19 Gennaio 2012 - ore 21.30 Don Chisciotte Di e con Corrado d'Elia - Produzione Teatri Possibili Nota di regia di Corrado D’Elia In un tempo come il nostro, così pragmatico, spesso così poco poetico e privo di slanci e ideali, parlare di Don Chisciotte vuol dire forse avere il coraggio e il desiderio di prendersi tutto il tempo che occorre per .... perdersi. Perdersi... proprio come Don Chisciotte e Sancho Panza... . Perdersi... nelle pagine di Cervantes, nelle avventure da lui narrate, ma anche nelle nostre pagine interiori dove troviamo nascosto ciò che veramente ci piace, tra musiche e poesie, in una sequenza di gesti semplici o in un immagine. Perdersi.... Senza tempo... Senza nessuna ragione ... Perdersi ... forse solo per ritrovarsi. Questo progetto vuole essere un momento dedicato a tutti i grandi sognatori. A tutti gli illusi, a quelli che parlano al vento. Ai pazzi per amore, ai visionari, a coloro che darebbero la vita per realizzare un sogno. Ai reietti, ai respinti, agli esclusi. Ai folli veri o presunti. Agli uomini di cuore, a coloro che si ostinano a credere nel sentimento puro. A tutti quelli che ancora si commuovono. Un omaggio ai grandi slanci, alle idee e ai sogni. A chi non si arrende mai, a chi viene deriso e giudicato. Ai poeti del quotidiano. Ai "vincibili" dunque, e anche agli sconfitti che sono pronti a risorgere e a combattere di nuovo. Agli eroi dimenticati e ai vagabondi. A chi dopo aver combattuto e perso per i propri ideali, ancora si sente invincibile. A chi non ha paura di dire quello che pensa A chi ha fatto il giro del mondo e a chi un giorno lo farà. A chi non vuol distinguere tra realtà e finzione. A tutti i cavalieri erranti. In qualche modo, forse è giusto e ci sta bene .... a tutti i teatranti. 26 gennaio 2012 - ore 21.30 La Farfala Sucullo Con Giuseppe Adduci e Giambattista Galli Musiche di Giuseppe Adduci e Sulutumana “Farfala sucullo" ha vinto il premio Teatro e Shoà 2007Centro Romano di Studi sull’Ebraismo dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” . Lo spettacolo è stato scelto in occasione della giornata di memoria, perchè non tutti sanno che oltre ai sei milioni di ebre,i i nazisti sterminarono nei campi di concentramento migliaia di dissidenti politici, di minorati psichici e fisici, di omosessuali e di zingari. La storia ufficiale si è occupata poco delle sofferenze di questi ultimi, probabilmente perché non ha trovato tra di loro chi avesse sufficiente voce e volontà di grido. Il teatro, come a volte succede, corre in soccorso dei meno potenti, ed è questo il motivo de la farfala sucullo. La storia Durante un rastrellamento in un campo di nomadi un ragazzo zingaro viene salvato dalla madre che lo affida a un medico nazista, mettendolo al suo servizio e prospettando al medico la possibilità di fare su di lui – zoppo – esperimenti che gli consentano la notorietà. Il medico lo porta con sé, di là della rete di un lager in cui sono racchiusi migliaia di ebrei. Il ragazzo ha la capacità di fare racconti in grado di affascinare chiunque. Perseguitati e aguzzini vengono richiamati intorno alle sue narrazioni con la stessa intensità, in una sorta di sospensione del tempo. Tra gli ebrei c’è un bambino che fungerà da tramite tra lo zingaro e Miriam, anch’essa internata, di cui lo zingaro si innamorerà e di cui cercherà la salvezza con ostinazione e pervicacia. Il ragazzo si divincolerà dal sentimento di gratitudine verso il medico, che lo ha risparmiato dalla morte ma la diffonde a piene mani intorno a sé, e alla fine... 28 gennaio 2012 - ore 21.30 DONNA NON RIEDUCABILE con Ottavia Piccolo regia di Silvano Piccardi Musiche per arpa eseguite dal vivo da Floraleda Sacchi Trama Dopo il crollo del Regime sovietico, la Russia sembrava avviata verso una nuova democrazia. L’assassinio di Anna Politkovskaja ha allungato un’ombra terribile su questa illusione. Anna non era