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onvivere
con l’epatite
SE IN CASA C’È UNA PERSONA CON UN’INFEZIONE
AL FEGATO SONO INDISPENSABILI ALCUNE SEMPLI-
CI REGOLE IGIENICHE
epatite virale, causata principalmente da tre tipi di virus
chiamati A, B e C, è una malattia infettiva che si trasmette, a seconda del tipo responsabile, attraverso la saliva, le feci, il sangue e altri liquidi prodotti dal corpo (secrezioni
vaginali, lacrime).Quando si scopre
che uno dei propri familiari o conviventi è infetto, è bene prendere alcune precauzioni igieniche per evitare
che altri membri della famiglia si ammalino ed eseguire alcuni accertamenti per sapere se il contagio non è
già avvenuto .
L’
COME SI TRASMETTE LA MALATTIA?
EPATITE A
La trasmissione avviene principalmente ingerendo cibo e acqua contaminati dalle feci dei malati. Per questo l’epatite A è frequente nei paesi
del Terzo mondo o in zone in cui si
consumano frutti di mare cresciuti in
acque contaminate dalle fogne.
Il contagio può avvenire anche per
contatto diretto con le feci, per esempio se il malato è un bambino o un anziano non autosufficiente. Anche i
rapporti sessuali che favoriscono il
contatto tra la bocca e l’ano e l’allattamento possono essere veicoli d’infezione. Con le trasfusioni è invece
difficile trasmettere il virus A, tranne
se il donatore è nella fase attiva della
malattia, perché, una volta guariti, il
virus scompare dal corpo del malato.
EPATITE B
Il virus dell’epatite B è, invece, abbondantemente presente in tutti i liquidi
prodotti dal corpo e quindi il contagio può avvenire attraverso:
● il sangue (aghi infetti, trasfusioni,
cure odontoiatriche)
● i rapporti sessuali
● la saliva (attraverso stoviglie, asciugamani, sanitari).
Il virus si trasmette, in caso di gravidanza, dalla madre al feto. E’ quindi
importante accertarne l’eventuale
presenza nell’ultimo trimestre di gestazione, per poter intervenire precocemente sul bambino dandogli fin
N. 3 / marzo 1997
dalla nascita le immunoglobuline o il
vaccino.
EPATITE C
Si trasmette principalmente attraverso il sangue. Anche in questo caso è
bene fare attenzione a:
● punture accidentali con aghi infetti
● cure odontoiatriche
● trasmissione dalla madre al feto
nel corso del parto
● trasfusioni.
Quest’ultima via di contagio è diventata rarissima negli ultimi anni grazie
ai rigorosi controlli sui donatori.
Non è del tutto certo il contagio attraverso i rapporti sessuali. Sono stati
segnalati alcuni casi di contagio per
questa via, ma molti conviventi di
portatori del virus non contraggono
la malattia. I rapporti occasionali andrebbero comunque protetti con l’uso di un preservativo.
CHE PRECAUZIONI VANNO PRESE
NELLA VITA QUOTIDIANA?
Per quanto riguarda l’epatite A, che
si trasmette attraverso i cibi contaminati, è bene ricordare che, quando si
viaggia in zone o paesi dove la malattia è diffusa, bisogna stare attenti a
ciò che si mangia, evitando soprattutto i cibi crudi, in particolare le insalate, la frutta, i crostacei e i frutti di mare.
In caso di malattia di un familiare, è
meglio evitare il contatto con le sue
feci e mantenere pulito l’ambiente e,
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soprattutto, i sanitari e le stoviglie.
Per tutte le forme virali trasmissibili
attraverso il sangue è importante fare attenzione alla cosiddetta trasmissione inapparente, cioè ai contatti accidentali con quantità anche minime
di sangue.
Per questo è bene non usare in comune oggetti taglienti o a punta come coltelli, forbicine per le unghie, rasoi e spazzolini da denti.
Tutte le comunità dovrebbero comunque prendere precauzioni in tal senso, indipendentemente dalla presenza
di persone infette (per esempio le
scuole, gli ospedali, le caserme).
E’ raccomandabile anche l’uso personale di biancheria e asciugamani, anche se per la loro pulizia basta
il lavaggio con i normali detersivi.
Se le stoviglie vengono lavate a mano, è meglio prevedere un set a parte
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Tabella 1
COSA FARE PER SAPERE
SE SI E’ STATI CONTAGIATI
● Per prima cosa vanno misurate
le transaminasi nel sangue. Si tratta
di alcuni enzimi prodotti dal fegato,
il cui livello aumenta quando l’organo
è malato.
Se i livelli di transaminasi sono nella
norma, non c’è motivo di continuare
le indagini.
● Se le transaminasi sono
elevate, e non lo erano
in precedenza per altri
motivi, vale la pena
di cercare i segni
dell’avvenuta infezione
da parte di uno dei virus
dell’epatite.
