V LA SCOPERTA

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LA SCOPERTA
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Nei suoi numerosissimi viaggi il conte si è dimostrato un
autentico cacciatore di specie, riuscendo a descrivere un’infinità di
nuovi microlepidotteri, farfalle piccolissime e difficili da
studiare. Con le sue numerose pubblicazioni ha certamente contribuito alla qualificazione della biodiversità dei preziosi territori naturali da lui attraversati.
Ma è la bramea la scoperta più sensazionale. Regala alla sua
vita il nobile fine, notorietà alla sua carriera, svela al mondo il
segreto di un’esistenza fino a quel momento latente, insospettata.
Era già stato sull’Etna e sull’Aspromonte, ma il Vulture lo affascinava particolarmente.
Erano gli anni nei quali si scopriva la selvaggia Basilicata.
Guido Piovene nel suo Viaggio in Italia riferiva: “Il bosco di
Monticchio si direbbe una fantasia natalizia, con le sue quasi mille
piante diverse e la sua fauna inconsueta”. Neanche Hartig, nonostante avesse fino il fiuto che accompagna un cacciatore di
rango, avrebbe potuto immaginare cosa sarebbe accaduto da lì a
poco. Nel Vulture giunse nel 1963. Vi trascorse circa un lustro per
raccogliere, catalogare e studiare i Lepidotteri ospiti della vegetazione che ricopriva la montagna. Dal Corpo Forestale dello
Stato ebbe l’autorizzazione ad allestire un laboratorio di entomologia nella foresteria di Monticchio Laghi, la stessa dove ospitava
i suoi colleghi italiani e stranieri.
La sera del 18 aprile 1963, in compagnia di Giuseppe Crivaro,
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un giovane ditterologo (studioso delle fastidiosissime mosche), e
Paolo Belcastro, collezionista e cognato di quest’ultimo, aveva
aperto il classico telo bianco davanti alla luce della lampada, proprio ai margini del bosco.
Erano appena le 21.30, quando una grande falena, sbucata
all’improvviso dal buio, atterrò sull’erba poco sotto al lume.
“Hartig non si scompose: una farfalla di quella taglia non
poteva che essere una delle solite pavonie, i cui bruchi frequentano i rovi di qualsiasi bosco” 29.
L’entomologo raccolse l’insetto. Soltanto quando lo ebbe tra le
mani si chiese se stesse sognando o se qualcuno gli avesse giocato
un tiro birbone: quella farfalla apparteneva a una specie sconosciuta, mai descritta, né in Italia né altrove! Ma il fatto più straordinario era che la forma e i disegni delle ali rivelavano una somiglianza
con certi rari lepidotteri asiatici della famiglia Brahmaeidae.
Quell’esemplare non si trovava lì per caso. Dopo una lunga e
accurata indagine a tappeto nelle aree limitrofe, individuò una
popolazione numerosa in località Grotticelle, ad una decina di
chilometri da Monticchio 30.
Non è possibile immaginare cosa abbia provato Hartig quando si accorse di trovarsi di fronte non solo ad una specie nuova,
29
30
Stella E. 1992 – La Bramea di Hartig. Elogio dell’insetto. Editrice La Stampa,
Torino, 108-114.
A Parenzan, invece, la scoperta venne riportata come del tutto casuale. Durante
una cena del conte in compagnia di un suo collega entomologo, l’amico gli fece
notare che su una parete si era posata una grossa farfalla; lentamente Hartig si alzò
dal tavolo e la raccolse, la esaminò e, notando che si trattava di una Brahmaea,
genere non appartenente alla fauna europea, pensò ad uno scherzo dell’amico. Sul
momento la ripose in una tasca della sua giacca e fece finta di niente; al ché il
collega gli chiese che specie fosse e, allorquando Hartig di rimando gli rispose che
lo scherzo per essere divertente deve durare poco, negò trattarsi di una canzonatura.
