(Microsoft PowerPoint - CAPITOLO 12 [modalit\340 compatibilit\340])

Il comportamento delle imprese
• Fino a ora il comportamento delle imprese è
entrato nella nostra analisi in modo del tutto
marginale, attraverso la curva di offerta e la legge
dell’offerta secondo cui al crescere del prezzo di un
bene aumenta la sua offerta
• Benché questa analisi resti in linea di massima
valida e utile per studiare numerosissimi fenomeni,
per capire le scelte di produzione delle imprese
dobbiamo approfondire alcuni aspetti
• In particolare oggetto delle prossime discussioni
sono i costi di produzione
Obiettivo dell’impresa
• L’impresa, secondo l’assunzione standard della
teoria economica, mira a
massimizzare il profitto
dove:
Profitto= Ricavo totale – Costo totale
• Ricavo totale: ammontare totale ricavato da
un impresa attraverso la vendita del suo
prodotto
• Costo totale: valore di mercato dei fattori di
produzione usati da un’impresa
• Mentre misurare il ricavo è “semplice” (prezzo
per quantità venduta), calcolare i costi è più
complesso
Costi di produzione
• Sono un fattore determinante nelle scelte di
produzione e di prezzo
• Vedremo quindi come misurare (cioè quali
variabili influenzano) i costi di produzione
• Dobbiamo tenere presente non solo i costi espliciti
cui corrisponde un esborso di denaro (es. l’acquisto
delle materie prime).
• Ma anche i costi impliciti. Es: se un ingegnere che
guadagna 10.000 euro al mese decide di aprire una
gelateria, deve considerare che sta rinunciando
all’opportunità di guadagnare 10.000 euro al mese
facendo un altro lavoro (questo reddito non
realizzato è un costo opportunità)
• Questo reddito non realizzato è un costo
opportunità che può incidere nella decisione
di aprire o proseguire una attività
• Un costo implicito molto importante è quello
relativo al costo opportunità del capitale
finanziario investito nell’attività
• Supponiamo che l’ingegnere per aprire la
gelateria prelevi da un conto i suoi 300.000
euro di risparmi che gli rendevano 5%
all’anno. Allora deve considerare che il costo
opportunità che sostiene per investire il suo
capitale in quella impresa è di 15.000 euro
all’anno (quanto gli avrebbero fruttato i soldi
se li avesse lasciati in banca)
Profitto economico e contabile
• La differenza tra costi espliciti e impliciti
determina due diversi concetti di profitto:
• Il profitto economico è la differenza tra il ricavo
totale e TUTTI i costi (impliciti ed espliciti)
• Dunque nel calcolare il profitto economico si
valutano costi impliciti ed espliciti
• Il profitto contabile è la differenza tra il ricavo
totale e solo i costi espliciti
Profitto economico e contabile
• Ovviamente il profitto contabile è sempre
maggiore di quello economico
• Dal punto di vista dell’economista, comunque,
un’impresa genera profitto solo se i ricavi
totali sono maggiori di tutti i costi sostenuti
per gestire l’impresa (compresi quelli
impliciti)
• Ed è il profitto economico che ci informa sulla
decisione di aprire o tenere aperta un’impresa
Funzione di produzione e
costo totale
• La tabella seguente mostra cosa accade alla
produzione e al costo totale dei fattori quando il
numero di addetti aumenta passando da 0 a 6
• Premessa: le considerazioni che per il momento
proponiamo sono valide nel breve periodo, ossia
assumendo che l’impresa non possa fare
interventi strutturali per aumentare la capacità
produttiva (non può adattare la dimensione, ma
solo il numero di addetti)
Numero di
addetti
Produzione
(biscotti
all’ora)
0
0
1
50
2
Prodotto
marginale
del lavoro
Costo
dell’impianto
(euro)
Costo degli Costo totale
addetti
dei fattori
(euro)
(impianti
più addetti)
30
0
30
50
30
10
40
90
40
30
20
50
3
120
30
30
30
60
4
140
20
30
40
70
5
150
10
30
50
80
6
155
5
30
60
90
Funzione di produzione
• Relazione che intercorre tra la quantità di
fattori utilizzata per produrre un bene (in
questo caso, analizzando il breve periodo e
avendo possibilità di variare solo gli addetti, i
fattori includono gli addetti) e la quantità
prodotta di quel bene
Prodotto marginale
• Il concetto di “marginalità” torna molto spesso in economia
dove si assume che i soggetti prendano le loro scelte
facendo valutazioni al margine
• Prodotto marginale: l’aumento di produzione generato da
un aumento unitario dei fattori di produzione
• Prodotto marginale decrescente: La caratteristica per la
quale il prodotto marginale di un fattore di produzione
diminuisce all’aumentare della quantità che ne viene
utilizzata nel processo produttivo
• Perché il prodotto marginale dovrebbe essere decrescente?