In particolare vanno
ricercati:
☞ gli anticorpi contro il virus A
(antiHAV) in caso di epatite A
☞ l’antigene di superficie del virus B e il
suo anticorpo (HBsAg e antiHBs) in caso di
epatite B
☞ l’anticorpo contro il virus C (antiHCV)
in caso di epatite C.
per la persona malata. Se invece il tutto finisce nella lavastoviglie non è necessario, perché i detersivi usati e le
alte temperature sono in grado di uccidere qualsiasi virus (quelli dell’epatite
vengono distrutti dopo 10 minuti a 100
gradi e dopo 30 minuti a 65 gradi).
Per pulire i bagni e i sanitari sono
sufficienti i prodotti abrasivi in polvere che contengono candeggina, seguiti dalla disinfezione con candeggina liquida o amuchina al 10 per cento, lasciate agire per una mezz’ora. Per pulire pavimenti, arredi o pareti basta
un normale detergente con lisoformio
o la candeggina stessa diluita in acqua.
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In caso di schizzi di sangue su tavoli o pavimenti basta passare una
spugna con candeggina o varechina,
ricordandosi di pulire poi la spugna
stessa col medesimo prodotto.
PER QUANTO TEMPO VANNO MANTE NUTE QUESTE REGOLE DI IGIENE?
Le norme comportamentali vanno
mantenute fino alla guarigione in caso
di epatite A.
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che possa mettere in gioco la normale
vita di relazione.
CHI DEVE SOTTOPORSI AI CONTROLLI?
I componenti del nucleo familiare e
tutti coloro che hanno avuto una possibilità di contagio devono sottoporsi
ad alcuni semplici esami del sangue
(vedi tabella 1).
Se le persone esaminate risultano sane, il medico può decidere di preveni-
Tabella 2
tipo di epatite
incubazione
modalità di trasmissione
A
15-45 giorni
contaminazione con feci
B
40-180 giorni
sangue
rapporti sessuali
saliva
C
15-150 giorni
sangue
forse rapporti sessuali
Se invece il proprio convivente ha l’epatite B bisogna continuare finché nel
sangue del malato sono presenti i segni del virus (vedi tabella 1). E’ bene
ricordare che in alcuni casi l’infezione
da virus B dell’epatite può diventare
cronica. In tal caso il virus rimane
presente anche per anni e le norme
vanno seguite comunque.
Ciò è tanto più vero per l’infezione da
virus C, che allo stato attuale delle
conoscenze è da considerarsi cronica, per cui richiede una certa attenzione per tutta la vita.
re l’eventuale contagio successivo
prescrivendo le immunoglobuline,
cioè sostanze che aiutano il corpo a
contrastare l’ingresso del virus, oppure di procedere alla vaccinazione del
soggetto.
Attualmente sono disponibili vaccini
per l’epatite A e B. Quest’ultimo è obbligatorio per i neonati e per i dodicenni fin dal 1991. L’obiettivo è di ottenere, entro il 2004, che tutte le persone sotto i 24 anni siano vaccinate,
in modo da ridurre le possibilità di
contagio.
COME COMPORTARSI
CON LA PERSONA INFETTA?
PER QUANTO TEMPO VANNO
CONTINUATI I CONTROLLI?
Molte delle norme descritte in queste
pagine non impongono nulla di diverso da quanto si fa generalmente per
mantenere un buon livello igienico in
una casa. Per questo vale la pena di
ricordare che queste semplici precauzioni mettono del tutto al riparo dai
rischi. E’quindi da evitare qualsiasi
atteggiamento ansioso nei confronti
della persona portatrice del virus,
La sorveglianza deve protrarsi per
tutta la durata dell’incubazione della
malattia (vedi tabella 2), il che vuol
dire che il dosaggio delle transaminasi va effettuato all’inizio e alla fine del
periodo indicato.
In caso di ricorso al vaccino è bene
far attenzione alle scadenze dei vari
richiami, che si differenziano secondo
il tipo di vaccino utilizzato.
L’effetto del vaccino antiepatite A dura
in genere una decina d’anni, mentre
per l’epatite B va controllato, dopo
qualche anno, il livello degli anticorpi,
e quindi l’efficacia della copertura.
Esistono categorie di persone a rischio di infezione, come i medici e gli
infermieri, coloro che subiscono frequenti trasfusioni di sangue o che fanno la dialisi, e i tossicodipendenti. Vi
sono però anche categorie che possono facilmente trasmettere la malattia,
come i lavoratori delle aziende alimentari.
Per tutti questi, i controlli devono essere più frequenti che per il resto della popolazione.
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Queste informazioni le sono fornite dal suo medico di fiducia e dalla rivista Occhio Clinico