una militante politica, era una giornalista. Una giornalista e una donna, senza alcuna mira di potere o altro, se non quello di portare avanti, con tenacia e determinazione, il proprio mestiere. Il suo fu uno sguardo aperto, senza prevenzioni né compromessi, su quanto avveniva nel suo paese, partendo dalla lontana Cecenia, per arrivare a incontrare i momenti più terribili della recente storia russa (dalla strage al Teatro Dubrovka di Mosca, a quella nella scuola di Beslan). Se il vecchio potere sovietico, per imporre il proprio controllo su ogni forma di dissenso o, più semplicemente, di libero pensiero, si sentiva in dovere di costruire leggi, tribunali e processi speciali, che legittimassero in qualche modo l’accanimento repressivo, istituzionalizzandolo - il nuovo sistema di potere, per eliminare la presenza scomoda del “punto di vista” libero di questa donna, ha agito come un qualsiasi potere mafioso, affidandosi clandestinamente a dei sicari, a dei killer senza volto. Come nell’Argentina dei colonnelli (dove gli oppositori venivano fatti “sparire”, senza che ufficialmente nessuno ne dovesse rispondere), anche nel caso di Anna Politkovskaja, chi godeva della sua eliminazione, poteva nel contempo mostrarsi con le mani formalmente “pulite”. La vita di Anna è diventata qualcosa di unico e di emblematico, in cui la vicenda personale e professionale ha finito con l’assumere di per sé un meta-significato, un valore simbolico di qualcosa che ancora sembra sfuggire alla comprensione e alla coscienza contemporanea. Nel memorandum “Il sangue e la neve”, l’interprete femminile che raccoglie il testimone caduto dalle mani della Politkovskaja nel momento della sua eliminazione (in una ideale staffetta in cui l’attrice non si sostiuisce alla persona, facendone un personaggio “teatrale”, ma semplicemente ne prolunga fino a noi la forza e il valore), sottolinea che Anna si riteneva, ed era, una “giornalista”. Punto. Un ruolo sempre più scomodo nella “società della comunicazione” e del controllo mediatico delle coscienze: in questa “civiltà”, fare cronaca, pura e semplice e sincera cronaca, significa essere già in prima linea, esposti quindi a tutte le forme di rappresaglia, dalla più indiretta, silenziosa e segreta, alla più mirata e tragica. Affrontando il testo di Stefano Massini, mi resi conto che non si trattava di mettere in scena il “personaggio” di Anna Politkovskaja, né, tanto meno, di farne un’eroina da feullieton politico. Si trattava al contrario di restituire al pubblico, nella forma più diretta, più semplice, più anti-retorica possibile, il senso della scelta di verità, compiuta da una giornalista che volle andare a vedere dentro gli eventi, per restituircene, con sguardo limpido e coraggioso, personaggi e vicende. Mettere in scena uno sguardo, quindi: questo il compito mio e di Ottavia. Suggerendo il contesto realistico, evocando la persona attraverso le sue testimonianze, ricreando la condizione di solitudine che mano a mano la circondò, fino a soffocarla. E Ottavia Piccolo ha dato voce allo smarrimento, all’orrore, alla dignità e anche all’ironia di questa donna indifesa e tenace, con il rigore e l’intensa partecipazione di una attrice che in quei valori di libertà si identifica fino in fondo. ostruito come una serie di istantanee, il percorso seguito da Anna (scandito dall’intervento dell’arpa di Floraleda Sacchi, che diventa volta volta l’eco della guerra, lo spappolarsi dell’inno sovietico, un rumore di ferraglia inquietante, una momento di pace...), veniva quindi ricreato dall’attrice, in simbiosi con quanto visto e vissuto dalla giornalista. 