CLUB DELLA FILATELIA D’ORO Il Club persegue principalmente tre obiettivi: 1. Promozione dello sviluppo della filatelia, in tutte le sue forme, a collezionisti adulti; 2. Tutela degli interessi, nella sua accezione più ampia, dei Soci e dei collezionisti in generale; 3. Ricerca di un clima di cordialità, amicizia ed onestà tra i collezionisti e tutte le altre componenti del mondo filatelico. Ogni giorno nel mondo vengono scambiati 144 miliardi di email, 50 miliardi di messaggi con WhatsApp e 730 milioni di post su Facebook. Nel 2009 in Inghilterra lo scrittore Shaun Usher ha creato www.lettersofnote.com, un blog che pubblica lettere “degne di nota”. Dalla fondazione del blog sono stati 70 milioni i visitatori. Dopo il grande successo digitale, l’autore ha deciso di restituire alle lettere il loro naturale supporto, la carta: ha preso una vecchia macchina per scrivere, ha inserito i fogli ed ha battuto l’introduzione del suo libro “Letters of note”. In Italia il libro è uscito a fine anno 2014 con il titolo “L’arte delle lettere”, raccoglie 125 lettere indimenticabili. Shaun Usher: Mentre leggo un’email i miei occhi si spostano su altro, ma se ricevo una lettera, ho l’impressione che qualcuno mi abbia dedicato una parte del suo tempo. Trovo meraviglioso anche solo osservare la carta scelta, l’intestazione e la grafia. In una lettera c’è sempre molto di più di quello che c’è scritto. L’affascinante storia della posta, parte integrante della comunicazione umana La storia della posta è quella dello sviluppo dei mezzi di comunicazione tra gli uomini. Il suo inizio si perde nella notte dei tempi. IL SERVIZIO POSTALE NELL’ANTICHITA’ DAI SUMERI ALL’ALTO MEDIOEVO (3000 a.C. – 800 d.C.) Si ritiene che le più antiche forme di civiltà umana siano quelle dei Sumeri e degli Assiro-Babilonesi sviluppatasi tra il III ed il II millennio a.C., nella pianura tra il Tigri e l’Eufrate, corrispondente alla parte meridionale dell’attuale Iraq e chiamata fin dall’antichità con il nome di Mesopotamia. Queste civiltà realizzarono le loro missive con incisioni su tavolette d’argilla. Il messaggio veniva impresso sulla tavoletta d’argilla fresca e quindi sottoposta a cottura, talvolta rifoderata con un altro strato d’argilla sul quale veniva inciso il nome del destinatario. Un’altra cottura consolidava l’involucro, che può considerarsi una sorta di precursore della moderna busta! La presenza del vapore acqueo prodottosi durante la cottura lo rendeva indipendente dalla missiva. Presso il museo parigino del Louvre si conserva una di queste missive, completa di “busta”, risalente alla prima dinastia babilonese. Tra il 3000 ed il 1500 a.C. mercanti assiri si stabilirono in Cappadocia, che divenne parte del dominio di Ur e successivamente dell’impero Ittita. Nel 1925 l’archeologo ceco Bedrich Hrozny ritrovò un importante nascondiglio di queste tavolette a Kultepe, “la collinetta delle ceneri”, nella regione centrale anatolica in Turchia. Si trattava di piccole placche di formato quadrato o rettangolare fatte di argilla cotta ed inserite in buste di argilla. Alcune di queste buste venivano usate per inserirvi dei documenti, altre servivano per lettere ed erano incise all’esterno con l’indirizzo ed il sigillo del mittente. Lettere di questo tipo venivano spedite e ricevute da una parte all’altra dell’impero, sia dal re che da privati. Terminano tutte con una forma di cortesia che auspica per il ricevente la benedizione divina. Tavoletta “Siduri”databile al 3000 a.C. Mappa del Mondo babilonese, circa 700-500 a.C. Probabilmente da Sippar, nel sud dell'Iraq - una antica mappa unica del mondo mesopotamico - Questa tavoletta contiene sia una iscrizione cuneiforme e una mappa unica del mondo mesopotamico. Tavoletta del 2100 a.C. circa, scritta al recto ed al verso. “Lettera a Dio”. Involucro di tavolettalettera databile al 1800-1600 a.C.circa, indirizzata “al proprio Dio”. Uno dei più antichi testi ad indirizzo teocentrico. Tavoletta del 1700 a.C. circa con testo solo al recto. EGITTO – 3000 a.C. – 800 d. C. Iscrizioni tombali e geroglifici hanno rivelato l’esistenza di un servizio di comunicazioni “postali” nell’antico Egitto, databili al X secolo a.C. Le dinastie faraoniche avevano la preminente necessità di far giungere ordini e disposizioni fino ai confini del loro vastissimo impero, i messaggi scritti erano il mezzo più preciso ed efficace. Sappiamo anche con certezza che presso gli antichi egizi la scrittura e la lettura erano facoltà “sacrali”, monopolio degli scribi. Dobbiamo dunque ritenere che il messaggio fosse dettato dal mittente ad uno scriba e, giunto a destinazione, venisse letto al destinatario da un altro scriba. Le tavolette egiziane hanno confermato l’esistenza di corrispondenza regolare tra i faraoni ed i principi della Siria (loro vassalli) e tra i re dell’Assiria e della Babilonia. Papiro di Ahmes, risale circa al 1650 a.C. Proprio per questo possiamo considerare Ahmes il primo matematico della Storia. Non perchè prima di lui nessuno si fosse occupato di Matematica, ma semplicemente perchè egli è il più antico “scrittore di Matematica” di cui si conosca il nome. Il papiro di Ahmes è anche