L`affascinante storia della posta - Club della filatelia d`oro italiana

CLUB DELLA FILATELIA D’ORO
Il Club persegue principalmente tre obiettivi:
1. Promozione dello sviluppo della filatelia, in tutte le sue
forme, a collezionisti adulti;
2. Tutela degli interessi, nella sua accezione più ampia, dei
Soci e dei collezionisti in generale;
3. Ricerca di un clima di cordialità, amicizia ed onestà tra i
collezionisti e tutte le altre componenti del mondo filatelico.
Ogni giorno nel mondo vengono scambiati 144 miliardi di email, 50 miliardi di messaggi con WhatsApp e
730 milioni di post su Facebook.
Nel 2009 in Inghilterra lo scrittore Shaun Usher ha creato www.lettersofnote.com, un blog che pubblica
lettere “degne di nota”. Dalla fondazione del blog sono stati 70 milioni i visitatori. Dopo il grande
successo digitale, l’autore ha deciso di restituire alle lettere il loro naturale supporto, la carta: ha preso
una vecchia macchina per scrivere, ha inserito i fogli ed ha battuto l’introduzione del suo libro “Letters of
note”. In Italia il libro è uscito a fine anno 2014 con il titolo “L’arte delle lettere”, raccoglie 125 lettere
indimenticabili.
Shaun Usher: Mentre leggo un’email i miei occhi si spostano su altro, ma se ricevo una lettera, ho
l’impressione che qualcuno mi abbia dedicato una parte del suo tempo. Trovo meraviglioso anche solo
osservare la carta scelta, l’intestazione e la grafia. In una lettera c’è sempre molto di più di quello che
c’è scritto.
L’affascinante storia della posta, parte
integrante della comunicazione umana
La storia della posta è quella dello
sviluppo dei mezzi di comunicazione tra
gli uomini. Il suo inizio si perde nella
notte dei tempi.
IL SERVIZIO POSTALE NELL’ANTICHITA’
DAI SUMERI ALL’ALTO MEDIOEVO (3000 a.C. – 800 d.C.)
Si ritiene che le più antiche forme di civiltà umana siano quelle dei Sumeri e degli Assiro-Babilonesi
sviluppatasi tra il III ed il II millennio a.C., nella pianura tra il Tigri e l’Eufrate, corrispondente alla parte
meridionale dell’attuale Iraq e chiamata fin dall’antichità con il nome di Mesopotamia.
Queste civiltà realizzarono le loro missive con incisioni su tavolette d’argilla. Il messaggio veniva impresso
sulla tavoletta d’argilla fresca e quindi sottoposta a cottura, talvolta rifoderata con un altro strato d’argilla sul
quale veniva inciso il nome del destinatario. Un’altra cottura consolidava l’involucro, che può considerarsi
una sorta di precursore della moderna busta!
La presenza del vapore acqueo prodottosi durante la cottura lo rendeva indipendente dalla missiva. Presso il
museo parigino del Louvre si conserva una di queste missive, completa di “busta”, risalente alla prima
dinastia babilonese.
Tra il 3000 ed il 1500 a.C. mercanti assiri si stabilirono in Cappadocia,
che divenne parte del dominio di Ur e successivamente dell’impero Ittita.
Nel 1925 l’archeologo ceco Bedrich Hrozny ritrovò un importante
nascondiglio di queste tavolette a Kultepe, “la collinetta delle ceneri”,
nella regione centrale anatolica in Turchia.
Si trattava di piccole placche di formato quadrato o rettangolare fatte di
argilla cotta ed inserite in buste di argilla. Alcune di queste buste
venivano usate per inserirvi dei documenti, altre servivano per lettere ed
erano incise all’esterno con l’indirizzo ed il sigillo del mittente. Lettere di
questo tipo venivano spedite e ricevute da una parte all’altra dell’impero,
sia dal re che da privati. Terminano tutte con una forma di cortesia che
auspica per il ricevente la benedizione divina.
Tavoletta “Siduri”databile al 3000 a.C.
Mappa del Mondo babilonese, circa 700-500 a.C.
Probabilmente da Sippar, nel sud dell'Iraq - una antica
mappa unica del mondo mesopotamico - Questa
tavoletta contiene sia una iscrizione cuneiforme e una
mappa unica del mondo mesopotamico.
Tavoletta del 2100 a.C. circa, scritta al recto ed al verso.
“Lettera a Dio”. Involucro di tavolettalettera databile al 1800-1600 a.C.circa,
indirizzata “al proprio Dio”. Uno dei
più antichi testi ad indirizzo
teocentrico.
Tavoletta del 1700 a.C. circa con testo solo al recto.
EGITTO – 3000 a.C. – 800 d. C.
Iscrizioni tombali e geroglifici hanno rivelato l’esistenza di un servizio di comunicazioni “postali” nell’antico
Egitto, databili al X secolo a.C.
Le dinastie faraoniche avevano la preminente necessità di far giungere ordini e disposizioni fino ai confini
del loro vastissimo impero, i messaggi scritti erano il mezzo più preciso ed efficace. Sappiamo anche con
certezza che presso gli antichi egizi la scrittura e la lettura erano facoltà “sacrali”, monopolio degli scribi.
Dobbiamo dunque ritenere che il messaggio fosse dettato dal mittente ad uno scriba e, giunto a destinazione,
venisse letto al destinatario da un altro scriba.
Le tavolette egiziane hanno confermato l’esistenza di corrispondenza regolare tra i faraoni ed i principi della
Siria (loro vassalli) e tra i re dell’Assiria e della Babilonia.
Papiro di Ahmes, risale circa al 1650 a.C.
