
per l’analisi delle caratteristiche del suono che hanno importanza
per il comportamento 700
Una seconda via proveniente dal collicolo inferiore e relativa alla
localizzazione dei suoni viene impiegata dalla corteccia cerebrale
per il controllo dello sguardo 702
I circuiti uditivi presenti nella corteccia cerebrale sono segregati
in vie diverse di analisi 703
La corteccia cerebrale modula le analisi che hanno luogo nelle aree
uditive sottocorticali 703
L’udito ha un’importanza cruciale per l’apprendimento e l’emissione
vocale sia nell’Uomo che negli uccelli da canto 704
Il comportamento vocale normale non può venire appreso
nell’isolamento 705
L’apprendimento vocale è massimo nel corso di un periodo
particolarmente sensibile 706
Sia l’Uomo che gli uccelli da canto posseggono reti neurali
specializzate per la vocalizzazione 707
Gli uccelli da canto posseggono rivelatori di strutture vocali
che riguardano le vocalizzazioni apprese 709
Una visione d’insieme 709
Letture scelte 710
Bibliografia 710
32
I sensi chimici: olfatto e gusto . . . . . . . . 712
Linda B. Buck, Cornelia I. Bargmann
Un gran numero di recettori proteici dà inizio al senso
dell’olfatto 713
I mammiferi posseggono una grande famiglia di recettori
olfattivi 713
Combinazioni diverse di recettori codificano sostanze odoranti
diverse 713
Le informazioni olfattive vengono trasformate lungo le vie che portano
al cervello 715
Le sostanze odoranti sono codificate nel naso da neuroni
sparsi 715
Nel bulbo olfattivo le afferenze sensoriali sono disposte a seconda
del tipo di recettore 716
Il bulbo olfattivo trasmette informazioni alla corteccia
olfattiva 719
Le efferenze della corteccia olfattiva proiettano ad aree corticali
superiori e ad aree limbiche 719
L’acuità olfattiva nell’Uomo varia da soggetto a soggetto 719
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ISBN 978-88-08-18445-0
Le sostanze odoranti risvegliano comportamenti innati
caratteristici 719
I feromoni sono presenti in due strutture olfattive 719
I sistemi olfattivi degli invertebrati sono utili per
lo studio della codificazione delle sostanze odoranti e
per il comportamento 722
L’anatomia del sistema olfattivo degli insetti è simile a quella
dei vertebrati 722
Nei nematodi gli stimoli olfattivi risvegliano comportamenti e
risposte fisiologiche stereotipati 724
I meccanismi nervosi del sistema olfattivo sono andati incontro
a una rapida evoluzione 725
Il sistema del gusto 726
Il gusto possiede cinque submodalità o qualità diverse 726
Il senso del gusto nasce nei bottoni gustativi 727
Ogni tipo di gusto viene messo in evidenza da un particolare
meccanismo di trasduzione sensoriale e da una popolazione
particolare di cellule gustative 728
I neuroni sensoriali trasportano le informazioni gustative
dai bottoni gustativi al cervello 732
Le informazioni gustative vengono trasmesse dal talamo
alla corteccia gustativa 732
La percezione dei sapori dipende dalle afferenze gustative, olfattive
e somatosensitive 732
Negli insetti gli organi del gusto sono distribuiti su tutto
il corpo 732
Una visione d’insieme 733
Letture scelte 734
Bibliografia 734
Parte VI
Il movimento
33
L’organizzazione e la pianificazione
del movimento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 743
Daniel M. Wolpert, Keir G. Pearson, Claude P.J. Ghez
I comandi motori derivano da trasformazioni sensori-motorie 744
Il sistema nervoso centrale forma modelli interni
delle trasformazioni sensori-motorie 746
La mancanza di accuratezza dei movimenti dipende dagli errori e
dalla variabilità delle trasformazioni sensori-motorie 747
Nelle diverse fasi delle trasformazioni sensori-motorie possono
essere utilizzati sistemi di coordinate diversi 749
Per l’esecuzione di molti tipi di movimenti vengono utilizzate
attività motorie stereotipate 751
I segnali motori sono sottoposti a controlli a feed-forward e
a feedback 754
Per il controllo a feed-forward non vengono utilizzati segnali
a feedback 754
Nel controllo a feedback i segnali sensoriali vengono utilizzati
per correggere i movimenti 755
Per compensare gli effetti dei ritardi dei circuiti sensori-motori
viene utilizzata la strategia della previsione 756
16/09/14 07:46
Indice generale
ISBN 978-88-08-18445-0
Le informazioni sensoriali vengono elaborate in modo
diverso quando vengono usate per le azioni motorie o per
la percezione 760
I sistemi motori devono adattarsi ai processi che sono in rapporto
con lo sviluppo e l’esperienza 761
L’apprendimento motorio richiede l’adattamento
dei modelli interni alle nuove condizioni cinematiche
e dinamiche 762
L’apprendimento motorio della cinematica e della dinamica
dei movimenti dipende da modalità sensoriali diverse 763
Una visione d’insieme 766
Letture scelte 766
Bibliografia 766
34
Le unità motrici e l’azione
dei muscoli. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 768
Roger M. Enoka, Keir G. Pearson
L’unità motrice è l’unità elementare del controllo motorio 768
L’unità motrice è composta di un motoneurone e
di numerose fibre muscolari 768
Le varie unità motrici hanno proprietà diverse 770
Le proprietà delle unità motrici possono essere modificate
dall’attività fisica 772
La forza muscolare viene controllata mediante
il reclutamento delle unità motrici e la regolazione
della loro frequenza di scarica 773
Le proprietà di ingresso-uscita dei motoneuroni vengono
modificate da segnali in ingresso provenienti dal tronco
dell’encefalo 774
La forza muscolare dipende dalla struttura del muscolo 775
I sarcomeri contengono le proteine contrattili 775
Gli elementi non contrattili forniscono una struttura
di supporto essenziale 778
La forza contrattile dipende dall’attivazione delle fibre muscolari,
dalla loro lunghezza e dalla loro velocità di accorciamento 778
La forza di torsione del muscolo dipende dalla geometria
muscolo-scheletrica 781
I diversi tipi di movimento richiedono strategie di attivazione
diverse 783
La velocità di contrazione può variare per entità e direzione 783
I movimenti richiedono la coordinazione di molti muscoli 784
Il lavoro di un muscolo dipende dalle caratteristiche
della sua attivazione 786
Una visione d’insieme 788
Letture scelte 788
Bibliografia 788
35
I riflessi spinali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 790
Keir G. Pearson, James E. Gordon
I riflessi sono adattabili agli aspetti specifici dei diversi compiti
motori 791
I riflessi spinali generano contrazioni coordinate di gruppi
muscolari 792
I riflessi di origine cutanea producono movimenti complessi
che assolvono funzioni di natura protettiva e posturale 792
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XVII
Il riflesso da stiramento si oppone all’allungamento
del muscolo 794
Reti neuronali del midollo spinale contribuiscono alla coordinazione
delle risposte riflesse 796
Il riflesso da stiramento è mediato da una via monosinaptica 796
I muscoli che agiscono su un’articolazione vengono coordinati
dagli interneuroni inibitori Ia 797
L’organizzazione di tipo divergente delle vie riflesse permette
l’amplificazione dei segnali afferenti e la coordinazione
della contrazione dei muscoli 798
La convergenza di segnali d’ingresso diversi sugli interneuroni Ib
aumenta la flessibilità delle risposte riflesse 799
I comandi motori centrali e i processi cognitivi possono modificare
la trasmissione sinaptica lungo le vie riflesse spinali 801
I neuroni del sistema nervoso centrale possono regolare l’intensità
dei riflessi spinali agendo a tre livelli delle vie riflesse 801
I motoneuroni gamma regolano la sensibilità dei fusi
neuromuscolari 802
I riflessi propriocettivi svolgono un importante ruolo funzionale
nella regolazione dei movimenti volontari e automatici 803
I riflessi che interessano i muscoli degli arti sono mediati da vie
spinali e sovraspinali 804
I riflessi da stiramento rinforzano i comandi motori centrali 806
Le lesioni del sistema nervoso centrale provocano alterazioni
caratteristiche delle risposte riflesse e del tono muscolare 807
L’interruzione delle vie discendenti dirette al midollo spinale
provoca frequentemente spasticità 807
Nell’Uomo, dopo la sezione del midollo spinale, compare
una condizione temporanea di shock spinale cui fa seguito
una condizione di iperreflessia 809
Una visione d’insieme 809
Letture scelte 810
Bibliografia 810
36
La locomozione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 811
Keir G. Pearson, James E. Gordon
Per camminare occorre eseguire una complessa sequenza di contrazioni
muscolari 814
Lo schema motorio del cammino viene organizzato a livello
spinale 816
La contrazione dei muscoli flessori ed estensori
degli arti posteriori è controllata da reti nervose
che si inibiscono reciprocamente 816
I generatori centrali di schemi motori non sono governati
da segnali afferenti sensitivi 818
Le reti nervose spinali possono generare schemi locomotori
complessi 818