chiamato papiro di Rhind, dal nome di un egittologo scozzese, Henry Rhind, che nel 1858 lo acquistò a Luxor, sul Nilo. Oggi è conservato nel British Museum, a Londra. IL SERVIZIO POSTALE NELL’ANTICHITA’ Nel “Milione” si trova una dettagliata descrizione dell’organizzazione delle poste nell’impero cinese la cui esistenza è attestata fin dal sec. XIII a. C. e della quale, circa due millenni e mezzo dopo, Marco Polo diede un'ammirata descrizione (in cui per la prima volta si trova usata la parola posta): “…era stata predisposta una rete molto fitta di posti di cambio per i cavalli e per i corrieri, che riuscivano così a coprire in un sol giorno anche 250 miglia. Si narra che quei cavalieri talvolta catturassero con un “lazo” i cavalli per il cambio, prelevandoli dalle mandrie incontrate lungo il cammino...”. Particolare della città di Comady visitata da Marco Polo nei suoi viaggi in Oriente. Il veneziano accompagnò il padre e lo zio nella grande ambasceria presso il Gran Khan Qubilay ed ebbe poi vari incarichi che gli permisero di viaggiare attraverso tutta l’Asia e parte della Cina, giungendo finalmente a Venezia dopo venticinque anni di assenza. Il grande scrittore greco dell’antichità Erodoto, primo artefice della storia scritta, descrisse l’articolato servizio postale dell’Impero persiano, dotato di 111 stazioni di posta lungo i vari cammini. Il primo uomo che arriva passa il dispaccio al secondo che successivamente lo trasmette al terzo, e così via. Prima Ciro il grande (539 a.C.) e poi Dario e Serse, diedero grande impulso e rinomanza a questo servizio, detto delle “angarie”, ritenuto a ragione uno strumento essenziale per la coesione del vastissimo impero. IL SERVIZIO POSTALE ROMANO: 753 a.C. – 476 d.C. Nell’Impero Romano il primo servizio di posta regolare venne istituito dall’imperatore Augusto (63a.C-14 d.C). L’impero era pressoché all’apice della sua espansione geografica e politica ed era necessario far giungere le direttive politiche e militari fin nelle Province più remote. Venne così istituito il “Cursus Publicus”, dove l’aggettivo “pubblico” indica non già la possibilità di essere utilizzato dai cittadini ma l’essere riservato all’uso dello Stato e dei suoi “Organi”: l’Imperatore, i Senatori, gli alti dignitari e gli Enti istituzionali. I cittadini ne sostenevano i costi ma non fruivano del servizio. Ulteriori e particolari notizie circa lo svolgimento del servizio postale nell’Impero Romano ci vengono fornite da una monumentale opera in latino, pubblicata nel 1665 a Lione da Iacobus Gothofredus. L’opera ci rivela che la supervisione del funzionamento del “Cursus” era affidata ai prefetti, ma non solo. Infatti, venivano coinvolti anche i governatori ed i consoli locali. Il servizio era organizzato in modo sovrapposto alla vastissima rete stradale che si dipartiva da Roma, dove nel Foro il suo centro era segnato dal famoso “Miliarum Aureum”. Le strade principali dette (ancora oggi!) consolari si diramavano in 372 strade primarie per un totale di 85000 chilometri. Queste strade costituivano l’asse portante delle comunicazioni civili, militari e commerciali tra Roma e il suo sterminato impero, ma anche oltre poiché consentivano i contatti con le civiltà del medio e del lontano Oriente. I collegamenti erano assicurati fino al Portogallo, al Reno, al Danubio, alla Scozia, ai Carpazi, al Marocco, all’alto Nilo, al Mar Nero e alla penisola Arabica. Il Miliario aureo era una colonna marmorea rivestita di bronzo, considerata il punto di partenza di tutte le antiche strade. Tutte le distanze nell'Impero romano venivano misurate rispetto a questo punto. L’Imperatore Augusto, sull’esempio dei vasti imperi orientali, potenziò il servizio postale statale creando una “rete” che collegava l’Impero dalla Scozia all’Etiopia, dalle sponde dell’Atlantico al Medio Oriente e oltre, fino all’Arabia e al Golfo Persico, per un’estensione di circa 300 mila chilometri. La rete stradale romana costituiva una base sicura per il traffico postale. Lungo le varie strade esistevano le mansiones e le mutationes, le prime erano importanti stazioni di sosta dove era possibile trovare alloggio, le seconde erano semplici stazioni di cambio a intervalli fra le mansiones. La rete postale venne sovrapposta a quella viaria esistente; una dettagliata descrizione si ritrova nella “Tabula Peutingeriana” che è la copia in pergamena di una carta geografica dell’impero romano risalente al IV secolo dopo Cristo, ove erano evidenziate le antiche strade dalla Britannia fino all’attuale territorio dell’India. La Biblioteca Nazionale di Vienna conserva l’unica carta stradale romana che si conosca, è nota come “Tavole di Peutinger”, rappresenta quella porzione del mondo indoeuropeo allora conosciuta, mostrando le strade, le stazioni e le distanze. 