Proprio per questo possiamo considerare Ahmes il primo
matematico della Storia. Non perchè prima di lui nessuno si
fosse occupato di Matematica, ma semplicemente perchè egli è
il più antico “scrittore di Matematica” di cui si conosca il
nome.
Il papiro di Ahmes è anche chiamato papiro di Rhind, dal nome
di un egittologo scozzese, Henry Rhind, che nel 1858 lo
acquistò a Luxor, sul Nilo. Oggi è conservato nel British
Museum, a Londra.
IL SERVIZIO POSTALE NELL’ANTICHITA’
Nel “Milione” si trova una dettagliata descrizione
dell’organizzazione delle poste nell’impero cinese la cui
esistenza è attestata fin dal sec. XIII a. C. e della quale, circa
due millenni e mezzo dopo, Marco Polo diede un'ammirata
descrizione (in cui per la prima volta si trova usata la parola
posta): “…era stata predisposta una rete molto fitta di posti
di cambio per i cavalli e per i corrieri, che riuscivano così a
coprire in un sol giorno anche 250 miglia. Si narra che quei
cavalieri talvolta catturassero con un “lazo” i cavalli per il
cambio, prelevandoli dalle mandrie incontrate lungo il
cammino...”.
Particolare della città di Comady visitata da Marco
Polo nei suoi viaggi in Oriente. Il veneziano
accompagnò il padre e lo zio nella grande
ambasceria presso il Gran Khan Qubilay ed ebbe poi
vari incarichi che gli permisero di viaggiare
attraverso tutta l’Asia e parte della Cina, giungendo
finalmente a Venezia dopo venticinque anni di
assenza.
Il grande scrittore greco dell’antichità Erodoto, primo
artefice della storia scritta, descrisse l’articolato servizio
postale dell’Impero persiano, dotato di 111 stazioni di posta
lungo i vari cammini. Il primo uomo che arriva passa il
dispaccio al secondo che successivamente lo trasmette al
terzo, e così via.
Prima Ciro il grande (539 a.C.) e poi Dario e Serse, diedero
grande impulso e rinomanza a questo servizio, detto delle
“angarie”, ritenuto a ragione uno strumento essenziale per la
coesione del vastissimo impero.
IL SERVIZIO POSTALE ROMANO: 753 a.C. – 476 d.C.
Nell’Impero Romano il primo servizio di posta regolare venne
istituito dall’imperatore Augusto (63a.C-14 d.C). L’impero era
pressoché all’apice della sua espansione geografica e politica
ed era necessario far giungere le direttive politiche e militari fin
nelle Province più remote.
Venne così istituito il “Cursus Publicus”, dove l’aggettivo
“pubblico” indica non già la possibilità di essere utilizzato dai
cittadini ma l’essere riservato all’uso dello Stato e dei suoi
“Organi”: l’Imperatore, i Senatori, gli alti dignitari e gli Enti
istituzionali. I cittadini ne sostenevano i costi ma non fruivano
del servizio.
Ulteriori e particolari notizie circa lo svolgimento del servizio
postale nell’Impero Romano ci vengono fornite da una
monumentale opera in latino, pubblicata nel 1665 a Lione da
Iacobus Gothofredus.
L’opera ci rivela che la supervisione del funzionamento del
“Cursus” era affidata ai prefetti, ma non solo. Infatti, venivano
coinvolti anche i governatori ed i consoli locali.
Il servizio era organizzato in modo sovrapposto alla
vastissima rete stradale che si dipartiva da Roma,
dove nel Foro il suo centro era segnato dal famoso
“Miliarum Aureum”. Le strade principali dette
(ancora oggi!) consolari si diramavano in 372
strade primarie per un totale di 85000 chilometri.
Queste strade costituivano l’asse portante delle
comunicazioni civili, militari e commerciali tra
Roma e il suo sterminato impero, ma anche oltre
poiché consentivano i contatti con le civiltà del
medio e del lontano Oriente. I collegamenti erano
assicurati fino al Portogallo, al Reno, al Danubio,
alla Scozia, ai Carpazi, al Marocco, all’alto Nilo, al
Mar Nero e alla penisola Arabica.
Il Miliario aureo era una colonna marmorea
rivestita di bronzo, considerata il punto di
partenza di tutte le antiche strade. Tutte le
distanze nell'Impero romano venivano misurate
rispetto a questo punto.
L’Imperatore Augusto, sull’esempio dei vasti
imperi orientali, potenziò il servizio postale statale
creando una “rete” che collegava l’Impero dalla
Scozia all’Etiopia, dalle sponde dell’Atlantico al
Medio Oriente e oltre, fino all’Arabia e al Golfo
Persico, per un’estensione di circa 300 mila
chilometri.
La rete stradale romana costituiva una base sicura per il traffico postale. Lungo le varie strade
esistevano le mansiones e le mutationes, le prime erano importanti stazioni di sosta dove era
possibile trovare alloggio, le seconde erano semplici stazioni di cambio a intervalli fra le
mansiones.
La rete postale venne sovrapposta a quella viaria esistente; una dettagliata descrizione si ritrova
nella “Tabula Peutingeriana” che è la copia in pergamena di una carta geografica dell’impero
romano risalente al IV secolo dopo Cristo, ove erano evidenziate le antiche strade dalla Britannia
fino all’attuale territorio dell’India.
La Biblioteca Nazionale di Vienna conserva l’unica carta stradale romana che si conosca, è nota
come “Tavole di Peutinger”, rappresenta quella porzione del mondo indoeuropeo allora
conosciuta, mostrando le strade, le stazioni e le distanze.
476 d.C. – 800 d.C. ALTO MEDIOEVO
Quando l’Impero romano venne travolto dalle orde barbariche, il “Cursus” fu disarticolato a
causa di tali disastrosi sconvolgimenti; la sua distruzione avvenne intorno al VII secolo d.C.