Il cammino è regolato da segnali afferenti provenienti dagli arti
in movimento 818
Le caratteristiche temporali e l’ampiezza del cammino vengono
regolate da segnali propriocettivi 818
I segnali sensitivi provenienti dalla cute permettono
di adeguare i movimenti del passo per superare gli ostacoli inattesi
che si incontrano durante il cammino 823
Per iniziare il cammino e per controllarne l’adattamento alle condizioni
ambientali sono necessari segnali ritrasmessi dalle vie discendenti 824
16/09/14 07:46
XVIII Indice generale
I segnali ritrasmessi dal tronco dell’encefalo danno l’avvio
al cammino e ne controllano la velocità 824
Il cervelletto controlla l’accuratezza degli schemi locomotori
regolando le caratteristiche temporali e l’intensità dei segnali
discendenti 826
La corteccia motrice utilizza informazioni visive per controllare
in modo accurato i movimenti del passo 827
Alla pianificazione e alla coordinazione dei movimenti di
locomozione guidati dalla vista prende parte la corteccia parietale
posteriore 827
Nel cammino dell’Uomo potrebbero essere implicati generatori spinali
di schemi motori 828
Una visione d’insieme 832
Letture scelte 832
Bibliografia 833
37
Il movimento volontario:
la corteccia motrice primaria . . . . . . . . . 834
John F. Kalaska, Giacomo Rizzolatti
Le funzioni motorie sono localizzate a livello della corteccia
cerebrale 835
Al controllo del movimento volontario contribuiscono molte aree
corticali 838
Il controllo motorio volontario sembra richiedere
un processo di elaborazione in serie 838
L’anatomia funzionale delle aree motrici precentrali
è complessa 839
Le connessioni anatomiche delle aree motrici precentrali
non si uniformano al principio di un’organizzazione di tipo
esclusivamente seriale 840
La corteccia motrice primaria ha un importante ruolo funzionale
nella genesi dei comandi motori 842
I comandi motori vengono codificati mediante codici
di popolazione 847
La corteccia motrice codifica sia la cinematica che
la cinetica del movimento 849
I movimenti della mano e delle dita sono controllati direttamente
dalla corteccia motrice 853
I segnali sensitivi provenienti dai meccanocettori somatici vengono
utilizzati da circuiti a feedback e a feed-forward e nell’apprendimento
degli adattamenti meccanici utili per rendere il movimento adeguato
alle diverse condizioni ambientali esterne 855
La mappa motoria è dinamica e adattabile 855
La corteccia motrice contribuisce all’apprendimento
di abilità motorie 857
Una visione d’insieme 860
Letture scelte 862
Bibliografia 862
38
Il movimento volontario: la corteccia
parietale e la corteccia premotoria . . . . 864
Giacomo Rizzolatti, John F. Kalaska
Il movimento volontario esprime l’intenzione di agire 865
Il movimento volontario necessita di informazioni sensoriali sul mondo
esterno e sul proprio corpo 867
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ISBN 978-88-08-18445-0
Il movimento di raggiungimento per prendere un oggetto necessita
di informazioni sensoriali sulla localizzazione dell’oggetto
nello spazio 869
Lo spazio è rappresentato a livello di parecchie aree corticali che
hanno proprietà sensoriali e motorie diverse 869
La corteccia parietale inferiore e la corteccia premotoria ventrale
contengono rappresentazioni dello spazio peripersonale 869
La corteccia parietale superiore utilizza le informazioni sensoriali
per guidare i movimenti del braccio verso oggetti presenti
nello spazio peripersonale 871
La corteccia premotoria e la corteccia motrice primaria formulano
piani motori più specifici sui movimenti di raggiungimento che
si intende eseguire 873
Per prendere un oggetto sono necessarie informazioni sensoriali
sulle sue proprietà fisiche 874
I neuroni della corteccia parietale inferiore associano le proprietà
fisiche di un oggetto con specifici atti motori 876
Lo scopo di un’azione motoria influenza l’attività
dei neuroni della corteccia parietale inferiore 878
L’attività dei neuroni della corteccia premotoria ventrale
è correlata con gli atti motori 878
La corteccia motrice primaria trasforma il piano d’azione per
prendere un oggetto in movimenti appropriati delle dita 878
Il complesso delle aree motrici supplementari svolge un ruolo cruciale
nella selezione e nell’esecuzione di azioni volontarie appropriate 881
Il sistema motorio corticale è implicato nella pianificazione delle azioni
motorie 884
Le aree motorie corticali applicano le regole che governano
il comportamento 884
La corteccia premotoria contribuisce alle decisioni percettive che
guidano il comportamento motorio 885
La corteccia premotoria è implicata nell’apprendimento di abilità
motorie 886
Le aree motorie corticali contribuiscono alla comprensione delle azioni
altrui in base alla loro osservazione 887
Le relazioni che intercorrono fra atti motori, senso della propria volontà
e libero arbitrio sono vaghe 890
Una visione d’insieme 891
Letture scelte 892
Bibliografia 892
39
Il controllo dello sguardo . . . . . . . . . . . . 894
Michael E. Goldberg, Mark F. Walker
Sei sistemi neuronali di controllo mantengono la fovea sul bersaglio
visivo 895
Un sistema di fissazione attiva mantiene gli occhi
su un bersaglio visivo stazionario 895
Il sistema del movimento saccadico indirizza la fovea verso oggetti
che suscitano interesse 895
Il sistema del movimento lento di inseguimento provvede a
mantenere sulla fovea l’immagine degli oggetti
in movimento 896
Il sistema del movimento di vergenza allinea gli occhi per
consentire la fissazione degli oggetti a seconda della loro distanza
dall’osservatore 896
Il globo oculare viene fatto ruotare da sei muscoli estrinseci
dell’occhio 897
16/09/14 07:46
Indice generale
ISBN 978-88-08-18445-0
I movimenti dell’occhio fanno ruotare il globo oculare all’interno
dell’orbita 897
I sei muscoli estrinseci dell’occhio formano tre coppie di muscoli
agonisti-antagonisti 898
I movimenti degli occhi sono coordinati fra loro 898
I muscoli estrinseci dell’occhio sono controllati da tre nervi
cranici 900
I motoneuroni dei muscoli estrinseci degli occhi codificano
la posizione dell’occhio e la sua velocità di movimento 901
I circuiti motori che controllano i movimenti saccadici si trovano
nel tronco dell’encefalo 901
I movimenti saccadici orizzontali vengono generati a livello
della formazione reticolare pontina 901
I movimenti saccadici verticali vengono generati
a livello della formazione reticolare mesencefalica 904
Lesioni del tronco dell’encefalo provocano deficit caratteristici
della motilità oculare 906
I movimenti saccadici sono controllati dalla corteccia cerebrale
per il tramite del collicolo superiore 906
Il collicolo superiore integra informazioni visive e motorie
e ritrasmette segnali oculomotori al tronco dell’encefalo 906
La regione rostrale del collicolo superiore facilita
la fissazione visiva 908
I nuclei della base inibiscono il collicolo superiore 908
Il collicolo superiore è controllato da due regioni della corteccia
cerebrale 908
Il controllo dei movimenti saccadici può essere modificato
con l’esperienza 912
Per l’esecuzione dei movimenti lenti di inseguimento è necessario
l’intervento della corteccia cerebrale, del cervelletto e del ponte 912
I cambiamenti della direzione dello sguardo richiedono a volte
l’esecuzione di movimenti coordinati del capo e degli occhi 913
Una visione d’insieme 914
Letture scelte 915
Bibliografia 915
40
Il sistema vestibolare . . . . . . . . . . . . . . . . 917
Michael E. Goldberg, Mark F. Walker, A.J. Hudspeth
L’apparato vestibolare dell’orecchio interno contiene cinque organi
recettoriali 918
Le cellule ciliate trasducono stimoli meccanici in potenziali
di recettore 919
I canali semicircolari rilevano la rotazione del capo 919
Gli organi otolitici rilevano accelerazioni lineari 921
La maggior parte dei movimenti agisce da stimolo complesso
per i recettori vestibolari 922
I riflessi vestibolo-oculari stabilizzano gli occhi e il corpo quando
si muove il capo 923
Il riflesso vestibolo-oculare di rotazione compensa la rotazione
del capo 923
I riflessi otolitici compensano il movimento lineare e le deviazioni
del capo 924
Le risposte optocinetiche completano e integrano i riflessi
vestibolo-oculari 924
Le formazioni del sistema nervoso centrale con le quali è connesso
l’apparato vestibolare integrano segnali vestibolari, visivi e motori 924
000_VII-XXX_Kandel_Indice.indd 19
XIX
Il nervo vestibolare trasmette ai nuclei vestibolari informazioni
sulla velocità del capo 924
Il sistema vestibolare è connesso al sistema oculomotore mediante
una rete di neuroni del tronco dell’encefalo 926
I riflessi optocinetici sono attivati da due vie visive 926
La corteccia cerebrale integra segnali afferenti di natura vestibolare,
visiva e somatosensitiva 928
Il cervelletto regola il riflesso vestibolo-oculare 929
Alcune sindromi cliniche forniscono un contributo alla comprensione
