I POLIEDRI REGOLARI “La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto dinanzi gli occhi, io dico l’universo, ma non si può intendere se prima non si impara a intendere la lingua e conoscere i caratteri, nei quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri sono triangoli, cerchi e altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro labirinto” Galileo Galilei I POLIEDRI REGOLARI: DEFINIZIONE E PROPRIETA’ Prima di addentrarci nello studio dei poliedri ricordiamo alcune definizioni di geometria solida. Un poliedro convesso è una figura solida, limitata da un numero finito di poligoni appartenenti a piani diversi e tali che il piano di ogni poligono non attraversi il solido. I poligoni, i lati dei poligoni e i vertici dei poligoni sono detti rispettivamente, facce, spigoli e vertici del poliedro. Si dicono facce adiacenti di un poliedro due facce che hanno uno spigolo in comune. Dati nello spazio due semipiani aventi la stessa retta r come origine, chiamiamo driedro, o angolo driedro, ognuna delle due parti (compresi i semipiani) in cui essi dividono lo spazio. La retta r si dice spigolo e i due semipiani si dicono facce. Tagliando un driedro con un piano perpendicolare ad r, si determina su tale piano un angolo, che è detto sezione normale del driedro; si dimostra che le sezioni normali di uno stesso driedro sono congruenti. Chiamiamo perciò ampiezza di un driedro l’ampiezza della sua sezione normale. Si può inoltre dimostrare che due driedri sono congruenti se hanno sezioni normali congruenti e viceversa. Dato un poligono e un punto V non appartenente al suo piano, definiamo angoloide il solido costituito da tutte le semirette di origine V e passanti per i punti del poligono. Dato un poliedro, ad ogni spigolo associamo il driedro individuato dalle due facce adiacenti che contengono quello spigolo: esso è un driedro del poliedro. Inoltre ad ogni vertice del poliedro associamo l’angoloide i cui spigoli contengono quelli del poliedro uscenti da quel vertice. Esso è un angoloide del poliedro. Un poligono si dice regolare se le sue facce sono poligoni regolari congruenti e se i suoi angoloidi e i suoi driedri sono conguenti. I poliedri regolari sono solo cinque: il tetraedro, l’esaedro (il cubo), l’ottaedro, il dodecaedro e l’icosaedro. La spiegazione del perché siano solo cinque va ricercata nel fatto che in ogni vertice del poliedro si deve formare un angoloide, tale che che la somma degli angoli delle facce che concorrono nel suo vertice non deve essere uguale a 360°, altrimenti si schiaccerebbe in un piano, e neppure maggiore. Questa condizione impone in primo luogo che le facce di un poliedro regolare non possono essere poligoni con angoli di 120° o superiori; infatti già se le facce fossero esagoni (che ai loro vertici presentano angoli di 120°) avremmo che l’angoloide formato con tre di essi avrebbe la somma degli angoli delle sue facce pari a , e ciò non è accettabile. Pertanto esistono solamente poliedri regolari che abbiano come facce triangoli equilateri, quadrati o pentagoni regolari. Con il quadrato e il pentagono si può ottenere una sola combinazione e quindi si ha la possibilità di formare un solo poliedro regolare che abbia come facce quadrati o pentagoni. Se costruiamo poliedri con facce quadrate possiamo costruire soltanto un poliedro regolare, il cubo, detto anche esaedro (dal greco “sei facce”) mettendo insieme 3 quadrati in ogni vertice, dal momento che la somma degli angoli delle tre facce che insistono su un vertice è pari a . Quattro quadrati che concorrono in un vertice sono troppi perché stanno su uno stesso piano (la somma degli angoli delle facce che insistono su tale vertice è pari a ), Quadrati mentre se ne mettiamo insieme sette o più si ottiene necessariamente un solido concavo. Con i pentagoni regolari possiamo costruire solo un poliedro regolare, il dodecaedro (dal greco “dodici facce”). Infatti se considero tre pentagoni in ogni vertice del poliedro, la somma degli angoli delle facce che insistono su un vertice è pari a ma con quattro la somma sarebbe superiore a 360°. Pentagoni regolari Con il triangolo equilatero, sfruttando il fatto che gli angoli ai loro vertici sono di 60°, si possono invece formare ben 3 combinazioni diverse e quindi 3 poliedri regolari diversi. Infatti, se si poniamo 3 triangoli in uno stesso vertice, allora la somma degli angoli delle facce che insistono su tale vertice è pari a . Si può dunque costruire un primo poliedro regolare: il tetraedro (dal greco “quattro facce”). Se si pongono 4 triangoli in uno stesso vertice, allora la somma degli angoli delle facce che insistono su tale vertice è pari a Si può dunque costruire un altro poliedro regolare: l’ottaedro (dal greco “otto facce”). Se infine si pongono 5 triangoli in uno stesso vertice, allora la somma degli angoli delle facce che insistono su tale vertice è pari a Si può dunque costruire un ulteriore poliedro regolare: l’icosaedro (dal greco “venti facce”). Triangoli equilateri Non possiamo invece costruire poliedri regolari aventi 6 triangoli equilateri in uno stesso vertice, perchè la somma degli angoli che insistono su tale vertice sarebbe di 360° e ciò non sarebbe accettabile. Pertanto i poliedri regolari sono solo cinque: il tetraedro, il cubo, l’ottaedro, il dodecaedro e l’icosaedro. Riportiamo la dimostrazione che Agustin Louis Cauchy (1789-1857), matematico francese all’età di soli 20 anni, diede della famosa Relazione di Eulero, che lega tra loro il numero delle facce, dei vertici e degli spigoli di un qualunque solido e quindi anche per i poliedri regolari. Relazione di Eulero: dato un poliedro P, dati i suoi vertici V, le sue facce F, i suoi spigoli S sussiste la relazione . Fig. 1 Consideiamo come poliedro P con cui fare la dimostrazione un cubo, che può essere pensato come un corpo cavo. Asportiamo una faccia e stendiamo tutto il rimanente su un piano, deformando gli spigoli relativi alla parte asportata, come da figura 1. Dopo questo passaggio, avendo tolto una faccia, la formula da dimostrare è . Si ottiene così un grafo, ovvero un insieme di elementi, detti nodi, collegati tra loro da dei lati; i nodi sono i vertici V del poligono P e i lati sono gli spigoli S deformati del poligono P. Ora per ogni faccia del grafo che abbia più di tre lati tracciamo la diagonale fino ad ottenere tutti triangoli, come da figura 2. Eseguendo quest’operazione su un quadrilatero non alteriamo l’espressione da dimostrare: infatti in ognuno dei passaggi, si aggiunge una faccia e si aggiunge uno spigolo, mentre i vertici restano gli stessi. Fig. 2 Quindi considerando l’espressione ( ) ( ) e quindi l’espressione rimane la stessa: si ha che : Fatto questo togliamo i triangoli a partire dall’esterno. Le possibilità sono due: Togliendo un triangolo come da figura 3, si toglie uno spigolo e una ) ( ) faccia. Quindi ( Fig. 3 l’espressione rimane costante Togliendo un triangolo come da figura 4, si tolgono due spigoli una faccia e un vertice, quindi ( ) ( ) ( ) Fig. 4 l’espressione rimane costante. Si rimane ad un certo punto con un solo triangolo che ha 1 faccia, 3 vertici, 3 spigoli e che quindi soddisfa l’equazione . Poiché nei passaggi non c’è stata alterazione di tale espressione, il grafo iniziale soddisfa quest’equazione e pertanto il poliedro iniziale soddisfa l’equazione