L’Alto Medioevo è il periodo che segue la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, avvenuta nel
476 d.C. e il tentativo di Bisanzio di restaurare un’autorità imperiale in Italia. Ciò non avvenne
causa il formarsi di regni germanici cristianizzati indipendenti e il rafforzarsi del potere della
Chiesa d’Occidente che ruppe i rapporti con l’Impero bizantino quando questi proibì l’uso delle
immagini sacre nelle cerimonie religiose. Alla fine dell’VIII secolo, si consolidarono il regno dei
Franchi ad occidente, il regno dei Longobardi nell’Italia settentrionale, l’Impero Bizantino nel
sud dell’Italia e nei Balcani.
Testo liturgico dell’VIII secolo su foglio del VI/VII
secolo originariamente riportante parti dell’antico
testamento proveniente da Beirut e scritto in siriano
Pagina di Corano dell’VIII secolo proveniente
dalla Persia e scritta in cufico su pergamena.
800 d.C. - 1299 d.C. PERIODO PERGAMENACEO
L’incoronazione di Carlo Magno ad Imperatore nel Natale dell’800 a Roma segna la fine di una
decadenza sociale e politica che partiva dalla caduta dell’Impero Romano. Carlo Magno
fondatore del sacro Romano Impero, riuscì a riorganizzare in Spagna, Italia, Francia e Germania
e comunque nell’Europa centrale, un servizio di comunicazioni postali, che rispecchiava
sostanzialmente il “Cursus Publicus” dell’Impero romano, utilizzandone i sistemi e le vie di
comunicazione.
Questo servizio si disgregò con l’impero, creando servizi di minor portata alle dipendenze dei
principi e dei feudatari, ma anche del papato, e in seguito anche dei Comuni e delle Università.
Frammento di codice databile al X secolo con parti
dell’opera di San Girolamo “Commenti al Vangelo
di Matteo” redatto in scrittura beneventana.
Codice liturgico membranaceo con notazioni
musicali con grafia di transizione tendente alla
gotica e databile tra il XII e il XIII secolo.
1300 d.C. – 1799 d.C. PERIODO CARTACEO
Attorno al tredicesimo secolo, la rinascita sociale, culturale e commerciale determinerà nuove
esigenze di comunicazione, in particolare per il nuovo ceto della borghesia che si stava
affermando nell’Europa settentrionale, quale vero motore dell’economia e della società.
Con l’affermazione della borghesia nacque l’esigenza di un servizio postale per uso dei privati,
che ovviamente non poteva che essere a pagamento. In questa fase, accanto ai servizi postali di
stato, non ancora aperti ai tutti i cittadini, operarono alcuni atipici servizi postali di tipo privato
ovvero “di cortesia”.
Tra questi meritano menzione le “poste conventuali”, che utilizzavano come corrieri i monaci
che si spostavano continuamente da un monastero all’altro nell’Europa centrale. Questi
trasportavano le comunicazioni di carattere ecclesiastico ma, contro il pagamento di un obolo,
erano disposti a recapitare missive private.
Va inoltre evidenziata la presenza in Europa di un rudimentale servizio postale delle Università
e di altri “servizi” utilizzati dai mercanti e dalle banche, questi ultimi erano favoriti per essere
costituiti in corporazioni.
Vi è anche notizia in Germania di un servizio di posta a cura dei “metzerpost” “dei macellai”
che, per motivi di lavoro, avevano l’opportunità di spostarsi anche in altri Stati. Questi, con il
pagamento di piccole somme, trasportavano la corrispondenza per conto di privati.
1300 – 1399 d.C. (XIV SECOLO)
La peste del 1348 decima di un terzo la popolazione europea. Il papato si trasferisce ad Avignone
per circa 70 anni (1309-1377). Fra il 1337 ed il 1453 Francia ed Inghilterra sono coinvolte in una
serie di conflitti comunemente designati come Guerra dei Cent’anni.
Nel corso del XIV secolo, lo sviluppo commerciale e la nuova situazione demografica ed
economica dei vari Stati europei determinarono una nuova esigenza di comunicazione, mutando
per sempre la concezione dei servizi postali. Da questo momento non saranno più esclusivamente
al servizio dell’amministrazione civile e militare statale.
A fronte di un continuo sviluppo incrementale, il servizio postale si trasformò nel volgere di
pochi decenni in una attività economica che produceva notevole reddito. Si determina in questa
fase una nuova visione dell’esercizio delle poste con carattere imprenditoriale, poiché esso
diviene fonte di profitto. In questa fase gli stati, in linea di massima, preferiscono non esercitare
in proprio il servizio, ma lo appaltano a privati riservandosi una serie di privilegi tra i quali quello
del trasporto gratuito della corrispondenza di stato e di quella amministrativa (posta di servizio).
Atto notarile pergamenaceo redatto nel XIV secolo.
1400 – 1499 d.C. (XV SECOLO)
Con la caduta di Costantinopoli avvenuta nel 1453 l’impero ottomano diventò un pericolo sempre maggiore
per gli interessi veneziani nel Mediterraneo. Ma quello che minò la supremazia commerciale della
Serenissima fu la scoperta delle Americhe di Cristoforo Colombo che aprì nuove rotte commerciali a favore
dei grandi stati europei affacciati sull’Atlantico che allora si stavano formando ovvero la Spagna, la Francia e
l’Inghilterra.
Lettera del 1435 da Beatrice d’Aragona, regina di Ungheria
e Boemia, per il Duca di Milano Ludovico Maria Sforza.