delle funzioni vestibolari normali 931
L’ipofunzione vestibolare unilaterale provoca la comparsa
di un nistagmo patologico 931
L’ipofunzione vestibolare bilaterale interferisce con la visione
normale 931
Una visione d’insieme 933
Letture scelte 933
Bibliografia 933
41
La postura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 935
Jane M. Macpherson, Fay B. Horak
L’equilibrio posturale e l’orientamento posturale sono processi sensorimotori distinti 936
L’equilibrio posturale richiede il controllo del centro di massa
del corpo 936
Per mantenere l’equilibrio quando si sta in piedi occorre attivare
alcuni gruppi muscolari 936
Le perturbazioni inattese vengono controbilanciate da risposte
posturali automatiche 937
Le risposte posturali automatiche si adattano alle variazioni
delle proprietà meccaniche della superficie che fa da supporto 939
Gli effetti meccanici dei movimenti volontari vengono compensati
da aggiustamenti posturali anticipatori 941
L’orientamento posturale è importante per ottimizzare l’esecuzione
dei compiti motori, per interpretare le sensazioni e per prevenire
le conseguenze dei disturbi dell’equilibrio 941
Per il mantenimento dell’equilibrio e dell’orientamento posturale
occorre integrare informazioni sensoriali di modalità diverse 943
Le informazioni afferenti somatosensitive sono importanti per
la selezione delle caratteristiche temporali e della direzione
delle risposte posturali automatiche 946
Le informazioni vestibolari sono importanti per il mantenimento
dell’equilibrio su superfici instabili e durante i movimenti
del capo 946
Le informazioni visive forniscono in anticipo elementi conoscitivi
su situazioni potenzialmente destabilizzanti e contribuiscono
all’orientamento nell’ambiente circostante 950
Le informazioni di una sola modalità sensoriale possono essere
ambigue 950
Il sistema di controllo della postura fa uso di uno schema corporeo
che incorpora modelli interni per il controllo dell’equilibrio 951
L’influenza di ciascuna modalità sensoriale sull’equilibrio e
sull’orientamento posturale varia a seconda del compito
motorio 953
Il controllo della postura è distribuito in tutta l’estensione del sistema
nervoso 953
16/09/14 07:46
XX
Indice generale
I circuiti del midollo spinale sono sufficienti per il mantenimento
del supporto antigravitario ma non sono in grado di assicurare
il mantenimento dell’equilibrio 953
Il tronco dell’encefalo e il cervelletto integrano le informazioni sensoriali
che vengono utilizzate per il mantenimento della postura 953
Lo spino-cerebello e i nuclei della base sono importanti per
l’adattamento della postura 955
Al controllo della postura prendono parte alcuni centri
della corteccia cerebrale 957
Una visione d’insieme 959
Letture scelte 959
Bibliografia 959
42
Il cervelletto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 961
Stephen G. Lisberger, W. Thomas Thach
Le malattie cerebellari presentano sintomi e segni caratteristici 962
Nel cervelletto si distinguono alcune regioni che sono implicate
in funzioni differenti 963
Il microcircuito cerebellare ha un’organizzazione particolare che
si ripete con regolarità 966
I neuroni della corteccia cerebellare sono organizzati in tre
strati 966
I due sistemi di fibre afferenti codificano le informazioni in modo
diverso 966
Vie disposte in parallelo mettono a confronto segnali eccitatori
e segnali inibitori 968
A livelli diversi sono presenti circuiti di tipo ricorrente 969
Il vestibolo-cerebello regola l’equilibrio e i movimenti oculari 970
Lo spino-cerebello regola i movimenti del corpo e degli arti 971
Le informazioni somatosensitive raggiungono lo spino-cerebello
direttamente e indirettamente attraverso fibre muscoidi 971
Lo spino-cerebello modula i sistemi motori discendenti 972
Il verme controlla i movimenti saccadici e i movimenti lenti
di inseguimento degli occhi 972
La regolazione del movimento a opera dello spino-cerebello si basa
su tre principi organizzativi 973
Le fibre parallele fanno parte di un meccanismo per
la coordinazione motoria? 974
Il cerebro-cerebello è implicato nella pianificazione
dei movimenti 975
Il cerebro-cerebello fa parte di un circuito a feedback interno
di livello elevato preposto alla pianificazione dei movimenti e
alla regolazione dei programmi motori corticali 975
Le lesioni del cerebro-cerebello alterano la pianificazione dei
movimenti e provocano aumenti dei tempi di reazione 976
Il cerebro-cerebello ha anche funzioni cognitive che non hanno
alcun rapporto con il controllo motorio 976
Il cervelletto prende parte all’apprendimento motorio 977
L’attività delle fibre rampicanti produce effetti di lunga durata
sull’efficacia sinaptica delle fibre parallele 977
L’apprendimento si realizza a livello di più siti del microcircuito
cerebellare 977
Una visione d’insieme 980
Letture scelte 981
Bibliografia 981
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ISBN 978-88-08-18445-0
43
I nuclei della base . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 983
Thomas Wichmann, Mahlon R. DeLong
I nuclei della base sono costituiti da alcune formazioni nervose
interconnesse fra loro 983
Una serie di circuiti, che dalla corteccia si portano ai nuclei della base e
poi al talamo e infine alla corteccia, svolgono funzioni diverse: scheletromotoria, oculomotoria, associativa e limbica 986
Il circuito motorio che mette in connessione la corteccia con i nuclei
della base, il talamo e di nuovo con la corteccia, origina e termina
a livello di aree corticali implicate nel movimento 986
Il circuito motorio ha un ruolo funzionale in molti aspetti
del movimento 988
Le afferenze dopaminergiche e colinergiche allo striato sono
implicate nel rinforzo dell’apprendimento motorio 989
Altri circuiti dei nuclei della base sono implicati nella regolazione
dei movimenti oculari, dell’umore, della ricompensa e di funzioni
esecutive 991
Le malattie dei nuclei della base provocano disturbi del movimento,
delle funzioni esecutive, del comportamento e dell’umore 992
I processi patologici che interessano il circuito motorio dei nuclei
della base causano numerose anomalie del movimento 992
Il parkinsonismo è dovuto a una carenza di dopamina a livello
dei nuclei della base 993
I disturbi di tipo ipercinetico sono provocati da riduzione e
da alterazioni dei segnali efferenti dei nuclei della base 996
Alcuni disturbi neuropsichiatrici sono associati ad attività neuronale
anormale dei circuiti non motori dei nuclei della base 998
Una visione d’insieme 999
Letture scelte 999
Bibliografia 999
44
Meccanismi genetici delle malattie
degenerative del sistema nervoso . . . .1000
Huda Y. Zoghbi
Alcune malattie neurodegenerative sono caratterizzate da espansioni
di ripetizioni trinucleotidiche 1001
Nella malattia di Huntington si ha la degenerazione dello
striato 1001
L’atrofia muscolare bulbospinale è dovuta a un’alterazione
funzionale del recettore per gli androgeni 1002
Le atassie spinocerebellari ereditarie sono malattie che provocano
la comparsa di sintomi simili ma hanno etiologie diverse 1002
Il morbo di Parkinson è una malattia degenerativa piuttosto diffusa che
si manifesta negli anziani 1004
Lesioni di geni che vengono espressi in ogni parte dell’organismo
possono dare origine ad alterazioni neuronali selettive 1005
I modelli animali sono molto utili per lo studio delle malattie
neurodegenerative 1007
I modelli sperimentali murini riproducono molte caratteristiche
delle malattie neurodegenerative 1007
In modelli sperimentali che fanno uso di invertebrati è stata
provocata una neurodegenerazione progressiva 1008
Alla patogenesi delle malattie neurodegenerative contribuiscono
alterazioni di vie diverse 1009
Al morbo di Parkinson contribuiscono alterazioni del normale
ripiegamento di alcune proteine e della loro degradazione 1009
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Indice generale
ISBN 978-88-08-18445-0
Il ripiegamento anomalo di proteine innesca alterazioni
patologiche dell’espressione genica 1011
Le malattie neurodegenerative vengono esacerbate da disfunzioni
dei mitocondri 1011
La gravità della neurodegenerazione viene modificata dall’apoptosi
e dalla caspasi 1011
I progressi che si stanno conseguendo nelle nostre conoscenze sulle
basi molecolari delle malattie neurodegenerative stanno fornendo
la possibilità di utilizzare nuovi approcci di intervento
terapeutico 1011
Una visione d’insieme 1013
Letture scelte 1013
Bibliografia 1013
Parte VII
L’elaborazione inconscia e conscia
delle informazioni neurali
I neuroni monoaminergici e colinergici hanno in comune molte
proprietà e funzioni 1044
Molti neuroni monoaminergici e colinergici sono implicati
nel ciclo sonno-veglia 1045
I neuroni monoaminergici e colinergici assicurano
il mantenimento dello stato di vigilanza modulando l’attività
di neuroni del talamo e della corteccia 1045
Oltre allo stato di vigilanza le monoamine regolano molte altre funzioni
