Donazione di midollo osseo

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Donazione di midollo osseo
Per i donatori non familiari (donatori dei Registri) i requisiti minimi di idoneità sono quelli previsti per la donazione di
sangue. Ma a differenza di questi, il donatore di midollo osseo deve avere non più di 35 anni, al momento
dell’iscrizione nel Registro Italiano e non più di 55 anni al momento della donazione.
Questi limiti di età come quello minimo di 18 anni per essere iscritto nel Registro dei donatori non familiari, non valgono
per i donatori familiari. La donazione di midollo osseo per un familiare può essere fatta a qualunque età, purchè siano
rispettate le norme sul consenso e i criteri dell’idoneità medica alla donazione di midollo (v.tabelle 2 e 3). I criteri
medici di idoneità alla donazione di midollo osseo hanno lo scopo di prevenire: (1) eventuali danni che potrebbe avere il
donatore in conseguenza della procedura di prelievo del midollo osseo (che implica un’anestesia generale o
peridurale), e (2) eventuali rischi infettivi che potrebbero derivare al paziente dall’infusione del midollo osseo. A
questo scopo i donatori sono sottoposti a un check- up medico completo che permette di escludere dalla donazione: (1)
tutti i soggetti con ipersensibilità o allergia agli anestetici, o che presentano disturbi cardiovascolari, respiratori, epatici,
renali, ematologici, metabolici o immunologici tali da costituire un rischio per il donatore all’atto della donazione; e
(2) i soggetti che risultino portatori di agenti infettivi trasmissibili al paziente col trapianto, e, in particolare dei virus HIV1,
HBV, HCV, EBV, CMV, HS e HVZ (vedi tabella 2). I criteri immunogenetici si basano principalmente sulla tipizzazione
tissutale o HLA, e prevedono, come condizione ottimale, l’identità HLA completa tra donatore e ricevente (per
saperne di più, vedi Riquadro 3).
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Riquadro 3. Sistema HLA.
E’ un sistema genetico complesso presente in ogni individuo nel braccio corto del 6° cromosoma (v. Fig.9)
E’ costituito da 12 geni in serie, denominati, dalla regione telomerica a quella centromerica, HLA-A, C, B, DRA,
DRB3, DRB4, DRB5, DRB1, DQA1, DQB1, DPA1, DPB1. Questi codificano la sintesi di due tipi di molecole che hanno
struttura, distribuzione cellulare e funzioni immunologiche differenti. Le prime, HLA-A, Cw e B, sono dette molecole di
classe I, sono espresse su tutte le cellule nucleate e presentano gli antigeni per la reazione immune ai linfociti T CD8+
(citotossici). Le seconde, HLA-DR, DQ e DP, sono dette molecole di classe II, sono espresse normalmente solo su
cellule immunologiche specializzate (linfociti B, cellule dendritiche e macrofagi), e presentano gli antigeni per la reazione
immune ai linfociti T CD4+. Sia le molecole che i geni HLA sono polimorfici, nel senso che di ogni molecola e di ogni
gene HLA esistono nelle popolazioni molte versioni differenti. Così, per esempio, ci sono le molecole HLAA1, A2, A11,
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etc…; le molecole HLA-Cw1, Cw2, Cw3, etc… HLA-B5, B18, B65, etc…; HLA-DR1, DR2, DR3, etc; e ci
sono i geni o alleli HLA-DRB1* 0101,0102, DRB1* 0201, 0202, etc. Le differenti versioni delle molecole HLA possono
essere riconosciute sulle cellule degli individui, in laboratorio con anticorpi specifici.
Questo metodo di riconoscimento costituisce quel tipo di analisi che viene detti tipizzazione HLA sierologica. Le differenti
versioni alleliche dei geni HLA possono essere riconosciute esaminando direttamente il DNA con metodi specifici di
amplificazione e di sequenza. Questo tipo di riconoscimento costituisce quella che viene detta tipizzazione HLA
molecolare o genotipizzazione. Ora, ogni individuo possiede due alleli di ognuno dei geni HLA, uno trasmesso dal padre
e l’altro dalla madre, e a ciascun allele corrisponde una specifica molecola HLA. Quindi ogni individuo eredita dal
padre un allele A, uno C, uno B, etc, e dalla madre un secondo allele A, C, B, etc. Queste combinazioni di alleli paterni e
materni sono detti aplotipi HLA, e sono molto stabili nelle famiglie nella sequenza che va da HLA-A a DQB1. Così il padre
possiede due aplotipi HLA, che possiamo indicare come aplotipi a e b, e la madre possiede altri due aplotipi HLA che
indichiamo come aplotipi c e d. Ogni figlio eredita un aplotipo dal padre e uno dalla madre. Pertanto, sono possibili tra i
figli solo 4 combinazioni aplotipiche diverse: ac, ad, bc e bd. Ne deriva che se due figli hanno ereditato dai genitori gli
stessi aplotipi (per es. ac e ac) sono HLA identici; se hanno ereditato lo stesso aplotipo da un genitore e due aplotipi
differenti dall’altro (per es. ac e ad) sono HLA semi-identici o aploidentici; se infine hanno ereditato aplotipi
differenti da entrambi i genitori (per es. ac e bd) sono HLA differenti. Solo nel primo caso (identità HLA) esiste una
compatibilità totale, che è condizione ottimale per un trapianto allogenico.
La probabilità statistica di identità HLA completa tra due fratelli (o sorelle, o fratello e sorella) è pari al 25%, cioè ¼. Tra due
individui estranei (non familiari) tale probabilità è enormemente minore, e varia notevolmente in rapporto alla frequenza
nella popolazione del fenotipo HLA che si ricerca: da una probabilità media di 1/103-1/104, per fenotipi HLA frequenti, a
1/106 o meno, per fenotipi rari. Per questa ragione la ricerca di un donatore di midollo osseo è effettuata, se possibile in
prima istanza tra i familiari del paziente e in particolare tra i fratelli e le sorelle. Solo quando questa fallisce si cercherà un
donatore al di fuori della famiglia, nel Registro dei donatori di midollo osseo. In pratica, si procede in una prima tappa,
alla tipizzazione HLA degli antigeni A, Cw, B e DR (tipizzazione sierologica) nel paziente e nei suoi familiari. Per questo è
sufficiente un prelievo di 10 ml di sangue da una vena del braccio. Se nessuno dei familiari risulta HLA identico al
paziente, il donatore dovrà essere cercato fuori dalla famiglia (v. II parte par. 9). Se invece uno dei fratelli risulta identico al
paziente, avendo ereditato dai genitori gli stessi antigeni HLA, con altissima probabilità l’identità sarà completa per
tutti gli alleli dei due aplotipi HLA. Per accertare questo si procederà alla tipizzazione HLA degli alleli DRB1, DQA1 e
DQB1 (tipizzazione molecolare) nel paziente e nel donatore. Se l’identità HLA tra il paziente e il candidato
donatore sarà confermata, anche a livello molecolare, si potrà procedere al prelievo del midollo osseo e al TMO.
Oltre alla tipizzazione HLA, è necessario determinare nel paziente e nel donatore i gruppi ABO e Rh, allo scopo di
prevenire possibili rischi da incompatibilità o da isoimmunizzazione, al momento del trapianto, come è stato già precisato al
paragrafo 5.1.
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