l`indagine geomagnetica nell`area del castello

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S. Veronese:
L’INDAGINE
GEOMAGNETICA NELL’AREA
L’indagine geomagnetica nell’area del castello
CASTELLO
MEDIEVALE DI PONTECCHIO
medievale di Pontecchio
DEL
di Sandro Veronese (*)
PREMESSA
Lo Scrivente Dr. Sandro Veronese ha realizzato (novembre ’98)
una prospezione magnetica su un’area nella quale, grazie ad alcune foto aeree, si sospettava fosse sepolta una struttura muraria.
L’indagine che aveva come obiettivo la conferma di quanto intravisto nelle fotoaeree, ha interessato una area di 375 mq.
METODO MAGNETICO
I metodi geofisici, tutti rigorosamente non distruttivi, utilizzati nella
ricerca archeologica sono essenzialmente la prospezione
geoelettrica, l’indagine magnetica e l’indagine georadar (ground
penetrating radar).
La scelta del metodo dipende dal particolare problema archeologico in esame. La natura geologica del terreno, l’ubicazione
urbana o rurale dell’area, la tipologia delle strutture archeologiche
che si presume siano sepolte nell’area, sono i fattori che intervengono nella scelta della metodica geofisica. Inoltre l’indagine
geofisica deve essere coordinata con l’archeologo, la cui collaborazione non si esaurisce nella fase iniziale della ricerca, ma caratterizza ogni passo dell’indagine fino alla interpretazione
archeologica del dato geofisico.
Attualmente grazie alla realizzazione del magnetometro a protoni
e di quello al cesio, la prospezione magnetica è il metodo geofisico
maggiormente utilizzato nella ricerca archeologica.
A seconda del particolare strumento e della configurazione utilizzata si possono misurare il valore assoluto del campo magnetico terrestre (c.m.t) o il suo gradiente verticale od orizzontale,
anche se dei due il primo è maggiormente usato dal momento
che il gradiente orizzontale può essere ricavato a partire dai semplici valori del c.m.t. Come ben sanno i cultori della materia il
c.m.t. può risultare influenzato seppur a gradi diversi dalla presenza nel sottosuolo di strutture archeologiche.
I meccanismi responsabili dell’alterazione del c.m.t. sono la
magnetizzazione termorimanente e la magnetizzazione indotta.
La magnetizzazione termorimanente è il prodotto dell’azione del
riscaldamento naturale come nel caso delle rocce ignee, o artificiale come nel caso di fornaci, forni, focolari dei mattoni e di altri
oggetti in ceramica ed è indipendente dall’attuale campo magnetico terrestre. Nel caso dei mattoni l’azione del riscaldamento
produce essenzialmente un allineamento dei vari domini magnetici nella direzione del campo magnetico presenti nei cristalli di
magnetite nella direzione del campo magnetico; questi domini sono
invece orientati in maniera casuale alla temperatura ambiente.
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(*) - Geologo, collaboratore Soprintendenza
Archeologica del Veneto
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Durante il raffreddamento, questa isoorientazione rimane “congelata” nella roccia o per esempio nel mattone di argilla cotto in
fornace; i campi magnetici generati da questi corpi possono avere la stessa direzione dell’attuale campo magnetico, oppure una
direzione diversa qualora dopo il riscaldamento siano stati mossi
dalla primitiva disposizione. Questo non accade naturalmente
nel caso di una fornace la cui magnetizzazione rimanente coincide con l’attuale direzione del c.m.t.
Inoltre le anomalie associate con questo tipo di magnetizzazione
sono di gran lunga più intense di quelle prodotte dalla
magnetizzazione indotta. La magnetizzazione indotta dipende
dalla suscettività magnetica della sostanza e dal campo magnetico attuale. Sulla base del valore assunto dalla suscettività che
può essere minore di 0, compreso tra 0 e 1 o variare tra 1 e
1,000,000 le sostanze sono classificate come diamagnetiche ,
paramagnetiche, ferrimagnetiche e ferromagnetiche le ultime.