del sistema nervoso centrale 1048
Le capacità cognitive vengono esaltate da proiezioni ascendenti
di neuroni monoaminergici 1050
Le monoamine sono implicate nella regolazione del sistema
nervoso autonomo e della respirazione 1052
Il dolore e le vie antinocicettive sono modulati
dalle monoamine 1053
Le monoamine facilitano lo svolgimento delle attività
motorie 1053
Una visione d’insieme
1054
Appendice: esame clinico del paziente in coma
45
Le funzioni sensoriali, motorie e riflesse
del tronco dell’encefalo . . . . . . . . . . . .1023
Clifford B. Saper, Andrew G.S. Lumsden, George B. Richerson
I nervi cranici sono funzionalmente omologhi ai nervi spinali 1024
I nervi cranici mediano le funzioni sensitive e motorie della faccia
e del capo e alcune funzioni vegetative del corpo 1025
I nervi cranici lasciano il cranio in gruppi e perciò spesso le lesioni
possono interessarne contemporaneamente più di uno 1027
I nuclei dei nervi cranici, che si trovano nel tronco dell’encefalo, hanno
la stessa organizzazione di base delle regioni sensitive e motorie
del midollo spinale 1028
Nell’adulto i nuclei dei nervi cranici hanno un’organizzazione
colonnare 1028
Nel periodo embrionale i nuclei dei nervi cranici hanno
un’organizzazione segmentale 1032
L’organizzazione del tronco dell’encefalo differisce da quella
del midollo spinale per tre importanti aspetti 1032
Aggregati di neuroni della formazione reticolare del tronco dell’encefalo
coordinano riflessi e comportamenti semplici che sono necessari per
l’omeostasi e la sopravvivenza 1034
I riflessi mediati dai nervi cranici utilizzano circuiti monoe polisinaptici del tronco dell’encefalo 1034
I neuroni dei generatori di schemi motori coordinano
comportamenti stereotipati e comportamenti controllati
dal sistema nervoso autonomo 1035
La respirazione è regolata da un generatore di schemi motori molto
complesso 1036
Una visione d’insieme 1040
Letture scelte 1040
Bibliografia 1040
46
Le funzioni modulatorie
del tronco dell’encefalo . . . . . . . . . . . .1042
George B. Richerson, Gary Aston-Jones, Clifford B. Saper
Proiezioni ascendenti monoaminergiche e colinergiche del tronco
dell’encefalo modulano lo stato di vigilanza 1043
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XXI
Letture scelte
Bibliografia
47
1054
1059
1059
Il sistema motorio autonomo
e l’ipotalamo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .1061
John P. Horn, Larry W. Swanson
Il sistema motorio autonomo contribuisce al mantenimento
dell’omeostasi 1062
Il sistema motorio autonomo contiene motoneuroni viscerali disposti
in gangli periferici 1062
I neuroni pregangliari sono localizzati in tre regioni
del tronco dell’encefalo e del midollo spinale 1063
I gangli ortosimpatici proiettano a numerosi organi bersaglio
di tutto il corpo 1064
I gangli parasimpatici innervano singoli organi 1065
I gangli del sistema nervoso enterico regolano il tratto
gastrointestinale 1066
Sia i neuroni presinaptici che i neuroni postsinaptici del sistema
motorio autonomo utilizzano meccanismi di co-trasmissione
a livello delle loro connessioni sinaptiche 1066
Le forme di comportamento controllate dal sistema motorio
autonomo sono il risultato della cooperazione delle sue tre
sezioni 1070
Le funzioni del sistema autonomo e del sistema endocrino sono
coordinate da una rete di neuroni del sistema nervoso centrale regolata
dall’ipotalamo 1074
L’ipotalamo integra risposte del sistema autonomo, endocrine
e comportamentali 1077
I neuroni neuroendocrini magnocellulari controllano l’ipofisi
in modo diretto 1077
I neuroni neuroendocrini parvocellulari controllano l’ipofisi
in modo indiretto 1077
Una visione d’insieme 1080
Letture scelte 1081
Bibliografia 1081
16/09/14 07:46
XXII
Indice generale
48
Emozioni e sentimenti . . . . . . . . . . . . .1083
Joseph E. LeDoux, Antonio R. Damasio
Le moderne ricerche sulla localizzazione cerebrale delle emozioni sono
cominciate verso la fine del XIX secolo 1085
L’amigdala è risultata essere una struttura di importanza fondamentale
nella regolazione dei circuiti preposti alle emozioni 1087
Le ricerche sul condizionamento delle risposte di evitamento sono
state le prime a dimostrare che l’amigdala è implicata nelle risposte
di paura 1088
Il condizionamento pavloviano è stato ampiamente utilizzato
per studiare il contributo dell’amigdala all’apprendimento
della paura 1088
Negli animali l’amigdala è implicata nella paura non condizionata
(innata) 1089
L’amigdala è importante anche per la paura che avvertono
gli uomini 1089
L’amigdala è implicata nelle emozioni positive degli animali e
degli uomini 1092
All’elaborazione delle esperienze emotive contribuiscono anche altre
aree cerebrali 1092
Si è cominciato a identificare i correlati neurali dei sentimenti 1094
Una visione d’insieme 1096
Letture scelte 1097
Bibliografia 1097
49
Omeostasi, motivazione e stati
di tossicodipendenza . . . . . . . . . . . . . . .1099
Peter B. Shizgal, Steve E. Hyman
I liquidi vengono assunti sia in risposta a uno stato di disidratazione sia
in previsione che questo possa instaurarsi 1102
I liquidi del compartimento intracellulare e del compartimento
extracellulare vengono regolati con meccanismi diversi 1102
Il compartimento intravascolare viene controllato in parallelo
da sensori endocrini e nervosi 1102
Il compartimento intracellulare viene controllato
da osmocettori 1104
I sistemi che sovraintendono alle motivazioni sono in grado
di prevedere l’arrivo di segnali di errore o la loro cessazione 1104
Le riserve energetiche vengono regolate in modo estremamente
accurato 1104
La leptina e l’insulina prendono parte alla regolazione del bilancio
energetico di lungo termine 1104
Nel controllo dell’assunzione di cibo interagiscono segnali a breve
termine e a lungo termine 1105
Gli stati motivazionali influenzano il comportamento finalizzato 1107
Gli stati motivazionali vengono influenzati sia da stimoli interni
che da stimoli esterni 1107
Gli stati motivazionali forniscono risposte a bisogni sottoposti
a regolazione e a esigenze che non richiedono regolazione 1108
I circuiti cerebrali implicati nella ricompensa possono fornire una
logica unitaria per la selezione degli scopi del comportamento 1108
L’abuso di droghe e la tossicomania sono forme di comportamento
finalizzato 1109
Le sostanze che portano alla tossicomania agiscono a livello
dei circuiti cerebrali implicati nella ricompensa 1110
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Le sostanze che portano alla tossicomania alterano
i processi funzionali di lungo termine del sistema nervoso 1114
La dopamina può fungere da segnale che induce
apprendimento 1115
Una visione d’insieme 1118
Letture scelte 1118
Bibliografia 1118
50
Gli accessi epilettici e l’epilessia . . . . .1121
Gary L. Westbrook
La classificazione degli accessi epilettici e delle epilessie è importante
per l’identificazione della loro patogenesi e per il loro trattamento 1122
Gli accessi epilettici sono un’interruzione temporanea
delle funzioni cerebrali 1122
L’epilessia è una condizione cronica caratterizzata dalla comparsa
ricorrente di accessi epilettici 1123
L’elettroencefalogramma riflette l’attività di popolazioni di neuroni
corticali 1124
L’accesso epilettico focale origina da un piccolo gruppo di neuroni
detto focolaio dell’accesso epilettico 1128
I neuroni dei focolai epilettici hanno un’attività particolare 1129
Quando viene meno l’inibizione circostante si ha
la sincronizzazione dell’attività neuronale 1129
La diffusione degli accessi epilettici focali avviene attraverso circuiti
corticali normali 1133
Gli accessi epilettici generalizzati primari vengono scatenati
dall’attivazione di circuiti talamocorticali 1134
La localizzazione del focolaio dell’accesso epilettico è di fondamentale
importanza per la terapia chirurgica dell’epilessia 1136
Gli accessi epilettici prolungati possono provocare lesioni cerebrali 1138
Gli accessi convulsivi ripetitivi sono condizioni patologiche che
richiedono interventi terapeutici urgenti 1138
Alla base delle lesioni cerebrali indotte dagli accessi epilettici
vi è una condizione di eccito-tossicità 1139
Si è cominciato a scoprire i fattori che conducono all’insorgenza
dell’epilessia 1140
Fra le cause genetiche dell’epilessia vi sono mutazioni dei canali
ionici 1141
Le epilessie caratterizzate da accessi epilettici focali possono essere
causate da risposte patologiche alle lesioni 1143
Una visione d’insieme 1144
Letture scelte 1144
Bibliografia 1144
51
Sonno e sogni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .1146
David A. McCormick, Gary L. Westbrook
Il sonno è costituito da periodi REM e non-REM che si alternano
fra loro 1147
Nel sonno non-REM si distinguono quattro stadi 1147
I sogni della fase REM e quelli della fase non-REM sono
diversi 1149
Il sonno segue un ritmo circadiano e un ritmo ultradiano 1150