1500 – 1599 d.C. (XVI SECOLO)
La riforma protestante e la diffusione del pensiero di Lutero e Calvino hanno come conseguenza le guerre di
religione, la Santa Inquisizione e il Concilio di Trento per la controriforma cattolica. L’Italia è teatro di
guerre ed inizia una lenta decadenza mentre gli Stati affacciati sull’Atlantico volgono i propri interessi alle
conquiste coloniali.
Lettera del 1556 da Venezia per Castellarano
con le note postali “Subbito subbito”
1600 – 1699 d.C. (XVII SECOLO)
La formazione degli Stati nazionali in Europa vede l’affermarsi dell’assolutismo a cui si associa la politica
economica del mercantilismo. Luigi XIV, figura simbolo di questo periodo, cerca di estendere la sua
egemonia su tutto il continente senza successo.
Lettera dell’8 luglio 1645 indirizzata al Cardinale
Mazzarino con sigillo in ceralacca rossa aderente
su ciuffo di seta rosa.
1700 – 1799 d.C. (XVIII SECOLO)
E’ il secolo dell’illuminismo e della fine dell’”Ancien Regime”. Il secolo, cominciato con le guerre di
successione spagnola (1701-1714), polacca (1703-1738) e austriaca (1740-1748), si concluse con la
rivoluzione americana (1776) e la rivoluzione francese (1789).
Lettera del 1784 da Ospo per Capodistria
con la nota postale “subito per grazia”.
IL SERVIZIO POSTALE DELLA DINASTIA THURN UND TAXIS
Francesco Tasso consegna una lettera all’imperatore Federico III.
Riquadro dell’arazzo della Leggenda di Notre-Dame du Sablon, fatto
realizzare per l’omonima chiesa di Bruxelles da Francesco Tasso tra il
1516 e il 1518, su disegno di Bernard van Orley (Musèe de la Ville de
Bruxelles).
La vera svolta organizzativa si avrà nel 1290,
quando per opera di Omodeo Tasso, fu
fondata a Bergamo la “Compagnia dei
Corrieri Bergamaschi”, che in pochi lustri
divenne la migliore organizzazione per lo
scambio delle corrispondenze. Il servizio dei
corrieri a cavallo venne riordinato, garantendo
precisione, regolarità e puntualità nel recapito
delle corrispondenze. La fama della famiglia
Tasso valicò le Alpi, tanto che nel 1500
ottenne la concessione dei servizi postali per
tutto il territorio sottoposto al dominio degli
Asburgo.
Il sistema “tassiano”, che prevedeva il
pagamento del costo del servizio postale a
carico del destinatario, si estese quindi agli
attuali territori della Spagna, del Portogallo,
della Germania, dell’Austria, dell’Ungheria,
dell’Italia, delle Fiandre, della Provenza e
della Borgogna. I cavalli della Compagnia,
lanciati al galoppo lungo le piste d’Europa,
erano una costante della quotidianità e si
distinguevano dagli altri per la pelle di tasso
che i cavalieri recavano come copricapo.
I numerosi membri della famiglia
Tasso si spinsero in tutta Europa e
raggiunsero nel XVI secolo i più alti
gradi della nobiltà: furono nominati
gran Maestri di posta anche a Venezia,
a Roma,
a Genova, in
Sardegna, ottenendo privilegi e
privative dai Pontefici, dai Re e dagli
Imperatori.
L’affidabilità e la puntualità dei servizi
postali dei Tasso fu tale da contribuire
in maniera notevole allo sviluppo delle
relazioni politiche e sociali, e in
particolare all’incremento dei traffici
commerciali in tutta Europa.
Per gli indiscussi meriti sopra
accennati, la famiglia Tasso fu
autorizzata ad aggiungere nel suo
blasone, al Tasso che già vi figurava, il
“cornello postale”.
Carta degli itinerari postali europei alla metà del 1500
In effetti, a fronte dell’evoluzione dei rapporti
economici
e
dell’aumentato
volume
delle
corrispondenze, il sistema “tassiano” divenne nel
tempo troppo farraginoso, stante l’enorme sviluppo
che il settore continuava ad avere. Infatti, la posta
veniva usata sempre più a servizio dei traffici
commerciali dalla borghesia mitteleuropea, e gli
sviluppi che seguivano le nuove esigenze di
allargamento della rete e del servizio erano d’ordine
esponenziale, paragonabile a quanto avviene oggi con
le reti informatiche del tipo internet.
Possiamo affermare che l’evoluzione storica delle
società ha trasformato l’utilizzo dei servizi postali,
che sono nati come strumento esclusivamente di
controllo politico e strategico militare, per diventare
l’asse portante degli scambi commerciali e culturali
delle civiltà. Appare pertanto sorprendente che la
storiografia generale abbia riservato poca attenzione
allo studio delle vicende delle comunicazioni in
genere e di quelle postali in particolare. Questa scelta
non sembra andare nel senso della “obiettività” della
storia, poiché è innegabile che l’evoluzione delle
comunicazioni postali ha avuto un’incidenza
essenziale nella storia dell’umanità.
I PRIMI SERVIZI DI STATO
Nei secoli XV e XVI, si verificarono grandi mutamenti, poco a poco ciascun paese si rese sovrano ed
indipendente ed uno dei metodi per dimostrarlo consistette nel cercare di ottenere un monopolio sui trasporti
delle persone e delle cose. Uno stato forte era incapace di sostenersi senza un certo controllo permanente sui
cittadini e sulle loro attività.
GERMANIA
Sino alla fine del secolo XVIII l’amministrazione postale dei Thurn und Taxis godette di un effettivo
monopolio sulle poste dell’impero tedesco. Non così all’inizio del XIX secolo quando gli stati più potenti tra
il 1820 ed il 1865, per la massima parte si dissociarono dall’amministrazione Thurn und Taxis per costituire
un loro proprio sistema. La tendenza verso la costituzione di un’unità postale fu stimolata dalla Unione
Postale Austro-Tedesca formatasi nel 1870 che regolarizzò ed unificò le tariffe postali.