476 d.C. – 800 d.C. ALTO MEDIOEVO Quando l’Impero romano venne travolto dalle orde barbariche, il “Cursus” fu disarticolato a causa di tali disastrosi sconvolgimenti; la sua distruzione avvenne intorno al VII secolo d.C. L’Alto Medioevo è il periodo che segue la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, avvenuta nel 476 d.C. e il tentativo di Bisanzio di restaurare un’autorità imperiale in Italia. Ciò non avvenne causa il formarsi di regni germanici cristianizzati indipendenti e il rafforzarsi del potere della Chiesa d’Occidente che ruppe i rapporti con l’Impero bizantino quando questi proibì l’uso delle immagini sacre nelle cerimonie religiose. Alla fine dell’VIII secolo, si consolidarono il regno dei Franchi ad occidente, il regno dei Longobardi nell’Italia settentrionale, l’Impero Bizantino nel sud dell’Italia e nei Balcani. Testo liturgico dell’VIII secolo su foglio del VI/VII secolo originariamente riportante parti dell’antico testamento proveniente da Beirut e scritto in siriano Pagina di Corano dell’VIII secolo proveniente dalla Persia e scritta in cufico su pergamena. 800 d.C. - 1299 d.C. PERIODO PERGAMENACEO L’incoronazione di Carlo Magno ad Imperatore nel Natale dell’800 a Roma segna la fine di una decadenza sociale e politica che partiva dalla caduta dell’Impero Romano. Carlo Magno fondatore del sacro Romano Impero, riuscì a riorganizzare in Spagna, Italia, Francia e Germania e comunque nell’Europa centrale, un servizio di comunicazioni postali, che rispecchiava sostanzialmente il “Cursus Publicus” dell’Impero romano, utilizzandone i sistemi e le vie di comunicazione. Questo servizio si disgregò con l’impero, creando servizi di minor portata alle dipendenze dei principi e dei feudatari, ma anche del papato, e in seguito anche dei Comuni e delle Università. Frammento di codice databile al X secolo con parti dell’opera di San Girolamo “Commenti al Vangelo di Matteo” redatto in scrittura beneventana. Codice liturgico membranaceo con notazioni musicali con grafia di transizione tendente alla gotica e databile tra il XII e il XIII secolo. 1300 d.C. – 1799 d.C. PERIODO CARTACEO Attorno al tredicesimo secolo, la rinascita sociale, culturale e commerciale determinerà nuove esigenze di comunicazione, in particolare per il nuovo ceto della borghesia che si stava affermando nell’Europa settentrionale, quale vero motore dell’economia e della società. Con l’affermazione della borghesia nacque l’esigenza di un servizio postale per uso dei privati, che ovviamente non poteva che essere a pagamento. In questa fase, accanto ai servizi postali di stato, non ancora aperti ai tutti i cittadini, operarono alcuni atipici servizi postali di tipo privato ovvero “di cortesia”. Tra questi meritano menzione le “poste conventuali”, che utilizzavano come corrieri i monaci che si spostavano continuamente da un monastero all’altro nell’Europa centrale. Questi trasportavano le comunicazioni di carattere ecclesiastico ma, contro il pagamento di un obolo, erano disposti a recapitare missive private. Va inoltre evidenziata la presenza in Europa di un rudimentale servizio postale delle Università e di altri “servizi” utilizzati dai mercanti e dalle banche, questi ultimi erano favoriti per essere costituiti in corporazioni. Vi è anche notizia in Germania di un servizio di posta a cura dei “metzerpost” “dei macellai” che, per motivi di lavoro, avevano l’opportunità di spostarsi anche in altri Stati. Questi, con il pagamento di piccole somme, trasportavano la corrispondenza per conto di privati. 1300 – 1399 d.C. (XIV SECOLO) La peste del 1348 decima di un terzo la popolazione europea. Il papato si trasferisce ad Avignone per circa 70 anni (1309-1377). Fra il 1337 ed il 1453 Francia ed Inghilterra sono coinvolte in una serie di conflitti comunemente designati come Guerra dei Cent’anni. Nel corso del XIV secolo, lo sviluppo commerciale e la nuova situazione demografica ed economica dei vari Stati europei determinarono una nuova esigenza di comunicazione, mutando per sempre la concezione dei servizi postali. Da questo momento non saranno più esclusivamente al servizio dell’amministrazione civile e militare statale. A fronte di un continuo sviluppo incrementale, il servizio postale si trasformò nel volgere di pochi decenni in una attività economica che produceva notevole reddito. Si determina in questa fase una nuova visione dell’esercizio delle poste con carattere imprenditoriale, poiché esso diviene fonte di profitto. In questa fase gli stati, in linea di massima, preferiscono non esercitare in proprio il servizio, ma lo appaltano a privati riservandosi una serie di privilegi tra i quali quello del trasporto gratuito della corrispondenza di stato e di quella amministrativa (posta di servizio). Atto notarile pergamenaceo redatto nel XIV secolo. 1400 – 1499 d.C. (XV SECOLO) Con la caduta di Costantinopoli avvenuta nel 1453 l’impero ottomano diventò un pericolo sempre maggiore per gli interessi veneziani nel Mediterraneo. Ma quello che minò la supremazia commerciale della Serenissima fu la scoperta delle Americhe di Cristoforo Colombo che aprì nuove rotte commerciali a favore dei grandi stati europei affacciati sull’Atlantico che allora si stavano formando ovvero la Spagna, la Francia e l’Inghilterra. Lettera del 1435 da Beatrice d’Aragona, regina di Ungheria e Boemia, per il Duca di Milano Ludovico Maria Sforza. 