L’orologio del ritmo circadiano è basato sulla produzione ciclica
di fattori nucleari di trascrizione 1152
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Indice generale XXIII
ISBN 978-88-08-18445-0
Il ritmo ultradiano del sonno viene controllato dal tronco
dell’encefalo 1153
L’attività dell’EEG correlata con il sonno viene generata mediante
circuiti locali e circuiti di lungo raggio 1154
Il sonno si modifica con l’età 1156
Le caratteristiche del sonno variano in misura cospicua da una specie
all’altra 1156
I disturbi del sonno derivano da cause comportamentali, psicologiche
e neurologiche 1157
L’insonnia è la forma più comune di disturbo del sonno 1157
Un’eccessiva sonnolenza diurna indica che vi è una condizione
di alterazione del sonno 1158
L’interruzione del respiro che si manifesta nell’apnea nel sonno
provoca la frammentazione del sonno 1158
La narcolessia è caratterizzata dall’attivazione patologica
dei meccanismi del sonno 1159
La sindrome delle gambe senza riposo e i movimenti periodici
delle gambe provocano alterazioni del sonno 1161
Le parasonnie comprendono il sonnambulismo, il sonniloquio
e i terrori notturni 1161
I disturbi del ritmo circadiano del sonno sono caratterizzati
da un’attività ciclica che è sfasata rispetto a quella del mondo
esterno 1162
Una visione d’insieme 1162
Letture scelte 1163
Bibliografia 1163
Parte VIII
Lo sviluppo del sistema nervoso e le origini
del comportamento
52 Il modellamento del sistema nervoso . .1171
Thomas M. Jessell, Joshua R. Sanes
Il tubo neurale si suddivide in più regioni nelle prime fasi
dell’embriogenesi 1172
Il destino delle cellule nervose viene promosso da segnali secretori 1174
Lo sviluppo della placca neurale è indotto da segnali provenienti
dalla regione dell’organizzatore 1174
L’induzione neurale è mediata da fattori di crescita di natura
peptidica e dai loro inibitori 1174
Il modellamento rostrocaudale del tubo neurale si realizza per il
tramite di gradienti di molecole di segnalazione e di centri organizzativi
secondari 1176
L’organizzazione rostrocaudale della placca neurale viene definita
da segnali provenienti dal mesoderma e dall’endoderma 1177
Il cervello anteriore, il cervello medio e il cervello posteriore
vengono modellati da segnali provenienti da centri organizzativi
del tubo neurale 1177
Il modellamento dorsoventrale del tubo neurale si realizza per il tramite
di meccanismi simili che operano a livelli rostrocaudali diversi 1178
Il tubo neurale ventrale viene modellato dalla proteina sonic hedgehog
secreta dalla notocorda e dalla lamina del pavimento 1180
Il tubo neurale dorsale viene modellato da proteine
morfogenetiche dell’osso 1182
000_VII-XXX_Kandel_Indice.indd 23
I meccanismi responsabili del modellamento dorsoventrale
del tubo neurale vengono conservati per tutta la sua estensione
rostrocaudale 1182
Le diverse sottoclassi di neuroni vengono determinate da segnali
locali 1182
Il principale determinante dei diversi sottotipi di motoneuroni
è la loro posizione rostrocaudale 1183
Segnali locali e circuiti di trascrizione contribuiscono all’ulteriore
diversificazione dei sottotipi di motoneuroni 1185
Il cervello anteriore in via di sviluppo viene modellato da influenze
intrinseche ed estrinseche 1188
La differenziazione regionale è determinata da segnali
di induzione e da gradienti di fattori di trascrizione 1188
Al processo di regionalizzazione contribuiscono anche segnali
afferenti 1188
Una visione d’insieme 1191
Letture scelte 1191
Bibliografia 1191
53
Differenziazione e sopravvivenza
delle cellule nervose . . . . . . . . . . . . . . . .1193
Thomas M. Jessell, Joshua R. Sanes
La proliferazione delle cellule progenitrici del sistema nervoso avviene
con modalità di divisione cellulare simmetriche e asimmetriche 1194
Le cellule gliali radiali fungono da progenitrici delle cellule del sistema
nervoso e da impalcature strutturali 1194
La generazione dei neuroni o delle cellule gliali viene regolata da
segnali Delta-Notch e da fattori di trascrizione con un dominio basico
adiacente a un motivo elica-ansa-elica 1194
L’organizzazione a strati della corteccia cerebrale si forma a seguito
della migrazione dei neuroni 1199
I neuroni del sistema nervoso centrale migrano lungo le cellule gliali e
gli assoni di altri neuroni per raggiungere la loro posizione finale 1201
Le cellule gliali fungono da impalcatura per la migrazione
radiale 1201
Fasci di assoni fungono da impalcatura per la migrazione
tangenziale 1201
La migrazione delle cellule della cresta neurale nel sistema
nervoso periferico non utilizza strutture che fungono da
impalcatura 1203
Il fenotipo del neurotrasmettitore dei neuroni è plasmabile 1205
Il fenotipo del neurotrasmettitore dei neuroni periferici viene
influenzato da segnali provenienti dai neuroni bersaglio 1205
Il fenotipo del neurotrasmettitore dei neuroni del sistema nervoso
centrale viene controllato da fattori di trascrizione 1205
La sopravvivenza dei neuroni viene regolata
da segnali neurotrofici provenienti dai neuroni bersaglio 1206
L’ipotesi dei fattori neurotrofici è stata confermata dalla scoperta
del fattore di crescita nervoso 1207
Le neurotrofine sono i fattori neurotrofici che sono stati studiati
in modo più approfondito 1208
I fattori neurotrofici sopprimono un programma latente di morte
cellulare 1210
Una visione d’insieme 1213
Letture scelte 1213
Bibliografia 1214
16/09/14 07:46
XXIV Indice generale
54
L’accrescimento degli assoni
e la guida ai loro bersagli . . . . . . . . . . . .1215
Joshua R. Sanes, Thomas M. Jessell
Le differenze nelle proprietà molecolari degli assoni e dei dendriti
cominciano a comparire nelle prime fasi dello sviluppo 1215
La polarità dei neuroni viene a formarsi attraverso un processo
di riorganizzazione del citoscheletro 1216
I dendriti vengono modellati da fattori intrinseci ed
estrinseci 1216
Il cono di accrescimento è sia un trasduttore sensitivo che una struttura
motoria 1219
Gli assoni vengono guidati ai loro bersagli da segnali molecolari 1223
L’accrescimento degli assoni delle cellule gangliari della retina viene
indirizzato mediante una serie di fasi distinte 1227
I coni di accrescimento divergono a livello del chiasma ottico 1227
Nel cervello le efrine generano gradienti di segnali inibitori 1230
Gli assoni di alcuni neuroni spinali attraversano la linea mediana 1233
Le netrine dirigono gli assoni dei neuroni commessurali in via
di sviluppo attraverso la linea mediana 1233
La linea mediana viene modellata da fattori chimici che possono
esercitare attrazione e repulsione 1235
Una visione d’insieme 1235
Letture scelte 1237
Bibliografia 1237
55
La formazione e l’eliminazione
delle sinapsi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .1239
Joshua R. Sanes, Thomas M. Jessell
Il riconoscimento dei bersagli sinaptici è estremamente specifico 1240
La formazione selettiva delle sinapsi è promossa da molecole
di riconoscimento 1240
Afferenze sinaptiche diverse sono dirette a particolari regioni
della cellula postsinaptica 1243
L’attività neurale incrementa il grado di specificità
delle sinapsi 1244
I principi che governano la differenziazione delle sinapsi sono ben
evidenti a livello della giunzione neuromuscolare 1245
La differenziazione delle terminazioni degli assoni motori
è organizzata dalle fibre muscolari 1249
La differenziazione della membrana della cellula muscolare
postsinaptica è organizzata dall’assone motore 1251
L’assone motore regola la trascrizione dei geni
dei recettori dell’acetilcolina 1253
La giunzione neuromuscolare matura attraverso una serie
di fasi 1255
Le sinapsi centrali si sviluppano con modalità simili a quelle
delle giunzioni muscolari 1255
Nelle sinapsi centrali i recettori dei neurotrasmettitori tendono
a localizzarsi in zone circoscritte 1255
Le molecole che presiedono all’organizzazione delle sinapsi
modellano le terminazioni dei neuroni del sistema nervoso
centrale 1258
La formazione delle sinapsi è promossa da cellule gliali 1261
Dopo la nascita alcune sinapsi vengono eliminate 1261
000_VII-XXX_Kandel_Indice.indd 24
ISBN 978-88-08-18445-0
Una visione d’insieme
Letture scelte 1264
Bibliografia 1264
56
1263
Esperienze sensoriali e fine regolazione
delle connessioni sinaptiche. . . . . . . . .1266
Joshua R. Sanes, Thomas M. Jessell
Nell’Uomo, lo sviluppo delle funzioni mentali viene influenzato dalle
esperienze precoci 1267
Le esperienze precoci hanno effetti duraturi sui comportamenti
sociali 1267
Lo sviluppo della percezione visiva richiede esperienze visive 1268
Lo sviluppo dei circuiti binoculari nella corteccia visiva dipende
dall’attività nervosa del periodo postnatale 1269
Le esperienze visive modificano la struttura e la funzione della
corteccia visiva 1269
L’organizzazione dei circuiti binoculari della corteccia visiva
dipende dall’attività elettrica 1271
La riorganizzazione dei circuiti visivi nel corso di periodi critici