FRANCIA
Re Luigi XI (1423-1483) fu il primo monarca dell’epoca moderna ad organizzare un sistema postale a
cavallo costruendo lungo le strade principali numerose stazioni di posta ad uso dei corrieri.
Il 19 giugno del 1464 un editto proclamato a Luxies, nel dipartimento della Somme, stabiliva: “Stazioni di
posta verranno situate ad intervalli regolari di quattro leghe (12 miglia) e dovranno disporre di quattro o
cinque cavalli ciascuna (art.II).
I Re che succedettero: Carlo VIII (1483-1498), Luigi XII (1498-1515), Francesco I (1515-1547) ed Enrico II
(1547-1559) migliorarono questa organizzazione. Enrico IV e Luigi XIII misero il servizio a disposizione del
pubblico pur consentendo, dati i tempi, che fosse sottoposto a diversi sistemi giuridici. Tuttavia,
gradualmente, le poste francesi furono del tutto sotto il diretto controllo dello stato.
ITALIA
Il primo servizio postale di stato italiano venne istituito in Piemonte, allora parte del ducato di Savoia.
Emanuele Filiberto, duca di Savoia, incaricò il 10 gennaio 1561, certo Messer Scaramuccia quale “Direttore
Generale alle Poste”. Successivamente il titolo si trasformò in “Direttore Generale alle Poste ed Ammiraglio
del Po” e dalla fine del secolo XVI le leggi che regolamentarono l’organizzazione furono molte.
La parentela che legava i duchi di Savoia alle numerose case regnanti d’Europa e l’eccellente posizione
geografica della regione consentirono l’espansione di importanti collegamenti postali fra Lione e Roma e tra
Lione e Venezia.
Il 10 marzo 1604 un editto di Carlo Emanuele I cedette allo stato il monopolio del trasporto di lettere di
privati cittadini. Nel 1720 fu stabilito il servizio tra il Piemonte e Genova. Nello stesso anno il Piemonte
contava 42 uffici di posta comprese le agenzie di Nizza, Alessandria, Novara e Tortona. Nel 1736 vinse il
concorso per l’apertura di una agenzia postale a Roma, privilegio che conservò fino al 1860.
PORTOGALLO
Il titolo di Gran Maestro delle Poste concesso a Luis Homem dal re Emanuele I nel 1520, gli venne
riconfermato nel 1525. A Homem gli si chiedeva di risiedere a Lisbona, di controllare un sufficiente numero
di messaggeri sia al servizio del re che di privati cittadini e di fissare tariffe postali adeguate alla lunghezza
del tragitto ed al tempo di percorrenza. I messi indossavano un’uniforme con lo stemma reale e, di diritto,
portavano sempre un’arma o una spada.
Dal 1606 al 1798 il servizio fu monopolio della famiglia Mata Coronel che lo diresse con successo
nonostante le sue origini ebraiche (nel Portogallo del XVII secolo l’antisemitismo era notevolmente diffuso).
Nel 1798 Manuel Josè de Maternidade da Mata venne indennizzato dal governo portoghese che si incaricò
del servizio postale. Da quel momento in poi il servizio postale del Portogallo fece interamente parte dei
servizi governativi.
INGHILTERRA
Enrico IV d'Inghilterra nel XV secolo introdusse il "Post Office" per consentire ai suoi messaggeri reali il
cambio dei cavalli. Questi "uffici postali" divennero efficientissimi grazie alla capillarità con cui erano
diffusi. I messaggeri a cavallo furono i mezzi di comunicazione di cui si avvalsero i sovrani d’Inghilterra. Nel
1591 un proclama impose la trasmissione di qualsiasi corrispondenza attraverso il servizio postale reale. Nel
1635 Carlo I centralizzò la distribuzione della corrispondenza dei privati cittadini di Scozia e Inghilterra e ne
separò la gestione da quella relativa ai servizi governativi. Nel 1666 il servizio per l’estero dall’Inghilterra
veniva svolto, una volta alla settimana per Marsiglia (10 giorni di viaggio), due volte alla settimana per Parigi
(quattro giorni), una volta alla settimana per Madrid (26 giorni), Venezia (15 giorni) e Genova (17 giorni). Il
servizio postale britannico sviluppò rapidamente un’organizzazione che si dimostrò molto efficiente e fu
presa a modello da diverse nazioni. All’Inghilterra va il merito di aver instaurato molte riforme postali.
STATI UNITI D’AMERICA
Possiamo affermare che il sistema postale degli USA iniziò nel 1639, quando un’ordinanza del
Massachussetts istituì a Boston un servizio postale sotto la dirigenza di Richard Fairbanks. Nel 1742 le lettere
da Philadelphia a New York partivano ogni 8 giorni durante l’estate ed ogni 15 durante l’inverno. A quei
tempi direttore delle poste di Philadelphia era Benjamin Franklin. Nel 1753 ne divenne direttore generale.
Dopo la dichiarazione di indipendenza il sistema postale ebbe rapido sviluppo: i percorsi postali vennero
affidati a concessionari con contratti di sette anni e collegarono Boston ad Albany, New York al Connecticut,
Baltimora ad Annapolis e Philadelphia a Pittsburg. Nel 1792 la rete postale copriva 3000 chilometri con 76
uffici postali. All’inizio del XIX secolo, quando la Luisiana venne annessa agli Stati Uniti, il sistema postale
si estese da New Orleans a Natchez e da Kahoka fino a St. Louis. Nello stesso tempo venne preso in
considerazione il collegamento postale fino a Washington, sulla costa del Pacifico. Dopo un periodo in cui le
poste furono gestite da enti privati, il servizio venne rilevato dalle amministrazioni di ciascuno stato
dell’Unione.