1500 – 1599 d.C. (XVI SECOLO) La riforma protestante e la diffusione del pensiero di Lutero e Calvino hanno come conseguenza le guerre di religione, la Santa Inquisizione e il Concilio di Trento per la controriforma cattolica. L’Italia è teatro di guerre ed inizia una lenta decadenza mentre gli Stati affacciati sull’Atlantico volgono i propri interessi alle conquiste coloniali. Lettera del 1556 da Venezia per Castellarano con le note postali “Subbito subbito” 1600 – 1699 d.C. (XVII SECOLO) La formazione degli Stati nazionali in Europa vede l’affermarsi dell’assolutismo a cui si associa la politica economica del mercantilismo. Luigi XIV, figura simbolo di questo periodo, cerca di estendere la sua egemonia su tutto il continente senza successo. Lettera dell’8 luglio 1645 indirizzata al Cardinale Mazzarino con sigillo in ceralacca rossa aderente su ciuffo di seta rosa. 1700 – 1799 d.C. (XVIII SECOLO) E’ il secolo dell’illuminismo e della fine dell’”Ancien Regime”. Il secolo, cominciato con le guerre di successione spagnola (1701-1714), polacca (1703-1738) e austriaca (1740-1748), si concluse con la rivoluzione americana (1776) e la rivoluzione francese (1789). Lettera del 1784 da Ospo per Capodistria con la nota postale “subito per grazia”. IL SERVIZIO POSTALE DELLA DINASTIA THURN UND TAXIS Francesco Tasso consegna una lettera all’imperatore Federico III. Riquadro dell’arazzo della Leggenda di Notre-Dame du Sablon, fatto realizzare per l’omonima chiesa di Bruxelles da Francesco Tasso tra il 1516 e il 1518, su disegno di Bernard van Orley (Musèe de la Ville de Bruxelles). La vera svolta organizzativa si avrà nel 1290, quando per opera di Omodeo Tasso, fu fondata a Bergamo la “Compagnia dei Corrieri Bergamaschi”, che in pochi lustri divenne la migliore organizzazione per lo scambio delle corrispondenze. Il servizio dei corrieri a cavallo venne riordinato, garantendo precisione, regolarità e puntualità nel recapito delle corrispondenze. La fama della famiglia Tasso valicò le Alpi, tanto che nel 1500 ottenne la concessione dei servizi postali per tutto il territorio sottoposto al dominio degli Asburgo. Il sistema “tassiano”, che prevedeva il pagamento del costo del servizio postale a carico del destinatario, si estese quindi agli attuali territori della Spagna, del Portogallo, della Germania, dell’Austria, dell’Ungheria, dell’Italia, delle Fiandre, della Provenza e della Borgogna. I cavalli della Compagnia, lanciati al galoppo lungo le piste d’Europa, erano una costante della quotidianità e si distinguevano dagli altri per la pelle di tasso che i cavalieri recavano come copricapo. I numerosi membri della famiglia Tasso si spinsero in tutta Europa e raggiunsero nel XVI secolo i più alti gradi della nobiltà: furono nominati gran Maestri di posta anche a Venezia, a Roma, a Genova, in Sardegna, ottenendo privilegi e privative dai Pontefici, dai Re e dagli Imperatori. L’affidabilità e la puntualità dei servizi postali dei Tasso fu tale da contribuire in maniera notevole allo sviluppo delle relazioni politiche e sociali, e in particolare all’incremento dei traffici commerciali in tutta Europa. Per gli indiscussi meriti sopra accennati, la famiglia Tasso fu autorizzata ad aggiungere nel suo blasone, al Tasso che già vi figurava, il “cornello postale”. Carta degli itinerari postali europei alla metà del 1500 In effetti, a fronte dell’evoluzione dei rapporti economici e dell’aumentato volume delle corrispondenze, il sistema “tassiano” divenne nel tempo troppo farraginoso, stante l’enorme sviluppo che il settore continuava ad avere. Infatti, la posta veniva usata sempre più a servizio dei traffici commerciali dalla borghesia mitteleuropea, e gli sviluppi che seguivano le nuove esigenze di allargamento della rete e del servizio erano d’ordine esponenziale, paragonabile a quanto avviene oggi con le reti informatiche del tipo internet. Possiamo affermare che l’evoluzione storica delle società ha trasformato l’utilizzo dei servizi postali, che sono nati come strumento esclusivamente di controllo politico e strategico militare, per diventare l’asse portante degli scambi commerciali e culturali delle civiltà. Appare pertanto sorprendente che la storiografia generale abbia riservato poca attenzione allo studio delle vicende delle comunicazioni in genere e di quelle postali in particolare. Questa scelta non sembra andare nel senso della “obiettività” della storia, poiché è innegabile che l’evoluzione delle comunicazioni postali ha avuto un’incidenza essenziale nella storia dell’umanità. I PRIMI SERVIZI DI STATO Nei secoli XV e XVI, si verificarono grandi mutamenti, poco a poco ciascun paese si rese sovrano ed indipendente ed uno dei metodi per dimostrarlo consistette nel cercare di ottenere un monopolio sui trasporti delle persone e delle cose. Uno stato forte era incapace di sostenersi senza un certo controllo permanente sui cittadini e sulle loro attività. GERMANIA Sino alla fine del secolo XVIII l’amministrazione postale dei Thurn und Taxis godette di un effettivo monopolio sulle poste dell’impero tedesco. Non così all’inizio del XIX secolo quando gli stati più potenti tra il 1820 ed il 1865, per la massima parte si dissociarono dall’amministrazione Thurn und Taxis per costituire un loro proprio sistema. La tendenza verso la