A Pierino Provera, il conte riferì al telefono, subito dopo il 18 aprile, della sua
prima cattura avvenuta sul balcone della foresteria della forestale di
Monticchio, dove aveva piazzato una lampada.
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La Scoperta
Il lavoro di Hartig
nel quale
si annuncia
e si descrive
la nuova specie
(nel titolo un
lapsus calami).
ma, forse, al primo esemplare di un genere nuovo per la fauna
europea. Ancora oggi, tra i monticchiani alcuni ricordano come il
conte, per molti giorni dopo la scoperta della farfalla, si trovasse
spesso a sorridere e gioire da solo, con gesti che contribuirono
non poco ad attribuirgli qualche segno di squilibrio.
L’annuncio della scoperta fu dato ufficialmente da Federico
Hartig qualche mese più tardi, in un articolo pubblicato nel
volume XVIII del “Bollettino dell’Associazione Romana di Entomologia”.
Nel 1970, lo stesso Hartig inviò un Promemoria all’Azienda di
Stato per le Foreste Demaniali, nel quale relazionava sulla necessità di realizzare una riserva per la farfalla.
L’anno successivo, con decreto del Ministro per l’Agricoltura e
le Foreste, venne istituita a Grotticelle la prima riserva rivolta di
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fatto alla esclusiva protezione di una farfalla 31.
La malattia che doveva poi annientarlo lo colse a notte fonda, mentre attendeva attorno al lume alla cattura... Spero solo che in quel
momento Egli abbia sentito che nulla la morte avrebbe potuto fare per
coprire d’oblìo, con l’uomo, le opere che positivamente, sontuosamente,
ci lasciava a testimoniarne la monumentalità 32 33.
31
32
33
In appendice si riportano il Promemoria di Hartig e il Decreto istitutivo della riserva.
Berio E. 1984 – In memoria, di ciò che ci ha lasciato Federico Hartig. Memorie della
Società Entomologica Italiana, Genova, 61 A (1982): 6-7.
L’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Dipartimento di Biologia
Animale e dell’Uomo, ha approntato nel proprio sito Web alcune pagine dedicate a Fred Hartig e al Museo di Zoologia costituito in gran parte dalla Collezione
e dalla Biblioteca, entrambe donate dal conte all’Istituto Nazionale di Entomologia (INE).
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LE SPECIE AFFINI NEL MONDO
Acanthobrahmaea europaea
Dactyloceras widenmannii
Brahmaea christophi
Brahmaea ledereri
Brahmophthalma wallichii
Brahmaea certhia
Brahmophthalma japonica
Calliprogonos miraculosa
Brahmaea porphyria
Brahmophthalma hearseyi
I brameidi sono una piccola famiglia di farfalle notturne, costituita da cinque generi e dieci specie. Di queste ultime, le più vicine a noi sono due: la Brahmaea ledereri dell’Anatolia e la
Brahmaea christophi, che fu scoperta nel 1870 a Lenkoran, nel Caucaso, ma il cui dominio
sembrerebbe estendersi ad aree geografiche comprese tra l’Iran, la Siberia orientale e la Corea.
La Brahmophthalma wallichii, che raggiunge i 155 millimetri di apertura alare, è diffusa in India settentrionale, Sikkim, Nepal, Cina e Taiwan. Lo stesso areale è interessato
dalla presenza della Brahmophthalma hearseyi di cui l’affine japonica è considerata, da
alcuni studiosi, una sottospecie.
In Asia orientale sono presenti la Brahmaea certhia e la Brahmaea porphyria.
Rarissima è invece la cinese Calliprogonos miraculosa: ne sarebbero stati catturati soltanto tre individui, sul monte Tapai a 1.500 metri d’altitudine, nella provincia di Shenshi.
Anche dell’africana Dactyloceras widenmannii sono noti finora pochissimi esemplari
raccolti nella regione etiopica.
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