Ricordate che stiamo assumendo dimensione fissa…
Graficamente,
nella funzione di produzione:
• Che il prodotto marginale sia decrescente si
nota osservando la pendenza (rapporto tra
dislivello e distanza) della funzione di
produzione: ossia il rapporto tra la produzione
di biscotti (livello) per ogni unità addizionale di
lavoro (distanza)
Curva di costo totale
• Costo complessivo di tutti i fattori per produrre
determinate quantità di un bene
• Come si nota dalla figura, funzione di produzione e
curva di costo totale sono legate: la curva di costo
totale diventa più ripida all’aumentare della
produzione, mentre la funzione di produzione si
appiattisce:
• Se il posto di lavoro è affollato di addetti, produrre
è più difficoltoso (prodotto marginale decrescente funzione di produzione più piatta) e più costoso
(produrre una unità in più richiede molto lavoro
aggiuntivo - curva di costo ripida)
• Il costo totale di un’impresa è legato alle
caratteristiche della sua funzione di
produzione
• Detto questo, risulta utile introdurre alcune
distinzioni fra i costi che vanno a costituire i
costi totali e in generale altre nozioni di costo
Costi fissi e costi variabili
• COSTI FISSI: costi che non variano al variare
della produzione (es. l’affitto dei capannoni)
• COSTI VARIABILI: costi che variano al variare
della quantità prodotta (es. spese per
acquistare materie prime e retribuzione degli
addetti alla produzione che aumentano in
numero se si vuole aumentare la produzione)
(nella tabella precedente rappresentati dal
costo degli addetti)
Costo medio
• Costo medio: quanto costa in media produrre
una unità di un bene:
il costo medio totale, si ottiene dividendo il
costo totale (fissi più variabili) per la quantità
prodotta): CT/Q
il costo medio fisso, si ottiene dividendo i
costi fissi totali per la quantità prodotta
il costo medio variabile, si ottiene dividendo i
costi variabili totali per la quantità prodotta
Costo marginale
• Costo marginale l’aumento del costo totale
dovuto a un aumento unitario della quantità
prodotta:
• ∆CT/∆Q
• Il costo medio indica il costo dell’unità di
prodotto nel caso in cui il costo totale fosse
diviso equamente fra tutte le unità prodotte
• Il costo marginale indica l’aumento del costo
totale che deriva dalla produzione di una unità
addizionale di prodotto
• Se il costo marginale è inferiore al costo medio
totale allora il costo medio totale diminuirà
all’aumentare della produzione
Alcune caratteristiche generalmente
comuni a queste curve
1. Il costo marginale è crescente (deriva direttamente
dall’idea di produttività marginale decrescente)
2. La curva di costo medio totale ha forma a U: dipende
dalla combinazione dell’andamento dei costi medi fissi
(che diminuiscono ovviamente all’aumentare della
produzione) e dei costi medi variabili che, a causa del
prodotto marginale decrescente, aumentano
all’aumentare della produzione. Se si producono poche
unità di beni, il costo fisso medio è elevato in quanto si
divide su poche unità. Via via che si cresce il numero di
unità il costo medio fisso si riduce, ma cresce quello
variabile finché quest’ultimo porta a crescere anche il
costo medio totale
• Il punto più basso della curva a U corrisponde
alla quantità che minimizza il costo medio
totale : tale quantità è definita dimensione
efficiente dell’impresa
3. Se il costo marginale è inferiore al costo
medio totale, il costo medio totale è