L’UNIONE POSTALE UNIVERSALE
Con l’evolversi di un sistema postale tra la maggior parte delle nazioni principali e l’espansione
industriale e commerciale, emerse l’esigenza di un accordo postale internazionale. Il Direttore
Generale delle Poste degli Stati Uniti, appoggiato dal proprio governo, prese allora l’iniziativa di
convocare una conferenza che ebbe luogo a Parigi, dall’11 maggio all’8 giugno 1863. I paesi che
inviarono i propri delegati a discutere i problemi e le esigenze dell’inoltro postale internazionale
furono quindici. La conferenza non si pose l’obiettivo di raggiungere alcuna conclusione pratica
ma fece luce sulla maggior parte dei problemi emersi. La maggior parte degli accordi bilaterali
presi dopo il 1863 si ispirano alle delibere della Conferenza Postale di Parigi. Dalla Conferenza
Postale di Parigi emerse la necessità di un’unione postale internazionale; su invito del consiglio
federale elvetico, i delegati di 22 paesi si incontrarono a Berna il 15 settembre 1874. Il 9 ottobre
si giunse ad un concordato che venne ratificato il 5 maggio 1875 a Berna ed ebbe effetto a partire
dal 1° luglio. Il secondo congresso si tenne a Parigi nel 1878, vi parteciparono delegati di 38
nazioni. A questa data risale l’appellativo di Universal Postal Union. A Lisbona nel 1885 erano
presenti 53 paesi mentre a Vienna, nel 1891 e a Washington nel 1897 le nazioni presenti erano
56. Da allora questi congressi si tennero ad intervalli regolari e gradualmente coinvolsero tutte le
nazioni del mondo.
Ciascun paese si avvale delle entrate derivantigli da tutte le lettere impostate nel proprio
territorio, dal momento che le tariffe sono state calcolate come se tutti i paesi formassero
un’unica entità.
NASCE IL FRANCOBOLLO
Il 20 giugno 1837 muore Guglielmo IV, re di Gran
Bretagna ed Irlanda. Sul trono più importante del
mondo sale una donna, Vittoria. Il destino le
riserverà un regno lunghissimo (1837 – 1901), come
le due riegine che l’hanno preceduta e seguita,
Elisabetta I ed Elisabetta II. E, proprio come la
grande sovrana rinascimentale, Vittoria segnerà
un’epoca che da lei prenderà il nome. Vittoria
inaugurerà un’era caratterizzata da stabilità politica,
sviluppo economico, commerciale, coloniale e
scientifico. Alla sua morte la Gran Bretagna è la
prima potenza mondiale e fulcro di un impero dalle
dimensioni sterminate. Vittoria viene incoronata
quando in Russia vige ancora il feudalesimo, Italia e
Germania non esistono ancora. In Gran Bretagna il
secolare sistema parlamentare si consolida nel corso
del XIX secolo, vige la libertà di stampa e
l’economia va a gonfie vele.
LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
L’emergere di una classe alta non aristocratica è uno degli elementi chiave dell’età vittoriana. La rivoluzione
industriale in pochi anni cambia volto alla Gran Bretagna. Intanto con l’urbanizzazione: nel 1840 solo il 22%
degli inglesi è contadino od allevatore (nel 1939 ancora il 51% degli italiani lavora la terra). Londra passa in
pochi anni da 900 mila ad oltre 2 milioni di abitanti. Le classi agiate aprono alle fiorenti nuove dinastie
industriali e commerciali.
Di contro la situazione del proletariato operaio urbano è deprecabile: basse aspettative di vita, alloggi
sovraffollati, condizioni di lavoro inumane (anche più di 14 ore di lavoro in fabbrica). Eppure, a partire dal
1834 (abolizione della schiavitù) i mezzi di comunicazione, le associazioni caritatevoli ed alcuni parlamentari
iniziano ad occuparsi dei quartieri popolari ed i miglioramenti non si fanno attendere: entro il 1850 viene
innalzata l’età minima per il lavoro in fabbrica, la giornata lavorativa scende a 10 ore, il sabato pomeriggio
diventa festivo e le condizioni igieniche dei quartieri operai vengono migliorate.
Dal 1836 esistono forme di unione civile e dal 1856 il divorzio è ammesso in alcuni casi. I sudditi
vittoriani leggono molto, il tasso di analfabetismo è il più basso d’Europa dopo quello svedese.
Quella vittoriana segna l’età dell’oro del trasporto in carrozza, l’apogeo dei velieri, l’esordio dei
piroscafi a vapore e lo sviluppo irrefrenabile delle ferrovie (nel 1840 da Londra si possono
raggiungere Windsor, Southampton, Birmingham, Brighton, Bristol, Portsmouth, dal 1863 entra
in funzione la metropolitana). Il territorio coloniale britannico copre un’estensione senza
precedenti: oltre un quarto del globo. Nel 1840 le navi di Sua Maestà esplorano l’Antartide, la
guerra dell’oppio con la Cina porta in dote il porto di Hong Kong (1842), missionari ed
avventurieri scoprono il cuore dell’Africa, intitolando alla regina le sorgenti del Nilo (Lago
Vittoria). Nel 1876 la sovrana assumerà il titolo di imperatrice dell’India: è l’apogeo del
colonialismo inglese, opportunamente messo in mostra dal 1° maggio 1851 nel Crystal Palace di
Hyde Park, sede del primo Expo internazionale della storia.
Non è quindi casuale che la rivoluzione postale simboleggiata dalla nascita del francobollo con
l’effigie della grande sovrana si produca in un contesto così favorevole.