costituzione di un’unità postale fu stimolata dalla Unione Postale Austro-Tedesca formatasi nel 1870 che regolarizzò ed unificò le tariffe postali. FRANCIA Re Luigi XI (1423-1483) fu il primo monarca dell’epoca moderna ad organizzare un sistema postale a cavallo costruendo lungo le strade principali numerose stazioni di posta ad uso dei corrieri. Il 19 giugno del 1464 un editto proclamato a Luxies, nel dipartimento della Somme, stabiliva: “Stazioni di posta verranno situate ad intervalli regolari di quattro leghe (12 miglia) e dovranno disporre di quattro o cinque cavalli ciascuna (art.II). I Re che succedettero: Carlo VIII (1483-1498), Luigi XII (1498-1515), Francesco I (1515-1547) ed Enrico II (1547-1559) migliorarono questa organizzazione. Enrico IV e Luigi XIII misero il servizio a disposizione del pubblico pur consentendo, dati i tempi, che fosse sottoposto a diversi sistemi giuridici. Tuttavia, gradualmente, le poste francesi furono del tutto sotto il diretto controllo dello stato. ITALIA Il primo servizio postale di stato italiano venne istituito in Piemonte, allora parte del ducato di Savoia. Emanuele Filiberto, duca di Savoia, incaricò il 10 gennaio 1561, certo Messer Scaramuccia quale “Direttore Generale alle Poste”. Successivamente il titolo si trasformò in “Direttore Generale alle Poste ed Ammiraglio del Po” e dalla fine del secolo XVI le leggi che regolamentarono l’organizzazione furono molte. La parentela che legava i duchi di Savoia alle numerose case regnanti d’Europa e l’eccellente posizione geografica della regione consentirono l’espansione di importanti collegamenti postali fra Lione e Roma e tra Lione e Venezia. Il 10 marzo 1604 un editto di Carlo Emanuele I cedette allo stato il monopolio del trasporto di lettere di privati cittadini. Nel 1720 fu stabilito il servizio tra il Piemonte e Genova. Nello stesso anno il Piemonte contava 42 uffici di posta comprese le agenzie di Nizza, Alessandria, Novara e Tortona. Nel 1736 vinse il concorso per l’apertura di una agenzia postale a Roma, privilegio che conservò fino al 1860. PORTOGALLO Il titolo di Gran Maestro delle Poste concesso a Luis Homem dal re Emanuele I nel 1520, gli venne riconfermato nel 1525. A Homem gli si chiedeva di risiedere a Lisbona, di controllare un sufficiente numero di messaggeri sia al servizio del re che di privati cittadini e di fissare tariffe postali adeguate alla lunghezza del tragitto ed al tempo di percorrenza. I messi indossavano un’uniforme con lo stemma reale e, di diritto, portavano sempre un’arma o una spada. Dal 1606 al 1798 il servizio fu monopolio della famiglia Mata Coronel che lo diresse con successo nonostante le sue origini ebraiche (nel Portogallo del XVII secolo l’antisemitismo era notevolmente diffuso). Nel 1798 Manuel Josè de Maternidade da Mata venne indennizzato dal governo portoghese che si incaricò del servizio postale. Da quel momento in poi il servizio postale del Portogallo fece interamente parte dei servizi governativi. INGHILTERRA Enrico IV d'Inghilterra nel XV secolo introdusse il "Post Office" per consentire ai suoi messaggeri reali il cambio dei cavalli. Questi "uffici postali" divennero efficientissimi grazie alla capillarità con cui erano diffusi. I messaggeri a cavallo furono i mezzi di comunicazione di cui si avvalsero i sovrani d’Inghilterra. Nel 1591 un proclama impose la trasmissione di qualsiasi corrispondenza attraverso il servizio postale reale. Nel 1635 Carlo I centralizzò la distribuzione della corrispondenza dei privati cittadini di Scozia e Inghilterra e ne separò la gestione da quella relativa ai servizi governativi. Nel 1666 il servizio per l’estero dall’Inghilterra veniva svolto, una volta alla settimana per Marsiglia (10 giorni di viaggio), due volte alla settimana per Parigi (quattro giorni), una volta alla settimana per Madrid (26 giorni), Venezia (15 giorni) e Genova (17 giorni). Il servizio postale britannico sviluppò rapidamente un’organizzazione che si dimostrò molto efficiente e fu presa a modello da diverse nazioni. All’Inghilterra va il merito di aver instaurato molte riforme postali. STATI UNITI D’AMERICA Possiamo affermare che il sistema postale degli USA iniziò nel 1639, quando un’ordinanza del Massachussetts istituì a Boston un servizio postale sotto la dirigenza di Richard Fairbanks. Nel 1742 le lettere da Philadelphia a New York partivano ogni 8 giorni durante l’estate ed ogni 15 durante l’inverno. A quei tempi direttore delle poste di Philadelphia era Benjamin Franklin. Nel 1753 ne divenne direttore generale. Dopo la dichiarazione di indipendenza il sistema postale ebbe rapido sviluppo: i percorsi postali vennero affidati a concessionari con contratti di sette anni e collegarono Boston ad Albany, New York al Connecticut, Baltimora ad Annapolis e Philadelphia a Pittsburg. Nel 1792 la rete postale copriva 3000 chilometri con 76 uffici postali. All’inizio del XIX secolo, quando la Luisiana venne annessa agli Stati Uniti, il sistema postale si estese da New Orleans a Natchez e da Kahoka fino a St. Louis. Nello stesso tempo venne preso in considerazione il collegamento postale fino a Washington, sulla costa del Pacifico. Dopo