11 febbraio 2012 – ore 21.30 L’uomo da fiore in bocca di Luigi Pirandello con Gaetano Callegaro Regia di Antonio Syxty ANTEPRIMA NAZIONALE Il protagonista di questo atto unico di Luigi Pirandello è un uomo malato di tumore e condannato a morire. Questa condizione personale, fatale e inaspettata, lo spinge a riflettere sul mistero della vita tentando di penetrarne la sua essenza e il suo mistero. Per chi, come lui, sa che la morte è vicina, tutti i particolari e le cose, insignificanti agli occhi degli altri, assumono un valore e una collocazione diversa. L’altro personaggio di questo perfetto e famosissimo dramma borghese di Pirandello è un avventore di un caffè di una ipotetica stazione ferroviaria, dove si svolge tutta la scena. Questo personaggio è un uomo qualsiasi, che la monotonia e la banalità della vita quotidiana hanno reso scialbo, ordinario e vuoto a tal punto che il dialogo fra lui e il protagonista finisce col diventare un monologo di forte impatto emotivo del protagonista, quando quest'ultimo gli rivela il suo terribile segreto. “Il teatro ha ancora la possibilità di custodire un mistero. Nella nostra epoca dove tutti chiediamo una spiegazione a tutto cercando disperatamente una conferma al mondo mediatico, tecnologico e multi-tasking, il teatro ha ancora il pregio di fermare il tempo. Ciò accade anche nella nostra vita quando un evento drammatico crea una sorta di black-out nel lento scorrere degli avvenimenti costringendoci a riconsiderare con occhi e sentimenti diversi gli stessi avvenimenti della nostra vita nel loro lento dipanarsi e scorrere in ogni nostra giornata. Ho scelto di associare il testo di Pirandello a un’immagine di Magritte per poter citare le parole di Arturo Schwarz nei confronti del pittore quando scrive ‘Il compito dell'artista, secondo Magritte, doveva essere quello di creare apparizioni che rivelino il mistero assoluto. Senza mistero, nulla davvero esiste. Il mistero è ciò che deve esistere affinché la realtà sia possibile’.” Antonio Syxty 16 febbraio 2012 – ore 21.30 Novecento di A. Baricco con Stefano Panzeri regia Stefano Panzeri Novecento narra la vicenda umana ed artistica di Danny Boodman T.D.Lemon Novecento, un pianista dalle doti eccezionali che, pur passando la sua intera esistenza sul Virginian, transatlantico che negli anni a cavallo delle due guerre trasportava in America emigranti da tutto il mondo, raggiunge la fama per la sua musica unica e straordinariamente ricca di accordi. A raccontare, attraverso un avventuroso flashback, la storia di Novecento è Tim Tooney, amico del pianista e trombettista per qualche anno della banda del Virginian, l’Atlantic Jazz Band; la sua appassionata testimonianza spesso è accompagnata da quella di altri personaggi che, come fantasmi, emergono dal passato per dire la loro su quello strano individuo e soprattutto “su quella sua musica infinita e magica, suonata sugli ottantotto tasti di un pianoforte in mezzo all’oceano”. La musica è la vera protagonista del racconto: quella vera e propria degli strumenti, ultima traccia della propria nazionalità che ogni emigrante del Virginian si porta con sé, ultima e unica carta di identità che ancora ha valore per il mondo, ma anche quella delle parole dell’autore che, proprio come il Virginian tra Europa e America o come le mani di Novecento sulla tastiera, fluttua tra picchi di pura poesia. In giorni come questi, in cui più che mai il nostro passato di emigranti è lontano, tenuto lontano e relegato a “leggenda”, ecco che una leggendaria storia di emigranti, ci tende la mano per aiutarci a guardare con gli occhi davvero aperti anche la nostra storia. 