comporta la modificazione delle connessioni sinaptiche 1274
La riorganizzazione dipende dalla modificazione dell’equilibrio
tra afferenze eccitatorie e inibitorie 1275
Le strutture postsinaptiche vengono riorganizzate durante
un periodo critico 1276
Anche le afferenze talamiche vengono rimodellate 1277
La stabilizzazione delle sinapsi contribuisce a chiudere il periodo
critico 1278
La ripartizione delle afferenze retiniche nel corpo genicolato laterale
è diretta dall’attività nervosa spontanea che ha luogo nel corso
della vita intrauterina 1280
La fine regolazione delle connessioni a seconda dell’attività
nervosa è una caratteristica generale dei circuiti del sistema nervoso
centrale 1280
Molti aspetti dello sviluppo del sistema visivo sono attivitàdipendenti 1281
Le mappe uditive vanno incontro a una fine regolazione nel corso
di un periodo critico 1282
Nelle singole regioni cerebrali i periodi critici dello sviluppo sono
diversi 1284
Periodi critici possono ricomparire anche nell’età adulta 1284
Una visione d’insieme 1287
Letture scelte 1288
Bibliografia 1289
57 La riparazione delle lesioni cerebrali . . .1290
Joshua R. Sanes, Thomas M. Jessell
Le lesioni degli assoni si ripercuotono sui neuroni e sulle cellule
circostanti 1291
La degenerazione degli assoni è un processo attivo 1291
L’assotomia induce risposte reattive nelle cellule circostanti 1292
Dopo una lesione le capacità rigenerative degli assoni del sistema
nervoso centrale sono modeste 1294
La rigenerazione dei neuroni del sistema nervoso centrale che hanno
subìto una lesione può essere promossa da interventi terapeutici 1295
16/09/14 07:46
Indice generale
ISBN 978-88-08-18445-0
La rigenerazione degli assoni lesionati viene favorita da fattori
presenti nell’ambiente circostante 1296
Componenti della mielina inibiscono l’accrescimento
dei neuriti 1298
La rigenerazione degli assoni viene ostacolata dalla cicatrice indotta
dalla lesione 1298
La rigenerazione è promossa da un programma intrinseco
di accrescimento 1300
La formazione di nuove connessioni da parte degli assoni integri
può indurre un recupero funzionale 1300
Nel sistema nervoso centrale lesionato alcuni neuroni vanno incontro
a morte ma altri ne possono nascere 1301
Interventi terapeutici possono mantenere in vita o sostituire i neuroni
del sistema nervoso centrale lesionati 1305
Il trapianto di neuroni o di loro progenitori può rimpiazzare
i neuroni che sono andati persi 1305
La stimolazione della neurogenesi a livello delle regioni lesionate
può contribuire al ripristino delle funzioni 1305
Il trapianto di cellule di natura non nervosa o dei loro progenitori
può contribuire al miglioramento delle funzioni dei neuroni 1306
Le terapie rigenerative hanno lo scopo di ripristinare le funzioni
che sono andate perse 1307
Una visione d’insieme 1308
Letture scelte 1309
Bibliografia 1309
58
La differenziazione sessuale
del sistema nervoso . . . . . . . . . . . . . . . .1311
Nirao M. Shah, Thomas M. Jessell, Joshua R. Sanes
Le differenze fisiche tra maschi e femmine sono determinate da geni
e da ormoni 1312
Il sesso cromosomico dirige la differenziazione delle gonadi
dell’embrione 1312
Le gonadi sintetizzano ormoni che promuovono
la differenziazione sessuale 1313
Gli ormoni steroidei agiscono legandosi a recettori specifici 1314
La differenziazione sessuale del sistema nervoso genera comportamenti
sessualmente dimorfici 1315
La funzione erettile viene controllata da un circuito nervoso
sessualmente dimorfico 1317
Negli uccelli la produzione del canto viene controllata da
un circuito sessualmente dimorfico 1320
Il comportamento dell’accoppiamento viene controllato da
un circuito nervoso sessualmente dimorfico dell’ipotalamo 1323
Alcune forme di comportamenti sessualmente dimorfici sono
controllate da segnali provenienti dall’ambiente 1323
Nei topi la scelta del partner viene controllata da feromoni 1323
Le esperienze che si fanno nelle prime fasi della vita modificano
il comportamento materno dell’età adulta 1325
Il dimorfismo sessuale del sistema nervoso centrale dell’Uomo può essere
correlato con l’identità di genere e con l’orientamento sessuale 1326
Una visione d’insieme 1329
Letture scelte 1331
Bibliografia 1331
000_VII-XXX_Kandel_Indice.indd 25
59
XXV
L’invecchiamento del cervello. . . . . . .1333
Joshua R. Sanes, Thomas M. Jessell
La struttura e la funzione del cervello cambiano con l’età 1334
In una piccola percentuale di persone anziane il declino cognitivo
è particolarmente pronunciato 1338
La demenza senile più comune è il morbo di Alzheimer 1339
Nel morbo di Alzheimer il cervello viene alterato dall’atrofia e
dalla presenza di placche amiloidi e di matasse neurofibrillari 1340
Le placche amiloidi contengono peptidi tossici che danno
un contributo alle manifestazioni patologiche del morbo
di Alzheimer 1340
Le matasse neurofibrillari contengono proteine che derivano
dai microtubuli 1344
Sono stati identificati alcuni fattori di rischio per il morbo
di Alzheimer 1346
La diagnosi del morbo di Alzheimer è agevole ma le terapie disponibili
sono assai modeste 1346
Una visione d’insieme 1349
Letture scelte 1349
Bibliografia 1349
Parte IX
Il linguaggio, il pensiero, gli affetti
e l’apprendimento
60
Il linguaggio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .1357
Patricia K. Kuhl, Antonio R. Damasio
Il linguaggio possiede molti livelli funzionali: fonemi, morfemi, parole
e frasi 1358
L’apprendimento del linguaggio nei bambini segue uno schema
universale 1359
I bambini acquistano proprietà linguistiche “universali” che
si specializzano all’età di circa un anno 1360
Per il linguaggio è necessario il sistema visivo 1361
Elementi di prosodia aiutano l’apprendimento di parole e
frasi 1362
I bambini impiegano la probabilità di transizione
per identificare le parole nel contesto del discorso 1363
Esiste un periodo critico per l’apprendimento del linguaggio 1363
Il cosiddetto “maternese” migliora l’apprendimento
del linguaggio 1364
Parecchie regioni corticali hanno un ruolo nello sviluppo
del linguaggio 1364
I circuiti cerebrali del linguaggio furono inizialmente identificati
nelle ricerche sull’afasia 1364
L’emisfero sinistro è specializzato per l’analisi dei fonemi,
delle parole e delle frasi 1365
La prosodia chiama in causa sia l’emisfero destro che quello sinistro
a seconda delle informazioni che vi sono indirizzate 1365
L’analisi del linguaggio nei soggetti bilingui dipende dall’età
dell’acquisizione e dall’uso delle diverse lingue 1365
Il modello relativo alle basi neurali del linguaggio sta ora
cambiando 1365
16/09/14 07:46
XXVI Indice generale
Le lesioni cerebrali responsabili delle afasie forniscono informazioni
importanti sull’analisi del linguaggio 1368
L’afasia di Broca consegue a vaste lesioni del lobo frontale
sinistro 1368
L’afasia di Wernicke consegue a lesioni di strutture
del lobo temporale posteriore sinistro 1369
L’afasia di conduzione dipende da lesioni che colpiscono
un settore specifico delle aree posteriori del linguaggio 1369
L’afasia globale dipende da alterazioni diffuse di parecchi centri
del linguaggio 1371
Le afasie transcorticali dipendono da alterazioni di aree vicine
a quelle di Broca e di Wernicke 1372
Le afasie classiche non interessano tutte le aree corticali importanti
per il linguaggio 1372
Una visione d’insieme 1374
Letture scelte 1375
Bibliografia 1376
61
Turbe dei processi mentali consci
e inconsci . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .1378
Christopher D. Frith
I processi cognitivi consci e inconsci posseggono correlazioni neurali
diverse 1379
Le differenze tra i diversi processi percettivi consci si accentuano
in seguito a lesioni cerebrali 1381
Il controllo delle nostre azioni è prevalentemente inconscio 1384
Il richiamo cosciente dei ricordi è un processo creativo 1386
È necessario accompagnare le osservazioni sul comportamento con
i resoconti soggettivi 1388
I metodi di visualizzazione cerebrale possono confermare
i resoconti soggettivi 1389
La simulazione e l’isterismo possono condurre a resoconti
soggettivi inattendibili 1389
Una visione d’insieme 1391
Letture scelte 1392
Bibliografia 1392
62
Turbe del pensiero e della volizione:
la schizofrenia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .1393
Steven E. Hyman, Jonathan D. Cohen
La diagnosi di schizofrenia si basa su criteri clinici classici 1393
I sintomi della schizofrenia possono venire suddivisi
in positivi, negativi e cognitivi 1394
La schizofrenia è caratterizzata da episodi psicotici 1394
Alla schizofrenia danno un contributo sia fattori di rischio genetici
che non genetici 1395
Un fattore etiologico della schizofrenia può essere rappresentato
da alterazioni neuroanatomiche 1397
La perdita di materia grigia nella corteccia cerebrale sembra
dipendere dalla perdita di contatti sinaptici piuttosto che
dalla perdita di cellule 1398