E’ evidente che maggiore è il valore della suscettività magnetica, maggiore il grado di “disturbo” operato sul normale andamento del c.m.t. maggiore quindi l’anomalia originata.
La magnetizzazione indotta permette la individuazione di strutture quali sepolture a semplice inumazione, battuti di capanne,
pozzetti preistorici e fossati, dal momento che queste strutture
generalmente sono riempite da terriccio con una suscettività magnetica differente da quella del terreno ove sono sepolte. Inoltre
non si deve dimenticare che l’intensità delle anomalie prodotte
dal “ meccanismo della magnetizzazione indotta risultano di gran
lunga inferiori a quelle prodotte dalla magnetizzazione rimanente
altrimenti chiamata termorimanente. Quest’ultimo fatto ci dice
che anche se i terreni e gli oggetti in essi sepolti hanno valori
simili di suscettività non è esclusa la possibilità di realizzare una
indagine magnetica fidando nella presenza nei reperti di una
magnetizzazione termorimanente in grado di mostrarne
l’ubicazione.
Occorre inoltre precisare che anomalie magnetiche possono
essere generate da cause naturali, come nel caso della presenza di terreni a differente concentrazione di magnetite e che anche oggetti “moderni” ad esempio pezzi di filo di ferro, arnesi metallici, originano delle anomalie che possono talvolta essere scambiate per quelle dovute a strutture archeologiche.
A prescindere dalle considerazioni appena ricordate, la pratica
realizzazione di una indagine magnetica, richiede la misura
dell’intensítà del c.m.t. o del suo gradiente verticale generalmente lungo profili. I dati sperimentali sono in seguito elaborati e rappresentati in forma grafica utilizzando i canonici metodi del contour
plot e del dot density plot seppur nelle successive elaborazioni; la
scelta tra i diversi metodi dipende dalla densità delle misure e dai
S. Veronese:
L’indagine geomagnetica nell’area del castello
medievale di Pontecchio
valori delle stesse.
METODOLOGIA DI CAMPAGNA
L’indagine magnetica è stata realizzata impiegando un
magnetometro a protoni Geometrics G 856 in configurazione
gradiometro. Si rammenta che nella configurazione gradiometro
ad ogni stazione di misura sono realizzate due distinte misure
del c.m.t. con due sensori disposti ad altrettante altezze dal piano campagna. Il calcolo del gradiente viene in seguito eseguito
tramite un apposito programma ideato per l’elaborazione delle
misure del c.m.t. Non sarà inutile sottolineare che il gradiente
verticale del c.m.t. è sotto il profilo diagnostico, estremamente
più valido che la misura del c.m.t. in quanto in grado di minimizzare le anomalie di tipo regionale esaltando invece quelle di limitate dimensioni dovute a oggetti superficiali, come possono essere considerate le strutture archeologiche. Inoltre la duplice
misura del c.m.t. permette di trascurare la variazione diurna del
c.m.t.
RISULTATI
Il risultato globale dell’indagine è riportato, in tavola 1, sotto forma di mappe del gradiente orizzontale del Campo Magnetico Terrestre. Per la precisione nella mappa di figura a) sono chiaramente visibili le anomalie prodotte dai muri disposti est ovest,
mentre nella mappa di figura b) è visibile solamente l’anomalia
provocata dal muro ad occidente disposto in direzione nord sud.
Il quarto muro, ubicato nei pressi della recinzione metallica, non è
visibile, per il disturbo magnetico operato dalla recinzione stessa.
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PONTECCHIO POLESINE: INDAGINE MAGNETICA
Fig. A
Fig. B
Derivata prima in direzione Nord Sud del campo magnetico
terrestre.
Sono visibile le anomalie generate dai due muri disposti Est ed
Ovest
Derivata prima in direzione Est Ovest del campo magnetico
terrestre.
E’ visibile solamente un muro; l’altro, che lo scavo ha individuato
nei pressi della recinzione, non è stato localizzato per la
presenza del disturbo operato dalla rete metallica.
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