un periodo in cui le poste furono gestite da enti privati, il servizio venne rilevato dalle amministrazioni di ciascuno stato dell’Unione. L’UNIONE POSTALE UNIVERSALE Con l’evolversi di un sistema postale tra la maggior parte delle nazioni principali e l’espansione industriale e commerciale, emerse l’esigenza di un accordo postale internazionale. Il Direttore Generale delle Poste degli Stati Uniti, appoggiato dal proprio governo, prese allora l’iniziativa di convocare una conferenza che ebbe luogo a Parigi, dall’11 maggio all’8 giugno 1863. I paesi che inviarono i propri delegati a discutere i problemi e le esigenze dell’inoltro postale internazionale furono quindici. La conferenza non si pose l’obiettivo di raggiungere alcuna conclusione pratica ma fece luce sulla maggior parte dei problemi emersi. La maggior parte degli accordi bilaterali presi dopo il 1863 si ispirano alle delibere della Conferenza Postale di Parigi. Dalla Conferenza Postale di Parigi emerse la necessità di un’unione postale internazionale; su invito del consiglio federale elvetico, i delegati di 22 paesi si incontrarono a Berna il 15 settembre 1874. Il 9 ottobre si giunse ad un concordato che venne ratificato il 5 maggio 1875 a Berna ed ebbe effetto a partire dal 1° luglio. Il secondo congresso si tenne a Parigi nel 1878, vi parteciparono delegati di 38 nazioni. A questa data risale l’appellativo di Universal Postal Union. A Lisbona nel 1885 erano presenti 53 paesi mentre a Vienna, nel 1891 e a Washington nel 1897 le nazioni presenti erano 56. Da allora questi congressi si tennero ad intervalli regolari e gradualmente coinvolsero tutte le nazioni del mondo. Ciascun paese si avvale delle entrate derivantigli da tutte le lettere impostate nel proprio territorio, dal momento che le tariffe sono state calcolate come se tutti i paesi formassero un’unica entità. NASCE IL FRANCOBOLLO Il 20 giugno 1837 muore Guglielmo IV, re di Gran Bretagna ed Irlanda. Sul trono più importante del mondo sale una donna, Vittoria. Il destino le riserverà un regno lunghissimo (1837 – 1901), come le due riegine che l’hanno preceduta e seguita, Elisabetta I ed Elisabetta II. E, proprio come la grande sovrana rinascimentale, Vittoria segnerà un’epoca che da lei prenderà il nome. Vittoria inaugurerà un’era caratterizzata da stabilità politica, sviluppo economico, commerciale, coloniale e scientifico. Alla sua morte la Gran Bretagna è la prima potenza mondiale e fulcro di un impero dalle dimensioni sterminate. Vittoria viene incoronata quando in Russia vige ancora il feudalesimo, Italia e Germania non esistono ancora. In Gran Bretagna il secolare sistema parlamentare si consolida nel corso del XIX secolo, vige la libertà di stampa e l’economia va a gonfie vele. LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE L’emergere di una classe alta non aristocratica è uno degli elementi chiave dell’età vittoriana. La rivoluzione industriale in pochi anni cambia volto alla Gran Bretagna. Intanto con l’urbanizzazione: nel 1840 solo il 22% degli inglesi è contadino od allevatore (nel 1939 ancora il 51% degli italiani lavora la terra). Londra passa in pochi anni da 900 mila ad oltre 2 milioni di abitanti. Le classi agiate aprono alle fiorenti nuove dinastie industriali e commerciali. Di contro la situazione del proletariato operaio urbano è deprecabile: basse aspettative di vita, alloggi sovraffollati, condizioni di lavoro inumane (anche più di 14 ore di lavoro in fabbrica). Eppure, a partire dal 1834 (abolizione della schiavitù) i mezzi di comunicazione, le associazioni caritatevoli ed alcuni parlamentari iniziano ad occuparsi dei quartieri popolari ed i miglioramenti non si fanno attendere: entro il 1850 viene innalzata l’età minima per il lavoro in fabbrica, la giornata lavorativa scende a 10 ore, il sabato pomeriggio diventa festivo e le condizioni igieniche dei quartieri operai vengono migliorate. Dal 1836 esistono forme di unione civile e dal 1856 il divorzio è ammesso in alcuni casi. I sudditi vittoriani leggono molto, il tasso di analfabetismo è il più basso d’Europa dopo quello svedese. Quella vittoriana segna l’età dell’oro del trasporto in carrozza, l’apogeo dei velieri, l’esordio dei piroscafi a vapore e lo sviluppo irrefrenabile delle ferrovie (nel 1840 da Londra si possono raggiungere Windsor, Southampton, Birmingham, Brighton, Bristol, Portsmouth, dal 1863 entra in funzione la metropolitana). Il territorio coloniale britannico copre un’estensione senza precedenti: oltre un quarto del globo. Nel 1840 le navi di Sua Maestà esplorano l’Antartide, la guerra dell’oppio con la Cina porta in dote il porto di Hong Kong (1842), missionari ed avventurieri scoprono il cuore dell’Africa, intitolando alla regina le sorgenti del Nilo (Lago Vittoria). Nel 1876 la sovrana assumerà il titolo di imperatrice dell’India: è l’apogeo del colonialismo inglese, opportunamente messo in mostra dal 1° maggio 1851 nel Crystal Palace di Hyde Park, sede del primo Expo internazionale della storia. Non è quindi casuale che la rivoluzione postale simboleggiata dalla nascita del francobollo con l’effigie della grande sovrana si produca in un contesto