Anomalie dello sviluppo cerebrale nel corso dell’adolescenza
possono dare un contributo alla genesi della schizofrenia 1398
I farmaci antipsicotici agiscono sui sistemi dopaminergici cerebrali 1399
Una visione d’insieme 1403
000_VII-XXX_Kandel_Indice.indd 26
ISBN 978-88-08-18445-0
Letture scelte 1403
Bibliografia 1403
63
Turbe dell’umore, gli stati ansiosi . . .1405
Steven E. Hyman, Jonathan D. Cohen
Le turbe più comuni dell’umore sono la depressione unipolare e le turbe
bipolari 1406
La depressione unipolare spesso inizia precocemente 1406
Le turbe bipolari comprendono anche episodi maniacali 1408
Le turbe dell’umore sono comuni e comportano effetti
inabilitanti 1408
Nelle turbe dell’umore hanno grande importanza sia fattori di rischio
genetici che non genetici 1408
Nelle turbe dell’umore sono interessati regioni e circuiti cerebrali
specifici 1409
Gli stati di depressione e quelli di stress sono correlati 1411
Esistono trattamenti efficaci per le turbe depressive maggiori 1412
I farmaci antidepressivi agiscono sui sistemi neurali
monoaminergici 1412
La psicoterapia è efficace per il trattamento delle forme depressive
maggiori 1418
La terapia elettroconvulsiva è particolarmente efficace contro
le forme depressive maggiori 1418
Le turbe bipolari vengono curate con il litio e con altri farmaci
inizialmente impiegati come anticonvulsivanti 1419
Gli stati ansiosi nascono da un anormale controllo della paura 1421
I disturbi dell’ansia hanno una componente genetica 1422
I modelli della paura negli animali possono aiutare
a capire gli stati ansiosi dell’Uomo 1422
Nell’Uomo, negli stati di paura e di ansietà, le immagini
di neurovisualizzazione chiamano in causa circuiti neurali
che hanno origine nell’amigdala 1423
Le turbe ansiose vengono curate efficacemente sia con
i farmaci che con la psicoterapia 1424
Una visione d’insieme 1425
Letture scelte 1425
Bibliografia 1425
64 L’autismo e altre turbe dello sviluppo nervoso
che alterano le capacità cognitive. . . . . . .1427
Uta Frith, Francesca G. Happé, David G. Amaral, Stephen T. Warren
L’autismo presenta particolari caratteristiche comportamentali 1427
L’autismo ha una forte componente genetica 1429
Nell’autismo sono presenti alterazioni neurologiche particolari 1429
Nell’autismo sono presenti particolari alterazioni cognitive 1431
La capacità di comunicare è alterata: l’ipotesi della cecità
mentale 1431
Nell’autismo hanno un ruolo anche altri meccanismi
sociali 1434
Le persone affette da autismo dimostrano una rigidità
comportamentale 1435
Alcuni soggetti affetti da autismo sono in possesso di particolari
talenti intellettivi 1435
16/09/14 07:46
Indice generale XXVII
ISBN 978-88-08-18445-0
Alcune alterazioni dello sviluppo nervoso sono dovute ad alterazioni
genetiche note 1436
Sindrome dell’X fragile 1437
Sindrome di Rett 1437
Sindrome di Down 1437
Sindrome di Prader-Willi, di Angelman e altri disturbi 1438
Una visione d’insieme 1440
Letture scelte 1441
Bibliografia 1441
65
Apprendimento e memoria . . . . . . . . .1443
Daniel L. Schacter, Anthony D. Wagner
La memoria a breve termine e la memoria a lungo termine comportano
l’intervento di circuiti neurali diversi 1444
La memoria a breve termine conserva rappresentazioni transitorie
di informazioni importanti per scopi immediati 1444
La memoria a breve termine viene trasferita a quella
a lungo termine in modo selettivo 1444
La memoria a lungo termine può venire classificata come implicita o
esplicita 1447
La memoria esplicita comprende una forma episodica e una forma
semantica 1448
I meccanismi della memoria esplicita comportano almeno quattro
operazioni distinte 1449
Le cognizioni della memoria episodica dipendono dall’interazione
fra il lobo temporale mediale e le cortecce associative 1449
Le cognizioni della memoria semantica vengono conservate
in cortecce associative diverse e il loro richiamo dipende
dalla corteccia prefrontale 1451
La memoria implicita facilita l’innesco percettivo 1454
La memoria implicita può essere associativa o
non associativa 1457
Il condizionamento classico comporta l’associazione
di due stimoli 1457
Il condizionamento operante comporta l’associazione
di un particolare comportamento con un evento
di rinforzo 1458
L’apprendimento associativo trova una limitazione nella struttura
biologica dell’organismo 1459
Gli errori e le imperfezioni della memoria gettano luce sui meccanismi
dei normali processi mnemonici 1459
Una visione d’insieme 1460
Letture scelte 1461
Bibliografia 1461
66
I meccanismi cellulari di conservazione
della memoria implicita e le basi
biologiche dell’individualità . . . . . . . .1463
Eric R. Kandel, Steven A. Siegelbaum
La conservazione delle tracce di memoria implicita dipende
da modificazioni dell’efficacia della trasmissione sinaptica 1464
L’abitudine è dovuta a una depressione presinaptica attivitàdipendente della trasmissione sinaptica 1465
000_VII-XXX_Kandel_Indice.indd 27
La sensibilizzazione comporta una facilitazione presinaptica
della trasmissione sinaptica 1467
Il condizionamento classico della paura comporta
una facilitazione coordinata, pre- e postsinaptica,
della trasmissione sinaptica 1469
La conservazione a lungo termine delle tracce della memoria
implicita comporta una variazione della struttura della cromatina e
dell’espressione genica, mediate dalla via AMPc-PKA-CREB 1470
La via dell’AMP ciclico svolge un ruolo
nella sensibilizzazione a lungo termine 1470
La facilitazione sinaptica di lungo termine è specifica per ciascuna
sinapsi 1475
Per il mantenimento della facilitazione di lungo termine
è necessaria la presenza di una proteina di tipo prionico che regola
la sintesi proteica locale 1477
Nel Moscerino, il condizionamento classico della paura impiega la via
AMPc-PKA-CREB 1478
Nei mammiferi, per la memoria relativa all’apprendimento della paura,
è necessaria l’amigdala 1480
L’apprendimento e la memoria delle abitudini richiedono l’intervento
dello striato 1482
Le variazioni indotte dall’apprendimento nella struttura
del cervello danno un contributo al determinismo delle basi biologiche
dell’individualità 1485
Una visione d’insieme 1485
Letture scelte 1487
Bibliografia 1487
67
Corteccia prefrontale, ippocampo
e la biologia della conservazione
della memoria esplicita . . . . . . . . . . . . .1489
Steven A. Siegelbaum, Eric R. Kandel
La memoria operativa dipende da una persistente attività neurale
della corteccia prefrontale 1489
L’attività persistente nasce da particolari proprietà intrinseche
delle membrane 1490
L’attività persistente viene mantenuta dalle particolari connessioni
della rete nervosa 1490
La memoria operativa dipende dall’azione modulatoria
del neurotrasmettitore dopamina 1490
Nei mammiferi, la memoria esplicita comporta diverse forme
di potenziamento a lungo termine nell’ippocampo 1492
Il potenziamento a lungo termine nella via
delle fibre muscoidi è non associativo 1495
Il potenziamento a lungo termine nella via
delle collaterali di Schaffer è associativo 1495
Il potenziamento a lungo termine nella via delle collaterali
di Schaffer segue le regole dell’apprendimento hebbiano 1499
Il potenziamento a lungo termine ha una fase precoce
e una fase tardiva 1500
La memoria spaziale dipende da un potenziamento a lungo termine
nell’ippocampo 1503
Nell’ippocampo si forma una mappa spaziale del mondo esterno 1512
La capacità di distinguere e di completare gli schemi mnemonici
ha luogo in zone diverse dell’ippocampo 1513
29/09/14 11:30
XXVIII Indice generale
La memoria dipende anche da una depressione a lungo termine
della trasmissione sinaptica 1515
Le variazioni epigenetiche della struttura della cromatina sono
importanti per la plasticità sinaptica di lungo termine,
per l’apprendimento e la memoria 1517
L’apprendimento dipende da una costruzione fatta con blocchi
molecolari diversi di memoria? 1517
Una visione d’insieme 1518
Letture scelte 1521
Bibliografia 1522
Appendici
A
Rassegna della teoria dei circuiti. . . . . .1527
Steven A. Siegelbaum, John Koester
Parametri elettrici di base 1527
Differenza di potenziale (V o E) 1527
Corrente (I) 1527
Conduttanza (g) 1528
Capacità (C) 1528
Regole per l’analisi dei circuiti 1529
Conduttanza 1529
Corrente 1530
Capacità 1530
Differenza di potenziale 1531
Flusso delle correnti nei circuiti dotati di capacità 1531
Circuiti con capacità 1531
Circuito con resistenze e capacità in serie 1531
Circuiti con resistenze e capacità in parallelo 1533
B
L’esame neurologico del paziente . . . .1535
Arnold R. Kriegstein, John C.M. Brust
Condizioni mentali 1535
Stato di vigilanza e livello di attenzione 1535
Comportamento, umore e pensiero 1535
Orientamento e memoria 1536
Capacità cognitive 1536
Disturbi del linguaggio 1536
Funzioni dei nervi cranici 1539
Nervo olfattivo (I n. cranico) 1539
Nervo ottico (II n. cranico) 1539
Nervi oculomotore, trocleare e abducente (III, IV e VI n.