NASCE IL FRANCOBOLLO
Quando fu emesso, il 6 maggio 1840,
il Penny Black era un concentrato di
innovazione e tradizione. L’idea di
imporre il pagamento di un servizio
postale a carico del mittente infatti
era già stata espressa, almeno
concettualmente, dai cosiddetti “AQ”
veneziani introdotti nel 1608, e dai
“Cavallini”, in uso negli Stati Sardi
nel 1818-1820. Entrambi i documenti
attestavano il pagamento anticipato
di una tassa che autorizzava l’accesso
ad una prestazione: l’inoltro della
corrispondenza
fra
uffici
amministrativi veneziani, gli “AQ”;
il recapito della corrispondenza, i
“Cavallini”.
Per trovare il primo francobollo della storia, bisogna andare all’Inghilterra dei primi anni del XIX secolo e ad
un uomo, Rowland Hill, che è colui che ha inventato questo metodo di spedizione postale.
Rowland Hill fu un grande innovatore sia nell’istruzione sia nella politica ed a partire dal 1835 si occupò del
tema della riforma del sistema postale. La rivoluzione postale che portò alla nascita del primo francobollo del
mondo non nacque dal nulla. Rowland Hill elaborò e rielaborò lungamente i dettagli del progetto. Nel 1837
pubblicò una bozza della riforma nello studio “Post Office Reform: Its Importance and Praticability” e
dopo averla ulteriormente elaborata, la sintetizzò l’anno successivo nel bollettino “The Post Circular”.
Il concetto era facile: pagare meno, pagare tutti. Punto chiave della riforma era far pagare il mittente
e non il destinatario. Con l’obbiettivo di rendere la spedizione postale disponibile a tutti, Hill
propose di ridurre il costo da sei pence ad un penny, a prescindere dalla destinazione.
All’epoca la moneta britannica era la sterlina divisa in 20 scellini, uno scellino in 12 pence (plurale di penny).
Un penny del 1840 equivaleva, in potere d’acquisto, a circa un euro di oggi. Non era dunque una tariffa
economicissima, ma comunque molto inferiore a quelle precedenti.
C’è un aneddoto che, come spesso accade, accompagna la storia di un’invenzione, si narra
che Sir Hill avesse assistito alla scena di una donna che aveva rifiutato di ritirare la
corrispondenza a lei indirizzata, perché non in grado di far fronte alle spese postali.
Rowland Hill si offrì, con generosità, di pagare le spese, per consentire alla povera donna
di apprendere le notizie del fratello lontano. La donna però rifiutò il suo aiuto, facendogli
capire che tramite alcuni segni convenzionali apposti sulla busta, aveva già saputo delle
condizioni del fratello e non aveva alcuna necessità di leggerne il contenuto.
Sir Hill capì che attraverso stratagemmi simili si sarebbe potuto compromettere il sistema
postale e per evitarlo era necessario trovare la maniera per far pagare la spedizione al
mittente.
La riforma del sistema inizialmente fu fortemente avversata, ma a partire dall’inizio del
1840 la tariffa postale fu portata, come proposto da Hill, da sei pence ad un penny.
Per immaginare un “oggetto” che indicasse l’avvenuto pagamento, il 23 agosto 1839 fu bandita la
Treasury Competition, un concorso aperto a tutti i britannici che invitava “gli artisti, gli uomini di
scienza, il pubblico in generale ad offrire qualsiasi suggerimento o proposta riguardante il modo
in cui il francobollo poteva essere messo in uso nel migliore dei modi”. Arrivarono oltre 2600
suggerimenti, ma nessuno piacque a Rowland Hill.
Senza il bozzetto disegnato di propria mano da Rowland Hill, la filatelia avrebbe seguito un altro
corso. Il primo francobollo del mondo avrebbe potuto essere completamente diverso. Invece Hill
lo volle proprio come effettivamente uscì; perché dopo aver esaminato le proposte tra quelle
candidate alla Treasury Competition ed averle scartate tutte, lo disegnò di sua mano. Nel solco
della tradizione iconografica dell’epoca scelse di inquadrare al centro il profilo della regina,
ponendo in alto l’indicazione Postage, in basso One Penny, e negli angoli le rosette ed i riquadri
con una progressione alfabetica.
Il 1° maggio del 1840 fu emesso il primo francobollo della storia conosciuto come “Penny
Black” e dal valore corrispondente, entrato in circolazione ufficialmente a partire dal 6 maggio
1840. Come modello per il volto della sovrana non poteva bastare il disegno approssimativo di
Hill: fu scelta la medaglia coniata dall’incisore William Wyon “in onore della visita di Sua
Maestà alle Corporazioni di Londra il 9 novembre 1837”.
Storia Postale. La prima lettera al mondo con un francobollo
La busta
“2 maggio 1840”
Nel 1840, quando la Gran Bretagna decise di attuare la riforma postale di Rowland Hill alla quale era legata
l’invenzione del francobollo, le Poste inglesi incominciarono a vendere il “penny black” il primo maggio
stabilendo che il suo uso cominciasse dopo cinque giorni di prevendita, il 6 maggio.
Uno degli acquirenti, però, invece di attendere fino alla data fissata, già il 2 maggio spedì una lettera con il
nuovo sistema da Londra al signor Blenkinsop nella località di Bedlington, una cittadina vicina a Newcastle,
al nord dell'Inghilterra, quasi al confine con la Scozia. La lettera, nonostante l’uso anticipato del francobollo,
venne bollata, viaggiò per quasi tutta l’Inghilterra e venne recapitata.