decrescente; se è superiore, il costo medio
totale è crescente
Quindi: la curva di costo marginale interseca
sempre la curva di costo medio totale nel suo
punto di minimo, corrispondente alla
dimensione efficiente (questo è un punto
essenziale nell’analisi in concorrenza
perfetta)
• E’ possibile e frequente che per alcune
produzioni il costo marginale sia inizialmente
crescente (è solo quando si raggiunge un certo
numero di addetti intorno a una macchina che
aggiungerne altri non è favorevole alla
produttività marginale, ma fino a un certo
livello la produttività aumenta…)
• Se questo è il caso, non solo la curva di costo
marginale è a U, ma lo diventa anche quella di
costo variabile (che è strettamente collegata al
prodotto marginale…)
N. G. Mankiw, PRINCIPI DI ECONOMIA 4/E,
Zanichelli editore S.p.A. Copyright
© 2007
Breve periodo e lungo periodo
• Le considerazioni svolte fino a ora
assumevano di trovarsi nel breve periodo.
Ossia con la possibilità da parte dell’impresa
di aggiustare la propria produzione
esclusivamente agendo su alcuni fattori
variabili nel breve periodo (es. numero di
addetti)
• Cosa accade alle curva di costo se ci
spostiamo nel lungo periodo?
Nel lungo periodo
• Nel lungo periodo l’impresa ha maggiore
flessibilità nel senso che può decidere di agire
su tutti i fattori di produzione, es. anche sul
numero di impianti. In questo modo
ovviamente interviene anche sul problema del
prodotto marginale decrescente (nel senso
che “distribuendo” gli addetti su più impianti
ciascuno diviene più produttivo fino a un
nuovo possibile livello di “saturazione”
dell’impianto)
• Supponiamo che un’impresa si trovi nella sua
dimensione efficiente e voglia aumentare la
produzione da 10 a 20 unità. Nel breve
periodo può agire solo sui fattori variabili e
quindi assume nuovi lavoratori che però non
saranno particolarmente produttivi, i suoi costi
medi totali aumentano per effetto della
produttività marginale decrescente
• Nel lungo periodo, tuttavia, l’impresa (se ad
esempio l’aumento di domanda si dimostra
costante) può scegliere di adattare gli impianti
(aggiungendo una linea produttiva). In questo modo
riduce i costi totali medi in quanto rende i lavoratori
nuovamente più produttivi e torna a una nuova
dimensione efficiente
• Per questo la curva di costo medio totale di lungo
periodo è costituita dai punti di minimo delle curve
di costo medio totale di breve periodo e
l’imprenditore sceglie di volta in volta in quale curva
di breve periodo collocarsi
Economie e diseconomie di scala
• Se il costo medio totale di lungo periodo
diminuisce al crescere della quantità prodotta
diciamo che si hanno economie di scala.
• In caso contrario si parla di diseconomie di
scala
• Se il costo medio totale resta invariato si parla
di rendimenti costanti di scala
• (nella figura precedente si hanno rendimenti
di scala crescenti per bassi livelli di
produzione, poi costanti e infine decrescenti)
Cosa provoca
economie o diseconomie di scala
• Spesso le economie di scala derivano dal fatto che
aumentando la produzione si possono
implementare tecnologie più costose ed efficaci e il
livello di specializzazione degli addetti aumenta
• Oltre un certo livello, tuttavia, si generano problemi
di coordinamento (se impresa troppo grande
management ampio, difficoltà a coordinarsi etc.)
• Ecco perché curve di costo medio di lungo periodo
sono a U