25 febbraio 2012 – ore 21.30 Ho cavalcato in groppa ad una sedia Di e con Marco Baliani «Dopo ventun anni voglio provare a narrare i pensieri e le riflessioni che mi hanno accompagnato in questo lungo tragitto. Ho scelto, da tanti diari e taccuini di viaggio riempiti in questi anni i frammenti rappresentativi di un percorso di ricerca che ancora non si è esaurito». Così Marco Baliani presenta lo spettacolo «Ho cavalcato in groppa ad una sedia» Lo spettacolo si compone di letture tratte dall'omonimo libro, inframmezzate da racconti, digressioni, riflessioni. Il tema è l'arte del raccontar storie, ma anche la capacità di ascoltarle. Non vuole però essere un manuale del come si fa, piuttosto è un personale viaggio, che è durato vent'anni, dentro l'oralità e il racconto. In scena dunque c'è l'attore che racconta le sue esperienze ma anche la persona che le ha vissute e spesso i due piani si confondono e si danno il cambio. In questo modo lo spettatore partecipa anche lui ad un viaggio di scoperta e di stupore. «Racconto e leggo di fiabe – dice Marco Baliani – di miti e pitture, sculture, altri artisti o persone incontrate nel cammino, luoghi che mi hanno toccato, visioni che mi hanno emozionato. È un percorso fatto più di domande che di risposte, in cui ancora incontrare altre curiosità e stupori, o altri misteri. La parola detta, narrata, raccontata è il mezzo, lo strumento che ha bisogno per esistere di una voce e di un corpo, quel "corpo narrante" che è al centro della mia ricerca teatrale e che è anche al centro di questo singolare spettacolo». 2 marzo 2012 – ore 21.30 Duo c’era una volta Di e con Simone Porro (piano) e l’illustratore Daniele Zizzi (finalisti del programma “Italia’s got talent”) L’illustratore Daniele Zizzi, tramite il suo tratto artistico, ci fa rivivere le più fiabe più belle musicate al piano da Simone Porro. C'era una volta... un nonno che raccontava una fiaba, una storia, un racconto... C'era una volta... un bambino che ascoltava rapito il racconto del nonno ed immaginava, con la sua fantasia da bambino, le vicende dei personaggi che nascevano dalle parole del nonno... C'era una volta...questa poesia...ora c'è un po' meno! C'era una volta... anzi, c'è oggi un duo di artisti che esprime quella stessa poesia raccontando le stesse fiabe, gli stessi racconti, ma senza proferir parola. E' proprio questa la peculiarità del duo "C'era una volta", raccontare con la musica e la matita le stesse fiabe, riuscendo a portare alla mente dello spettatore/ascoltatore quella stessa poesia, la nostalgia per quei momenti semplici ma sì tanto intrisi di emozioni. I "C'era una volta" riescono a far rinascere in noi adulti la stessa fantasia con la quale il bambino immagina quei personaggi, quei luoghi descritti solo a parole dal nonno. 15 marzo 2012 – ore 21.30 Arie d’opera da Traviata Cantanti Aslico Un concerto che vede protagonista il belcanto. Cantanti selezionati da Aslico proporranno al pubblico le più belle arie tratte da Traviata, intramontabile capolavoro Verdiano. Per Verdi, l'ispirazione arriva assistendo alla prima recita parigina della pièce teatrale La dame aux camélias tratta dal romanzo di Dumas figlio, scritto nel 1848, fortemente autobiografico e dal contenuto altamente scandalistico. Giuseppe Verdi affida la stesura del libretto a Francesco Maria Piave che in appena cinque giorni scrive lo scenario di Traviata riproducendo sostanzialmente il piano drammatico del romanzo e dividendo l'opera in tre atti rispetto ai cinque della pièce. L'idea di musicare un dramma molto discusso a quell'epoca è un'impresa quantomeno audace e dimostra il grande coraggio di Giuseppe Verdi: la protagonista del romanzo, Margherite Gautier infatti è realmente esistita. L'opera di Verdi segue fedelmente il testo di Dumas e soprattutto lo spirito del dramma dello scrittore francese, ma i nomi dei personaggi vengono cambiati per ragioni di prudenza. 