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TEMI DEL PRESENTE
volume
A
1
SEZIONE IV - TESTI E SCRITTURE NON LETTERARIE
temi del presente
convivenza
tra i popoli
CONVIVENZA TRA I POPOLI
La nostra società, multietnica e proiettata in una dimensione globale, si trova
ad affrontare un problema complesso, che consiste nel governare il processo
di integrazione tra popoli, salvaguardandone al tempo stesso le identità culturali.
Il fenomeno delle migrazioni, che ha radici nella storia, ancor più oggi influenza cultura, società, economia e, per questo, coinvolge istituzioni locali e sovranazionali.
RAPPORTI
TRA POPOLI
E CULTURE
MIGRAZIONE E
GLOBALIZZAZIONE
La storia stessa dell’umanità è storia di migrazioni: a partire dalla preistoria e
per tutta l’epoca storica gruppi più o meno consistenti di persone si sono
mossi per cercare condizioni di vita più favorevoli, per possedere territori e appropriarsi di risorse, per spartirsi il controllo delle terre emerse, per fuggire da
miseria e disoccupazione.
Sempre le migrazioni dei popoli hanno avuto un duplice effetto: hanno contribuito allo sviluppo e alla crescita delle comunità interessate dal loro afflusso, ma hanno anche causato tensioni, scontri, paure e diffidenza.
È la naturale conseguenza di un confronto tra culture diverse e tra persone
che devono dividere il medesimo territorio: le tradizioni e le storie culturali del
gruppo dominante interagiscono con quelle dei gruppi stranieri o minoritari;
ma a ciò si aggiunge il fatto che uno straniero, così come un nativo, vive e traduce i valori della propria civiltà in modo soggettivo, riferendoli alla propria
esperienza personale.
Ne deriva che comprendere i problemi legati alla migrazione e costruire rapporti di integrazione sono processi molto complessi, che coinvolgono sempre il singolo individuo, ma anche la comunità in tutte le sue componenti.
A partire dalla fine del secolo scorso e per il primo decennio del XXI secolo, secondo un processo oggi in atto, i flussi migratori sono aumentati in modo
vistoso, sia per il numero delle persone che continuano a spostarsi, sia perché
ormai non c’è paese che non sia toccato dal fenomeno: sia esso il paese
d’origine, quello d’arrivo oppure di transito.
Diverse possono essere le cause che movimentano così tante persone: ci sono
esuli e rifugiati che fuggono da regimi politici dittatoriali; in molti paesi le persecuzioni ai danni delle minoranze etniche o religiose spingono a cercare salvezza
altrove; la maggior parte delle volte, però, si tratta di cause economiche e lo
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scopo è la ricerca di condizioni di vita migliori. Soprattutto in questo caso, la
direzione del flusso va da paesi in cui uno sviluppo economico limitato non garantisce livelli di vita accettabili verso le società dell’Occidente industrializzato.
L’immigrato entra in un circuito “economico” internazionale: egli rappresenta,
infatti, forza lavoro e dunque ricchezza per il paese in cui emigra, dove spesso si registrano una popolazione “vecchia” e una mancanza di mano d’opera
disponibile a lavori di basso guadagno. Il paese d’origine, invece, se da una
parte guadagna flussi di denaro attraverso le commesse che l’emigrato ricava
dal proprio lavoro e invia alla sua famiglia, dall’altra perde proprio le forze più
giovani (sovente istruite), sulle quali potrebbe contare per accrescere il proprio
sviluppo.
La globalizzazione dei rapporti economici, l’intensificarsi degli scambi internazionali, la circolazione di informazioni, di lavoro, di tendenze e i mutamenti
politici, quindi, influiscono pesantemente anche sui movimenti delle persone
e, soprattutto, sul loro inserimento nelle comunità d’arrivo.
NUOVI
RAPPORTI TRA
INDIVIDUI
E TERRITORIO
DA UNA
SOCIETÀ
MULTIETNICA
A UNA SOCIETÀ
MULTICULTURALE
E INTEGRATA
Si crea una società pluralistica, multiculturale e multietnica in continuo
cambiamento, dove il problema più evidente del fenomeno migratorio è legato al fatto che non si tratta più del confronto tra due culture in cui i rapporti,
con il passare del tempo, si definiscono con chiarezza, ma di un intrecciarsi
disomogeneo e rapido di più culture, etnie, modelli di vita.
Indubbiamente si può vedere in tutto ciò una ricchezza, ma c’è un rovescio
della medaglia piuttosto complesso: può essere la diffidenza verso tutto ciò
che è diverso dal contesto geografico, culturale e giuridico di appartenenza di
una persona; il rifiuto, l’esclusione e, talvolta, anche l’ostilità e il razzismo verso stranieri, altre nazioni, minoranze etniche, religiose e linguistiche presenti
nello Stato; ma, dall’altra parte, anche la nascita di comunità straniere chiuse
al territorio.
Le nostre società sembrano comunque allontanarsi dal modello tradizionale di
Stato nazionale, omogeneo per cultura, lingua, sistema sociale: esse pongono di necessità un nuovo rapporto tra identità e cittadinanza.
Ogni individuo deve sempre di più conciliare la propria identità individuale e il
proprio senso di appartenenza culturale con una visione di cittadinanza più
ampia che si esprime a livello locale, nazionale e sovranazionale. Egli deve imparare a “essere cittadino” assumendosi responsabilità individuali e personali, ma riconoscendosi anche in forme di responsabilità collettiva, come ad
esempio l’integrazione dell’altro.
Gli elementi che entrano in gioco in un processo di integrazione e di inserimento di “stranieri” in una nuova comunità sono numerosi.
È importante, ad esempio, tenere conto della cultura e della visione del mondo sia dei gruppi minoritari sia di quelli dominanti. Esercita poi un’influenza
notevole il tipo di organizzazione sociale e dello Stato che entrambi hanno:
gli uni poiché accolgono all’interno di un sistema organizzato con regole e
norme precise, gli altri dal momento che si portano dietro consuetudini e modi propri di vivere la famiglia e i rapporti sociali. Su ogni tipo di rapporto e di
situazione pesano, inoltre, dinamiche economiche locali e internazionali.
È evidente dunque che, al di là delle responsabilità individuali, in questo contesto le istituzioni svolgano un ruolo fondamentale a ogni livello, dal locale fino al sovranazionale, di garanzia e di regolamentazione dei rapporti.
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CAPITOLO DUE
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