così favorevole. NASCE IL FRANCOBOLLO Quando fu emesso, il 6 maggio 1840, il Penny Black era un concentrato di innovazione e tradizione. L’idea di imporre il pagamento di un servizio postale a carico del mittente infatti era già stata espressa, almeno concettualmente, dai cosiddetti “AQ” veneziani introdotti nel 1608, e dai “Cavallini”, in uso negli Stati Sardi nel 1818-1820. Entrambi i documenti attestavano il pagamento anticipato di una tassa che autorizzava l’accesso ad una prestazione: l’inoltro della corrispondenza fra uffici amministrativi veneziani, gli “AQ”; il recapito della corrispondenza, i “Cavallini”. Per trovare il primo francobollo della storia, bisogna andare all’Inghilterra dei primi anni del XIX secolo e ad un uomo, Rowland Hill, che è colui che ha inventato questo metodo di spedizione postale. Rowland Hill fu un grande innovatore sia nell’istruzione sia nella politica ed a partire dal 1835 si occupò del tema della riforma del sistema postale. La rivoluzione postale che portò alla nascita del primo francobollo del mondo non nacque dal nulla. Rowland Hill elaborò e rielaborò lungamente i dettagli del progetto. Nel 1837 pubblicò una bozza della riforma nello studio “Post Office Reform: Its Importance and Praticability” e dopo averla ulteriormente elaborata, la sintetizzò l’anno successivo nel bollettino “The Post Circular”. Il concetto era facile: pagare meno, pagare tutti. Punto chiave della riforma era far pagare il mittente e non il destinatario. Con l’obbiettivo di rendere la spedizione postale disponibile a tutti, Hill propose di ridurre il costo da sei pence ad un penny, a prescindere dalla destinazione. All’epoca la moneta britannica era la sterlina divisa in 20 scellini, uno scellino in 12 pence (plurale di penny). Un penny del 1840 equivaleva, in potere d’acquisto, a circa un euro di oggi. Non era dunque una tariffa economicissima, ma comunque molto inferiore a quelle precedenti. C’è un aneddoto che, come spesso accade, accompagna la storia di un’invenzione, si narra che Sir Hill avesse assistito alla scena di una donna che aveva rifiutato di ritirare la corrispondenza a lei indirizzata, perché non in grado di far fronte alle spese postali. Rowland Hill si offrì, con generosità, di pagare le spese, per consentire alla povera donna di apprendere le notizie del fratello lontano. La donna però rifiutò il suo aiuto, facendogli capire che tramite alcuni segni convenzionali apposti sulla busta, aveva già saputo delle condizioni del fratello e non aveva alcuna necessità di leggerne il contenuto. Sir Hill capì che attraverso stratagemmi simili si sarebbe potuto compromettere il sistema postale e per evitarlo era necessario trovare la maniera per far pagare la spedizione al mittente. La riforma del sistema inizialmente fu fortemente avversata, ma a partire dall’inizio del 1840 la tariffa postale fu portata, come proposto da Hill, da sei pence ad un penny. Per immaginare un “oggetto” che indicasse l’avvenuto pagamento, il 23 agosto 1839 fu bandita la Treasury Competition, un concorso aperto a tutti i britannici che invitava “gli artisti, gli uomini di scienza, il pubblico in generale ad offrire qualsiasi suggerimento o proposta riguardante il modo in cui il francobollo poteva essere messo in uso nel migliore dei modi”. Arrivarono oltre 2600 suggerimenti, ma nessuno piacque a Rowland Hill. Senza il bozzetto disegnato di propria mano da Rowland Hill, la filatelia avrebbe seguito un altro corso. Il primo francobollo del mondo avrebbe potuto essere completamente diverso. Invece Hill lo volle proprio come effettivamente uscì; perché dopo aver esaminato le proposte tra quelle candidate alla Treasury Competition ed averle scartate tutte, lo disegnò di sua mano. Nel solco della tradizione iconografica dell’epoca scelse di inquadrare al centro il profilo della regina, ponendo in alto l’indicazione Postage, in basso One Penny, e negli angoli le rosette ed i riquadri con una progressione alfabetica. Il 1° maggio del 1840 fu emesso il primo francobollo della storia conosciuto come “Penny Black” e dal valore corrispondente, entrato in circolazione ufficialmente a partire dal 6 maggio 1840. Come modello per il volto della sovrana non poteva bastare il disegno approssimativo di Hill: fu scelta la medaglia coniata dall’incisore William Wyon “in onore della visita di Sua Maestà alle Corporazioni di Londra il 9 novembre 1837”. Storia Postale. La prima lettera al mondo con un francobollo La busta “2 maggio 1840” Nel 1840, quando la Gran Bretagna decise di attuare la riforma postale di Rowland Hill alla quale era legata l’invenzione del francobollo, le Poste inglesi incominciarono a vendere il “penny black” il primo maggio stabilendo che il suo uso cominciasse dopo cinque giorni di prevendita, il 6 maggio. Uno degli acquirenti, però, invece di attendere fino alla data fissata, già il 2 maggio spedì una lettera con il nuovo sistema da Londra al signor Blenkinsop nella località di Bedlington, una cittadina vicina a Newcastle, al nord dell'Inghilterra, quasi al confine con la Scozia. La lettera, nonostante l’uso anticipato del francobollo, venne bollata, viaggiò per quasi