30 marzo 2012 – ore 21.30 Metafisica dell’amore Cabaret per due donne e un amore. testi di Giovanna Donini, Francesca Tacca, con Roberta Lidia De Stefano e Annagaia Marchioro Premio Scintille 2011 - Asti Teatro Metafisica dell’amore è uno spettacolo comico che parla delle donne che amano le donne che amano altre donne che amano tutti gli altri. L’amore è un sentimento universale, tutti provano le stesseemozioni, gli stessi piaceri, gli stessi dolori: lui e lui, lei e lei, lui e lei. Coppie diverse, identiche emozioni. Questa e' una legge che, a differenza della legge, e' uguale per tutti...con qualche piccola differenza che fala differenza. Le attrici protagoniste raccontano e si raccontano, trasformandosi e dando vita a una carrellata di personaggi esilaranti. Tutti alla ricerca di un amore: la psicopatica, la milanese, l’artista, la fricchettona, la ex... Uno spettacolo dedicato a chi ha ancora voglia di amare e ridere di questo disgraziato dolore che ti prende allo stomaco senza distinzione di sesso, di razza, di lingua. Questa la motivazione della giuria del Premio Scintille: “Per aver affrontato un tema scottante come quello dell'omosessualità femminile con un linguaggio fresco, ironico, divertito. Lo spettacolo, anche grazie alla qualità delle interpreti, riesce a coinvolgere il pubblico miscelando momenti di comicità con altri di grande intensità e profondità senza mai cadere nell'autocommiserazione. La giuria tecnica considera il progetto della compagnia Le Brugole meritorio di essere aiutato ed accompagnato nella produzione e nella distribuzione sul territorio nazionale”. Il gruppo LE BRUGOLE nasce nel dicembre 2009, ed è composto da quattro elementi. Due attrici: Annagaia Marchioro e Roberta De Stefano; e due autrici: Giovanna Donini e Francesca Tacca. Da Aprile 2011 Le Brugole sono anche su Sky, nel programma Bambine Cattive, ogni mercoledì su Commedy Central. 14 aprile 2012 Il malato immaginario Di Molière Adattamento e regia Antonio Dìaz-Florian Con Davide Giglio, Giorgia Cerruti, Claudia Martore, Anna Montalenti, Pier Paolo Congiu, Luca Busnengo. Piccola Compagnia della Magnolia Il lavoro sulla pièce del Malato Immaginario ha messo in luce – dietro l’immagine stereotipata dell’autore di “Commedie” – l’avventura di un uomo di Teatro adulato e detestato, cortigiano e sovversivo, applaudito e censurato, in un’epoca in cui gli ori di Versailles non riescono a nascondere l’odio delle coalizioni integraliste. Durante le prove, l’adattamento del testo si è indirizzato verso l’esigenza primaria di far ascoltare la voce di Molière, rivelando le realtà complesse che legano lo spettacolo ed il suo creatore, l’attore e la propria vita. Argan si spoglia della maschera della Commedia dell’Arte – in cui il vecchio avaro e ipocondriaco affronta l’universo ridicolo dei medici – e si avvicina a Jean Baptiste Poquelin detto Molière, direttore di troupe e attore che recita gli ultimi istanti della sua vita incarnando questo personaggio. La scena associa indissolubilmente Argan e Molière di fronte all’evoluzione della malattia ed al suo epilogo che culmina nella rappresentazione del Malato Immaginario. 22 aprile ore 16 – 18 – 21 Il gran teatro del mondo Percorso shakespeariano all'interno del Teatro San Teodoro del Teatro Città Murata Ideazione e realizzazione a cura di Stefano Andreoli, Mario Bianchi e Marco Continanza in collaborazione con le compagnie teatrali canturine Laboratorio teatrale Città di Cantù I poco stabili Artemista Compagnia teatrale San Genesio Teatro dei burattini Ivano Rota Ermanno Stea, Teatro brigante Il pubblico verrà accompagnato attraverso la struttura del teatro San Teodoro, ad assistere ad una vera e propria rappresentazione teatrale itinerante, divisa in vari momenti spettacolari, concernenti il teatro shakespeariano, con l'intento di far conoscere agli spettatori i luoghi della struttura teatrale attraverso le storie più avvincenti del bardo. All’interno del teatro, accompagnati da una guida , gli spettatori (circa novanta alla volta) saranno invitati a compiere un viaggio nell'opera shakespeariana, dove potranno trovarsi nel centro e nel cuore delle storie scespiriane più famose. A fare da trait d'union dell'intero percorso, saranno le conosciutissime storie di Otello e Desdemona, di Amleto e di Romeo e Giulietta, di cui al pubblico verranno rappresentati alcuni momenti salienti.