Il destinatario, a sua volta, riaffidò la lettera alla posta inviandola ad un proprio parente a Carlisle, un'altra
località dell'Inghilterra settentrionale, dove essa arrivò il 4 maggio (come risulta da un altro bollo che figura
nel retro della busta). Anche stavolta la lettera venne regolarmente recapitata.
L'inosservanza di un paio di impiegati rispetto al tempo fissato per l'inaugurazione del nuovo sistema creò
così questo documento postale assolutamente unico, la prima lettera viaggiata con il sistema dei francobolli
che in poco tempo si sarebbe imposto in tutto il mondo.
Storia Postale. La prima lettera italiana con un francobollo
Charing
London
1840, Siena, 13 settembre. Lettera scritta da Mary Somerville a Peter Brougham a Londra (via Sardegna e
Francia), dove venne tassata per 1 scellino e 7 pence a carico del destinatario. A Londra non avendo trovato il
destinatario la lettera venne rispedita a Charing (Kent) previa riaffrancatura con un francobollo di Gran
Bretagna da 1 penny, nero, come da tariffa interna britannica, ed annullato con il bollo a “Croce di Malta” di
Londra il 24 settembre 1840 impresso in rosso.
Si tratta della prima lettera italiana che rechi un francobollo adesivo, anche se solamente per una piccola
parte del suo percorso, precedendo di quasi dieci anni l’introduzione e l’uso dei francobolli su lettere scritte
in Italia.
I GRANDI RITROVAMENTI FILATELICI: “BUCCLEUCH FIND”
Il maggior multiplo nuovo del 2 pence azzurro è costituito da un blocco di 48 esemplari. Fu scoperto nel
1945 a Dalkeith Palace in Scozia da Mr. Alexander Martin, segretario del duca di Buccleuch, in un vecchio
scrittoio da viaggio in cuoio. Nello scrittoio fu anche reperito un blocco di 55 esemplari del “Penny Red
1841” .
Questa sensazionale scoperta fu subito denominata “Buccleuch Find”.
I GRANDI RITROVAMENTI FILATELICI: L’ARCHIVIO VITO VITI
Un commerciante di carta da macero e cenci si recò nell’ufficio del Sig. Alfred F. Henkels,
distinto filatelista di Philadelphia, dicendo che aveva una partita di francobolli italiani che
desiderava cedere. Si trattava della corrispondenza della ditta Vito Viti di Philadelphia, erano
tutte lettere affrancate con francobolli del Ducato di Modena e del Granducato di Toscana.
Il Sig. Henkels non potè esaminare le lettere, ma le comperò, per così dire, ad occhi chiusi: ciò
venne a costituire uno dei più grandi ritrovamenti di antichi francobolli europei che sia mai
avvenuto.
Vennero ritrovate 254 lettere. E’ opportuno ricordare che Vito Viti era importatore di marmi da
Carrara nel Ducato di Modena. Quasi tutte le lettere si riferiscono appunto all’imbarco di blocchi
di marmo destinati a questa ditta.
L’ottanta centesimi su busta, singolo, è
valutato 325.000,00 euro (catalogo
Sassone).
La striscia di tre non è valutabile ed il
prezzo dipende da accordi fra venditore
ed acquirente.
Questa busta rappresenta una delle
maggiori rarità degli Antichi Stati
Italiani e del mondo.
LETTERA PROVENIENTE DALL’ARCHIVIO
DELLA DITTA “VITO VITI DI PHILADELPHIA”. 1853, 10 agosto. Da Livorno a
Filadelfia, lettera di quarto
porto, franca a destino,
affrancata per 112 crazie, bollo
nero
a
grande
cerchio
dell’ufficio di scambio di
Boston che indicava il trasporto
con un postale britannico,
indicazione manoscritta “Col
Vap. Progresso franc. Via
Marsilia” e cifra “4” ad indicare
i 4 porti.
La lettera ha attraversato il
Regno di Sardegna in plico
chiuso fino in Francia, da qui
allo scoperto fino a Liverpool.
La
lettera
presenta
nell’affrancatura il rarissimo
francobollo da 60 crazie, solo
questo su busta viene valutato
240.000,00 euro.
Nel 1995, in Sicilia, un avvocato ha acquistato un antico casale appartenuto ad una nobile
famiglia.
Perfezionato l’acquisto e immesso nel possesso dell’immobile, ha ritrovato tra la
corrispondenza ottocentesca conservata in una cassa, una sessantina di lettere affrancate con
francobolli di Sicilia, tra le quali una con il rarissimo 50 Grana.
Il ricavato della vendita ha superato il costo dell’immobile.
Perché collezionare?
Alan Holyoake, uomo d’affari britannico, è un importante filatelista. Nel 2010 la sua collezione
ha guadagnato il gran premio all’esposizione mondiale di Londra, e quest’anno a maggio ha
bissato il successo ad Europhilex, la più importante manifestazione filatelica del 2015 con una
collezione sulla storia della raccomandazione in Gran Bretagna dal 1450 al 1852.
Ha iniziato a collezionare da adulto perché aveva successo negli affari ma la sua famiglia si
preoccupava perché lavorava troppo. Doveva trovare un hobby per rilassarsi!
Un giorno era in volo per andare a Ginevra, l’hostess gli porse una rivista e nelle prime pagine
notò l’annuncio di un’asta, quella dei doppi della regina, per poter acquistare la lettera
Kirkcudbright. Il giorno della vendita andò in sala e senza nessuna conoscenza preliminare e
senza alcuna esperienza acquistò alcuni dei pezzi più antichi.
“Nei francobolli ho trovato un divertente passatempo che non mi sarei mai aspettato. Vorrei
raccomandare a tutti di vedere se trovano un altro hobby che possa stimolare e far divertire
così”
GRAZIE per l’attenzione