tutta l’Inghilterra e venne recapitata. Il destinatario, a sua volta, riaffidò la lettera alla posta inviandola ad un proprio parente a Carlisle, un'altra località dell'Inghilterra settentrionale, dove essa arrivò il 4 maggio (come risulta da un altro bollo che figura nel retro della busta). Anche stavolta la lettera venne regolarmente recapitata. L'inosservanza di un paio di impiegati rispetto al tempo fissato per l'inaugurazione del nuovo sistema creò così questo documento postale assolutamente unico, la prima lettera viaggiata con il sistema dei francobolli che in poco tempo si sarebbe imposto in tutto il mondo. Storia Postale. La prima lettera italiana con un francobollo Charing London 1840, Siena, 13 settembre. Lettera scritta da Mary Somerville a Peter Brougham a Londra (via Sardegna e Francia), dove venne tassata per 1 scellino e 7 pence a carico del destinatario. A Londra non avendo trovato il destinatario la lettera venne rispedita a Charing (Kent) previa riaffrancatura con un francobollo di Gran Bretagna da 1 penny, nero, come da tariffa interna britannica, ed annullato con il bollo a “Croce di Malta” di Londra il 24 settembre 1840 impresso in rosso. Si tratta della prima lettera italiana che rechi un francobollo adesivo, anche se solamente per una piccola parte del suo percorso, precedendo di quasi dieci anni l’introduzione e l’uso dei francobolli su lettere scritte in Italia. I GRANDI RITROVAMENTI FILATELICI: “BUCCLEUCH FIND” Il maggior multiplo nuovo del 2 pence azzurro è costituito da un blocco di 48 esemplari. Fu scoperto nel 1945 a Dalkeith Palace in Scozia da Mr. Alexander Martin, segretario del duca di Buccleuch, in un vecchio scrittoio da viaggio in cuoio. Nello scrittoio fu anche reperito un blocco di 55 esemplari del “Penny Red 1841” . Questa sensazionale scoperta fu subito denominata “Buccleuch Find”. I GRANDI RITROVAMENTI FILATELICI: L’ARCHIVIO VITO VITI Un commerciante di carta da macero e cenci si recò nell’ufficio del Sig. Alfred F. Henkels, distinto filatelista di Philadelphia, dicendo che aveva una partita di francobolli italiani che desiderava cedere. Si trattava della corrispondenza della ditta Vito Viti di Philadelphia, erano tutte lettere affrancate con francobolli del Ducato di Modena e del Granducato di Toscana. Il Sig. Henkels non potè esaminare le lettere, ma le comperò, per così dire, ad occhi chiusi: ciò venne a costituire uno dei più grandi ritrovamenti di antichi francobolli europei che sia mai avvenuto. Vennero ritrovate 254 lettere. E’ opportuno ricordare che Vito Viti era importatore di marmi da Carrara nel Ducato di Modena. Quasi tutte le lettere si riferiscono appunto all’imbarco di blocchi di marmo destinati a questa ditta. L’ottanta centesimi su busta, singolo, è valutato 325.000,00 euro (catalogo Sassone). La striscia di tre non è valutabile ed il prezzo dipende da accordi fra venditore ed acquirente. Questa busta rappresenta una delle maggiori rarità degli Antichi Stati Italiani e del mondo. LETTERA PROVENIENTE DALL’ARCHIVIO DELLA DITTA “VITO VITI DI PHILADELPHIA”. 1853, 10 agosto. Da Livorno a Filadelfia, lettera di quarto porto, franca a destino, affrancata per 112 crazie, bollo nero a grande cerchio dell’ufficio di scambio di Boston che indicava il trasporto con un postale britannico, indicazione manoscritta “Col Vap. Progresso franc. Via Marsilia” e cifra “4” ad indicare i 4 porti. La lettera ha attraversato il Regno di Sardegna in plico chiuso fino in Francia, da qui allo scoperto fino a Liverpool. La lettera presenta nell’affrancatura il rarissimo francobollo da 60 crazie, solo questo su busta viene valutato 240.000,00 euro. Nel 1995, in Sicilia, un avvocato ha acquistato un antico casale appartenuto ad una nobile famiglia. Perfezionato l’acquisto e immesso nel possesso dell’immobile, ha ritrovato tra la corrispondenza ottocentesca conservata in una cassa, una sessantina di lettere affrancate con francobolli di Sicilia, tra le quali una con il rarissimo 50 Grana. Il ricavato della vendita ha superato il costo dell’immobile. Perché collezionare? Alan Holyoake, uomo d’affari britannico, è un importante filatelista. Nel 2010 la sua collezione ha guadagnato il gran premio all’esposizione mondiale di Londra, e quest’anno a maggio ha bissato il successo ad Europhilex, la più importante manifestazione filatelica del 2015 con una collezione sulla storia della raccomandazione in Gran Bretagna dal 1450 al 1852. Ha iniziato a collezionare da adulto perché aveva successo negli affari ma la sua famiglia si preoccupava perché lavorava troppo. Doveva trovare un hobby per rilassarsi! Un giorno era in volo per andare a Ginevra, l’hostess gli porse una rivista e nelle prime pagine notò l’annuncio di un’asta, quella dei doppi della regina, per poter acquistare la lettera Kirkcudbright. Il giorno della vendita andò in sala e senza nessuna conoscenza preliminare e senza alcuna esperienza acquistò alcuni dei pezzi più antichi. “Nei francobolli ho trovato un divertente passatempo che non mi sarei mai aspettato. Vorrei raccomandare a tutti di vedere se trovano un altro hobby che possa stimolare e far divertire così” GRAZIE per l’attenzione