cranico) 1540
Nervo trigemino (V n. cranico) 1542
Nervo facciale (VII n. cranico) 1542
Nervo vestibolococleare (VIII n. cranico) 1543
Nervi glossofaringeo e vago (IX, X n. cranico) 1543
Nervo accessorio spinale 1544
Nervo ipoglosso (XII n. cranico) 1544
Sistema muscolo-scheletrico 1544
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ISBN 978-88-08-18445-0
Sistemi sensitivi 1546
Coordinazione motoria 1549
Andatura e stazione eretta 1550
Equilibrio 1550
Riflessi tendinei profondi 1550
C
La circolazione cerebrale . . . . . . . . . . . .1552
John C.M. Brust
L’irrorazione ematica cerebrale può venire suddivisa in diversi territori
arteriosi 1552
I vasi cerebrali danno risposte fisiologiche particolari 1554
L’apoplessia cerebrale è causata da alterazioni patologiche dei vasi
sanguigni 1556
Le sindromi vascolari possono essere dovute a occlusione,
a ipoperfusione o a emorragia 1556
Infarto nel territorio dell’arteria cerebrale media 1556
Infarto nel territorio dell’arteria cerebrale anteriore 1557
Infarto nel territorio dell’arteria cerebrale posteriore 1558
Occlusione dell’arteria coroidea anteriore e delle arterie
perforanti 1558
Occlusione dell’arteria carotide 1559
Il tronco dell’encefalo e il cervelletto sono irrorati da rami
delle arterie vertebrale e basilare 1559
Gli infarti che interessano prevalentemente strutture mediali e
laterali del tronco dell’encefalo producono sindromi
caratteristiche 1559
Alcuni infarti interessano solo il cervelletto 1563
Alcuni infarti interessano il midollo spinale 1563
L’ipoperfusione diffusa può provocare ischemia o infarto 1563
La demenza può essere provocata da malattie cerebrovascolari 1564
La rottura di microaneurismi provoca emorragie intraparenchimali 1565
La rottura di aneurismi sacculari provoca emorragie
subaracnoidee 1565
L’apoplessia cerebrale altera le condizioni fisiologiche del sistema
vascolare cerebrale 1566
Letture scelte 1566
D
Barriera emato-encefalica, plessi coroidei
e liquido cerebrospinale . . . . . . . . . . . . .1567
John J. Laterra, Gary W. Goldstein
La barriera emato-encefalica regola i liquidi interstiziali presenti a livello
cerebrale 1568
La barriera emato-encefalica è dovuta alle particolari proprietà
delle cellule endoteliali dei capillari cerebrali 1568
Le giunzioni strette rappresentano la caratteristica principale
della composizione e della struttura anatomica dei capillari
cerebrali 1568
La barriera emato-encefalica deve la sua permeabilità a tre diversi
meccanismi 1569
Trasporti facilitati ed energia-dipendenti 1572
I sistemi enzimatici delle cellule endoteliali formano una barriera
emato-encefalica metabolica 1573
16/09/14 07:46
Indice generale XXIX
ISBN 978-88-08-18445-0
Alcune zone cerebrali sono prive di una barriera ematoencefalica 1573
L’espressione della barriera emato-encefalica viene indotta
da segnali cerebrali sulle cellule endoteliali 1573
La barriera emato-encefalica può venire alterata
dagli stati morbosi 1574
Il liquido cerebrospinale viene secreto dai plessi coroidei 1575
Il liquido cerebrospinale svolge numerose funzioni 1576
La barriera fra il sangue e il liquido cerebrospinale è dovuta alle
cellule epiteliali dei plessi coroidei 1576
I plessi coroidei assicurano le sostanze necessarie al cervello
in via di sviluppo 1577
Un aumento della pressione intracranica può ledere le strutture
cerebrali 1577
L’edema cerebrale è caratterizzato da un aumento del volume cerebrale
dovuto all’aumento del suo contenuto di acqua 1578
L’idrocefalo è dovuto a un aumento del volume dei ventricoli
cerebrali 1579
Letture scelte 1580
Bibliografia 1581
E Le reti neurali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .1583
Sebastian Seung, Rafael Yuste
I primi modelli di reti neurali 1584
I neuroni sono strumenti di calcolo 1585
I neuroni sono in grado di calcolare le congiunzioni e
le disgiunzioni 1585
Una rete di neuroni è in grado di calcolare tutte le funzioni logiche
booleane 1587
Nel sistema visivo i percettroni sanno modellare valutazioni in serie e
in parallelo 1587
Le cellule semplici e complesse valutano le congiunzioni e
le disgiunzioni 1588
Il modello della corteccia visiva primaria può venire considerato
come quello di un percettrone a molti strati 1589
Ogni modello della visione deve poter spiegare la selettività e
l’invarianza 1590
Il riconoscimento degli oggetti visivi potrebbe essere compiuto
dalla replicazione di processi di congiunzione e
di disgiunzione 1591
Le reti della memoria associativa impiegano la plasticità hebbiana per
conservare e richiamare i diversi schemi di attività nervosa 1594
La plasticità hebbiana può conservare schemi di attività creando
“assemblee di cellule” 1594
Le assemblee di cellule completano gli schemi dell’attività
nervosa 1596
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Le assemblee di cellule sono in grado di mantenere un’attività
nervosa persistente 1597
L’interferenza fra le diverse memorie ne limita la capacità 1597
I circuiti sinaptici ad ansa sono in grado di dare origine a stati
stabili diversi 1598
Reti simmetriche minimizzano le funzioni di tipo energetico 1599
La plasticità hebbiana dà origine a sequenze di vie sinaptiche 1600
Una visione d’insieme 1601
Letture scelte 1601
Bibliografia 1601
F
Approccio teorico alle neuroscienze:
esempi da singoli neuroni e da reti
neurali. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .1603
Laurence F. Abbott, Stefano Fusi, Kenneth D. Miller
I modelli di singoli neuroni consentono lo studio dell’integrazione
delle afferenze sinaptiche e delle conduttanze intrinseche 1604
In condizioni di bassa attività simili a quelle presenti in vitro,
i neuroni hanno una soglia di sensibilità molto precisa verso
il numero e la sincronizzazione delle afferenze sinaptiche 1605
In presenza di un rumore di fondo, come accade in vivo, i neuroni
presentano una sensibilità graduale verso il numero e
la sincronizzazione delle afferenze sinaptiche 1605
I messaggi neuronali dipendono sia dall’attività intrinseca che
da segnali estrinseci 1607
I modelli di reti neurali consentono di approfondire le nostre
conoscenze sulle dinamiche collettive dei neuroni 1607
Reti bilanciate di neuroni attivi sono in grado di dare origine
a un’attività irregolare e continua simile a quella che si osserva
in vivo 1608
Le reti a feed-forward e quelle ricorrenti amplificano o integrano
le afferenze con dinamiche diverse 1610
Le reti ricorrenti bilanciate si comportano come reti a feedforward 1612
Gli effetti paradossi nelle reti ricorrenti bilanciate sono in grado
di spiegare la soppressione dei contorni nella corteccia
visiva 1613
Le reti ricorrenti possono rappresentare un modello dei circuiti che
portano ad assumere una decisione operativa 1615
Letture scelte 1618
Bibliografia 1619
Indice analitico
1621
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