in alute 6 S Lo stomaco che non sa... “stare al suo posto” U n dolore toracico che in qualche caso è tanto intenso da far pensare a un serio disturbo cardiaco o addirittura a un infarto, un bruciore insistente localizzato dietro lo sterno e accompagnato da rigurgiti acidi ed eruttazioni, aerofagia: è il corteo di sintomi che spesso accompagna l’ernia iatale, una patologia in continuo aumento soprattutto nelle persone al di sopra dei 45-50 anni e molto frequente negli ultrasessantenni. Vediamo di cosa si tratta. L’addome e il torace sono separati da un muscolo largo e piatto, il diaframma, che presenta un’apertura (detta iato esofageo) attraverso la quale passa l’esofago, quel “tubo” lungo circa 30 cm. che congiunge la bocca con lo stomaco. Il punto di congiunzione tra l’esofago e lo stomaco si trova normalmente al di sotto del diaframma, ma può entrare nello iato esofageo scivolando verso l’alto e venendo quindi a trovarsi nella cavità toracica anziché in quella addominale. Ecco perché si parla di “ernia da scivolamento”, che rappresenta il 90% dei casi di ernia iatale e dipende da varie cause, fra cui l’eccessivo riempimento dello stomaco, la debolezza dei legamenti che uniscono lo stomaco al diaframma, l’aumento della pressione all’interno dell’addome dovuta a obesità, gravidanza, ripetuti sforzi muscolari (tosse, stitichezza). Negli altri casi si tratta invece di un’ernia congenita, causata dalla presenza di un esofago più corto del normale. Il posizionamento anomalo di una piccola porzione di stomaco nel torace può anche non dare alcun sintomo, ma quando l’ernia è di grosse dimensioni compaiono spesso difficoltà di respirazione e dolore toracico, e può anche verificarsi un’interferenza sul cuore, sotto forma di alterazioni del ritmo cardiaco (aritmie) avvertite come fastidiose palpitazioni. Ma la più importante complicazione dell’ernia Nel mondo occidentale, una persona su tre lamenta occasionalmente bruciori di stomaco e rigurgiti acidi, causati dal reflusso dei succhi gastrici nell’esofago. In un certo numero di casi questi sintomi si associano all’erniazione di una parte dello stomaco nella cavità toracica e, se sono costanti, possono dar luogo ad una patologia che col tempo tende ad aggravarsi: ecco perché se gli episodi di reflusso sono frequenti non devono essere sottovalutati. Bisogna invece rivolgersi tempestivamente al medico, che prescriverà gli accorgimenti dietetici o i farmaci più adatti al singolo caso. ERNIA IATALE iatale è l’alterato funzionamento di una valvola, lo sfintere esofageo, che si trova nel punto di congiunzione tra l’esofago e lo stomaco e che normalmente impedisce la risalita del contenuto gastrico. Se questa valvola non “tiene” come dovrebbe, i succhi acidi presenti nello stomaco refluiscono nell’esofago e possono danneggiare la parete di quest’organo che, a differenza di quella dello stomaco, non è protetta contro l’acidità. In questo caso si sviluppa la cosiddetta malattia da reflusso gastroesofageo, caratterizzata da sintomi più importanti: oltre al bruciore e ai rigurgiti possono infatti comparire difficoltà nella deglutizione, spasmi della laringe, tosse e sensazione di soffocamento. Benché in circa il 20% dei pazienti con malattia da reflusso il rivestimento mucoso dell’esofago appaia normale all’endoscopia, negli altri si riscontrano alterazioni che vengono classificate in quattro stadi: stadio 1 = erosioni della mucosa, che si presenta infiammata e rigonfia; stadio 2 = erosioni più ampie , che tendono a confluire tra loro; stadio 3 = erosioni che occupano l’intera circonferenza interna dell’esofago; stadio 4 = ulcere (a volte sanguinanti), alterazioni istologiche della mucosa, restringimento (stenosi) del lume esofageo. La stenosi, che si riscontra nel 15% dei pazienti con malattia da reflusso, è responsabile delle difficoltà di deglutizione, che in un primo tempo riguardano solo i cibi solidi e poi si estendono anche ai liquidi. Le alterazioni istologiche consistono nella sostituzione delle cellule epiteliali esofagee con cellule di altro tipo che, in qualche caso, possono andare incontro a trasformazioni di natura tumorale. Il reflusso di grado leggero non richiede particolari terapie mediche, ma solo alcuni accorgimenti dietetici e qualche cambiamento delle abitudini di vita. Da evitare o da limitare drasticamente sono i formaggi grassi, il brodo di carne, i fritti e gli insaccati, il tè, il caffè, gli alcolici, i succhi di agrumi e di pomodoro, le bevande gassate, il cioccolato e la menta. Occorre poi abolire il fumo, ridurre l’eventuale sovrappeso, fare pasti piccoli e frequenti, evitare abiti o cinture stretti in vita, non coricarsi subito dopo il pasto, dormire con la testata del letto un po’ rialzata. Nei casi più gravi è necessario ricorrere ai farmaci. Gli antiacidi, largamente usati in passato, hanno un effetto di breve durata; inoltre se vengono assunti per lungo tempo possono provocare effetti collaterali come diarrea, stitichezza, alterazioni del metabolismo del calcio e del magnesio. Oggi si usano invece sostanze che inibiscono la produzione di acido da parte dello stomaco. Si tratta dei cosiddetti antagonisti dei recettori H2 e degli inibitori della pompa protonica: questi ultimi, in particolare, bloccano del tutto la produzione di acido e quindi rendono innocui per la mucosa dell’esofago gli episodi di reflusso. Altri farmaci molto utili sono i procinetici, che agiscono sulla muscolatura esofagea e gastrica abbreviando il tempo di permanenza del cibo nello stomaco. Nei casi lievi, con la terapia medica la mucosa dell’esofago si normalizza quasi sempre nel giro di un paio di mesi, ma quando la cura viene sospesa la malattia da reflusso tende a ricomparire. Il trattamento chirurgico va preso in considerazione nei casi di stenosi esofagea, nei rari casi resistenti alla terapia medica o nei soggetti in cui il reflusso porta nei polmoni piccole quantità di contenuto gastrico provocando la polmonite ab ingestis. Recentemente, per la stenosi esofagea è stata proposta un’alternativa alla chirurgia tradizionale. Si tratta di una metodica endoscopica che consiste nell’introduzione di un catetere che raggiunge lo sfintere esofageo e qui rilascia calore, stimolandone la resistenza e il tono. Dopo una settimana di dieta liquida il paziente può riprendere ad alimentarsi normalmente, evitando solo i cibi che facilitano il reflusso. Sara Di Stefano mail: [email protected] Struttura residenziale per cicli di ricovero studiati per il trattamento polispecialistico con medici, psicologi, educatori, fisioterapisti per la disassuefazione dall’abuso di sostanze alcoliche e patologie corredate. Immersa nel verde in posto isolato assicura la massima tranquillità e privacy con camere dotate dei massimi comfort. Per informazioni o per fissare una visita preliminare gratuita riservata. Telefonare al n. verde 800.26.31.31 TRATTAMENTO ALCOLISTI Località San Giorgio Valbrona Oliveto Lario (LC) tel. 031.968000 Fax 031.968004